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    ANSA firma un nuovo accordo con l'agenzia albanese ATA

    ATA, la principale Agenzia di informazione albanese, e ANSA hanno firmato un importante accordo di collaborazione alla presenza in collegamento dell’Ambasciatore italiano in Albania Fabrizio Bucci. La partnership prevede la disponibilità e lo scambio di contenuti da poter utilizzare sulle rispettive piattaforme informative.    Si arricchisce quindi per gli abbonati delle due Agenzie l’offerta di servizi di informazione internazionale: l’accordo si articola infatti nella possibilità per i partner di utilizzare i rispettivi servizi informativi per uso editoriale e di sviluppare offerte commerciali congiunte a supporto della comunicazione di istituzioni e aziende dei rispettivi Paesi.    “La firma di questa importante intesa tra ANSA e ATA – ha dichiarato l’Ambasciatore Fabrizio Bucci – conferma l’intensità dei rapporti bilaterali tra Italia e Albania. E’ simbolico che essa abbia avuto luogo al termine della Settimana dell’Italia, dove l’Ambasciata ha organizzato 54 eventi artistici e culturali in tutta l’Albania. L’Italia è il partner di riferimento in Albania in una moltitudine di settori e grazie a questa intesa lo potrà diventare anche nel campo dell’informazione”.    L’Amministratore delegato dell’ANSA Stefano De Alessandri ha espresso soddisfazione per la nuova collaborazione: “Questo accordo siglato oggi con ATA rappresenta un nuovo e ulteriore step a completamento della nostra strategia di accordi internazionali con le maggiori Agenzie di informazione dell’area balcanica: l’obiettivo è quello di ampliare sempre di più la disponibilità di notizie per i nostri giornalisti e il nostro pubblico e di sviluppare progetti commerciali con le aziende dei rispettivi Paesi”.    “Sono felice di essere qui per firmare l’accordo con l’ANSA, una delle Agenzie leader in tutto il mondo, che è stata anche un punto di riferimento per la nostra Agenzia – ha affermato la Direttrice Generale di ATA, Valbona Zupa -. Questo accordo avvicinerà i nostri Paesi, diffondendo la luce di notizie vere e reali ovunque ci troviamo. Abbiamo stretto molti altri accordi tra i nostri due Paesi, anche nel campo dell’istruzione, della cultura, del turismo, della cinematografia: tutto ciò ci ha avvicinato, ma ci ha anche insegnato molto l’uno dell’altro.    Ecco perché questo accordo è così importante oggi”.    

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    Mafia, Conte: contro i compromessi pronti a lasciare il governo

    (ANSA) – PALERMO, 08 GIU – Il Movimento cinque stelle è nato
    “per fare la guerra alla mafia”. E la farà con la “forza del
    diritto, il rigore dell’etica pubblica e l’intransigenza
    morale”. Così il presidente di M5s, Giuseppe Conte, ha tracciato
    le linee di un programma antimafia portato dentro il governo dal
    quale il movimento che sarebbe pronto a uscire “se fossimo
    costretti a compromessi che non accettiamo”.   
    Conte è intervenuto a Palermo alla fine di una giornata fitta
    di impegni e di incontri, soprattutto nei quartieri popolari. Ha
    concluso una lezione su mafia e politica promossa dalla scuola
    di formazione del movimento. (ANSA).   

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    Centrodestra: alta tensione. Salvini: Fdi cresce? La scelta dell'opposizione paga

    Alta tensione nel centrodestra a pochi giorni dall’election day del 12 giugno. Scintille tra i leader della Lega, Matteo Salvini e di FdI, Giorgia Meloni.  
    “Chi prende un voto in più indicherà il presidente del consiglio, se lo prenderà la Lega si prenderà le responsabilità del caso”, ha detto Salvini, intervistato alla Stampa estera, a Roma, a chi gli chiedeva se sarà il prossimo premier in caso di vittoria del centrodestra. Poi, alla stessa domanda su Giorgia Meloni: “Chi prende un voto in più in democrazia vince”, ha ribadito.
    “I miei avversari sono a sinistra. Giorgia Meloni ha scelto la via dell’opposizione e questa legittima scelta nel breve periodo paga più che stare al governo con Letta, Renzi e Conte”, ha affermato ancora Salvini. “Ma io, ha aggiunto, la Lega all’opposizione che cresce nei sondaggi e lascia campo libero alla sinistra per aumentare le tasse non l’ho voluta”. 
    “Sto lavorando a una coalizione di centrodestra più coesa di quanto non lo sia oggi – ha proseguito -. Alle elezioni amministrative in mille comuni, in qualche realtà purtroppo il centrodestra è diviso, ed è un errore. Non do colpe. Faccio l’esempio di Parma, un centrodestra compatto probabilmente avrebbe vinto anche al primo turno, la scelta di FdI di correre da sola anche contro il centrodestra probabilmente ci impedisce di vincere al primo turno, ma non sono qua a fare processi”.  
    “I miei avversari sono a sinistra. Giorgia Meloni ha scelto la via dell’opposizione e questa legittima scelta nel breve periodo paga più che stare al governo con Letta, Renzi e Conte”, ha proseguito Salvini. “Ma io la Lega all’opposizione che cresce nei sondaggi e lascia campo libero alla sinistra per aumentare le tasse non l’ho voluta”. 
    Sulle pensioni, Salvini ha rilanciato quota 41 “azzerando la Fornero”. “Che, dopo 41 anni, – ha sottolineato – chiunque possa scegliere se andare in pensione”.
    “Mi sembra una lettura un po’ distorta, francamente”, è il commento della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, alle dichiarazioni di Matteo Salvini relative alla scelta di FdI di “rompere” in alcuni comuni l’unità del centrodestra.
    “Non mi pare che si possano trattare le questioni così – ha aggiunto – In alcuni casi non siamo riusciti (ad aver un candidato di coalizione ndr) per ragioni che sono territoriali, o anche di rapporti. In alcune città non siamo riusciti a trovare una quadra, ma non mi pare per responsabilità di Fratelli d’Italia. Quindi, consiglio maggiore prudenza in queste dichiarazioni”. 

    Il 12 giugno l’Italia va al voto per l’election day. Vanno rinnovate le amministrazioni di circa mille comuni, per un totale di quasi 9 milioni di elettori. © ANSA

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    Salvini, ricorso al tar su mascherine in classe e ai seggi

    “È un’enorme fesseria che ci siano mascherine per bimbi e insegnati, penso che non ci sia nessun criterio scientifico, con 30 gradi, per costringere insegnanti e studenti al bavaglio, anzi fa male. Noi facciamo ricorso come Lega al tar, quantomeno per la maturità e anche per le elezioni di domenica prossima, perché se dimentichi la mascherina al seggio ti rimandano a casa. In classe e al seggio mi pare una perversione ideologica”. Lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, a Skuola.net. 

    Il 12 giugno l’Italia va al voto per l’election day. Vanno rinnovate le amministrazioni di circa mille comuni, per un totale di quasi 9 milioni di elettori. © ANSA

       

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    'Israele diavolo', è bufera sul candidato sindaco di Sesto

    Si infiamma la campagna elettorale a Sesto San Giovanni, 80 mila abitanti al confine con Milano. A scatenare le polemiche a meno di una settimana dal voto, sono alcuni post ritenuti antisemiti di Michele Foggetta, esponente di Sinistra Italiana e candidato sindaco del centrosinistra che vuole riconquistare la ‘Stalingrado italiana’ strappandola al sindaco uscente della Lega Roberto Di Stefano.
    A sollevare il caso è stato Il Giornale, che ha pubblicato le frasi dell’esponente di Sinistra italiana rivolte – nel 2011 e nel 2014 – allo Stato di Israele, definito un “diavolo” e una “montagna di m…”.
    Parla di “posizioni imbarazzanti” e “insulti vergognosi” il sindaco uscente, e candidato al bis, Di Stefano, secondo cui le offese “sono sinonimo di un’assoluta mancanza di senso della democrazia e di rispetto verso le istituzioni e un intero popolo”.
    “Nella vita si fanno degli errori e poi si cambia e si cresce. Il linguaggio e il merito che ho usato io nei confronti dello Stato di Israele anni fa in vecchie dichiarazioni non mi rappresentano più in alcun modo”, replica su Facebook Foggetta.

    LE REAZIONI NEL CENTRODESTRA
    “A Sesto San Giovanni, la sinistra vorrebbe far eleggere un sindaco antisemita. Su Israele e il suo popolo, questo candidato ha scritto frasi a dir poco abominevoli. Letta dov’è? Chi lo sostiene è complice”, commenta il deputato della Lega Igor Iezzi, capogruppo in commissione Affari costituzionali alla Camera.
    Per Andrea Orsini di Forza Italia, membro della Commissione Esteri e del Gruppo di Collaborazione parlamentare Italia-Israele, “incredulità e sdegno sono le sole reazioni possibili dopo aver letto le indegne espressioni nei confronti di Israele e del popolo ebraico pronunciate dal candidato sindaco della sinistra a Sesto San Giovanni, Michele Foggetta. E che ogni forza politica responsabile, di destra o di sinistra dovrebbe condannare con sdegno”. “Ebbene – continua Orsini – la cosa più incredibile è che non vi sia ancora stata nessuna netta presa di distanza e nessuna esplicita condanna da parte di forze come il Partito Democratico, che continuano a sostenerne la candidatura come se nulla fosse accaduto.
    “Ancora più sconcertante la replica dell’interessato, che liquida gli insulti a Israele e agli ebrei come errori di gioventù, ma sono passati pochi anni, non si scusa con chi nel mondo ebraico si è sentito offeso e ferito, rivendica una paradossale coerenza nel sostenere da sempre la soluzione due popoli-due stati”, prosegue Orsini. “Ad Israele, alla Comunità e alle altre Istituzioni Ebraiche va tutta la mia solidarietà. Un uomo coerente con un passato anti-semita non può diventare sindaco di una importante città della Lombardia. Mi aspetto che tutte le forze politiche responsabili convergano su questo”.
       

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    M5s: Tribunale Napoli trattiene causa in decisione

    Sulla richiesta di sospensione delle ultime votazioni M5s giudice del Tribunale di Napoli ha “trattenuto la causa in decisione”. E’ quanto si apprende da fonti degli attivisti che hanno presentato il ricorso.
    È durata due ore l’udienza davanti al giudice Loredana Ferrara della VII sezione civile del Tribunale di Napoli sul ricorso presentato da un gruppo di iscritti al Movimento 5 Stelle contro la decisione dei giudici napoletani di ritenere legittimo lo statuto con il quale è stato eletto alla carica di presidente del Movimento fondato da Beppe Grillo l’ex premier Giuseppe Conte. La decisione del giudice, che si è riservato, è attesa al termine della camera di consiglio, verosimilmente nei prossimi giorni.”È stata una discussione molto serrata, – ha detto l’avvocato Lorenzo Borrè, legale dei ricorrenti – ci sono volute due ore per esporre i punti di attacco e di difesa e questo dimostra la sostanza della materia. Abbiamo messo sul tappeto l’assenza del metodo assembleare, fulcro della democrazia: non c’è stata la possibilità di proporre delle alternative e l’assenza della possibilità di concorrere alla candidatura da parte degli iscritti sia per quanto riguarda la presidenza sia le altre cariche associative significa che è mancato l’ABC della democrazia”. “Confidiamo nelle nostre buone ragioni ma la parola ultima spetta al giudice”. Di “discussione articolata” ha parlato anche l’avvocato Francesco Astone, che rappresenta il movimento fondato da Beppe Grillo insieme con i colleghi Francesco Cardarelli e Claudio Consolo, i quali oggi non potevano essere presenti all’udienza. “I ricorrenti – ha detto Astone – hanno insistito sulle loro osservazioni, dal contenuto essenzialmente formale, che il Movimento respinge. A nostro avviso – ha concluso Astone – ci sono una serie di contestazioni, di tipo formale, che il Movimento ritiene strumentali”. 

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    Mattarella, l'Italia sostiene l'ingresso della Georgia in Ue

    “La Georgia con la sua storia millenaria ha contribuito alla famiglia della civiltà europea ed è del tutto naturale che aspiri a entrare nella Ue. L’Italia ne sostiene percorso europeo. Attendiamo i necessari passi da parte della Commissione europea”. Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al termine del suo incontro con la presidente della Georgia, Salomé Zourabichvili.
    “L’aggressione da parte della Russia – ha detto in un altro passaggio – sta provocando ripercussioni forti nel partneriato orientale”. “La Sicurezza del Mar Nero riguarda tutti” ha evidenziato sottolineando, poi, la necessità di un “negoziato costruttivo per l’integrità territoriale della Georgia”.

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    Dalle ciliegie al sale, la ricchezza perduta di Kiev

       Non c’è solo il grano a innescare la crisi alimentare che a partire dall’Ucraina sta colpendo con un drammatico effetto domino decine di Paesi in via di sviluppo, dall’Africa al Medio Oriente. Tra prodotti finiti in mano ai russi, raccolti minacciati dalle bombe e fabbriche bloccate dal conflitto, la lista dei beni a rischio continua ad allungarsi.    Tra quelli bloccati o saccheggiati nel ‘granaio d’Europa’ ci sono anche gli altri cereali, dal mais al sorgo. A subire forti rincari in Occidente è poi per esempio l’olio di semi, soprattutto quello di girasole, di cui il Paese è uno dei principali produttori. Ma la guerra ha inevitabilmente colpito raccolti e industrie in diverse regioni strategiche.    Sotto il controllo di Mosca è finita anche la ‘capitale delle ciliegie’, Melitopol, uno dei primi centri occupati all’inizio dell’invasione. Il blocco della principale zona di produzione ucraina ha causato aumenti fino al 40% dei prezzi della frutta nei mercati da Kiev a Leopoli. Per coprire il deficit, oltre metà delle ciliegie vendute viene ora importata, mentre la distribuzione prosegue dalle aree di Bukovyna, Vinnytsia, Odessa e Zakarpattia. Le conseguenze del conflitto, inoltre, sono destinate a pesare sui raccolti futuri.    All’orizzonte c’è anche una possibile “crisi del sale”, dopo che Artemsil, tra i produttori più grandi d’Europa, è stata chiusa ad aprile nella regione di Donetsk a seguito degli scontri. Oltre allo stop alla produzione, risultano danneggiate anche strutture amministrative e miniere della compagnia che la controlla. Per sopperire al blocco, altri produttori stanno cercando di accelerare le attività, come le saline di Drohobych, nell’oblast occidentale di Leopoli, ma di questo passo per l’Ucraina sarà inevitabile un aumento delle importazioni.