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    Letta, sostegno agli ucraini ma l'Italia non è in guerra

    “Io mi sento di chiedere ai leader europei, ai leader dei nostri Paesi di essere uniti e determinati e se lo saranno io sono convinto che la strategia folle di Putin si fermerà. L’Europa è portatrice di pace, l’Italia non è in guerra. Noi sosteniamo la libertà degli ucraini. Domenica sarò accanto alla comunità ucraina che protesterà e credo sia un fatto importante un messaggio forte. Con tutti i nostri sindaci, amministratori locali, con tutte le nostre sezioni stiamo sostenendo gli aiuti umanitari”. Lo dice il segretario del Pd Enrico Letta in un punto stampa al Parlamento Ue.
    “I nostri Paesi non sono in guerra con la Russia. E’ importante ribadirlo e dirlo con grande forza. La Russia non è Putin, i russi non sono nostri nemici. E’ molto importante dirlo per evitare che si entri in una spirale dalla quale è molto difficile poi uscire”, spiega Letta. “Credo che la giornata del discorso di Zelensky al Parlamento abbia rappresentato una svolta nella storia europea consegnando all’Europarlamento quello che è sempre stato il sogno di Sassoli, fare del Parlamento Ue la casa della democrazia. Bisogna continuare sulla strada del sostegno. Sono i leader europei che hanno in mano l’agenda e la strategia”; spiega ancora il leader dei Dem. “Noi vogliamo la libertà degli ucraini. Stiamo sostenendo l’accoglienza dei profughi, stiamo lavorando per l’invio di medicinali e tende soprattutto” importanti soprattutto “per i bambini e le donne che stanno fuggendo da questa assurda guerra”, continua Letta che invita ad ascoltare le parole di Papa Francesco e il suo appello per la pace. 
    “Non sono preoccupato per la tenuta dell’esecutivo perché chiunque aprisse una crisi di governo ora sarebbe considerato un folle. Vedo ultimatum sul catasto, sulla delega fiscale…è surreale. La nostra gente è angosciata per la guerra. È il momento dell’unità del Paese attorno al governo Draghi”. Lo dice il leader del Pd Enrico Letta in un punto stampa al Parlamento Ue.
    “L’Europa oggi è unita come non lo è mai stata ma è anche il momento in cui deve fare dei passi avanti decisivi sull’energia, la difesa e in materia economica e sociale. Io sono fermamente convinto che questo sia il momento per fare l’Europa dell’energia, l’autosufficienza energetica dell’Europa vuol dire libertà”, ha detto inoltre il segretario del Pd.    

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    Ucraina: parroco, “lotta tra bene e male,chi difende è bene”

    (ANSA) – ANCONA, 03 MAR – In Ucraina “è una lotta fra il
    bene e il male e chi difende sta dalla parte del bene”. Parole
    di don Mihajlo Korceba, parroco della chiesa di San Paolo
    Apostolo di Ancona, guida della comunità ucraina nel capoluogo.   
    Nato in Serbia, ma con nonni ucraini, è stato “sommerso dagli
    aiuti” inviati dai cittadini anconetani. “Ci sentiamo in dovere
    di sostenere tutti quelli che stanno soffrendo la guerra –
    afferma – e che stanno combattendo per la propria libertà. Ci
    arrivano messaggi, chiedono le nostre preghiere perché si
    sentono più forti: parliamoci chiaro, è una lotta fra il bene e
    il male e chi difende sta dalla parte del bene”.   
    “C’è tanta solidarietà, ad Ancona e nelle Marche – spiega
    parlando della raccolta di indumenti e medicinali destinata ai
    profughi -: è partito tutto dai cittadini ucraini che vivono e
    lavorano qua, quando si è sparsa la voce tutta la città di
    Ancona ha riempito i centri di raccolta, e anche nella nostra
    parrocchia siamo stati sommersi dagli aiuti. Anche la chiesta
    ucraina in Italia si sta organizzando con vari punti di
    raccolta, – riferisce il parroco – con tir che partiranno appena
    riempiti alla volta del Paese assediato dalla Russia”. “Gli
    ucraini? Non si arrendono e non si arrenderanno mai – dice don
    Mihajlo -, non c’è questa possibilità come Putin poteva pensare
    potesse accadere”. (ANSA).   

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    Aut aut di Draghi sul catasto

    Non decolla la trattativa dentro la maggioranza per superare il nodo del catasto: secondo quanto si apprende da più fonti parlamentari Forza Italia non ha ancora formalizzato, come si era invece impegnata a fare, una proposta di emendamento che riformuli il testo della delega fiscale e superi la richiesta, firmata inizialmente da tutto il centrodestra, di stralciare dalla delega l’articolo 6 sulla riforma del catasto. “Siamo ancora in alto mare” e questo “non è un buon segno”, osservano dagli altri partiti di maggioranza. La commissione, secondo gli accordi presi nel pomeriggio, in ogni caso dovrebbe iniziare a votare partendo dal catasto.
    O passa la riforma del catasto, o il governo è arrivato al capolinea: Mario Draghi lo aveva detto alla sua maggioranza due settimane fa, siamo qui per fare determinate cose, altrimenti non si va avanti. E alla prima occasione utile è passato dalle parole ai fatti, mettendo i partiti che lo sostengono di fronte al bivio. Soprattutto Lega e Fi, in bilico tra spaccare la maggioranza o spaccare il centrodestra.    La scelta dell’esecutivo di andare all’affondo sulla delega fiscale sorprende un po’ anche la maggioranza, e irrita l’ala più “governista” del centrodestra, perché il catasto è materia incandescente e si rischia davvero, mentre gli occhi del mondo sono puntati sulle bombe di Mosca su Kiev, che a Roma si consumi lo strappo. Sulle tasse sulla casa.    Per Palazzo Chigi il passaggio è dirimente: la mappatura del catasto “deve passare”, è il messaggio inviato alle forze politiche, tramite la sottosegretaria al Mef Maria Cecilia Guerra. “Se l’articolo 6 non viene approvato si ritiene conclusa l’eperienza di governo” dice quindi in modo insolitamente ultimativo in commissione Finanze la sottosegretaria di Leu, dopo che la richiesta avanzata la sera prima ai partiti di ritirare tutti gli emendamenti sul catasto è andata a vuoto. In commissione scoppia il caos. La Lega, resta ferma sullo stalcio.    Gli altri partiti del centrodestra, ma anche qualche deputato del gruppo Misto, lamentano una questione di metodo, e leggono come una ingerenza eccessiva la presenza del consigliere di Draghi, Francesco Giavazzi, alle riunioni tra maggioranza e governo. M5S e Pd sposano la linea dell’esecutivo e invitano a trovare una soluzione.     Il voto viene rinviato. Ma la partita ora di fatto è tutta in mano a Matteo Salvini. E al partito di Silvio Berlusconi, che sulle tasse sulla casa ha costruito per anni le sue campagne politiche.    Il leader della Lega tace, “se ne occupano i gruppi parlamentari, io mi sto occupando di altro”, si limita a dire in mattinata. Ma la preoccupazione c’era già ieri, tanto che aveva citato proprio il catasto durante il suo intervento in Aula al Senato. In attesa della proposta di Forza Italia, che aveva dato il suo via libera in Cdm, anche Maurizio Lupi toglie la firma di Noi con l’Italia dall’emendamento soppressivo sottoscritto da tutto il centrodestra. Giorgia Meloni definisce intanto “gravissimo” che il governo voglia fare votare il Parlamento “a scatola chiusa” e invita i colleghi del centrodestra in maggioranza a “riflettere”. Che l’aut aut del governo sia “gravissimo” lo dicono anche i deputati leghisti, che pure concedono una chance al tentativo di Forza Italia di rimettere mano al testo per chiarire in modo ancora più esplicito che dalla revisione della mappatura catastale non deve derivare alun aumento delle tasse. Nella proposta di Fi ci dovrebbe essere anche quella di specificare il coinvolgimento dell’Anci e delle associazioni di categoria (Confedilizia si batte fin dal primo giorno chiedendo lo stralcio). Ma a sera il tentativo non sembra decollare.    Mentre la maggioranza è appesa a un filo alla Camera, a Palazzo Chigi si cerca di evitare una replica al Senato, quando si tratterà di affrontare la legge sulla concorrenza. Il sottosgretario Roberto Garofoli, con i ministri Giorgetti e D’Incà, incontrano i capigruppo e condividono la road map per portare a casa, entro fine giugno, il via libera del Parlamento.    Un metodo che sembra essere stato apprezzato da tutti i partiti, Lega compresa.    Intanto va superato lo stallo sulla delega fiscale, che durava già da più di un mese. I circa 400 emendamenti erano stati depositati pochi giorni prima dell’avvio del voto per il Quirinale. Poi la corsa al Colle, e gli strascichi che aveva lasciato, avevano messo ancora in stand by il dossier. Una riunione maggioranza-governo, appena prima che scoppiasse il caso del decreto Milleproroghe che aveva fatto infuriare il premier, non aveva ottenuto risultato alcuno. Nel mezzo la situazione ucraina è precipitata e mentre al fisco nessuno quasi pensava più è arrivata l’unità nazionale contro la guerra. Per stare nei tempi, dice chi ha parlato col premier, era necessario accelerare. Anche perché dopo diversi tentativi falliti – l’ultimo lo bloccò Matteo Renzi nel 2015 – la revisione del catasto adesso va fatta. “Ora o mai più”, dice chi ha parlato con il premier. Anche perché, osserva un ministro, “se non la fa questo governo non si farà mai”.

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    Ucraina: Italia cede quota delle scorte petrolifere per ridurre il picco di prezzi

    Il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha dato il via libera all’adesione dell’Italia alla proposta, su base volontaria, di rilascio coordinato di una quota delle proprie scorte petrolifere promossa dall’Iea, l’Agenzia internazionale dell’Energia, con un contributo di 2,041 milioni di barili – pari a 68,7 barili al giorno per 30 giorni – con l’obiettivo di ridurre il picco di prezzi a cui stiamo assistendo a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. La decisione arriva a conclusione della riunione straordinaria della Iea di cui l’Italia fa parte insieme ad altri 30 paesi.
    Per l’Italia, rende noto il ministero della Transizione ecologica, si tratta di circa 277mila tonnellate di greggio che comprendono, oltre alla quantità standard stabilita, anche un ulteriore 25% a copertura della quota di quei paesi che non hanno aderito. Parte dei 60 milioni totali di barili messi a disposizione potrà essere indirizzata verso l’Ucraina come aiuto concreto anche sul fronte energetico.    

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    Bandiera pace e fiaccole per Ucraina davanti Basilica Assisi

    (ANSA) – ASSISI (PERUGIA), 02 MAR – Una grande bandiera con i
    colori dell’iride, illuminata dalle fiaccole, è stata dispiegata
    davanti all’ingresso della Basilica Inferiore di Assisi per
    chiedere la pace in Ucraina. Una manifestazione promossa dal
    Comune e dalla Tavola per la pace insieme alle Famiglie
    francescane.   
    In tanti, religiosi e non, hanno partecipato all’iniziativa.   
    Con loro diversi sindaci con la fascia tricolore. A prendere la
    parola, tra gli altri, Stefania Proietti, sindaco di Assisi e
    presidente della Provincia di Perugia, e il promotore della
    marcia della pace Flavio Lotti.   
    “Siamo qui a manifestare per la pace – ha detto Proietti – e
    ci sentiamo vicini ai sindaci delle citta ucraine colpite. Siamo
    in oltre 350 in questa piazza, anche una luce che ci accende
    nella notte può dare vita alla speranza”.   
    “La vita delle persone, compresi donne e bambini, ha meno
    valore di equilibri geopolitici, di affermate garanzie
    strategiche” ha sottolineato il custode del Sacro Convento di
    Assisi fra Marco Moroni in un messaggio sul sito “San
    Francesco”. (ANSA).   

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    Decreto Covid: approvato al Senato con 193 sì, è l'ok definitivo

    Il Senato dà il via libera definitivo alla conversione in legge del decreto Covid che disciplina, tra l’altro, l’obbligo vaccinale nei luoghi di lavoro e nelle scuole. Il provvedimento, su cui il governo ha posto la questione di fiducia, è stato approvato con 193 voti favorevoli, 35 contrari e nessun astenuto. Presenti alla votazione 229 senatori, votanti 228.       

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    Ucraina: ex combattente anti-Isis, non mi unirò a Legione

    (ANSA) – SENIGALLIA, 02 MAR – Non intende aderire alla
    Legione Internazionale di Difesa Territoriale dell’Ucraina,
    unità di volontari stranieri annunciata dal presidente ucraino
    Zelensky per combattere al fianco delle forze nazionali contro
    le milizie russe, il “combattente” Karim Franceschi, classe
    1989, l’attivista di Senigallia (Ancona), che nel 2015 e nel
    2016 andò in Siria a sfidare l’autoproclamato Stato Islamico
    arruolandosi nell’Unità di Protezione Popolare (Ypg). Aveva
    combattuto assieme ai curdi e ai siriani, prima a Kobane e poi a
    Raqqa. Franceschi, uno dei pochissimi italiani a recarsi in
    Siria contro l’Isis, ha detto all’ANSA che non parteciperà ad
    alcuna azione militare in Ucraina. “La situazione è complessa –
    ha spiegato – perché tra queste brigate internazionali ci sono
    diversi miliziani volontari che si rifanno a ideologie di
    estrema destra, quando non dichiaratamente neonazisti. Lo stesso
    nome scelto, ‘legione’, mi preoccupa molto, anche perché in esso
    sono confluiti tanti militari che si rifanno alla supremazia
    bianca propagandata dal Battaglione Azov che era già operativo
    nel 2014 e da altre formazioni paramilitari. Tante persone, come
    me, che hanno preso parte ai combattimenti tra le file dell’Ypg
    – ha aggiunto -, stanno prendendo le distanze da questi soldati
    che da tempo diffondono il loro messaggio anche attraverso delle
    piattaforme messe loro a disposizione. E’ ovvio che non tutte le
    milizie ucraine sono affini a queste personalità neonaziste, ma
    il non averle messe al bando in qualche modo le ha legittimate”.   
    (ANSA).   

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    Ucraina da casetta sisma Norcia, mio Paese entri in Ue

    (ANSA) – NORCIA (PERUGIA), 02 MAR – “Da Norcia, dalla città
    di San Benedetto, chiedo che il mio Paese venga ammesso
    nell’Unione europea”: è l’appello che Nataliya Tetyuk, ucraina
    di Ternopil, da 20 anni in Italia, lancia dalla sua casetta Sae
    dove vive, assieme al marito Antonio, dal 2017, dopo che il
    sisma un anno prima aveva distrutto la loro abitazione. Un
    appello che parte proprio dalla città del santo patrono del
    continente. “Per l’Ucraina entrare in Europa è l’unica strada
    per la salvezza, indietro non si torna”, aggiunge la donna.   
    “Come si sopravvive al terremoto, al Covid e ora alla guerra?
    Con coraggio e amore”, dice Nataliya all’ANSA. “Vedere le
    immagini del mio Paese bombardato mi provoca dolore e mi
    spaventa per mia mamma, mia sorella, mia nipote che vivono
    ancora in Ucraina”, aggiunge. Raccontando che “mia mamma Dana ha
    deciso di restare dentro la sua casa e anche quando vengono
    azionate le sirene d’allarme non scende più in strada.   
    Fortunatamente ancora non stanno bombardando nella mia città”.   
    Nataliya spiega, inoltre, di essere “rimasta sorpresa dal
    mondo intero che si è schierato dalla parte della mia Ucraina,
    speriamo che sia sufficiente a far fermare Putin”. (ANSA).