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    Il neosindaco 25enne di Lodi avvia il mandato, 'sono pronto'

    (ANSA) – LODI, 15 GIU – “Sono pronto per lavorare. Adesso c’è
    tanto da fare. Sicuramente c’è stata una grande attestazione di
    fiducia”. Così Andrea Furegato, 25 anni, è intervenuto stamani,
    indossando per la prima volta la fascia tricolore durante la
    proclamazione a sindaco di Lodi dopo la vittoria al primo turno
    alle elezioni comunali a spese della candidata del centrodestra
    e sindaco uscente, Sara Casanova.   
    “Sono pronto – ha aggiunto Furegato – e voglio incontrare, il
    prima possibile, tutti gli uffici. Questa struttura
    amministrativa ha, sicuramente, delle competenze importanti, che
    vanno valorizzate. Ogni cambiamento sarà valutato insieme a
    tutta la struttura, con riflessioni da condividere, e confido
    nella collaborazione di tutti i dipendenti, in ogni ruolo, per
    svolgere al meglio il nostro compito che è quello di offrire ai
    lodigiani i servizi che meritano. Servizi di qualità e gli
    investimenti che la nostra città necessita”. (ANSA).   

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    Franceschini e Conte al concerto di Baglioni alle Terme di Caracalla

    C’erano anche il ministro della Cultura Dario Franceschini e il leader del M5S Giuseppe Conte al concerto di Claudio Baglioni ieri sera a Roma nello scenario delle Terme di Caracalla. In occasione dell’ottava delle 12 serate del cantautore nel tempio della musica lirica, Conte, in platea con la compagna Olivia Paladino, all’indomani dell’ultima tornata elettorale, si è mostrato sorridente e disponibile alle richieste di selfie dei fan. Al termine del concerto, insieme a Franceschini, è entrato nel backstage per salutare l’artista.    L’affetto e la stima per Claudio Baglioni è bipartisan. Non è raro incontrare ai suoi concerti esponenti politici oltre a tanti amici e colleghi dell’ambiente dello spettacolo. A Napoli lo scorso 16 maggio, nel giorno del compleanno di Baglioni, era stato Matteo Renzi con la moglie Agnese ad assistere al concerto mentre è nota la passione di Maurizio Gasparri per il cantautore “da sempre e per sempre” come ha lui stesso scritto sui social in occasione dei 70 anni dell’artista.   

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    L'ad Rai Fuortes: “Da Orfeo criticità sfociate in un ritardo del palinsesto”

    “Negli scorsi mesi ho registrato una serie di criticità. Queste da ultimo sono sfociate nel mancato invio della documentazione indispensabile per la presentazione della programmazione del genere Approfondimento nei tempi previsti. La mancanza della documentazione in questione ha causato l’annullamento della presentazione al cda dell’intero palinsesto autunno-inverno”. Così l’ad Rai Carlo Fuortes ha motivato in Vigilanza la decisione di revocare le deleghe del genere Approfondimento a Mario Orfeo, prima di proporgli la direzione del Tg3.
    “Lo scorso primo giugno – ha ricordato l’ad – ho provveduto a comunicare al dottor Mario Orfeo il venire meno delle condizioni necessarie per una proficua collaborazione quale direttore del genere Approfondimento. Negli scorsi mesi ho registrato una serie di criticità. Queste da ultimo sono sfociate nel mancato invio della documentazione indispensabile per la presentazione della programmazione del genere Approfondimento nei tempi previsti. La mancanza della documentazione in questione ha causato l’annullamento della presentazione al cda dell’intero palinsesto autunno-inverno 2022-2023, prevista lo scorso primo giugno”. “Come dovuto, tutti gli altri direttori di genere avevano da tempo inviato la documentazione necessaria – ha sottolineato ancora Fuortes -. Ritengo indispensabile, a maggior ragione in una fase così importante di trasformazione dell’azienda, che vi sia la massima condivisione e collaborazione tra coloro che ricoprono ruoli apicali nelle direzioni impegnate”. “Successivamente – ha concluso -, considerando valore professionale del dottor Orfeo, gli ho proposto la direzione del Tg3 che ha avuto l’approvazione della larga maggiorazione del cda”.
    “La centralità dell’approfondimento, anche in un processo di trasformazione come quello che l’azienda sta vivendo, è un problema cruciale ed è il motivo per cui ho deciso di fare questo cambiamento. Non avere il palinsesto – Orfeo doveva mandarlo entro il 25 maggio, avevamo una riunione del cda il lunedì successivo e poi il mercoledì -, voleva dire non avere chiarezza su un aspetto indispensabile”, ha detto l’ad Rai Carlo Fuortes, rispondendo alle domande dei parlamentari in Commissione di Vigilanza, in merito alla revoca delle deleghe sull’Approfondimento a Mario Orfeo ed il suo passaggio alla direzione del Tg3. “Orfeo è stato un grande direttore di tg, ma è un lavoro profondamente diverso dal direttore di un genere – ha aggiunto Fuortes -. Ho agito in modo veloce e credo che di aver fatto la cosa giusta”. “Voi pensate che l’ad sia onnipotente e possa fare qualsiasi cosa in azienda, ma così non è, per legge – ha proseguito -. La responsabilità civile e penale delle trasmissioni non è dell’ad ma è del conduttore. L’ad non è, per fortuna, onnipotente, quello che può fare e nominare o rimuovere le deleghe dai ai dirigenti. La vostra preoccupazione di non avere chiarezza è la mia, e questo non venti giorni prima della presentazione ma lo stesso giorno: il mercoledì, quando ho informato Orfeo di non poter continuare, non avevo ancora ricevuto il programma. Non so dove leggete di programmi che entrano e escono, ma non c’è stata alcuna presentazione del palinsesto. Non mi è mai successo di rimandare un cda, ho dovuto farlo perché non avevo informazioni su un argomento cruciale. Era un atto dovuto, è ovvio che sarebbe stato meglio non farlo. L’azienda però va tranquillamente avanti, non c’è nessun problema. L’idea che il direttore sia il centro dell’attività in Rai è sbagliato. I programmi sono fatti da direttori, autori. Ci sono cambiamenti molto forti, Rai2 sta cambiando, tra alcuni mesi vedrete una tv assolutamente nuova”.

    Romano (Pd), ad molto deludente, nessun cambio sui talk – “Le parole di Fuortes in Vigilanza sono state molto deludenti. Un mese e mezzo dopo avere annunciato ufficialmente, di fronte al Parlamento, la necessità di rivedere il formato infotainment nei talk Rai archiviando la continua ricerca della rissa, non si vede alcun segno di cambiamento ma al contrario un ulteriore peggioramento della situazione sui temi della guerra scatenata da Putin ma anche su altri temi. Questo è tanto più grave nel momento in cui l’Italia è ormai sotto osservazione internazionale per la permeabilità delle nostre televisioni (private e pubbliche) da parte della strategia di disinformazione promossa e coordinata dal regime di Putin”. Lo ha detto Andrea Romano, deputato PD e membro della Commissione di Vigilanza, commentando l’audizione di Fuortes dinanzi alla stessa Commissione di Vigilanza. “Abbiamo assistito anche sulla RAI a cosiddetti dibattiti sull’aggressione di Putin all’Ucraina dove si mettevano sullo stesso piano gli argomenti degli assassini con gli argomenti delle vittime – ha proseguito -. E’ come se, proiettando questi falsi dibattiti negli anni Quaranta, il servizio pubblico radiotelevisivo avesse introdotto la par condicio tra Anna Frank e Goebbels. E questo è assolutamente inaccettabile. La spiegazione che poi lei ha dato sulla vicenda Orfeo è francamente imbarazzante e per niente credibile. Raccontare che il responsabile degli approfondimenti non gode più della sua fiducia perché “non ha consegnato un foglio” fa un torto alla sua intelligenza e alla dignità del parlamento. La spiegazione che si ricava è invece un’altra. Prodotti nuovi introdotti da Orfeo sono stati varati per il futuro (penso alla striscia di Damilano, al programma di Zanchini etc). Ma non si vuole in alcun modo intervenire sui programmi in essere, nonostante le dichiarazioni molto impegnative che Lei ha reso di fronte al Parlamento. E questa non volontà di intervenire, che evidentemente chiama in causa la sua responsabilità, si è voluta nascondere dietro questa decisione confusa e inspiegabile di rimuovere il responsabile degli approfondimenti (il quale, si è legittimati a pensare, forse qualche cambiamento voleva introdurlo e proprio nella direzione da lei auspicata e poi non rispettata)”.   

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    Reuters, per il quinto anno ANSA prima per affidabilità

    (ANSA) – ROMA, 15 GIU – Per il quinto anno consecutivo l’ANSA
    è prima per affidabilità tra le testate d’informazione online
    italiane: lo certifica il Digital News Report 2022 dell’Istituto
    Reuters condotto in 46 Paesi. L’agenzia di stampa guida la
    classifica conquistando la fiducia del 73%% degli italiani,
    seguono Il Sole 24 Ore e SkyTg24. ANSA.it si conferma terzo per
    consultazione tra i siti d’informazione: il 18% degli italiani
    lo naviga ogni settimana. Primo Fanpage (l’anno scorso era
    quinto) seguito da Tgcom24, quarto SkyTg24, poi Repubblica,
    Corriere della Sera e Rainews. I tg Rai sono primi seguiti da
    Mediaset e Skytg24. Finito l’effetto del Covid, che ha spinto al
    consumo di news affidabili, cala poi la fiducia delle persone
    per le notizie: é al 42%, mentre lo scorso anno si attestava al
    44%. (ANSA).   

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    Giorni da teatro dell'assurdo, Armaroli racconta Mattarella bis

    A fine gennaio Montecitorio si è trasformato per alcuni giorni da “teatro della nostra democrazia in teatro dell’assurdo”. Su questo palco è andata in scena la rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, come scrive Paolo Armaroli in “Mattarella 1 & 2. L’ombrello di Draghi. Ritratti a matita dei 12 presidenti”, presentato all’Auletta dei gruppi parlamentari della Camera. Dal punto di vista chi ha vissuto il Parlamento da deputato (di Alleanza nazionale, all’opposizione), da giurista e da giornalista, Armaroli racconta di quando “tutto sembrava perduto”: “A gennaio Mattarella se ne stava per andare, considerava il Quirinale una sorta di gabbia, e il presidente del Consiglio senza il suo ombrello rischiava di essere infilzato dalle bandierine dei partiti. Invece per miracolo sono rimasti entrambi al loro posto”.
    Di quei giorni Armaroli rievoca “molte anomalie” e “episodi singolari se non ridicoli”, dall’astensionismo al “presidente della Camera Fico che mette le mani avanti e legge solo il cognome sulle schede”, da “Salvini che presenta i tre magi” fino “all’apoteosi con l’applauso da stadio dei parlamentari, a Mattarella e a se stessi per lo scampato pericolo”. Fra gli ospiti del dibattito, moderato da Stefano Folli, il deputato dem Stefano Ceccanti ha ricordato che il “partito trasversale che operava per la rielezione pensava che un cambio al Colle significava travolgere anche il governo emergenziale, a cui non c’erano alternative”. D’altro canto, ha aggiunto, non può funzionare per sempre un sistema in cui “si deve fare ricorso al Quirinale perché il circuito Parlamento-Governo non funziona bene”.
    Il Mattarella bis “non è una storia di successo ma una sconfitta per la politica non trovare la sintesi su una personalità alta”, ha sottolineato invece Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente del Garante per la protezione dei dati personali, che ha dato ad Armaroli un suggerimento per un nuovo libro: “Ne servirebbe uno sulla costituzione formale e quella vivente, visto che siamo arrivati a uno scollamento fra la forma e la vita vissuta del diritto costituzionale”.

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    Letta, Pd con M5s, Azione e Iv? Con pazienza si farà

    Come mettere insieme Calenda, Conte, Renzi e il Pd? “Ho diversi difetti ma un pregio, quello della pazienza. Credo che con pazienza questo lavoro si farà”. Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, ospite di diMartedì, su La7, sottolineando che “intanto in alcune parti del Paese è già avvenuto. A Verona – ha continuato – abbiamo sovvertito ogni pronostico e il nostro candidato Damiano Tommasi si gioca la partita con grandi speranze, siamo riusciti a mettere tutti insieme. Non è impossibile. Lo dico ai nostri potenziali alleati: il problema è che non dobbiamo stare lì con l’idea di mettere il veto uno sull’altro”.
    “Quando vedrò nelle prossime settimane Conte e Calenda, quando lavoreremo a costruire questo programma comune, dirò loro che mi devono spiegare la ragione perché quell’altro è il nemico assoluto”.
    “Non esiste oggi nel nostro sistema politico un centro che vale il 10-15% alle amministrative, elegge sindaci e quindi fa la differenza. Non è così. Nelle amministrative c’è sempre o il candidato nostro o quello del centrodestra. E sarà così anche alle elezioni politiche. Rispetto moltissimo quello che fanno Calenda e Renzi. Dico a loro, discutiamo, però questo è il quadro. Perché la mia responsabilità è di far vincere l’intera coalizione, non di avere io l’un per cento in più”.
    Abbiamo un presidente del Consiglio, nella persona di Mario Draghi, che è di per sé uno scudo rispetto alle instabilità finanziarie, che è di per sé un elemento di garanzia e ha dimostrato di saper fare bene”.

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    Nuova biblioteca al Memoriale della Shoah, Segre: 'E' vita'

    (ANSA) – MILANO, 14 GIU – Al Memoriale della Shoah di Milano
    da oggi ci sono nuovi spazi dedicati alla memoria e alla
    cittadinanza, tra cui la biblioteca della Fondazione Cdec, il
    Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea. Si trova a pochi
    passi dal muro dei nomi dei deportati nei campi di sterminio
    nazista, dove sono messi in rilievo quelli di coloro che sono
    tornati.   
    “Che si inauguri una grande e bellissima biblioteca come
    questa trovo sia straordinario – ha commentato la senatrice a
    vita Liliana Segre parlando con la stampa a margine
    dell’inaugurazione -. Per colpa dell’indifferenza questo posto è
    stato un luogo di avviamento alla morte e qui c’è un muro dei
    nomi, su uno dei vari trasporti ci sono in rilievo i nomi di
    quelli che sono tornati. Nel caso del trasporto di cui io ho
    fatto parte c’erano 605 persone, uomini, donne, vecchi e bambini
    e siamo tornati in 20 o 21”.   
    “Nell’indifferenza generale sono rimasti dei nomi di cui si
    ricorda poco. Il fatto che a pochi passi da quel muro dei nomi
    sia sorta la biblioteca secondo me è fantastico – ha concluso la
    senatrice -, perché il muro dei nomi parla di morte e la
    biblioteca è vita”. (ANSA).   

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    Lega e M5s scossi dal voto, c'è chi pensa di lasciare il governo

    “Per ora” nessuna volontà di strappare, all’orizzonte nessun ‘Papeete due’, tuttavia non si può far finta di niente: dopo la scoppola di domenica l’esecutivo deve dare alla Lega “segnali concreti di discontinuità e vitalità soprattutto sull’economia, a partire dalle pensioni”. Altrimenti in autunno tutto può accadere. All’indomani di questo difficile primo turno amministrativo, un colonnello molto vicino a Matteo Salvini, con queste parole fa il punto circa il dibattito interno al partito, confermando il malumore interno crescente poche ore dopo l’esortazione di Giorgia Meloni a staccare la spina a Draghi. Acque agitate anche dalle parti dei pentastellati con Giuseppe Conte che in una conferenza stampa parla apertamente dell’ipotesoi di uscita dal governo. “Uscire dal governo? Ho incontrato tante persone che mi hanno fatto questa richiesta. L’ho toccata con mano questa richiesta. Il nostro elettorato sta soffrendo. Non ci sentiamo di voltare le spalle ai cittadini: l’ho detto quando siamo entrati al governo e ora che ci siamo avvitati in una spirale recessiva. Siamo responsabili ma che nessuno ci dica state zitti, che ci sia una sospensione della dialettica politica “.

    Agenzia ANSA

    ‘Entro giugno il voto sul doppio mandato’ (ANSA)

    Tutti si rendono conto che abbandonare la maggioranza, per la Lega, significherebbe dare implicitamente ragione a Fdi, da subito all’opposizione. Tuttavia – ammette la stessa fonte – la sensazione generale emersa dal voto è che il governo non sia percepito positivamente dall’opinione pubblica di centrodestra, compreso dal cosiddetto ‘popolo delle partite Iva’, che solo secondo “i giornaloni si sarebbe inginocchiato a Draghi”. La prova sta nei dati: nei centri piccoli, dove la Lega è radicata – è il suo ragionamento – aumenta i voti e i sindaci. Invece, arretra nei centri più grandi, dove prevale il voto di opinione, e dove paga il basso gradimento per chi sostiene Draghi. Già ieri sera, a caldo, un dirigente molto vicino a Matteo Salvini come il vicesegretario Lorenzo Fontana, ha aperto platealmente il fronte nei confronti del governo.
    “Se per la Lega sarà più difficile stare al Governo questo autunno? Fosse per me – ammette su Rete 4 – io sono abbastanza stanco… Sono un uomo libero e dico che se l’obiettivo di questo governo era quello di tentare che ci fossero il meno possibile di problemi economici dopo la pandemia era giusto provarci e sono convinto che quella scelta sia stata giusta in quel momento. Nel momento in cui però non vedo che i nostri cittadini hanno un riscontro positivo, la Lega risponde all’elettorato, non a qualcun altro, risponde ai propri cittadini”. Insomma, sintetizza Fontana, “se la Lega non è lì per incidere allora tanto vale che non ci stia”. “Io – incalza – non voglio tornare sul mio territorio dovendo vergognarmi perché questo Governo non pensa ai cittadini”. “Questa – ha aggiunto – è una riflessione che la Lega deve fare perché in autunno sarà molto peggio di adesso. O il Governo cambia e inizia a pensare a quello che interessa ai cittadini o altrimenti faremo le nostre scelte. Poi sarà Salvini ovviamente che ci penserà con tutti gli altri molto più bravi e preparati di me. Però io da uomo libero e leghista – ha concluso – penso di poter rappresentare comunque una parte di quello che la Lega pensa in questo momento, che forse non è neanche particolarmente minoritaria”. Uno sfogo non solo personale o estemporaneo, ma assolutamente in linea con la percezione di Via Bellerio. Lorenzo – assicurano in tanti nella Lega – ha parlato trasmettendo “il sentiment di larghissima parte del partito”. Parole forti che gettano nuova benzina in un partito che da mesi vive uno scontro interno, sempre latente ma mai esploso, tra la segreteria e la cosiddetta ‘ala governista’, spesso associata al presunto “partito dei governatori”. Tuttavia, il risultato molto deludente di ieri ha rimescolato le carte: non a caso dal partito veneto, considerato in mano al ‘moderato’ Luca Zaia, uscito fortemente ridimensionato dalle comunali, arriva una protesta radicale contro il governo: “Abbiamo bisogno di andare alle elezioni, non possiamo continuare con Governi non legittimati dal voto, c’è sempre la scusa per non decidere”, confidano all’ANSA fonti autorevoli della Lega veneta. Il redde rationem dovrebbe arrivare solo al prossimo consiglio Federale, tra 15 giorni, dopo i ballottaggi.

    Agenzia ANSA

    ‘Letta ha ribadito che strada Pd è con il M5s. Noi area Draghi (ANSA)