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    TEMPO REALE – Stallo a vigilia 4° voto, cresce Mattarella

    Da domani basterà la metà più uno dei grandi elettori per eleggere il tredicesimo Presidente della Repubblica: 505 voti. Ma alla vigilia della scelta decisiva manca un accordo, a poche ore dalle assemblee dei grandi elettori di Lega, Pd e dei M5s e con il centrodestra travagliato dal confronto (con Giorgia Meloni che boccia la strategia della scheda bianca e porta su Guido Crosetto un pacchetto di 114 voti, quasi il doppio di quelli di Fdi).
    E’ un fatto intanto oggi che le schede bianche calino a 412 e cresca invece il consenso su Sergio Mattarella, arrivato a 125 voti. Oltre a quelli della rosa presto sfiorita del centrodestra, con il petalo mai davvero coperto della Casellati, restano i nomi di Draghi e Casini. E stando a rumors serali, subito smentiti dalla Lega, Matteo Salvini potrebbe cercare di sciogliere l’impasse con una convergenza sul nome di Sabino Cassese, raffinato giurista e membro emerito della Corte Costituzionale, che uno scoop de ‘Il Foglio’ rivela abbia ricevuto nel pomeriggio la visita del leader della Lega, che a sera manifesta ottimismo e sibillino dice “la soluzione può essere vicina”. “Tenete aperti i cellulari, sarà una lunga notte. Non posso permettere che il Parlamento rimanga ostaggio dei veti del centrosinistra, abbiamo fatto nomi di altro profilo e altri ne faremo”, aggiunge.
    Di certo oggi Salvini ha sentito Berlusconi, per poi dire, in sintonia con il Cav ma anche con Conte, che Draghi deve restare dove è, a Palazzo Chigi. La cautela su qualunque nome è d’obbligo, dopo una giornata iniziata con la voce della ‘spallata’ cercata da Salvini sul nome della presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, per qualcuno con i voti di Conte e Renzi. Ma è proprio Conte a dire che questa scelta sarebbe “un grave errore del centrodestra” e “un grave sgarbo per la Presidenza del Senato” è usare il nome della Casellati per una contrapposizione senza una soluzione condivisa. E anche Renzi smentisce secco: “ste cose non le faccio, e se il centrodestra facesse a gomitate con la Casellati, il centrosinistra a quel punto dovrebbe rispondere con un controblitz”: una gomitata con il nome di Casini o anche dello stesso Draghi.
    Di questo Renzi parla con Letta, nel giorno in cui l’idea del ‘conclave’ lanciato ieri dal leader dem perde terreno. Ma è proprio un tweet di Enrico Letta del primo pomeriggio a cambiare il segno alla giornata: la “assurda e incomprensibile” operazione del centrodestra che vorrebbe portare al Colle la seconda carica dello Stato, la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, “rappresenterebbe il modo più diretto per far saltare tutto”, significando ipso facto la fine della larga maggioranza che sostiene il governo Draghi. Fonti del Nazareno fanno sapere che il monito è rivolto solo ed esclusivamente al centrodestra e non a Conte (o a Renzi) che infatti si sono espressi in sintonia con il leader del Pd. Ma resta lo stallo, alla vigilia del quarto voto, in una serata che si preannuncia densa di incontri e vertici decisivi.

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    Giorno della memoria, Papa: 'Una pagina nera della storia, non si ripeta più '

    “Penso ai genitori di fronte ai problemi dei figli”,  “genitori che vedono orientamenti sessuali diversi nei figli: come gestire questo e accompagnare i figli e non nascondersi in un atteggiamento condannatorio”. Lo ha detto il Papa nell’udienza generale.
    “Mai condannare un figlio”, ha detto il Papa, nell’udienza generale, nella quale ha proseguito le catechesi su San Giuseppe e ha pregato in particolare per i genitori. “Penso ai genitori di fronte ai problemi dei figli”, “figli ammalati, anche con malattie permanenti, quanto dolore”. “Ai genitori che vedono i figli che se ne vanno per una malattia”, “è triste”, ai genitori di “ragazzi che fanno delle ragazzate e finiscono in incidenti con la macchina”, “genitori che vedono i figli che non vanno avanti nella scuola”.  Ci sono “tanti problemi dei genitori, pensiamo come aiutarli”. “A questi genitori dico: non spaventarti, c’è dolore, tanto” ma si può pregare, come ha fatto San Giuseppe, e chiedere l’aiuto di Dio. Il Pontefice ha ricordato quando era arcivescovo di Buenos Aires e provava “tanta tenerezza” quando “andavo nel bus e passavo davanti al carcere e c’era la coda delle persone che dovevano entrare per visitare i carcerati e c’erano le mamme lì e mi faceva tanta tenerezza”, “la mamma non lo lascia solo”. “E’ il coraggio delle mamme e dei papà che accompagnano i figli sempre”. “Chiediamo al Signore che dia questo coraggio”, ha concluso il Papa. 
    Al termine dell’udienza generale, Bergoglio ha invitato “a pregare per la pace in Ucraina, e a farlo spesso nel corso di questa giornata: chiediamo con insistenza al Signore che quella terra possa veder fiorire la fraternità e superare ferite, paure e divisioni”. “E’ un popolo che merita la pace”. “Le preghiere e le invocazioni che oggi si levano fino al cielo tocchino le menti e i cuori dei responsabili in terra, perché facciano prevalere il dialogo e il bene di tutti sia anteposto agli interessi di parte. Per favore mai la guerra!”. Preghiamo per la “riconciliazione e concordia”.
    Il Papa ha ricordato che domani si celebra la Giornata internazionale della memoria delle vittime dell’Olocausto. “E’ necessario ricordare lo sterminio di milioni di ebrei e persone di diverse nazionalità e fedi religiose. Non deve più ripetersi questa indicibile crudeltà. Faccio appello a tutti, specialmente agli educatori e alle famiglie, perché favoriscano nelle nuove generazioni la consapevolezza di questo orrore, di questa pagina nera della storia. Essa non va dimenticata affinché si possa costruire un futuro dove la dignità umana non sia più calpestata”, ha sottolineato.
    Il Papa oggi cammina a fatica e ha confidato ai fedeli, presenti all’udienza generale nell’Aula Paolo VI, di avere un problema al ginocchio. “Oggi non potrò andare fra voi per salutarvi perché ho un problema nella gamba destra: si è infiammato un legame del ginocchio ma scenderò e vi saluterò lì e voi passate per salutarmi. E’ una cosa passeggera”. Poi ha scherzato: “Dicono che questo viene solo ai vecchi e non so perché è arrivato a me”.

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    Quirinale: non solo meme, su Mattarella spuntano i santini

    Dalle magliette (con il cognome stampato in stile Metallica) ai meme, fino ai santini. Nel giorno in cui Sergio Mattarella conquista il podio dei più votati (da solo, ieri era con il professor Paolo Maddalena), in Parlamento circolano pure le immaginette tascabili, stile santino, del presidente raffigurato con l’aureola in testa, il saio e la preghiera: ‘Ovunque proteggimi’. Ad alimentare la ‘chicca’ è stato un deputato che a Natale ha scovato il santino e l’ha mostrato a qualcuno. Da lì il passaparola e la corsa a fotografarlo, fino a fare il giro delle chat.
    La novità del santino si aggiunge alle tante trovate ironiche su uno dei capi di Stato più popolari fra gli italiani. Moltissimi i meme che riempiono i social. Da mesi girano quelli sul presidente in versione ‘umarell’: ‘photoshoppato’ in camicia e gilet, osserva i cantieri al di là dalle transenne e sotto la scritta: ‘Sergio uno di noi’.
    Nei giorni scorsi quando si aspettava il sì o il no di Silvio Berlusconi per un’eventuale corsa come suo successore, molto gettonato il meme in cui il Cavaliere chiede a Mattarella: “Ce stanno da ffa lavori?”. E il padrone di casa risponde: “Ma no, giusto ‘na rinfrescatina alle pareti”. In un’altra immagine curiosa il presidente si mette al riparo da chiamate non gradite, dicendo “Fammè spegne er telefono, va”. Trasformata in meme anche una foto diventata virale: è quella degli scatoloni pronti da riempire al Quirinale, e diffusa dal suo portavoce. L’ironia del web aggiunge: “Ora nessuno glieli romperà più”.

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    Il Papa ai genitori: 'Non condannate i figli gay'

    Il Papa chiede ai genitori di non condannare “mai” i figli, e neanche per i loro orientamenti sessuali. Uno sguardo verso il mondo Lgbt che conferma quella linea indicata da tempo da Francesco e che ha portato diverse diocesi e parrocchie ad aprirsi a questo mondo. Ma le associazioni del mondo gay, pur riconoscendo a Bergoglio un’apertura rispetto ai precedenti pontificati, restano tiepide: parlano di “ambiguità”, “paternalismo” e soprattutto non gradiscono quell’accostamento con le persone con problemi, dal momento che il Pontefice nello stesso discorso ha messo insieme malattie, ragazzate, detenzione, e appunto la questione dell’omosessualità.
    “Penso ai genitori di fronte ai problemi dei figli”, “genitori che vedono orientamenti sessuali diversi nei figli: come gestire questo e accompagnare i figli e non nascondersi in un atteggiamento condannatorio. Mai condannare un figlio”, ha detto il Papa, nell’udienza generale, nella quale ha proseguito le catechesi su San Giuseppe.
    “Accogliamo con favore le parole di Papa Francesco che confermano un atteggiamento di apertura nei confronti delle persone Lgbt, molto diverso da quello dei precedenti Pontefici. Tuttavia vogliamo sottolineare che le persone Lgbt non hanno bisogno di paternalismo o commiserazione: chiedono diritti, uguaglianza, pari dignità”, commenta Gabriele Piazzoni, segretario generale dell’Arcigay.
    Più dura la valutazione di Gaynet: “Nonostante il coming out di massa nella Chiesa cattolica tedesca di pochi giorni fa con la campagna #OutinChurch, Papa Francesco continua nella sua ambiguità di fondo sul tema omosessualità”. Si è rivolto ai genitori che hanno problemi con i figli, “ponendo sullo stesso piano ragazzi che fanno ‘ragazzate’, con malattie gravi o che scoprono un orientamento sessuale diverso dalle attese. Le parole di Francesco – sottolinea il segretario nazionale Rosario Coco – imbellite dal ‘non condannate i vostri figli’, lasciano di fatto le porte aperte all’idea dell’omosessualità come problema. Se Francesco vuole davvero evitare che i genitori condannino i figli omosessuali, si esprima nettamente per la depenalizzazione dell’omosessualità nel mondo e contro le cosiddette ‘terapie di conversione'”.
    Nel corso dell’udienza il Papa ha chiesto di pregare per l’Ucraina e ha lanciato un appello per il Giorno della Memoria che si celebra domani. L’Olocausto è “una pagina nera della storia” che non deve ripetersi, ha detto Francesco. Infine una confidenza ai fedeli presenti nell’Aula Paolo VI: “Ho un problema nella gamba destra: si è infiammato un legamento del ginocchio”, “una cosa passeggera”. Ma ha sdrammatizzato: “Dicono che questo viene solo ai vecchi e non so perché è arrivato a me”.    

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    Sorpresa Crosetto, 114 voti che spiazzano centrodestra

    Non ha il ‘pedigree’ di destra come Giorgia Meloni o Ignazio La Russa, con cui 10 anni fa ha fondato Fratelli d’Italia. Per Guido Crosetto – che oggi ha sparigliato la terza votazione del Quirinale conquistando 114 consensi, 11 in meno di Sergio Mattarella – la parabola politica comincia con la Dc negli anni ’80.
    Ma nel tempo spazia, si sposta e arriva agli antipodi. Nel 2000 l’approdo a Forza Italia, nel 2012 il passaggio a destra fino all’uscita di scena, per fare l’imprenditore nel settore aerospaziale. Faccia simpatica che insieme alla stazza da ‘gigante buono’, l’hanno reso volto noto in tv.
    Iconica è rimasta la foto di lui che prende in braccio a sorpresa l’esile Meloni su un palco a Roma anni fa, stile Benigni-Berlinguer. Ma ad apprezzarlo sono anche molti colleghi di fede opposta. La conferma sta nei voti di oggi: quasi il doppio di quelli di Fratelli d’Italia, che si ferma a 64 grandi elettori. E l’annuncio della scelta di FdI, si sottolinea in ambiti vicini al partito, è arrivato a scrutinio aperto, quando stava cominciando la seconda ‘chiama’. Quindi anche al ‘ribasso’ di altri potenziali sì. In ogni caso Crosetto ringrazia sintetico: “Sono commosso e onorato”.
    Nella terza fumata nera per il Colle, la sorpresa della giornata è l’ex deputato ed ex sottosegretario nato a Cuneo 58 anni fa. Avvistato tra i corridoi della Camera, si trova circondato da quanti vogliono congratularsi. E i complimenti e le strette di mano sono bipartisan. E’ lui stesso a definirsi su Twitter come “libero da pregiudizi per convinzione, garantista per dna, conservatore per nascita, rispettoso per scelta”. Non manca di aggiungere che “ora è uomo libero”.
    Per decenni però la politica ha connotato la sua vita. Negli anni dell’università (che non conclude mai, confessando poi di aver detto una bugia) si impegna nella Dc e assume incarichi a livello regionale e nazionale, fino a un ruolo di consigliere economico dell’allora premier Giovanni Goria. Quasi 20 anni dopo si iscrive a FI e nel 2001 viene eletto deputato. Farà il bis nel 2006 e nel 2008, stavolta con il Popolo delle libertà. E nel quarto governo Berlusconi assume l’incarico di sottosegretario alla Difesa.
    Spesso con posizioni da outsider, ad esempio contestando duramente le scelte del governo, del ministro Tremonti e di alcune regole europee. Fino al divorzio con FI, in particolare contro le politiche del governo Monti, e quindi la nascita di FdI. Ma l’avventura con il nuovo partito non si rivela facile: nel 2013 Crosetto non viene eletto al Senato e nemmeno nel Parlamento europeo due anni dopo. Il ritorno nell’arena politica arriva nel 2018, quando viene rieletto a Montecitorio. Ma due mesi dopo si dimette per tornare a guidare la Federazione aziende italiane per l’aerospazio e la difesa e la sicurezza, ruolo che aveva nella pausa parlamentare. Da allora nessun pentimento, pare.    

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    Quirinale: Casini, in Parlamento da 38 anni

    Non è la prima volta che il nome di Pier Ferdinando Casini rientra nel toto Quirinale. Già nel 2015 l’ex presidente della Camera, che oggi ha ottenuto oltre 50 preferenze nella terza votazione, veniva, infatti, citato tra i ‘quirinabili’. Del resto, dall’alto dei 38 anni in Parlamento e della sua quasi cinquantennale carriera politica, vanta un profilo e dei rapporti che lo fanno apparire pienamente in corsa nella partita per il Colle più alto.
    Il suo, tra quelli che circolano, è il nome più politico di tutti come ha in qualche modo ricordato lui stesso con il post mandato ieri su Instagram che lo ritraeva durante un congresso dei giovani Dc ancora nemmeno ventenne. ‘La passione politica è la mia vita!!’, aveva scritto. Bolognese doc, classe 1955, è figlio d’arte: il padre era un dirigente della Democrazia Cristiana. Quando si laurea in giurisprudenza ha già iniziato a interessarsi di politica. Iscritto alla Dc dal 1972, è eletto alla Camera nel 1983 ad appena 28 anni, con 30mila preferenze.
    Nel 1987 entra a far parte della direzione nazionale del partito. Contrario alla trasformazione della Dc in Partito popolare italiano (Ppi), nel gennaio 1994 fa nascere con una minoranza il Centro cristiano democratico (CCD) che guarda a destra, a Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini (“E’ dal ’94 che ci siamo separati”, ricorderà una volta Rosy Bindi). Deputato dal 1983, parlamentare europeo dal 1994 al 2001, dopo la vittoria del centrodestra alle politiche di quell’anno viene eletto presidente della Camera. Nel 2002 fonda l’Udc. Con la fine della XV legislatura interrompe la sua alleanza con il centrodestra e si candida con il suo partito alla presidenza del consiglio. Con Berlusconi il rapporto è ondivago. Certo, non conflittuale come quello che il Cavaliere ha con l’altro leader centrista di quegli anni, Marco Follini, ma comunque schietto. Fatto di rotture e di ritorni da ‘figliol prodigo’ fino al definitivo abbandono dell’area del centrodestra.
    Casini, ad ogni modo, ha buoni rapporti con tutti e in tutti gli schieramenti forse anche grazie al piglio bolognese un po’ scanzonato che ha sempre rappresentato un tratto del suo carattere. “Non è un bravo ragazzo, è un ragazzo democristiano”, ebbe modo di dire di lui una volta Umberto Bossi. Il Senatur che, a Natale, profetizzava proprio la salita dell’ex presidente della Camera al Quirinale.
    Anche in questi giorni alla Camera, come nella prassi democristiana, molte le mani strette, le battute e i sorrisi dispensati in Transatlantico. Casini ancora una volta uomo del dialogo, pienamente in corsa per il Colle. 

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    Mattarella e i suoi gesti, tributo al capo dello Stato

    Sergio Mattarella è diventato una figura iconica così come lo sono stati i suoi gesti nel corso del settennato.
    Dall’esultanza di Wembley per la vittoria dell’Italia agli Europei al “Giovanni, pure io non vado dal barbiere” pronunciato in pieno lockdown, a margine di un discorso alla Nazione.
    I gesti del Presidente della Repubblica uscente sono al centro del tributo realizzato dalla giovane graphic designer Aurora Ferretti (25 anni) del gruppo The Skill.
    Lo studio di comunicazione ha già firmato in precedenza il quadro “Icon President” oltre ad aver realizzato il documentario sulla prima zona rossa d’Italia “I bambini di Vo’”, opere consegnata nelle mani dello stesso Mattarella.
    Questa nuova realizzazione grafica verrà riprodotta in 100 cartoline celebrative numerate che saranno inviate a figure di rilievo delle istituzioni e dell’economia italiana.