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    Comunali: a Parma si va verso il ballottaggio Guerra-Vignali

     Sarà con ogni probabilità il ballottaggio fra Michele Guerra del centrosinistra e l’ex sindaco di Pietro Vignali, sostenuto da Lega e Forza Italia ma non da Fratelli d’Italia, a decidere, domenica 26 giugno il sindaco di Parma che prenderà il testimone di Federico Pizzarotti che ha completato il suo secondo mandato.    Secondo gli exit poll della Rai, infatti, i risultati lasciano poco spazio alla possibilità di sorprese dallo scrutinio che comincerà domani alle 14. Michele Guerra, delfino di Pizzarotti del quale è stato assessore alla cultura, sostenuto anche da Pd e da altre forze di sinistra è infatti accreditato di una percentuale fra il 40 e il 44%, una forbice ampia, ma ben lontana dall’obiettivo del 50%, necessario per vincere al primo turno.    Pochi dubbi anche sullo sfidante al ballottaggio: l’ex sindaco Pietro Vignali, sempre stando agli exit poll, avrebbe infatti superato nettamente il candidato di Fratelli d’Italia Priamo Bocchi: Vignali, infatti avrebbe raggiunto una percentuale che sta fra il 19 e il 23 per centro, ben oltre il risultato di Bocchi, fermo fra il 10 e il 14 per cento.    Nei prossimi giorni, quindi, si giocherà una nuova manche all’interno del centrodestra: al di là delle specifiche locali che hanno portato le varie forze a presentarsi divisie alle elezioni, il caso Parma è stato anche al centro delle discussioni degli ultimi giorni fra il leader della Lega Matteo Salvini e la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. A questo punto la cosa che ci si attende è una convergenza di Fdi, che non è riuscita nel tentativo di accreditarsi come prima forza della coalizione, su Vignali, in vista del ballottaggio, per cercare di riportare il Comune di Parma al centrodestra.    Sul fronte del centrosinistra, invece, si attendono i risultati degli scrutini di domani per avere l’esatta contezza del consenso raccolto dal centrosinistra. Il dialogo, probabilmente, si aprirà con Dario Costi, candidato di ‘Civiltà parmigiana’, storica lista civica che aveva portato anche all’elezione di Vignali e da Azione: se dovesse riportare una percentuale significativa, diventerebbe automaticamente un interlocutore per Michele Guerra che andrà a cercare i voti che gli mancano per raggiungere la maggioranza assoluta dei consensi.    L’affluenza alle urne non è stata altissima (alle 19 aveva votato quasi il 37% degli aventi diritto) ma sostanzialmente in linea con le consultazioni di cinque anni fa    

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    Comunali: a Catanzaro si profila ballottaggio Donato-Fiorita

     Si profila l’ipotesi ballottaggio per la scelta del nuovo sindaco di Catanzaro. A urne ancora chiuse – lo spoglio per le elezioni comunali inizierà solo domani alle ore 14 – sono gli exit poll a indicare la necessità di un ulteriore turno di voto il 26 giugno prossimo. Al ballottaggio dovrebbero quindi andare il candidato civico Valerio Donato, docente universitario ex Pd, sostenuto anche da Lega e Forza Italia ma senza simboli di partito e il candidato del campo largo Pd-M5s Nicola Fiorita, anche lui docente universitario.    Una città, Catanzaro, in cui il centrodestra non è riuscito a fare sintesi su un nome unitario presentandosi così spacchettato e sostenendo tre candidati diversi. Nel capoluogo calabrese il centrosinistra, invece, ha dato vita a quel campo largo profetizzato da Enrico Letta anche a livello nazionale, a trazione Pd e 5s, presenti con proprie liste e simboli.    Secondo gli exit poll realizzati dal consorzio Opinio Italia per la Rai, Donato è in vantaggio sui suoi concorrenti con un gradimento indicato in una forbice che va dal 40 al 44%. Il suo sfidante viene indicato tra il 31 e il 35%.    Più distanti gli altri candidati principali della sfida per la poltrona di palazzo De Nobili. Antonello Talerico, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati, anche lui di area centrodestra e sostenuto da un altro pezzetto della coalizione, Noi con l’Italia, è dato tra il 13 ed il 17% mentre l’unica candidata donna della tornata, la parlamentare di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, sostenuta dal suo partito e dal sindaco uscente Sergio Abramo, viene indicata tra il 7 ed il 9%.    Indicazioni che ovviamente dovranno passare dal vaglio dello scrutino ma che se saranno confermati imporranno a Donato e Fiorita e ai loro schieramenti, altre due settimane di campagna elettorale. Non prima però, di valutare la possibilità di incontrare gli altri candidati sindaco alla ricerca di punti di contatto per giungere, eventualmente, ad apparentamenti che possano o confermare il dato uscito dagli exit poll o ribaltarlo. Ma di questo i candidati cominceranno a parlare solo nei prossimi giorni.   

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    Comunali: a Genova Bucci verso la riconferma al primo turno

     Come da pronostico, se i numeri dei primi exit poll venissero confermati, Marco Bucci sarà rieletto al primo turno sindaco di Genova. Il primo cittadino uscente, che cinque anni fa fu una scommessa della Lega, ha convinto ancora i genovesi. Nel 2017 riuscì a portare Genova al centrodestra per la prima volta, vincendo al ballottaggio, ora si confermerebbe al primo turno. Bucci è dato a una percentuale che può oscillare tra il 51 e il 55% contro il 36-40% del principale antagonista, l’avvocato Ariel Dello Strologo, candidato dell’area progressista.    Stando così i numeri per Bucci si tratterebbe di un successo netto e soprattutto un gradimento che la campagna elettorale degli oppositori non ha saputo scalfire perché i primi sondaggi lo davano in vantaggio di 10-15 punti su Dello Strologo e tale distanza pare sia confermata nonostante negli ultimi giorni il candidato dell’area progressista, il segretario del Pd Enrico Letta ed altri avevano parlato di buone sensazioni e che il ballottaggio era “non una speranza, ma quasi una certezza”.    Marginali i consensi per gli altri candidati. Mattia Crucioli, ex senatore M5s, e ora tra i leader dell’Alternativa c’è, candidato antisistema, anti Draghi e anti green pass, con la lista Uniti per la Costituzione, che ha saputo aggregare vari movimenti e partiti come Italexit, di Paragone, non va oltre il 4%. Antonella Marras, impiegata, sostenuta da Rifondazione, Pci e Sinistra anticapitalista è tra l’1 e il 3%.    Sul voto pesa ancora una bassa affluenza di partecipazione.    Nel 2017 il partito del non voto fu intorno al 50%, come questa volta.    Sette i candidati e 19 liste in corsa, ma la partita era solo tra Marco Bucci e Ariel Dello Strologo. Gli altri candidati erano Cinzia Ronzitti ex commessa, candidata per il Partito comunista dei lavoratori, l’imprenditore indipendente Carlo Carpi (Carpi sindaco – Insieme per Genova) e il no vax Martino Manzano con la lista Movimento 3V (Vaccini, vogliamo verità).    La sfida di Genova non è solo amministrativa. La città della Lanterna misura la salute del campo progressista: qui il Pd ha rinunciato all’idea del partito autosufficiente ed è il tessitore di una rete che oltre ai 5 Stelle tiene insieme la Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni, i socialisti di Enrico Maraio, Europa Verde e lista Sansa, il movimento del consigliere regionale Ferruccio Sansa, giornalista, che è stato il principale antagonista di Giovanni Toti alla carica di presidente della Regione. Insomma, quello schieramento inclusivo, il ‘campo largo’, che Letta spera possa vincere le politiche del prossimo anno. L’analisi andrà fatta con calma ed attenzione, anche perché lo stesso Letta era consapevole che a Genova sarebbe stata difficile, tanto da portarlo a dire “giochiamo in trasferta”. Qui ci sono gli occhi puntati sul centrismo portato avanti dal governatore Giovanni Toti con la sua lista e poi ci sono gli innesti nelle liste civiche del sindaco Bucci (ne ha due, Vince Genova e Genova Domani) di esponenti di Italia viva e Azione. Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno spiegato la scelta dicendo che non si tratta di una adesione a un progetto politico, ma è l’appoggio al ‘sindaco del fare’.    

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    Comunali: a Palermo Lagalla sindaco per exit poll

     Per gli exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, Roberto Lagalla sarebbe il vincitore delle amministrative a Palermo, conquistando Palazzo delle Aquile già al primo turno: la forchetta assegnata al candidato sindaco del centrodestra, alla chiusura dei seggi, è tra il 43 e il 47 per cento. Con questi numeri, in base alla legge elettorale regionale che assegna subito la vittoria a chi supera il 40 per cento delle preferenze, l’ex Rettore di Palermo sarebbe il nuovo sindaco della quinta città d’Italia. Il centrodestra conquisterebbe dunque la città dopo il regno incontrastato per quarant’anni, anche se in più fasi, di Leoluca Orlando.    Il distacco del candidato dell’area progressista sarebbe notevole, ben 16 punti: Franco Miceli viene dato in una forbice tra il 27 e il 31 per cento. Il centrosinistra, così, perderebbe il governo di Palermo nonostante una campagna elettorale dai toni molto accesi.    Terza piazza per Fabrizio Ferrandelli, sostenuto da quattro liste, tra cui quelle di Azione di Calenda e +Europa: tra il 14 e il 18 per cento.    Molto distanti gli altri tre candidati: Rita Barbera, sostenuta anche da Potere al Popolo; l’eurodeputata ex leghista Francesca Donato e l’indipendentista dei ‘Siciliani Liberi’, Ciro Lomonte. Le urne sono state chiuse alle 23. Domani lo spoglio delle schede comincerà alle 14.

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    Comunali: a Verona il tackle di Tommasi al centrodestra

    Il centrosinistra batte un colpo a Verona. Damiano Tommasi, il candidato dal ‘basso profilo’, che ha evitato i selfie con i big di partito, e non è ricorso a social e tv, è in testa nella città dell’Arena, secondo i primi exit poll con una forchetta stimata fra 37 e 41% dei voti. Il centrodestra diviso – nonostante l’abbraccio al fotofinish, proprio qui, tra Salvini e Meloni – aspetta di sapere se sarà il sindaco uscente Federico Sboarina, stimato fra il 27 e il 31%, oppure il ‘ritornante’ Flavio Tosi, scelto da Forza Italia, accreditato alla stessa percentuale (27-31%), a contendere a Tommasi la poltrona di Palazzo Barbieri.    Un risultato sorprendente per Verona, dove il centrodestra regnava incontrastato dal 2007, dopo l’ultima giunta guidata da Paolo Zanotto (Democrazia e Libertà-Margherita). Poi il Pd e i partiti progressisti non aveva più toccato palla. Due legislature sotto ‘Re’ Tosi, e una di Federico Sboarina, che nel cinque anni fa aveva vinto con l’appoggio di tutto il centrodestra. Poi, però, era stato lui a rompere per primo lo schema, passando con Giorgia Meloni, e mettendo la Lega nella difficile scelta di sparigliare tutto: scegliendo anch’essa un candidato di bandiera, o puntare ancora su Sboarina, lasciando a Forza Italia (con l’appoggio di Matteo Renzi) l’avventura del Tosi ‘ter’.    Insomma, se la città di Giulietta e Romeo era (ed è) un test nazionale, il responso è che Lega, Fdi e Forza Italia non sfondano se gareggiano separati. Nel derby veronese tra il centrodestra, la spunta al momento un ex vero centrocampista, Damiano Tommasi, colonna della Roma e della Nazionale, che ha fatto tutto ciò che non ci si aspetterebbe da un candidato nell’era della politica urlata e di internet: ha stretto migliaia di mani, ha girato come una trottola nel territorio, ha evitato scientificamente i palchi e la ribalta tv.    E si è presentato agli elettori, lui già un outsider, con una squadra 36 ‘volti nuovi’, gente che non ha mai avuto precedenti esperienze di partito. Oltre al Pd e al M5s, che l’hanno designato quale candidato sindaco, ha mostrato fiuto anche Carlo Calenda, che ha puntato a sua volta su Tommasi per cambiare faccia a Verona. Ma la risposta vera alla disfida dell’Arena arriverà tra 15 giorni.     

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    Comunali, sindaci eletti prima dello spoglio

    Il quorum è stato superato poco dopo le 18: a quell’ora Angelo Conti ha potuto festeggiare a urne ancora aperte la sua rielezione a sindaco di Valledolmo, un paese di quasi 3.300 abitanti della provincia di Palermo. Conti era l’unico candidato con la lista “Andiamo oltre per Valledolmo”. Per essere eletto era necessario che si recassero a votare almeno 1.403 elettori, la metà dei 2.805 aventi diritto. Il tetto del 50 per cento è stato abbondantemente superato quando ancora le operazioni di voto non si erano concluse. Ora lo spoglio, che si farà domani, dovrà verificare se è stato superato anche il quorum dei voti validi. Anche in questo caso devono essere almeno la metà più uno di quelli espressi. Non sono considerate valide le schede bianche e nulle. Angelo Conti però è tranquillo: “L’elettorato ha risposto bene al nostro appello. Non dovrebbero quindi esserci sorprese”.Sindaco eletto prima dello spoglio anche a Malfa, uno dei tre comuni di Salina, nelle isole Eolie, dove l’uscente Clara Rametta che non ha avuto un candidato rivale e ha gareggiato da sola con la sua lista “Noi per Malfa”, ha già superato il quorum del 50%, ed è stata riconfermata nella carica. Alle ore 19 si è superato il quorum della metà più uno dei 730 elettori. Grande gioia per la sindaca, patron anche dell’Hotel “Signium” e mamma di Martina Caruso, chef stellato, che alla vigilia aveva manifestato qualche preoccupazione lanciando un appello per andare a votare. Già designati i primi due assessori: Lorenzo Cincotta e Lorenzo D’Amico; tutti eletti ovviamente anche i 10 candidati al consiglio comunale. La giunta Rametta nelle scorse settimane aveva avviato con i progetti “Isole Verdi” finanziate con oltre 3 milioni di euro, opere a livello idrico, piattaforme di “electric bike sharing” alimentate con fonti rinnovabili, mobilità sostenibile, supportando i residenti nel passaggio al “green”.A urne ancora aperte, sono già otto i sindaci eletti in Calabria. Essendo gli unici candidati nei loro comuni, è stato per loro sufficiente che si raggiungesse il quorum del 40% dei votanti per essere eletti. I Comuni che hanno già rinnovato il sindaco sono Cellara (Cosenza) con Vincenzo Conte, affluenza 53,01%; Panettieri (Cosenza) con Salvatore Parrotta (uscente), affluenza 63,03%; San Vincenzo La Costa con Gregorio Iannotta (uscente), affluenza 55,49%; Isca sullo Ionio (Catanzaro) con Vincenzo Mirarchi (uscente), affluenza 51,59%; Settingiano (Catanzaro) con Antonello Formica, affluenza 42,07%; Fabrizia (Vibo Valentia) con Francesco Fazio (uscente), affluenza 50,29%; Motta San Giovanni (Reggio Calabria) con Giovanni Verduci (uscente) affluenza 43,88%; Placanica (Reggio Calabria) con Antonio Condemi (uscente), affluenza 55,23%.

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    Lamorgese, gravissima assenza presidenti seggio Palermo

     “E’ gravissimo che a Palermo, senza alcun preavviso, un elevato numero di presidenti di seggio non si sia presentato per l’insediamento, ovvero abbia rinunciato all’incarico, ritardando l’avvio delle operazioni di voto. Un tale atteggiamento esprime una assoluta mancanza di rispetto per le Istituzioni e per i cittadini chiamati in questa giornata elettorale e referendaria ad esercitare un diritto costituzionale fondamentale per la vita democratica del Paese”.    Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.    “La Procura di Palermo – ha aggiunto la titolare del Viminale – valuterà gli eventuali profili di responsabilità conseguenti alle segnalazioni inviate dal Comune, competente per le procedure di insediamento dei seggi e di sostituzione dei presidenti”.    

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    Election day: affluenza alle 19, nei Comuni al 41,7%, referendum al 14% Lamorgese: 'Gravi le assenze a Palermo'

    Seggi elettorali aperti per il voto per le elezioni comunali e per i referendum.  I municipi in cui si vota sono in tutto 971, per un numero complessivo di elettori che sfiora quota 9 milioni.
    I COMUNI – Quando sono noti i dati relativi intorno a circa un terzo degli 818 comuni gestiti dal Viminale, l’affluenza alle urne alle ore 19 va collocandosi intorno al 41,71% (era stato del 45,39% alle precedenti omologhe, ma si era votato in due giorni).I REFERENDUM – L’affluenza alle ore 19 per i referendum sulla giustizia sale al 14%, quando sono arrivati i dati di 7.604 su 7.903 comuni (quesito 1). Lo si rileva dal sito del ministero dell’Interno. Si vota soltanto oggi fino alle 23.”Tutti gli elettori che alle ore 23 di questa domenica siano presenti nei locali del seggio o all’interno del plesso scolastico o altro fabbricato dove ha sede il seggio possono esercitare il proprio diritto di voto anche oltre le ore 23, fino a completamento delle operazioni di votazione di tutti i suddetti elettori”. Lo comunica il Viminale, in particolare in relazione a quanto avvenuto a Palermo.
    “E’ gravissimo che a Palermo, senza alcun preavviso, un elevato numero di presidenti di seggio non si sia presentato per l’insediamento, ovvero abbia rinunciato all’incarico, ritardando l’avvio delle operazioni di voto. Un tale atteggiamento esprime una assoluta mancanza di rispetto per le Istituzioni e per i cittadini chiamati in questa giornata elettorale e referendaria ad esercitare un diritto costituzionale fondamentale per la vita democratica del Paese”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

    Agenzia ANSA

    170 presidenti di sezione danno forfait, in molti scelgono la partita. Gli elettori che si troveranno all’interno dei seggi potranno votare anche oltre le 23 (ANSA)

    LA FOTODIRETTA

    Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha votato a Palermo, accompagnato dalla scorta, si è recato come di consueto nel seggio 535. Stamane a Palermo decine di seggi non sono ancora stati insediati o si sono aperti con ritardo a causa della rinuncia di numerosi presidente che il Comune sta cercando di sostituire per consentire il regolare svolgimento delle operazioni elettorali. In tarda mattinata si sono insediati gli ultimi 13 presidenti di sezione che erano mancati a causa di improvvise rinunce. Presto le operazioni di voto saranno regolari in tutte le 600 sezioni cittadine. Lo fanno sapere fonti del Viminale. I seggi non costituiti a Palermo per la rinuncia dei presidenti – e che non sono stati sostituiti – sono stati accorpati alle sezioni già operanti dove è in corso la votazione. E’ quanto si legge in una disposizione del Viminale, a firma del capo Dipartimento. A norma vigente non si possono cambiare gli orari di apertura dei seggi, operazione, spiegano fonti ministeriali, che si potrebbe fare soltanto emanando una nuova legge: tuttavia, nei seggi aperti in ritardo, gli elettori che si troveranno in fila alla chiusure dei seggi potranno votare oltre le 23. Viene ricordato il caso dell’election day del 13 maggio 2001, quando a causa di ritardi nelle votazioni si votò fino a notte fonda.

    Agenzia ANSA

    Chiusa la campagna elettorale – oggi è giornata di ‘silenzio elettorale’ – domani, domenica 12 giugno, è election day: si vota dalle ore 7 alle ore 23 per 5 quesiti referendari e per il rinnovo degli organi elettivi in 971 comuni. (ANSA)

     I comuni capoluogo sono 26, di cui quattro capoluoghi di regione.  Si tratta di Alessandria, Asti, Cuneo, Como, Lodi, Monza, Belluno, Padova, Verona, Gorizia, GENOVA, La Spezia, Parma, Piacenza, Lucca, Pistoia, Frosinone, Rieti, Viterbo, L’AQUILA, Barletta, Taranto, CATANZARO, PALERMO, Messina e Oristano.
    Dei capoluoghi di provincia al voto quattro sono commissariati: Barletta e Taranto in seguito a un voto di sfiducia, mentre Messina e Viterbo a causa delle dimissioni del sindaco. I quesiti referendari – su cui potranno esprimersi 50.915.402 elettori, di cui 4.735.783 all’estero – sono cinque e riguardano la separazione delle funzioni per i magistrati, la legge Severino, i limiti per la custodia cautelare, le regole per le candidature al Csm e le valutazioni dei magistrati. 

    Sono i cinque i quesiti referendari sulla giustizia, promossi dai Radicali e dalla Lega, per i quali si vota © ANSA