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    Ucraina: Marche pronte a assistenza e solidarietà concreta

    (ANSA) – ANCONA, 07 MAR – “Le Marche sono pronte a fornire
    assistenza e solidarietà concreta ai cittadini ucraini in fuga
    dalla guerra”. In base all’ordinanza n. 872 del Capo
    Dipartimento della Protezione Civile nazionale, recepita da
    tutte le Regioni, che individua nei presidenti delle giunte
    regionali i Commissari per l’attuazione delle disposizioni
    urgenti che riguardano l’accoglienza, il soccorso e l’assistenza
    alla popolazione ucraina, il presidente della Regione Marche
    Francesco Acquaroli, in accordo l’assessore alla Protezione
    Civile Stefano Aguzzi, ha firmato il decreto che nomina come
    responsabile per coordinare il gruppo di lavoro il dirigente
    della Protezione Civile delle Marche Stefano Stefoni.   
    “E’ urgente adesso – spiega l’assessore Aguzzi – creare il
    gruppo di lavoro, che interesserà numerosi dipartimenti della
    Regione Marche, Anci e Prefetture: il responsabile della
    Protezione civile regionale predisporrà un atto deliberativo a
    questo scopo che sarà portato in giunta mercoledì pomeriggio”.   
    La Regione si è attivata già per portare aiuti e organizzare
    l’accoglienza di eventuali profughi: “un primo camion di
    medicinali e apparecchiature sanitarie è partito venerdì e un
    altro diretto al confine polacco partirà nei prossimi giorni.   
    Fino alla fine di marzo è attivo il Covid hotel di Porto
    Sant’Elpidio (Fermo). Al cessare dello stato di emergenza
    pandemica, – riferisce – i profughi che dovessero risultare
    positivi al loro arrivo o che necessitassero di una quarantena
    verranno ospitati in un’altra struttura alberghiera. Abbiamo già
    contattato a tal proposito l’associazione albergatori”. (ANSA).   

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    Lungo il confine, la Polonia rafforza le difese

     Al valico di frontiera di Medyka avviene tutto, quasi tutto, alla luce del sole: le tv di mezzo mondo trasmettono in diretta 24 ore al giorno il flusso costante e inarrestabile di donne e bambini che attraversano il confine a piedi, la prima assistenza umanitaria, le file di chi ritorna in Ucraina per portare medicinali, cibo o andare ad arruolarsi nella difesa territoriale. E lo stesso accade ai valichi di Korczowa, 30 chilometri più a nord, o a Hrebenne e Doruhusk, nella regione di Lubino. Ma il resto dei quasi 600 chilometri di confine tra Polonia e Ucraina è un’altra cosa: è il luogo dove i militari stanno lentamente ma inesorabilmente rafforzando il lato est dell’Alleanza Atlantica. E’ il luogo dove passano gli altri aiuti destinati all’Ucraina in guerra: le armi.    Basta lasciarsi alle spalle l’autostrada, la E40 che porta a Korczowa o la E372 che va dritta da Lubino a Hrebenne, le due principali vie d’accesso a Leopoli, e tutto cambia: un dedalo di stradine di campagna che finiscono in boschi a perdita d’occhio.    Poche case, qualche fattoria, sterrati che puntano dritti fino al confine. Per contare le macchine che passano in un’ora basta una mano. In compenso però, al decimo giorno di guerra al di là del confine, si vedono aggirarsi sempre più mezzi militari. E non solo da trasporto. Sono comparse anche le squadre antiterrorismo, a bordo di furgoni neri. Ai valichi dove passano i profughi ma anche lungo le strade di campagna. E gli incroci più importanti sono presidiati dalla polizia di frontiera. E’ vero che era atteso il segretario di Stato americano Antony Blinken al confine di Korczowa, ma non è solo quello il motivo.    Gli agenti sono quasi sempre gentili, ma la tensione gliela leggi negli occhi.

       D’altronde, la Polonia ha chiesto ufficialmente il rafforzamento del fianco orientale della Nato e la garanzia che gli alleati non si nascondessero. E l’ha ottenuta, a guardare cosa si muove lungo il confine. Nei giorni scorsi, inoltre, il ministro degli esteri ha annunciato che nel sud est del paese si sta provvedendo a creare un hub regionale che ha un compito specifico: raccogliere tutti gli aiuti militari indirizzati all’Ucraina e consegnarli in sicurezza al paese in guerra. Un hub che è di fatto già operativo nei pressi della città di Rzeszow, un’ottantina di chilometri dal confine: all’aeroporto di Jasionka venerdì sono atterrati tre aerei militari nel giro di un quarto d’ora; il giorno dopo altri due e altrettanti sono ripartiti. Ai margini dello scalo c’è una zona recintata dove una trentina di tende mimetiche nascondo chissà cosa. Inutile chiedere, ovviamente. Quel che è certo è che qui ci sono gli americani: avrebbero già consegnato il 70% delle armi promesse nel pacchetto di aiuti da 350 milioni di dollari e venerdì il capo di stato maggiore congiunto delle forze armate Usa Mark Milley si è presentato in Polonia per vedere di persona come stessero andando le operazioni di trasferimento e incontrare il personale di ben 22 paesi che stanno lavorando attivamente per scaricare le armi e consegnarle al di là del confine.

        Non sono però solo i militari a prepararsi. Perché tutti qui attendono l’onda dei profughi. Venerdì c’è stato il record, 106mila in un giorno; dall’inizio della guerra ne sono passati 800mila. Ma nessuno crede davvero che i colloqui possano portare a qualcosa di concreto, almeno per il momento. Dunque sulla Polonia si riverseranno milioni di persone. Il governo, raccontano fonti italiane, sta attrezzando palazzetti dello sport, stadi e ogni possibile struttura in tutto il paese per fronteggiare i numeri previsti. Ma allo stesso tempo, però, ha rafforzato i controlli nei confronti di chi entra dall’Ucraina: la voce che girà è che i profughi che Lukashenko aveva ammassato al confine in autunno avrebbero capito che se riescono a mischiarsi con chi scappa dall’Ucraina non solo potrebbero entrare in Europa ma potrebbero anche ricevere la protezione temporanea. Il risultato è che dopo il viaggio estenuante per raggiungere il confine, donne e bambini continuano a rimanere in fila anche per giorni. Da qualche altra parte tra i boschi, si passa in un attimo. (ANSA). 

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    Ucraina: Papa, prevalga il negoziato, assicurare corridoi

    “In Ucraina scorrono fiume di sangue e di lacrime: non si tratta solo di un’operazione militare ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria”. Così il Papa. “Rivolgo il mio accorato appello perché si assicurino davvero i corridoi umanitari e sia garantito e facilitato l’accesso degli aiuti alle zone assediate per offrire il vitale soccorso ai nostri fratelli e sorelle oppressi dalle bombe e dalla paura. Ringrazio tutti coloro che stanno accogliendo i profughi. Soprattutto imploro che cessino gli attacchi armati e prevalga il negoziato, e prevalga il buon senso pure, e si torni a rispettare il diritto internazionale”, ha detto.
    “Le vittime sono sempre più numerose, così come le persone in fuga, specialmente mamme e bambini. In quel Paese martoriato cresce drammaticamente di ora in ora la necessità di assistenza umanitaria”, ha sottolineato papa Francesco all’Angelus.
    “La Santa Sede è disposta di fare del tutto, a mettersi in servizio per questa pace”, lo ha detto il Papa all’Angelus. “In questi giorni sono andati in Ucraina due cardinali, per servire il popolo, per aiutare – ha annunciato -: il cardinale Krajewski, elemosiniere, per portare gli aiuti ai più bisognosi, e il cardinale Czerny, prefetto ‘ad interim’ del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale”. “Questa presenza di due cardinali lì – ha aggiunto- è la presenza non solo del Papa, ma di tutto il popolo cristiano che vuole avvicinarsi e dire: ‘la guerra è una pazzia, fermatevi per favore, guardate questa crudeltà”.
    “E vorrei ringraziare anche le giornaliste e i giornalisti, che per garantire l’informazione mettono a rischio la propria vita. Grazie fratelli e sorelle per questo vostro servizio”, ha detto papa Francesco all’Angelus, applaudito dai fedeli, nel suo appello per l’Ucraina. “Un servizio – ha affermato – che ci permette di essere vicini al dramma di quella popolazione e ci permette di valutare la crudeltà di una guerra! Grazie, fratelli e sorelle”. “Preghiamo insieme per l’Ucraina, qui davanti abbiamo le sue bandiere. Preghiamo insieme, come fratelli, la Madonna Regina dell’Ucraina”, ha quindi aggiunto, recitando un’Ave Maria.
    Rispondere “alle tentazioni con la Parola di Dio, che dice di non approfittare, di non usare Dio, gli altri e le cose per sé stessi, di non sfruttare la propria posizione per acquisire privilegi. Perché la felicità e la libertà vera non stanno nel possedere, ma nel condividere; non nell’approfittare degli altri, ma nell’amarli; non nell’ossessione del potere, ma nella gioia del servizio”. E’ il messaggio, ha detto papa Francesco all’Angelus, dell’odierno Vangelo sulle tentazioni di Gesù nel deserto, in particolare di quella relativa al proprio “profitto”, “seducente”, ha spiegato, ma che “porta alla schiavitù del cuore: rende ossessionati dalla brama di avere, riduce tutto al possesso delle cose, del potere, della fama”. “E’ questo il nucleo delle tentazioni, il potere, la fama: è ‘il veleno delle passioni’ in cui si radica il male”, ha sottolineato. “Queste tentazioni – ha affermato il Pontefice – accompagnano anche noi nel cammino della vita. Dobbiamo vigilare – non spaventarsi, succede a tutti -, perché spesso si presentano sotto un’apparente forma di bene. Infatti, il diavolo, che è astuto, usa sempre l’inganno”. “Mai entrare in dialogo con il diavolo, è più astuto di noi. Arriva spesso ‘con gli occhi dolci’, ‘con il viso angelico’; sa persino travestirsi di motivazioni sacre, apparentemente religiose!”, ha avvertito Francesco. “Se cediamo alle sue lusinghe, finisce che giustifichiamo la nostra falsità, mascherandola di buone intenzioni – ha proseguito -: ‘Ho fatto affari strani, ma ho aiutato i poveri’; ‘ho approfittato del mio ruolo, ma anche a fin di bene’; ‘ho ceduto ai miei istinti, ma in fondo non ho fatto male a nessuno’, e così via”. “Per favore: con il male, niente compromessi! – ha quindi esclamato il Papa -. Col diavolo niente dialogo! Con la tentazione non si deve dialogare, non bisogna cadere in quel sonno della coscienza che fa dire: ‘in fondo non è grave, fanno tutti così’!”. “Questo tempo di Quaresima sia anche per noi tempo di deserto – ha aggiunto -. Prendiamoci degli spazi di silenzio e di preghiera, un pochettino, ci farà bene, durante i quali fermarci e guardare ciò che si agita nel nostro cuore. Facciamo chiarezza interiore, mettendoci davanti alla Parola di Dio nella preghiera, perché abbia luogo in noi una benefica lotta contro il male che ci rende schiavi, una lotta per la libertà”.    

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    Bennett vede Putin, chiama Zelensky e poi vola da Scholz

    È terminato al Cremlino il colloquio tra il presidente Vladimir Putin e il premier israeliano Naftali Bennett, volato a sorpresa in giornata a Mosca. L’incontro è durato circa 3 ore: sul tavolo, secondo fonti politiche riferite dai media, il conflitto in Ucraina, la situazione delle Comunità ebraiche a seguito del conflitto stesso e anche il possibile accordo a Vienna sul nucleare dell’Iran a cui – come è noto – Israele si oppone. Della visita in Russia – Bennett è il primo leader occidentale ad andare a Mosca dopo lo scoppio della guerra – Israele, secondo le fonti, ha avvisato in precedenza gli Usa, la Germania, la Francia ed è stato “in costante contatto” con l’Ucraina. Israele in questi giorni ha avuto una posizione ritenuta mediana: pur condannando, come ha fatto il ministro degli esteri Yair Lapid, l’invasione dell’Ucraina e votando contro all’Onu, Bennett ha sempre mantenuto il filo con Mosca con cui, tra l’altro, ha un coordinamento di sicurezza sulla Siria. 
    Il premier Naftali Bennett alla fine del colloquio di 3 ore con il presidente russo Vladimir Putin a Mosca sta volando per Berlino dove è atteso dal cancelliere tedesco Olaf Scholz. Lo dice la tv pubblica israeliana. Bennett e Scholz si erano già visti mercoledì scosro a Gerusalemme.
    Al termine del colloquio con Putin, Bennett ha telefonato da Mosca al presidente ucraino Zelensky. Lo riferiscono i media israeliani.    

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    E' morto l'ex ministro Antonio Martino

    E’ morto Antonio Martino, economista ed ex ministro della Difesa e degli Esteri nei governi Berlusconi. Martino aveva 79 anni ed è stato la tessera numero 2 di Forza Italia.
    Nato a Messina e figlio di Gaetano Martino, uno dei padri dell’Unione europea, Antonio Martino è stato docente di storia e politica monetaria alla facoltà di Scienze politiche de La Sapienza di Roma e poi Preside della facoltà di Scienze politiche della Luiss di Roma. Aderì a Forza Italia nel 1994: Silvio Berlusconi diceva spesso che l’economista aveva la tessera numero due del partito. I primi passi in politica li aveva compiuti con i liberali: nel dicembre ’88 era stato candidato di minoranza alla segreteria del Pli. Deputato per sei legislature, dal 1994 al 2018, a Chicago era stato allievo del premio Nobel per l’Economia Milton Friedman, il principale esponente della teoria economia del monetarismo, che su di lui ebbe una grandissima influenza. Martino si definiva “semplicemente liberale”, e riteneva che il fallimento delle politiche stataliste è dovuto a ragioni non solo tecnico-economiche, ma ancor prima etiche e filosofiche. Memorabili le sue divergenze, per la sua posizione liberista in economia, con l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti: più volte Martino lo accusò, anche in interventi a Montecitorio, di avere posizioni illiberali e anti-mercato.
    “Esprimo il mio profondo cordoglio per la scomparsa di Antonio Martino, economista di valore, uomo delle istituzioni e più volte ministro, coerente e determinato assertore dei valori dell’Occidente e della democrazia liberale”. Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
    “Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, esprime il suo più sentito cordoglio per la morte del Prof. Antonio Martino. Profondo conoscitore del pensiero liberale, ha portato i suoi valori e la sua visione del mondo al centro della vita intellettuale, politica e istituzionale italiana”. Si legge in una nota. “Ministro degli Affari Esteri e della Difesa, si è speso incessantemente per rafforzare i legami transatlantici dell’Italia e per anticipare l’abolizione della leva militare. Ai suoi cari le condoglianze mie e del Governo”, conclude Draghi.
    “Con Antonio Martino se ne va un amico carissimo, uno studioso illustre, un uomo libero. Con lui ho condiviso l’idea della nascita di Forza Italia, della quale ebbe la tessera numero due. Fu uno dei più apprezzati Ministri dei nostri governi, agli Esteri e alla Difesa, stimatissimo in tutti i contesti internazionali e soprattutto negli Stati Uniti, dove si era formato e dove era di casa”. Lo dichiara in una nota il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. “Figlio di Gaetano Martino, uno dei padri fondatori dell’Unione Europea, allievo e amico del premio Nobel Milton Friedman, liberale intransigente, liberista convinto, con il suo pensiero orientò e caratterizzò il programma di Forza Italia fin dal 1994. Con lui elaborai fra l’altro il nostro progetto di riforma fiscale, basato sulla flat tax. Me ne mancheranno i modi squisiti, le citazioni colte, l’ironia tagliente, la discrezione. Quella con cui scelse di farsi da parte da una politica attiva che in fondo non aveva mai amato, che intendeva come un dovere civile e morale, al servizio della libertà Anche in questo eravamo profondamente affini”, conclude.  
    “Se ne è andato Antonio Martino, uno dei fondatori di Forza Italia, ministro, protagonista della vita politica italiana, amico schietto e leale. Con lui ho condiviso tante battaglie. Un abbraccio alla sua famiglia. Ciao Antonio!”. Lo scrive su Twitter il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani.    

    Se ne è andato Antonio Martino, uno dei fondatori di @forza_italia, ministro, protagonista della vita politica italiana, amico schietto e leale. Con lui ho condiviso tante battaglie. Un abbraccio alla sua famiglia. Ciao Antonio!
    — Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) March 5, 2022

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    No a doppio cognome figlio 2 mamme, respinto ricorso Torino

    (ANSA) – TORINO, 04 MAR – No al doppio cognome per il figlio
    di due mamme. Anche la Corte d’appello di Torino segue la linea
    del Tribunale rigettando il ricorso presentato dal Comune che
    sosteneva la validità del percorso intrapreso di riconoscimento
    e trascrizione dei figli delle coppie omogenitoriali. “Abbiamo
    ricevuto il decreto della Corte d’appello che rigetta il reclamo
    confermando la decisione del Tribunale e il provvedimento
    impugnato – dicono il sindaco, Stefano Lo Russo, e l’assessore
    Jacopo Rosatelli -. Svolgeremo ora i dovuti approfondimenti
    giuridici”.   
    Sul piano politico – aggiungono Lo Russo e Rosatelli –
    ribadiamo che la nostra Giunta è convinta che sia necessario
    riconoscere la genitorialità delle coppie dello stesso sesso nel
    supremo interesse dei minori a crescere in una famiglia con
    pienezza di diritti e doveri. Richiamiamo, quindi, nuovamente il
    Parlamento – sollecitano – a fare finalmente la propria parte
    per riformare tutte quelle normative in materia di famiglia che
    conservano un contenuto discriminatorio. La società è pronta, la
    politica lo sia altrettanto”. (ANSA).   

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    Calabria:Occhiuto,da 2000 Regione non ha speso fondi statali

    (ANSA) – CATANZARO, 04 MAR – Rivelazione choc da parte del
    presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, sulla
    gestione in passato da parte dell’ente delle risorse ricevute
    dallo Stato. “In seguito ad accurate analisi fatte dal Ministero
    per il Sud e la Coesione territoriale – afferma Occhiuto in una
    nota – sono emersi fatti che devono fare riflettere: la Calabria
    negli ultimi 20 anni, e cioè dal 2000 ad oggi, non ha speso, o
    non ha comunicato la spesa al Governo, cospicue risorse dei
    fondi assegnati dallo Stato”. Lo sostiene, in una nota, Roberto
    Occhiuto, presidente della Regione dal 2021.
    “È una storia che si ripete – aggiunge Occhiuto – e che,
    purtroppo, abbiamo imparato a conoscere negli scorsi decenni: le
    Regioni del Sud al palo, con una burocrazia non all’altezza e
    troppo spesso incapace di utilizzare i fondi europei e
    nazionali. Ma in questo caso è in ballo una cifra davvero
    impressionante: si sfiora il miliardo e 100 milioni di euro.   
    Naturalmente, la responsabilità non è da ascrivere, se non in
    minima parte, all’attuale struttura amministrativa, ma
    evidentemente ad un sistema perverso di inefficienze che è
    andato avanti negli anni, nell’immobilismo della politica, di
    destra e di sinistra. Per queste ragioni oggi ho riunito tutti i
    Direttori generali della Regione. Un momento di incontro e
    confronto che si è reso necessario a seguito di questa notizia.   
    Dobbiamo capire innanzitutto se il report del Ministero coincide
    con i numeri reali della spesa regionale: potrebbero verificarsi
    situazioni nelle quali le risorse siano state effettivamente
    spese, ma non comunicate correttamente a Roma. Ho chiesto dunque
    a tutti i Direttori generali di effettuare un veloce
    monitoraggio dello stato dell’arte e di presentarmi, entro la
    metà della prossima settimana, un piano nel quale siano
    esplicitate le risorse spese e quelle non utilizzate che
    possono, con certezza, essere avviate ad esecuzione entro la
    fine dell’anno”.   
    “”Ho parlato di tutto questo qualche giorno fa – dice ancora il
    Governatore – con il ministro Mara Carfagna. La nostra Regione,
    è questo quanto è emerso dalla mia interlocuzione col Governo,
    rischia di perdere per sempre i fondi che non verranno
    utilizzati per intero entro la fine del 2022”. (ANSA).   

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    Covid: presidente Lombardia Fontana positivo

    (ANSA) – MILANO, 04 MAR – Il presidente della Regione
    Lombardia Attilio Fontana è risultato positivo al Covid in esito
    al periodico tampone di controllo. Lo comunica una nota di
    Palazzo Lombardia, spiegando che il presidente, in isolamento
    nella propria abitazione, “non ha sintomi, sta bene e prosegue
    la sua attività istituzionale da remoto”.   
    Rinviati gli appuntamenti esterni della prossima settimana,
    salvo la possibilità di seguirli attraverso i canali online.   
    (ANSA).