More stories

  • in

    Pubblicato il nuovo decreto sulle armi, Guerini al Copasir

    Via libera alla seconda tranche di armi italiane all’Ucraina. Il decreto – siglato dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, insieme a Luigi Di Maio (Esteri) e Daniele Franco (Economia) – è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Secretata la lista, ma Guerini ha riferito in proposito al Copasir in un’audizione durata circa due ore. Si tratta comunque, ha spiegato il ministro, di materiale bellico della stessa natura di quello già inviato col primo decreto. Secondo quanto trapelato in passato ci sarebbero missili anti-aereo Stinger, missili anti-carro Milan, mortai da 120 mm, mitragliatrici pesanti e leggere, giubbotti antiproiettile, elmetti, razioni k, proiettili e munizionamenti in grande quantità. Due mesi di guerra hanno messo a dura prova le dotazioni del Paese aggredito: è dunque necessario un ricambio. Un possibile salto di qualità del materiale da trasferire – ad esempio, mezzi pesanti come i semoventi d’artiglieria M109, i cingolati M113 e i più leggeri blindati Lince – verrà valutato successivamente e sarà eventualmente oggetto di un ulteriore decreto interministeriale. C’è una ricognizione in atto da parte dello Stato Maggiore della Difesa, ma ci sono anche valutazioni politiche in capo al premier Mario Draghi dopo la levata di scudi del leader M5s Giuseppe Conte.
    Lo stesso Draghi, nell’annunciato faccia a faccia con il presidente ucraino Volodymir Zelensky, potrebbe avere nuove indicazioni. Peraltro, ha osservato il sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, “se dovesse esserci richiesto di contribuire ulteriormente sulle armi, l’Italia farà il suo dovere nell’ambito di una risoluzione votata in Parlamento da tutti i partiti a eccezione di Sinistra italiana che consente l’invio di armi fino al 31 dicembre 2022. Non sarà necessario un passaggio parlamentare”. Anche oggi il Cremlino ha lanciato il suo avvertimento: l’invio di armi in Ucraina costituisce “una minaccia per la sicurezza dell’Europa”. Non si è però fatta attendere la risposta del presidente Usa Joe Biden: “finché continueranno gli assalti e le atrocità, continueremo ad aiutare l’Ucraina a difendersi dall’aggressione russa”, inviando “altre armi e nuovi aiuti”. E l’Italia farà la sua parte come Guerini ha assicurato al suo omologo di Kiev Oleksii Reznikov lo scorso 21 aprile. E come ha riferito dopo il vertice di Ramstein dello scorso 26 aprile: “ci sarà un nuovo invio da parte italiana di equipaggiamenti militari, indispensabili per continuare il supporto alla resistenza ucraina”. Secondo il think tank tedesco Kiel Institute for the World Economy l’Italia si colloca al quarto posto per aiuti militari all’Ucraina con 150 milioni di euro impegnati, dietro Usa (4,3 miliardi), Estonia (200 milioni) e Regno Unito (204 milioni).
    E’ lo Stato Maggiore della Difesa, attraverso il Comando operativo di vertice interforze, ad avere un quadro del materiale che si può cedere. E l’arsenale nazionale non naviga certo nell’abbondanza. Negli ultimi decenni sono infatti calati gli investimenti negli armamenti terrestri utilizzati in quella che si sta svolgendo come una guerra ‘tradizionale’ con truppe contrapposte in campo. E bisogna inoltre considerare anche gli impegni nelle tante missioni internazionali cui partecipano i militari italiani. Il quadro della situazione, con il dettaglio della lista degli equipaggiamenti, è stato fatto da Guerini al Copasir che, ha detto il presidente Adolfo Urso, “ha convenuto con il Governo nella apposizione del vincolo di segretezza: c’è un’esigenza di sicurezza nazionale”. I materiali, prevede il decreto, sono ceduti “a titolo non oneroso per la parte ricevente” e “lo Stato Maggiore della Difesa è autorizzato ad adottare le procedure più rapide per assicurare la tempestiva consegna”.
    Voli di consegna sono partite nelle ultime settimane da Pisa e Pratica di mare, diretti in Polonia per il successivo trasporto nelle aree di guerra. Il Copasir oggi ha inoltre proseguito il suo approfondimento sulla missione russa tra marzo e maggio 2020 per aiutare l’Italia nel pieno della pandemia. Aiuti disinteressati o spionaggio? Il generale Enzo Vecciarelli, all’epoca capo di Stato Maggiore della Difesa, ha riferito al Comitato la sua versione. Fu proprio lui ad accogliere a Pratica di mare il primo cargo proveniente da Mosca. Imponente il numero di militari arrivati, ma in Russia la protezione civile è di competenza militare. La delegazione non si è mossa liberamente nel Paese ed è stata sempre sorvegliata da forze armate italiane ed intelligence, avrebbe riferito il generale. Secondo la vicepresidente del Copasir, Federica Dieni, l’audizione ha “confermato, se ce ne fosse stato bisogno, che la missione si è svolta come dalle risultanze della nostra relazione, in modo corretto e senza rischi per il nostro Paese”.

  • in

    Gotti Tedeschi, Rossi aveva biglietto col mio numero? Non so

    (ANSA) – SIENA, 28 APR – “Perché c’era nell’ufficio di Rossi
    un post it con il mio numero di telefono? Questo non lo so. Non
    ne ho la più pallida idea. E mi domando perché non sia stata
    fatta una perizia calligrafica. Posso pensare che glielo abbia
    dato Mussari dicendogli ‘Se hai bisogno chiamalo’. Ma potrebbero
    essere stati anche Viola o Profumo”. Lo ha detto Ettore Gotti
    Tedeschi presidente del cda di Santander Consumer Bank ed ex
    presidente dello Ior audito in commissione di inchiesta
    parlamentare sulla morte dell’ex manager di banca Mps David
    Rossi.   
    “Non conoscevo il dottor Rossi e non l’ho mai incontrato e se
    l’ho incontrato non sapevo che fosse lui”, ha proseguito Gotti
    Tedeschi coi commissari. “Ho avuto certamente frequentazioni con
    banca Mps. Ma ho scoperto che esisteva David Rossi quando ho
    letto sui giornali della vicenda. David Rossi non mi ha mai
    parlato, non l’ho mai cercato in vita mia”, ha concluso Gotti
    Tedeschi. (ANSA).   

  • in

    Santoro, Vigilanza lasci stare i talk, il Pd vuole il Minculpop?

    (ANSA) – ROMA, 28 APR – “Nella tv italiana regna il pensiero
    unico e la parola pace è bandita. In ogni circostanza si rinvia
    alla necessità di usare le armi”. Michele Santoro alza una voce
    di protesta contro l’informazione sulla guerra in Ucraina e gli
    interventi della Commissione di Vigilanza sui talk show e, in
    un’intervista con l’ANSA, lancia l’evento “Pace proibita”, in
    programma lunedì al Teatro Ghione a Roma con tanti volti
    dell’attivismo e dello spettacolo, come Cecilia Strada, Tomaso
    Montanari, Fiorella Mannoia, Elio Germano e Sabina Guzzanti. La
    trasmissione sarà visibile sul satellite su Sky (canale 510) e
    sul digitale su Telenorba, verrà trasmessa da Radio Popolare e
    in streaming dai canali social degli organizzatori, con milioni
    di follower.   
    In merito ai paletti che la Commissione di Vigilanza vuole
    mettere ai talk, Santoro afferma che “ci sono deputati del Pd,
    che non sarebbero eletti in nessuna elezione in cui si potessero
    votare liberamente i candidati, che ritengono che serva
    un’autorizzazione su chi invitare”. “Ma un’autorizzazione di
    chi? Del Minculpop? – afferma -. Dove erano quando lottavo
    contro gli editti di Berlusconi? Mi fanno quasi pentire di aver
    fatto quelle battaglie”.   
    Sull’opportunità di intervistare giornalisti russi in tv,
    secondo Santoro non si tratta di una valutazione che possono
    fare i membri della Vigilanza. “Se sento la necessità di
    intervistare un giornalista russo, e potrei non sentirla, è
    chiaro che lo ascolto e contemporaneamente uso le parole che ha
    detto per spiegare il contesto – sottolinea -. Non trovo
    corretto ospitarlo e poi prenderlo a schiaffi. Se devi
    etichettarlo come esponente del regime, meglio non invitarlo…   
    ma non me lo deve dire un deputato Pd, che non può impormi un
    codice che mi costringe a passare dal Minculpop”. (ANSA).   

  • in

    Cina: ministero Difesa, base a Isole Salomone è fake news

    (ANSA) – PECHINO, 28 APR – La Cina smentisce, definendole
    ‘fake news’, le ipotesi sulla costruzione di una base navale
    nelle Isole Salomone in forza dell’accordo sulla sicurezza
    appena siglato con il piccolo Stato del Pacifico meridionale,
    chiedendo di accantonare la “teoria della minaccia militare
    cinese”. La smentita, la prima del ministero della Difesa, è
    maturata durante la conferenza stampa mensile virtuale: “Si
    tratta di una notizia completamente falsa che distorce
    volutamente i fatti e crea tensione, in modo del tutto
    irresponsabile e la Cina vi si oppone con forza”, ha detto il
    portavoce Tan Kefei sulle critiche soprattutto dai media
    australiani.   
    Lo stesso premier australiano Scott Morrison ha affermato in
    settimana una base militare cinese nelle Isole Salomone
    rappresenterebbe una “linea rossa” per il suo governo, in
    risposta al patto sulla sicurezza di Honiara e Pechino che ha
    spinto Usa e Giappone a mandare inviati nel piccolo Stato per
    esprimere la loro profonda preoccupazione.   
    “Le notizie che la Cina costruirà una base navale nelle Isole
    Salomone sono puramente fake news”, ha aggiunto Tan, ripetendo
    la posizione ufficiale cinese secondo cui “l’accordo facilita la
    cooperazione per il mantenimento dell’ordine sociale, la
    protezione della proprietà, l’assistenza umanitaria, la risposta
    ai disastri naturali e in altre aree di mutuo vantaggio.   
    Esortiamo le parti interessate a smettere di esaltare la teoria
    della minaccia militare cinese e fare cose più pratiche che
    portino alla pace, alla stabilità e alla prosperità nella
    regione del Pacifico meridionale”.   
    La linea rossa tracciata dall’Australia fa leva sul fatto che
    i dettagli del patto sono pubblici, mentre una bozza trapelata a
    fine marzo metteva nero su bianco che le navi della marina
    cinese potessero contare su “un porto sicuro” nell’arcipelago
    distante soltanto 2.000 chilometri dalla costa australiana.   
    (ANSA).   

  • in

    IL PUNTO ALLE 15:30 – L'Onu al lavoro per corridoio a Mariupol

       Mentre la missione del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres -ieri a Mosca, oggi a Kiev- si concentra sulla definizione di un accordo fra le parti che permetta la creazione di corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili, in primis dall’acciaieria Azovostal a Mariupol, la situazione sul terreno in Ucraina pare stabile oggi, e gli sviluppi fondamentali del conflitto sembrano svolgersi fuori dalle frontiere dell’Ucraina.    Guterres è stato amaramente realista in quanto alle possibilità della sua mediazione. “La guerra non finirà con le riunioni. La guerra finirà quando la Federazione Russa deciderà di finirla e quando ci sarà, dopo un cessate il fuoco, la possibilità di un accordo politico serio”, ha detto in un’intervista con la Cnn, e intanto l’Onu è sostanzialmente impegnata sul fronte dell’evacuazione dei civili.    Il segretario Onu ha detto che funzionari stanno negoziando con le due parti, “per vedere se possiamo avere una situazione in cui nessuno può incolpare l’altra parte per le cose che non accadono”, come è successo finora. La rappresentante dell’Onu in Ucraina, Osnat Lubrani, ha informato che sta andando a Zaporizhzhia per preparare un nuovo tentativo di evacuazione da Mariupol.    Prima del suo previsto incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Guterres ha visitato vari dei centri nella regione di Kiev dove, dopo il ritiro dei russi, gli ucraini hanno denunciato atrocità da parte delle truppe di occupazione.    “Quando vedo questi palazzi distrutti dalla guerra, immagino la mia famiglia, mia nipote nel panico e in fuga. Questa distruzione è inaccettabile nel XXI secolo”, ha detto sostando nella via principale di Borodianka, davanti a cinque palazzi di 10 piani parzialmente crollati e bruciati.    A Strasburgo, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sottolinea che il vertice della Difesa a Ramstein “ha rappresentato un’ulteriore evoluzione nel coordinamento del sostegno all’Ucraina” ma “allo stesso tempo abbiamo l’obiettivo di raggiungere la pace attraverso una soluzione diplomatica”. “Oggi quello che dobbiamo avere a cuore è lavorare per una soluzione diplomatica e politica ma aspettando segnali di Putin: non c’è alcuna minima sicurezza che fermando il supporto all’Ucraina Putin si fermi”, ha spiegato.    E intanto il Bundestag – con voti di maggioranza ed opposizione – ha approvato la consegna di armi pesanti all’Ucraina, mentre il ministro di Difesa britannico Ben Wallace ha assicurato che a breve il Regno Unito fornirà a Kiev non solo missili a lungo raggio Brimstone, usati come armi terra-terra, ma anche specifiche batterie “anti nave”. Wallace ha respinto le accuse russe di un coinvolgimento della Nato nel conflitto, sostenendo che Londra fornisce armi “come 40 altri Paesi in base ad accordi bilaterali”. Ma il portavoce del Cremlino insiste: l’invio di armi in Ucraina costituisce “una minaccia per la sicurezza dell’Europa” e la Cina denuncia che la Nato è “uno strumento di singoli Paesi per cercare l’egemonia” non solo nel Nord Atlantico, ma anche nell’Asia-Pacifico, verso cui si è rivolta negli ultimi anni “per mostrare la sua potenza e fomentare conflitti”.    Zelensky, intanto, ha annunciato che le perdite totali inflitte all’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa hanno raggiunto i 600 miliardi di dollari. “Sono stati distrutti o danneggiati oltre 32 milioni di metri quadrati di aree vivibili, oltre 1.500 strutture educative e oltre 350 strutture mediche”, ha spiegato, dopo una riunione con i responsabili dei governi regionali ucraini. Ma l’impatto travolgente del conflitto sull’economia non si limita alla sola Ucraina. Il vicepresidente della Banca centrale europea, Luis de Guindos, ha detto all’Europarlamento di Strasburgo che “l’invasione russa dell’Ucraina ha gettato un’ombra oscura sul nostro continente”.    “La guerra in corso è prima di tutto una tragedia umana che causa enormi sofferenze, ma sta colpendo anche l’economia, in Europa e non solo”, ha detto de Guindos, secondo il quale in ogni caso l’Eurozona non andrà in recessione del 2022. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, da parte sua, ha indicato che “nello scenario peggiore”, ossia con “uno stop completo delle forniture di gas dalla Russia” ci sarà una recessione moderata in Italia nei prossimi due anni, che dovrà essere contrastata dalle politiche di bilancio”. Ma il vicecancelliere tedesco avverte: “Nel caso di un embargo energetico dalla Russia, la Germania entrerà in recessione”.    Per Mosca al costo della guerra bisogna aggiungere quello delle sanzioni internazionali. L’Unione europea sta preparando un sesto pacchetto, da varare in settimana, che includerà anche lo stop graduale alle importazioni di petrolio russo. Ma al centro della questione resta il nodo del gas. Dopo la sospensione degli invii verso Polonia e Bulgaria -perché il pagamento non è stato effettuato in rubli, come vogliono i russi- ora il presidente della Duma vuole estendere la misura a “tutti i Paesi ostili”. Gazprom sostiene che quattro acquirenti europei hanno di fatto pagato in rubli, fra i quali l’Austria, ma Vienna risponde che si tratta di “fake news” e Berlino assicura, “noi paghiamo il gas dalla Russia in euro”. Dura la reazione della presidente delle Commissione europea, Ursula von Der Leyen: “Non accettiamo ricatti”. 

  • in

    C.destra: Salvini, serve un vertice allargato su priorità Italia

    “Dopo l’incontro in presenza con Giorgia e Silvio che speriamo di organizzare al più presto, il Centrodestra unito dovrà condividere le priorità per rilanciare l’Italia: per questo auspico, già settimana prossima, un altro appuntamento non solo con Giorgia e Silvio ma anche con Lorenzo, Maurizio, Giovanni, Luigi, Vittorio e tutti coloro con cui costruiremo il programma del prossimo governo”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini riferendosi a Meloni, Berlusconi, Cesa, Lupi, Brugnaro, Sgarbi.    

  • in

    Crisi Svp: domani voto di 'sfiducia' per assessore Widmann

    (ANSA) – BOLZANO, 28 APR – L’assessore altoatesino Thomas
    Widmann ha annunciato a sorpresa una conferenza stampa per
    domani mattina, alle ore 9, poco prima della seduta del
    consiglio provinciale che dovrà votare la sua uscita dalla
    giunta.   
    Un mese fa il governatore Arno Kompatscher aveva ritirato a
    Widmann le competenze dopo la pubblicazione di un libro
    inchiesta con intercettazioni sul caso Sad, la società che per
    molti anni ha gestito il trasporto pubblico locale in Alto
    Adige. Widmann non si è però dimesso, pretendendo il passaggio
    in consiglio provinciale, che lo aveva nominato. Per questo
    motivo Kompatscher ha fatto convocare per domani una seduta
    straordinaria del consiglio provinciale per votare la riduzione
    della giunta da nove a otto assessori. La Svp, nei giorni
    scorsi, aveva dato indicazioni ai suoi rappresentanti di votare
    a favore. Il voto in aula sarà palese. (ANSA).   

  • in

    Sabino Cassese e Giampiero Massolo insieme con la Scuola Politica Vivere nella Comunità

    L’ordinamento internazionale dopo l’aggressione russa è stato al centro del seminario dal titolo ‘Scenari e mutamenti geopolitici. Quali equilibri nel futuro?’ al quale hanno partecipato come relatori il professor Sabino Cassese e l’ambasciatore Giampiero Massolo. Il seminario, ieri a Roma alla Casina Valadier, è stato promosso dalla Scuola Politica Vivere nella Comunità, fondata proprio da Sabino Cassese insieme a Pellegrino Capaldo e Marcello Presicci. L’incontro è stato moderato da Paolo Boccardelli.
    Durante il seminario il giurista Sabino Cassese ha ricordato le parole profetiche del presidente della Federazione russa Vladimir Putin, pronunciate nel 2015 all’assemblea delle Nazioni Unite, in occasione del settantesimo anniversario dell’organizzazione, sottolineando come Putin “non stia lottando nei confronti dell’Ucraina ma contro l’allargamento degli ordinamenti democratici nel mondo, specie in zone che ritiene sotto il suo diretto controllo”.
    L’ambasciatore e Presidente ISPI, Giampiero Massolo, ha affermato come ci sia “il rischio di una lunga guerra d’attrito fra Russia e Ucraina che manterrà l’Europa sotto una sorta di nube tossica duratura” aggiungendo come “un ridimensionamento degli obiettivi di Putin non porterà purtroppo ad una pace imminente”. L’ ambasciatore ha sottolineato come sia necessario ora analizzare davvero sul campo quello che sta avvenendo per avere una percezione delle mosse future da parte della Russia in ottica di territori contesi.
    Al seminario hanno partecipato, oltre agli studenti, i membri del supervisory board della Scuola Politica, fra cui Giulio Anselmi presidente ANSA (media partner dell’iniziativa), Stefano Lucchini di Banca Intesa Sanpaolo, Maurizio Basile per Cassa Depositi e Prestiti, Magda Bianco della Banca d’Italia, Bianca Maria Farina presidente di Poste Italiane, Francesca di Carrobio amministratore delegato di Hermès, Andrea Abodi presidente dell’Istituto di Credito Sportivo, insieme agli accademici Bernardo Giorgio Mattarella, Luisa Torchia e Nicola Lupo. Durante il ciclo di lezioni, iniziato a novembre scorso, la Scuola Politica Vivere nella Comunità ha ospitato oltre 40 differenti docenti per un totale di circa 100 ore di alta formazione interdisciplinare ed apartitica.
    Le lezioni hanno spaziato dalla politica all’economia, dall’ambiente al digitale, dalla geopolitica alla comunicazione e dalla salute al lavoro. Nelle prime due edizioni sono giunte oltre 1000 candidature per soli 70 posti disponibili. Nella Scuola Politica Vivere nella Comunità figurano docenti e personalità di grande rilievo come la ministra Marta Cartabia, Carlo Messina, Luigi Ferraris, Massimo Lapucci, Gabriele Galateri, Dario Scannapieco, Giuliano Amato, Francesco Profumo e Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.