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    Montecitorio a porte aperte di notte, fra arte e musica

     Una visita in notturna alla Camera dei Deputati. Se la sono goduta circa trecento persone aderendo all’iniziativa Montecitorio a porte aperte, che ieri si è svolta nell’ambito della Notte dei musei a Roma.    Le prenotazioni, gratuite, lunedì scorso sono andate esaurite rapidamente. E ieri dalle 20 alle 2 di notte, divisi in gruppi e guidati dai commessi parlamentari, i circa 420 visitatori, fra cui non pochi turisti e famiglie con bambini, hanno seguito un itinerario storico-artistico, attraverso le sale più prestigiose del palazzo, come la Sala della Lupa, quella della Regina, quella del Cavaliere e quella dedicata ad Aldo Moro, con il nuovo allestimento dopo il restauro delle Nozze di Cana, fino all’ingresso in Aula.    A fine visita, epilogo musicale in Transatlantico, con una esibizione del pianista Emiliano Toso, biologo cellulare e musicista. 

       

    Montecitorio a porte aperte

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    Il generale che porta in Ucraina gli orrori di Aleppo

       L’Ucraina come la Siria, Kharkiv come Aleppo. Con gli ordigni impazziti delle bombe a grappolo che uccidono, mutilano, distruggono a caso senza distinguere civili da militari, bambini da adulti, case da caserme e impongono, infine, la resa. Un orrore comune, una regia unica. Quella del generale Alexander Zhuravlyov, a capo delle truppe russe nella Siria di Bashar al Assad e poi figura di riferimento della 79a brigata di artiglieria missilistica russa con sede a Belgorod che solo tra il 27 e 28 febbraio ha martellato la seconda città dell’Ucraina con 11 attacchi missilistici Smerch da 300 mm, ognuno dei quali in grado di spargere 72 ordigni esplosivi su un’area delle dimensioni di un campo da calcio.    Aleppo est, distrutta, cadde sotto i suoi colpi. E per questo Zhuravlyov, 57 anni, è stato insignito del titolo di ‘Eroe della Federazione russa”, la più alta onorificenza del Paese. Promosso ripetutamente, è diventato nel 2022 comandante del distretto militare occidentale, divisione incaricata, tra l’altro, di “ripulire” Kharkiv.    Con una inchiesta sul campo puntuale e accurata, la Cnn ha ricostruito gli attacchi di quegli ultimi giorni di febbraio, quando all’improvviso la città fu investita da una pioggia di quelle bombe vietate dalla Convenzione sulle munizioni a grappolo del 2010. Grazie alle immagini dal satellite è stata ricostruita la traiettoria degli Smerch partiti dalla linea di confine su cui si trova Belgorod. Armi per l’uso delle quali è necessaria un’autorizzazione molto in alto. Quella di Zhuravlyov, appunto. “E sulla base dello standard di responsabilità del comando della Convenzione di Ginevra, il generale (Zhuravlyov) è colpevole così come chiunque altro nella sua catena di comando” di crimini di guerra, ha valutato Philip Wasielewski, del Foreign Policy Research Institute.    Funzionari ucraini hanno raccolto grandi quantità di ordigni esplosi e inesplosi in un sito visitato dalla Cnn. “Ci sono molte munizioni a grappolo usate in una scala probabilmente superiore a quella che abbiamo visto nel Libano meridionale nel 2006”, ha commentato Mark Hiznay, direttore associato del settore armi per Human Rights Watch, riferendosi alla guerra del 2006 tra Libano e Israele, durante la quale l’esercito israeliano ha lanciato circa 4 milioni di munizioni di questo tipo. Per il suo ruolo in Siria e per i metodi con i quali ha operato Zhuravlyov è stato premiato da Vladimir Putin e ha incassato il silenzio indifferente della comunità internazionale. Aleppo cadde. Ma a Kharkiv, conquistata dai russi e ripresa dagli ucraini, il generale non ha ottenuto lo stesso successo. Putin non gli darà un’altra onorificenza. 

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    Le sanzioni mettono a nudo la vita privata di Putin

       Il riservatissimo Vladimir Putin a nudo di fronte al mondo intero. Dopo aver nascosto gelosamente per anni la sua vita privata, il presidente russo si trova a fare i conti con i suoi segreti almeno in parte svelati: le sanzioni dell’occidente per la guerra in Ucraina hanno infatti portato alla ribalta la famiglia dello ‘zar’, quella ufficiale e quelle ufficiose.    Fra lussuose ville in Europa, matrimoni sfarzosi e vite segrete lontano dai riflettori, l’entourage più stretto di Putin, quello che il presidente russo ritiene di dover proteggere per motivi di sicurezza nazionale, emerge dal velo di segretezza che lo circonda da anni. Si va dalle due figlie riconosciute – Maria e Katya avute dall’ex moglie Lyumila Ocheretnaya -, ai presunti quattro figli illegittimi e alle amanti, inclusa la ginnasta Alina Kabaeva con la quale il rapporto continuerebbe anche ora. Anche se restano ombre sulle figure e sull’ampiezza della famiglia dello zar quello che è certo è che i “membri sono beneficiari di un sistema cleptocratico in cui Putin comanda come un padrino mafioso, con gli oligarchi luogotenenti che pagano tributo sotto forma di ricchezza e ville a tutti coloro nella sfera affettiva di Putin”, commenta il New York Times in una radiografia della famiglia di Putin che parte dalla visita nel 2008 a Villa Certosa di Maria a Katya. Ospiti di Silvio Berlusconi in Sardegna le due si sono lanciate in shopping lussuoso ed escursioni in barca a patto di mantenere l’anonimato.    Katya, ora ultraquarantenne, è la figlia ‘più disciplinata’ di Putin. E’ sposata con Kirill Shamalov, il figlio di Nikolai Shamalov, stretto alleato del presidente russo e maggiore azionista di Bank Rossiya, la banca dello zar. I due sono convolati a nozze in uno dei resort sciistici preferiti da Putin, Igora, in una cerimonia fastosa fra piste di pattinaggio e giochi di luce. Al matrimonio ha partecipato anche la sorella Maria, arrivata dall’Olanda con il marito Jorrit Faassen. Per decenni Maria ha vissuto in Olanda ma dal 2014, quando i separatisti russi hanno abbattuto un aereo della Malaysia Airlines partito da Amsterdam, è divenuta oggetto di molte critiche fra i vicini e non solo. Di recente su un lotto di terra vicino Amsterdam, acquistato in passato da Faasen, è stata piantata una bandiera ucraina con la scritta ‘Ave Maria Putin’.    Ma l’entourage affettivo del presidente russo include diverse altre donne non ufficiali. C’è Svetlana Krivonogikh, ex donna delle pulizie di San Pietroburgo che avrebbe avuto una relazione con Putin. La donna è ora una regina del real estate, un membro del consiglio di amministrazione di Bank Rossiya e una azionista del resort sciistico Igora dove Kathya si è spostata.    Dalla relazione con Putin è nata Elizaveta Vladimirovna Krivonogikh. Le due hanno vissuto in una lussuosa proprietà a Montecarlo.    La donna del momento è però Kabaeva, l’ex campionessa di ginnastica russa che, secondo alcune indiscrezioni, è moglie di Putin. Alina Kabaeva abita in Svizzera con i suoi figli avuti dalla zar in una prestigiosa clinica di Lugano. E’ lei che è finita nel mirino delle sanzioni britanniche e contro la quale è stata avviata in Svizzera una petizione per cacciarla. Kabaeva sarebbe stata vista di recente a Mosca ma, come per tutti i membri della famiglia di Putin, si è trattato di un’apparizione di secondi. Poi su di lei, come su tutto il resto della famiglia, è sceso di nuovo un velo, anche se questa volta – grazie alle sanzioni – ben più leggero e trasparente.    

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    Salvini, oggi chi divide fa male al Paese

     “Io voglio unire. Oggi non ci si divide, chi divide fa il male del Paese, lo dico ai politici e ai giornalisti”. Lo afferma il leader della Lega, Matteo Salvini, nel suo intervento conclusivo della conferenza programmatica “E’ L”Italia che vogliamo”. 
    “Il centrodestra vince se unito: le divisioni aiutano il campo avverso. E’ vero ovunque. Penso che la Lega ha l’onore e l’onere di offrire questo percorso a tutti gli alleati”, afferma il leader leghista   

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    Governo: Letta e Conte blindano Draghi ma l'Ucraina divide la maggioranza

    Malgrado l’appello all’unità del leader del Pd, che si sente sicuro che la maggioranza arriverà alla fine della legislatura, nella compagine di governo persistono i disaccordi sulle armi all’Ucrania.
    “”Non ho nessun dubbio, il Governo arriverà a fine legislatura”, ha detto il segretario del Pd Enrico Letta, parlando con i giornalisti al Forum “Verso Sud” a Sorrento. “Aggiungo che questo è l’ ultimo Governo della legislatura, dovesse cadere, si andrebbe al voto. Quindi, crisi di Governo ed elezioni non sono nei radar. Sono straconvinto che andremo alla fine della legislatura. Abbiamo “mesi davanti nei quali c’è bisogno di fare tanto”.
    Il governo deve durare fino a fine legislatura come dice Enrico Letta? “Sottoscrivo e prendo atto che sulle questioni concrete, Enrico Letta è stato chiaro: sì alla fiscalità di vantaggio” per il sud. Lo ha detto il presidente del M5s, Giuseppe Conte, intervenendo al Forum “Verso Sud”, in corso a Sorrento.
    Letta e Conte – dunque – assicurano l’appoggio a Draghi, che giovedì presenterà la sua informativa. Incognita ancora sulla mozione dei M5s.
    Alla prima occasione possibile nel calendario parlamentare, il M5s chiederà un voto che possa definire una chiara strategia dell’Italia non solo per quel che riguarda l’invio delle armi all’Ucraina ma anche per quel che riguarda la posizione da portare nei consessi internazionali, sulla guerra e sugli sforzi diplomatici per arrivare a un negoziato. È quanto spiegano fonti del Movimento, chiarendo che si sta ancora vagliando quale strumento dovrà essere utilizzato.
    Il regolamento parlamentare non prevede votazioni in occasione dell’informativa del premier Mario Draghi, giovedì alla Camera e al Senato. Il Movimento, che il 3 maggio aveva chiesto lo svolgimento “con urgenza” di comunicazioni del presidente del Consiglio, ha comunque accolto con favore la trasformazione del “premier-time” di giovedì in informativa sugli ulteriori sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, procedura che quantomeno consente un dibattito in Aula e la possibilità di comprendere i vari posizionamenti delle forze politiche.
    Depositate le liste: il 12 giugno 978 Comuni italiani, fra i quali quattro capoluoghi di regione e 22 di province andranno al voto.

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    'Sud polo innovazione'. Carfagna, sfida passa per il Pnrr

    (dell’inviato Maurizio Dente)
    (ANSA) – SORRENTO, 14 MAG – “I leader politici che si
    confrontano direttamente sul Sud sono il segnale di un cambio di
    passo importante.” Il ministro per la Coesione Territoriale
    Mara Carfagna sottolinea questo dato a conclusione del Forum
    “Verso il Sud” organizzato a Sorrento. L’appuntamento – che
    dovrebbe diventare “un luogo di confronto annuale tra imprese e
    business community” – ha visto gli interventi di 10 ministri
    oltre a politici ed economisti dell’ area del Mediterraneo. “Ne
    è emerso – ha aggiunto Carfagna – un Sud non più come
    Cenerentola d’Italia da aiutare con sussidi e bonus, ma come
    area che può crescere di più, con le proprie gambe, per
    competere con il resto d’ Europa e con il mondo”. Un Sud hub
    tecnologico, polo dell’innovazione: obiettivi che però, avverte
    Carfagna, passano anzitutto “per la piena attuazione del Pnrr”
    La fotografia di quanta strada resta da fare è nei numeri del
    ministro per l’ Economia Daniele Franco che ha definito
    “enorme” il divario tra il Pil del Mezzogiorno e quello del Nord
    del Paese: “Dopo una fase di grande recupero nel dopoguerra,
    dagli anni ’80 non sono stati fatti sostanziali progressi. Il
    Pil pro capite è al Sud il 55% di quello del Nord. Se si
    vogliono ottenere tassi di crescita più robusti – ha avvertito
    Franco – è cruciale riavviare la convergenza tra le due aree
    del Paese”. Certo, c’ è
    Il Pnrr, “un’ opportunità nuova,” che “da solo, però, non
    basta”- avverte il ministro dell’ Economia – .”bisogna
    utilizzare tutti i fondi a disposizione e saper spendere le
    risorse”.   
    Il ministro per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini
    prepara una legge quadro sulle autonomie destinata a “sfatare
    il luogo comune di un Nord contrapposto al Sud”. La prospettiva
    del Mezzogiorno – per Gelmini – è quella di diventare “un hub
    tecnologico proiettato verso Africa e Medioriente”. Sfida per la
    quale – sottolinea il ministro della PA Renato Brunetta – “la
    formazione è” cruciale”. (ANSA).   

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    Nuovo accordo nell'area balcanica tra l'ANSA e l'agenzia Fena

    Un nuovo accordo di partnership internazionale con l’Agenzia FENA, firmato alla presenza dell’Ambasciatore italiano in Bosnia Erzegovina Marco Di Ruzza a valle della Conferenza internazionale dell’Allenza europea delle agenzie di stampa (EANA) che si è svolta a Sarajevo, va ad incrementare il portafoglio di collaborazioni strategiche dell’Agenzia ANSA nell’area dei Balcani.    La partnership prevede lo scambio tra le Agenzie dei rispettivi contenuti informativi in lingua inglese; i partner potranno pertanto utilizzare i rispettivi servizi per uso editoriale e potranno sviluppare offerte commerciali congiunte ai propri clienti – media, istituzioni e aziende – dei rispettivi Paesi.    L’Ambasciatore d’Italia in Bosnia-Erzegovina, Marco Di Ruzza, ha espresso compiacimento per aver ospitato nella sede diplomatica la cerimonia di firma dell’intesa, contribuendo a conferire visibilita’ mediatica e al contempo incisivita’ istituzionale all’iniziativa. “Il dinamismo e l’intensita’ delle relazioni bilaterali tra l’Italia e la Bosnia-Erzegovina – cosi’ Di Ruzza – rendono quanto mai coerente ed appropriata questa partnership, che puo’ aprire la strada ad interessanti potenziali sinergie tra i due Paesi anche al di la’ della mera collaborazione giornalistico-professionale tra le due Agenzie stampa interessate. Ricordo, in proposito, che la cultura italiana ed il made in Italy sono apprezzatissimi in questo Paese e gli eventi promozionali proposti da questa Ambasciata al pubblico bosniaco-erzegovese, specie relativamente ai grandi assi tematici della lingua, del design, del cinema, della cucina italiani, etc, godono di notevole successo e risonanza mediatica. Significativamente il MAECI ha programmato a Sarajevo l’apertura di un Istituto Italiano di Cultura proprio alla luce del carattere strategico della nostra diplomazia culturale in loco. Al contempo l’Italia e’ attore economico fondamentale in BiH, come dimostra il primato acquisito nel 2021 di primo Paese esportatore e la vasta ed articolata rete di aziende italiane che opera su questo mercato, perfettamente integrata nei piu’ diversi settori produttivi”. Su quest’ultimo punto, l’Ambasciatore ha ricordato il recente lancio della nuova “Associazione delle imprese italiane in BiH”, una piattaforma di aggregazione delle imprese italiane in BiH costituitasi con il sostegno dell’Ambasciata. “L’iniziativa – ha sottolineato – vuole accrescere la complessiva proiezione del Sistema Italia nel Paese ma anche propiziare l’ulteriore rafforzamento del dialogo economico bilaterale”.    L’Amministratore Delegato ANSA Stefano De Alessandri sottolinea l’importanza dell’accordo raggiunto: “la nuova partnership completa il quadro delle collaborazioni internazionali attivate da ANSA con le maggiori Agenzie di informazione nell’area balcanica, tassello fondamentale della nostra strategia internazionale che prevede il raggiungimento di una rete capillare di partnership in tutto il mondo. L’obiettivo è quello di disporre e di rendere disponibile un’informazione sempre più completa e articolata a livello internazionale e, allo stesso tempo, di avere la possibilità di sviluppare progetti commerciali congiunti nei vari Paesi interessati”.    Per Elmir Huremovic Direttore Generale di FENA: “Le notizie dalla Bosnia Erzegovina e dall’Italia troveranno un posto nei nostri servizi e, in questo modo, aumenteremo le possibilità di un migliore collegamento tra i nostri paesi e le loro economie” ha affermato Huremović. Ha aggiunto di essere particolarmente contento che l’accordo sia stato firmato dopo il successo della conferenza dell’Alleanza europea delle agenzie di stampa (EANA) a Sarajevo e che non vede l’ora di una futura cooperazione.       

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    Marine Le Pen non si ricandiderà: 'Tre presidenziali bastano'

    Marine Le Pen non si ripresenterà alle presidenziali “salvo eventi eccezionali”: lo ha confermato lei stessa in un’intervista a Le Figaro, che sarà pubblicata domani sul quotidiano. “A priori – spiega la candidata del Rassemblement National – penso che tre presidenziali rappresentino già un percorso. Che mi ha consentito di far crescere le nostre idee dal 18% al 42%. In 10 anni non è male.    So che per le nostre idee questa dinamica non è conclusa. La questione è, chi le porterà avanti fra cinque anni. E’ troppo presto per parlarne. Ma mi piacerebbe veder emergere una nuova elite”.  Marine Le Pen sottolinea che, nonostante la sconfitta e le “menzogne” del suo avversario Emmanuel Macron, i francesi l’hanno scelta “come prima oppositrice” del vincitore. Per le legislative che a giugno rinnoveranno il Parlamento francese, la Le Pen si è posta obiettivi precisi: “Vorrei – spiega ancora a Le Figaro – che la democrazia ci potesse dare le capacità, i poteri, che sono quelli dell’opposizione. Non si tratta soltanto di avere un gruppo. Ma di avere tutti i mezzi messi a disposizione dell’opposizione in una democrazia viva. Come, ad esempio, il potere di investire il Consiglio costituzionale. Il che significherebbe avere almeno 60 deputati. Potremo avere bellissime sorprese”. Il presidente, secondo Marine Le Pen, “non può spiegarci che tutto cambia e continuare a trovare normale che la prima forza d’opposizione si ritrovi, come negli ultimi 5 anni, con soli 6 deputati. Bisogna ritrovare un funzionamento democratico normale, esigente e maturo”.Quanto alla leadership nel Rassemblement National, Marine Le Pen afferma che “se ne parlerà dopo le legislative”: “Il nostro movimento ha avuto una forte evoluzione – afferma – come la società e il paese. E’ il momento delle grandi transizioni: demografica, economica, ecologica e tecnologica. I movimenti devono adattarsi a questi nuovi temi, sfide, anche pericoli. Il ruolo del nostro movimento nei prossimi anni è, da una parte, concepire il progetto nazionale del XXI secolo, dall’altra far emergere una nuova elite. Jordan Bardella (che guida il partito da quando la Le Pen ha cominciato la campagna elettorale, ndr) mi sembra posizionato benissimo per farlo. E d’altra parte proprio questa mi sembra uno dei grandi fallimenti di Emmanuel Macron. Non è riuscito a far emergere nessuno di nuovo. Per convincersene bastava seguire le immagini della sua investitura: è la vecchia elite”.