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    Salvini, ricorso al tar su mascherine in classe e ai seggi

    “È un’enorme fesseria che ci siano mascherine per bimbi e insegnati, penso che non ci sia nessun criterio scientifico, con 30 gradi, per costringere insegnanti e studenti al bavaglio, anzi fa male. Noi facciamo ricorso come Lega al tar, quantomeno per la maturità e anche per le elezioni di domenica prossima, perché se dimentichi la mascherina al seggio ti rimandano a casa. In classe e al seggio mi pare una perversione ideologica”. Lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, a Skuola.net. 

    Il 12 giugno l’Italia va al voto per l’election day. Vanno rinnovate le amministrazioni di circa mille comuni, per un totale di quasi 9 milioni di elettori. © ANSA

       

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    'Israele diavolo', è bufera sul candidato sindaco di Sesto

    Si infiamma la campagna elettorale a Sesto San Giovanni, 80 mila abitanti al confine con Milano. A scatenare le polemiche a meno di una settimana dal voto, sono alcuni post ritenuti antisemiti di Michele Foggetta, esponente di Sinistra Italiana e candidato sindaco del centrosinistra che vuole riconquistare la ‘Stalingrado italiana’ strappandola al sindaco uscente della Lega Roberto Di Stefano.
    A sollevare il caso è stato Il Giornale, che ha pubblicato le frasi dell’esponente di Sinistra italiana rivolte – nel 2011 e nel 2014 – allo Stato di Israele, definito un “diavolo” e una “montagna di m…”.
    Parla di “posizioni imbarazzanti” e “insulti vergognosi” il sindaco uscente, e candidato al bis, Di Stefano, secondo cui le offese “sono sinonimo di un’assoluta mancanza di senso della democrazia e di rispetto verso le istituzioni e un intero popolo”.
    “Nella vita si fanno degli errori e poi si cambia e si cresce. Il linguaggio e il merito che ho usato io nei confronti dello Stato di Israele anni fa in vecchie dichiarazioni non mi rappresentano più in alcun modo”, replica su Facebook Foggetta.

    LE REAZIONI NEL CENTRODESTRA
    “A Sesto San Giovanni, la sinistra vorrebbe far eleggere un sindaco antisemita. Su Israele e il suo popolo, questo candidato ha scritto frasi a dir poco abominevoli. Letta dov’è? Chi lo sostiene è complice”, commenta il deputato della Lega Igor Iezzi, capogruppo in commissione Affari costituzionali alla Camera.
    Per Andrea Orsini di Forza Italia, membro della Commissione Esteri e del Gruppo di Collaborazione parlamentare Italia-Israele, “incredulità e sdegno sono le sole reazioni possibili dopo aver letto le indegne espressioni nei confronti di Israele e del popolo ebraico pronunciate dal candidato sindaco della sinistra a Sesto San Giovanni, Michele Foggetta. E che ogni forza politica responsabile, di destra o di sinistra dovrebbe condannare con sdegno”. “Ebbene – continua Orsini – la cosa più incredibile è che non vi sia ancora stata nessuna netta presa di distanza e nessuna esplicita condanna da parte di forze come il Partito Democratico, che continuano a sostenerne la candidatura come se nulla fosse accaduto.
    “Ancora più sconcertante la replica dell’interessato, che liquida gli insulti a Israele e agli ebrei come errori di gioventù, ma sono passati pochi anni, non si scusa con chi nel mondo ebraico si è sentito offeso e ferito, rivendica una paradossale coerenza nel sostenere da sempre la soluzione due popoli-due stati”, prosegue Orsini. “Ad Israele, alla Comunità e alle altre Istituzioni Ebraiche va tutta la mia solidarietà. Un uomo coerente con un passato anti-semita non può diventare sindaco di una importante città della Lombardia. Mi aspetto che tutte le forze politiche responsabili convergano su questo”.
       

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    M5s: Tribunale Napoli trattiene causa in decisione

    Sulla richiesta di sospensione delle ultime votazioni M5s giudice del Tribunale di Napoli ha “trattenuto la causa in decisione”. E’ quanto si apprende da fonti degli attivisti che hanno presentato il ricorso.
    È durata due ore l’udienza davanti al giudice Loredana Ferrara della VII sezione civile del Tribunale di Napoli sul ricorso presentato da un gruppo di iscritti al Movimento 5 Stelle contro la decisione dei giudici napoletani di ritenere legittimo lo statuto con il quale è stato eletto alla carica di presidente del Movimento fondato da Beppe Grillo l’ex premier Giuseppe Conte. La decisione del giudice, che si è riservato, è attesa al termine della camera di consiglio, verosimilmente nei prossimi giorni.”È stata una discussione molto serrata, – ha detto l’avvocato Lorenzo Borrè, legale dei ricorrenti – ci sono volute due ore per esporre i punti di attacco e di difesa e questo dimostra la sostanza della materia. Abbiamo messo sul tappeto l’assenza del metodo assembleare, fulcro della democrazia: non c’è stata la possibilità di proporre delle alternative e l’assenza della possibilità di concorrere alla candidatura da parte degli iscritti sia per quanto riguarda la presidenza sia le altre cariche associative significa che è mancato l’ABC della democrazia”. “Confidiamo nelle nostre buone ragioni ma la parola ultima spetta al giudice”. Di “discussione articolata” ha parlato anche l’avvocato Francesco Astone, che rappresenta il movimento fondato da Beppe Grillo insieme con i colleghi Francesco Cardarelli e Claudio Consolo, i quali oggi non potevano essere presenti all’udienza. “I ricorrenti – ha detto Astone – hanno insistito sulle loro osservazioni, dal contenuto essenzialmente formale, che il Movimento respinge. A nostro avviso – ha concluso Astone – ci sono una serie di contestazioni, di tipo formale, che il Movimento ritiene strumentali”. 

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    Mattarella, l'Italia sostiene l'ingresso della Georgia in Ue

    “La Georgia con la sua storia millenaria ha contribuito alla famiglia della civiltà europea ed è del tutto naturale che aspiri a entrare nella Ue. L’Italia ne sostiene percorso europeo. Attendiamo i necessari passi da parte della Commissione europea”. Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al termine del suo incontro con la presidente della Georgia, Salomé Zourabichvili.
    “L’aggressione da parte della Russia – ha detto in un altro passaggio – sta provocando ripercussioni forti nel partneriato orientale”. “La Sicurezza del Mar Nero riguarda tutti” ha evidenziato sottolineando, poi, la necessità di un “negoziato costruttivo per l’integrità territoriale della Georgia”.

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    Dalle ciliegie al sale, la ricchezza perduta di Kiev

       Non c’è solo il grano a innescare la crisi alimentare che a partire dall’Ucraina sta colpendo con un drammatico effetto domino decine di Paesi in via di sviluppo, dall’Africa al Medio Oriente. Tra prodotti finiti in mano ai russi, raccolti minacciati dalle bombe e fabbriche bloccate dal conflitto, la lista dei beni a rischio continua ad allungarsi.    Tra quelli bloccati o saccheggiati nel ‘granaio d’Europa’ ci sono anche gli altri cereali, dal mais al sorgo. A subire forti rincari in Occidente è poi per esempio l’olio di semi, soprattutto quello di girasole, di cui il Paese è uno dei principali produttori. Ma la guerra ha inevitabilmente colpito raccolti e industrie in diverse regioni strategiche.    Sotto il controllo di Mosca è finita anche la ‘capitale delle ciliegie’, Melitopol, uno dei primi centri occupati all’inizio dell’invasione. Il blocco della principale zona di produzione ucraina ha causato aumenti fino al 40% dei prezzi della frutta nei mercati da Kiev a Leopoli. Per coprire il deficit, oltre metà delle ciliegie vendute viene ora importata, mentre la distribuzione prosegue dalle aree di Bukovyna, Vinnytsia, Odessa e Zakarpattia. Le conseguenze del conflitto, inoltre, sono destinate a pesare sui raccolti futuri.    All’orizzonte c’è anche una possibile “crisi del sale”, dopo che Artemsil, tra i produttori più grandi d’Europa, è stata chiusa ad aprile nella regione di Donetsk a seguito degli scontri. Oltre allo stop alla produzione, risultano danneggiate anche strutture amministrative e miniere della compagnia che la controlla. Per sopperire al blocco, altri produttori stanno cercando di accelerare le attività, come le saline di Drohobych, nell’oblast occidentale di Leopoli, ma di questo passo per l’Ucraina sarà inevitabile un aumento delle importazioni.

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    Referendum: Salvini, clima censura che è vergogna internazionale

    La Rai e altri giornali stanno nascondendo i referendum. Si sta senza mascherine alle feste per il Milan ed ai concerti di Vasco Rossi, ma se vai al seggio per votare i referendum devi avere la mascherina. C’è un clima di censura, un bavaglio e un. furto di democrazia sui referendum sulla giustizia che è una vergogna internazionale”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini a Mattino 5, su Canale 5.

    Agenzia ANSA

    Per le elezioni di giugno (il 12 l’Election day, con Referendum e primo turno delle amministrative, con secondo turno il 26 giugno, in entrambi i giorni seggi aperti dalle 7 alle 23 di domenica) si andrà al voto seguendo ancora le prescrizioni anti-Covid. (ANSA)

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    Giletti da Mosca sotto accusa. “Così aiuta Putin”

    La presenza di esponenti governativi e giornalisti russi nel talk show ha provocato una valanga di polemiche dall’inizio della guerra in Ucraina, spingendo il Copasir ad avviare un’indagine conoscitiva, mentre il Corriere della Sera ha pubblicato una lista di persone, spesso ospitate in tv, che agirebbe in Italia con lo scopo di diffondere la propaganda filoputiniana. L’accusa di dare troppo spazio alle tesi russe è piovuta ora anche sul capo di Massimo Giletti che ieri ha condotto Non è l’arena dalla Piazza Rossa di Mosca e ha intervistato personaggi vicini al presidente della Federazione russa.    Una puntata costellata di polemiche, proseguite anche oggi, nel corso della quale il conduttore ha avuto anche un mancamento che lo ha costretto a lasciare la postazione esterna con vista Cremlino e a rifugiarsi su una sedia all’interno. Nulla di grave a quanto pare, tanto che il giornalista ha potuto proseguire la trasmissione e tra un paio di giorni dovrebbe far rientro in Italia.    Dopo le due serate condotte da Odessa, la nuova puntata in trasferta ha provocato critiche sin dal giorno dell’annuncio.    Fino a ieri, quando a In Onda, che si era occupata appunto delle liste di filoputiniani, David Parenzo ha dato la linea al programma parlando di “un grande evento televisivo” e Concita De Gregorio lo ha invece definito “il naturale corollario di tutto quello che abbiamo detto finora”.    L’accusa di diffondere la propaganda del Cremlino, oltre che di opportunismo, ha inondato i social dove numerosi utenti, compresi esponenti politici, hanno preso pesantemente di mira il conduttore. Non tutti però. “Un affettuoso abbraccio a Massimo Giletti, giornalista e uomo libero”, ha scritto ad esempio Matteo Salvini.    A provocare indignazione, in particolare, l’intervista a Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, che ha strenuamente difeso la posizione del Cremlino, attaccando l’Europa e i giornalisti italiani che si sarebbero a suo dire disinteressati del conflitto in Donbass negli ultimi otto anni. L’esponente russa ha anche accusato Giletti di fare ragionamenti infantili, di fronte al tentativo di quest’ultimo di perorare la causa del negoziato.    Parole che hanno fatto infuriare Alessandro Sallusti, che ha deciso di abbandonare la trasmissione. “Pensavo fossi andato a Mosca per parlare al popolo russo – ha detto il direttore di Libero, rivolgendosi a Giletti -. Mi trovo davanti ad un asservimento totale di fronte alla peggiore propaganda che ci possa essere. Il Cremlino è un palazzo di merda, lì il comunismo ha fatto i più grossi crimini”. “Rinuncio al compenso pattuito ma non ci sto a fare la foglia di fico a quei due coglioni che hai lì di fianco, me ne vado”, ha concluso riferendosi agli ospiti russi accanto a Giletti, il politologo ucraino Vasilj Vakarov e Vladimir Solovyev, il famoso conduttore tv russo.    Proprio a quest’ultimo si è oggi rivolto Bruno Vespa.    “Ospiterò volentieri Solovyev a ‘Porta a porta’ – ha detto il conduttore – se lui mi userà la cortesia di ospitarmi in collegamento col suo programma di Russia1. Così i nostri pubblici potranno confrontare le diverse posizioni sulla crisi ucraina in un sereno dibattito tra persone civili”. Insomma, le polemiche sulla gestione dell’informazione da parte dei talk sembrano destinate a proseguire. E gli ascolti paiono beneficiarne, almeno un po’: il programma di Giletti è stato seguito da 888.000 spettatori pari al 7.1% di share, registrando una lieve crescita sia nel numero degli spettatori che nella percentuale di share.   

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    Salario minimo, raggiunto l'accordo sulla direttiva Ue

    Raggiunto l’accordo sulla direttiva Ue per il salario minimo. Lo ha annunciato la Commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo (Empl) sul suo account Twitter. I dettagli verranno illustrati in una conferenza stampa in programma stamani alle 9:30 a Strasburgo.
    “Nei nostri orientamenti politici abbiamo promesso una legge per garantire salari minimi equi nell’Ue. Con l’accordo politico di oggi sulla nostra proposta su salari minimi adeguati, portiamo a termine il nostro compito. Le nuove regole tuteleranno la dignità del lavoro e faranno in modo che il lavoro paghi”. Lo scrive su Twitter la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, accogliendo l’accordo politico raggiunto nella notte sul salario minimo. 

    In the Political Guidelines, we promised a law to ensure fair minimum wages in the EU.With today’s political agreement about our proposal on adequate minimum wages, we deliver.The new rules will protect the dignity of work and make sure that work pays. pic.twitter.com/vx1kRDfIYL
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) June 7, 2022

    “Una tappa importante per l’Europa sociale”. Così la presidenza di turno francese dell’Ue ha commentato l’intesa raggiunta stanotte sulla direttiva per il salario minimo tra Consiglio, Parlamento e Commissione Ue. “Nel pieno rispetto delle diversità nazionali – si legge in un tweet – il provvedimento favorirà dei salari minimi adeguati nell’Ue e lo sviluppo della contrattazione collettiva”. L’intesa dovrà ora essere approvata in via definitiva sia dal Parlamento che dal Consiglio Ue.
    “Quello raggiunto nella notte a Strasburgo è un accordo storico. Per la prima volta l’Unione europea fissa dei criteri per salari minimi adeguati ed equi e per contrastare la concorrenza sleale e il dumping sociale”. Così Daniela Rondinelli, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, in una nota.
    Un provvedimento molto atteso in Italia – il ministro Andrea Orlando lo ha definito “un assist per i lavoratori” – dove il dibattito politico sul tema si è riacceso in questi ultimi giorni fino a creare qualche tensione all’interno della maggioranza e del governo.
    Ma a Bruxelles sono certi che l’impatto della direttiva non sarà “negativo per la creazione dei posti di lavoro e per l’occupazione”, come ha già avvertito il commissario Ue al Lavoro Nicolas Schmit, ricordando che dopo l’introduzione in Germania l’occupazione è anzi aumentata e che nell’Ue non saranno comunque previsti massimi e minimi salariali. La direttiva punterà invece, secondo quanto già chiarito, a istituire un quadro per fissare salari minimi ‘adeguati ed equi’. L’Italia è tra i sei Paesi dell’Ue a non avere già una regolamentazione in materia, con un dibattito del tutto aperto tra le parti sociali e all’interno del governo stesso. L’idea delle tre istituzioni europee nell’accordo in via di approvazione è di rispettare le diverse tradizioni di welfare dei Ventisette, arrivando però a garantire “un tenore di vita dignitoso”, a ridurre le disuguaglianze e a mettere un freno ai contratti precari e pirata. Si mira poi a “rafforzare il ruolo delle parti sociali e della contrattazione collettiva”.
    La copertura della contrattazione collettiva in particolare dovrebbe venir fissata in una soglia compresa tra il 70% e l’80%, stando ai due obiettivi fissati rispettivamente da Commissione e Parlamento europeo e all’interno dei quali dovrebbe essere trovato un compromesso. Oltre all’Italia il salario minimo non è stato istituito anche in Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia. Dove invece è già previsto, stando agli ultimi dati Eurostat, viaggia tra i 332 euro mensili della Bulgaria e i 2.257 euro del Lussemburgo. In Germania è pari a 1.621 euro. Le definizioni di salario ‘adeguato’ e ‘minimo’ sono altri punti su cui si devono confrontare i negoziatori europei. Anche se il testo sarebbe ormai blindato da un accordo di massima raggiunto tra Francia e Germania e resterebbero da definire solo dettagli tecnici. La nuova direttiva europea potrebbe così essere approvata definitivamente entro giugno facendo scattare da quel momento la tagliola dei due anni per il recepimento negli ordinamenti nazionali. Il provvedimento europeo, ha osservato Orlando “spingerà di più verso interventi che salvaguardino i livelli di salario più bassi e verso una disciplina organica”.

    Il segretario della Cgil Maurizio Landini ha invitato a non ascoltare l’Europa “solo quando ci dice di tagliare le pensioni o cancellare l’articolo 18 o tagliare la spesa sociale. Se finalmente tutta l’Europa si rende conto che salari bassi e lavoratori precari senza diritti mettono in discussione tenuta social, bisogna ascoltarla”. “Abbiamo un problema drammatico di lavoro povero”, la denuncia del segretario del Partito democratico Enrico Letta: “Noi siamo a favore del salario minimo, nella logica della direttiva Ue. Il salario minimo serve a togliere il più possibile dal tavolo le fattispecie di lavoro povero”. Per il vice presidente di FI Antonio Tajani invece “si rischia di abbassare gli stipendi piuttosto che aumentarli”. Mentre per la leader di FdI Giorgia Meloni è “un’arma di distrazione di massa”, quando andrebbe tagliato il cuneo fiscale. Il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte ha definito “indegno” cercare di rimuovere il reddito di cittadinanza, “anzi dobbiamo lavorare per allargare il fronte – ha ribadito – introducendo anche il salario minimo”.