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    Dl riaperture: Camera conferma fiducia, 395 sì

    La Camera conferma la fiducia al governo con 395 sì e 46 no sul Dl Riaperture, che contiene la fine dello stato di emergenza ed il superamento delle misure di contrasto al Covid. L’esame del provvedimento è ora sospeso. Riprenderà, come deciso dai capigruppo di Montecitorio, alle 17.30 con l’illustrazione degli ordini del giorno. Domani mattina verranno votati gli ordini del giorno, dopodichè si passerà al voto finale sul testo.
    Il testo approvato a Montecitorio dovrà passare all’esame del Senato, e va convertito in legge entro il 23 maggio. Il decreto legge stabilisce, tra l’altro, la sostituzione la figura commissario straordinario per l’emergenza epidemiologica da Covid-19 con un’unità per il completamento della campagna vaccinale, attiva fino a fine 2022. Arrivano, quindi, allentamenti sull’obbligo di indossare mascherine e green pass, nelle varie formule, validi fino al 30 aprile; allentamenti che sono stati superati dalle nuove misure in vigore dal primo maggio che confermano comunque le misure precauzionali applicate nelle strutture sanitarie e quelle applicate nella scuola dell’obbligo fino alla fine dell’anno scolastico. Tra le norme inserite in commissione, la possibilità della somministrazione presso le farmacie di vaccini anti SARS-CoV-2 e di vaccini antinfluenzali, un incremento della dotazione organica della Lega italiana per la lotta contro i tumori e un’autorizzazione per il medesimo ente allo svolgimento di procedure concorsuali di reclutamento di personale.

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    Csm, 16 maggio sciopero dei magistrati contrari alla riforma

    Si terrà il 16 maggio lo sciopero dei magistrati contro la riforma del Csm. Lo ha deciso la giunta dell’Anm. La decisione è stata presa “in attuazione della mozione approvata dall’Assemblea nazionale straordinaria del 30 aprile scorso”. Si tratterà di un’ “astensione totale dei magistrati dalle loro funzioni, salvi i limiti derivanti dal codice di Autoregolamentazione”. Spiega in una nota la segreteria generale dell’Anm.   

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    Palermo, centrodestra tenta l'accordo unitario

    Siamo molto vicini, l’accordo di massima c’è. Siamo ai dettagli. Il candidato unitario ci sarà quando saranno sciolti tutti i nodi. Franco Miceli (centrosinistra) può stare tranquillo”. Lo dice il leader di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè, alla fine della riunione del centrodestra, con tutti i dirigenti della coalizione riuniti in un hotel di Palermo. Il confronto proseguirà domani.”Nel corso della riunione abbiamo parlato solo di programmi per Palermo e non di assessorati, comunque il via libera all’accordo unitario deve includere l’ok al Musumeci-bis”. Così fonti di FdI a conclusione del vertice del centrodestra sulle Comunali di Palermo.

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    Caso Petrocelli, verso azzeramento della commissione

    Il Senato stringe l’assedio contro il presidente della commissione esteri Vito Petrocelli. Se non farà il primo passo per abbandonare la sua carica, la maggior parte dei senatori della commissione si dice pronta alle dimissioni di massa. Mentre ancora questa mattina Petrocelli arroccato nella sua posizione scriveva sui social: “Non mi dimetto perché sento di rappresentare la Costituzione e la volontà degli italiani” e la capogruppo 5s Mariolina Castellone ribadiva “non farò forzature, deciderà Casellati”, a palazzo Madama si delineava quella che, per ora, appare come l’unica strategia possibile per aggirare tutti i contrasti creati dalle posizioni filo-putiniane di Petrocelli che hanno messo i imbarazzo la maggioranza e il M5s: l’abbandono da parte dei commissari. Sul tavolo del presidente Casellati, nei giorni scorsi, sono arrivate due lettere con l’obiettivo di uscire dalla palude, una dai membri della commissione Esteri e l’altra dal presidente della Commissione Affari europei. L’individuazione di un percorso possibile arriva però nel pomeriggio, alla fine di una lunga capigruppo e di una successiva riunione della Giunta del Regolamento. Per poter intervenire, fanno sapere al termine della Giunta, servono fatti concreti. E a quanto si apprende, ci sarebbe già un tacito accordo per cavalcare le dimissioni in blocco della commissione non appena ci saranno. Tanto che sono già state delineate le tappe che porteranno all’azzeramento della commissione e di Petrocelli: una volta arrivate le dimissioni – per ora solo il senatore Emanuele Dessì del nuovo gruppo parlamentare Cal è contrario – i presidenti dei gruppi dovranno formalizzare l’intento di non sostituirli con colleghi di partito. A questo punto la presidente Casellati e la Giunta per il regolamento, sarebbero disposti a sostenere lo scioglimento della commissione stessa per l’impossibilità di poter continuare a svolgere i suoi compiti, in un momento così delicato determinato dalla guerra in Ucraina. Subito dopo si procederà alla ricomposizione con la nomina di un nuovo presidente. La vicepresidente della commissione, Laura Garavini, ha già fatto il primo passo con una lettera di dimissioni al suo capogruppo Davide Faraone. Intanto la commissione Esteri presieduta da Petrocelli continua a riunirsi, domani è convocata alle 10 e questo irrita FdI che accusa la maggioranza di essere “ambigua”: “A parole vuole le dimissioni – lamenta un comunicato del gruppo – ma nei fatti corre a garantire il numero e il funzionamento della Commissione stessa”.

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    Draghi: 'Siamo contrari superbonus'. M5s: 'Attacco irricevibile'

     “Il nostro governo è nato come governo ecologico, fa del clima e della transizione digitale i suoi pilastri più importanti. Ma non siamo d’accordo su tutto, sul bonus del 110% non lo siamo, perché il costo di efficientamento è più che triplicato e il prezzo degli investimenti per attuare le ristrutturazioni sono triplicati, perché toglie la trattativa sul prezzo”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi intervenendo alla plenaria del Parlamento Europeo.
    “Il ministro dell’ambiente è stato straordinario, ha fatto provvedimenti straordinari. Possiamo non essere d’accordo sul superbonus 110% e non siamo d’accordo sulla validità di questo provvedimento – spiega Draghi -. Cito un esempio: il costo di efficientamento è più che triplicato grazie ai provvedimenti del 110%, i prezzi degli investimenti necessari per le ristrutturazione sono più che triplicati perché il 110% di per sé toglie l’incentivo alla trattativa sul prezzo. Poi, le cose vanno avanti in Parlamento, il governo ha fatto quel che poteva e il nostro ministro è molto bravo”, chiosa Draghi.   La frase di Draghi ha allertato i Cinquestelle. “Mario Draghi nel suo intervento a Strasburgo durante la plenaria del Parlamento europeo ha dichiarato di non essere d’accordo sul Superbonus; sinceramente lo avevamo già dedotto dai continui blocchi e dalle modifiche apportate alla misura nei mesi scorsi che di fatto hanno rischiato di renderla inutilizzabile. Vorrei ricordare al nostro presidente del consiglio che il Superbonus è espressione della volontà parlamentare di tutte le forze politiche, e per questo, anche se il suo giudizio personale è negativo, non può boicottare una misura che peraltro in più occasioni ha ricevuto lodi dalla stessa Unione Europea.” Così in una nota il deputato M5S Riccardo Fraccaro.
    “Ci lascia abbastanza perplessi l’irricevibile perentorietà con cui il premier Draghi si è scagliato contro il Superbonus al 110%. E’ stata gettata una volta per tutte la maschera: forse alla base dei continui paletti normativi e della ossessiva smania dell’esecutivo di voler limitare la circolazione dei crediti fiscali, c’è proprio questa insofferenza del presidente del Consiglio nei confronti del provvedimento”. Così in una nota i senatori M5s in commissione Industria, Commercio e Turismo Gianni Girotto, Cristiano Anastasi, Marco Croatti, Gabriele Lanzi e Sergio Vaccaro. I 5 stelle ricordando che il bonus “nel 2021 ha contribuito in maniera decisiva a quel +6,6% del Pil di cui ha giovato in primis proprio il premier. Un’incidenza, quella del Superbonus al 110%, confermata da decine di analisi e di studi, che hanno portato commissari europei come Timmermans e Simson ad evidenziarne la portata innovativa. Insomma, mentre l’Europa plaude e guarda con curiosità agli effetti positivi di questa agevolazione, il nostro primo ministro la boccia sonoramente proprio a Strasburgo: una contraddizione evidente”. Non solo. Le parole del premier sono ” uno schiaffo sonoro alla maggioranza che lo sostiene, visto che il Superbonus al 110% è nato grazie all’intuito del M5s ma ora trova il favore incontrastato di tutto il Parlamento. Per un motivo: questo meccanismo fiscale non solo ha portato in dodici mesi un risparmio di energia pari a quello dei consumi di energia elettrica di un milione e 100 mila famiglie, ma ha avuto effetti salvifici sull’edilizia, con ricadute occupazionali impensabili prima che arrivasse l’ok alla misura”. Inoltre, “vorremmo rammentare a Draghi che l’escalation dei costi nel settore delle costruzioni c’è stato in tutta Europa, anche in quei paesi che non hanno bonus edilizi. Quindi parlare di efficientamenti energetici dai costi triplicati lascia il tempo che trova, un po’ come a inizio anno quando si puntò il dito sul boom di frodi legate al Superbonus, boom rivelatosi poi un falso storico”. “Al premier Draghi – concludono i parlamentari del Movimento – chiediamo maggiore accortezza: provi a dare a questo sgravio un quadro normativo chiaro senza ostacoli e mutamenti di scenario ogni mese, poi ne riparleremo”.
    “Sul superbonus Draghi ha ragione non al 100, ma al 110 per cento. Non c’è più nessuno che tratti sui prezzi o chieda più preventivi, l’incentivo si è trasformato in una sorta di piè di lista pagato dallo Stato. Tutti noi, compresi i più poveri, stiamo pagando la ristrutturazione de appartamenti e villette ai proprietari di casa creando ulteriore debito pubblico e una degenerazione del mercato”. Lo dichiara Maurizio Lupi, presidente di Noi con l’Italia.
    LA CONFEDILIZIA, IMPRESE IN CRISI PER I LIMITI AL CREDITO -“Il Presidente del Consiglio ha detto oggi di essere contrario al superbonus del 110 per cento per gli interventi di miglioramento sismico e risparmio energetico degli edifici, in quanto foriero di aumenti dei prezzi. Il problema segnalato dal premier esiste, anche se l’aumento dei prezzi è stato determinato da molteplici fattori” ma “quel che lascia perplessi è il fatto che il Governo, impossibilitato a bloccare questa misura in quanto voluta dalla quasi totalità del Parlamento, abbia introdotto negli ultimi mesi evidenti ostacoli alla sua concreta applicazione, in particolare attraverso i limiti imposti alla cessione del credito”. Lo afferma il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa sottolineando in una nota che “questo modo di procedere, oltre a non distinguersi per trasparenza, ha prodotto due conseguenze molto negative: la prima è stata quella di mettere in estrema difficoltà (in alcuni casi addirittura in crisi) imprese, professionisti e proprietari che avevano i cantieri aperti; la seconda è stata quella di bloccare l’utilizzo anche di tutti gli altri incentivi per interventi sugli immobili, per i quali il meccanismo di cessione del credito e sconto in fattura consentiva un’applicazione anche da parte di cittadini a reddito medio-basso”.

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    Bonus di 200 euro in busta paga, pressing per l'aumento

    “Duecento euro sono meglio di nulla ma non risolvono il problema”. Lo dice il leader della Cgil, Maurizio Landini, parlando a una tavola rotonda nella quale ha ribadito la necessità di affrontare la questione della precarietà. “Non è accettabile – ha detto – che il lavoro dipendente e le pensioni siano tassati di più delle rendite finanziarie. E’ una tassa sul lavoro vero. Devo modificare il sistema del prelievo fiscale. Ci sono troppe differenze. Non sta in piedi che ci siano queste differenze tra dipendenti e manager. Il mio problema non è che prendono troppo i grandi manager ma che prendono troppo poco i lavoratori dipendenti”.Nel decreto aiuti c’è “un importante e non scontato incremento delle risorse che, dopo l’incontro con il sindacato, il governo ha raddoppiato facendole passare da 7 a 14 miliardi, recuperandole da un’ulteriore tassazione degli extraprofitti”. Anche il bonus da 200 euro per lavoratori e pensionati “è un primo significativo intervento che va nella direzione da noi auspicata”. Così il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, a Radio anch’io, sottolineando di aver “apprezzato la disponibilità del governo”: c’è “un primo forte intervento per l’emergenza, ora dobbiamo negoziare un nuovo patto sociale per crescita, sviluppo e lavoro”.Il bonus da 200 euro per chi ha redditi fino a 35 mila euro arriverà “direttamente” in busta paga: “l’ipotesi per i lavoratori dipendenti è che i datori di lavoro lo anticipino con le mensilità di giugno-luglio, portandololo poi a compensazione, mentre per i pensionati interviene direttamente l’Inps”. Lo afferma il segretario generale della Cisl a proposito del contributo una tantum previsto dal nuovo decreto aiuti, aggiungendo che “bisogna fare immediatamente un lavoro tecnico” per definire più nel dettaglio l’erogazione del bonus, che riguarda anche i lavoratori autonomi.Del nuovo decreto del governo “non ci convince la parte relativa al fatto che si affrontano i temi più importanti con i bonus e le una tantum. Noi abbiamo proposto degli interventi strutturali perché riteniamo che sia il momento per intervenire in questo modo sui gap decennali del Paese”. Così Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, prima dell’assemblea di Federalimentare in corso alla 21/ma edizione di Cibus, rispondendo a una domanda sul decreto aiuti del governo. “C’è comunque una parte che ci convince – aggiunge – che è il tentativo di sburocratizzare le pratiche legate alla realizzazione dei nuovi impianti di rinnovabili”.I 200 euro di bonus per i lavoratori “non sono mai abbastanza, ma le risorse sono queste e il provvedimento è stato fatto senza fare scostamenti di bilancio. Non escludiamo che in futuro ci sia un incremento di questo importo”. Così Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, a margine del convegno inaugurale di Cibus, la fiera dell’alimentazione in corso a Parma fino al 6 maggio, parlando del contributo una tantum previsto dal Decreto Aiuti.

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    Via libera dall'Eurocamera alle liste transnazionali

    Via libera dal Parlamento Europeo alla relazione d’iniziativa legislativa che mira alla riforma della legge elettorale creando una circoscrizione unica a livello Ue e la possibilità di avere liste transnazionali. Il testo è stato approvato per acclamazione dall’aula con voto per alzata di mano. Secondo il sistema proposto ed approvato dagli eurodeputati, ogni elettore avrà due voti: il primo per eleggere un deputato nella rispettiva circoscrizione nazionale e il secondo per eleggerne un altro nella circoscrizione paneuropea, composta da 28 seggi supplementari.
    Per garantire una rappresentanza geografica equilibrata all’interno delle liste, gli Stati membri saranno divisi in tre gruppi a seconda del numero di abitanti. Le liste paneuropee dovranno essere presentate da entità elettorali europee come coalizioni di partiti politici nazionali, associazioni nazionali di elettori o partiti politici europei. Il testo inoltre mira a contrastare la disuguaglianza di genere, il testo propone infatti un sistema di quote, senza violare i diritti delle persone non binarie. Presente nella relazione anche la richiesta di rendere il 9 maggio come data comune per le elezioni europee nonché il diritto di candidarsi alle elezioni per tutti gli europei a partire dai 18 anni e una soglia elettorale minima obbligatoria del 3,5% per le circoscrizioni con 60 o più seggi. Torna anche il sistema degli ‘Spitzenkandidat’ ovvero l’obbligo di presentare ai cittadini un candidato per la posizione del Presidente della Commissione Ue.