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    Attesa per il voto del Parlamento Ue sulle auto inquinantii, via libera in bilico

     E’ previsto per le 17 il voto sul capitolo auto nell’ambito del pacchetto clima. La votazione, nonostante la serie di rinvii ad altri dossier del Fit for 55, è confermata e riguarderà lo stop alla vendita di auto a benzina, gpl o diesel dal 2035. Il rischio è che anche questo capitolo del pacchetto clima non passi, come è accaduto per la riforma del sistema Ets. Sullo stop alle auto a combustione interna, peraltro, si oppone il Ppe, che ha presentato un emendamento che riduce al 90% delle emissioni inquinanti lo stop.    “Dire no a questo emendamento significa far perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro in Italia. Spiace che la sinistra abbia dimenticato cosa significa la politica industriale”, ha sottolinea il vicepresidente del Ppe Antonio Tajani.

    Le principali novità contenute nel pacchetto clima (ANSA)

       

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    A Catanzaro 6 candidati a sindaco, il centrodestra diviso

    Sei aspiranti sindaci e poco più di 700 candidati consiglieri, distribuiti in 23 liste. Dopo vent’anni di governo della città appannaggio quasi ininterrotto del centrodestra e dell’uscente Sergio Abramo, imprenditore prestato alla politica, in carica dal 1997 ad oggi, salvo una parentesi di centrosinistra durata solo un lustro, il capoluogo calabrese si accinge a tornare alle urne per eleggere un nuovo primo cittadino ed il nuovo Consiglio comunale. E lo fa al termine di una campagna elettorale caratterizzata dai toni anche molto accesi e vibranti e resa più piccante dal solito contorno di polemiche e colpi di scena, alla presenza di molti ma non di tutti i big nazionali di partito.
    C’è chi parla di quadro politico frantumato e di smarrimento nell’elettorato. Certo non è da trascurare la spaccatura netta nel centrodestra tradizionale determinatasi al termine di vertici e tavoli estenuanti e improduttivi. Spaccatura che ha visto e vede l’un contro l’altro armati Forza Italia e Lega, da una parte, saldatesi, pur senza simboli di partito, nel sostegno alla candidatura civica a sindaco di Valerio Donato, docente di Diritto privato all’università Magna Graecia di Catanzaro, uscito recentemente dal Pd sbattendo la porta, e, dall’altra, Fdi in corsa solitaria, decisa sul filo di lana, pare, dalla stessa leader nazionale Giorgia Meloni, presente con la lista di partito e che candida a primo cittadino Wanda Ferro, vice capogruppo alla Camera, sostenuta anche dall’uscente Sergio Abramo. Donato, che respinge etichettature e collocazioni parlando di “civismo”, ha dalla sua 10 liste in cui non mancano militanti storici della sinistra ma anche molti consiglieri uscenti di centrodestra: Alleanza per Catanzaro, Prima L’Italia, Riformisti Avanti, Catanzaro Azzurra, Italia al centro, Fare per Catanzaro, Catanzaro prima di tutto, Progetto Catanzaro, Rinascita e Volare Alto. E fuori dalle scelte di coalizione si posiziona uno dei cespugli del centrodestra, Noi con l’Italia, che sostiene invece Antonello Talerico, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati. Il professionista può contare su cinque liste di area: oltre a Noi con l’Italia, Io scelgo Catanzaro, Catanzaro al Centro, Officine del Sud e Azione popolare. Decisamente più omogeneo lo schieramento di centrosinistra, in cui si celebra l’unione di Pd e M5s all’insegna del campo largo che tanto sta a cuore a Enrico Letta e che il segretario dem ha anche benedetto nel corso di una sua recente visita in città. Il “laboratorio Catanzaro” si affida, come candidato a sindaco, a Nicola Fiorita, docente di Diritto canonico e Diritto ecclesiastico all’Università della Calabria. Al suo secondo tentativo da candidato a sindaco, Fiorita, oltre all’apporto di dem e pentastellati (a favore della sua candidatura si è speso anche Giuseppe Conte), può fare leva su cinque formazioni: Pd, M5S, Cambiavento, Mo’ – Fiorita Sindaco, Catanzaro Fiorita.
    Completano il quadro Francesco Di Lieto, avvocato e vicepresidente nazionale del Codacons, espressione della sinistra antagonista, sostenuto dalla lista “Osiamo Insieme” con presenze riconducibili a Prc, Calabria solidale e resistente e Potere al Popolo, e Antonio Campo, imprenditore, già vicino a Italexit di Gianluigi Paragone, sostenuto dalla lista “Catanzaro Oltre”.

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    Test campo largo nel Lazio, centrodestra diviso a Viterbo

    Alleanze classiche, nuovi ‘amori’, ma anche divorzi dolorosi per le coalizioni in alcune città, e outsider che tentano il colpo: è il quadro generale del Lazio alle amministrative del 12 giugno, un banco di prova anche per il campo largo Pd-M5s. Ad andare al voto nella tornata elettorale di domenica saranno 53 comuni tra cui tre capoluoghi di provincia, Frosinone, Rieti e Viterbo, dove il centrosinistra cerca di riproporre il campo largo della giunta del presidente di Nicola Zingaretti. In vista delle regionali del 2023 l’alleanza Pd con il Movimento 5 Stelle regge in quasi in tutti e tre i capoluoghi e nei comuni più popolosi, mentre il centrodestra si presenta unito tranne che a Viterbo dove, dopo le dimissioni anticipate del forzista Giovanni Arena, il sindaco uscente ha deciso di appoggiare con una lista la candidata del Pd, Alessandra Troncarelli, che ha anche incassato il sostegno del centrosinistra unito, compreso il M5s.
    L’alleanza giallorossa tiene anche a Frosinone, dove i pentastellati corrono infatti con una loro lista per il candidato dem, Domenico Marzi. Il tentativo del centrosinistra di mantenere il campo largo non è però riuscito del tutto a Frosinone. Come espressione di un polo di centro è infatti sceso in campo Mauro Vicano. A sostenerlo una lista civica e il partito di Carlo Calenda, Azione. Fronte unito qui per la destra con Riccardo Mastrangeli . A Viterbo l’alleanza giallorossa è nata attorno all’assessora della Regione Lazio Alessandra Troncarelli, fatta eccezione per Italia Viva. Sono 8 le liste che sostengono Troncarelli tra cui anche quella del M5s. Il campo a Viterbo si è allargato ancora di più con i ‘fuoriusciti’ di Forza Italia con la lista ‘Viterbo Cresce’, capitanata dal sindaco uscente Arena. Qui il centrodestra non è riuscito a trovare l’accordo sul candidato: Fratelli d’Italia sosterrà l’attuale vice sindaca Laura Allegrini, mentre Lega, Forza Italia e Udc appoggeranno Claudio Ubertini. A Viterbo tenta la corsa anche Italexit con Marco Cardona, candidato che ha proposto una sorta di ‘nuova lira elettronica”.
    A Rieti la partita si è complicata invece per la sinistra: il candidato Simone Petrangeli, già sindaco, espressione dell’area Sinistra civica ecologista ha avuto sostegno del Pd e ottenuto l’appoggio del M5s che però correrà senza simbolo. I pentastellati qui hanno infatti deciso di dare il loro appoggio a Petrangeli con la lista civica, ‘Rieti ConTe’, con un evidente gioco di parole. Qui Italia Viva continua ad uscire dal coro decidendo di correre per il centrodestra appoggiando, con la lista ‘Rieti al Centro’, il candidato di Fratelli d’Italia, Daniele Sinibaldi. L’asse Pd-M5s si replica anche negli altri comuni come ad Ardea, Cerveteri, Ciampino, Grottaferrata, Guidonia Montecelio e Ladispoli, mentre gli azzurri tengono unita la coalizione a Cerveteri, Ciampino, Grottaferrata, Guidonia Montecelio. Ad Ardea come a Viterbo il Pd ha deciso di appoggiare il candidato M5s Lucio Zito, attuale presidente del consiglio comunale. A Guidonia non viene ricandidato il sindaco uscente pentastellato Michel Barbet, e i giallorossi puntano così su Alberto Cuccuru mentre il centrodestra schiera il 72enne Alfredo Masini.
    Ad andare al voto nella provincia di Latina saranno i comuni i di Sabaudia, San Felice Circeo e Gaeta ma l’attenzione sarà puntata sulle isole pontine, soprattutto a Ventotene, dove, tra gli altri, si presenta la sfida tra due partiti agli antipodi: il Popolo della Famiglia, che vede schierato il fondatore del movimento, Mario Adinolfi, e la lista del partito gay, con l’attivista per i diritti Lgbt+, Luca Vittori.

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    Gorizia, sfida a sette per la città senza frontiere

    Sono sei gli aspiranti candidati sindaco a Gorizia pronti a sfidare l’uscente Rodolfo Ziberna, che tenterà il bis sostenuto dal centrodestra unito in ognuna delle sue componenti, anche la più piccola e marginale. Contro di lui si schierano Laura Fasiolo (Noi mi noaltris Go!, Slovenska Skupnost, Laura Fasiolo per Gorizia, Gorizia è tua, Pd), Franco Zotti (Zotti contro tutti), Pierpaolo Martina (Martina sindaco), Serenella Ferrari (La gente per Gorizia), Antonio Devetag (Devetag sindaco, Azione), Mario De Marco (De Marco per Gorizia). Per capire l’importanza della sfida, nel capoluogo isontino sono già transitati il segretario Pd, Enrico Letta, e il leader della Lega, Matteo Salvini, mentre Giorgia Meloni e Antonio Tajani chiuderanno la campagna elettorale nella giornata di venerdì. Dopo il testa a testa, per certi versi sorprendente, con cui Russo, lo scorso autunno, ha quasi avuto la meglio su Dipiazza a Trieste, il centrosinistra sta facendo più di un pensiero sulla conquista della città senza più frontiere. E Letta ha ricordato, come buon auspicio, che quando vennero eliminate, nel 2004, al potere c’era proprio il centrosinistra, unica parentesi nella storia recente di una città che ha sempre avuto una guida orientata a destra. In ogni caso, quello di Gorizia – più che della vicina Monfalcone, che ha sempre avuto una storia a sé – è considerato un test elettorale probante in vista delle Regionali 2023, a cui ha già annunciato la propria presenza il governatore in carica, Fedriga, smentendo presunte velleità di salire ai vertici del Carroccio nazionale. Lo stesso Letta ha sottolineato l’importanza di una coalizione allargata, che potrebbe garantire il risultato pieno, dopo anni in cui il centrosinistra – e il M5S – si sono presentati divisi, collezionando praticamente ovunque sonore sconfitte, come quella nel feudo dei Ciriani, a Pordenone. Entrambi gli schieramenti fanno inoltre un punto di orgoglio il poter governare nel 2025, quando Gorizia e Nova Gorica saranno Capitale europea della Cultura, con una visibilità mondiale e investimenti straordinari sia dai due governi interessati sia dall’Unione europea. Tra tanti candidati civici o di schieramenti locali che si daranno battaglia domenica, spicca anche Mario De Marco, per il quale si è scomodato in prima persona il leader di Italexit, Gianluigi Paragone. La grande frammentazione delle liste potrebbe favorire un epilogo al ballottaggio.   

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    Sfida a 4 per il sindaco di Oristano, test per Solinas

    Duecentomila elettori chiamati alle urne in Sardegna per le amministrative di domenica 12 giugno in 65 Comuni. Tra questi, possibile coda del ballottaggio il 26 giugno nell’unico capoluogo di provincia, Oristano, e a Selargius, importante centro dell’hinterland cagliaritano di quasi trentamila abitanti. Entrambi sono considerati roccaforti del centrodestra e il risultato costituirà un test per la Giunta regionale a trazione Lega-Psd’Az nella misura in cui i candidati in campo non dovessero riuscire a imporsi al primo turno. Una vittoria non netta potrebbe essere la spia di qualcosa che non sta funzionando nella coalizione che sostiene il presidente della Regione Christian Solinas. La tornata di domenica prossima sarà ricordata anche per il numero considerevole di Comuni in cui è stata presentata una sola lista: 27 su 65 dove si dovrà raggiungere il quorum del 40% affinché il voto sia valido. Nell’elenco dei monolista sorprende vedere Carloforte e Arzachena, due comuni grossi e importanti soprattutto dal punto di vista turistico. Tra i centri costieri, si rinnovano sindaci e Consigli comunali anche a Pula (sud Sardegna), Bari Sardo (Ogliastra) e Stintino (Sassari). La competizione più attesa resta comunque quella di Oristano.
    Qui si affrontano quattro candidati: il vicesindaco uscente Massimiliano Sanna per il centrodestra, Efisio Sanna per il centrosinistra, Sergio Locci e Filippo Murgia sostenuti da due liste civiche. A sostegno del candidato del centrosinistra c’è anche il M5s che ha presentato una sua lista, cosa non scontata vista la tradizionale “poca confidenza” del movimento con le elezioni a carattere locale. Il centrodestra è favorito ma va ricordato che la coalizione ha fatto di tutto per complicarsi la vita prima di scegliere il nome del candidato: le trattative si sono sovrapposte a quelle per il rimpasto dell’Esecutivo regionale guidato da Solinas, finendo per esserne fagocitate.
    Verifica che, secondo quanto si apprende, il governatore ha deciso di posticipare a dopo il 12 giugno, forse anche per “pesare” meglio alla luce dei risultati la forza degli alleati di governo che chiedono di essere rappresentati in Giunta. E sempre a dopo le Comunali la maggioranza ha deciso di far slittare le interlocuzione per mettere in campo la legge omnibus 2, assestamento di bilancio molto atteso nell’Isola ma che probabilmente non approderà in Consiglio regionale prima di agosto. E’ particolare anche la situazione che si profila a Selargius, dove il Psd’As (partito del presidente della Regione) scende in campo con Pd e Cinquestelle per affrontare gli alleati di centrodestra con cui governa la Regione. Il voto del 12 giugno segue di poco l’impugnazione da parte del Governo della legge sarda che ha portato da tre a quattro il numero massimo di mandati consentiti per i sindaci di Comuni con meno di tremila abitanti, e da due a tre quelli per i sindaci di centri tra i tre e cinquemila abitanti. Provvedimento impugnato ma in vigore fino al pronunciamento della Corte Costituzionale. Per questo sarà legittima l’eventuale elezione di chi, come il sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini e gli uscenti di Serri, Sagama, Siamanna e Badesi, si presenta per un quarto mandato.   

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    L'Aquila al voto. Sisma e Pnrr, in gioco ci sono 5 miliardi

    Completamento della ricostruzione privata post terremoto ed un impulso decisivo in quella pubblica; utilizzo dei fondi Pnrr per la quota assegnata dallo Stato ma soprattutto del fondo complementare, di circa 1,8 miliardi di euro, riservato al cratere del sisma: alle comunali dell’Aquila di domenica è in ballo il futuro della città che, nei prossimi cinque anni, vede passaggi determinati per la piena rinascita economica e sociale dopo la tragedia di 13 anni fa, con una straordinaria disponibilità economica di circa 5 miliardi. Ai quali va aggiunta la quota nazionale, altrettanto ingente, del Piano di ripresa e resilienza.
    A giocarsi questa carta irripetibile nella consultazione per il rinnovo del Consiglio comunale del capoluogo regionale, il più importante tra i 49 comuni al voto in Abruzzo, sono quattro candidati sindaci: il primo cittadino uscente e ricandidato per il centrodestra, Pierluigi Biondi, (53 anni), il deputato del Pd Stefania Pezzopane, 62 anni, a capo della coalizione di centrosinistra, il consigliere regionale abruzzese della lista civica Legnini Presidente, Americo Di Benedetto, (54), ex Pd oggi leader del gruppo civico Il Passo Possibile, e Simona Volpe, (53), avvocato e manager privato in una multinazionale, candidato di un altra lista civica, Liber L’Aquila. Un parterre, secondo molti, di assoluto valore e in questo senso, non diffuso in Italia, per una sfida che ha una valenza nazionale: non a caso, all’Aquila sono arrivati praticamente tutti i big della politica nazionale, da Giorgia Meloni ad Enrico Letta e Matteo Salvini, eccezionale fatta per il Movimento Cinque Stelle, che sostiene Pezzopane, che comunque nel capoluogo abruzzese non ha mai avuto una tradizione troppo consolidata. In sostanza, a livello politico nel più importante comune al voto nel territorio regionale, il Centrodestra si presenta compatto, una esperienza non diffusa negli altri centri, mentre il Centrosinistra si presenta diviso dal momento che Di Benedetto era candidato sindaco in quota Pd alla guida della coalizione che nel 2017 ha perso clamorosamente le elezioni al ballottaggio proprio contro l’allora emergente Biondi, dopo aver vinto nettamente il primo turno con il 47,7 % a fronte del 35,84% del centrodestra. La sfida in campagna elettorale è stata caratterizzata da toni tutto sommato sobri con pochi sussulti, anche perché il clima è stato influenzato dalla tragedia nella scuola dell’infanzia Primo Maggio nella frazione di Pile dove il 18 maggio scorso una Passat si è sfrenata sfondando il giardino dell’asilo uccidendo il piccolo Tommaso e ferendone cinque.

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    Pd-M5s insieme ad Alessandria e Asti ma divisi a Cuneo

    Pd e M5s alleati ad Asti e Alessandria, divisi a Cuneo nella tornata elettorale del 12 giugno in Piemonte. Voto in 93 Comuni di cui 10 con più di 15 mila abitanti, compresi i tre capoluoghi di Provincia dove i candidati sindaci sono complessivamente 19. Alle urne anche per il rinnovo del consiglio comunale a Grugliasco e Chivasso, nel Torinese, Acqui Terme (Alessandria), Mondovì e Savigliano (Cuneo), Borgomanero (Novara), Omegna (Verbano-Cusio-Ossola). Cuneo sceglie il successore di Federico Borgna, sindaco e presidente della Provincia, di centrosinistra, che esce di scena dopo due mandati, lascia la politica attiva e si prepara alla corsa alla presidenza della Fondazione CRC. Il centrosinistra ha puntato su Patrizia Manassero, 61 anni, attuale vice di Borgna e senatrice del 2016 al 2019, sostenuta da 4 liste: Pd e tre civiche. Il centrodestra schiera Franco Civallero, 71 anni, ex manager e imprenditore, alla prima esperienza in politica, con 4 liste (una civica, Lega, FdI e Forza Italia-Udc). In lizza anche Giancarlo Boselli 60 anni, bancario, vicesindaco e assessore comunale nel 2002-2012 (in passato Ds e Pd, oggi sostenuto dalla lista Indipendenti); Silvia Cina è la candidata del Movimento 5 Stelle, 67 anni, ingegnere, oggi consigliere d’opposizione; Luciana Toselli, 70 anni, medico in pensione, consigliere d’opposizione di sinistra, sostenuta da tre liste; Giuseppe Lauria, 61 anni, consulente del lavoro, sostenuto da Popolo della Famiglia, Italexit con Paragone, Io Apro Vittorio Sgarbi). Il settimo candidato è Juan Carlos Cid Esposito, 48 anni, origini cilene in corsa per (Partito 3V, Vaccini Vogliamo Verità). Sette i candidati a sindaco anche ad Asti. L’uscente Maurizio Rasero (centrodestra) punta al secondo mandato, il suo diretto avversario è il medico Paolo Crivelli, candidato del centro sinistra con il sostegno di una vasta coalizione tra cui il M5S. A sfidare i due principali concorrenti la lista ‘Adesso Asti’, guidata dal capitano dei carabinieri in congedo Salvatore Puglisi: in lizza anche Azione con Marco Demaria, ‘Ancora Italia’ con Maurizio Tomasini, Italexit con Chiara Chirio, Il popolo della famiglia con Margherita Ruffino.
    Corsa a 5, infine, ad Alessandria. Il sindaco uscente Gianfranco Cuttica di Revigliasco (Lega) tenta il secondo mandato con il sostegno del centro destra, più 3 Civiche, tra cui Libertas, che segna il ritorno sulla scheda elettorale dello scudo crociato con 32 candidati e rappresentante di lista l’ex primo cittadino Piercarlo Fabbio. Giorgio Abonante (Pd), consigliere di minoranza per il quinquennio, ed ex assessore nella giunta Rossa, corre in una coalizione Dem-M5S, compattando le forze di opposizione a Palazzo Rosso con tre civiche di ispirazione progressista. A sfidarli Giovanni Barosini, assessore di Cuttica, dimissionario alcuni mesi fa – con Azione di Calenda, più tre liste civiche. In corsa anche Vincenzo Costantino, candidato di Italexit con Paragone; Angelo Mandelli per il Popolo della Famiglia.

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    In Toscana in gioco Lucca e Pistoia, vota anche Carrara

    Sono 28, su 273, i comuni toscani che andranno al voto per le amministrative del 12 giugno: le sfide principali sono nei due capoluoghi di provincia, Lucca e Pistoia, e a Carrara (Massa Carrara). A Lucca sono sette i candidati per la successione ad Alessandro Tambellini: corre per il centrosinistra Francesco Raspini, 38 anni, assessore comunale sostenuto da Lucca Civica-Volt-Lucca è Popolare, Lucca è un grande noi, Pd, Lucca Futura, Sinistra con Lucca Civica Ecologista ed Europa Verde. Per il centrodestra, con l’appoggio di Fdi, Lega, Fi-Udc, Lucca 2032, Centrodestra per Lucca, si presenta l’imprenditore Mario Pardini, 48 anni, ex presidente di Lucca Crea, società partecipata che organizza il Lucca Comics and games. Con le liste Lucca sul serio e Veronesi sindaco si candida Alberto Veronesi, 57 anni, figlio di Umberto Veronesi, direttore d’orchestra che è stato direttore artistico del Festival Pucciniano. In lizza, con le liste Centrodestra per Barsanti, Difendere Lucca e Prima Lucca-Italexit con Paragone, anche Fabio Barsanti, 41 anni, consigliere comunale uscente che nel 2017 fu eletto con CasaPound.
    A Pistoia è corsa a nove. Il sindaco uscente Alessandro Tomasi, 43 anni, tenta il bis sostenuto da tutto il centrodestra: Fi, Fdi e Lega e due liste civiche. Federica Fratoni, 49 anni, consigliera regionale, ex assessore toscana ed ex presidente della Provincia di Pistoia, è la candidata di Pd, Iv, Socialisti, M5s e due liste civiche. Francesco Branchetti, 58 anni, infermiere, corre per il polo composto da Sinistra civica ecologista, Verdi e Prc. Carla Breschi, 66 anni, già consigliera comunale del Pd, è sostenuta da Prima Pistoia Italexit e da Ancora Italia. A Carrara invece non corre per il secondo mandato l’uscente Francesco De Pasquale, ultimo dei sindaci M5s rimasti nelle principali città della Toscana. Centrodestra e centrosinistra si presentano frammentati. Fdi e Fi sostengono Andrea Vannucci, mentre la Lega è schierata per Simone Caffaz. Nel centrosinistra Serena Arrighi è la candidata di Pd, Azione Carrara, Sinistra Italia, Pri, Giovani Democratici, Sinistra civica ecologista, Europa Verde e Volt. Cosimo Maria Ferri corre invece per Iv e Psi, mentre Rigoletta Vincenti è la candidata di M5s, Articolo Uno, Carrara Progressista e Prc. Tra le sfide elettorali anche quella a Forte dei Marmi (Lucca), in Versilia, dove in corsa ci sono anche due cugini: il sindaco uscente Bruno Murzi, candidato per una lista civica, e il deputato Pd Umberto Buratti, già sindaco tra il 2007 e il 2012.