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    Comunali, nelle proiezioni Lagalla, Bucci e Biondi eletti al primo turno

    Sindaci di centrodestra a Genova, Palermo e L’Aquila. Ballottaggi a Verona, Parma e Catanzaro. Dove corre unito, il centrodestra vince. Diviso invece arranca e regala al centrosinistra la possibilità di trovarsi in vantaggio in sfide che sembravano in salita, come ad esempio Verona. E’ questa la fotografia che offrono i primi risultati del voto amministrativo. Ma non basta, perchè questa tornata elettorale segna anche nuovi equilibri all’interno delle coalizioni. Fratelli d’Italia supera la Lega nei voti di lista mentre nel campo largo di centrosinistra sembra sbilanciarsi ancora di più il rapporto tra Pd e Movimento. Il Pd tiene, decisamente molto meno i pentastellati, un flop che spinge più di qualcuno tra i dem e non solo (Matteo Renzi lo dice apertamente) a chiedere che si riapra il dossier alleanze in vista delle elezioni politiche delle 2023. Occhi puntati sui risultati dei partiti di centro, Italia Viva ma soprattutto Carlo Calenda. In attesa dei dati definitivi c’è però un dato inconfutabile e riguarda il flop dei referendum sulla giustizia. L’affluenza per la consultazione sui cinque quesiti referendari, tenutasi lo stesso giorno delle amministrative, è la peggiore della storia repubblicana. Ecco come cambiano colore i capoluoghi al voto (VAI)
    PALERMOE’ Roberto Lagalla il nuovo sindaco di Palermo. L’ex rettore, sostenuto dal centrodestra, raccoglie il testimone di Leoluca Orlando, che ha regnato per trent’anni: vince al primo turno con circa il 48%, anche se lo spoglio delle schede nei 600 seggi è ancora in corso. Staccato di circa dieci punti Franco Miceli, che lamenta l’alto astensionismo (non ha votato il 59 per cento degli elettori), problemi nella certificazione del voto disgiunto che lo avrebbero penalizzato e soprattutto non risparmia critiche ai partiti della coalizione che l’hanno sostenuto, soprattutto al Pd. A sorpresa l’outsider Fabrizio Ferrandelli (Azione e +Europa) raggiunge quasi il 15%, il doppio dei pronostici della vigilia, rimediando i complimenti davanti alle telecamere di Gianfranco Miccichè (Fi). Forza Italia con circa il 12% si afferma come primo partito, davanti a FdI e Pd che navigano attorno al 10%. Dimezza i voti rispetto alle scorse comunali il M5s, che si attesta sul 7%. Sul filo del rasoio Lega-Prima l’Italia, che oscilla intorno al 5%, la soglia di sbarramento necessaria per entrare in Consiglio comunale. Balla poco sopra il 5% pure la Dc Nuova, il partito di Totò Cuffaro, che non si fa vedere per tutto il giorno evitando i riflettori. Non dovrebbe entrare nel nuovo consiglio Sinistra civica ecologista che per ora è al 3,4 % il cui leader è l’ex assessore comunale Giusto Catania.

    Agenzia ANSA

    Candidato c.destra tra 43 e 47;Miceli (area progressista) 27-31% (ANSA)

    GENOVASindaco dove va a festeggiare?: “Non festeggio”. E via a concedere la centesima intervista, perchè tutte le televisioni vogliono capire il segreto di Marco Bucci, che cinque anni fa è stato il primo sindaco di centrodestra a governare la Genova della sinistra e oggi addirittura raddoppia. E’ un uomo molto pragmatico Bucci, gli piace chi fa, non chi parla, e i genovesi lo hanno confermato per questo. La tragedia del Morandi, oltre al dolore per i 43 poveri morti, avrebbe potuto portare una devastazione economica ma Bucci un’ora dopo il crollo era già in azione, a dire cosa e come fare, con un ritmo e una forza che trasmetteva positività. E molti, anche tra gli avversari, hanno ringraziato il cielo che in uno dei momenti più drammatici della storia della città al timone ci fosse lui. Non sta mai fermo, non tentenna. “Entro metà luglio avremo la nuova giunta e il primo consiglio comunale, ma non staremo fermi, abbiamo molte cose da fare, sulla metropolitana lavoreremo ardentemente” dice. Una delle qualità riconosciute è la convinzione che ogni problema si affronta e si risolve. “Abbiamo fatto tante cose positive ma ci sono ancora tante parti della città che hanno bisogno del nostro intervento. Investiremo 1 miliardo in manutenzioni nei prossimi cinque anni” dice.

    Agenzia ANSA

    Exit poll lo danno sopra il 51%. Dello Strologo non va oltre 40% (ANSA)

    CATANZAROSarà una sfida tra professori quella che si giocherà a Catanzaro nei prossimi 15 giorni per decidere chi sarà il nuovo sindaco. Valerio Donato, docente di Diritto privato all’università Magna Graecia di Catanzaro, e Nicola Fiorita, docente di Diritto canonico e Diritto ecclesiastico all’Università della Calabria, sono chiamati a giocare i tempi supplementari di questo turno elettorale – che ha registrato un’affluenza del 65,90% in calo rispetto al 72,45% di 5 anni fa – al quale il centrodestra si è presentato spaccato sostenendo 3 candidati diversi, mentre sul fronte opposto si è dato vita a quel campo largo invocato a livello nazionale a trazione Pd-M5S.

    Agenzia ANSA

    Probabile sfida tra ‘civico’ con Lega e Fi e candidato Pd-5s (ANSA)

    PARMAChe fossero Michele Guerra e Pietro Vignali i candidati al ballottaggio per la carica di sindaco del Comune di Parma appariva scontato, ma il risultato numerico delle urne è andato oltre qualsiasi previsione. I due contendenti, uno in rappresentanza del centrosinistra, l’altro del centrodestra senza Fratelli d’Italia, si ritrovano distaccati infatti di oltre venti punti, nessuno sondaggio li aveva segnalati così distanti: 44% Guerra, 22% Vignali, a scrutinio ancora da ultimare. “E’ il successo delle larghe intese, delle coalizioni ampie” ha sottolineato parlando di Parma Francesco Boccia, responsabile enti locali del Pd. Nella città emiliana il candidato, assessore alla cultura della giunta Pizzarotti, ha infatti riunito i partiti più importanti del centrosinistra, con anche Italia Viva oltre ad Effetto Parma, il movimento dell’attuale sindaco Federico Pizzarotti nato dopo la sua uscita dal M5S, che invece non si è presentato alle elezioni.

    Agenzia ANSA

    Fratelli d’Italia non riesce a superare il candidato della Lega (ANSA)

    L’AQUILA”Dedico la vittoria alla famiglia: sarò il sindaco di tutti, la campagna elettorale finisce qui. Ora è tempo di indossare la casacca neroverde e di mettere da parte quella di partito”. Il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Bondi, ricandidato per la coalizione di centrodestra, sbanca al primo turno le elezioni comunali dell’Aquila confermandosi primo cittadino per i prossimi cinque anni. L’annuncio della netta vittoria in piazza Duomo, nel pieno della calura pomeridiana che ha avvolto il capoluogo abruzzese, fuori dal suo comitato elettorale tra gli applausi scroscianti dei sostenitori in una clima di grande festa e soddisfazione. Vittoria al primo turno, che avrà un’eco nazionale visto che L’Aquila era tra i quattro capoluoghi regionali al voto, nonostante i dati non siano ancora definitivi, è stata confermata anche dagli interventi dei due sfidanti di centrosinistra, il consigliere regionale di ‘Legnini Presidente’ Americo Di Benedetto, a capo di tre civiche, e la deputata del Pd Stefania Pezzopane, candidato del centrosinistra ufficiale, che hanno dato vista a un sfida nella sfida, finita a sorpresa a vantaggio del civico, che cinque anni fa perse al ballottaggio proprio contro Biondi, dopo aver vinto nettamente al primo turno. Secondo proiezioni e dati non ancora definitivi, Biondi si attesta intorno al 54%, Di Benedetto al 24, Pezzopane al 22.

    Agenzia ANSA

    Ampia forbice sindaco uscente su Pezzopane e Di Benedetto (ANSA)

    VERONAIn base alla quarta proiezione del consorzio Opinio Italia per la Rai, alle comunali di Verona il candidato Damiano Tommasi (centro-sinistra) raggiunge il 39%, seguito da Federico Sboarina (centro-destra) al 30,5% ; poi c’è Flavio Tosi al 26,5%; infine si piazza Alberto Zelger al 3,1%. La copertura del campione è al 55%.

    Agenzia ANSA

    L’ex calciatore porta centrosinistra in vantaggio al primo round (ANSA)

    “I numeri ci dicono già che dove il centrodestra corre unito si portano a casa i Comuni. Dove invece ci si presenta separati (peggio ancora la separazione è anticipata da dibattiti spesso poco comprensibili ai cittadini) gli elettori giustamente puniscono il centrodestra”. Così il governatore Luca Zaia, sentito dall’ANSA, commenta i primi responsi per il centrodestra alle comunali. “La visibilità politica dei dati – aggiunge Zaia – va a chi rotture non ne crea. Dobbiamo essere uniti e inclusivi, visto che la visione deve essere certamente di una coalizione di centrodestra, però altrettanto rispettosa di tutte quelle aree moderate che magari non si sentono rappresentate nel panorama politico italiano, ma possono trovare una casa comune”. “Vogliamo valutare prima di decidere il da farsi, aspettando anche quello che diranno i candidati”. Flavio Tosi, candidato per Forza Italia a Verona e terzo incomodo nella sfida tra Federico Sboarina e Damiano Tommasi non dice con chi si coalizzerà la sua forza nella seconda tornata elettorale commentando i primi risultati delle urne.
    QUESTI I RISULTATI DEI REFERENDUM- n.1 ABOLIZIONE LEGGE SEVERINO affluenza definitiva 20,95%, non c’è quorum – SI’ ha avuto il 53,97 % dei voti, il NO 46,03% – n.2 LIMITAZIONE CUSTODIA CAUTELARE affluenza definitiva 20,95%, non c’è quorum – SI’ ha avuto il 56,12 % dei voti, il NO 43,88% – n.3 SEPARAZIONE CARRIERE MAGISTRATI affluenza definitiva 20,93%, non c’è quorum – SI’ ha avuto il 74,01 % dei voti, il NO 25,99%   – n.4 VALUTAZIONE SU OPERATO MAGISTRATI affluenza definitiva 20,92%, non c’è quorum – SI’ ha avuto il 71,94 % dei voti, il NO 28,06%   – N.5 ABOLIZIONE RACCOLTA FIRME ELEZIONI CSM affluenza definitiva 20,92%, non c’è quorum – SI’ ha avuto il 72,52 % dei voti, il NO 27,48%     

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    Comunali: come cambiano colore i capoluoghi al voto

    Tredici ballottaggi (in 7 è avanti il centrosinistra, in 6 il centrodestra), 9 sindaci già al centrodestra (anche se a Messina è lista civica), 4 al centrosinistra: è questa finora la fotografia dell’esito del primo turno delle Comunali 2022, al netto dello spoglio ancora in corso a tarda sera.L’impatto più forte sulla geografia delle appartenenze politiche tocca da vicino i 4 capoluoghi di Regione andati al voto, con il centrodestra che si riconferma al primo turno a l’Aquila, con Pierluigi Biondi, e a Genova con Marco Bucci, ma soprattutto riuscendo nell’impresa di strappare al centrosinistra la città di Palermo, con Roberto Lagalla. Un secco quattro a zero nel caso in cui Valerio Donato dovesse riuscire ad imporsi a Catanzaro nel ballottaggio. Il risultato più evidente per il centrosinistra è quello di Lodi con Andrea Furegato che ha strappato il Comune al centrodestra.
    Ecco il quadro delle principali città andate al voto per il rinnovo dei consigli comunali, a scrutinio ancora in corso.L’AQUILA (cd) Ballottaggio, in testa cd VITERBO (cd) Ballottaggio, in testa cs RIETI (cd) Centrodestra FROSINONE (cd) Ballottaggio, in testa cd COMO (cd) Ballottaggio, in testa cs LODI (cd) Centrosinistra MONZA (cd) Ballottaggio, in testa cd BELLUNO (civ) Centrodestra PADOVA (cs) Centrosinistra VERONA (cd) Ballottaggio, in testa cs LUCCA (cs) Ballottaggio, in testa cs PISTOIA (cd) Centrodestra PARMA (ex M5s) Ballottaggio, in testa cs PIACENZA (cd) Ballottaggio, in testa cs PALERMO (cs) Centrodestra MESSINA (commis.) Civico di centrodestra ALESSANDRIA (cd) Ballottaggio, in testa cs ASTI (cd) Centrodestra CUNEO (cs) CentrosinistraBARLETTA (commis.) Ballottaggio, in testa cd TARANTO (commis.) Centrosinistra GENOVA (cd) Centrodestra LA SPEZIA (cd) Centrodestra GORIZIA (cd) Ballottaggio, in testa cd CATANZARO (cd) Ballottaggio, in testa cd ORISTANO (cd) Centrodestra (   

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    Riforma del Csm, Cartabia vede la maggioranza

    I referendum sulla Giustizia non raggiungono il quorum e si fermano a una partecipazione intorno al 20,8%. Secondo l’analisi di You trend, se non ci fossero state le Comunali, l’affluenza sarebbe stata di 5 punti inferiore, intorno al 15%. Ma anche nelle città delle amministrative c’è stato un boom di schede bianche sui quesiti. La Lega protesta: ‘Un complotto contro il quorum’. Anm: ‘Bocciato il disegno della riforma, ora prenderne atto’. Domani riunione dei ministri Cartabia e D’Incà con i capigruppo della maggioranza in commissione al Senato. Sulla riforma del Csm domani ci sarà una riunione dei ministri Marta Cartabia e Federico D’Incà con i capigruppo della maggioranza in Commissione Giustizia del Senato. L’appuntamento si dovrebbe tenere in mattinata.
    “Il voto popolare è una sonora bocciatura di un disegno di riforma della magistratura che non è gradito. Si tratta di prenderne atto”. Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia invita il Parlamento ora a modificare la riforma del Csm alla luce dell'”indicazione popolare molto forte” venuta dai referendum, a partire dalla “bocciatura categorica di una separazione delle funzioni così esasperata da essere sostanzialmente delle carriere”. Il voto- dice- “dà la misura che la ministra e il governo si stanno muovendo in direzione contraria a quella che è la sensibilità del corpo elettorale”.
    Il senatore Francesco Laforgia evidenzia come “il dato drammatico, anche se annunciato, della larga astensione deve interrogare tutta la politica, ma in particolare i proponenti dei quesiti sulla giustizia, sulla distanza lunare che intercorre tra gli interessi dei cittadini e l’abuso dello strumento referendario, che andrebbe preceduto da un vero coinvolgimento democratico delle persone e accompagnato da un sano e approfondito dibattito pubblico. Nessuno di questi due elementi essenziali è stato rispettato per le ragioni che sappiamo”.
    “A Salvini non interessava nulla né del merito del referendum né tantomeno della partecipazione democratica a questo appuntamento”, prosegue Laforgia. “A un anno dalle elezioni, ha cercato di riposizionarsi e risalire un po’ nei consensi strizzando l’occhio qui e lì. E gli è andata male, ancora una volta. Sono dispiaciuto per la delusione delle cittadine e dei cittadini che si sono recati alle urne con la voglia di poter dire la propria e che ora invece si sentono inascoltati. La giustizia rimane un tema che va affrontato, a partire dal Parlamento”.
    Per il presidente del senatori di Italia viva, Davide Faraone, il referendum è un istituto da riformare. “Tra le riforme istituzionali che tentammo di introdurre con i referendum istituzionali proposti dal governo Renzi c’era quella dei referendum popolari abrogativi. L’idea era che se fossero stati richiesti da almeno 800 mila elettori, invece che 500 mila, sarebbero stati validi anche nel caso si fosse espressa la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni politiche; se richiesti da almeno 500 mila elettori ma meno di 800 mila, o da cinque Consigli regionali, sarebbe rimasto invariato il quorum della maggioranza degli aventi diritto”, ricorda Faraone su Facebook.
    “Sarebbero stati inoltre introdotti due nuovi tipi di referendum popolari: propositivi e d’indirizzo. Chissà se dopo le tre maggioranze e i tre diversi governi in una sola legislatura, il monocameralismo alternato che di fatto ha soppiantato il bicameralismo, l’uso ormai ordinario della decretazione d’urgenza, la pandemia e il caos della sanità affidata alle regioni, la crisi dell’istituto referendario evidenziata clamorosamente col voto di ieri, sono sufficienti per comprendere adesso la necessità e la bontà delle riforme istituzionali che proponemmo, bocciate col referendum del 2016”, conclude Faraone.
    Nicola Zingaretti, governatore della Lazio, si dice “colpito molto che chi il referendum lo ha promosso, poi non ha fatto campagna elettorale per difenderlo e sostenerlo. Poi possono esserci state distrazioni o silenzi, ma la novità in questo caso è la quasi inesistente campagna elettorale di mobilitazione, quindi i cittadini hanno avuto un messaggio contraddittorio. Ciò sia lezione per il futuro, non bisogna abusare del referendum”.
    “Il processo referendario, come storia ci insegna, è difficile e molto tortuoso: la scelta dei quesiti, la formazione del comitato promotore, il deposito in Cassazione, la raccolta delle firme, il giudizio della Corte Costituzionale, gli spazi televisivi e infine, solo infine, il quorum da superare”, così in una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani. “Ebbene, come denunciamo da decenni, in Italia è quasi impossibile promuovere e vincere referendum: dall’impossibilità di raccogliere 500.000 firme autenticate e certificate, al giudizio politico della Corte Costituzionale (vedi bocciatura dei referendum eutanasia e Cannabis) passando per il boicottaggio del cosiddetto servizio pubblico della Rai e finendo con l’esistenza di un quorum che spazza via quasi ogni consultazione popolare. In tutto questo processo referendario la cosa che siamo riusciti a cambiare è la firma digitale per sottoscrivere i quesiti.

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    Messina, l'outsider Basile verso la vittoria al primo turno

    L’outsider della politica Federico Basile, uomo del sindaco uscente Cateno De Luca, sbaraglia gli avversari e va verso la vittoria al primo turno a Messina superando il 45% delle preferenze secondo i dati raccolti dai vari comitati politici, seguito da Maurizio Croce (Centrodestra) col 27% e Franco De Domenico (Centrosinistra) col 25%. I dati ufficiali, 12 sezioni su 253, dicono che Basile ha il 55,53% dei voti, seguito da Croce, col 23,71% e De Domenico col 18,07%.
    Ex direttore generale del comune che De Luca ha governato dal giugno 2018 fino al gennaio scorso quando si è dimesso annunciando la sua corsa alla presidenza della Regione, Basile ha 44 anni, è sposato e ha due figlie. Il suo padrino politico lo ha definito “il guardiano dei conti” dicendo che ” grazie a lui abbiamo elaborato il piano di riequilibrio”.
    Messinese, commercialista, revisore dei conti dal 2006 del Comune, dipendente dell’Università di Messina, spesso con funzioni da supporto economico-finanziario, è stato esperto dei comuni di Itala e Montalbano Elicona, in materie finanziarie e marketing del territorio, quindi nel 2020 è stato presidente del nucleo di valutazione della Città metropolitana. Basile era appoggiato da nove liste ‘Mai più baracche’, ‘Senza se e senza ma’, ‘Gli amici di Federico’, ‘Basile sindaco’, ‘Con De Luca per Basile sindaco’, ‘Amo Messina’, ‘Orgoglio messinese’ e ‘Insieme per il lavoro Clara Crocé con Basile’. La nona lista della coalizione del candidato sindaco di Sicilia vera è quella di ‘Prima l’Italia’, che fa riferimento al deputato nazionale della Lega Nino Germanà. De Luca non commenta la vittoria del suo pupillo “sto prendendo lezioni di musica in conservatorio” dice e su Facebook ironizza: “Sono distrutto. Ho finito ora dopo sette ore di lezione … Non ho idea di nulla. Come è andata a finire?”. In serata poi appare nella sede di via Oratorio san Francesco dove 5 anni anni esultò per la vittoria ai ballottaggi con più del 65% dei voti e dà appuntamento stasera alle 22.30 a piazza Duomo.
    Neanche Basile commenta la vittoria: “Voglio aspettare i risultati finali e certi” dice. Ma ringrazia “tutti i cittadini che, malgrado i disagi affrontati, hanno esercitato il loro diritto di voto. Abbiamo fatto lunghe file, visto gente andar via delusa, persone alla disperata ricerca del proprio seggio. Disagi e problemi che sono stati determinati o aggravati dalla scelta sbagliata di far votare in un solo giorno. Comunque è stato un esercizio di democrazia importante, seppure faticoso”.
    Nella città dello Stretto ha votato il 55,57% degli elettori il 9,44 % in meno rispetto alle scorse comunali. La vittoria di Basile a Messina dà un ulteriore spinta a De Luca e al suo movimento “Sicilia vera” per la corsa alla presidenza della Regione. Il leader di Forza Italia in Sicilia, e presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, mette in risalto “il risultato del candidato di Cateno De Luca a Messina che supera addirittura il 50% superando di netto le due coalizioni di centrodestra e centrosinistra” e allo stesso tempo dice che Nello Musumeci non sarà candidato alla presidenza della Regione siciliana: “Senza alcun dubbio”.

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    'Trovati resti umani', svolta nel giallo in Amazzonia

    Sembrano svanite, dopo otto giorni di ricerche, le speranze di trovare ancora vivi il giornalista britannico Dom Philips e l’antropologo brasiliano Bruno Araújo Pereira, scomparsi in Amazzonia dopo aver ricevuto minacce per le loro ricerche su una comunità indigena vessata da predatori di minerali preziosi, taglialegna illegali e bracconieri: “Sono stati trovati resti umani che galleggiavano sul fiume”, ha rivelato oggi il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, precisando che, per avere la certezza sull’identità, le salme “verranno ora sottoposte al test del Dna”.
    “Esistono indizi che ci portano a credere che gli abbiano fatto qualche cattiveria”, ha aggiunto il leader di destra, sottolineando di stare accompagnando personalmente le ricerche. Che ci fossero poche chance lo si era capito ore prima, quando la polizia federale aveva annunciato il ritrovamento di oggetti personali appartenenti al giornalista – collaboratore del Guardian – e all’ex funzionario della Fondazione nazionale dell’indio (Funai).
    Poi la notizia trapelata alla stampa da Alessandra Sampaio, moglie di Phillips, e non ancora confermata dalle autorità, che hanno spiegato di voler attendere il risultato della perizia sui cadaveri. Sampaio ha aggiunto che i parenti di suo marito sono stati informati della morte a Londra dalle autorità britanniche.Interpellata dalla radio Cbn, l’ambasciata inglese in Brasile non ha tuttavia confermato il decesso del giornalista.
    Tra i principali sospettati del presunto duplice delitto c’è Amarildo Costa de Oliveira, detto ‘Pelado’, in carcere da venerdì scorso: testimoni affermano di averlo visto seguire la barca con cui, il 5 giugno, gli scomparsi si stavano recando ad Atalia do Norte, nella riserva indigena di Vale do Javari. La regione, situata nell’Amazzonia occidentale, si trova al confine con Perù e Colombia, e non è escluso che i due si siano imbattuti in una delle rotte utilizzate dai narcotrafficanti.
    Philips – 57 anni, un veterano del giornalismo ambientalista – stava lavorando a un libro con il supporto di Pereira, profondo conoscitore delle tribù sperdute nella foresta pluviale. L’associazione indigena Univaja – che ha denunciato per prima la scomparsa – ha riferito che i due si erano messi in viaggio la scorsa settimana in barca per un’area conosciuta come Lago do Jaburu, nella regione di Javari, una vasta distesa di giungla abitata da oltre 20 etnie. Domenica scorsa avrebbero dovuto far ritorno, sempre in barca, ad Atalaia do Norte, dove non sono mai arrivati.
    Il caso ha avuto grande ripercussione internazionale e molte ong, tra cui Greenpeace, hanno puntato il dito contro il governo Bolsonaro, ritenendolo “complice” di quanto accaduto per la sua politica ambientale di incentivo all’agroalimentare (che avrebbe tra l’altro favorito la deforestazione) in violazione dei diritti umani dei nativi. Mentre anche l’Onu ha stigmatizzato la lentezza del lavoro svolto da militari e polizia.    

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    Giordani fa il bis a Padova, flop centrodestra

    Padova si conferma roccaforte del centrosinistra in Veneto. Sergio Giordani, sindaco ‘tranquillo’, mai sopra le righe, fa il bis in scioltezza, riconfermandosi al primo turno e lasciando a diverse lunghezze di distanza l’avversario del centrodestra, Francesco Peghin. Quando sono state scrutinate quasi metà delle 206 sezioni, Giordani veleggia al 58,59%, Peghin rincorre al 33,36%.
    Distanza ormai incolmabile. Si profila così come un mezzo fallimento il tentativo del centrodestra di riconquistare la città che per soli due anni, tra il 2014 e il 2016, è stata governata dalla Lega, con Massimo Bitonci – sicuramente influente nella scelta di Salvini e della Lega di indicare Peghin come candidato della coalizione – A parte la parentesi Bitonci, Pd e forze civiche guidano la città del Santo dal 2004.
    Giordani in questi 5 anni ha puntato su politiche inclusive, ha cercato di riunire le varie anime cittadine, e le urne l’hanno premiato: la sua lista personale che nel 2017 aveva raccolto il 9,33% dei consensi è cresciuta nel 2022 fino al 17,50%, recuperando molte delle preferenze perse da Coalizione Civica, scesa dall’11,45% di 5 anni fa al 5,43% odierno. Maggior azionista di maggioranza si conferma il Pd, che balza dal 13,49 al 22,45%, uno dei suoi migliori risultati a Padova. “Credo che aver saputo unire la città in questi 5 anni, nel rispetto di tutti, oltre ad una bellissima squadra di movimenti politici e civici, ci abbia consentito dapprima di ottenere risultati amministrativi, e ora di convincere i padovani a ridarci fiducia” ha detto a caldo Giordani. Fair play da parte di Peghin, che ha subito fatto i complimenti al riconfermato sindaco. Nel campo del centrodestra, il partito leader in città diventa Fratelli d’Italia, con l’8,22% (quadruplicato il risultato del 2017), seguito dalla lista Peghin Sindaco, con l’8,05%. La Lega si ferma al 7,47%, migliorando tuttavia il risultato della tornata precedente (6,64%). Nessuno degli altri 7 candidati sindaco al nastro di partenza raggiunge la soglia del 3% per poter entrare in Consiglio Comunale. Il centrodestra fa invece il ‘colpo’ a Belluno, dove – a metà scrutinio – il campione paralimpico Oscar De Pellegrin è vicino alla vittoria al primo turno con il 53,47% dei consensi.
    Sconfitto il centrosinistra, che paga la divisione creatasi con due candidati della stessa area, entrambi assessori nella precedente giunta Massaro: Giuseppe Vignato, sostenuto dal Pd e tre civiche, si ferma al 28,60%, Lucia Olivotto, nella corsa in solitaria, appena n 17,93%.

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    Referendum: Swg, maggioranza elettori Lega-Fi astenuti

     La maggioranza degli elettori di Fi si sono astenuti sui cinque referendum sulla giustizia, con piccole variazioni tra i quesiti, mentre per quanto riguarda la Lega la maggioranza degli elettori si è astenuta su due quesiti, con gli altri tre che hanno visto prevalere i votanti in due casi ed equivalersi in uno. E’ quanto emerge in un sondaggio condotto oggi da Swg con rilevazione CATI-CAMI-CAWI su un campione rappresentativo di 3000 elettori residenti sul territorio italiano; i dati sono stati riponderati sulla base dei dati reali del Viminale.

    RADAR SPECIALE REFERENDUM GIUSTIZIA

        Nel referendum sulla Legge Severino gli elettori di Pd e M5s si sono astenuti per il 73%, quelli di Fdi (che non sosteneva i referendum) per il 62%, quelli di Fi per il 68% e quelli della Lega per il 57%.    Sulla limitazione delle misure cautelari, gli astenuti del Pd sono stati il 78%, in M5s il 73%, in Fi il 71%, in Fdi il 60% e nella Lega il 59%.

    RADAR SPECIALE REFERENDUM GIUSTIZIA

        Sul quesito sulla separazione delle funzioni gli elettori di Pd e M5s si sono astenuti al 76%, quelli di Fi al 73%, quelli di Fdi al 60%, quelli della Lega al 49%.    Sul quinto quesito, riguardante i membri laici nei consigli giudiziari, gli elettori di M5s si sono astenuti all’80%, quelli del Pd al 77%, gli elettori di Fi al 70%, quelli di Fdi al 61%, mentre quelli della Lega al 50%.   

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    Il centrosinistra sorride in Lombardia e vince a Lodi

    “Vincere Lodi significa vincere le prossime politiche”. Si vedrà se la previsione del segretario del Pd Enrico Letta sarà corretta ma intanto il centrosinistra guarda con un po’ di ottimismo in più alle regionali lombarde del prossimo anno non solo perchè torna appunto a governare Lodi con una coalizione allargata al Movimento 5 Stelle, ma anche perchè arriva in vantaggio al ballottaggio anche a Como, due delle quattro grandi città oggi al voto che aveva perso nel 2017.
    Michele Furegato a soli 25 anni è diventato il sindaco di un capoluogo di provincia, mentre Barbara Minghetti è in netto vantaggio a Como, dove pure il centrosinistra si è presentato diviso. Reggono invece Dario Allevi a Monza, a caccia di un bis mai riuscito a nessun sindaco nel capoluogo brianzolo, e Roberto Di Stefano che vede vicina la conferma dopo aver conquistato nel 2017 Sesto San Giovanni (Milano) dopo 70 anni di amministrazioni di sinistra.
    E’ nell’ex Stalingrado d’Italia la consolazione della Lega che perde invece il capoluogo di provincia lombardo dove aveva indicato un suo candidato e cioè Lodi, con la sindaca uscente Sara Casanova che nel 2017 era stata la prima donna sindaco in una città che il Pd governava dal 2000, con due mandati anche dell’attuale ministro della Difesa Lorenzo Guerini, tra i primi a complimentarsi con Furegato. Che del Pd è vicesegretario cittadino, è cintura nera di judo e si è fatto un gran regalo per i suoi 25 anni compiuti una settimana fa, vincendo al primo turno con una coalizione allargata da Sel al M5S.
    Non è in realtà andata particolarmente bene anche a Fratelli d’Italia, visto che Giordano Molteni, scelto dal partito di Giorgia Meloni dopo qualche polemica, non solo è molto staccato dalla candidata del centrosinistra Barbara Minghetti ma fatica ad arrivare al ballottaggio a Como, dove l’affluenza si è fermata al 44,3%, la più bassa di sempre. Anche a Sesto San Giovanni è andato a votare meno di un elettore su due ma Di Stefano, passato da Forza Italia alla Lega nel corso del suo mandato, potrebbe vincere già al primo turno.
    E’ in netto vantaggio il candidato del centrosinistra a Crema Fabio Bergamaschi, che punta a succedere alla sindaca del Pd Stefania Bonaldi. Tra i grandi centri dell’hinterland milanese, il centrodestra è in vantaggio ad Abbiategrasso e Melegnano mentre potrebbe non arrivare neanche al ballottaggio a San Donato Milanese.
    Ha preso solo 81 voti la mistress Doha Zaghi, candidata sindaco per il partito Gay-Lgbt+ Solidale a San Bartolomeo Val Carvargna, meno di mille abitanti in provincia di Como, dopo essere stata esclusa da Carlo Calenda nelle liste di Como.