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    Quirinale: Consenso bipartisan al discorso di Mattarella

    Consenso bipartisan al discorso di insediamento del presidente Mattarella. “I toni di Mattarella saranno molto diversi” da quelli di Napolitano. “Mattarella è presidente a pieno titolo, evitate di dire un presidente a termine, ha un mandato di sette anni e come tale intenderà svolgerlo al massimo. Napolitano si sapeva che avrebbe fatto il presidente per un paio di anni”, ha detto il leader di Iv, Matteo Renzi, intervistato a Sky Tg24.
    “Il presidente Mattarella, nel suo straordinario discorso dopo il giuramento in Aula, ci ha indicato con chiarezza la rotta: costruire un’Italia più europea, più unita, più giusta. Un’Italia la cui agenda politica è definita dal Next Generation Eu e dalla sua declinazione nazionale, il Pnrr. Un’Italia che può e deve essere rafforzata per orientare il processo per rilanciare l’Europa e rendere strutturale la svolta compiuta in risposta alla pandemia. Un’Italia che ha il dovere di portare avanti le riforme, a cominciare dalla giustizia, e di individuare nella lotta alle disuguaglianze l’asse portante delle politiche pubbliche. Così, in una nota, Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione. 
    Anche Giorgia Meloni dall’opposizione apprezza quella che ritiene ‘la discontinuità’ e sottolinea i passaggi sulla giustizia e sulle disuguaglianze e i ‘mancati diritti al Parlamento’. “Condivido diversi passaggi, il richiamo all’attenzione contro le disuguaglianze, per i giovani e le donne, per la sicurezza sul lavoro. I passaggi più convincenti sono stati quelli sulle correnti del Csm e la bacchettata a Draghi per i mancati diritti al Parlamento e all’opposizione, non lo ha detto ma io la interpreto così, e quando dice che dignità significa combattere la tratta degli esseri umani. Lo considero in significativa discontinuità con il presidente precedente”, ha detto la leader di FdI.
    Per Enrico Letta la ‘frase più forte’ è sulle disuguaglianze, per Conte le parole su giovani e ambiente sono una ‘bussola per una società più giusta’. “Il discorso della #dignità. #Mattarella”, scrive su twitter il segretario del Pd.
    “Un paese moderno, giusto e solidale. Il Presidente Mattarella ha indicato la strada maestra per l’uscita dall’emergenza sanitaria, economica e sociale nel segno della coesione nazionale. Grazie Presidente”. Lo afferma il capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, Federico Fornaro.
    “Applausi convinti e condivisibili da parte di tutto il Parlamento al bellissimo discorso del rieletto presidente Mattarella. Anche io, seppur bloccato in casa, ho applaudito convinto, il discorso in generale ed alcuni passaggi (come quelli sulla necessità di una profonda riforma della giustizia) in particolare. Bene, visto che per giorni politici e giornalisti mi hanno criticato e attaccato per il lavoro svolto nella settimana appena trascorsa, oggi posso dire di essere orgoglioso e felice di aver offerto il mio contributo, al pari di altri, per la riconferma del Presidente Mattarella”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini.
    Cruciale il tema della giustizia anche per Salvini mentre David Ermini, vicepresidente del Csm, sottolinea la ‘spinta fortissima’ alla riforma. Dal capo dello Stato arriva “una spinta fortissima affinché il Parlamento approvi finalmente e velocemente la riforma del Consiglio superiore” commenta il vicepresidente del Csm, David Ermini, convinto che la riforma sia “urgente, indispensabile e indifferibile”. E se è vero che Mattarella “ha giustamente denunciato le distorsioni e degenerazioni che hanno incrinato il rapporto di fiducia con i cittadini sottolineando la necessità di superare le logiche di appartenenza”, ha anche “ricordato che autonomia e indipendenza della magistratura sono principi costituzionali preziosi e basilari”.

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    Mattarella: “dignità” la parola più usata, 18 volte

    Se “speranza” fu la parola più usata sette anni fa dal presidente Sergio Mattarella nel suo discorso di giuramento, oggi è “dignità” il termine ripetuto maggiormente: ben 18 volte. Altre parole ripetute sono state Parlamento (8 volte), unità (8), Costituzione (6), Democrazia (6), impegno (6). In un lungo passaggio dedicato ai temi sociali, cari a Mattarella, costruito in modo anaforico, il presidente della Repubblica ha ripetuto “dignità è”, seguito da una serie di diritti e impegni a cui tutto il Paese deve lavorare: “azzerare le morti sul lavoro”, “opporsi al razzismo”, “impedire la violenza sulle donne”. 

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    Incontro Draghi-Cartabia su riforma del Csm

    C’è stato un incontro stamattina tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e la ministra della Marta Giustizia Cartabia sulla riforma del Csm. Lo si apprende da fonti governative. 
    Nel suo discorso di insediamento oggi il presidente della Repubblica ha sottolineato la necessità di una riforma della giustizia. “Rivolgo un saluto rispettoso alla Corte Costituzionale, presidio di garanzia dei principi della nostra Carta. Nell’inviare un saluto alle nostre Magistrature – elemento fondamentale del sistema costituzionale e della vita della nostra società -mi preme sottolineare che un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia. Per troppo tempo è divenuta un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività”.
    “È indispensabile che le riforme annunciate” per la giustizia “giungano con immediatezza a compimento affinché il Consiglio superiore della Magistratura possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare, superando logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono rimanere estranee all’Ordine giudiziario. Occorre per questo che venga recuperato un profondo rigore”.
    Già da dicembre la riforma del Csm è pronta e doveva essere discussa in Consiglio dei ministri prima di Natale. Ma le tensioni crescenti tra i partiti in vista del voto del Quirinale avevano spinto a rimandare. Oggi si è ripreso il filo di quel discorso e l’incontro potrebbe essere il segnale della consapevolezza di dover accelerare e chiudere sulla riforma. Riforma che è già stata oggetto di diversi confronti della ministra con le forze della maggioranza e anche con i rappresentanti della magistratura e dell’avvocatura e la cui urgenza è dettata dal fatto che a luglio scade il Csm in carica e dunque c’è pochissimo tempo per evitare che al voto si vada con le vecchie regole.
       

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    Quirinale: Salvini positivo al covid, salta il giuramento

    Il leader della Lega Matteo Salvini è risultato positivo al Covid nello screening per l’accesso al giuramento del Capo dello Stato, cui non potrà essere presente. Lo apprende l’ANSA da fonti parlamentari di maggioranza. 
    “Amici sono in buona compagnia: ai 10 milioni di Italiani positivi e poi guariti, da oggi mi aggiungo io! Giornata di lavoro come tante altre, tampone di controllo come tanti altri, nessun sintomo di nessun genere, ma risultato positivo. Proprio nel giorno del panettone di San Biagio..!! A casa al volo qui a Roma, armato di computer, telefono e pazienza”. Lo scrive sui social il segretario della Lega, Matteo Salvini che è risultato positivo al covid.

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    MATTARELLA HA GIURATO

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    Il giorno di Mattarella, prima giura poi il discorso

    Attesa per il discorso del presidente Mattarella davanti al Parlamento in seduta comune quando oggi pomeriggio giurerà dopo la rielezione al Quirinale. Tra i temi l’obiettivo di rilanciare il ruolo dell’Italia nell’Ue.

     

     IL PRIMO GIURAMENTO E DISCORSO DI INSEDIAMENTO DI MATTARELLA

    CAMPANE, TRICOLORI, LUCCICAR DI SCIABOLE E SALVE DI CANNONE. Sono i segni caratteristici del ‘big day’, quello del giuramento del presidente della Repubblica. La campana di Montecitorio suona per tutto il tragitto dell’eletto dalla sua residenza romana fino alla Camera dei deputati e, poi, nel momento in cui egli pronuncia il giuramento. In questo stesso momento il cannone del Gianicolo spara 21 salve, l’onore riservato ai capi di Stato. Al suo arrivo a Montecitorio, il presidente eletto riceve gli onori militari da un reparto di Carabinieri in alta uniforme. Da li’ si dirige in Aula, ornata con 21 bandiere e drappi rossi. Qui il capo dello Stato rivolge il suo messaggio alla Nazione. Quando esce, da presidente nella pienezza dei poteri, a rendere gli onori sono i Corazzieri Guardie del presidente della Repubblica. Il nuovo Capo dello Stato ascolta l’Inno di Mameli in Piazza Montecitorio, passa in rassegna il reparto d’onore schierato con bandiera e banda. Poi sale sulla Lancia Flaminia 355 decappottabile con il presidente del Consiglio ed il segretario generale del Quirinale per andare a rendere onore all’Altare della Patria e, da li’, per raggiungere il Colle, scortato dai Corazzieri a cavallo e dai motociclisti. Giunto al Quirinale riceve gli onori militari e il collare di Gran Croce decorato di gran Cordone, la massima onorificenza della Repubblica. A quel punto, il presidente si trasferisce nel salone dei Corazzieri per un intervento alla presenza dei vertici delle istituzioni e dai leader politici.
    In un messaggio di congratulazioni a Sergio Mattarella per la sua rielezione al Quirinale, il presidente russo Vladimir Putin ha detto di avere fiducia in un “ulteriore sviluppo di un dialogo bilaterale costruttivo e una fruttuosa cooperazione in vari settori” fra Italia e Russia. Ciò “soddisferà pienamente gli interessi dei popoli dei nostri Paesi e di tutta l’Europa”, ha aggiunto Putin nel messaggio, pubblicato dal sito del Cremlino. “I rapporti italo-russi hanno una storia molto ricca e si basano su buone tradizioni di amicizia e rispetto reciproco”, ha sottolineato ancora il presidente russo.

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    Quirinale: Il discorso di Mattarella il 3 febbraio 2015

    Ecco il testo del primo discorso di insediamento di Sergio Mattarella il 3 febbraio 2015

    Signora Presidente della Camera dei Deputati, Signora Vice Presidente del Senato, Signori Parlamentari e Delegati regionali,
    Rivolgo un saluto rispettoso a questa assemblea, ai parlamentari che interpretano la sovranità del nostro popolo e le danno voce e alle Regioni qui rappresentate.
    Ringrazio la Presidente Laura Boldrini e la Vice Presidente Valeria Fedeli.
    Ringrazio tutti coloro che hanno preso parte al voto.
    Un pensiero deferente ai miei predecessori, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, che hanno svolto la loro funzione con impegno e dedizione esemplari.
    A loro va l’affettuosa riconoscenza degli italiani.
    Al Presidente Napolitano che, in un momento difficile, ha accettato l’onere di un secondo mandato, un ringraziamento particolarmente intenso.
    Rendo omaggio alla Corte Costituzionale organo di alta garanzia a tutela della nostra Carta fondamentale, al Consiglio Superiore della magistratura presidio dell’indipendenza e a tutte le magistrature.Avverto pienamente la responsabilità del compito che mi è stato affidato.
    La responsabilità di rappresentare l’unità nazionale innanzitutto. L’unità che lega indissolubilmente i nostri territori, dal Nord al Mezzogiorno.
    Ma anche l’unità costituita dall’insieme delle attese e delle aspirazioni dei nostri concittadini.Questa unità, rischia di essere difficile, fragile, lontana.
    L’impegno di tutti deve essere rivolto a superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le loro speranze.
    La lunga crisi, prolungatasi oltre ogni limite, ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro Paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo.
    Ha aumentato le ingiustizie.
    Ha generato nuove povertà.
    Ha prodotto emarginazione e solitudine.
    Le angosce si annidano in tante famiglie per le difficoltà che sottraggono il futuro alle ragazze e ai ragazzi.
    Il lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel Mezzogiorno, la perdita di occupazione, l’esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali.
    Sono questi i punti dell’agenda esigente su cui sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo.
    Dobbiamo saper scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione.
    Per uscire dalla crisi, che ha fiaccato in modo grave l’economia nazionale e quella europea, va alimentata l’inversione del ciclo economico, da lungo tempo attesa.
    E’ indispensabile che al consolidamento finanziario si accompagni una robusta iniziativa di crescita, da articolare innanzitutto a livello europeo.
    Nel corso del semestre di Presidenza dell’Unione Europea appena conclusosi, il Governo – cui rivolgo un saluto e un augurio di buon lavoro – ha opportunamente perseguito questa strategia.
    Sussiste oggi l’esigenza di confermare il patto costituzionale che mantiene unito il Paese e che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari dignità sociale e impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza.
    L’urgenza di riforme istituzionali, economiche e sociali deriva dal dovere di dare risposte efficaci alla nostra comunità, risposte adeguate alle sfide che abbiamo di fronte.
    Esistono nel nostro Paese energie che attendono soltanto di trovare modo di esprimersi compiutamente.Penso ai giovani che coltivano i propri talenti e che vorrebbero vedere riconosciuto il merito.
    Penso alle imprese, piccole medie e grandi che, tra rilevanti difficoltà, trovano il coraggio di continuare a innovare e a competere sui mercati internazionali.
    Penso alla Pubblica Amministrazione che possiede competenze di valore ma che deve declinare i principi costituzionali, adeguandosi alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie e alle sensibilità dei cittadini, che chiedono partecipazione, trasparenza, semplicità degli adempimenti, coerenza nelle decisioni.
    Non servono generiche esortazioni a guardare al futuro ma piuttosto la tenace mobilitazione di tutte le risorse della società italiana.
    Parlare di unità nazionale significa, allora, ridare al Paese un orizzonte di speranza.
    Perché questa speranza non rimanga un’evocazione astratta, occorre ricostruire quei legami che tengono insieme la società.
    A questa azione sono chiamate tutte le forze vive delle nostre comunità in Patria come all’estero.
    Ai connazionali nel mondo va il mio saluto affettuoso.
    Un pensiero di amicizia rivolgo alle numerose comunità straniere presenti nel nostro Paese.
    La strada maestra di un Paese unito è quella che indica la nostra Costituzione, quando sottolinea il ruolo delle formazioni sociali, corollario di una piena partecipazione alla vita pubblica.
    La crisi di rappresentanza ha reso deboli o inefficaci gli strumenti tradizionali della partecipazione, mentre dalla società emergono, con forza, nuove modalità di espressione che hanno già prodotto risultati avvertibili nella politica e nei suoi soggetti.
    Questo stesso Parlamento presenta elementi di novità e di cambiamento.
    La più alta percentuale di donne e tanti giovani parlamentari. Un risultato prezioso che troppe volte la politica stessa finisce per oscurare dietro polemiche e conflitti.
    I giovani parlamentari portano in queste aule le speranze e le attese dei propri coetanei. Rappresentano anche, con la capacità di critica, e persino di indignazione, la voglia di cambiare.
    A loro, in particolare, chiedo di dare un contributo positivo al nostro essere davvero comunità nazionale, non dimenticando mai l’essenza del mandato parlamentare.
    L’idea, cioè, che in queste aule non si è espressione di un segmento della società o di interessi particolari, ma si è rappresentanti dell’intero popolo italiano e, tutti insieme, al servizio del Paese.
    Tutti sono chiamati ad assumere per intero questa responsabilità.
    Condizione primaria per riaccostare gli italiani alle istituzioni è intendere la politica come servizio al bene comune, patrimonio di ognuno e di tutti.
    E’ necessario ricollegare a esse quei tanti nostri concittadini che le avvertono lontane ed estranee.
    La democrazia non è una conquista definitiva ma va inverata continuamente, individuando le formule più adeguate al mutamento dei tempi.
    E’ significativo che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per completarsi il percorso di un’ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione.
    Senza entrare nel merito delle singole soluzioni, che competono al Parlamento, nella sua sovranità, desidero esprimere l’auspicio che questo percorso sia portato a compimento con l’obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia.
    Riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico.
    Vi è anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare.Come è stato più volte sollecitato dal Presidente Napolitano, un’altra priorità è costituita dall’approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale è impegnato il Parlamento.
    Nel linguaggio corrente si è soliti tradurre il compito del capo dello Stato nel ruolo di un arbitro, del garante della Costituzione.
    E’ una immagine efficace.
    All’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L’arbitro deve essere – e sarà – imparziale.I giocatori lo aiutino con la loro correttezza.
    Il Presidente della Repubblica è garante della Costituzione.
    La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione. Nel viverla giorno per giorno.
    Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro.
    Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro.
    Significa promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale.
    Significa amare i nostri tesori ambientali e artistici.
    Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace.
    Significa garantire i diritti dei malati.
    Significa che ciascuno concorra, con lealtà, alle spese della comunità nazionale.
    Significa che si possa ottenere giustizia in tempi rapidi.
    Significa fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e discriminazioni.
    Significa rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone con disabilità.
    Significa sostenere la famiglia, risorsa della società.
    Significa garantire l’autonomia ed il pluralismo dell’informazione, presidio di democrazia.
    Significa ricordare la Resistenza e il sacrificio di tanti che settanta anni fa liberarono l’Italia dal nazifascismo.
    Significa libertà. Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva.
    Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità.La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute.
    La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile.
    Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini.
    Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato.
    Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci.
    L’attuale Pontefice, Francesco, che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi, ha usato parole severe contro i corrotti: «Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini».
    E’ allarmante la diffusione delle mafie, antiche e nuove, anche in aree geografiche storicamente immuni. Un cancro pervasivo, che distrugge speranze, impone gioghi e sopraffazioni, calpesta diritti.
    Dobbiamo incoraggiare l’azione determinata della magistratura e delle forze dell’ordine che, spesso a rischio della vita, si battono per contrastare la criminalità organizzata.
    Nella lotta alle mafie abbiamo avuto molti eroi. Penso tra gli altri a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.Per sconfiggere la mafia occorre una moltitudine di persone oneste, competenti, tenaci. E una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere.
    Altri rischi minacciano la nostra convivenza.
    Il terrorismo internazionale ha lanciato la sua sfida sanguinosa, seminando lutti e tragedie in ogni parte del mondo e facendo vittime innocenti.
    Siamo inorriditi dalle barbare decapitazioni di ostaggi, dalle guerre e dagli eccidi in Medio Oriente e in Africa, fino ai tragici fatti di Parigi.
    Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell’odio e dell’intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano.
    La pratica della violenza in nome della religione sembrava un capitolo da tempo chiuso dalla storia. Va condannato e combattuto chi strumentalizza a fini di dominio il proprio credo, violando il diritto fondamentale alla libertà religiosa.
    Considerare la sfida terribile del terrorismo fondamentalista nell’ottica dello scontro tra religioni o tra civiltà sarebbe un grave errore.
    La minaccia è molto più profonda e più vasta. L’attacco è ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza e di convivenza.
    Per minacce globali servono risposte globali.
    Un fenomeno così grave non si può combattere rinchiudendosi nel fortino degli Stati nazionali.
    I predicatori d’odio e coloro che reclutano assassini utilizzano internet e i mezzi di comunicazione più sofisticati, che sfuggono, per la loro stessa natura, a una dimensione territoriale.
    La comunità internazionale deve mettere in campo tutte le sue risorse.
    Nel salutare il Corpo Diplomatico accreditato presso la Repubblica, esprimo un auspicio di intensa collaborazione anche in questa direzione.
    La lotta al terrorismo va condotta con fermezza, intelligenza, capacità di discernimento. Una lotta impegnativa che non può prescindere dalla sicurezza: lo Stato deve assicurare il diritto dei cittadini a una vita serena e libera dalla paura.
    Il sentimento della speranza ha caratterizzato l’Europa nel dopoguerra e alla caduta del muro di Berlino. Speranza di libertà e di ripresa dopo la guerra, speranza di affermazione di valori di democrazia dopo il 1989.
    Nella nuova Europa l’Italia ha trovato l’affermazione della sua sovranità; un approdo sicuro ma soprattutto un luogo da cui ripartire per vincere le sfide globali. L’Unione Europea rappresenta oggi, ancora una volta, una frontiera di speranza e la prospettiva di una vera Unione politica va rilanciata, senza indugio.
    L’affermazione dei diritti di cittadinanza rappresenta il consolidamento del grande spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia.
    Le guerre, gli attentati, le persecuzioni politiche, etniche e religiose, la miseria e le carestie generano ingenti masse di profughi.
    Milioni di individui e famiglie in fuga dalle proprie case che cercano salvezza e futuro proprio nell’Europa del diritto e della democrazia.
    E’ questa un’emergenza umanitaria, grave e dolorosa, che deve vedere l’Unione Europea più attenta, impegnata e solidale.
    L’Italia ha fatto e sta facendo bene la sua parte e siamo grati a tutti i nostri operatori, ai vari livelli, per l’impegno generoso con cui fronteggiano questo drammatico esodo.
    A livello internazionale la meritoria e indispensabile azione di mantenimento della pace, che vede impegnati i nostri militari in tante missioni, ¬ deve essere consolidata con un’azione di ricostruzione politica, economica, sociale e culturale, senza la quale ogni sforzo è destinato a vanificarsi.
    Alle Forze Armate, sempre più strumento di pace ed elemento essenziale della nostra politica estera e di sicurezza, rivolgo un sincero ringraziamento, ricordando quanti hanno perduto la loro vita nell’assolvimento del proprio dovere.
    Occorre continuare a dispiegare il massimo impegno affinché la delicata vicenda dei due nostri fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trovi al più presto una conclusione positiva, con il loro definitivo ritorno in Patria.
    Desidero rivolgere un pensiero ai civili impegnati, in zone spesso rischiose, nella preziosa opera di cooperazione e di aiuto allo sviluppo.
    Di tre italiani, padre Paolo Dall’Oglio, Giovanni Lo Porto e Ignazio Scaravilli non si hanno notizie in terre difficili e martoriate. A loro e ai loro familiari va la solidarietà e la vicinanza di tutto il popolo italiano, insieme all’augurio di fare presto ritorno nelle loro case.
    Onorevoli Parlamentari, Signori Delegati,Per la nostra gente, il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo.
    Mi auguro che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia, i volti degli italiani:il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi.
    i volti preoccupati degli anziani soli e in difficoltà il volto di chi soffre, dei malati, e delle loro famiglie, che portano sulle spalle carichi pesanti.
    Il volto dei giovani che cercano lavoro e quello di chi il lavoro lo ha perduto.
    Il volto di chi ha dovuto chiudere l’impresa a causa della congiuntura economica e quello di chi continua a investire nonostante la crisi.
    Il volto di chi dona con generosità il proprio tempo agli altri.
    Il volto di chi non si arrende alla sopraffazione, di chi lotta contro le ingiustizie e quello di chi cerca una via di riscatto.
    Storie di donne e di uomini, di piccoli e di anziani, con differenti convinzioni politiche, culturali e religiose.
    Questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale. Un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace.
    Viva la Repubblica, viva l’Italia!