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    Torna la legge sul fine vita alla Camera ma incombe il referendum

       La legge sul suicidio assistito torna in Aula alla Camera, dove il 13 dicembre scorso il provvedimento di attuazione della sentenza della Corte costituzionale è stato incardinato. Oggi pomeriggio si inizierà a discutere e forse già a votare sugli oltre 200 emendamenti, suddivisi tra quelli del centrodestra – la maggior parte – che mirano a restringere le maglie della legge, e quelli di quanti invece vogliono allargarle, avvicinando l’esito del provvedimento al quesito del referendum sull’eutanasia su cui la Corte costituzionale si pronuncerà la prossima settimana. Proprio tale pronunciamento incombe sulla proposta di legge che comunque non riuscirà ad essere approvata in settimana.    La proposta giunta in Aula dopo l’approvazione delle Commissioni Giustizia e Affari sociali, è un testo unificato di diverse proposte di legge redatto dai relatori Alfredo Bazoli (Pd) e Nicola Provenza (M5s) e a sua volta modificato con l’approvazione di diversi emendamenti del centrodestra. Il testo recepisce le condizioni indicate dalla Corte costituzionale nella sentenza del novembre 2019, quando ha parzialmente depenalizzato l’aiuto al suicidio nella sentenza riguardante Fabiano Antoniani, Dj Fabo, e Marco Cappato. Nonostante l’accoglimento di diversi propri emendamenti significativi, il centrodestra rimane sostanzialmente contrario perché teme che la legge inneschi una “deriva” simile a quella del Belgio o dell’Olanda: “Nei Paesi Bassi – ha detto nella discussione generale Martina Parisse (Ci) – si è passati in 30 anni dall’eutanasia per i malati terminali all’eutanasia per i malati cronici, dai malati affetti da patologie fisiche ai malati mentali e agli anziani stanchi di vivere”. Sul fronte opposto ci sono alcuni emendamenti di Riccardo Magi, di Nicola Fratoianni e di alcuni ex M5s guidati da Doriana Sarli, che mirano ad allargare le condizioni di accesso al suicidio assistito fino a fare coincidere l’esito della legge con quello del referendum sull’eutanasia: nella legge in esame infatti – sostenuta da M5s, Pd e Leu – si può accedere al suicidio assistito in ospedale alle sole condizioni indicate dalla Consulta: che il richiedente abbia una malattia o una condizione non curabile, che provochi una sofferenza non sopportabile, che abbia già beneficiato delle cure palliative e che sia in grado di intendere e volere.    Quest’ultima condizione sarebbe invece l’unica richiesta nella normativa risultante dal referendum sull’eutanasia, sempre che la Corte costituzionale lo ammetta. Secondo alcuni giuristi, infatti, come l’ex presidente della Consulta Giovanni Maria Flick, la legge risultante dal referendum sarebbe in contrasto con la sentenza del 2019 della stessa Corte sulla vicenda Dj-Fabo-Cappato. In casa Lega c’è una certa preoccupazione in materia: il Partito di Matteo Salvini è contrario sia alla legge sul suicidio assistito sia al referendum sull’eutanasia, ma al di là del merito, se esso venisse ammesso insieme ai referendum della stessa Lega e del Partito Radicale sulla giustizia, potrebbe finire per danneggiarli. Di qui il suggerimento di alcuni esponenti della Lega (ma non accolto dai vertici) di favorire l’approvazione da parte della Camera in prima lettura della legge sul suicidio assistito, sperando che la Corte respinga il referendum sull’eutanasia visto che il Parlamento sta legiferando. 

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    Covid: alla Camera servirà il Green pass rafforzato

    (ANSA) – ROMA, 08 FEB – Via libera della conferenza dei capigruppo di Montecitorio alla proposta del presidente Roberto Fico di estendere anche alla Camera l’obbligo di green pass rafforzato. La decisione verrà ratificata domani dall’Ufficio di presidenza. (ANSA).   

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    In Veneto arriva legge per parità retribuzioni uomo/donna

    (ANSA) – VENEZIA, 08 FEB – Il Consiglio regionale del Veneto
    ha approvato all’unanimità una legge per favorire pari
    retribuzioni tra donne e uomini e per sostenere l’occupazione
    femminile. Il testo presentato dai consiglieri regionali di
    opposizione ha trovato la convergenza di tutte le forze
    politiche. La legge stanzia 100mila euro per interventi che
    premino le aziende che aiutano e favoriscono il lavoro e la
    carriera delle donne e per impostare campagne e azioni pubbliche
    a sostegno dell’occupazione femminile. La Regione dovrà
    istituire il Registro delle imprese virtuose in materia
    retributiva di genere, al quale potranno iscriversi imprese
    pubbliche e private, compresi i liberi professionisti.   
    L’iscrizione al Registro consentirà alle imprese di accedere
    ad agevolazioni e benefici economici, oltre che al conseguente
    beneficio ‘reputazionale’. Specifici benefici economici saranno
    previsti per le aziende che assumono donne vittime di violenza o
    di ‘tratta’. (ANSA).   

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    >ANSA-INTERVISTA/ 'Per la pace in Medioriente serve coraggio'

    (di Lorenzo Trombetta)
    (ANSAMed) – BEIRUT, 08 FEB – Con “un atto di coraggio” le
    autorità libanesi e israeliane possono avviare un “processo di
    pace” senza precedenti che coinvolga il Medio Oriente a partire
    dal sud del Libano: è l’auspicio espresso oggi dal generale
    italiano Stefano Del Col, il cui mandato scade a fine mese dopo
    quasi 4 anni trascorsi come comandante e capo missione del
    contingente Onu (Unifil), schierato in Libano a ridosso della
    Linea Blu di demarcazione con Israele.   
    Il generale spagnolo Aroldo Lazaro Saenz è stato nominato nei
    giorni scorsi successore di Del Col. Ma il generale italiano
    rimane finora il più longevo dei comandanti e capi missione di
    Unifil da quando i compiti del contingente, di cui fanno parte
    un migliaio di soldati italiani e che è presente nella regione
    dal 1978, sono stati ampliati in seguito alla guerra tra Israele
    e Hezbollah nell’estate del 2006.   
    “L’inizio del mio mandato non è stato semplice”, ricorda Del
    Col durante una conversazione con l’ANSA dal suo ufficio nella
    base di Naqura, quartiere generale di Unifil all’estremo sud del
    paese.   
    Il suo incarico è cominciato nell’agosto del 2018: “Appena
    sono arrivato ho dovuto affrontare la questione dei tunnel
    sotterranei di Hezbollah che, in tre casi, violavano la Linea
    Blu. E questo ha scatenato l’operazione militare israeliana”.   
    “Sin da subito ho fatto di tutto perché la situazione nel
    sud del Libano fosse sufficientemente stabile – afferma Del Col
    – perché si dia spazio alle parti di dialogare politicamente e
    in maniera efficace”.
    Per mantenere questa stabilità, afferma, serve prima di
    tutto “evitare le violazioni” della Linea Blu, quella linea
    tracciata nel 2000 dopo il ritiro di Israele dal Libano dopo più
    di vent’anni di occupazione. Quasi ogni giorno Israele viola lo
    spazio aereo libanese, e periodicamente ci sono lanci di razzi
    dal territorio libanese verso Israele.   
    “Per evitare le violazioni serve un maggior controllo della
    Linea Blu”, insiste il generale italiano che ricorda come questa
    non sia però un confine riconosciuto internazionalmente. Ci sono
    infatti tredici punti lungo la Linea Blu dove le autorità
    libanesi e il partito armato sciita libanese Hezbollah
    filo-iraniano non riconoscono la legittimità della presenza
    israeliana.   
    La situazione rimane in un precario equilibrio. “Ora lascio
    il sud del Libano stabile – afferma Del Col – ma servirebbe un
    atto di coraggio per definire al meglio la Linea Blu e dare così
    un segnale di speranza alle popolazioni di entrambe le aree
    perché possa esserci un processo di pace. Questo non dipende da
    Unifil ma dalle dirigenze dei rispettivi paesi”, afferma.   
    E sulle concrete prospettive di pace in un contesto di
    normalizzazione dei rapporti tra Israele e altri paesi arabi,
    come gli Emirati, Del Col risponde: “In Libano c’è un partito
    come Hezbollah e un processo di normalizzazione con Israele è
    impossibile da pensare. Ho notato invece che Israele vorrebbe
    una sorta di normalizzazione. Certamente – aggiunge – gli
    israeliani ripetono che se vengono attaccati, risponderanno”.
    Proprio oggi a Beirut è giunto il mediatore americano Amos
    Hochstein che segue il dossier delle trattative tra Israele e
    Libano per la spartizione delle zone marittime ricche di gas
    naturale. E’ una questione distinta dal lavoro di Unifil Del Col
    conferma che “per ora non ci sono state richieste al contingente
    Onu di sostenere logisticamente incontri faccia a faccia tra
    israeliani e libanesi. Probabilmente – dice il generale –
    Hochstein farà la spola tra i due Paesi”. (ANSAMed).   

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    La tutela dell'ambiente entra in Costituzione. Cingolani:'Svolta epocale'

    La tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi entra in Costituzione. L’Aula della Camera ha definitivamente approvato la proposta di legge costituzionale che modifica in tal senso due articoli della Carta, il 9 ed il 41. Il testo, alla seconda lettura alla Camera, è passato a Montecitorio con 468 voti a favore, un contrario e sei astenuti.    Il Senato lo aveva approvato con la maggioranza dei due terzi lo scorso 3 novembre. Di conseguenza, entra subito in vigore e non è sottoponibile a referendum.
    Gli astenuti erano tutti di Fdi. In dichiarazione di voto, Emanuele Prisco aveva annunciato che il suo partito aveva lasciato libertà di coscienza ai suoi deputati. Il voto finale è stato salutato da un lungo applauso dell’Assemblea di Montecitorio.
     “Questo voto del Parlamento segna una giornata epocale: testimonio qui la presenza del governo che crede in questo cambiamento, grazie al quale la nostra Repubblica introduce nei suoi principi fondanti la tutela dell’ambiente”. Così il ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, commenta a Montecitorio l’imminente voto della Camera che introduce la tutela dell’ambiente in Costituzione.  
    “Grande soddisfazione per l’ok del Parlamento alla modifica della Costituzione con inserimento della tutela dell’ambiente e del principio di giustizia intergenerazionale”. Lo afferma il ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili (Mims), Enrico Giovannini che come previdente dell’Asvis era stato tra i promotori dell’inserimento della norma nella Carta Costituzionale. “Il Mims – afferma il ministro – sta già andando nella direzione dello sviluppo sostenibile, come il cambio del nome del Ministero dimostra. Lavoriamo per rendere infrastrutture e mobilità più sostenibili e resilienti per questa e per le future generazioni”.

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    M5s, Grillo: 'La situazione è complicata, ma le sentenze si rispettano'

    “A seguito dell’Ordinanza del Tribunale di Napoli”, “ha acquisito reviviscenza lo Statuto approvato il 10 febbraio 2021. Le sentenze si rispettano. La situazione, non possiamo negarlo, è molto complicata”. Lo scrive sui social Beppe Grillo in riferimento alla situazione del Movimento 5 Stelle.
    “In questo momento non si possono prendere decisioni avventate. Promuoverò un momento di confronto anche con Giuseppe Conte.Nel frattempo, invito tutti a rimanere in silenzio e a non assumere iniziative azzardate prima che ci sia condivisione sulla strada da seguire”, ha scritto Grillo sui suoi canali social facendo riferimento alla situazione dei 5 Stelle.
    Intanto Giuseppe Conte, secondo quanto si apprende, ha disdetto la sua partecipazione – prevista questa sera – a Porta a Porta. 
    Un partito a guida congelata. Tecnicamente esce così il M5s dalla decisione del Tribunale di Napoli che ha disposto la sospensione dello statuto ratificato il 3 agosto e la nomina di Giuseppe Conte come presidente, arrivata due giorni dopo. Una novità che accelera le spinte caotiche interne al Movimento (e aumenta le preoccupazioni degli alleati dem), dove da settimane si assiste a uno scontro totale fra Luigi Di Maio e lo stesso Conte che, però, ovviamente continua a tenere il volante stretto fra le mani: “La mia leadership non dipende dalle carte bollate”. E annuncia a stretto giro una nuova votazione sulle modifiche allo statuto, già necessarie dopo la bocciatura di dicembre della Commissione di garanzia per gli statuti e la trasparenza dei partiti politici, aprendo la consultazione anche agli iscritti con meno di sei mesi di anzianità, ossia il vulnus su cui si basava il ricorso vinto a Napoli da tre attivisti.

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    Doppio cognome negato a figlio due madri, Torino si appella

    (ANSA) – TORINO, 08 FEB – Il Comune di Torino si è
    costituito in giudizio in appello contro la decisione del
    Tribunale che ha negato il doppio cognome al figlio di due
    madri, ritenendo la richiesta basata su un atto amministrativo
    giudicato illegittimo. Ad annunciarlo il sindaco Stefano Lo
    Russo che rilancia la questione politica del riconoscimento dei
    figli delle coppie omogenitoriali. “Il Parlamento legiferi –
    sottolinea – non è da Paese civile scaricare un diritto sulle
    decisioni di sindaci e tribunali, questo produce differenze e
    discriminazioni. Il quadro normativo è in ritardo rispetto alla
    società”. L’udienza è fissata il 18 febbraio.   
    Al momento, a Torino, sono 79 i bambini di coppie
    omogenitoriali iscritti all’anagrafe. Il primo, nel 2018, era
    stato il figlio dell’attuale assessora Chiara Foglietta. “Non
    condividiamo per nulla l’impostazione che i tribunali stanno
    iniziando a dare – aggiunge Lo Russo – noi rivendichiamo con
    forza e determinazione la posizione della Città che non è solo
    politicamente netta e chiara ma lo è anche dal punto di vista
    delle legittimità amministrativa”. Per il sindaco “questo è un
    Paese in ritardo strutturale su temi importanti come questo, c’è
    un Parlamento pigro su queste questioni e lo sollecitiamo a
    legiferare in materia”. (ANSA).   

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    Cartabia a Palazzo Chigi, incontro sulla riforma del Csm

     La ministra della Giustizia Marta Cartabia ha avuto un incontro di approfondimento sulla riforma del Csm.  E’ stata prima a colloquio con il sottosegretario alla presidenza, Roberto Garofoli, poi con il presidente del Consiglio, Mario Draghi.Sono due i principali nodi della riforma del Csm, pronta da dicembre, ma poi rimasta ferma a Palazzo Chigi, che ora sembra invece deciso ad accelerare. Riguardano la legge elettorale e le regole per fermare le porte girevoli tra politica e giustizia. Sono i temi più spinosi su cui sembra più difficile trovare un accordo. Lo scoglio maggiore è rappresentato dal sistema elettorale, che è anche la questione più urgente. A luglio sono previste le elezioni per il rinnovo del Csm. E occorre far presto per evitare che si vada al voto (ma già si ipotizza uno slittamento a settembre) con le stesse regole che hanno favorito lo strapotere delle correnti e le loro degenerazioni, all’origine degli scandali che hanno travolto la credibilità della magistratura. Se sull’obiettivo sono tutti d’accordo, come raggiungerlo è invece un tema che divide non solo i partiti della maggioranza ma anche la stessa magistratura che, proprio per le lacerazioni interne, non è stata in grado di presentare una proposta alternativa a quella presentata a dicembre della ministra della Giustizia Marta Cartabia: un sistema elettorale maggioritario binominale a preferenza unica, con un correttivo che premia i “migliori terzi”, per assicurare la presenza delle minoranze. Una parte della maggioranza è contraria, a partire da Forza Italia che preme invece per il “sorteggio temperato” e che non ha modificato la sua posizione nemmeno quando la ministra ha proposto l’aumento del numero dei consiglieri (i laici passerebbero da 8 a 10, i togati da 16 a 20) come ulteriore strumento per tutelare le minoranze. Il sistema maggioritario non piace nemmeno alla maggioranza delle toghe, che con un referendum di scarsa partecipazione si è espressa a favore del proporzionale e contro il sorteggio (2.470 i no a fronte di 1.787 sì). Posizioni distanti tra i partiti anche sullo stop definitivo alle porte girevoli tra toghe e politica. Se i 5S insistono perchè venga mantenuta la scelta già contenuta nella riforma Bonafede, con l’impossibilità di tornare in magistratura alla fine di un mandato politico, perplessità e resistenze ci sono in altre forze della maggioranza, a cominciare dal Pd. Su tutto pesa poi l’incognita dei referendum sulla giustizia voluti dalla Lega e dai Radicali e sulla cui ammissibilità si pronuncerà il 15 la Corte costituzionale.