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    25 aprile: a Milano Letta contestato, 'servo della Nato'

    (ANSA) – MILANO, 25 APR – ‘Letta servo della Nato”, ‘Fuori i
    servizi della Nato dal corteo” sono gli slogan che alcuni
    manifestanti hanno urlato al segretario del PD Enrico Letta che
    si trova nello spezzone dei democratici del corteo del 25 aprile
    a Milano.   
    “Questa è casa nostra. La costituzione, l’antifascismo sono
    casa nostra”: è quanto ha detto Letta rispondendo a una domanda
    sulle critiche al partito ricevute da altri manifestanti con uno
    sparuto numero che ha chiesto di far uscire il Pd dal corteo.   
    “È un grave errore perché queste cose il 25 aprile non servono
    mai. Anche quando ci sono posizioni diverse bisogna evitare che
    su singoli fatti si perda la bussola di una posizione unitaria”.   
    Così il presidente di Anpi nazionale Gianfranco Pagliarulo, ha
    commentato le contestazioni al Pd durante il corteo del 25
    aprile a Milano.   
    “Perché non può essere che comune l’obiettivo della pace in
    una situazione così grave come quella dell’Ucraina e
    dell’Europa”, ha concluso Pagliarulo. (ANSA).   

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    25 aprile: Sala, la contestazione alla Nato è folle

    (ANSA) – MILANO, 25 APR – “Per me la contestazione alla Nato
    è assolutamente folle”. Lo ha detto il sindaco di Milano,
    Giuseppe Sala, parlando delle contestazioni alla Nato annunciate
    in occasione della manifestazione per celebrare i 77 anni dalla
    Liberazione che si terrà oggi a Milano.
    “Non capisco quelli che cercano dei distinguo, come se i 70
    anni di storia del nostro Paese non dimostrassero che noi
    apparteniamo a quella alleanza atlantica – ha aggiunto a margine
    della deposizione delle corone davanti al Comune -, che ci
    riconosciamo nei valori dell’Occidente e della Nato. Per me è
    una contestazione folle”.   
    In merito alla proposta della Brigata Ebraica di Roma di
    sfilare in corteo portando le bandiere della Nato Sala ha
    aggiunto che “io sono dell’idea che il 25 aprile è il corteo
    della gente al di là delle bandiere, poi ognuno faccia quello
    che vuole. Credo che ognuno di noi debba portare se stesso più
    che la bandiera”. (ANSA).   

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    Sala, il 25 aprile non è una ricorrenza su cui dividersi

    (ANSA) – MILANO, 25 APR – “Mi aspetto una manifestazione
    speriamo tranquilla. Il 25 aprile non è qualcosa su cui ci si
    può dividere perché è alla base della nostra democrazia”. Così
    il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha parlato della
    manifestazione che si terrà questo pomeriggio in città per
    celebrare i 77 anni della Liberazione, a margine della
    deposizione delle corone davanti alla sede del Comune di Milano.   

    “Una divisione precisa è se mai tra chi è profondamente
    antifascista e chi non lo è. Io spero che dalle polemiche venga
    risparmiato il 25 aprile”, ha aggiunto. E in merito alle parole
    di chiarimento sul conflitto ucraino arrivate dal presidente di
    Anpi, Gianfranco Pagliarulo, che oggi sarà al corteo di Milano
    Sala ha aggiunto di essere “felice che l’abbia fatto. L’Anpi è
    un’istituzione che non si può discutere per tutto quello che ha
    dato al nostro Paese. Per cui ci volevano questi chiarimenti e
    bene che anche lui oggi sia qui con noi”.   
    Oltre a Pagliarulo oggi alla manifestazione nazionale, che
    si concluderà con un comizio in piazza Duomo, Milano sono attesi
    fra gli altri il ministro della Salute e segretario di Articolo
    1 Roberto Speranza, Gianni Cuperlo del Pd, il segretario della
    Cgil Maurizio Landini, Tetyana Bandelyuk, ucraina in Italia da
    tempo, e Iryna Yarmolenko, consigliera comunale di Bucha.   
    (ANSA).   

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    25 Aprile: Mattarella depone una corona all'Altare della Patria

       Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha reso omaggio al Milite Ignoto all’altare della Patria in occasione del 77/o anniversario della Liberazione. Alla cerimonia hanno partecipato la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, il vice-presidente della Camera, Ettore Rosato, il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato. Presenti anche il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Il capo dello Stato ha deposto una corona d’alloro e poi osservato un minuto di raccoglimento. Mattarella è atteso stamani ad Acerra.   
       L’Italia torna in piazza oggi per il 77/o anniversario della Liberazione, dopo due anni di celebrazioni condizionate dal Covid. Questa volta si attendono presenze massicce in tante città, ma c’è l’ombra della guerra in Ucraina a dividere gli animi. A Milano ci sarà la tradizionale manifestazione nazionale dell’Anpi ed il presidente Gianfranco Pagliarulo – tacciato di posizioni filo-russe e critico sull’invio di armi a Kiev – ha ribadito la “condanna senza se e senza ma dell’invasione da parte dell’esercito di Putin ed il riconoscimento della legittima resistenza ucraina”.    A Roma, però, le associazioni partigiane che non aderiscono all’Anpi faranno una propria iniziativa alternativa con lo slogan: ‘Celebrare la Liberazione è schierarsi con la resistenza di Kiev’. Forze dell’ordine allertate su tutto il territorio per evitare l’innesco di provocazioni e disordini. A Torino 8 targhe che indicano corso Unione Sovietica sono state danneggiate nella notte, probabile atto dimostrativo contro l’invasione dell’Ucraina alla vigilia del 25 aprile.    Pagliarulo sarà a Milano per il corteo che dalle 14 partirà da Porta Venezia per raggiungere piazza Duomo. Presenti anche – tra gli altri – il sindaco, Giuseppe Sala, il segretario della Cgil Maurizio Landini e la Brigata Ebraica, che in polemica con l’Anpi aveva proposto di sfilare con le bandiere della Nato. Dal palco parleranno anche due donne ucraine: Tetyana Bandelyuk, che vive da tempo in Italia, e Iryna Yarmolenko, profuga e consigliere comunale di Bucha, città divenuta simbolo delle uccisioni di civili. “Nessuno – ha detto il presidente dell’Anpi, intervenendo al congresso di Articolo Uno – sa dove porterà la vicenda dell’Ucraina, ma in questo vuoto che riempiremo giorno per giorno è già chiaro il tentativo di delegittimazione dell’Associazione: ‘siete putiniani, anzi Pagliarulo è putiniano, sciogliamo l’Anpi’. Noi non rispondiamo. Ma una cosa vorrei che fosse chiara, a nessuna condizione l’Anpi diventerà subalterna, non perderà la sua autonomia da partiti e editori, e tantomeno perderà la sua fisionomia, un’associazione larga, plurale, aperta a tutti gli antifascisti”.
       Il presidente ha anche convenuto sul parallelo tra la resistenza ucraina e quella italiana: “Non c’è dubbio. E’ evidente che ogni resistenza in caso di guerra diventa resistenza militare. Abbiamo riconosciuto il diritto dei popoli a difendersi dalle invasioni”. E ha invitato a mettere da parte le polemiche: “domani i sarà una grandissima e pacifica manifestazione”.    A Roma l’Anpi sfilerà dalle 10 tra Largo Bompiani e Porta san Paolo, luogo simbolo della Resistenza romana. Altre associazioni di partigiani Fiap, Anpc, Fivl, Aned, Anfim e di Ucraini in Italia, con l’adesione di +Europa e Azione, hanno invece indetto alle 9.30 una manifestazione in Piazza di Torre Argentina per celebrare “la resistenza di allora e quella ucraina di oggi”. Ci sarà anche la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. Alle 10.30, come da tradizione, i vertici della Comunità si recheranno poi in visita a Via Tasso, dove, a quanto si apprende, sarà presente anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Doppio evento del Partito Radicale: alle11 manifestazione “Grazie Usa per averci liberato dal fascismo. Libertà per l’Ucraina e per il popolo russo” vicino l’Ambasciata Usa in Italia, in Piazza Barberini. Alle 16 “Una Repubblica fondata…sul codice penale fascista” in piazza dei Santi Apostoli per il superamento del Codice Rocco. Mentre i Radicali Italiani dalle 10.30, presso la sede di via Angelo Bargoni, hanno organizzato il convegno ‘Un 25 aprile anche per l’Ucraina’.
       Come ogni anno, inoltre, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alle 9 deporrà una corona d’alloro sulla tomba del Milite ignoto e le Frecce tricolori sorvoleranno la Capitale.    A Genova i 71 componenti del Coro nazionale popolare ucraino ‘G. Veryovka’, arrivato in Italia a bordo di due autobus da Varsavia, si esibirà in un concerto al Teatro Lirico Carlo Felice.   

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    Vienna contraria all'ingresso immediato di Kiev in Ue

       No all’adesione immediata dell’Ucraina all’Ue, per aumentare l’integrazione tra Bruxelles e Kiev ci sono “altri metodi”. Il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg riaccende il dibattito sull’ingresso dell’Ucraina in Europa e fa capire come, al di là delle dichiarazioni di intenti, il percorso di avvicinamento sarà comunque irto di ostacoli. Anche perché l’Austria non è la sola a frenare. Nelle settimane scorse, ad esempio, una certa prudenza era stata chiesta anche dal governo della vicina Germania. Con un’appendice da non sottovalutare: entrambi i Paesi hanno rapporti molto stretti con quegli Stati dei Balcani Occidentali (Albania, Serbia, Macedonia del Nord) candidati da diversi anni ad entrare nell’Unione.    Le parole di Schallenberg hanno scatenato un putiferio. Kiev ha subito manifestato la sua “delusione” per dichiarazioni che – ha sottolineato il collega ucraino Kuleba – sono “strategicamente miopi e incoerenti con gli interessi di un’Europa unita”. Sui social la posizione dell’Austria è rimbalzata in una manciata d’ore e Vienna, al pari di Berlino e della riluttanza tedesca ad inviare armi pesanti e a porre l’embargo totale sull’energia, è finita sotto il fuoco incrociato di analisti e utenti filo-ucraini di tutta Europa.    Vienna in realtà non ha annunciato alcun veto ma ha spiegato di preferire “modelli diversi alla piena adesione di Kiev”.    Modelli già pronti come un’integrazione dell’Ucraina nella zona economica europea in aeree specifiche come energia o trasporti. L’Ucraina ha concluso la prima parte del questionario Ue per ottenere lo status di candidato. La Commissione Ue sta valutando le risposte e, nelle prossime settimane, invierà la seconda parte del questionario. L’obiettivo del presidente del Consiglio europeo Charles Michel è porre il dossier sul tavolo del vertice dei leader di fine giugno. Di certo, rispetto all’inizio della guerra, la platea di Stati a favore del sì all’Ucraina come Paese candidato è aumentata. Ma, come l’Austria ha mostrato, ottenere l’unanimità non sarà facile. E potrebbero farsi strada delle alternative. Come, ad esempio, quella dell’istituzione di una Confederazione europea suggerita da Enrico Letta nei giorni scorsi e che includerebbe i 9 Stati che vogliono entrare nell’Ue, Ucraina su tutti. 

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    Draghi: 'La vittoria di Macron splendida notizia per l'Europa'

    “La vittoria da parte di Emmanuel Macron nelle elezioni presidenziali francesi è una splendida notizia per tutta l’Europa. Italia e Francia sono impegnate fianco a fianco, insieme a tutti gli altri partner, per la costruzione di un’Unione Europea più forte, più coesa, più giusta, capace di essere protagonista nel superare le grandi sfide dei nostri tempi, a partire dalla guerra in Ucraina.Al Presidente Macron vanno le più sentite congratulazioni del Governo italiano e mie personali”. Lo afferma il premier Mario Draghi dopo la vittoria di Emmanuel Macron all’Eliseo.
    “Siamo pronti da subito a continuare a lavorare insieme, con ambizione e determinazione, al servizio dei nostri Paesi e di tutti i cittadini europei” , ha aggiunto il presidente del Consiglio. 
    I complimenti a Macron arrivano anche dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. “Complimenti e buon lavoro al presidente Emmanuel Macron. È solo con una forte spinta europeista che potremo continuare a portare avanti, tutti insieme, importanti battaglie a sostegno dei cittadini, anche in Europa. Uniti, per un’Ue sempre più coesa”, scrive su Twitter.”Un grande giorno per l’Europa. Grazie al voto dei francesi noi siamo, tutti insieme, più forti”. Lo scrive in francese su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta commentando il successo di Macron alle presidenziali.”Complimenti a Marine Le Pen. Sola contro tutti, coerente e sorridente, hai raccolto il voto di 13 milioni di Francesi, una percentuale mai vista in passato. Avanti insieme, per un’Europa fondata su lavoro, famiglia, sicurezza, diritti e sulla libertà”. Lo scrive su Twitter Matteo Salvini.

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    Petrocelli augura buona 'LiberaZione' con Z russa,è caos

     “Per domani buona festa della LiberaZione”. Vito Petrocelli, presidente della Commissione Esteri del Senato già al centro di infuocate polemiche per il suo no al Dl Ucraina, (seguito dalla dichiarazione di non volersi dimettere e di non voler votare mai più la fiducia al governo) torna nell’occhio del ciclone per aver postato su Twitter, alla vigilia del 25 aprile, auguri per la Liberazione utilizzando la ‘Z’ maiuscola ormai simbolo dell’invasione russa all’Ucraina.

    25 aprile: Petrocelli, fa auguri con Z

        “Vito Petrocelli è fuori dal Movimento 5 Stelle. Stiamo completando la procedura di espulsione. Il suo ultimo tweet è semplicemente vergognoso. Il 25 aprile è una ricorrenza seria.    Certe provocazioni sono inqualificabili”, tuona Giuseppe Conte, presidente del M5s, ricordando che per le sue posizioni Petrocelli già era stato messo fuori dal Movimento.    “Sinceramente non ho più parole. Quella tua Z offende chi lotta oggi e chi ha lottato ieri. Quella Z offende la libertà, offende i valori su cui si fonda la nostra democrazia, offende chi è morto per la libertà, anche per la tua. Offende te, senatore della Repubblica nata dalla Resistenza”, si indigna Paola Taverna, vicepresidente del Senato, mentre sul tweet piovono decine di commenti indignati. Come quello del M5s Stefano Buffagni, che insieme ad altri chiede le definitive dimissioni di Petrocelli dalla presidenza della Commissione Esteri del Senato: “Z dal 24 febbraio vuol dire morte, distruzione, terrore, vergogna. Vito Petrocelli oggi deve solo vergognarsi per la tragedia ucraina e per aver infangato il 25 aprile. È fuori dal M5S e deve dimettersi da Presidente di Commissione! Spero abbia un po’ di dignità residua”.    “È veramente una vergogna. Non un errore, semplicemente una vergogna”, si inalbera Ettore Rosato, presidente di Italia Viva, mentre il web pullula di insulti verso il Presidente della Commissione Esteri di Palazzo Madama, orgogliosamente controtendenza e filo Putin. “Da oggi – aveva detto nei giorni del no al Dl Ucraina – sono pronto a non votare più la fiducia su qualunque provvedimento, perché l’atteggiamento del governo su una questione per me rilevante, cioè diventiamo interventisti, non è accettabile ed è la goccia che fa traboccare il vaso”. Alla vigilia del 25 Aprile la nuova provocazione, che in tanti giudicano inaccettabile al punto da invocare un definitivo intervento della Presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati.    

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    Ecco il Macron 2.0, ma il difficile viene adesso

    Nasce il quinquennio Macron 2.0 ma il difficile viene adesso: come mantenere le promesse ambiziose di riforme, a cominciare da quella delle pensioni che infiammò le piazze già tre anni fa? Soprattutto se le elezioni legislative di giugno per rinnovare il parlamento non porteranno al presidente rieletto una maggioranza affidabile. In agguato c’è Jean-Luc Mélenchon, che ha già annunciato il suo progetto di guidare il governo riunendo la sinistra. Il presidente potrebbe rispondere, secondo le analisi di questi giorni, con la creazione del “nuovo grande movimento politico” da lui annunciato la sera della vittoria al primo turno, 15 giorni fa.    En Marche!, il movimento creato da Macron per accompagnarlo nella corsa all’Eliseo di 5 anni fa e per dar vita alla maggioranza, non sembra poter garantire la tenuta di un governo.    Il presidente, nella breve campagna elettorale, ha cercato di attirare soprattutto reduci della sinistra, che a parte i radicali della France Insoumise di Mélenchon sono ormai alla deriva: socialisti, comunisti e anche Verdi, che con Yannick Jadot hanno rappresentato la delusione più cocente delle elezioni in un momento in cui i temi dell’ecologia sono dominanti. In un paesaggio politico completamente disfatto – con i socialisti che fino a 5 anni fa esprimevano il presidente della Repubblica ridotti all’1,7% di Anne Hidalgo, e i Républicains gollisti al 4,78% di Valérie Pécresse – Macron non ha altra scelta che continuare ad attirare fuoriusciti degli ex partiti tradizionali. Con il rischio che accanto ad ex gollisti si ritrovino ex socialisti, ecologisti e centristi.    Nei prossimi giorni, come prassi e come confermato dallo stesso interessato, il premier in carica, Jean Castex, si dimetterà in attesa delle elezioni legislative del 12 e del 19 giugno. Se Mélenchon riuscirà nell’impresa di coagulare i reduci della sinistra e ottenerne l’appoggio, la prospettiva è quella di una coabitazione – presidente centrista e liberal con premier di sinistra radicale – a dir poco problematica. Se Macron darà vita al suo nuovo movimento politico ed ottenesse la maggioranza anche alle legislative, partirebbe il toto-premier: escluso un ritorno di Edouard Philippe, in pole position per il dopo-Macron nel 2027, si fa il nome dell’attuale ministro dell’Agricoltura, Julien Denormandie.