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    Nozze gay all'estero,Comune sardo contro ostacoli burocrazia

    (ANSA) – PORTO TORRES, 02 NOV – “In Italia vincoli
    amministrativi impediscono ai Comuni di rilasciare il nulla osta
    necessario per sposarsi all’estero con persone dello stesso
    sesso, i sindaci uniti chiedano al legislatore di superare tali
    ostacoli e consentirgli di rilasciare i documenti necessari a
    chi vuole coronare il suo progetto di vita comune”. È la
    battaglia promossa dal sindaco di Porto Torres, Massimo Mulas,
    ispirandosi a una vicenda che di recente ha visto protagonista
    suo malgrado il Comune che guida dal novembre 2020 dopo la
    vittoria al ballottaggio con una confluenza di liste civiche.   
    “Porto Torres – riferisce il suo staff – non ha potuto
    rilasciare il certificato di capacità matrimoniale a un
    richiedente perché nell’ordinamento italiano è possibile darlo
    solo a persone di sesso diverso”. Il diniego ha suscitato la
    contrarietà dei diretti interessati, una coppia di sardi che
    vive alle Canarie e hanno in programma di sposarsi in Spagna.   
    “La vicenda va affrontata da un doppio punto di vista –
    dichiara Mulas – Sul piano amministrativo si deve prendere atto
    degli insuperabili vincoli di legge che oggi impediscono ai
    Comuni di fornire l’atto, ma sul piano politico è doveroso far
    sì che gli impedimenti siano superati”. Il primo cittadino
    premette che “un sindaco non può chiedere a un funzionario di
    infrangere la legge” e per supportare la sua tesi conferma che
    “il Comune di Sinnai si è limitato a rilasciare all’altro
    partner un semplice certificato anagrafico di cittadinanza,
    residenza e stato libero”. Una vicenda che può diventare il
    pretesto per sollevare il problema a livello nazionale. “La
    nostra è tra le poche amministrazioni che si è espressa a favore
    del Ddl Zan – ricorda Mulas – certe posizioni sono superate, la
    tutela dei diritti, l’autodeterminazione e la libertà di amare
    sono beni primari da tutelare”. Per questo, chiarisce, “se le
    leggi mettono dei paletti obsoleti occorre cambiarle ma intanto
    la pubblica amministrazione deve applicarle”. (ANSA).   

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    Papa: 'Dalle tombe un grido di pace, fermatevi fabbricatori armi'

       “Queste tombe sono un messaggio di pace: fermatevi fratelli e sorelle, fermatevi fabbricatori di armi, fermatevi!”. E’ questo l’appello che lancia Papa Francesco nell’omelia della Messa che sta celebrando al cimitero militare francese di Roma.    “Queste tombe gridano pace” e noi “lottiamo sufficientemente perché non ci siano le guerre, perché non ci siano le economie dei Paesi fortificate con l’industria delle armi?” chiede il Papa. 
    Il Papa ha ricordato le vittime delle guerre: “Questa gente, brava gente, è morta in guerra. E’ morta perché è stata chiamata a difendere la patria, difendere valori, difendere ideali e tante altre volte difendere situazioni politiche tristi e lamentabili. Sono le vittime, le vittime della guerra che mangia i figli della patria. Io penso ad Anzio, a Redipuglia, penso al Piave nel ’14, tanti sono rimasti lì, penso alla spiaggia in Normandia, 40mila in quello sbarco”. 
    Il lavoro minorile è “un flagello che ferisce crudelmente l’esistenza dignitosa e lo sviluppo armonioso dei più piccoli, limitando considerevolmente le loro opportunità di futuro, poiché riduce e lede la loro vita per soddisfare i bisogni produttivi e lucrativi degli adulti”. Lo dice il Papa in un messaggio all’Incontro della Fao sull’eliminazione del lavoro minorile in agricoltura: “Da questo incontro si levi potente un grido che esiga dalle istanze internazionali e nazionali competenti la difesa della serenità e della felicità dei bambini! L’investimento più redditizio che l’umanità può fare è la protezione dell’infanzia!”.   

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    Giorgetti: 'Draghi può guidare il convoglio anche dal Colle'

    Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, è arrivato a Palazzo Chigi. Nella sede della presidenza del Consiglio, dove non è però presente, al momento, il premier Mario Draghi, sono incontro diverse riunioni, anche in vista del varo della legge sulla concorrenza, che potrebbe arrivare in settimana. Nel pomeriggio sono stati ricevuti nella sede del governo, dove è al lavoro il sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli, anche i ministri degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, e il ministro della Salute, Roberto Speranza.
    “Draghi potrebbe guidare il convoglio anche dal Quirinale”: così il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti a Bruno Vespa per il libro “Perché Mussolini rovinò l’Italia (e perché Draghi la sta risanando)” in uscita il 4 novembre per Mondadori Rai Libri. “Già nell’autunno del 2020 le dissi – dichiara Giorgetti a Vespa – che la soluzione sarebbe stata confermare Mattarella ancora per un anno. Se questo non è possibile, va bene Draghi”. E il governo? “Draghi potrebbe guidare il convoglio anche da fuori. Sarebbe un semipresidenzialismo de facto”.
    “Sarebbe – spiega il numero 2 della Lega – un semipresidenzialismo de facto, in cui il presidente della Repubblica allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole”. Come ha fatto a suo tempo Napolitano, osserva Vespa. “Lui l’ha fatto dinanzi a un mondo politico spaesato”, precisa Giorgetti. “Draghi baderebbe all’economia”, aggiunge.
    “Se vuole istituzionalizzarsi in modo definitivo – dice nel libro Giorgetti – Salvini deve fare una scelta precisa. Capisco la gratitudine verso la Le Pen, che dieci anni fa lo accolse nel suo gruppo. Ma l’alleanza con l’AfD non ha una ragione”. Per Giorgetti la svolta europeista di Salvini “è un’incompiuta”. Quanto all’ipotesi di un ingresso della Lega nel Ppe “è un’ipotesi che regge se la Cdu non si sposta a sinistra”.
    “Non ci sono due linee. Al massimo – dice Giorgetti – sensibilità diverse. Amando le metafore calcistiche, direi che in una squadra c’è chi è chiamato a fare gol e chi è chiamato a difendere”. “Lei mi chiede – dice ancora Giorgetti a Vespa – se io e Salvini riusciremo a mantenere un binario comune. Continueremo a lavorare così finché il treno del governo viaggia veloce, altrimenti rischiamo noi di finire su un binario morto. Il problema non è Giorgetti, che una sua credibilità internazionale se l’era creata da tempo. Il problema è se Salvini vuole sposare una nuova linea o starne fuori. Questa scelta non è ancora avvenuta perché, secondo me, non ha ancora interpretato la parte fino in fondo. Matteo è abituato a essere un campione d’incassi nei film western. Io gli ho proposto di essere attore non protagonista in un film drammatico candidato agli Oscar. È difficile mettere nello stesso film Bud Spencer e Meryl Streep. E non so che cosa abbia deciso…”. Intanto, però, la Meloni continua a mordervi il fondo dei pantaloni, obietta Vespa. «È vero, ma i western stanno passando di moda. Secondo me, sono finiti con Balla coi lupi. Adesso in America sono molto rivalutati gli indiani nativi.
    “Io mi sto occupando di salvare le pensioni e tagliare le tasse. Del resto mi occupo dopo. Stiamo lavorando per un grande gruppo che metta insieme il centrodestra in Europa. Non è nessun vecchio gruppo”. Così il segretario leghista Matteo Salvini, parlando a margine dell’inaugurazione di una sede del Carroccio a Pistoia, ha risposto a chi chiedeva se ritenesse giusto, come propone il ministro Giancarlo Giorgetti, di completare il processo di avvicinamento della Lega al Ppe.

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    Salvini: 'Ringrazio Bolsonaro per l'estradizione di Battisti'

    Piccolo bagno di folla per il presidente del Brasile Jair Bolsonaro al termine della cerimonia a Pistoia di commemorazione dei soldati brasiliani morti per la Liberazione dell’Italia. Prima di lasciare il luogo della commemorazione Bolsonaro è sceso dall’auto per salutare e stringere le mani dei brasiliani che lo acclamavano con canti e bandiere del Brasile. Bolsonaro è poi ripartito seguito da un lungo corteo di auto. Il leader della Lega Matteo Salvini, oggi presente alla cerimonia, era andato via poco prima di Bolsonaro.
    “Ringrazio Bolsonaro” anche per l’estradizione di Cesare Battisti: “se avessi dovuto aspettare i presidenti di sinistra alcuni terroristi italiani sarebbero ancora liberi in Brasile”. Così il leader della Lega Matteo Salvini a Pistoia per la visita del presidente del Brasile Jair Bolsonaro al monumento che ricorda il sacrificio dei soldati brasiliani caduti per la Liberazione italiana nella Seconda Guerra mondiale. “Voglio scusarmi con il popolo brasiliano, rappresentato dal suo presidente, per delle polemiche incredibili perfino nella commemorazione di caduti che hanno dato la vita per liberarci dall’occupazione nazifascista. E’ veramente surreale”. Così il leader della Lega Matteo Salvini a margine della visita del presidente del Brasile Jair Bolsonaro a Pistoia, al monumento che ricorda il sacrificio dei soldati brasiliani caduti per la Liberazione italiana nella Seconda Guerra mondiale. “Bolsonaro è stato ricevuto da Draghi e Mattarella – ha aggiunto -. La politica dovrebbe lasciare liberi i cimiteri. Onorare i caduti dovrebbe essere al di fuori della polemica politica”. A chi chiedeva dell’assenza di altri esponenti di centrodestra Salvini ha risposto: “Non commento, oggi si ricordano tutti i caduti, e non ci sono caduti di serie A e caduti di serie B, semplicemente questo”.
    Agli slogan ‘Bolsonaro fora’ e ‘Bolsonaro non sei un faro per il tuo paese ma un falò’, circa 200 persone hanno manifestato in piazza Duomo a Pistoia contro la visita del presidente del Brasile al monumento che ricorda i soldati brasiliani caduti per la Liberazione dell’Italia. In piazza varie sigle della sinistra, da Prc a Sinistra italiana, l’Arci e M5s. Nel pomeriggio l”altra’ commemorazione al monumento alla quale aderiscono, tra gli altri, Pd, Anpi, Arci, Cgil, Libera, Pax Christi, e altre sigle dell’associazionismo di sinistra, comprese sigle Lgbt.

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    Ministra Israele in sedia a rotelle lasciata fuori da Cop26

       Naftali Bennett e Boris Johnson hanno concordato che la ministra dell’ambiente israeliano Karine Elharrar sia presente al loro incontro di oggi dopo che ieri non ha potuto partecipare alla Cop26 perché la conferenza era inaccessibile alle persone in carrozzella.    Per due ore – secondo l’ufficio stampa della ministra – gli organizzatori della Cop26 hanno impedito ad Elharrar, che soffre di distrofia muscolare, di entrare nel compound con il veicolo con il quale era arrivata. Le è stato quindi offerto di usufruire di una navetta ma si è scoperto che questa non era idonea al trasporto delle persone in sedia a rotelle. A questo punto ad Elharrar non è rimasto che tornare nel suo albergo ad Edimburgo.    “E’ stata una condotta scandalosa e non sarebbe dovuta avvenire”, ha denunciato Elharrar aggiungendo di non aver potuto raggiungere gli obiettivi del sua trasferta a Glasgow.    L’ambasciatore inglese in Israele Neil Wigan in un tweet ha chiesto scusa alla Elharrar per l’incidente, mentre Bennett ha disposto che l’auto della Elharrar faccia parte del suo convoglio ufficiale in modo da poter raggiungere senza problemi l’area centrale del summit.    

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    Di Maio, no ricatti sul Colle, voto anticipato blocca Paese

    Gli applausi in Senato da parte del centrodestra dopo la bocciatura del ddl Zan sono stati dei “giochini di Palazzo” in vista delle elezioni per il Quirinale. “Un tentativo di ricatto per arrivare alle elezioni anticipate”. Ad affermarlo in un’intervista a La Stampa è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (Movimento 5 Stelle), il quale dice “di no con fermezza” all’ipotesi di tornare al voto. “Vorrebbe dire bloccare la ripresa del Paese”. 
    Dopo il confronto a distanza tra Enrico Letta e Giuseppe Conte sul Quirinale, è Matteo Salvini a ‘ripescare’ il nome di Mario Draghi come prossimo inquilino al Colle. “Se mi chiedono se sarebbe un buon presidente della Repubblica, rispondo che lo voterei domattina”, dice secco nell’anticipazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa. Dietro la certezza che il premier “è una risorsa per il Paese”, il segretario della Lega rimette in campo il nome di Draghi. Non cita invece Silvio Berlusconi che il centrodestra si è impegnato a sostenere compatto. E svicola così, tenendosi le mani libere: “Sul Quirinale gli scenari cambiano ogni momento”. Concluse le amministrative, archiviato lo scontro sul disegno di legge Zan e superata la prova del G20, la politica comincia a studiare la partita clou di febbraio. E ,forse ,memore dei franchi tiratori che si sono esercitati il 27 ottobre al Senato sul ddl Zan, si prepara a più scenari. Torna così in ballo Draghi, declinato insieme a tante altre subordinate, a cominciare dalla data delle elezioni politiche.. Le parole di Salvini – frutto di più colloqui con Vespa, l’ultimo una decina di giorni fa, secondo la Lega – stridono con le rassicurazioni date proprio allora sul Cav (“Se decidesse di scendere in campo, avrebbe tutto il nostro sostegno”, aveva sostenuto il leghista il 21 ottobre, il giorno dopo la reunion degli alleati a Villa Grande).
    La Lega garantisce che Berlusconi resta ‘il piano A’, in attesa di capire cosa farà l’ex numero uno di Bankitalia e della Bce. Tuttavia, FI non sembra né troppo sorpresa né delusa dall’ultimo rilancio di Salvini. Non si sa se per non mostrare il fastidio per il piano B (Draghi) o per sminuirne la possibilità. E ricorda che anche il Cavaliere aveva promosso Draghi come “un ottimo presidente della Repubblica” e l’aveva fatto tornando a Bruxelles dopo una lunga assenza, pur aggiungendo che chissà se non fosse meglio, per lui e per il bene dell’Italia, restare a Palazzo Chigi. Ufficialmente l’appoggio del centrodestra a Berlusconi non viene meno, così come l’impegno sulla legge elettorale per mantenere il sistema maggioritario. Arroccandosi duramente (soprattutto Salvini e Meloni) contro il proporzionale e in ogni caso contro una riforma elettorale caldeggiata dal Pd. Inoltre, non scandalizza più nemmeno l’orizzonte del 2023, come fine legislatura, rinunciando quindi al voto anticipato. Del resto il flop diffuso alle ultime comunali non incoraggia affatto a sfidare di nuovo gli elettori a breve. Del ‘non voto’ parla Salvini nel libro di Vespa sui presunti dubbi di Draghi al Quirinale: “Non so se voglia andarci. Anche se ci andasse, non credo che ci sarebbero le elezioni anticipate”. Boccia nettamente il ritorno alle urne Luigi Di Maio: “Molte forze politiche parlano di Quirinale perché vogliono elezioni subito. Io no”, scandisce il ministro degli Esteri ed esponente di spicco dei 5 stelle, spiegando che la pandemia non è finita ed è ancora aperto il cantiere del Pnrr e delle riforme collegate.

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    Covid: boom terza dose in Gb, 820.000 in 3 giorni

    (ANSA) – LONDRA, 01 NOV – Nuovo boom di vaccini nel Regno
    Unito con 820.000 booster (o terze dosi) inoculate nei soli
    ultimi 3 giorni nel Paese, che da questa settimana ha aperto
    anche gli accessi senza prenotazione ai centri di
    somministrazione cosiddetti drive-in: lo sottolinea compiaciuto
    in un tweet il primo ministro Boris Johnson, il cui governo ha
    scommesso tutto su una nuova accelerata dei vaccini – e in
    particolare delle terze dosi, riservate nel Regno a tutti gli
    ultra 50enni che abbiano ricevuto la seconda dose da 6 mesi,
    alle persone vulnerabili e a chi lavora nella sanità o nei
    servizi di assistenza sociale – per cercare di contenere gli
    effetti del recente rimbalzo dei contagi da Covid senza
    reintrodurre le restrizioni revocate a largo raggio fin dal 19
    luglio.   
    Johnson ha pure notato come il booster – che ha definito “una
    vitale protezione aggiuntiva contro il Covid nei mesi invernali”
    – abbia raggiunto adesso un totale 8 milioni di persone nel
    Paese. A cui va sommato circa un 80% dell’intera popolazione
    over 12 vaccinato finora con 2 dosi.   
    Intanto i nuovi casi censiti oggi calano leggermente a
    38.000, per il terzo giorno sotto quota 40.000; con i morti
    registrati nelle ultime 24 ore stabili a 74 e il totale dei
    ricoveri negli ospedali pure per ora assestato sotto i 9000: ben
    lontano dai picchi di 39.000 delle ondate pre vaccino della
    pandemia. (ANSA).   

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    Mattarella: 'Non c'è più tempo, il mondo ci guarda'

    Il mondo ci guarda, miliardi di persone attendono risposte: è il tempo di agire. Con questo appello ai leader del mondo si chiude la prima giornata del G20 sotto la presidenza italiana. Non poteva essere più solenne il contesto nel quale il presidente della Repubblica ha lanciato il suo grido d’allarme. Fuori dai tecnicismi che toccano ai leader, il capo dello Stato dal Quirinale ha voluto toccare le corde più profonde dei capi di Stato e di Governo, tutti riuniti nel Salone delle Feste, con un discorso semplice e diretto: “Il momento è questo. Gli occhi di miliardi di persone, di interi popoli, sono puntati su di noi e sui risultati che sapremo conseguire. Sono fiducioso che i nostri Paesi risponderanno all’appello che viene dall’opinione pubblica mondiale. Ne saremo all’altezza se riusciremo a ritrovare il filo della collaborazione e il senso della responsabilità che l’odierna e crescente interdipendenza tra popoli e nazioni del pianeta ci impone”, ha detto Mattarella poco prima di un’affollatissima cena al Quirinale che ha visto due tavolate (in due saloni diversi) ospitare i capi di Stato e di governo.
        Si chiude quindi al Quirinale la già intensa giornata dei leader e delle delegazioni che in serata hanno potuto ammirare stupiti il concentrato di opere d’arte raccolte nel Palazzo che fu anche dei papi, un magnifico compendio della storia d’Italia degli ultimi cinque secoli. In questo scenario Sergio Mattarella ha accolto i tanti ospiti nella sala di rappresentanza, salutandoli uno ad uno in un’interminabile sfilata che ha messo a dura prova il cerimoniale e la sicurezza. Oltre 120 gli ospiti della cena offerta dal presidente della Repubblica. Tanti che, in era di pandemia e distanziamento, sono stati distribuiti in due sale e due enormi tavolate. Circa 60 i leader e le first lady (ma anche due first gentlemen, Joachim Sauer, marito della cancelliera Angela Merkel, e Heiko von der Leyen, sposo della presidente della Commissione Europea, Ursula) seduti nel salone delle Feste; gli altri 60, in prevalenza ministri degli Esteri e delle Finanze, accomodati nella sala del Bronzino che prende il nome dall’importante gruppo di arazzi che ornano le pareti, alcuni dei quali tessuti su disegno del celebre pittore fiorentino Agnolo Bronzino.    Dopo il breve saluto di Mattarella, i big del mondo si sono potuti concentrare su altre prelibatezze del Made in Italy: salmone marinato all’aneto con polvere di olive come antipasto.    Risotto alla zucca per primo e filetti di spigola con verdure provenienti dalla tenuta di Castelporziano come secondo. Sfoglia di pomodoro, sedano di rapa e cuori di carciofo con patate farcite, per contorno. Una crema di mandarino al vapore per chiudere con un tocco squisitamente mediterraneo.