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    Ucraina, Irina e Albina alla via Crucis L'amicizia contro la guerra

    Irina e Albina sono amiche: condividono la corsia dell’ospedale al Campus biomedico di Roma, al Centro di cure palliative. Vivono insieme la fatica di dover alleviare le sofferenze delle persone, che spesso non possono essere guarite ma solo curate con amore e attenzione fino alla fine. E le due amiche lo hanno fatto, sempre insieme, in questi duri mesi del Covid. Ma poi è arrivata la guerra: Irina è un’infermiera ucraina, Albina una specializzanda russa.    A raccontare quel momento è Irina: “Quando ci siamo incontrate poco dopo l’inizio della guerra, Albina è venuta nel reparto. Io ero di turno. È bastato il nostro sguardo: i nostri occhi si sono riempiti di lacrime e Albina ha cominciato a chiedermi scusa. Si sentiva in colpa e mi chiedeva scusa. Io la rassicuravo che lei non c’entrava niente in tutto questo”.    Portare insieme la croce, in silenzio e preghiera, nel Venerdì Santo al Colosseo nella celebrazione presieduta dal Papa, era stata allora una decisione naturale perché, spiegano le due donne, “questa guerra ci ha unito di più”. Erano tra l’altro state scelte proprio per il messaggio di amicizia testimoniato in un servizio del Tg1 proprio nei primi giorni della guerra. Ma dopo le polemiche di queste ore, con l’ambasciata ucraina presso la Santa Sede che chiede al Vaticano di ripensare la scelta, le cose sono cambiate perché le due amiche sono state proiettate in una situazione più grande di loro, in scenari geopolitici lontani dalla semplice vita di due amiche che condividono la fatica del lavoro, ma anche il caffè alla macchinetta, la nostalgia di casa ma anche la spensieratezza della loro giovane età. Ora spezzata dal conflitto.    Le due donne saranno comunque al Colosseo, con la croce in mano. “Insieme si potrebbe fare tanto. L’umanità si deve unire insieme per cercare di trovare la pace e una soluzione a tutto quello che sta accadendo”, dice Irina ai media vaticani.    Stessa scelta, quella di far condurre una stazione della Via Crucis da due amiche, una russa e una ucraina, è stata fatta dai Francescani nella loro celebrazione online di questo pomeriggio.    Dina da Dnipro, città vicina all’area più calda del conflitto, e Julia di Mosca ma oggi a Danzica, in Polonia, dove ha trovato lavoro. Entrambe fanno parte dell’Ordine francescano secolare, il braccio laico della famiglia francescana. Insieme hanno pregato: “Signore, non lasciare che l’odio semini distruzione, sia nelle case di persone innocenti, sia nelle nostre anime; dona la grazia della riconciliazione e del perdono ai popoli dell’Ucraina e della Russia”.    

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    Via libera definitivo alla Camera al dl bollette

    Via libera definitivo dell’Aula della Camera al decreto legge che contiene misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali. I voti a favore sono stati 323, 49 i contrari.    

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    PerugiAssisi contro guerra, in marcia “con Papa Francesco”

    (ANSA) – ASSISI (PERUGIA), 13 APR – Si concluderà per la
    prima volta nella sua storia in piazza San Francesco anziché
    alla Rocca di Assisi la Marcia della pace e della fraternità in
    programma il 24 aprile che avrà come tema “Fermatevi, la guerra
    è una follia” per dire basta al conflitto in Ucraina e a tutti
    gli altri in corso nel mondo. “Marceremo con Papa Francesco”
    hanno sottolineato Flavio Lotti, anima della PerugiAssisi, e fra
    Marco Moroni, custode del Sacro Convento, presentando
    l’appuntamento. Richiamando le parole del Pontefice contro i
    conflitti e annunciando che sono già “tante” le adesioni.   
    “Papa Francesco sarà con noi – ha detto Lotti – con tutto il
    suo messaggio e il linguaggio dei segni che sta utilizzando in
    maniera così copiosa e significativa. Insieme a lui vogliamo
    dire la sola cosa che si può dire davanti a una guerra e cioè
    che bisogna fermarla. La sola cosa per la quale ci metteremo in
    cammino”. Ha quindi parlato di una marcia “necessaria per far
    crescere un movimento di cittadini e cittadine che si uniscano a
    Papa Francesco e al suo grido ‘fermatevi'”. “Abbiamo bisogno –
    ha aggiunto – che dal basso cresca un movimento per evitare
    l’escalation della guerra e altre stragi come quelle delle quali
    veniamo a sapere ogni giorno. Abbiamo bisogno di evitare che
    questa guerra arrivi anche da noi perché questo è il pericolo
    del giorno prima. C’è stato il grido importante dei sindaci
    perché già i bilanci stanno soffrendo, non è solo il prezzo
    della benzina. C’è un’onda d’urto della guerra che rischia di
    mettere tantissime persone in grande sofferenza. La PerugiAssisi
    sarà quindi la marcia delle persone che si vogliono prendere
    cura le une delle altre”.   
    “Camminiamo con Papa Francesco e con Francesco” ha
    sottolineato padre Moroni. “L’invito che facciamo – ha aggiunto
    – è, al termine della marcia, di recarsi sulla tomba di San
    Francesco per implorare la pace, per chiedere, per noi, per chi
    guida oggi le Nazioni, lo stesso spirito che lo ha animato. Che
    lui, fratello di tutti può davvero donarci”. (ANSA).   

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    Mussolini resta cittadino onorario Carpi, respinta delibera

    A Carpi il consiglio comunale non approva la delibera presentata dal sindaco Alberto Bellelli (Pd) e così, a 98 anni dal conferimento, la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini resta. Nel ‘parlamentino’ della città in provincia di Modena sono stati 16 i voti favorevoli, ce ne sarebbe voluto uno in più per rendere possibile la revoca. A dare la notizia è la Gazzetta di Modena.
    I consiglieri di Lega, Fratelli d’Italia, Movimento Cinque Stelle e Carpi Futura sono usciti dall’aula parlando di una delibera “fuori tempo utile e strumentale nei giorni della Liberazione” e sempre dai banchi delle minoranze c’è chi ha chiesto al sindaco di occuparsi delle problematiche attuali e non di “tematiche del 1924” evidenziando come Carpi resti una città antifascista a prescindere dalla cittadinanza. Dopo quasi tre ore di dibattito, dunque, Benito Mussolini resta cittadino onorario della città di Carpi.    

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    A Mariupol combattimenti corpo a corpo

     Prosegue l’avanzata russa nell’Est dell’Ucraina, con obiettivi il Donbass e soprattutto la città portuale di Mariupol, ormai diventata un simbolo delle devastazioni causate dal conflitto e teatro di violenti combattimenti, con scontri anche corpo a corpo. Prosegue anche senza sosta il lavoro diplomatico, con il ministro degli esteri Di Maio che lancia la proposta di promuovere “una conferenza di pace” preceduta da “un cessate il fuoco”, sottolineando anche la necessità di mantenere aperto un canale con Mosca. Un’invito alla moderazione che sembra stridere con le posizioni sempre più dure del presidente americano Biden, che ha accusato apertamente Putin di “genocidio”, ricevendo in risposta il plauso di Zelensky, ma anche la presa di distanza del francese Macron che ha suggerito di evitare “escalation di parole”.    Lo stato maggiore dell’esercito Ucraino ha fatto sapere che proseguono i bombardamenti russi con artiglieria su Kharkiv e aerei su Mariupol, dove sono state colpite infrastrutture civili ed è in corso una dura battaglia, anche con combattimenti corpo a corpo, nell’impianto siderurgico Azovstal, di cui l’esercito di Mosca sta cercando di prendere il controllo. Il portavoce del ministero della Difesa russo ha riferito che 1.026 militari ucraini, fra i quali 162 ufficiali e 47 soldatesse, si sono arresi nella città e il sindaco ha parlato di almeno “100 mila persone” che chiedono di essere evacuate dalla città. Ma secondo il vice primo ministro ucraino Iryna Vereshchuk, oggi non è stato possibile aprire alcun corridoio umanitario perché i russi violano il cessate il fuoco e bloccano gli autobus che evacuano i civili.    Da Kiev si moltiplicano intanto le denunce di massacri e violenze compiuti dalle forze d’invasione. Secondo il primo viceministro degli Interni ucraino Evgeny Yenin, intervistato da Repubblica, da febbraio ad oggi sono stati commessi “più di 5600” crimini di guerra, anche attraverso l’uso, contro militari e civili, di “bombe al fosforo e altre munizioni proibite dalle convenzioni internazionali”. E’ salito inoltre a 191, secondo i dati diffusi dall’ufficio del Procuratore generale ucraino, il numero di bambini uccisi nel Paese dall’inizio dell’operazione militare di Mosca, e 349 sono rimasti feriti. Il governo russo però respinge molte delle accuse, in particolare sull’utilizzo di armi chimiche ipotizzato da Washington e invita gli Usa a “smettere di fare disinformazione”, dal momento che la Russia avrebbe distrutto le sue ultime scorte chimiche nel 2017.    Gli Stati Uniti però non arretrano nella loro linea e il presidente Joe Biden, che si appresta ad annunciare altri 700 milioni di dollari di aiuti militari a Kiev, ha lanciato un nuovo violentissimo attacco verbale al leader del Cremlino Vladimir Putin, accusandolo di “genocidio” e sottolineando che “lasceremo agli avvocati decidere come qualificarlo a livello internazionale, ma di sicuro è quello che sembra a me”.    Immediato il plauso di Zelensky: “Parole vere da un vero leader”, mentre il francese Macron ha preso le distanze rifiutando di utilizzare gli stessi termini e mettendo in dubbio l’utilità di una “escalation di parole” per porre fine alla guerra.    Sul fronte diplomatico, anche il ministro degli esteri italiano Di Maio ha sottolineato la necessità di mantenere moderazione, ricordando come fra Roma e Mosca resti sempre “un canale aperto” e suggerendo l’idea di “una conferenza di pace preceduta da un cessate il fuoco”, pur proseguendo sulla strada delle sanzioni che servono “per evitare che Putin continui a impegnare i soldi nella guerra”. Sul tema della guerra e della pace, in vista della Pasqua, è intervenuto nuovamente anche papa Francesco che ha definito il conflitto in Ucraina “un oltraggio a Dio” ed ha spiegato che “la pace che Gesù ci dà a Pasqua non è la pace che segue le strategie del mondo, il quale crede di ottenerla attraverso la forza, con le conquiste e con varie forme di imposizione. Questa pace, in realtà, è solo un intervallo tra le guerre. Lo sappiamo bene”.    E a Kiev arriveranno oggi i presidenti di Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia, Andrzej Duda, Gitanas Nausėda, Egils Levits e Alar Karis, che incontreranno Zelensky con l’obiettivo di “sostenere il presidente e i difensori dell’Ucraina in un momento cruciale per il Paese”, oltre a portare “un forte messaggio di sostegno politico e di assistenza militare”, come ha voluto precisare Nauseda.   

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    Il fosforo bianco, micidiale arma di morte

    Kiev torna a denunciare l’uso da parte delle truppe russe del micidiale fosforo bianco sulle città ucraine, la martoriata Mariupol da ultima. Se confermato, si tratterebbe di una grave violazione dei trattati internazionali che potrebbe costituire anche un crimine di guerra.    Le munizioni al fosforo bianco, largamente utilizzate in ogni teatro di guerra contemporanea, seppure non siano considerate propriamente armi chimiche sono definite illegali dal III Protocollo della ‘Convenzione su certe armi convenzionali’ adottata nel 1980 che proibisce o limita l’utilizzo di armi convenzionali considerate particolarmente dannose, suscettibili di provocare effetti indiscriminati sulla popolazione civile. In altre parole, il fosforo bianco è utilizzabile contro obiettivi militari ma non contro i civili, e neppure contro installazioni che siano troppo in prossimità di aree residenziali.    Sul campo di battaglia quest’arma ha molteplici utilizzi, come illuminante soprattutto – è anche contenuto nei proiettili traccianti -, come nuvola di fumo per coprire l’avanzata delle truppe o come bomba incendiaria, grazie alla sua capacità di raggiungere gli 815 gradi al contatto con l’ossigeno. Le ferite sono micidiali e spesso mortali, al contatto brucia inarrestabile la carne fino alle ossa, se inalato provoca asfissia in certi casi.    Scoperto nel 1669 dall’alchimista tedesco Hennig Brandt, che lo battezzò come ‘portatore di luce’ dal greco, si ritiene che i primi a usare il fosforo bianco in chiave bellica siano stati alla fine del XIX secolo i nazionalisti irlandesi, che mescolandolo con il solfuro di carbonio ottennero una temibile sostanza incendiaria chiamata ‘fuoco feniano’.    Gli eserciti regolari lo iniziarono a utilizzare nel corso della Prima guerra mondiale, ma è indubbio che ‘Willie Pete’, nello slang dei soldati americani, divenne tragicamente celebre in Vietnam: il mostro di fuoco scatenato dalle granate al fosforo al contatto con l’ossigeno era in grado di annientare i Vietcong asserragliati nei tunnel, incubo di ogni soldato statunitense nel sudest asiatico.    Nonostante la Convenzione del 1980, il fosforo bianco tornerà tristemente a far parlare di sé nella guerra delle Falklands del 1982, utilizzato dai britannici, nella battaglia di Grozny in Cecenia del 1994, dove le forze russe lo avrebbero utilizzato “massicciamente”, e in quella di Falluja che nel 2004 oppose i soldati Usa agli insorti iracheni, e dove molti anni dopo si registreranno ancora le conseguenze, con tanti bambini malformati dovuti probabilmente all’uso di quest’arma.    Altre denunce hanno riguardato l’operazione Piombo Fuso di Israele contro Gaza nel 2008, le operazioni turche in Siria e hanno finito per coinvolgere addirittura i talebani, accusati di averlo utilizzato in almeno 44 attacchi.   

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    Sardegna: arrivano le ferie solidali tra dipendenti Regione

    (ANSA) – CAGLIARI, 12 APR – La Regione Sardegna istituisce il
    sistema delle ferie solidali. I dipendenti regionali potranno
    donare le loro giornate di ferie ai colleghi che ne hanno più
    bisogno. Il provvedimento dà la possibilità di cedere parte
    delle ferie spettanti a favore dei lavoratori che si trovino
    nella necessità di doverne fruire per assistere un familiare o,
    in caso di particolari condizioni di salute, del dipendente
    affetto da gravi patologie.   
    “L’accordo sottoscritto con i sindacati è una tappa
    significativa e necessaria al completamento del processo di
    armonizzazione delle prestazioni lavorative dei dipendenti della
    lista speciale a quelle del personale dell’amministrazione
    regionale – sottolinea l’assessora del Lavoro Alessandra Zedda –
    ed è anche un istituto che accogliamo con estremo favore perché
    introduce criteri di solidarietà e sostegno verso i più
    bisognosi”. Il provvedimento non comporta alcun costo per
    l’amministrazione.   
    L’intesa prevede anche l’estensione al personale della lista
    speciale dell’istituto dei 15 giorni di permessi retribuiti per
    gravi motivi di famiglia e personali e il diritto alle ferie
    retribuite annuali pari a 32 giorni lavorativi e di 4 giornate
    di ferie in sostituzione di tutte le festività soppresse. Si è
    inoltre stabilito che agli effetti del computo delle ferie, la
    settimana lavorativa si articola su 5 giorni e il sabato non è
    considerato lavorativo, così come previsto per i dipendenti
    dell’amministrazione regionale. (ANSA).