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    Legge elettorale: Letta, via Rosatellum e cambi di casacca

     “La politica ha un anno per autodeterminarsi. Quando dico no ai cambi di casacca lo dico perchè è una delle cose che rende più lontana la politica. L’altra cosa da fare è la legge elettorale per permettre ai cittadini di scegliere gli eletti. Ed eliminare la peggiore legge elettorale che c’è mai stata, il Rosatellum”. Così Enrico Letta a Mezz’ora in più dove, tra le azioni da intraprendere nei prossimi mesi cita anche il nodo del caro energia, la lotta alle disugualianze e la questione dei precari: “in un anno si possono fare tante cose”. 
    Secondo Letta, “con Mattarella il governo esce più forte, con un altro Presidente ci sarebbero stati mesi di rodaggio, oggi l’esecutivo è più forte ed è un fatto positivo. Ora è importante che affronti le disuguaglianze e la precarietà del lavoro dei giovani, degli stage e sicurezza sul lavoro, da qui il cambio delle regole nei contratti e l’eliminazione dei tirocini gratuiti”.  
    “Noi siamo per il maggioritario ma la riforma elettorale non è una priorità per gli italiani. E poi chi lo dice che con la proporzionale si garantisce la stabilità….”. Così il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, a “Mezz’ora in più”. 

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    Stampa estera, 'vince l'Italia, perdono i partiti'

        Vince l’Italia che ne guadagna in stabilità e credibilità sui mercati; perdono i partiti, rissosi, incapaci di trovare un’alternativa credibile e protagonisti di un “processo di voto parlamentare farsesco”. E’ praticamente unanime la lettura offerta dalla stampa estera alla rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale. Con molti degli opinionisti internazionali che si chiedono ora se le scorie accumulate in questa settimana si trasferiranno sull’azione di governo.    “Una vittoria per l’Italia in un momento delicato” ma una “sconfitta tremenda per i partiti e per la politica italiana”, sintetizza il quotidiano spagnolo El País. Quella di Mattarella è una scelta che permette al Paese di “proteggere la stabilità e figure come Draghi”, aggiunge il giornale pubblicato a Madrid.    Tuttavia, nota anche La Vanguardia, “lo spettacolo di questa settimana è una sconfitta monumentale della politica italiana”.    D’accordo anche El Mundo: il bis di Mattarella rappresenta “un sospiro di sollievo per il Paese, ma una sconfitta assoluta della politica”. Una soluzione che serve a puntellare “ancora una volta un sistema antiquato e atrofizzato, incapace di risolvere i propri problemi”. E pure Abc parla di un esito “imbarazzante per il parlamento”.    Molto simili i commenti dei media britannici. Mattarella era “l’unico in grado di garantire stabilità al fragile Governo Draghi perché potesse sopravvivere”, osserva il Financial Times.    La sua conferma “soddisferà la business community italiana e i mercati internazionali, che hanno seguito da vicino gli eventi temendo che un’elezione presidenziale disordinata e divisiva potesse far deragliare lo slancio di riforma del Paese.    L’Italia – ricorda l’Ft – è il maggiore beneficiario di fondi provenienti dal Recovery fund dell’Ue per 750 miliardi di euro, ma deve rispettare un ambizioso calendario di riforme per ottenere ogni tranche di fondi. Lo stesso Draghi – nota il giornale – era considerato un potenziale successore di Mattarella, ma si temeva che la sua ascesa alla presidenza potesse innescare il collasso del governo e spingere l’Italia alle elezioni anticipate”.    Guardian e Bbc osservano da parte loro come la conferma di Mattarella sia alla fine emersa come la più popolare dopo sette votazioni che non sono riuscite a produrre un candidato alternativo e hanno rivelato “profonde divisioni” nell’ampia coalizione di governo di Draghi. Per la Bbc “non è chiaro se Mattarella intenda svolgere un intero mandato di sette anni, con alcuni in Italia che suggeriscono che l’ottantenne presidente potrebbe farsi da parte per consentire a Draghi di prendere il suo posto dopo le elezioni del 2023”.    “Mattarella e Draghi sono popolari tra gli italiani. Ma la percezione dello ‘status quo’ prevalente nella maggioranza di governo è una lettura superficiale, soprattutto dopo una settimana di dramma politico che ha rispecchiato una mancanza di leadership, fiducia e coraggio”, commenta con il Guardian Wolfango Piccoli, copresidente della Società di ricerca Teneo con sede a Londra. (ANSA).   

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    Mattarella, il secondo presidente più votato

    Sergio Mattarella con 759 voti, è il secondo capo dello Stato più votato della storia repubblicana.    Non supera il record di consensi di Sandro Pertini che ne ottenne 832, ma si piazza sopra Francesco Cossiga che nel 1985 ebbe 752 voti. E anche sopra Giorgio Napolitano che, quando salì per la seconda volta al Colle più alto ottenne 738 voti. Con Napolitano, invece, condivide la rielezione, che avviene, appunto, per la secondo volta nella storia repubblicana.    L’elezione di un capo dello Stato all’ottavo scrutinio rappresenta invece un unicum. In molti casi si è andati ben oltre questo numero di votazioni e solo per due volte il nuovo presidente della Repubblica è arrivato al primo colpo.    Nelle precedenti 12 elezioni presidenziali per quattro volte il quarto scrutinio è risultato decisivo: è accaduto per Luigi Einaudi nel 1948, Giovanni Gronchi nel 1955, Giorgio Napolitano nel 2006 e lo stesso Mattarella nel 2015. Alla sesta votazione è arrivato, nel 2013, il Napolitano-bis. Ma la storia delle corse al Quirinale è costellata di esempi di elezioni più che travagliate, sbloccatesi addirittura oltre il ventesimo scrutinio.    È il caso del record, in negativo, di Giovanni Leone eletto presidente nel 1971 allo scrutinio numero 23. Ma sette anni prima lo stesso Leone era stato protagonista di una via crucis lunga quasi altrettante votazioni. Era stato sul punto di farcela (al quattordicesimo spoglio) ma si era dovuto alla fine arrendere a Giuseppe Saragat eletto alla votazione numero 21.    Anche per un presidente molto amato ed eletto con un ampio consenso (da lui stesso richiesto come conditio per correre) come Sandro Pertini l’elezione non fu certo una passeggiata. L’8 luglio del 1978 salì al Colle più alto al sedicesimo scrutinio con il record di voti: 832 su 995 grandi elettori. Sette anni dopo a Francesco Cossiga riuscì invece l’impresa dell’elezione al primo voto. Il 24 giugno 1985 andò tutto liscio come l’olio: 752 voti su 977. Ampia maggioranza per Oscar Luigi Scalfaro, ma solo alla sedicesima votazione e con l’accelerazione seguita alla strage di Capaci.    A Carlo Azeglio Ciampi va il record di rapidità nello scrutinio e l’elezione al primo voto con 707 preferenze. È il 13 maggio del 1999 e accanto a lui a seguire la lettura delle schede c’è un giovane Mario Draghi.   

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    Il sollievo dell'Europa e degli Usa. Biden: 'Rafforzeremo ulteriormente i legami'

    L’Europa e gli Stati Uniti tirano un sospiro di sollievo per la rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, con Mario Draghi saldo a Palazzo Chigi. Una stabilità che diventa innanzitutto garanzia che l’Italia non deraglierà dalle ambiziose riforme finanziate dalla Ue. E che si è evitato un governo elettorale vero e proprio, con i conseguenti timori sulle possibili tentazioni di creare nuovo debito.
     “Congratulazioni al presidente Sergio Mattarella per la sua rielezione” twitta il presidente americano Joe Biden, assicurando che i due leader continueranno gli “sforzi per rafforzare ulteriormente i legami fra Stati Uniti e Italia e affrontare la sfide comuni”.
    “Caro Presidente Mattarella, congratulazioni per la sua rielezione. L’Italia può sempre contare sulla Ue”, è il tweet in serata della presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
    Mentre il presidente del Consiglio europeo Charles Michel si dice convinto che l’Italia continuerà a contribuire costruttivamente alla crescita dell’Ue”. Molto caloroso, anche in considerazione dell’amicizia personale tra i due, il messaggio del francese Emmanuel Macron: “Auguri, caro Sergio.
    “So di poter contare sul tuo impegno affinché viva l’amicizia fra i nostri paesi e questa Europa unita, forte e prospera che stiamo costruendo. Viva l’amicizia tra l’Italia e la Francia!” conclude Macron, in italiano. Messa alle spalle l’incertezza degli ultimi giorni, la soluzione trovata a Roma rassicura insomma le istituzioni a Bruxelles, ma anche le altre cancellerie, per il ruolo che l’Italia potrà avere nella riforma del Patto di stabilità, e per la collaborazione senza soluzione di continuità con la presidenza di turno francese, soprattutto in un momento sensibile come quello che il Vecchio Continente sta vivendo nella crisi ucraina.
    La svolta viene salutata come la miglior soluzione possibile da quanti auspicavano stabilità e continuità nel Paese. La presenza di Mattarella e Draghi ha facilitato il cammino sulla strada della pianificazione del Pnrr. E il Colle è sempre stato un punto di riferimento per l’Europa, che ha rassicurato anche quando ha facilitato l’individuazione di vie d’uscita alle tensioni con l’Ue, evitando crisi maggiori per le tensioni politiche interne (come durante il Governo gialloverde).
    Rispetto al Pnrr, si ragiona ancora tra le istituzioni a Bruxelles, il successo dell’Italia è fondamentale per tutta l’Europa. Nelle prossime settimane dovrebbe arrivare la risposta alla richiesta della prima vera tranche per l’Italia: entro febbraio la Commissione darà la sua opinione al comitato economico e finanziario (Cef), il braccio operativo dell’Ecofin che deve dare il via libera definitivo. E la soluzione trovata per il Quirinale è la massima garanzia che l’Italia può dare all’Europa.
    Dopo la conferma di Mattarella, i riflettori nell’Ue sono ora puntati sulla Francia, dove ad aprile si vota per le presidenziali e a giugno per le politiche. Domenica invece urne aperte in Portogallo, dove per la prima volta c’è un partito di estrema destra che sta crescendo nei consensi.    

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    Quirinale, il discorso di Mattarella

    “Ringrazio i Presidenti della Camera e del Senato per la loro comunicazione.
    Desidero ringraziare i parlamentari e i delegati delle Regioni per la fiducia espressa nei miei confronti.
    I giorni difficili trascorsi per l’elezione alla Presidenza della Repubblica nel corso della grave emergenza che stiamo tuttora attraversando – sul versante sanitario, su quello economico, su quello sociale – richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento.
    Queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati – e, naturalmente, devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti – con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini”.
    E’ quanto ha dichiarato il Presidente Mattarella al termine dell’incontro con i Presidenti del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e della Camera, Roberto Fico, che gli hanno comunicato l’esito della votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica.

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    Il barbiere di Mattarella: “Lo aspetto, tornerà da Presidente”

    Domenico Lo Torto, famoso barbiere di Roma, ha tagliato i capelli a diversi ministri, presidenti della Repubblica e, più di recente anche al capo dello Stato Sergio Mattarella. “E’ un po’ di tempo che non viene, ma non vedo l’ora che torni da presidente – risponde all’ANSA nel giorno in cui, dopo un lungo stallo, i partiti politici hanno deciso per il suo bis -. Sono contento che alla fine abbiano scelto così, secondo me hanno aspettato anche troppo…”. Poi, con il tono di chi la sa lunga, aggiunge: “Io sin dall’inizio pensavo che sarebbe stata la soluzione migliore, perché Mattarella fa le cose per bene al Quirinale. Ed è positivo anche che Mario Draghi porti a termine il suo mandato a Palazzo Chigi: anche lui sta facendo bene da presidente del Consiglio dei ministri”. Prima di Lo Torto, un altro barbiere, questa volta palermitano, è stato l’uomo di fiducia di Mattarella. Si tratta di Franco Alfonso, parrucchiere di Palermo, città natale del presidente della Repubblica dove, quando può, ritorna. Nel 2015 Franco Alfonso era stato un grande sponsor della sua elezione al Colle, crendendoci ancor prima dello stesso Mattarella: “E’ una persona colta e seria, ma che ride alle mie barzellette. E’ tifoso del Palermo”, raccontava di lui forte di una conoscenza trentennale. Nella Capitale è Lo Torto, nel suo studio del centralissimo quartiere Monti, che più di recente ha tagliato i capelli al presidente. Capelli che sono diventati ‘famosi’ dopo il fuorionda del marzo 2020, quando, in pieno lockdown, il capo dello Stato, cercando di sistemarsi davanti alla telecamere la folta e bianca chioma un po’ ribelle, ammise: “Giovanni (il suo portavoce, ndr) non vado dal barbiere neanche io, quindi…”. “I capelli di Mattarella sono un po’ difficili da lavorare perché multiverso, hanno bisogno di molta attenzione”, rivela il parrucchiere romano. Che, nella giornata clou della difficile partita del Quirinale, rivolge al suo più caro cliente un sentito augurio: “Che il presidente continui ad avere forza e coraggio, ne hanno bisogno tutti gli italiani. La pandemia ancora non è finita, speriamo che si affievolisca pian piano, ma ecco è ancora tra noi”. Parlando dei predecessori di Mattarella che sono passati sotto le sue forbici, Lo Torto ricorda Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano: “Ancora oggi vado a casa sua perché lui esce poco”.