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    Tommasi, se vinco vado in bici sullo Stelvio

    (ANSA) – VERONA, 13 GIU – “Se vinco prometto di andare in
    bici fino alla cima Coppi sullo Stelvio. Per festeggiare aspetto
    i risultati. Se i risultati saranno questi sono un po’ sorpreso
    onestamente, specie per la forbice con gli altri sfidanti,
    questo risultato sarebbe una grande vittoria per la città”. Così
    Damiano Tommasi ha commentato gli exit poll che lo danno in
    vantaggio alle Comunali di Verona, intervistato a Un Giorno da
    Pecora su Rai Radio 1.   
    Alla domanda su chi preferirebbe affrontare al secondo turno
    tra Sboarina e Tosi, Tommasi ha sottolineato che “entrambi
    rappresentano il passato, speriamo si scelga una novità. Al
    ballottaggio è sicuro che andrò, almeno lo spero per chi fa i
    sondaggi”, ha concluso. (ANSA).   

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    Referendum: affluenza top in Liguria, minore nel Molise

    L’affluenza dei referendum sulla giustizia, che è stata sotto il 21%, il dato più basso di sempre, ha tuttavia risentito positivamente del traino delle elezioni comunali. Anche se in tanti hanno messo nell’urna schede bianche o non valide. E’ quanto si ricava dall’analisi dei dati del Viminale, che vedono in testa la regione Liguria (28,2%) per affluenza, con Molise e Trentino Alto Adige come fanalini di coda (intorno al 13%).
    Nelle città capoluogo, a guidare i dati dell’affluenza è il Centro, con Frosinone al top (62,49%), mentre al contrario è Genova con il 38,07% a chiudere la classifica. Certo che in alcuni casi è forte lo scarto tra chi ha votato per il sindaco e chi per i referendum: proprio a Frosinone la differenza è di 10 punti a favore delle amministrative.
    Secondo un’analisi di Youtrend, escludendo i comuni in cui si è votato anche per le comunali, l’affluenza per i referendum è stata pari 14,7%. Un esempio concreto di questa analisi sono i risultati proprio di Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta dove non c’erano le comunali e l’affluenza è stata rispettivamente del 13% e del 16,5%.

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    Stress, ansia e disturbi del sonno per 7 maturandi su 10

    Stress, ansia, disturbi del sonno, sbalzi d’umore, ricorso a farmaci, cattive abitudini alimentari e molto altro. Questi gli effetti collaterali del primo esame di Maturità “quasi” post-pandemia, almeno nel formato, visto il ritorno degli scritti. E se, oltre all’ovvio incremento di difficoltà si aggiunge il peso di un triennio certamente non facile (non solo dal punto di vista scolastico), si può ben comprendere come l’impatto dell’esame sulla psiche e sul fisico dei candidati sia superiore rispetto al passato. Ben 7 maturandi su 10, quando ancora doveva iniziare la preparazione finale, a circa un mese dal via, già stavano provando tensione e stress. A segnalarlo una ricerca condotta dal portale Skuola.net assieme al team di psicologi e psicoterapeuti dell’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, GAP, cyberbullismo), su un campione di 1.909 ragazze e ragazzi che tra pochi giorni dovranno affrontare l’esame di Stato.    E, stando a quanto raccontano gli studenti intervistati, è facile immaginare che le cose peggioreranno ulteriormente con l’avvicinarsi dell’appuntamento. Oltre 1 su 2 – il 51% – è certo che il proprio stato fisico subirà altri scossoni, in negativo ça va sans dire, nell’immediata vigilia delle prove. Molti di più – il 65%, praticamente 2 su 3 – che a peggiorare ulteriormente sarà la curva del proprio stato emotivo. Già oggi, il 71% confessa di avere a che fare con forti sbalzi d’umore dovuti alla preoccupazione per l’esame.    Più in generale, sono oltre 3 su 5 a riportare impressioni negative – come ansia, rabbia, sconforto, desiderio di fuggire – se pensano all’esame. Un quadro che, nel caso dei liceali, si fa ancora più precario, con ansia e desiderio di fuga che monopolizzano la scena. Le emozioni positive, al contrario, sono merce rara: tranquillità, senso di “possibilità”, piacere di affrontare le prove sono tutte cose che riguardano meno di 1 su 10.    Entrando più nel vivo del clima maturità, l’ansia diventa una compagna da cui è quasi impossibile separarsi. Oltre 4 su 5 già sanno che ci dovranno fare i conti: per il 34% avrà un ruolo molto forte, per il 46% sarà abbastanza presente. E il 72% pensa che la stessa ansia condizionerà il proprio esame (per il 24% “moltissimo”, per il 48% “abbastanza”). Così, proiettandosi in avanti, più o meno gli stessi (70%) pensano che non saranno mai abbastanza pronti per affrontare la prova. Con il 73% che imputa le sensazioni negative sull’esito dell’esame a quanto vissuto, soprattutto in ambito scolastico, durante la pandemia.    Ma il vero problema, soffermandosi sullo “stato di salute” dei ragazzi, è che tutto questo carico di stress spesso si traduce in pericolosi cambiamenti delle normali abitudini o, peggio ancora, nell’adozione o intensificazione di cattive abitudini. Quasi il 70% sta reagendo modificando il suo rapporto col cibo: il 37% tende a mangiare troppo, il 31% troppo poco. Mentre circa 1 su 2 – il 48% – dichiara che ultimamente sta dormendo molto meno del solito per via degli esami.    Anche se i comportamenti da tenere ancor di più sotto osservazione sono altri, quelli che in alcuni casi potrebbero innescare dipendenze. Perché tantissimi studenti – circa 2 su 5 – per allentare la tensione, ammettono che stanno ricorrendo a varie forme di “aiutini” per affrontare in modo più performante il ripasso finale: il 38% ha aumentato l’uso di caffè, il 40% dice che sta fumando più del solito, un altro 40% che sta usando farmaci e integratori per avere più energie fisiche e mentali.    Sperando che le cose non si sommino assieme, altrimenti la situazione potrebbe essere davvero esplosiva. Anche perché non mancano quelli, sono circa 1 su 3, che invece hanno incrementato il consumo di sostanze che possono avere un effetto psicotropo, come alcol o droghe. Infine, a proposito di “distrazioni”, 1 su 2 ha notato di aver incrementato il tempo passato allo smartphone per motivi non connessi alle esigenze di studio.   

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    Di Maio: 'doppia guerra devastante, Putin sblocchi l'export di grano'

    “Le prossime settimane saranno cruciali per sbloccare la situazione e l’Italia continua a impegnarsi in prima linea per trovare una soluzione che garantisca la sicurezza alimentare dei Paesi più esposti a partire dall’Africa. Non possiamo permettere che ad una guerra che ha causato la morte di centinaia di bambini innocenti si sommino altre vittime e bambini morti per la catastrofe alimentare. Serve un’azione concreta della Russia, è essenziale che Putin metta fine alla guerra e sblocchi l’export del grano altrimenti gli effetti di questa doppia guerra saranno devastanti”. Così il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ad Addis Abeba.
    “In questo fase ci preoccupano molto le ricadute del conflitto in Ucraina sulla sicurezza alimentare dell’Africa che risulta gravemente compromessa, nessun paese è esente dai drammatici effetti delle ingiustificabili iniziative militari di Mosca. Parlare di guerra del grano non significa alimentare finte paure ma guardare con realismo a ciò che può succedere: tensioni sociali, colpi di stato, nuove guerre in africa, nuovi flussi migratori incontrollati anche In Italia”, ha detto Di Maio.
    “L’Africa è in cima alle priorità della politica estera italiana e questa missione rafforza la volontà di rafforzare partenariato. Sul fronte della sicurezza e della lotta al terrorismo siamo in prima linea: siamo attivi in tutti i gruppi di lavoro della coalizione globale anti Daesh e co-presiediamo l’Africa focus group, creato proprio su nostro impulso per cooperare nella lotta al terrorismo in Africa”, ha aggiunto Di Maio, auspicando “per il futuro di collaborare con le autorità etiopi negli ambiti della sicurezza, di energia, commercio e cooperazione allo sviluppo”.

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    Comunali, affluenza in calo al 54,72%

    I referendum sulla Giustizia non raggiungono il quorum, fermandosi a una partecipazione del 20,8%. Il ‘sì’ avanti in tutti i 5 quesiti. L’affluenza per le elezioni comunali è stata invece del 54,72%, in calo. Oggi alle 14 inizia lo spoglio. Gli exit poll danno Genova e Palermo al centrodestra unito; al ballottaggio Parma, Verona, Catanzaro e L’Aquila con il centrosinistra in testa nelle prime due città. Le assenze dei presidenti di seggio a Palermo: la Procura valuta i reati di interruzione di pubblico servizio e rifiuto di atti d’ufficio.
    PALERMOIn base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, alle comunali di Palermo il candidato ROBERTO LAGALLA (centrodestra) raggiunge una forchetta del 43-47%. In base alla legge regionale sarebbe nominato sindaco di Palermo. Al secondo posto FRANCO MICELI (centrosinistra) con il 27-31%GENOVAIn base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, alle comunali di Genova il candidato Marco Bucci (centro-destra) raggiunge una forchetta del 51-55%, seguito da Ariel Dello Strologo (centrosinistra) con il 36-40%CATANZAROIn base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, alle comunali di Catanzaro il candidato Valerio Donato (Fi-Lega) raggiunge una forchetta del 40-44%, seguito da Nicola Fiorita (Pd-M56) con il 31-35%PARMAIn base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, alle comunali di Parma il candidato Michela Guerra (centro-sinistra) raggiunge una forchetta del 40-44%, seguito da Pietro Vignali (centro-destra) con il 19-23% .L’AQUILAIn base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, alle comunali dell’Aquila il candidato Pierluigi Biondi (centro-destra) raggiunge una forchetta del 49-53%, seguito a distanza da Stefania Pezzopane (centrosinistra) con il 23-27%.VERONAIn base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, alle comunali di Verona il candidato Damiano Tommasi (centro-sinistra.) raggiunge una forchetta del 37-41%, seguito da Federico Sboarina (centro-destra) con il 27-31%In base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, ecco le indicazioni per i 5 referendum sulla giustizia, che in ogni caso per essere validi devono superare il quorum del 50%: – n.1 ABOLIZIONE LEGGE SEVERINO SI 52-56 NO 44-48 – n.2 LIMITAZIONE CUSTODIA CAUTELARE SI 54-58 NO 42-46 – n.3 SEPARAZIONE CARRIERE MAGISTRATI SI 67-71 NO 29-33 – n.4 VALUTAZIONE SU OPERATO MAGISTRATI SI 67-71 NO 29-33 – N.5 ABOLIZIONE RACCOLTA FIRME ELEZIONI CSM SI 66-70 NO 30-34In base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai l’affluenza per i referendum è al 19-23%
    I COMUNI – L’affluenza alle elezioni amministrative di ieri in Italia è stata del 54,72%, secondo i dati definitivi relativi agli 818 comuni gestiti dal Viminale. Alle precedenti elezioni omologhe era stata del 60,12%..I REFERENDUM – lL’affluenza complessiva per i referendum è di circa il 20%. Lo si rileva dal sito del ministero dell’Interno.
    “E’ gravissimo che a Palermo, senza alcun preavviso, un elevato numero di presidenti di seggio non si sia presentato per l’insediamento, ovvero abbia rinunciato all’incarico, ritardando l’avvio delle operazioni di voto. Un tale atteggiamento esprime una assoluta mancanza di rispetto per le Istituzioni e per i cittadini chiamati in questa giornata elettorale e referendaria ad esercitare un diritto costituzionale fondamentale per la vita democratica del Paese”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

    Agenzia ANSA

    170 presidenti di sezione danno forfait, in molti scelgono la partita. Gli elettori che si troveranno all’interno dei seggi potranno votare anche oltre le 23 (ANSA)

    AFFLUENZA AI MINIMI, FLOP REFERENDUM Per i referendum sulla Giustizia e sull’abolizione della legge Severino è nulla di fatto. Il dato registrato sull’affluenza delle 19, pari al 14 per cento degli aventi diritto al voto (sulla base dei dati del Viminale che riguardano 7.604 comuni su 7.903) non lascia molti spiragli sul raggiungimento del quorum richiesto (50% + 1). Sui cinque quesiti Radicali e Lega si sono battuti in una dura campagna referendaria, denunciando a più riprese il silenzio dei media. Quanto abbia contribuito la scarsa affluenza è difficile da stabilire, ma basta fare il confronto con il referendum del 7 aprile 2016 sulle trivelle, che ebbe una affluenza del 23,54% alle 19, per poi non arrivare neanche al 33% a chiusura urne, per avere un quadro di quanto accadrà con i quesiti sulla giustizia. Un quadro tanto netto da far ritenere quasi superflua la necessità di attendere i primi exit poll condotti in uscita dai seggi per rendersi conto, ben prima della chiusura delle urne, che l’obiettivo di chi intendeva introdurre una serie di cambiamenti in materia di magistratura e di amministrazione della Giustizia non è stato centrato. Un dato che, oltretutto, accomuna questo referendum alle consultazioni referendarie che si sono svolte in Italia nell’ultima decina d’anni. Ma in fondo, il flop sembrava annunciato da giorni. E temuto da tutti coloro che hanno spinto fino alla fine i 5 quesiti. Il referendum è stato inserito nel contesto di un election day, in contemporanea con le elezioni amministrative in 975 comuni, tra cui la grande Palermo, dove i problemi per la costituzione dei seggi e l’avvio delle votazioni non sono stati pochi, causa i forfait di scrutatori e presidenti di seggio.LEGA, VINCEREMO ELEZIONI E RIFORMIAMO GIUSTIZIA”La battaglia per cambiare la Giustizia non si ferma questa sera, ma anzi riparte con rinnovato slancio: sara’ il centrodestra (insieme ad amici coraggiosi come quelli del Partito Radicale) ad avere l’onere e l’onore, dopo aver vinto le prossime elezioni Politiche, di mettere mano al sistema”. Si legge in una nota della Lega. “Grazie ai milioni di italiani che hanno votato per i referendum sulla giustizia: la loro voce e’ un impegno per tutti affinche’ si facciano vere e profonde riforme. Meritano riconoscenza perche’ hanno scelto di esprimersi nonostante un vergognoso silenzio mediatico (a cominciare dalla tv di Stato), al caos in troppi seggi a partire dallo scandalo di Palermo, alla codardia di tanti politici. Grazie a chi ha informato e partecipato, ai governatori schierati in prima linea insieme ad amministratori locali – di tutti i colori politici – e a molti parlamentari. Il tutto senza dimenticare donne e uomini di legge, associazioni culturali e intellettuali”, si conclude la nota.

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    Comunali: L'Aquila, Biondi vede la riconferma al primo turno

    Pierluigi Biondi, 47enne sindaco uscente di Fdi e ricandidato del centrodestra sceso in campo unito, è in testa negli exit poll al primo turno tenendo a distanza il deputato aquilano del Pd Stefania Pezzopane, (62) candidato sindaco di un centrosinistra sceso in campo diviso, non a caso Americo Di Benedetto, (54) consigliere regionale abruzzese della lista Legnini Presidente a capo di tre liste civiche di area centrosinistra è dato come terzo. Al quarto posto il manager di una multinazionale Simona Volpe (53) candidato della lista civica “Liber L’Aquila”.    Biondi oscilla con una forbice che va dal 49 al 53 per cento dei votanti, Pezzopane tra il 23 e il 27, Di Benedetto si attesta tra il 21 e il 25 per cento.    E’ quanto dicono gli exit poll che in questa tornata elettorale delle comunali hanno incluso anche L’Aquila, con Genova, Catanzaro e Palermo, tra i quattro capoluoghi di regione al voto nell’election day di oggi.    Lo spoglio comincerà domani alle 14 e in quella occasione saranno diramate le proiezioni, più attendibili degli exit.    Il voto aquilano è da settimane alla ribalta nazionale tanto che nel capoluogo regionale hanno sfilato praticamente tutti i blog delle politica nazionale.    L’importanza nazionale è legato anche alla vicinanza con Roma, circa 100 chilometri, ma soprattutto al “brand” visto che, purtroppo, L’Aquila è conosciuta in tutto il Paese e nel mondo per il devastante sisma che ha causato 309 morti, 1500 feriti seminando distruzione.    In questo scenario di grandi attenzioni nazionali si è giocata una partita decisiva per il futuro dell’Aquila alle prese nei prossimi cinque anni con il passaggio decisivo per la ricostruzione infrastrutturale ma soprattutto per quella sociale ed economica. Per centrare l’obiettivo il nuovo sindaco dell’Aquila avrà a disposizione fondi ingenti ed opportunità irripetibili: secondo una stima nei prossimi cinque anni la disponibilità sarà di circa circa 5 miliardi di euro, 700 milioni annui per complessivi 3,5 mld per il completamento della ricostruzione post terremoto privata ed un impulso forte in quella pubblica, circa 1,8 mld del fondo complementare del Pnrr riservato al cratere del sisma, poste alle quali manca la rilevante quota del Pnrr.    Cinque anni fa si erano scontrati Di Benedetto per il centrosinistra e Biondi che aveva vinto, clamorosamente, al ballottaggio, dopo aver perso nettamente il primo turno, 47,7 % a fronte del 35,84% del centrodestra.