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    Mattarella: Draghi: 'Grazie per invito all'unità nazionale' – LE REAZIONI

    Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ringrazia il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per l’invito all’unità nazionale, alla solidarietà, al patriottismo. “Sono parole che toccano il cuore di tutti i cittadini. È il miglior augurio di buon anno per l’Italia”.
    Un ringraziamento al capo dello Stato per essersi “fatto carico” del Paese in un momento difficile come quello della pandemia ma anche l’auspicio di arrivare aol tempo all’elezione diretta del capo dello Stato. Sono diversi i commenti politici al discorso di fine anno del capo dello Stato. “Grazie al Presidente Mattarella per questi sette anni di servizio alle istituzioni, da campione dell’ Interesse Generale. E grazie per le esortazioni del discorso di fine Settennato. La più impegnativa e bella è per me la sfida a dare risposte ad angosce e speranze dei giovani”. Così il leader del Pd, Enrico Letta su twitter.
    “Se qualcuno volesse nuovamente utilizzare l’allarme Covid, per indurre il presidente a modificare il suo pensiero e riproporne strumentalmente la rielezione, sappia che Fratelli d’Italia sarebbe contraria. Con rispetto ma con altrettanta fermezza”. Così la leader di FdI, Giorgia Meloni, commentando il messaggio di fine anno di Sergio Mattarella. 
    “Ringraziamo il Presidente per l’impegno di questi anni e gli assicuriamo che Lega e Centrodestra saranno determinati e determinanti per la scelta del suo successore, speriamo l’ultimo non eletto direttamente dal popolo italiano”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini.
    “Il simbolo dell’unità nazionale. Ha sempre trasmesso fiducia, certezze e serenità. Grazie al Presidente Mattarella, che nei momenti più bui e davanti alle fragilità di un popolo lacerato dalla pandemia, ha preso sulle proprie spalle l’intero Paese”. Lo scrive su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
    “Un grande discorso al termine di un grande settennato. Le italiane e gli italiani sono certamente grati al presidente Sergio Mattarella per lo stile e per l’equilibrio con i quali ha guidato il nostro Paese in questi anni. Stile ed equilibrio dimostrati anche nelle parole pronunciate questa sera”. Lo afferma in una nota Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le autonomie. “Il presidente ha inteso ripercorrere i mesi più difficili che l’Italia ha dovuto affrontare negli ormai quasi due anni di pandemia. Il capo dello Stato ha giustamente esaltato il ruolo determinante della scienza e dei vaccini nella battaglia ancora non vinta contro il Covid – prosegue Gelmini -. Il presidente ha poi ricordato coloro che sono in prima linea, i sindaci, i presidenti di Regione, coloro che hanno incessantemente lavorato nei territori, accanto alle persone. ‘Il volto reale di una Repubblica unita e solidale’, li ha definiti Mattarella. Ci aspetta un 2022 pieno di incognite, ma da affrontare anche con granitiche certezze. Quelle di un Paese in grado di reagire sempre alle difficoltà, quelle di una vigorosa ripresa economica, quelle garantite dal senso di responsabilità della stragrande maggioranza degli italiani che hanno affrontato il 2021 con spirito positivo e con un grande senso di unità”.
    “Le parole di Mattarella dipingono l’orizzonte di un impegno politico a cui non possiamo sottrarci. Il bisogno di consegnare il testimone ai nostri giovani; l’esigenza di contrastare precarietà e disuguaglianze guardando in faccia la realtà senza filtri di comodo; la sfida della transizione ecologica e digitale. E poi l’appello all’unità e alla responsabilità di ognuno in questi momenti così difficili in cui dobbiamo essere compatti, trovando nella solidarietà, nella coesione, nella forza morale la speranza e la fiducia per non lasciarci mai scoraggiare”. Così il Presidente del M5s Giuseppe Conte su Facebook. “Sono tutti messaggi che rafforzano l’orgoglio che provo nell’aver vissuto – insieme a tutti i cittadini italiani – i momenti più duri di questi anni potendo contare su una guida sempre attenta alle esigenze reali delle persone, all’interesse generale, al bene dell’Italia. Grazie Presidente Mattarella, da tutti noi”.
    “Grazie Presidente Mattarella per questo 2021 in cui l’Italia ha scelto il futuro cambiando il Governo. Grazie per questi sette anni, intensi e difficili ma pieni di coraggio e bellezza. Grazie infine per il giusto richiamo all’importanza decisiva dei vaccini. Buon 2022, caro Presidente, buon 2022 Italia”. È il commento del leader di Italia viva, Matteo Renzi, al messaggio di fine anno del presidente della Repubblica.
     “Le parole del presidente della Repubblica sono state, come sempre, piene di speranza e di fiducia nella nostra comunità nazionale, che sta affrontando con pazienza, intelligenza e rigore il periodo più difficile degli ultimi decenni. Dobbiamo tutti farne tesoro, chi ricopre ruoli di responsabilità ha in più il dovere di tenerne conto e di metterle in pratica. Sergio Mattarella è stato davvero un grande presidente, a lui va il ringraziamento più sincero e sentito da parte mia e, sono certo, di tutti”. Lo dichiara il senatore di Leu Pietro Grasso. 
       

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    Ravanusa: Mattarella cita prof Carmina, non siate indifferenti

    “Vorrei ricordare la commovente lettera del professor Pietro Carmina, vittima del recente, drammatico crollo di Ravanusa”. E’ un passaggio del messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Professore di filosofia e storia, andando in pensione due anni fa, aveva scritto ai suoi studenti: ‘Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare…'”. “Faccio mie – con rispetto – queste parole di esortazione così efficaci, che manifestano anche la dedizione dei nostri docenti al loro compito educativo”, ha aggiunto Mattarella. (ANSA).   

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    Mattarella: il discorso integrale del capo dello Stato

    Care concittadine, cari concittadini, Ho sempre vissuto questo tradizionale appuntamento di fine anno con molto coinvolgimento e anche con un po’ di emozione. Oggi questi sentimenti sono accresciuti dal fatto che, tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente.
    L’augurio che sento di rivolgervi si fa, quindi, più intenso perché, alla necessità di guardare insieme con fiducia e speranza al nuovo anno, si aggiunge il bisogno di esprimere il mio grazie a ciascuno di voi per aver mostrato, a più riprese, il volto autentico dell’Italia: quello laborioso, creativo, solidale.
    Sono stati sette anni impegnativi, complessi, densi di emozioni: mi tornano in mente i momenti più felici ma anche i giorni drammatici, quelli in cui sembravano prevalere le difficoltà e le sofferenze.
    Ho percepito accanto a me l’aspirazione diffusa degli italiani a essere una vera comunità, con un senso di solidarietà che precede, e affianca, le molteplici differenze di idee e di interessi. In questi giorni ho ripercorso nel pensiero quello che insieme abbiamo vissuto in questi ultimi due anni: il tempo della pandemia che ha sconvolto il mondo e le nostre vite. Ci stringiamo ancora una volta attorno alle famiglie delle tante vittime: il loro lutto è stato, ed è, il lutto di tutta Italia. Dobbiamo ricordare, come patrimonio inestimabile di umanità, l’abnegazione dei medici, dei sanitari, dei volontari. Di chi si è impegnato per contrastare il virus. Di chi ha continuato a svolgere i suoi compiti nonostante il pericolo. I meriti di chi, fidandosi della scienza e delle istituzioni, ha adottato le precauzioni raccomandate e ha scelto di vaccinarsi: la quasi totalità degli italiani, che voglio, ancora una volta, ringraziare per la maturità e per il senso di responsabilità dimostrati.
    In queste ore in cui i contagi tornano a preoccupare e i livelli di guardia si alzano a causa delle varianti del virus – imprevedibili nelle mutevoli configurazioni – si avverte talvolta un senso di frustrazione. Non dobbiamo scoraggiarci. Si è fatto molto. I vaccini sono stati, e sono, uno strumento prezioso, non perché garantiscano l’invulnerabilità ma perché rappresentano la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri. Ricordo la sensazione di impotenza e di disperazione che respiravamo nei primi mesi della pandemia di fronte alle scene drammatiche delle vittime del virus. Alle bare trasportate dai mezzi militari. Al lungo, necessario confinamento di tutti in casa. Alle scuole, agli uffici, ai negozi chiusi. Agli ospedali al collasso. Cosa avremmo dato, in quei giorni, per avere il vaccino? La ricerca e la scienza ci hanno consegnato, molto prima di quanto si potesse sperare, questa opportunità. Sprecarla è anche un’offesa a chi non l’ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla. I vaccini hanno salvato tante migliaia di vite, hanno ridotto di molto – ripeto – la pericolosità della malattia. Basta pensare a come l’anno passato abbiamo trascorso le festività natalizie e come invece è stato possibile farlo in questi giorni, sia pure con prudenza e limitazioni.
    La pandemia ha inferto ferite profonde: sociali, economiche, morali. Ha provocato disagi per i giovani, solitudine per gli anziani, sofferenze per le persone con disabilità. La crisi su scala globale ha causato povertà, esclusioni e perdite di lavoro. Sovente chi già era svantaggiato è stato costretto a patire ulteriori duri contraccolpi. Eppure ci siamo rialzati. Grazie al comportamento responsabile degli italiani – anche se tra perduranti difficoltà che richiedono di mantenere adeguati livelli di sicurezza – ci siamo avviati sulla strada della ripartenza; con politiche di sostegno a chi era stato colpito dalla frenata dell’economia e della società e grazie al quadro di fiducia suscitato dai nuovi strumenti europei. Una risposta solidale, all’altezza della gravità della situazione, che l’Europa è stata capace di dare e a cui l’Italia ha fornito un contributo decisivo. Abbiamo anche trovato dentro di noi le risorse per reagire, per ricostruire. Questo cammino è iniziato. Sarà ancora lungo e non privo di difficoltà. Ma le condizioni economiche del Paese hanno visto un recupero oltre le aspettative e le speranze di un anno addietro. Un recupero che è stato accompagnato da una ripresa della vita sociale.
    Nel corso di questi anni la nostra Italia ha vissuto e subito altre gravi sofferenze. La minaccia del terrorismo internazionale di matrice islamista, che ha dolorosamente mietuto molte vittime tra i nostri connazionali all’estero. I gravi disastri per responsabilità umane, i terremoti, le alluvioni. I caduti, militari e civili, per il dovere. I tanti morti sul lavoro. Le donne vittime di violenza. Anche nei momenti più bui, non mi sono mai sentito solo e ho cercato di trasmettere un sentimento di fiducia e di gratitudine a chi era in prima linea. Ai sindaci e alle loro comunità. Ai presidenti di Regione, a quanti hanno incessantemente lavorato nei territori, accanto alle persone. Il volto reale di una Repubblica unita e solidale. È il patriottismo concretamente espresso nella vita della Repubblica. La Costituzione affida al Capo dello Stato il compito di rappresentare l’unità nazionale. Questo compito – che ho cercato di assolvere con impegno – è stato facilitato dalla coscienza del legame, essenziale in democrazia, che esiste tra istituzioni e società; e che la nostra Costituzione disegna in modo così puntuale. Questo legame va continuamente rinsaldato dall’azione responsabile, dalla lealtà di chi si trova a svolgere pro-tempore un incarico pubblico, a tutti i livelli. Ma non potrebbe resistere senza il sostegno proveniente dai cittadini. Spesso le cronache si incentrano sui punti di tensione e sulle fratture. Che esistono e non vanno nascoste. Ma soprattutto nei momenti di grave difficoltà nazionale emerge l’attitudine del nostro popolo a preservare la coesione del Paese, a sentirsi partecipe del medesimo destino.
    Unità istituzionale e unità morale sono le due espressioni di quel che ci tiene insieme. Di ciò su cui si fonda la Repubblica. Credo che ciascun Presidente della Repubblica, all’atto della sua elezione, avverta due esigenze di fondo: spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell’interesse generale, del bene comune come bene di tutti e di ciascuno. E poi salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione che riceve dal suo predecessore e che – esercitandoli pienamente fino all’ultimo giorno del suo mandato – deve trasmettere integri al suo successore. Non tocca a me dire se e quanto sia riuscito ad adempiere a questo dovere. Quel che desidero dirvi è che mi sono adoperato, in ogni circostanza, per svolgere il mio compito nel rispetto rigoroso del dettato costituzionale.
    È la Costituzione il fondamento, saldo e vigoroso, della unità nazionale. Lo sono i suoi principi e i suoi valori che vanno vissuti dagli attori politici e sociali e da tutti i cittadini. E a questo riguardo, anche in questa occasione, sento di dover esprimere riconoscenza per la leale collaborazione con le altre istituzioni della Repubblica. Innanzitutto con il Parlamento, che esprime la sovranità popolare. Nello stesso modo rivolgo un pensiero riconoscente ai Presidenti del Consiglio e ai Governi che si sono succeduti in questi anni. La governabilità che le istituzioni hanno contribuito a realizzare ha permesso al Paese, soprattutto in alcuni passaggi particolarmente difficili e impegnativi, di evitare pericolosi salti nel buio. Ci troviamo dentro processi di cambiamento che si fanno sempre più accelerati.
    Occorre naturalmente il coraggio di guardare la realtà senza filtri di comodo. Alle antiche diseguaglianze la stagione della pandemia ne ha aggiunte di nuove. Le dinamiche spontanee dei mercati talvolta producono squilibri o addirittura ingiustizie che vanno corrette anche al fine di un maggiore e migliore sviluppo economico. Una ancora troppo diffusa precarietà sta scoraggiando i giovani nel costruire famiglia e futuro. La forte diminuzione delle nascite rappresenta oggi uno degli aspetti più preoccupanti della nostra società. Le transizioni ecologica e digitale sono necessità ineludibili, e possono diventare anche un’occasione per migliorare il nostro modello sociale. L’Italia dispone delle risorse necessarie per affrontare le sfide dei tempi nuovi. Pensando al futuro della nostra società, mi torna alla mente lo sguardo di tanti giovani che ho incontrato in questi anni. Giovani che si impegnano nel volontariato, giovani che si distinguono negli studi, giovani che amano il proprio lavoro, giovani che – come è necessario – si impegnano nella vita delle istituzioni, giovani che vogliono apprendere e conoscere, giovani che emergono nello sport, giovani che hanno patito a causa di condizioni difficili e che risalgono la china imboccando una strada nuova. I giovani sono portatori della loro originalità, della loro libertà. Sono diversi da chi li ha preceduti. E chiedono che il testimone non venga negato alle loro mani. Alle nuove generazioni sento di dover dire: non fermatevi, non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro perché soltanto così lo donerete alla società.
    Vorrei ricordare la commovente lettera del professor Pietro Carmina, vittima del recente, drammatico crollo di Ravanusa. Professore di filosofia e storia, andando in pensione due anni fa, aveva scritto ai suoi studenti: “Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare…”. Faccio mie – con rispetto – queste parole di esortazione così efficaci, che manifestano anche la dedizione dei nostri docenti al loro compito educativo.
    Desidero rivolgere un augurio affettuoso e un ringraziamento sincero a Papa Francesco per la forza del suo magistero, e per l’amore che esprime all’Italia e all’Europa, sottolineando come questo Continente possa svolgere un’importante funzione di pace, di equilibrio, di difesa dei diritti umani nel mondo che cambia. Care concittadine e cari concittadini, siamo pronti ad accogliere il nuovo anno, ed è un momento di speranza. Guardiamo avanti, sapendo che il destino dell’Italia dipende anche da ciascuno di noi. Tante volte abbiamo parlato di una nuova stagione dei doveri. Tante volte, soprattutto negli ultimi tempi, abbiamo sottolineato che dalle difficoltà si esce soltanto se ognuno accetta di fare fino in fondo la parte propria. Se guardo al cammino che abbiamo fatto insieme in questi sette anni nutro fiducia. L’Italia crescerà. E lo farà quanto più avrà coscienza del comune destino del nostro popolo, e dei popoli europei. Buon anno a tutti voi!

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    Quirinale: attesa per il discorso di Mattarella, l'ultimo del settennato

    Attesa per il consueto discorso a reti unificate del presidente della Repubblica per gli auguri di fine anno, l’utimo del settennato di Sergio Mattarella. Il capo dello Stato farà, dunque, un bilancio degli anni trascorsi al Quirinale.
    LA DIRETTA

    Identità e orgoglio nazionale insieme al concetto della responsabilità, con un forte incoraggiamento ad un Paese che ha gli strumenti, morali e di competenza, per uscire fuori dalla crisi pandemica e da tutte le sue negative conseguenze. Questo dovrebbe essere il filo conduttore del discorso del presidente.

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    In Abruzzo la riapertura delle scuole slitta al 10 gennaio

    Slitta al 10 gennaio la riapertura delle scuole in Abruzzo. A stabilirlo è l’ordinanza regionale che dispone la sospensione delle attività didattiche il 7 e 8 gennaio, con regolare ripresa delle stesse lunedì 10. Al tempo stesso, viene prevista l’attivazione di una campagna di screening in tutte le scuole, dal 7 al 9 gennaio, mediante testing antigenici rapidi di ultima generazione demandandone alle Asl le modalità organizzative.
    In Campania invece si sta prendendo in considerazione l’ipotesi si tenere chiuse in presenza un mese le scuole elementari – e quindi con lezioni in Dad – per procedere con le vaccinazioni e consentirne la riapertura in sicurezza. ‘In questo momento – questo il ragionamento del governatore Vincenzo De Luca – il grosso del contagio del Covid riguarda le età di 5-11 anni e 0-16 anni. Ci sono allora le condizioni per riaprire senza problemi il prossimo 10 gennaio, come calendario regionale?. A me – aggiunge De Luca – sembrerebbe giusto usare un mese per ampliare la vaccinazione per i bimbi piccoli e riaprire le scuole in sicurezza. Oggi l’apertura è prevista il 10 gennaio, credo valga la pena di riflettere, sapendo che la tutela della salute è un tema prioritario dei bimbi’.
    Prioritario tutelare la scuola in presenza. E’ la posizione ribadita stamattina dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi nel corso della riunione che si è svolta con gli assessori regionali alla Salute. “Per il Governo è fondamentale tutelare la didattica in presenza”, avrebbe detto Bianchi nel corso del suo intervento. La riunione è stata chiesta dalle Regioni con i ministri della Pubblica Istruzione Bianchi e della Salute Speranza, alla quale partecipa il governatore del Friuli Venezia Giulia e Presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga. Al centro le misure di contrasto al Covid in vista della riapertura delle scuole.
    Le Regioni hanno proposto nuove norme sulle quarantene degli studenti. Visto l’avvio della campagna vaccinale 5-11 anche per le scuole elementari e la prima media – così come già succede per quelle successive – la proposta è di prevedere, nel caso di due studenti risultati positivi in una classe, solo l’autosorveglianza (5gg) per i ragazzi vaccinati e la quarantena di 10 giorni con Dad (quest’ultimo caso laddove previsto) e test al termine dell’isolamento per i non vaccinati. Nelle scuole dell’infanzia resterebbe la quarantena di dieci giorni per tutti con tampone con un solo caso positivo. La proposta avrebbe trovato diversi punti di condivisione da parte del Governo.
    “E’ prioritario ridurre l’area dei non vaccinati e allargare ancora quella dei vaccinati per non sovraccaricare gli ospedali”. E’ quanto avrebbe detto il Ministro della Salute Roberto Speranza nel corso della riunione chiesta dalle Regioni alla presenza del Governatore Fedriga e del Ministro Bianchi. La riunione – secondo quanto si apprende – avvrebbe esaminato la situazione generale legata alla pandemia e successivamente gli aspetti relativi alla scuola. Speranza avrebbe sottolineato la necessità di considerare “molto seriamente sia l’estensione dell’obbligo a tutti che l’estensione del green pass rafforzato al mondo del lavoro”.
    “È stato un incontro positivo e costruttivo in cui abbiamo prospettato al Governo alcune ipotesi di intervento che, sulla falsariga di quanto è stato fatto con l’ultimo decreto, alleggeriscano anche il mondo della scuola sul fronte dei protocolli, delle quarantene e dei tamponi attualmente previsti. Si tratta di proposte tecniche che vogliamo approfondire e condividere con l’esecutivo per proteggere gli ospedali gravati sempre più da ricoveri e permettere una ripresa dell’anno scolastico in presenza, considerando l’andamento della curva epidemica che appare trainato proprio da una progressione importante nella fascia che va da 6 a 13 anni”. Così il Presidente della Conferenza delle Regioni , Massimiliano Fedriga, e l’assessore dell’Emilia-Romagna, Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute, dopo l’incontri con il governo.

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    Papa: grazie a Dio per la solidarietà nata in pandemia

    Papa Francesco, nell’omelia dei Vespri, richiama al valore della solidarietà, ancora più necessaria in questo tempo segnato dal Covid. “Questo tempo di pandemia – dice – ha accresciuto in tutto il mondo il senso di smarrimento. Dopo una prima fase di reazione, in cui ci siamo sentiti solidali sulla stessa barca, si è diffusa la tentazione del ‘si salvi chi può’. Ma grazie a Dio – sottolinea il Pontefice – abbiamo reagito di nuovo, con il senso di responsabilità. Veramente possiamo e dobbiamo dire ‘grazie a Dio’, perché la scelta della responsabilità solidale non viene dal mondo: viene da Dio; anzi, viene da Gesù Cristo, che ha impresso una volta per sempre nella nostra storia la ‘rotta’ della sua vocazione originaria: essere tutti sorelle e fratelli, figli dell’unico Padre”. 

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    Covid, nuove regole su quarantena e Super Green pass in vigore da oggi

    E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale di oggi il decreto legge adottato dal Consiglio dei ministri che contiene le nuove regole per la quarantena e il Super Green pass. Le norme sono dunque in vigore da oggi.
    Sempre oggi è stata emanata la circolare del ministero della Salute con gli aggiornamenti sulle misure di quarantena e isolamento in seguito alla diffusione della nuova variante Omicron. Niente quarantena per i soggetti asintomatici che abbiano ricevuto la dose booster, o abbiano completato il ciclo vaccinale primario nei 120 giorni precedenti, o siano guariti da infezione da SARS-CoV-2 nei 120 giorni precedenti, con obbligo di indossare mascherine tipo FFP2 per almeno 10 giorni. Il periodo di auto-sorveglianza termina al giorno 5. In caso di contatti a alto rischio, i sanitari devono inoltre eseguire tamponi giornalieri fino al 5/o giorno.
    I primi dati sull’efficacia dei vaccini nei confronti della variante Omicron “suggeriscono che la stessa sarebbe in grado di ridurre l’efficacia dei vaccini – sottolinea il ministero della Salute nella circolare – nei confronti dell’infezione, della trasmissione, e della malattia sintomatica, soprattutto in chi ha completato il ciclo di due dosi da più di 120 giorni. La terza dose riporterebbe tuttavia l’efficacia dei vaccini a livelli comparabili a quelli contro la variante Delta conferendo una buona protezione nei confronti della malattia grave”.
    Dovrebbe arrivare all’inizio dell’anno, con un Cdm il 5 gennaio, l’estensione del Super Green pass per lavorare. La nuova legge, su cui si ragiona nonostante le ‘fumate nere’ negli ultimi due Cdm, sarebbe nuovamente discussa in un Consiglio dei ministri che potrebbe essere convocato il 5 gennaio. E già il 10 dello stesso mese entrerà in vigore il ‘quasi lockdown’ per i non vaccinati (ovvero il certificato verde rafforzato obbligatorio ovunque, tranne che nei negozi e per i servizi essenziali).
    “Credo che sia ragionevole ipotizzare che nei prossimi giorni ci possa essere un’estensione dell’utilizzo del super green pass in alcuni luoghi di lavoro”. Lo ha affermato a Rainews24 il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. D’altronde, ha sottolineato, “non possiamo permetterci di vanificare i sacrifici che gli italiani stanno facendo da oltre 2 anni. Siamo in una fase delicata e dobbiamo continuare con grande prudenza, senso di responsabilità e rispetto delle regole”.
    IL DECRETO IN PILLOLE – Il testo rivede le regole per la quarantena ed estende l’obbligo del Super green pass a diverse attività compresi i mezzi pubblici. Si prevede che il commissario Figluolo “d’intesa con il Ministro della salute” sigli un “protocollo d’intesa” con farmacie e rivenditori autorizzati per calmierare il prezzo delle mascherine Ffp2 “fino al 31 marzo 2022”. Il governo monitorerà l’andamento dei prezzi. La quarantena non si applica a coloro che, nei 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale primario o dalla guarigione o dal booster, hanno avuto contatti stretti con soggetti positivi al Covid. E’ però obbligatorio indossare mascherina Ffp2 per 10 giorni. In caso di sintomi, occorre fare subito un test rapido o molecolare e, se i sintomi persistono, bisogna ripeterlo al quinto giorno successivo all’ultimo contatto. E’ quanto emerge dalla bozza del decreto Covid, secondo cui la cessazione della quarantena o dell’auto-sorveglianza consegue all’esito negativo di un test rapido o molecolare, anche presso centri privati abilitati. Le multe da 400 a 1000 euro già previste per chi non rispetta le norme anti-Covid vengono estese anche alle nuove regole su quarantene e obbligo di Super green pass. E’ quanto si legge nella bozza del decreto Covid approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Si prevede anche che i gestori dei nuovi servizi e attività coinvolte siano “tenuti a verificare che l’accesso” avvenga rispettando le nuove regole e il possesso del Super pass. Scatta la chiusura o la sospensione dell’attività da 1 a 10 giorni anche per alberghi, sagre, fiere e congressi, feste dopo le cerimonie – dove servirà il Super pass; se non viene rispettato l’obbligo di Ffp2 per cinema, teatri e spettacoli, e le regole per le consumazioni al banco. 
       

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    Toti, Berlusconi rischia di fare la fine di Prodi

    “Se non verifica bene i numeri, Berlusconi rischia di fare la fine di Prodi”. Ribadisce stima e affetto verso il Cavaliere, ma Giovanni Toti, suo ex consigliere politico, governatore della Liguria e cofondatore di Coraggio Italia, lo invita a una riflessione in vista dell’elezione del presidente della Repubblica. “Ci aspetta un voto balcanizzato e tribale”, dice Toti in una intervista al Secolo XIX.
    “Per affetto e storia Berlusconi può contare sul mio appoggio. Ma deve verificare bene prima di andare in Parlamento con il rischio di scivolare come successe a Prodi”, aggiunge Toti che guarda al voto per il Quirinale come spartiacque della politica italiana. “Stato della pandemia, misure del governo, necessità di proseguire la legislatura, continuità sul Pnrr: tutti temi che si incrociano sull’elezione del presidente della Repubblica», dice. Il governatore è chiaro sul ruolo di Draghi. “Ha tutte le qualità per essere il presidente della Repubblica, e ho trovato fuori luogo alcune reazioni indispettite quando ha ricordato alla politica e ai partiti alcuni loro doveri. C’è chi l’ha interpretata come la messa a disposizione di se stesso per il Colle. Non so se intendeva questo, ma non ci troverei nulla di strano. E’ una possibile scelta di grande qualità, dopodiché non basta la qualità ma ci dev’essere la convergenza di tanti partiti e la messa in sicurezza di altre istituzioni, come Palazzo Chigi. Questo governo è una sorta di commissariamento della politica. Ora mi aspetto una prova di maturità dai partiti: si elegga un presidente condiviso come arbitro o si utilizzi una risorsa come Draghi, individuando un nuovo assetto di governo”.