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    In Puglia 50 comuni al voto, alleanze 'fluide'

    In Puglia sono 50 i comuni in cui domenica si vota per l’elezione dei nuovi sindaci e consiglieri. Tra questi sono due i capoluoghi di provincia: Taranto e Barletta. A contraddistinguere questa tornata elettorale sono coalizioni ‘fluide’ con alleanze trasversali. E’ il caso di Bitonto, nel Barese, dove l’ex consigliere regionale di Forza Italia, Domenico Damascelli, candidato per il centrodestra, potrà contare anche sull’appoggio della lista ‘Con’ che fa riferimento al governatore pugliese Michele Emiliano. Damascelli sfida Francesco Paolo Ricci, sostenuto da quasi tutto il centrosinistra (manca il M5S). A Taranto, invece, il centrosinistra si è compattato sull’ex sindaco Rinaldo Melucci: a sostenerlo ci saranno il Pd, il M5S, i Verdi, il movimento ‘Con’, Taranto Popolare, Psi e altre cinque liste civiche. Il centrodestra, per “strappare” agli avversari la città, ha scommesso sull’ex segretario del Pd, Walter Musillo, tra i fondatori del raggruppamento Patto per Taranto, appoggiato anche da chi ha contributo alla caduta, nel novembre scorso, del sindaco Melucci grazie alle dimissioni contestuali di 17 consiglieri, tra cui alcuni della maggioranza. Sono dieci le liste che sostengono Musillo, tra cui Forza Italia, Fratelli d’Italia, Prima l’Italia, Patto popolare. Gli altri due sfidanti sono Massimo Battista, operaio in cassa integrazione di Ilva in Amministrazione straordinaria e consigliere comunale uscente; e il giornalista Luigi Abbate sostenuto da tre liste. Anche a Barletta sono quattro i candidati sindaci, ma nel capoluogo della provincia Barletta-Andria-Trani il centrosinistra non è riuscito a riproporre l’alleanza Pd-M5S e il caso è finito sul tavolo nazionale con le quasi dimissioni del segretario regionale Dem, Marco Lacarra, poi non accettate dal leader del Pd Enrico Letta. Tutto è nato dalla decisione del Pd locale di puntare su Santa Scommegna, senza però aver avuto l’ok dai pentastellati e da Sinistra italiana. Una decisione che non è piaciuta ai vertici nazionali del Partito democratico. Il risultato finale è che il M5S correrà da solo con l’ex consigliera Maria Angela Carone. Tra gli aspiranti alla carica di primo cittadino a Barletta c’è anche l’ex sindaco Cosimo Cannito, sfiduciato dal Consiglio a ottobre del 2021: si ricandida alla guida di una coalizione di centrodestra, con otto liste a suo sostegno tra cui Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. C’è poi Scommegna, che era al vertice dell’ufficio dello staff dell’ex sindaco: è sostenuta dal Pd e dalle liste Con, Cantiere Puglia per Emiliano, Barletta Popolare, Emiliano sindaco di Puglia e la lista del sindaco. Per il M5S c’è Maria Angela Carone; e infine corre Carmine Doronzo, consigliere comunale uscente di Coalizione civica, sostenuto da quattro liste tra cui Sinistra italiana e Italia Viva.

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    In Emilia Romagna votano Parma e Piacenza, test per le coalizioni

    Il tramonto del M5s a Parma, il centrodestra che a Piacenza manda segnali di unità ai leader nazionali, il Pd che per una volta può giocare all’attacco, trovandosi all’opposizione in tutti e quattro i Comuni con più di 15mila abitanti dove si va al voto, cosa insolita a queste latitudini. In Emilia-Romagna le elezioni riguardano 21 Comuni, circa 360mila elettori e due capoluoghi di provincia. Parma e Piacenza sono due città vicine e legate per moltissimi aspetti sociali, economici e culturali, ma la situazione politica fra le due città non potrebbe essere più diversa: intanto perché a Parma finisce l’era di Federico Pizzarotti che ha portato a termine il suo secondo mandato e quindi non è ricandidabile, mentre a Piacenza la sindaca uscente Patrizia Barbieri può andare a caccia del bis. Poi perché le coalizioni e i partiti si presentano in forma molto diversa, un po’ per specificità locali, un po’ per le scosse di assestamento della politica nazionale che ha in queste elezioni l’ultimo test prima delle politiche dell’anno prossimo.
    A Parma non è presente il Movimento 5 Stelle, che nel 2012 conquistò proprio qui e proprio con Pizzarotti, la sua prima vittoria importante. Per il resto il centrosinistra è unito dietro a Michele Guerra, assessore alla cultura uscente, sostenuto, anche dal Pd che, dopo dieci anni alla sua opposizione, ha siglato un’alleanza con ‘Effetto Parma’, il movimento civico fondato da Pizzarotti dopo la sua uscita dal M5s. Il centrodestra invece si è frammentato: la Lega e Forza Italia sostengono una vecchia conoscenza della politica parmigiana, Pietro Vignali, sindaco dal 2007 al 2011 (quando si dimise dopo un’inchiesta giudiziaria), mentre Fratelli d’Italia ha scelto la corsa solitaria, sostenendo Priamo Bocchi. Civiltà parmigiana, storica lista civica di Elvio Ubaldi, candida Dario Costi, in alleanza con Azione.
    A Piacenza la situazione è sostanzialmente ribaltata, con i partiti principali del centrodestra compatti a sostegno della sindaca uscente Patrizia Barbieri. A dividersi, in questo caso, è il centrosinistra: il Pd, con Italia Viva e Piacenza Coraggiosa, sostiene la consigliera regionale Katia Tarasconi, mentre la sinistra, in tandem con il M5s, ma anche con +Europa, candida l’ex assessore comunale Stefano Cugini. Un’altra candidatura, tuttavia, potrebbe pescare nel bacino di Barbieri: quella dello storico leader dei liberali piacentini Corrado Sforza Fogliani, ex presidente nazionale di Confedilizia.
    Viste le forze in campo non è per niente da escludere che la partita decisiva per chi governerà le due città nei prossimi cinque anni si giocherà il 26 giugno al ballottaggio, quando sarà interessante capire come si collocheranno le forze che non sono riuscite a piazzare il proprio candidato fra i due più votati.
    Oltre a Budrio (Bologna), si vota anche a Riccione (Rimini) dove si candida lo storico disc jockey e talent scout Claudio Cecchetto a capo di una lista civica. Proverà a infilarsi nella sfida fra il centrodestra che governa dal 2014 la ‘Perla verde’ dell’Adriatico e il centrosinistra che cercherà di riconquistare il suo storico feudo. 

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    Veneto: il centrodestra spaccato rischia a Verona

    Matteo Salvini concluderà assieme a Giorgia Meloni la campagna elettorale per le amministrative di Verona, per non dare adito alle tensioni. E’ qui, infatti, che si gioca la partita più interessante in questo turno delle elezioni amministrative per il Veneto, dove si misurerà il rapporto di forze all’interno della coalizione di centrodestra, con Forza Italia che ha deciso di correre da sola rispetto a Lega-Fdi. E tra questi due partiti la competizione è evidente, mentre negli altri due capoluoghi, Padova e Belluno, il centrosinistra cerca la conferma. E’ corsa a tre per il rinnovo dell’amministrazione del capoluogo scaligero, con la probabilità che il candidato per il centrosinistra possa godere dei ‘giochi pericolosi’ dell’alleanza che governa la città.
    Il sindaco uscente è Federico Sboarina, che cinque anni fa aveva vinto con il centrodestra unito, e che nel frattempo ha smesso i panni del ‘civico’ per entrare in Fratelli d’Italia. Il suo mandato è stato contrassegnato da forti polemiche politiche, per alcune prese di posizione della sua coalizione che strizzavano l’occhio all’ultradestra cattolica, un controverso “Convegno della famiglia” sostenuto anche da organizzazioni vicine al regime di Putin. Il sindaco è andato avanti ma lo ‘scivolamento’ verso destra gli ha inimicato le forze di centro della coalizione, che alla fine hanno deciso di rompere facendo rientrare in gioco il ‘vecchio’ sindaco, l’ex leghista Flavio Tosi. Sboarina ha dalla sua Lega e Fdi, ma anche qui le tensioni non mancano. Fa specie soprattutto l’accusa di una ‘spartizione’ sulla ricca Fiera di Verona, il cui cda è stato recentemente rinnovato, giusto a poche settimane dal voto, composto da soli maschi e con la presidenza affidata a Federico Bricolo, leghista della prima ora, già capogruppo del Carroccio al Senato e fedelissimo a Salvini. Tosi – che ancora riscuote un certo seguito in città – torna alla carica con la sua lista “Fare” e altre formazioni, tra cui soprattutto Forza Italia.
    Terzo incomodo è Damiano Tommasi, ex calciatore campione d’Italia con la Roma e già alla testa dell’Aic, che si presenta con centrosinistra e Movimento 5 Stelle uniti. Niente grandi manifestazioni, una campagna elettorale fatta di incontri e strette di mano, niente fotografie o camminate con i leader nazionali. I litigi del centrodestra lo potrebbero favorire per un ballottaggio, ma c’è anche il rischio che possa finire ‘stritolato’ qualora gli avversari si ricompattassero.
    Coalizioni ‘regolari’ invece nelle altre due città capoluogo al voto, Padova e Belluno, dove il centrosinistra ha governato e ora cerca la conferma. Nella città euganea sarà una sfida tra manager prestati alla politica. Sergio Giordani punta alla rielezione contro l’imprenditore Francesco Peghin, scelto da Salvini su suggerimento dell’ex sindaco Massimo Bitonci. La campagna elettorale è stata contrassegnata da un sostanziale ‘fair play’, anche se Peghin ha cercato qualche stoccata polemica verso il sindaco uscente, ma senza grossi sussulti.
    A Belluno, infine, il centrodestra unito scommette su Oscar De Pellegrin, campione paralimpico, dopo dieci anni di opposizione. Dopo due mandati il sindaco uscente Jacopo Massaro lascia il posto a Giuseppe Vignato, manager di grosse aziende come Luxottica e amministratore in diverse società, che oltre al Pd ha incassato l’appoggio dei Cinquestelle, trainati dal ministro bellunese ai rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. 

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    Harry Potter sull'Osservatore, Ratzinger lo aveva bocciato

    (ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 08 GIU – L’Osservatore Romano
    torna ad occuparsi di Harry Potter. Lo fa con una recensione al
    libro di don Gianluca Bracalante, sacerdote abruzzese. Il saggio
    in questione è il frutto di uno studio alla Pontificia
    Università Lateranense, dal titolo “Harry Potter: una lettura
    teologica” (Cittadella Editrice).   
    Non è la prima volta che il giornale del Papa si occupa del
    maghetto uscito dalla penna di J. K. Rowling. Restò famosa poi
    la bocciatura di Joseph Ratzinger, nel periodo in cui era il
    cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della
    Fede. Il futuro Papa Benedetto XVI aveva infatti incoraggiato,
    con una lettera, la studiosa tedesca Gabriele Kuby, autrice di
    un volumetto contrario ad Harry Potter. “E’ un bene che lei
    illumini la gente su Harry Potter, perché si tratta di subdole
    seduzioni, che agiscono inconsciamente distorcendo profondamente
    la cristianità nell’anima, prima che possa crescere
    propriamente”, scriveva Ratzinger.   
    Nella post-fazione al volume, rilanciata dall’Osservatore,
    monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, mostra le
    ragioni che hanno guidato don Bracalante ad affrontare
    l’argomento: “Sviluppata con intelligenza, intuito e tanta
    documentazione, la ricerca si fa apprezzare perché tratta con
    acume critico e fine analisi teologico-filosofica una materia
    che, a prima vista, sembrerebbe lontana dal mondo dei teologi”.   
    Monsignor Forte ritiene che sia soprattutto il messaggio etico
    la prerogativa dell’analisi condotta da Gianluca Bracalante, che
    può essere messo in contrapposizione con Peter Pan e la sua
    ricerca del padre, ma anche con la figura del self-made man. Il
    libro diventa allora un “originale, serio e affascinante
    tentativo di cogliere nel ‘fantasy’ della saga di Harry Potter
    il logos dell’amore per il prossimo e della fede nel Dio che è
    Amore”. (ANSA).   

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    Palermo al voto, la campagna segnata dal tema mafia

    Palermo si prepara al voto di domenica prossima in un clima di forte tensione, segnato dalle polemiche per l’impegno dei due condannati per vicende di mafia, Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro – in sostegno di Roberto Lagalla (centrodestra) – e per l’arresto di oggi di un candidato nella lista di Forza Italia per voto di scambio politico-mafioso: Pietro Polizzi. Per i partiti, la fine dell’interregno di Leoluca Orlando, che dal 1985 è stato sindaco per sei volte e ha guidato il Comune per vent’anni negli ultimi trenta, rappresenta un test rilevante per tanti motivi, a cominciare dagli equilibri interni alle due maggiori coalizioni, pronte a lanciarsi all’indomani dell’esito delle amministrative in un’altra sfida, altrettanto cruciale: le elezioni regionali d’autunno. Due le incognite sul voto: l’astensionismo e la concomitanza con la finale di ritorno – proprio domenica alle 21.15 a votazioni in corso – che la squadra di calcio del Palermo disputerà al ‘Barbera’ col Padova (andata 0-1) di fronte a 35mila spettatori per la promozione in serie B. Sei i candidati sindaco in corsa nel capoluogo. Il centrodestra è riuscito – non senza fatica – a trovare l’unità attorno a Roberto Lagalla, appoggiato da nove liste: Forza Italia, Lega-Prima l’Italia, Udc, FdI, Ncl, Dc Nuova, Alleanza per Palermo (autonomisti), Lavoriamo per Palermo Lagalla sindaco e Moderati per Lagalla sindaco. Per l’area progressista il candidato è Franco Miceli, con quatto liste: Pd, M5s, Sinistra ecologista e Progetto Palermo che fa riferimento a Miceli. Azione, +Europa e le liste civiche “E tu splendi Palermo” e “Rompi il sistema (candidati under 25) corrono con Fabrizio Ferrandelli. In corsa anche l’eurodeputata Francesca Donato (ex Lega), Rita Barbera (lista civica, con Potere al Popolo) e l’indipendentista Ciro Lomonte.
    Centrodestra spaccato a Messina, dove Lega-Prima l’Italia appoggia il candidato di ‘Sicilia Vera’ (movimento dell’ex sindaco Cateno De Luca in corsa per fare il governatore dell’Isola) Federico Basile; il resto della coalizione è schierato con Maurizio Croce. Franco De Domenico è il candidato sostenuto dall’area progressista, gli altri due sono Salvatore Totaro (Futuro trasparenza e libertà) e Gino Sturniolo (Messina in Comune).
    Sono 120 in totale i Comuni in Sicilia che andranno al voto, 107 con il sistema maggioritario (fino a 15 mila abitanti) e 13 con quello proporzionale: in questo caso sarà eletto sindaco chi otterrà almeno il 40% al primo turno altrimenti si andrà al ballottaggio il 26 giugno. I consiglieri comunali da eleggere sono 1.520 e le sezioni elettorali sono 1.747, coinvolti 1.710.451 di abitanti, di cui 900.823 anche per le elezioni dei presidenti di circoscrizione e dei consigli circoscrizionali (657.561 a Palermo e 243.262 a Messina). Nella sola città di Messina, oltre che per i 5 referendum sulla giustizia, si voterà anche per il referendum sull’istituzione del nuovo Comune “Montemare”, formato da dodici villaggi della fascia collinare e costiera tirrenica del capoluogo. Le urne saranno aperte solamente domenica, dalle 7 alle 23. L’elettore può esprimere una o due preferenze della stessa lista, ma di genere diverso: una femminile e una maschile. Il voto espresso per una lista si estende al candidato sindaco a essa collegato e non viceversa: il cosiddetto “effetto trascinamento”. Prevista anche la possibilità del “voto disgiunto”, che rende libero l’elettore di votare separatamente per un candidato sindaco e per una lista a questo non collegata. Le operazioni di scrutinio si svolgeranno in due fasi: domenica sera dopo la chiusura delle urne si procederà con le schede sui referendum mentre lo spoglio per le amministrative inizierà il giorno dopo, lunedì 13 giugno, a partire dalle 14.

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    ANSA firma un nuovo accordo con l'agenzia albanese ATA

    ATA, la principale Agenzia di informazione albanese, e ANSA hanno firmato un importante accordo di collaborazione alla presenza in collegamento dell’Ambasciatore italiano in Albania Fabrizio Bucci. La partnership prevede la disponibilità e lo scambio di contenuti da poter utilizzare sulle rispettive piattaforme informative.    Si arricchisce quindi per gli abbonati delle due Agenzie l’offerta di servizi di informazione internazionale: l’accordo si articola infatti nella possibilità per i partner di utilizzare i rispettivi servizi informativi per uso editoriale e di sviluppare offerte commerciali congiunte a supporto della comunicazione di istituzioni e aziende dei rispettivi Paesi.    “La firma di questa importante intesa tra ANSA e ATA – ha dichiarato l’Ambasciatore Fabrizio Bucci – conferma l’intensità dei rapporti bilaterali tra Italia e Albania. E’ simbolico che essa abbia avuto luogo al termine della Settimana dell’Italia, dove l’Ambasciata ha organizzato 54 eventi artistici e culturali in tutta l’Albania. L’Italia è il partner di riferimento in Albania in una moltitudine di settori e grazie a questa intesa lo potrà diventare anche nel campo dell’informazione”.    L’Amministratore delegato dell’ANSA Stefano De Alessandri ha espresso soddisfazione per la nuova collaborazione: “Questo accordo siglato oggi con ATA rappresenta un nuovo e ulteriore step a completamento della nostra strategia di accordi internazionali con le maggiori Agenzie di informazione dell’area balcanica: l’obiettivo è quello di ampliare sempre di più la disponibilità di notizie per i nostri giornalisti e il nostro pubblico e di sviluppare progetti commerciali con le aziende dei rispettivi Paesi”.    “Sono felice di essere qui per firmare l’accordo con l’ANSA, una delle Agenzie leader in tutto il mondo, che è stata anche un punto di riferimento per la nostra Agenzia – ha affermato la Direttrice Generale di ATA, Valbona Zupa -. Questo accordo avvicinerà i nostri Paesi, diffondendo la luce di notizie vere e reali ovunque ci troviamo. Abbiamo stretto molti altri accordi tra i nostri due Paesi, anche nel campo dell’istruzione, della cultura, del turismo, della cinematografia: tutto ciò ci ha avvicinato, ma ci ha anche insegnato molto l’uno dell’altro.    Ecco perché questo accordo è così importante oggi”.    

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    Mafia, Conte: contro i compromessi pronti a lasciare il governo

    (ANSA) – PALERMO, 08 GIU – Il Movimento cinque stelle è nato
    “per fare la guerra alla mafia”. E la farà con la “forza del
    diritto, il rigore dell’etica pubblica e l’intransigenza
    morale”. Così il presidente di M5s, Giuseppe Conte, ha tracciato
    le linee di un programma antimafia portato dentro il governo dal
    quale il movimento che sarebbe pronto a uscire “se fossimo
    costretti a compromessi che non accettiamo”.   
    Conte è intervenuto a Palermo alla fine di una giornata fitta
    di impegni e di incontri, soprattutto nei quartieri popolari. Ha
    concluso una lezione su mafia e politica promossa dalla scuola
    di formazione del movimento. (ANSA).   

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    Centrodestra: alta tensione. Salvini: Fdi cresce? La scelta dell'opposizione paga

    Alta tensione nel centrodestra a pochi giorni dall’election day del 12 giugno. Scintille tra i leader della Lega, Matteo Salvini e di FdI, Giorgia Meloni.  
    “Chi prende un voto in più indicherà il presidente del consiglio, se lo prenderà la Lega si prenderà le responsabilità del caso”, ha detto Salvini, intervistato alla Stampa estera, a Roma, a chi gli chiedeva se sarà il prossimo premier in caso di vittoria del centrodestra. Poi, alla stessa domanda su Giorgia Meloni: “Chi prende un voto in più in democrazia vince”, ha ribadito.
    “I miei avversari sono a sinistra. Giorgia Meloni ha scelto la via dell’opposizione e questa legittima scelta nel breve periodo paga più che stare al governo con Letta, Renzi e Conte”, ha affermato ancora Salvini. “Ma io, ha aggiunto, la Lega all’opposizione che cresce nei sondaggi e lascia campo libero alla sinistra per aumentare le tasse non l’ho voluta”. 
    “Sto lavorando a una coalizione di centrodestra più coesa di quanto non lo sia oggi – ha proseguito -. Alle elezioni amministrative in mille comuni, in qualche realtà purtroppo il centrodestra è diviso, ed è un errore. Non do colpe. Faccio l’esempio di Parma, un centrodestra compatto probabilmente avrebbe vinto anche al primo turno, la scelta di FdI di correre da sola anche contro il centrodestra probabilmente ci impedisce di vincere al primo turno, ma non sono qua a fare processi”.  
    “I miei avversari sono a sinistra. Giorgia Meloni ha scelto la via dell’opposizione e questa legittima scelta nel breve periodo paga più che stare al governo con Letta, Renzi e Conte”, ha proseguito Salvini. “Ma io la Lega all’opposizione che cresce nei sondaggi e lascia campo libero alla sinistra per aumentare le tasse non l’ho voluta”. 
    Sulle pensioni, Salvini ha rilanciato quota 41 “azzerando la Fornero”. “Che, dopo 41 anni, – ha sottolineato – chiunque possa scegliere se andare in pensione”.
    “Mi sembra una lettura un po’ distorta, francamente”, è il commento della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, alle dichiarazioni di Matteo Salvini relative alla scelta di FdI di “rompere” in alcuni comuni l’unità del centrodestra.
    “Non mi pare che si possano trattare le questioni così – ha aggiunto – In alcuni casi non siamo riusciti (ad aver un candidato di coalizione ndr) per ragioni che sono territoriali, o anche di rapporti. In alcune città non siamo riusciti a trovare una quadra, ma non mi pare per responsabilità di Fratelli d’Italia. Quindi, consiglio maggiore prudenza in queste dichiarazioni”. 

    Il 12 giugno l’Italia va al voto per l’election day. Vanno rinnovate le amministrazioni di circa mille comuni, per un totale di quasi 9 milioni di elettori. © ANSA