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    Election day: regolare avvio operazioni voto in Calabria

    (ANSA) – CATANZARO, 12 GIU – Hanno preso avvio regolarmente
    le operazioni di voto in Calabria per i cinque Referendum sulla
    Giustizia e per le elezioni comunali in 75 centri della regione.   
    I seggi sono stati aperti alle 7 e chiuderanno alle 23.   
    Le città in cui si vota per l’elezione dei sindaci e per il
    rinnovo dei Consigli comunali sono 75, tra cui il capoluogo di
    regione, Catanzaro, ed altri tre centri con più di 15 mila
    abitanti: Paola e Acri, in provincia di Cosenza, e Palmi, in
    quella di Reggio.   
    Si vota soltanto nella giornata di oggi. Le operazioni di
    scrutinio per i Referendum inizieranno subito dopo la chiusura
    dei seggi, mentre per le Comunali il conteggio dei voti
    comincerà domani alle 14. (ANSA).   

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    Election day: test sui partiti, caos seggi a Palermo

    Un test per i partiti in vista delle future elezioni politiche. E per le coalizioni che, in non pochi casi, sperimentano nuove formule di alleanze, in ordine sparso. Nove milioni di italiani sono chiamati alle urne per rinnovare le loro amministrazioni in un migliaio di comuni e per votare i referendum sulla giustizia. Un test, questo, a rischio quorum ma che non esenta tutti i partiti a misurarsi anche sull’affluenza per il voto amministrativo.
    CAOS SEGGI A PALERMOSono circa cento i presidenti di seggio che hanno dato forfait alla vigilia del voto per le amministrative a Palermo: molti senza dare alcun preavviso. Il Comune ha informato subito la Prefettura, è intervenuto anche l’assessorato degli Enti locali della Regione siciliana. “Stiamo cercando i sostituti dei presidenti dappertutto, avevamo già allertato gli Ordini degli avvocati e dei commercialisti non appena abbiamo saputo che c’erano dei vuoti e ci sono stati segnalati una serie di nominativi”, dice all’ANSA la responsabile elettorale servizio elettore Alessandra Autore. Dove invece scrutatori e presidenti si sono presentati regolarmente all’orario di convocazione per le procedure di preparazione al voto di domani, il problema è stato il ritardo nella consegna delle schede elettorali. In molte zone della città, le schede sono arrivate con quattro ore di ritardo; gli scrutatori si sono limitati a disporre le misure anti-Covid e a sistema cabine e plichi e null’altro. Per i ritardi, le procedure questa sera dunque andranno per le lunghe. Da sabato mattina, inoltre, sono guasti entrambi gli ascensori dell’ufficio elettorale del Comune di Palermo, nell’edificio di piazza Giulio Cesare. Secondo quanto spiega un consigliere comunale “oggi una signora in sedia a rotelle è rimasta oltre mezz’ora chiusa in ascensore e sono dovuti intervenire i tecnici per liberarla”. Disabili e anziani sarebbero praticamente impossibilitati a ritirare i certificati elettorali, visto che una parte di queste si trova al quarto piano dello storico edificio in cui hanno sede gli uffici dello stato civile”. IE’ stato chiamato un tecnico, a quanto pare, non è riuscito a risolvere il problema.
    SALVINI ROMPE IL SILENZIO ELETTORALELa vigilia del voto, che dovrebbe essere scandita da un ferreo silenzio elettorale, si è poi trasformata in una giornata di accuse e minacciate querele. I leader delle forze politiche hanno chiuso ieri i loro tour elettorali ma Matteo Salvini approfitta di una visita al Salone del Mobile per tornare all’attacco di governo, partiti ed Europa. E mentre si fa il contro alla rovescia per l’apertura delle urne di una votazione già funestata dall’annuncio di una pletora di 18 candidati “impresentabili”, secondo il verdetto della Commissione Antimafia, e dall’arresto di due candidati al Comune di Palermo – uno di Fi e uno di FdI – scoppia anche il caso del biglietto pagato dall’ambasciata russa per il viaggio, poi saltato, Di Salvini a Mosca. Un terremoto che si somma agli attacchi del leader di Via Bellerio alla Bce nuovamente accusata di mettere l’Italia “sotto attacco”, al governo (“altro che 9 miliardi, trovi velocemente i soldi per rinnovare lo sconto benzina e gasolio almeno per tutta l’estate”) e pure al Pd. Con il senatore Andrea Ostellari che si scaglia contro Enrico Letta, accusato di avere “intrattenuto rapporti molto stretti, avendo assunto incarichi in alcune società” con la Cina.
    Salvini replica ruvido anche all’alleata Giorgia Meloni, che gli aveva chiesto di firmare un “patto anti-inciucio”. “Non ho bisogno di firmare. Non ho nessuna intenzione di governare col Pd dopo questa fase di emergenza”, assicura. A valle dell’abbraccio tra Salvini e Meloni sul palco a Verona, questa sfida elettorale è infatti la prova del nove per misurare i rapporti di forza tra Lega e Fdi e con Fi. Il centrodestra parte da una posizione di vantaggio nella consultazione di domani con 18 tra le 26 città più grandi che vanno al voto governate da una loro coalizione. Ma nella competizione si segnala proprio il caso di Verona, dove Forza Italia sostiene Tosi, candidato alternativo a Sboarina appoggiato da Lega e Fdi, rischiando così di aprire la porta del ballottaggio al candidato del fronte progressista. A Genova dove si ripresenta il civico Marco Bucci, la situazione si capovolge: il fronte del centrodestra che lo sostiene conta infatti anche sull’appoggio di Italia Viva e Azione.
    La tornata elettorale a Palermo è invece molto indicativa per la coalizione di centrosinistra: nel capoluogo siciliano si sperimenta la tenuta dell’alleanza tra Pd e M5s anche in vista delle prossime regionali, dove Letta e Conte hanno messo in cantiere delle primarie comuni. Ma nelle geometrie variabili di questa tornata un caso è anche quello di Parma, governata per due mandati dal sindaco ex M5s, Pizzarotti: lì il Pd sostiene Guerra con la sinistra e con Italia Viva (ma non Azione di Calenda) e senza il M5s che non presenta una sua lista. Il centrodestra va invece al voto con Lega e Forza Italia a sostegno di Vignali da una parte e con FdI che appoggia Bocchi dall’altra. Se per il centrodestra è fondamentale difendere il “fortino” dei comuni che governano, per il centrosinistra la sfida è riconquistare il terreno perduto puntando il più possibile sul campo largo. E’ la scommessa che si gioca Enrico Letta quando esorcizza la debacle del 2017: “all’epoca il Pd fece una scelta che io non condivisi, che era una scelta di autosufficienza, di isolamento. Oggi – ripete sempre – noi stiamo facendo una scelta importante di allargamento”. Nella speranza che il M5s di Giuseppe Conte, perno di questo “allargamento” sostenuto dal segretario del Pd, regga ai prossimi, difficili, appuntamenti che lo attendono sul fronte legale.

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    Palermo: caos seggi, centinaia di scrutatori bloccati da 8 ore

    (ANSA) – PALERMO, 12 GIU – Da oltre otto ore centinaia di
    persone, selezionate come scrutatori, sono bloccate nelle scuole
    a Palermo che sono sede di seggio elettorale.   
    Dalle sezioni dove manca il presidente, per via delle rinunce
    che stanno creando un caos, nessuno ha potuto allontanarsi in
    attesa della nomina del sostituto. Malumori e disagi vengono
    segnalati in tante sezioni rimaste aperte: gli scrutatori erano
    stati convocati, come nelle altre dove tutto è andato per il
    verso giusto, alle 16 di ieri e le operazioni preliminari
    dovevano durare al massimo 4 ore. E invece rimangono bloccati.   
    (ANSA).   

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    Election day: test sui partiti, vigilia di caos

    Un test per i partiti in vista delle future elezioni politiche. E per le coalizioni che, in non pochi casi, sperimentano nuove formule di alleanze, in ordine sparso. Nove milioni di italiani sono chiamati alle urne per rinnovare le loro amministrazioni in un migliaio di comuni e per votare i referendum sulla giustizia. Un test, questo, a rischio quorum ma che non esenta tutti i partiti a misurarsi anche sull’affluenza per il voto amministrativo.
    Tanto più perché la vigilia del voto, che dovrebbe essere scandita da un ferreo silenzio elettorale, si trasforma in una giornata di accuse e minacciate querele. I leader delle forze politiche hanno chiuso ieri i loro tour elettorali ma Matteo Salvini approfitta di una visita al Salone del Mobile per tornare all’attacco di governo, partiti ed Europa. E mentre si fa il contro alla rovescia per l’apertura delle urne di una votazione già funestata dall’annuncio di una pletora di 18 candidati “impresentabili”, secondo il verdetto della Commissione Antimafia, e dall’arresto di due candidati al Comune di Palermo – uno di Fi e uno di FdI – scoppia anche il caso del biglietto pagato dall’ambasciata russa per il viaggio, poi saltato, Di Salvini a Mosca. Un terremoto che si somma agli attacchi del leader di Via Bellerio alla Bce nuovamente accusata di mettere l’Italia “sotto attacco”, al governo (“altro che 9 miliardi, trovi velocemente i soldi per rinnovare lo sconto benzina e gasolio almeno per tutta l’estate”) e pure al Pd. Con il senatore Andrea Ostellari che si scaglia contro Enrico Letta, accusato di avere “intrattenuto rapporti molto stretti, avendo assunto incarichi in alcune società” con la Cina.
    Salvini replica ruvido anche all’alleata Giorgia Meloni, che gli aveva chiesto di firmare un “patto anti-inciucio”. “Non ho bisogno di firmare. Non ho nessuna intenzione di governare col Pd dopo questa fase di emergenza”, assicura. A valle dell’abbraccio tra Salvini e Meloni sul palco a Verona, questa sfida elettorale è infatti la prova del nove per misurare i rapporti di forza tra Lega e Fdi e con Fi. Il centrodestra parte da una posizione di vantaggio nella consultazione di domani con 18 tra le 26 città più grandi che vanno al voto governate da una loro coalizione. Ma nella competizione si segnala proprio il caso di Verona, dove Forza Italia sostiene Tosi, candidato alternativo a Sboarina appoggiato da Lega e Fdi, rischiando così di aprire la porta del ballottaggio al candidato del fronte progressista. A Genova dove si ripresenta il civico Marco Bucci, la situazione si capovolge: il fronte del centrodestra che lo sostiene conta infatti anche sull’appoggio di Italia Viva e Azione.
    La tornata elettorale a Palermo è invece molto indicativa per la coalizione di centrosinistra: nel capoluogo siciliano si sperimenta la tenuta dell’alleanza tra Pd e M5s anche in vista delle prossime regionali, dove Letta e Conte hanno messo in cantiere delle primarie comuni. Ma nelle geometrie variabili di questa tornata un caso è anche quello di Parma, governata per due mandati dal sindaco ex M5s, Pizzarotti: lì il Pd sostiene Guerra con la sinistra e con Italia Viva (ma non Azione di Calenda) e senza il M5s che non presenta una sua lista. Il centrodestra va invece al voto con Lega e Forza Italia a sostegno di Vignali da una parte e con FdI che appoggia Bocchi dall’altra. Se per il centrodestra è fondamentale difendere il “fortino” dei comuni che governano, per il centrosinistra la sfida è riconquistare il terreno perduto puntando il più possibile sul campo largo. E’ la scommessa che si gioca Enrico Letta quando esorcizza la debacle del 2017: “all’epoca il Pd fece una scelta che io non condivisi, che era una scelta di autosufficienza, di isolamento. Oggi – ripete sempre – noi stiamo facendo una scelta importante di allargamento”. Nella speranza che il M5s di Giuseppe Conte, perno di questo “allargamento” sostenuto dal segretario del Pd, regga ai prossimi, difficili, appuntamenti che lo attendono sul fronte legale.

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    Election day per 5 referendum e in 971 Comuni

    Chiusa la campagna elettorale – oggi è giornata di ‘silenzio elettorale’ – domani, domenica 12 giugno, è election day: si vota dalle ore 7 alle ore 23 per 5 quesiti referendari e per il rinnovo degli organi elettivi in 971 comuni. Lo scrutinio per i referendum abrogativi seguirà la chiusura dei seggi, quello per la tornata amministrativa inizierà alle ore 14 di lunedì 13 giugno. Il corpo elettorale per i 5 quesiti referendari – sulla “legge Severino” per l’incandidabilità dopo condanna, sulla limitazione delle misure cautelari, sulla separazione delle carriere dei magistrati, sulla valutazione dei magistrati da parte dei membri laici dei consigli giudiziari, sulle firme per le candidature al Csm – è di 50.915.402 elettori, di cui 4.735.783 all’estero (la rilevazione risale all’8 giugno scorso). Cinque i colori delle schede che verranno consegnate ai votanti: rossa, arancione, gialla, grigia e verde.
    Il primo turno delle amministrative riguarda 971 comuni, di cui 142 con popolazione superiore a 15.000 abitanti e 829 pari o inferiore, per un totale di 8.831.743 elettori. In particolare, sono chiamati al voto 22 capoluoghi di provincia e 4 di regione: Alessandria, Asti, Cuneo, Como, Lodi, Monza, Belluno, Padova, Verona, Gorizia, Genova, La Spezia, Parma, Piacenza, Lucca, Pistoia, Frosinone, Rieti, Viterbo, L’Aquila, Barletta, Taranto, Catanzaro, Palermo, Messina, Oristano. Dei capoluoghi di provincia al voto sono 4 quelli commissariati: Barletta e Taranto in seguito a un voto di sfiducia, mentre Messina e Viterbo a causa delle dimissioni del sindaco.
    Tra le regioni, quelle maggiormente interessate al voto per le elezioni comunali sono la Sicilia con 1.549.799 elettori e 120 comuni, la Lombardia con 1.044.753 elettori e 127 comuni e il Veneto con 993.634 elettori e 86 comuni. Sono ammessi al voto tutti i cittadini maggiorenni presenti nelle liste elettorali. Possono votare per le comunali anche i cittadini UE residenti in Italia, previa iscrizione alle liste elettorali.
    Nei comuni fino a 15.000 abitanti non è previsto il ballottaggio (salvo il caso di parità di voti tra i due candidati sindaci più votati) e neanche il voto disgiunto, ovvero la possibilità di votare allo stesso tempo per una lista che appoggia un possibile sindaco e un candidato a primo cittadino di un altro schieramento. È eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti. Solo in caso di parità assoluta di voti si procede ad un turno di ballottaggio domenica 26 giugno.
    Nei comuni oltre i 15.000 abitanti è eletto sindaco al primo turno il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi (almeno il 50% più uno). Qualora nessun candidato raggiunga tale soglia si tornerà a votare domenica 26 giugno per il ballottaggio tra i due candidati più votati.
    In occasione del voto, il ministero dell’Interno aprirà la sala stampa al Viminale dalle ore 18 di domani 12 giugno. Affluenza ai seggi, esito degli scrutini e altre informazioni saranno consultabili online in tempo reale su Eligendo, il portale dei Servizi elettorali, accessibile anche attraverso www.interno.gov.it, e sulla app Eligendo mobile.    

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    Il sindaco di Milano Sala ha il Covid

    (ANSA) – MILANO, 11 GIU – Il sindaco di Milano, Giuseppe
    Sala, ha il Covid. Lo ha annunciato lui stesso sulle sue pagine
    social postando una sua foto.   
    “Ho il Covid, il disagio sembra essere relativo, ho dolore ai
    muscoli delle gambe, un po’ di febbre e di tosse – ha spiegato
    -. Questo è il mio caso, non mi avventuro in analisi
    scientifiche che non mi competono. Spero di tornare presto in
    ufficio e a faticare in bicicletta. Intanto si lavora da casa”.   
    (ANSA).   

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    Antimafia, sono 18 gli impresentabili alle comunali

    Sono 18 i candidati alle elezioni amministrative di domenica ritenuti “impresentabili” dalla Commissione Antimafia, secondo il codice di autoregolamentazione dei partiti e la legge Severino. Un elenco ultimato a poche ore dal silenzio elettorale, frutto dello scrutino della Commissione, con l’aiuto della Direzione nazionale antimafia, di procure e tribunali. E proprio mentre si compievano le ultime verifiche a Roma, da Palermo arrivava la notizia dell’arresto di un altro candidato, Francesco Lombardo di Fratelli d’Italia. Sarebbe stato comunque “presentabilissimo”, ha sottolineato il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra. Sono invece quattro le candidature a Palermo nella “black list”, tre per il centrodestra e uno del Pd, Totò Lentini, Giuseppe Milazzo, Francesco La Mantia, e Giuseppe Lupo. Molti sono in altri capoluoghi, e non solo al Sud: anche a Piacenza, Verona e Gorizia. A Frosinone è stato identificato come impresentabile anche un candidato sindaco, Mauro Vicano, di una lista civica.
    Un dato sottolineato da Morra: “Chi ha fatto le liste poteva essere più prudente”. Alcune situazione emerse “sono imbarazzanti”. Estorsioni, riciclaggio, corruzione, concussione sono alcuni dei reati contestati ai candidati impresentabili, il cui numero è esattamente il doppio rispetto alla precedente tornata elettorale lo scorso autunno, ma sono molti di più anche candidati vagliati 19.782 (erano stati 12mila la volta scorsa) in 57 consigli comunali, 4 capoluoghi di regione (Genova, L’Aquila, Catanzaro e Palermo) e 22 capoluoghi di provincia in 14 regioni. “Le cose avvenute a Palermo rattristano”, ha detto Morra, rilevando tra l’altro che i due candidati Lombardo e Polizzi, sarebbero stati “presentabilissimi” perché lo scrutinio della Commissione si basa su “criteri giuridici”. “I partiti che avevano votato all’unanimità la possibilità di sottoporre preventivamente alla Commissione Antimafia le loro liste, al fine di ripulirle da eventuali impresentabili, hanno deciso all’unanimità di non avvalersi questo strumento – ha ammonito Morra -. E adesso sono gli elettori quelli che dovranno selezionare, distinguere ed eventualmente censurare”. Dopo l’arresto di Lombardo, il candidato sindaco a Palermo per il centrodestra Roberto Lagalla chiede ai partiti “le dimissioni di quanti, eventualmente eletti, risulti avere legami con Cosa nostra. Se ciò non avverrà sarò io a rassegnare le dimissioni”.

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    Bce, centrodestra: 'Attacco contro Italia'. Lunedì riunione urgente della Lega

    Lo stop della Bce all’acquisto di titoli di Stato ha caricato il centrodestra contro la banca centrale proprio nelll’ultimo giorno di campagna per le amministrative . “Bce, Commissione e Parlamento europeo è partito un attacco contro l’Italia, c’è chi specula e vuole svenderci come la Grecia”, l’allarme di Matteo Salvini, che ha convocato una riunione urgente della Lega lunedì, per “reagire subito per difendere il lavoro e i risparmi degli italiani”. Tensioni intrecciate con quelle sul voto europeo sull’auto elettrica, che compattano il centrodestra ancora una volta contro una troika che non è affatto considerata tale dal Pd e tantomeno dal governo. Per Antonio Tajani “la signora Lagarde poteva aspettare qualche mese”, e contesta alla presidente della Bce che sarebbe stato “più giusto attendere di far calare il prezzo dell’energia e poi decidere”. Giorgia Meloni definisce la mossa di Francoforte “intempestiva e inopportuna”, perché “non siamo ora in una posizione tale da rivedere il quantative easing”, la politica per “creare moneta” acquistando titoli di Stato. La leader di FdI auspica che il premier Mario Draghi usi “la sua presunta autorevolezza per chiedere una compensazione per le nazioni che pagheranno di più”.
    Difficile attendersi reazioni a voce alta dall’esecutivo. La Bce decide in autonomia e Draghi non è solito commentare le mosse dell’istituzione che ha guidato otto anni fino al 2019. “La Bce forse o sicuramente smetterà di comprare titoli – osservava il premier a inizio maggio -. Non mi aspetto per il momento grandi traumi”. L’aumento dei tassi “era stato annunciato almeno sei mesi fa. Ma per accorgersene bisogna sapere di cosa si tratta e preoccuparsi di qualcosa d’altro che non lo slogan migliore”, la critica di Luigi Marattin (Iv) a Salvini che ha parlato di un annuncio “dalla sera alla mattina”. P
    roteste affatto inedite. Come quando il leghista a settembre 2014 definiva una “cazzata” la riduzione dei tassi, indicando come “unica soluzione sciogliere l’euro”. Ora Salvini denuncia “un attacco alla vita e all’economia del Paese”, mentre Enrico Letta lancia un appello alla responsabilità: “Ogni fibrillazione in più al governo ha effetti negativi sul debito. L’Italia, per il suo debito pubblico, rischia seriamente con questa instabilità dei mercati”. Non mancano dubbi nel centrosinistra. La svolta della Bce “creerà nuove difficoltà alle famiglie. Abbiamo tutti gli ingredienti per una miscela esplosiva”, secondo il presidente del M5s Giuseppe Conte. Leu teme che spinga “l’eurozona verso la recessione”. Mentre per Carlo Calenda (Azione), Lagarde ha preso una decisione “inevitabile, ma anche un po’ inutile”, perché per raffreddare l’inflazione serve invece “un tetto al prezzo delle materie prime”.