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    Comunali: a casa Bossi il ballottaggio sarà fra FdI e Lega

    (ANSA) – MILANO, 14 GIU – Nella ‘Betlemme della Lega’
    Fratelli d’Italia batte Lega, almeno al momento: a Cassano
    Magnago, paese della provincia di Varese famoso soprattutto per
    essere la città natale di Umberto Bossi, infatti al ballottaggio
    la sfida è tutta interna al centrodestra con davanti il
    candidato di FdI e (soprattutto) della lista che ha il nome del
    sindaco uscente Nicola Poliseno).   
    Pietro Ottaviani ha ottenuto infatti il 35,61% delle
    preferenze contro il 20,37 di Osvaldo Coghi sostenuto da Forza
    Italia e Carroccio. Insieme il centrodestra avrebbe comodamente
    superato il 50%, invece ci sarà una sfida interna. Fra i
    partiti, in realtà il numero più alto di voti è andato alla
    lista civica Poliseno (il 28,24), seguita da Forza Italia
    (10,56), Lega (9,74) e Fdi (6,97%). (ANSA).   

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    Assalto al Capitol, Trump attacca la commissione d'inchiesta: “Parodia di giustizia”

     Donald Trump ha attaccato la commissione d’inchiesta della Camera sul 6 gennaio definendo i lavori una “parodia di giustizia”, una “caccia alle streghe”.    Sulla sua piattaforma social Truth l’ex presidente prende di mira anche il suo ex ministro della Giustizia William Barr, che a suo avviso “non ha avuto il coraggio di perseguire le frodi elettorali” perché “aveva paura di essere messo sotto impeachment”.    La deposizione di Barr è stata devastante per il tycoon perché ha confermato di avergli ripetutamente assicurato che le sue accuse di brogli erano infondate e risibili. “Questa farsa è un tentativo spudorato di distogliere l’attenzione del pubblico dalla verità… che gli americani andarono in massa a Washington il 6 gennaio 2021 per chiedere conto ai loro eletti dei segni evidenti di attività criminale durante le elezioni”, ha scritto Trump.    

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    Cosa dicono online gli italiani sull’affluenza a referendum e Comunali

    Al di là dei risultati specifici nei singoli Comuni, molti dei quali saranno definiti con il ballottaggio al secondo turno, protagonista in negativo la scarsa affluenza.
    Nessuno dei cinque quesiti referendari ha raggiunto il quorum, anche se, ad esempio, per quanto riguarda il primo quesito relativo all’incandidabilità dopo condanna, rispetto ad un’affluenza media nazionale del 20.94% ha votato il 14.70% degli aventi diritto nei Comuni senza amministrative mentre in quelli in cui vi erano anche le elezioni comunali si è raggiunto il 50.90%.
    Comunque sia, poco più di un quinto degli italiani è il risultato più basso dal 1974 ad oggi con i precedenti 67 referendum abrogativi che hanno registrato un’affluenza media del 52%. E di questi, 28 non avevano raggiunto il quorum. Prima di oggi il peggior risultato era stato nel 2009 con il referendum sull’elezione della Camera dei deputati, relativo all’abrogazione della possibilità di collegamento tra liste e di attribuzione del premio di maggioranza ad una coalizione di liste, al quale aveva partecipato solamente il 23% degli aventi diritto.
    Anche per quanto riguarda le amministrative, secondo i dati del Viminale, che non includono Friuli-Venezia-Giulia e Sicilia, negli 818 Comuni dove si è votato l’affluenza media è stata del 54.77%. Era stata del 60.12% alle precedenti comunali.
    Insomma, disaffezione alla politica e scarso interesse per i temi proposti nei cinque referendum sembrano dominare. Ma come hanno reagito gli italiani sul tema?
    Per dare una risposta alla domanda, ANSA e DataMediaHub hanno analizzato le conversazioni online (social + news online + blog e forum) sulla questione da sabato 11 giugno, il giorno prima delle votazioni,  fino alla mezzanotte del giorno dopo il voto, il13 giugno.
    In tre giorni poco meno di 40mila le citazioni online di “affluenza”. Picco massimo tra le 23:15 e le 23:30 del 12 giugno quando hanno iniziato a circolare i primi dati ufficiali al riguardo. Ma già nel primo pomeriggio, quando ha iniziato ad essere evidente che i referendum non avrebbero raggiunto il quorum, i volumi delle conversazioni online hanno iniziato ad essere consistenti.
    Volume di conversazioni generato da oltre 6mila utenti unici i cui contenuti hanno coinvolto (like + reaction + commenti e condivisioni) quasi 245mila soggetti. E che hanno generano quasi 27,7 miliardi di portata potenziale, la cosiddetta “opportunity to been seen”, che stimiamo ragionevolmente abbia generato effettivamente 1,4 miliardi di visualizzazioni sul tema, al lordo delle duplicazioni.
     Netta prevalenza di sentiment negativo. Di emozioni negative correlate alle verbalizzazioni online relative all’affluenza alle urne. Tra i temi più ricorrenti, lo spreco di denaro pubblico, lo scarso interesse nei confronti dei quesiti referendari, la distanza tra la politica e le persone. Polemiche sulla non ammissibilità dei referendum su eutanasia e cannabis che, a detta di molti online, avrebbero portato gli italiani ai seggi.
    Non a caso il contenuto che ha generato maggior coinvolgimento in assoluto è dell’utente  Fabio, che nel pomeriggio di domenica ha twittato: “Strano paese l’Italia. Non si permette al popolo di votare su una questione di coscienza come l’eutanasia, ma sì su 5 quesiti tecnici e incomprensibili ai più. Quesiti che toccano gli equilibri tra due poteri dello Stato. Poi ci si lamenta se la gente non va a votare. #affluenza”. Tweet che ha ottenuto più di 11mila like e 1.320 retweet nonostante l’account in questione abbia solamente 269 follower, come mostra la nostra infografica con la “virality map” della diffusione del tweet in questione.
    Insomma, forte criticità e distanza tra la politica e i cittadini  i leitmotiv emergenti dalle conversazioni online.

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    Comunali: Vince il centrodestra unito, flop M5s ma Pd avanza

    Dove corre unito, il centrodestra vince. Diviso invece arranca e regala al centrosinistra la possibilità di trovarsi in vantaggio in sfide che sembravano in salita, come ad esempio Verona. E’ questa la fotografia che offrono i primi risultati del voto amministrativo. Ma non basta, perchè questa tornata elettorale segna anche nuovi equilibri all’interno delle coalizioni.

    Agenzia ANSA

    Dove corre unito, il centrodestra vince. Diviso invece arranca e regala al centrosinistra la possibilità di trovarsi in vantaggio in sfide che sembravano in salita, come ad esempio Verona. E’ questa la fotografia che offrono i primi risultati del voto amministrativo. A Verona Tommasi in testa, Donato a Catanzaro. Guerra in vantaggio a Parma. Per i referendum sulla Giustizia e sull’abolizione della legge Severino è nulla di fatto: l’affluenza è al 20% (ANSA)

    Fratelli d’Italia supera la Lega nei voti di lista mentre nel campo largo di centrosinistra sembra sbilanciarsi ancora di più il rapporto tra Pd e Movimento. Il Pd tiene, decisamente molto meno i pentastellati, un flop che spinge più di qualcuno tra i dem e non solo (Matteo Renzi lo dice apertamente) a chiedere che si riapra il dossier alleanze in vista delle elezioni politiche delle 2023. Occhi puntati sui risultati dei partiti di centro, Italia Viva ma soprattutto Carlo Calenda. In attesa dei dati definitivi c’è però un dato inconfutabile e riguarda il flop dei referendum sulla giustizia. L’affluenza per la consultazione sui cinque quesiti referendari, tenutasi lo stesso giorno delle amministrative, è la peggiore della storia repubblicana. Ma se il mancato raggiungimento del quorum e la bassa affluenza per i referendum erano dati quasi scontati, l’esito delle amministrative segna un cambio di passo nella definizione dei rapporti di forza in vista delle politiche. A pesare sarà inevitabilmente la legge elettorale e la possibilità o meno di modificarla in senso proporzionale. Chi prova ad ostentare sicurezza è Matteo Salvini: “La Lega è il collante della coalizione”, dice l’ex ministro che non ha dubbi: “Il centrodestra vince solo se unito”. Prova ne è il risultato di Palermo e di Genova e l’Aquila a differenza di Verona e Catanzaro dove la coalizione divisa dovrà andare al ballottaggio. Ma, se è vero che la centrodestra tiene, la vittoria ha il sapore amaro almeno a via Bellerio. Dai primi dati emerge infatti che la Lega viene sorpassata da Fratelli d’Italia, primo partito della coalizione al Nord. I risultati ancora parziali evidenziano come Fdi a Genova sfiori la doppia cifra rispetto alla Lega. A Parma il partito della Meloni vola oltre il 7% e complessivamente ottiene più di Lega e Fi sommate insieme. A Piacenza la Lega perde quasi sei punti, mentre Fdi passa dal 7 al 12%. Sorpasso anche in Toscana, dove ad esempio a Lucca, Fdi supera il tandem Lega-Fi ottenendo il 13% . Numeri che consentono alla Meloni non solo di dirsi “soddisfatta”, ma di mettere in chiaro come sia il suo partito il “traino” del centrodestra. Non solo, per la leader di Fdi le urne consegnano un risultato evidente e cioè il ritorno ad un “sano bipolarismo”. Felice anche il Partito Democratico: “il giudizio è decisamente positivo e sarà anca più positivo ai ballottaggi, “dice Enrico Letta. “Siamo il primo partito da Nord a Sud”, esulta Francesco Boccia. Scorrendo i primi dati infatti i Dem ottengono il primato a Genova con il 21% a Parma guadagnano circa 10 punti, a Padova sfiorano il 22%. Il centrosinistra vince a Lodi a Padova, a Parma vanno al ballottaggio così come a Verona solo per citare alcuni casi. I volti sono più tirati però quando il discorso si allarga alle alleanze. ll cosiddetto campo largo fa fatica ad ampliare il perimetro, anzi, le urne consegnano una vera e propria battuta d’arresto dovuta al flop del Movimento Cinque Stelle che nelle città dove ha presentato il simbolo ha registrato percentuali ben lontane da quelle precedenti. Per citare un paio di casi a Genova M5s passa al 18,4% a poco più del 4% ,a Parma non si è presentato, a Padova prende poco più dell’1%: “I dati non ci soddisfano”, dice senza tanti giri di parole Giuseppe Conte che però rassicura sulla tenuta dell’alleanza con i Dem: “Un’azione congiunta non può essere compromessa da questa tornata elettorale”. Che il tema delle alleanze rappresenti la prossima sfida non è un mistero. Ed è il cosiddetto terzo polo l’interlocutore con cui fare i conti: “Se fossi ancora un dirigente del Pd mi porrei il tema di fare un’alleanza con il centro riformista e non con i grillini”, dice Matteo Renzi. Numeri alla mano invece Carlo Calenda quantifica la nuova area politica intorno al 20%.

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    Palermo: 218 sezioni su 600, Lagalla al 49% e Miceli al 28%

    (ANSA) – PALERMO, 13 GIU – Quando sono state scrutinate 218
    sezioni su 600 il candidato sindaco del centrodestra a Palermo,
    Roberto Lagalla, è al 49,07%. Dopo di lui, il candidato del
    centrosinistra Franco Miceli al 28,73%. Fabrizio Ferrandelli,
    appoggiato da +Europa e Azione, è al 13,84%.   
    Giuseppa Barbera è al 4,06%, Francesca Donato al 3,27% e Ciro
    Lomonte all’1,04%. (ANSA).   

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    Urne battezzano il Terzo polo, è sorpresa centristi

    Il terzo polo è “nato” ed è la sorpresa delle amministrative 2022. Il fronte dei centristi – che va da Azione a + Europa passando per Italia viva – la spunta tra i litiganti a destra e quelli a sinistra e segna un colpo inaspettato. In particolare, fa l’exploit a L’Aquila dove il candidato Americo Di Benedetto arriva secondo con il 23% dei voti – dati provvisori – staccando anche la sfidante del Pd, Stefania Pezzopane. A Palermo sfiora il 15%, altrove supera il 10%. E ora che si sono contati, i centristi vogliono contare.
    Consapevoli di poter diventare l’ago della bilancia alle politiche del prossimo anno e senza reverenze. Anzi, con lo stile di Matteo Renzi gettano l’amo al Pd: “Se fossi ancora un dirigente del Pd – azzarda l’ex segretario Dem – mi porrei il tema di fare un’alleanza col centro riformista anziché coi grillini”. Gongola pure Carlo Calenda che quantifica così la performance: “La nostra è un’area del pragmatismo e della responsabilità che vale dal 10 al 20% a seconda dei Comuni”.
    Alla prima prova elettorale fuori dalla Capitale, l’ex ministro dimostra che il quasi 20% raggiunto da candidato sindaco a Roma l’anno scorso, non era un caso. “Abbiamo intercettato un’area di italiani che si è rotta le scatole di una sinistra con 5 Stelle e i Verdi del no a tutto e dall’altra una destra spaccata su tutto”, spiega. Il nuovo schieramento rivendica il suo ‘pedigree’ fatto di concretezza e sostegno alla maggioranza e al premier Draghi, restando lontanissimo da populisti e sovranisti.
    E guardando al futuro si definisce un polo “forte e in crescita”. La palla passa ora al Pd e chissà che il campo largo fallito con i 5 Stelle, prenderà corpo con il nuovo centro, vista la dote di voti che potrebbe portare tra un anno. Glissa per ora Enrico Letta insistendo sulla necessità di un campo progressista come “unico argine alle destre”. Ma Calenda non ci sta e ribatte: “Enrico, non è una proposta politica. Dopo una legislatura dove tutti si sono alleati con tutti e Salvini ha governato con il tuo alleato Conte, è davvero poco credibile”.
    In attesa di una decisione, è evidente che i centristi tenteranno il pressing alla luce del flop elettorale dei 5 Stelle. A infierire è soprattutto Renzi che più della “vittoria sostanziale del centrodestra”, riconosce che il voto ha segnato “la fine del grillismo”. L’ex premier rivendica il ruolo “decisivo” di Iv nell’elezione al primo turno di tanti sindaci, “da Bucci a Genova fino a Giordani a Padova”. E cita il “risultato splendido di Cosimo Ferri a Carrara (17%)”. Idem a Palermo dove Fabrizio Ferrandelli (sostenuto da Azione) è terzo con oltre il 14%, dopo Roberto Lagalla del centrodestra in testa al 48% e Franco Miceli del Pd col 28. E a riconoscere il merito al candidato di Azione è Gianfranco Miccichè: per il leader di Forza Italia in Sicilia “Ferrandelli da oggi è un soggetto politico con cui bisogna dialogare”. Terzo posto pure per Dario Costi a Parma che incassa il 12% nella città che fu terra di conquista del Movimento dieci anni fa. “Ha fatto un grande risultato – si vanta Calenda – Ma qualcuno mi deve spiegare come ha fatto a votare un signore che ha patteggiato per corruzione e concussione come sindaco di quella città”, riferendosi a Pietro Vignali scalzato da Michele Guerra del centrosinistra.    

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    Il Sud, laboratorio del campo largo, lascia al palo M5s

    Al Sud l’esito del voto nei maggiori comuni in cui si è sperimentata l’alleanza Pd-M5S non consegna una risposta chiara all’interrogativo del Pd sulla forza del suo primo potenziale alleato del campo largo, i 5 stelle.
    A Palermo il candidato sindaco del centrodestra Roberto Lagalla, con circa il 47,6% delle preferenze, strapperebbe al primo turno la guida del comune al centrosinistra che ne ha tenuto le redini per cinque mandati con Leoluca Orlando (Pd). Il candidato del M5S e del Partito democratico, Franco Miceli, segue con ben 20 punti di distacco, nonostante le polemiche che hanno caratterizzato la campagna elettorale del suo avversario. Lagalla, oltre a ottenere il supporto di Cuffaro e Dell’Utri, condannati in via definitiva per mafia, ha dovuto anche fare i conti con l’arresto di due candidati consiglieri della sua coalizione negli ultimi giorni.A Taranto, invece, dove secondo i primi dati non sarebbe necessario il ballottaggio, l’alleanza giallo-rossa ha portato il sindaco uscente Rinaldo Melucci a ottenere circa il 62% dei voti: Melucci, già molto apprezzato dai cittadini per le sue battaglie ambientaliste contro l’inquinamento prodotto dai grandi poli industriali, e in particolare per la sua ordinanza che intimava la chiusura dell’area a caldo dell’ex Ilva, era stato sfiduciato lo scorso novembre. Ma il centrosinistra si è compattato per sostenerlo con il M5S. Negli ultimi scorci di campagna elettorale è stato l’ex premier Giuseppe Conte a raggiungere il capoluogo ionico per la volata finale: il presidente del Movimento ha ribadito ai tarantini l’impegno perché in città stiano finalmente insieme il diritto al lavoro e quello alla salute. L’avversario diretto di Melucci, l’ex segretario provinciale del Pd Walter Musillo, sostenuto in questa corsa a Palazzo di città dal centrodestra, otterrebbe circa 30 punti percentuali in meno.
    Un caso particolare è quello di Barletta, nella provincia pugliese Barletta-Andria-Trani, dove la candidatura di Santa Scommegna ha diviso il centrosinistra e ha portato i Pentastellati a correre da soli. Il risultato, secondo le prime proiezioni, è che il candidato del centrodestra, l’ex sindaco Cosimo Cannito, è in testa con circa il 45% dei voti. Scommegna lo insegue con il 33% mentre la candidata del M5S, Maria Angela Carone, raccoglie circa il 2% delle preferenze. Carmine Doronzo, sostenuto da Sinistra italiana e Italia Viva, incassa il 19%.Neppure a Catanzaro, in Calabria, in base ai primi dati disponibili, il binomio Pd-M5S sarebbe riuscito a portare alla vittoria al primo turno il candidato sindaco Nicola Fiorita che si fermerebbe a circa 16 punti dietro Valerio Donato (Fi-Lega) in testa con oltre il 47%. L’intesa giallo-rossa sembra invece funzionare a Nola, in Campania, dove Carlo Buonauro è in vantaggio con il 51% delle preferenze sull’avversario Maurizio Barbato che lo insegue con il 46,4%.    

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    Comunali, YouTrend: Pd prima lista. Fdi supera Lega, crollo 5s

    Nel voto di lista emerge un testa a testa tra centrodestra e centrosinistra. Secondo gli ultimi dati elaborati da YouTrend, nel totale dei comuni con oltre 15mila abitanti la lista più votata è il PD (17,2%),davanti a Fdi (10,3%), Lega (6,7%) e Fi (4,6%). La parte del leone, scrive il portale, la fanno però le liste civiche: quelle di c.destra (che raccolgono ben il 22,2%) ma anche quelle di centrosinistra (18,7%). Nel complesso, le liste di centrodestra ottengono il 43,8% dei voti validi, contro il 41,9% ottenuto dalle liste della coalizione “giallo-rossa”, in cui però spicca in negativo il dato del M5S, che raccoglie solo il 2,1%. 
    I dati, precisa YouTrend, sono calcolati sul totale dei voti validi nei comuni superiori italiani (esclusi quelli in Sicilia e FVG), e che molti partiti hanno presentato le proprie liste solo in una parte – talvolta una minoranza – dei comuni al voto. Analoga a quella appena descritta poi è la situazione, sempre elaborata da YouTrend, relativa ai soli comuni capoluogo: qui le coalizioni di centrodestra ottengono il 46,2% e quelle di centrosinistra il 44,3% e si conferma il forte peso avuto dalla liste civiche sia dell’una che dell’altra coalizione (25% e 16,8% rispettivamente).