More stories

  • in

    Alt del M5s a Draghi, no ad ulteriori invii di armi

     Altolà del M5s al premier, Mario Draghi, sull’invio di nuove armi a Kiev. “Si impegna il governo a non procedere, stante l’attuale quadro bellico in atto, a ulteriori invii di armamenti che metterebbero a serio rischio una de-escalation del conflitto pregiudicandone una soluzione diplomatica”, si legge nella bozza di una risoluzione che  i senatori del Movimento stanno preparando in vista del voto di martedì dopo la comunicazioni del presidente del Consiglio sul Consiglio europeo del 23-24 giugno sull’Ucraina.
    Altri impegni sollecitati al governo riguardano il cessate il fuoco e il sostegno al popolo ucraino. In particolare, nella bozza del documento si legge: “Si impegna il governo a promuovere, alla luce dell’attuale situazione politico-militare, nelle opportune sedi europee, il consolidamento di un’azione diplomatica europea coordinata, volta a fornire nuovo impulso alle trattative di pace tra Ucraina e Russia al fine di giungere a un immediato cessate il fuoco; promuovere per l’Unione europea il ruolo di principale attore diplomatico e di garante del supporto economico, umanitario e sanitario al popolo ucraino”.
    Il testo parte dalla premessa che il conflitto “dura ormai da oltre 100 giorni e sta assumendo sempre più le caratteristiche di una guerra di logoramento segnata dal mancato rispetto del diritto internazionale umanitario” e che gli ucraini stanno “combattendo per il proprio diritto all’autodeterminazione”.
    Si ricorda poi che dall’inizio della guerra “l’Unione europea ha inviato forniture militari all’Ucraina per almeno 2 miliardi di euro; Stati Uniti e Regno Unito hanno inviato armi a Kiev rispettivamente per 4,6 miliardi e un miliardo di dollari e hanno già deciso ulteriori e ancor più consistenti forniture (anche di armi a lunga gittata); l’Italia, in base a quanto disposto dall’articolo 2-bis del decreto legge 25 febbraio 2022 numero 14 convertito con modificazioni dalla legge 5 aprile 2022 numero 28 recante Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina, ha già emanato 3 decreti ministeriali (decreto 2 marzo 2022, decreto 22 aprile 2022 e decreto 10 maggio 2022) che hanno previsto l’invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari”.

    Agenzia ANSA

    Commenta il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: “Ho letto che in questo ore c’è una parte del Movimento che ha proposto una bozza di risoluzione che ci disallinea dall’alleanza della Nato e dell’Ue, la Nato è un’alleanza difensiva, se ci disallineamo dalla Nato mettiamo a repentaglio la sicurezza dell’Italia”.
    I partiti che sostengono il governo Draghi, dunque, stanno lavorando alla risoluzione. Sei punti di cui uno ancora mancante. Quello, delicatissimo, appunto, sul sostegno anche militare all’Ucraina. 
    La maggioranza ha concordato per ora su 5 dei 6 contenuti da inserire nel testo rimandando l’ultimo a una riunione prevista per lunedì. Tutti d’accordo sull’adesione di Kiev all’Ue, la revisione del Patto di Stabilità, gli interventi per famiglie e imprese in difficoltà per gli effetti della guerra, il RepowerEu per l’energia e il rafforzamento delle proposte sul futuro dell’Unione.   

    Agenzia ANSA

    Lo dice l’ambasciatore russo a Roma Razov: ‘Il fatto è che le armi italiane saranno utilizzate per uccidere militari russi. Questo introduce nelle nostre relazioni bilaterali un altro elemento negativo che non possiamo ignorare’ (ANSA)

  • in

    Il Papa contro le fake news, la disinformazione è quotidiana

    L’informazione deve essere pulita, onesta, completa. E’ quanto auspica Papa Francesco, che è tornato a stigmatizzare il mondo delle fake news.
    Lo ha fatto in un incontro con i Paolini, religiosi che hanno come carisma quello appunto della comunicazione. “Se noi prendiamo i mezzi di comunicazione di oggi – ha detto Bergoglio – manca pulizia, manca onestà, manca completezza. La dis-informazione è all’ordine del giorno: si dice una cosa ma se ne nascondono tante altre”.
    Il Pontefice auspica invece una comunicazione “nitida, chiara” e nel caso dei religiosi editori di tanti periodici, tra i quali anche Famiglia Cristiana, “testimoniata con la propria vita”.
    Francesco, che pure in varie occasioni ha dimostrato stima e rispetto per il mondo del giornalismo, ha sottolineato la necessità di “redimere la comunicazione dallo stato in cui è oggi, nelle mani di tutto un mondo di comunicazione che o dice la metà, o una parte calunnia l’altra, o una parte diffama l’altra, o una parte sul vassoio offre degli scandali perché alla gente piace mangiare scandali, cioè mangiare sporcizia. Non è vero? È così”.
    Se segue questi schemi la comunicazione “diventa un pasto indigesto, sporco, non pulito. La vostra vocazione – ha detto ai religiosi – è che la comunicazione sia fatta pulita, chiara, semplice”.
    “Sempre ci sono difficoltà nel comunicare bene, e nella comunicazione c’è sempre anche qualche pericolo di trasformare la realtà. Uno racconta, comunica all’altro questo, questo lo comunica a questo, a quell’altro e quell’altro e a giro, quando torna, è come Cappuccetto rosso, che incomincia con il lupo che vuole mangiare Cappuccetto rosso e finisce con Cappuccetto rosso e la nonna che mangiano il lupo. No, non va la cosa! Una brutta comunicazione deforma la realtà”, ha detto ancora il Pontefice sottolineando tuttavia l’importanza della comunicazione, anche all’interno della stessa Chiesa. “Grazie per la vocazione a comunicare nella Chiesa. Andate avanti su questo: la Chiesa ha bisogno di questo”, ha detto infatti ai Paolini.
    Nel testo consegnato il Pontefice ha invece fatto una riflessione sui social e sul mondo iper-connesso: “Dopo i primi tempi di euforia per le novità tecnologiche, siamo consapevoli che non basta vivere ‘in rete’ o ‘connessi’, bisogna vedere fino a che punto la nostra comunicazione, arricchita dall’ambiente digitale, effettivamente crea ponti e contribuisce alla costruzione della cultura dell’incontro”.   

  • in

    Ucraina: alt del M5s a Draghi, no ad ulteriori invii di armi

    Altolà del M5s al premier, Mario Draghi, sull’invio di nuove armi a Kiev. “Si impegna il governo a non procedere, stante l’attuale quadro bellico in atto, a ulteriori invii di armamenti che metterebbero a serio rischio una de-escalation del conflitto pregiudicandone una soluzione diplomatica”, si legge nella bozza di una risoluzione che  i senatori del Movimento stanno preparando in vista del voto di martedì dopo la comunicazioni del presidente del Consiglio sul Consiglio europeo del 23-24 giugno sull’Ucraina.
     Altri impegni sollecitati al governo riguardano il cessate il fuoco e il sostegno al popolo ucraino. In particolare, nella bozza del documento si legge: “Si impegna il governo a promuovere, alla luce dell’attuale situazione politico-militare, nelle opportune sedi europee, il consolidamento di un’azione diplomatica europea coordinata, volta a fornire nuovo impulso alle trattative di pace tra Ucraina e Russia al fine di giungere a un immediato cessate il fuoco; promuovere per l’Unione europea il ruolo di principale attore diplomatico e di garante del supporto economico, umanitario e sanitario al popolo ucraino”.
    Il testo parte dalla premessa che il conflitto “dura ormai da oltre 100 giorni e sta assumendo sempre più le caratteristiche di una guerra di logoramento segnata dal mancato rispetto del diritto internazionale umanitario” e che gli ucraini stanno “combattendo per il proprio diritto all’autodeterminazione”.
    Si ricorda poi che dall’inizio della guerra “l’Unione europea ha inviato forniture militari all’Ucraina per almeno 2 miliardi di euro; Stati Uniti e Regno Unito hanno inviato armi a Kiev rispettivamente per 4,6 miliardi e un miliardo di dollari e hanno già deciso ulteriori e ancor più consistenti forniture (anche di armi a lunga gittata); l’Italia, in base a quanto disposto dall’articolo 2-bis del decreto legge 25 febbraio 2022 numero 14 convertito con modificazioni dalla legge 5 aprile 2022 numero 28 recante Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina, ha già emanato 3 decreti ministeriali (decreto 2 marzo 2022, decreto 22 aprile 2022 e decreto 10 maggio 2022) che hanno previsto l’invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari”.

    Agenzia ANSA

    Commenta il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: “Ho letto che in questo ore c’è una parte del Movimento che ha proposto una bozza di risoluzione che ci disallinea dall’alleanza della Nato e dell’Ue, la Nato è un’alleanza difensiva, se ci disallineamo dalla Nato mettiamo a repentaglio la sicurezza dell’Italia”.
    I partiti che sostengono il governo Draghi, dunque, stanno lavorando alla risoluzione. Sei punti di cui uno ancora mancante. Quello, delicatissimo, appunto, sul sostegno anche militare all’Ucraina. 
    La maggioranza ha concordato per ora su 5 dei 6 contenuti da inserire nel testo rimandando l’ultimo a una riunione prevista per lunedì. Tutti d’accordo sull’adesione di Kiev all’Ue, la revisione del Patto di Stabilità, gli interventi per famiglie e imprese in difficoltà per gli effetti della guerra, il RepowerEu per l’energia e il rafforzamento delle proposte sul futuro dell’Unione.   

    Agenzia ANSA

    Lo dice l’ambasciatore russo a Roma Razov: ‘Il fatto è che le armi italiane saranno utilizzate per uccidere militari russi. Questo introduce nelle nostre relazioni bilaterali un altro elemento negativo che non possiamo ignorare’ (ANSA)

  • in

    Centrodestra nel caos a Verona, no di Sboarina a Tosi

    Botta e risposta tra Flavio Tosi e Giorgia Meloni per il mancato apparentamento a Verona.  “Federico Sboarina a Verona e Valerio Donato a Catanzaro potranno contare sul sostegno dell’intero centrodestra, al di là delle formule tecniche di una condivisione che rimane sostanziale”, ha detto Meloni nel pomeriggio.
    “In particolare a Verona, seppur in assenza di un apparentamento tecnico, Fratelli d’Italia si fa garante da subito della piena condivisione del progetto con Flavio Tosi, per dare al capoluogo scaligero un programma e una squadra di centrodestra vincenti”, ha sottolineato la presidente di Fratelli d’Italia in una nota.
    Parole che hanno stupito Tosi. “Leggo con meraviglia la nota di Giorgia Meloni, la quale interpreta a suo modo una mia dichiarazione, alludendo a un accordo raggiunto con Fdi a Verona in vista del ballottaggio, accordo che non c’è proprio a causa delle scelte di Federico Sboarina, il quale dimostra finora di non avere a cuore l’unità, né tantomeno la vittoria del centrodestra”, ha detto in serata l’ex leghista. “A Lucca per esempio, dove il candidato tiene all’affermazione dell’intera coalizione, c’è stato l’apparentamento, unico strumento trasparente di fronte agli elettori, previsto dalla legge”.
    Tosi in giornata aveva ribadito la propria posizione in un post su Facebook. “Accetteremo solo l’apparentamento ufficiale, l’unico previsto dalla normativa sui ballottaggi, alla luce del sole. Apparentamento che farebbe eleggere in Consiglio Comunale i nostri uomini e le nostre donne di centrodestra più votati e più votate, quindi scelti e scelte dal popolo”, aveva evidenziato. “Accordicchi di palazzo e careghe non ci interessano. Come non ci interessa essere trattati come alleati di serie B, Una logica anti-democratica!”. “E irrispettosa: un po’ come se ti invitassero a cena e mentre gli amici mangiano in salotto, tu sei seduto nel guardaroba”, aveva concluso Tosi.
    La posizione di Sboarina”Con Giorgia Meloni ci eravamo già sentiti. È chiaro che c’è stato un confronto rispetto al tema dell’apparentamento, dopodiché, ve l’ho già detto, c’è stata la scelta che ho fatto e che stiamo portando avanti”, ha detto a Verona Federico Sboarina, a proposito della decisione di non apparentarsi con Flavio Tosi per il secondo turno delle comunali. “Ho letto da qualche parte che io ‘avrei chiuso’. Io non ho non ho chiuso a nessuno. Io ho parlato dei tecnicismi e dell’apparentamento e in parallelo è che io ho aperto. Cioè io ho aperto ad un accordo che sia un accordo programmatico perché i tecnicismi non vengono e non verrebbero capiti dai cittadini veronesi”. “Quindi il messaggio, dal mio punto di vista, è un messaggio positivo: con Forza Italia, sulla base di un accordo programmatico è un’apertura che io ho già dichiarato all’inizio”.
    La reazione di SalviniLa decisione di Federico Sboarina di dire no all’apparentamento con Forza Italia e con Flavio Tosi al ballottaggio a Verona “è un errore madornale” secondo il segretario della Lega Matteo Salvini che ai giornalisti ha detto di avere sentito entrambi. “Spero che gli amici di Fratelli d’Italia ci ripensino. Il voto di domenica- ha aggiunto – dice che il centrodestra unito vince” e a Verona ha oltre il 60%.

  • in

    A settembre L'Italia c'è, il polo riformista guidato da Sala

    Sarà presentato a settembre, secondo il quotidiano Domani, il nuovo spazio “riformista, liberale e progressista” che avrebbe già un nome ‘L’Italia c’è’ e vedrebbe come leader il sindaco di Milano Giuseppe Sala.    A ora è un’associazione – spiega il quotidiano – composta da politici e attivisti, soprattutto di Italia Viva ed ex di +Europa e l’idea del nome è attribuita a Gianfranco Librandi, deputato di Italia viva e industriale di Saronno, il quale avrebbe consultato due società e dal sondaggio sarebbe emerso un apprezzamento per l’agenda Draghi e ‘la ritrovata centralità nello scacchiere internazionale’.    Librandi potrebbe essere il finanziatore del nuovo progetto politico, che tra i suoi obiettivi avrebbe quello di coinvolgere Mara Carfagna e Luigi di Maio. Il quotidiano cita sondaggi riservati, secondo cui la nuova formazione sarebbe accreditata del 10% dei consensi. Non figura tra le personalità da coinvolgere Carlo Calenda che, scrive Domani citando fonti, ‘non vuole aggregare, gioca da solo a far perdere gli altri e così favorisce Meloni’.    Di un ‘Polo riformista’ a cui starebbe pensando il sindaco di Milano parla anche Repubblica che rileva come Sala si starebbe muovendo per costruire una rete che potrebbe dar vita a un movimento che il quotidiano definisce ‘una cosa politica’ nuova.       

  • in

    La bozza della risoluzione M5s (IL TESTO)

    Ecco la bozza della risoluzione del Movimento Cinque Stelle
    […]
    Il conflitto in Ucraina dura ormai da oltre 100 giorni e sta assumendo sempre più le caratteristiche di una guerra di logoramento segnata dal mancato rispetto del diritto internazionale umanitario;
    il popolo ucraino sta difendendo strenuamente l’integrità territoriale del proprio Paese e sta combattendo per il proprio diritto all’autodeterminazione;
    dallo scoppio del c
    […]
    Il conflitto in Ucraina dura ormai da oltre 100 giorni e sta assumendo sempre più le caratteristiche di una guerra di logoramento segnata dal mancato rispetto del diritto internazionale umanitario;
    il popolo ucraino sta difendendo strenuamente l’integrità territoriale del proprio Paese e sta combattendo per il proprio diritto all’autodeterminazione;
    dallo scoppio del conflitto l’Unione Europea ha inviato forniture militari all’Ucraina per almeno 2 miliardi di euro;
    Stati Uniti e Regno Unito hanno inviato armi a Kiev rispettivamente per 4,6 miliardi e un miliardo di dollari ed hanno già deciso ulteriori e ancor più consistenti forniture (anche di armi a lunga gittata);
    l’Italia, in base a quanto disposto dall’art. 2-bis del decreto legge 25 febbraio 2022 n. 14 convertito con modificazioni dalla legge 5 aprile 2022 n.28 recante “Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina”, ha già emanato 3 decreti ministeriali (Decreto 2 marzo 2022, Decreto 22 aprile 2022 e Decreto 10 maggio 2022) che hanno previsto l’invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari;
    il supporto fornito in questi mesi dall’Unione Europea all’Ucraina da un punto di vista economico e finanziario, nell’accoglienza dei profughi e nonché nel sostegno alla capacità ucraina di difesa, dovrà essere accompagnato da un rafforzamento dell’azione diplomatica vista l’urgenza che il perdurare del conflitto impone;
    […]

    Impegna il Governo a:
    -promuovere, alla luce dell’attuale situazione politico-militare, nelle opportune sedi europee, il consolidamento di un’azione diplomatica europea coordinata, volta a fornire nuovo impulso alle trattative di pace tra Ucraina e Russia al fine di giungere ad un immediato cessate il fuoco;
    -promuovere per l’Unione Europea il ruolo di principale attore diplomatico e di garante del supporto economico, umanitario e sanitario al popolo ucraino;
    -non procedere, stante l’attuale quadro bellico in atto, ad ulteriori invii di armamenti che metterebbero a serio rischio una de-escalation del conflitto pregiudicandone una soluzione diplomatica.

    onflitto l’Unione Europea ha inviato forniture militari all’Ucraina per almeno 2 miliardi di euro;
    Stati Uniti e Regno Unito hanno inviato armi a Kiev rispettivamente per 4,6 miliardi e un miliardo di dollari ed hanno già deciso ulteriori e ancor più consistenti forniture (anche di armi a lunga gittata);
    l’Italia, in base a quanto disposto dall’art. 2-bis del decreto legge 25 febbraio 2022 n. 14 convertito con modificazioni dalla legge 5 aprile 2022 n.28 recante “Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina”, ha già emanato 3 decreti ministeriali (Decreto 2 marzo 2022, Decreto 22 aprile 2022 e Decreto 10 maggio 2022) che hanno previsto l’invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari;
    il supporto fornito in questi mesi dall’Unione Europea all’Ucraina da un punto di vista economico e finanziario, nell’accoglienza dei profughi e nonché nel sostegno alla capacità ucraina di difesa, dovrà essere accompagnato da un rafforzamento dell’azione diplomatica vista l’urgenza che il perdurare del conflitto impone;
    […]

    Impegna il Governo a:
    -promuovere, alla luce dell’attuale situazione politico-militare, nelle opportune sedi europee, il consolidamento di un’azione diplomatica europea coordinata, volta a fornire nuovo impulso alle trattative di pace tra Ucraina e Russia al fine di giungere ad un immediato cessate il fuoco;
    -promuovere per l’Unione Europea il ruolo di principale attore diplomatico e di garante del supporto economico, umanitario e sanitario al popolo ucraino;
    -non procedere, stante l’attuale quadro bellico in atto, ad ulteriori invii di armamenti che metterebbero a serio rischio una de-escalation del conflitto pregiudicandone una soluzione diplomatica.

  • in

    Giorgio Gori martedì a Bucha, gemellaggio con Bergamo

    (ANSA) – MILANO, 18 GIU – Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori
    sarà a Bucha, in Ucraina, dal pomeriggio di martedì 21 giugno
    per siglare un gemellaggio tra la due città – la prima assurta a
    simbolo di resistenza e rinascita dopo essere stata gravemente
    colpita dalla pandemia di Covid-19 nella primavera del 2020, e
    la seconda drammaticamente martoriata dalla violenza
    dell’occupazione russa nel marzo di quest’anno.   
    Gori ha spiegato che la storia della città ucraina “ha colpito
    molto l’opinione pubblica italiana”.
    “Impossibile per noi non ritrovarvi alcuni tratti in comune
    con la vicenda della nostra città, a sua volta, suo malgrado,
    divenuta simbolo di un altro evento tragico, quello della
    pandemia di Covid19 che a Bergamo, tra marzo e aprile del 2020,
    ha causato 700 vittime, e oltre 6.000 nella nostra provincia –
    ha osservato – Per questo ho pensato di proporre una relazione
    speciale tra le nostre città, una relazione non solo simbolica,
    ma che si potesse riempire di cose e azioni
    concrete, come concreti sono stati gli aiuti che dall’Italia e
    dall’estero Bergamo ha
    ricevuto quando si è trovata in grande difficoltà”. (ANSA).   

  • in

    I Cinquestelle al secondo mandato, in 69 rischiano l'incandidabilità

    Ci sono molti big tra i 69 parlamentari di M5s che dovrebbero dire addio allo scranno a causa del tetto dei due mandati che il cofondatore del Movimento, Beppe Grillo, è tornato a definire come “sempre più opportuno”. Nell’elenco spiccano nomi storici del Movimento, uno su tutti quello di Luigi Di Maio.
    Tra gli altri nomi eccellenti che rischiano, ve ne sono molti che ricoprono o hanno ricoperto cariche istituzionali: il presidente della Camera Roberto Fico, la vicepresidente del Senato Paola Taverna, gli attuali ministri Fabiana Dadone, Stefano Patuanelli e Federico D’Incà, gli ex ministri Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Danilo Toninelli, Giulia Grillo, l’attuale viceministro Laura Castelli, e poi Manlio Di Stefano, Francesco D’Uva, Carla Ruocco, Vito Crimi, Carlo Sibilia e diversi presidenti di Commissioni parlamentari.
    Nel dettaglio i deputati al secondo mandato sono in tutto 49, tra questi: la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni, il capogruppo Davide Crippa, Sergio Battelli, Giuseppe Brescia, Marialucia Lorefice, Filippo Gallinella, tutti e quattro presidenti di Commissione; la sottosegretaria Dalila Nesci, il presidente della Bicamerale sulle ecomafie Stefano Vignaroli, e ancora Francesca Businarolo Maria Pia Azzurra Cancelleri, Tiziana Ciprini, Claudio Cominardi, Federica Daga, Daniele Del Grosso, Diego De Lorenzis, Federica Dieni, Mattia Fantinati, Vittorio Ferraresi, Luca Frusone, Chiara Gagnarli, Luigi Gallo, Marta Grande, Giuseppe L’Abbate, Mirella Liuzzi, Maria Marzana, Salvatore Micillo, Paolo Parentela, Patrizia Terzoni, Angelo Tofalo, Davide Tripiedi, Luigi Vacca, Simone Valente, Alberto Zolezzi.
    Terzo mandato a rischio anche per 20 senatori tra cui i due presidenti di Commissione Gian Pietro Girotto e Daniele Pesco, l’ex ministro Nuncia Catalfo, nonché Donatella Agostinelli, Alberto Airola, Laura Bottici, Gianluca Castaldi, Andrea Cioffi, Daniela Donno, Giovanni Endrizzi, Michela Montevecchi, Sergio Puglia, Vincenzo Santangelo.
    Il numero totale di coloro che sarebbero a rischio di candidatura e dunque di rielezione – salvo deroghe da voto degli iscritti – salirebbe a 83 se si computassero anche gli ex pentastellati che – a più ondate -, hanno però abbandonato il Movimento.