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    Ucraina: Mosca avverte l'Italia, 'basta sanzioni' IL PUNTO alle 14

    Mosca dice basta alle sanzioni e avverte l’Italia che se ci saranno altre sanzioni contro la Russia le “conseguenze potrebbero essere irreversibili”. “Le sanzioni non sono una nostra scelta – afferma Alexei Paramonov, direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo – e non vorremmo che la logica del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, che ha dichiarato la “totale guerra finanziaria ed economica” alla Russia, trovasse seguaci in Italia e provocasse una serie di corrispondenti conseguenze irreversibili”. “Ci aspettiamo che a Roma, come in altre capitali europee, tornino comunque in sé – aggiunge – e ricordino gli interessi profondi dei loro popoli, le costanti pacifiche e rispettose delle loro aspirazioni di politica estera”.    Rincara la dose il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov che, dopo aver definito “demagogica” la proposta di mandare del “peacekeeper della Nato in Ucraina”, dichiara: “La condotta occidentale conferma che questi paesi non sono affidabili come partner economici”. “La Russia resta aperta alla cooperazione con l’Occidente, ma non intende intraprendere tali iniziative da sola”, precisa il ministro che invece non esita a sottolineare come la cooperazione tra la Cina e la Russia, “si rafforzerà” con questa crisi ucraina “considerato che l’Occidente sta calpestando ogni pilastro del sistema internazionale e noi, le due grandi potenze, dobbiamo ovviamente pensare a come proseguire”.    Un avvertimento, quello russo, che arriva proprio quando da Dubai, il direttore generale dell’Agenzia Ice, Roberto Luongo, avverte come stia “emergendo con forza” una “dipendenza molto forte di approvvigionamenti” per l’Italia “da Russia e Ucraina” per materie varie, “dai metalli ferrosi e non, ai fertilizzanti, al grano”. Una dipendenza che mette “a rischio la catena degli approvvigionamenti del nostro Paese, e non è facile andare su altri Paesi a recuperare queste forniture”, anche se ora si dovranno andare a “scovare” alternative.    Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intanto, lancia un appello al dialogo e invita ad ascoltare le parole del Papa (“Punto di riferimento per la pace”) perché “le sue accorate invocazioni contro la guerra assumono la veste di un appello, rivolto soprattutto a coloro che hanno in mano i destini di così tante vite umane, affinché si ritrovino le ragioni del dialogo e si ponga fine a una situazione gravissima e inaccettabile che mette a repentaglio la sicurezza e la stabilità globali”.    E mentre i negoziati sembrano in una situazione di stallo con Kiev che parla di “colloqui che dureranno ancora diverse settimane”, avvertendo che l’Ucraina “non rinuncerà mai a suoi territori”, l’Onu fa un primo bilancio: 816 i civili uccisi e 1.333 i feriti dall’inizio della guerra.    Ma nonostante il tragico numero di vittime, sul campo si continua a combattere. A Leopoli suona per ore un nuovo allarme anti-aereo, poi rientrato. E un reporter belga, Robin Ramaekers, secondo la Bbc, dice di aver documentato le immagini “di 80 cadaveri ritrovati sotto le macerie della base militare di Mykolaiv, nel sud dell’Ucraina”, distrutta dalle bombe. (ANSA).   

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    Mattarella ricorda Marco Biagi, riformatore coraggioso

     “Sono trascorsi vent’anni dall’agguato che tolse la vita a Marco Biagi. Epigoni della criminale avventura brigatista, in preda al più cupo delirio ideologico, colpirono a morte, al ritorno a casa dopo la giornata all’Università, un uomo appassionato e inerme, uno studioso aperto ai fermenti della società. Il pensiero deferente si rivolge anzitutto alla signora Marina Orlandi e ai familiari, così crudelmente provati, capaci di esprimere nel dolore grande dignità, alimentando, negli anni, l’impegno di ricerca degli amici e dei colleghi di Marco Biagi, dando seguito al suo impegno civile, culturale, politico”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una dichiarazione.    “Marco Biagi apparteneva alla schiera di giuslavoristi impegnati a cogliere le trasformazioni in atto nel mondo del lavoro e ad accompagnarle nelle proposte di innovazione anche normative per confermare il significato dell’affermazione contenuta all’art.1 della nostra Carta Costituzionale. Altri coraggiosi riformatori al pari di Biagi – prosegue il Capo dello Stato – erano stati uccisi, Ezio Tarantelli e Massimo D’Antona.    Ciò che il terrorismo pretendeva di cancellare era proprio la capacità di dialogare, di connettere i diritti con le trasformazioni in atto nell’economia e nella società, di tenere viva la mediazione tra istituzioni, imprese, forze sociali, per sostenere lo sviluppo del Paese unitamente ai valori di equità e giustizia. Le testimonianze di Marco Biagi e di queste personalità fanno parte della memoria della Repubblica e restano esempi per la nostra comunità, ai quali possono guardare i giovani che vogliano essere protagonisti e costruttori di un domani migliore”.    

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    Covid: Giornata nazionale delle vittime, Mattarella: “Ci inchiniamo alla memoria”

    “La data del 18 marzo 2020 rimane incisa nella memoria degli italiani. Una immagine, quella dei mezzi militari che a Bergamo trasportavano le vittime falcidiate da un virus allora ancora sconosciuto, che racchiudeva il dramma dell’intera pandemia. Alla memoria delle vittime ci inchiniamo. Nel dolore dei loro familiari si riconosce l’intera comunità nazionale”. Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da Coronavirus.

    Agenzia ANSA

    Alcune delle immagini più significative di due anni di epidemia (ANSA)

    “In questa giornata simbolica – sottolinea ancora Mattarella – che il Parlamento ha scelto di istituire abbiamo l’occasione per ricordare i tanti che non ci sono più e, insieme, l’apporto di quanti hanno contribuito alla salvaguardia della salute collettiva, al funzionamento dei servizi essenziali. Scienziati e ricercatori, medici, infermieri, personale sanitario, pubblici amministratori, donne e uomini della Protezione civile, militari e forze dell’ordine, volontari, hanno costituito un caposaldo su cui abbiamo potuto contare. A tutti loro va la nostra gratitudine”. 
    “La Repubblica è fortemente impegnata a garantire i ritmi di una rinnovata vita della nostra comunità, senza dimenticare la lezione di quanto è avvenuto” ha aggiunto il Capo dello Stato. “Lo smarrimento dinanzi a una minaccia così insidiosa ha lasciato in breve tempo spazio a una reazione tenace, fatta di coraggiose scelte collettive e di avveduti comportamenti individuali, che ci ha consentito di affrontare una sfida senza precedenti nella storia recente dell’umanità”.
    “Lo spirito di sacrificio, la consapevolezza di sentirsi responsabili gli uni degli altri, che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini ha dimostrato di possedere, costituiscono un patrimonio prezioso per le sfide che il Paese si trova ad affrontare, da non disperdere”, ha concluso Mattarella. 
    “Ognuno ha fatto la sua parte, a partire dai sanitari, soprattutto per proteggere i più deboli. Qui è stata cancellata una generazione, le radici di tutti noi. Oggi è il momento del nostro dolore, ma serve avere la forza di non dimenticare e la capacità di far sì che quello che è successo non sia stato invano. È oggi giusto parlare dei limiti che ci sono stati e di cosa non ha funzionato per ripensare la sanità”. Lo ha detto il presidente della Camera Roberto Fico, intervenuto a Bergamo per ricordare le vittime del Covid a 2 anni dal passaggio dei camion militari che portavano via le bare con i morti.

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    Fra Stati Uniti e Russia ci sono oltre 10.000 testate atomiche

    La Russia ha a disposizione ben 4.477 testate nucleari di varia potenza, delle quali 1.588 sono già schierate e pronte per l’uso. A queste si possono aggiungere le testate in lista per lo smantellamento, ma ancora potenzialmente utilizzabili, per un totale di 5.977. Sono le stime dal think tank indipendente Federation of American Scientists (Fas).
    Stando al Bulletin of the Atomic Scientists pubblicato da Hans M. Kristensen e Matt Korda il 25 febbraio scorso, 812 testate nucleari sono installate su missili balistici intercontinentale (Icbm), 576 su sottomarini lanciamissili e circa 200 su bombardieri. Circa altre 977 testate nucleari sono in magazzino, insieme ad altre 1.912 testate tattiche, cioè a corta gittata e potenza ridotta da utilizzare ipoteticamente sul campo di battaglia. “In aggiunta alla scorta militare per le forze operative – scrivono i due ricercatori – un ampio numero, circa 1.500, di testate dismesse ma ancora operative sono in attesa di essere smantellate, per un totale di circa 5.977 testate nucleari”. La Russia da tempo vanta inoltre di aver testato con successo missili da crociera ipersonici, capaci potenzialmente di trasportare testate nucleari: un campo in cui gli Stati Uniti al momento si trovano indietro nella tabella di marcia.
    Per gli Stati Uniti, la Federation of American Scientists stima invece un arsenale di testate nucleari di varia potenza che ammonta a un totale di 5.428, di cui 1.744 dispiegate e pronte all’uso: di queste 1.644 sono di tipo strategico e 100 tattiche, cioè costudite in basi militari con gittata di corto o medio raggio e potenza ridotta. A queste sono da aggiungere quelle di riserva, cioè non pronte all’uso, per formare il totale.
    Premesso che l’arsenale atomico di ciascun Paese viene custodito come segreto ed è difficile avere dati precisi, secondo un altro think tank, il World Population Review, la Russia ha attualmente 6.257 testate nucleari, di cui 1.458 pronte per l’uso, 3.039 in magazzino e 1.760 ritirate ma non ancora smantellate, a fonte di un arsenale Usa che ammonta a 5.550 testate totali, di cui 1.389 pronte, 2.361 di riserva e 1.800 ritirate.
    Quanto alle altre potenze nucleari del mondo, la Fas stima, nell’ordine, che la Cina detenga 350 testate, la Francia 290, il Regno Unito 225, il Pakistan 165, l’India 160, Israele 90 e la Corea del Nord 20.

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    #NoiNonArchiviamo, Fnsi per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin

    (ANSA) – ROMA, 18 MAR – Nonostante siano trascorsi ormai
    quasi 30 anni, non c’è pace né giustizia per Ilaria Alpi e Miran
    Hrovatin, uccisi a Mogadiscio mentre svolgevano il proprio
    lavoro: al grido di #NoiNonArchiviamo, il 19 marzo alle 11,
    nella sede della Fondazione sul Giornalismo “Paolo Murialdi”,
    gli organismi rappresentativi del giornalismo italiano insieme
    al “Comitato Giustizia e Libertà Ilaria Alpi” presenteranno in
    una conferenza stampa le nuove iniziative per cercare ancora la
    verità sui tragici fatti, proprio in occasione del 28°
    anniversario dell’uccisione dei due operatori italiani. Molti i
    partecipanti attesi all’incontro, da Giuseppe Giulietti,
    Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, a
    Maria Angela Gritta Grainer, Portavoce #NoiNonArchiviamo, da
    Daniele Macheda, Segretario Usigrai, a Simona Sala, Direttrice
    Rai Tg3, da Francesco Cavalli, Segretario Generale del Premio
    Roberto Morrione, a Guido D’Ubaldo, Presidente Ordine dei
    Giornalisti del Lazio, e poi Vittorio Di Trapani, componente
    della Segreteria della Fnsi, Elisa Marincola, Portavoce di
    Articolo21, Paolo Borrometi, Presidente Articolo21, Paola
    Spadari, Segretaria dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti,
    Giulio Vasaturo, legale parte civile per la Fnsi, Margherita
    Martelli, Responsabile dell’Archivio, Giancarlo Tartaglia,
    Segretario Generale della Fondazione Murialdi. Due gli
    appuntamenti in programma: sempre nella giornata di domani si
    aprirà la mostra “Mi richiama talvolta la tua voce”, nell’ambito
    della quale sono esposte le immagini dedicate a Ilaria Alpi di
    Paola Gennari Santori a cura di Ludovico Pratesi, i due bozzetti
    della Street Artist Alessandra Chicarella (Allestimento di Fabio
    D’Achille), la telecamera di Miran Hrovatin e oggetti personali
    di Ilaria. Domenica 20 marzo alle ore 11 davanti alla sede del
    TG3 in Rai a Saxa Rubra verrà poi inaugurata la panchina alla
    memoria dei due cronisti. Le iniziative potranno essere seguite
    in diretta sulla pagina Facebook di Articolo21 e della
    Fondazione Murialdi. (ANSA).   

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    Ucraina: sindaco fa togliere bandiere pace davanti a scuola

    (ANSA) – TORINO, 18 MAR – Disegni con il simbolo della pace
    e dei bambini che si prendono per mano. Sono i ‘lavoretti’ dagli
    alunni della primaria Giacomo Berruto di Baldissero, poco più di
    3.500 abitanti sulla collina di Torino, dopo che il sindaco
    Piero Cordero ha chiesto la rimozione delle bandiere arcobaleno
    che gli stessi alunni avevano esposto fuori dai cancelli.   
    “Ho chiesto il rispetto della legge che prevede che si
    possano esporre solo tre bandiere: regionale, nazionale ed
    europea. Altre non sono consentite, perché la bandiera è un
    simbolo politico”, sostiene il primo cittadino scatenando lo
    sconcerto, e polemiche, tra i genitori e i docenti della scuola,
    che ieri ha accolto la prima bambina ucraina in fuga dalla
    guerra.   
    “Abbiamo tolto le bandiere della pace perché adesso vogliamo
    la guerra? Quindi viene la guerra anche qua?”, sono state le
    domande di alcuni bambini quando non hanno più visto le
    bandiere. “Le abbiamo tolte perché non volevamo
    contrapposizioni – spiega all’ANSA la dirigente, Cristina
    Brovedani -, esponendo al posto delle bandiere le creazioni dei
    bambini”. (ANSA).   

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    Berlusconi, per governare serve centrodestra moderato

    “Forza Italia sarà determinante per la vittoria del centro-destra, sia sul piano dei numeri — senza di noi non sarebbe possibile vincere le elezioni — sia soprattutto sul piano delle idee e dei contenuti. Un centro-destra che si candida a guidare la Nazione non può prescindere da quello che noi rappresentiamo: un centro moderato, liberale e cristiano, credibile in Europa e nel mondo, in una stagione di così gravi tensioni internazionali”. Lo scrive il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, a quanto si apprende, in una lettera inviata ai dirigenti del partito in vista dell’assemblea nazionale in programma per l’8-9 aprile.
    “Per vincere e governare, è necessario che sia Forza Italia ad esercitare una funzione trainante. Abbiamo un anno di tempo per prepararci a questo, mentre sosteniamo lealmente, ma non in modo acritico, il governo Draghi: in un momento così delicato il Paese ha bisogno di stabilità e noi siamo pronti a farcene carico, con lo stesso spirito di responsabilità con il quale abbiamo chiesto per primi di dare vita ad un governo di emergenza e di unità nazionale. Questo non significa naturalmente rinunciare, in una corretta dinamica parlamentare, ai temi che ci caratterizzano a cominciare da quello fiscale”. 
    Durante l’assemblea dell’8 e 9 aprile, all’hotel Parco dei Principi, il leader anticipa che ci saranno confronti con le categorie produttive del Paese, “per proporre le nostre idee e raccogliere quelle che ci vengono dalla società civile più vicina a noi. Sarà un’occasione per ritrovarci finalmente in presenza, dopo le limitazioni imposte dal Covid, per rilanciare le nostre idee, i nostri programmi, i nostri valori”. 

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    Pg Perugia, non è dimostrata leale collaborazione Amara

    (ANSA) – PERUGIA, 18 MAR – Per la Procura generale di Perugia
    “non è dimostrato che l’attività collaborativa” dell’avvocato
    Piero Amara “sia stata leale e piena, in quanto questi ha
    taciuto fatti criminosi di particolare gravità”. Lo sottolinea
    lo stesso Ufficio. “Nel procedimento in esame – scrive la
    Procura – non sono state consultate alcune delle autorità
    giudiziarie ove pendono i procedimenti a carico di Amara, per
    cui non risulta dimostrato il presupposto della collaborazione”.   
    Amara è tra l’altro al centro dell’indagine della procura di
    Perugia sulla presunta loggia Ungheria per la quale non è stato
    raggiunto da alcun provvedimento restrittivo.   
    Le valutazioni sulla collaborazione di Amara sono collegate
    alla decisione della Procura generale di Perugia di impugnare la
    concessione della semilibertà.   
    “In primo luogo, nel procedimento in esame – si legge nella
    nota diffusa dal procuratore generale Sottani – non sono state
    consultate alcune delle autorità giudiziarie ove pendono i
    procedimenti penali a carico del Sig. Amara, per cui non risulta
    dimostrato il presupposto della collaborazione. Per di più,
    l’emissione in questi stessi procedimenti di atti contenenti
    l’avviso della conclusone delle indagini ipotizzano reati di
    particolare gravità che smentiscono la tesi del tribunale”.   
    “Inoltre – sostiene ancora la Procura generale -, non è
    dimostrato che vi sia stata una coerente dichiarazione
    autoaccusatoria, perché in alcuni casi il Sig. Amara è stato
    sottoposto ad indagini a seguito di dichiarazioni rilasciate da
    altri soggetti. In definitiva, questa Procura generale ritiene
    che dalle condotte tenute dal Sig. Amara nei procedimenti
    penali, nei quali è attualmente sottoposto ad indagini, non
    emerga la volontà di collaborazione, ma al contrario si sia in
    presenza di una commissione sistematica di reati gravissimi, con
    una disinvolta spregiudicatezza volta ad inserirsi in un
    contesto criminale di destabilizzazione delle istituzioni e di
    discredito e di sfiducia nel sistema giudiziario”. (ANSA).