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    Ucraina: al via riunione maggioranza-governo

    Al via in uno dei palazzi che ospitano gli uffici del Senato la riunione tra governo e maggioranza sulla risoluzione sulle comunicazioni del presidente del consiglio Mario Draghi in vista del prossimo Consiglio Ue, in calendario a Palazzo Madama per il pomeriggio di oggi. Alla riunione per il governo ci sono il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà e il sottosegretario Enzo Amendola.    
    Coinvolgere il Parlamento. Più di quanto fatto finora. Nei passaggi essenziali, come potrebbero essere quelli su nuovi invii di armi, che comunque non sarebbero esplicitamente citate. Non basta una riunione fiume, di un intero pomeriggio, per trovare la sintesi con le istanze M5S ed evitare che la maggioranza si spacchi sul sostegno dell’Italia all’Ucraina, su cui Mario Draghi tornerà a chiedere nel pomeriggio la massima unità alle Camere, prima di volare a Bruxelles per il Consiglio europeo.
    Il premier torna in Senato (e domani alla Camera) dopo una settimana delicata per l’azione diplomatica italiana, che lo ha portato a cercare nuove alleanze per raggiungere l’indipendenza dal gas russo in Israele, e poi a Kiev insieme a Emmanuel Macron e Olaf Scholz proprio mentre Mosca riduceva le forniture all’Europa. L’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, la necessità di una risposta economica comune alla crisi energetica amplificata dalla guerra, e dell’imposizione di un tetto al prezzo del gas anche per cercare di frenare la corsa dell’inflazione saranno il cuore delle comunicazioni di Draghi. Tutte questioni su cui la maggioranza si schiera compatta attorno al premier. A dividere i partiti tra loro, ma anche con il governo, sono invece “forme e modi” con cui rendere partecipi senatori e deputati delle scelte dell’esecutivo. Enzo Amendola e Federico D’Incà si siedono attorno al tavolo con i capigruppo delle commissioni Esteri e Politiche Ue dei due rami del Parlamento nel primo pomeriggio. E a sera ancora non si trova la quadra. Accolta l’idea di spingere sulla de-escalation militare e sull’iniziativa diplomatica, il minimo per i 5S che erano partiti dalla richiesta di un voto sull’invio delle armi, le trattative si arenano sul modo in cui coinvolgere il Parlamento. Il Movimento, scosso dalla faida interna proprio con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, alla fine di un Consiglio nazionale notturno, a metà pomeriggio produce il suo documento che ribadisce la necessità di “un più pieno e costante coinvolgimento delle camere sulle linee di indirizzo politico che verranno perseguite dal Governo a qualsiasi livello, inclusa l’eventuale decisione di inviare a livello bilaterale nuove forniture militari”. Non un buon viatico per trovare un punto di caduta comune.
    Anche perché i pontieri da palazzo Chigi da giorni hanno fatto filtrare massima disponibilità alla mediazione con il limite invalicabile, però, del saldo posizionamento in linea con i partner Ue e dell’alleanza atlantica, anche sugli armamenti. No, in sostanza il messaggio fatto pervenire alle forze politiche, al commissariamento del governo su scelte cruciali di politica estera, a guerra in corso. Per uscire dall’impasse il governo propone di rifarsi al primo decreto Ucraina, che prevedeva un “atto di indirizzo” delle Camere – arrivato a larghissima maggioranza – cui fare seguire decreti ministeriali per le forniture militari all’esercito ucraino. E l’impegno dei ministri della Difesa e degli Esteri a riferire almeno ogni tre mesi sull’evoluzione della situazione. La dicitura proposta è di “coinvolgere il Parlamento secondo le procedure” previste dal decreto. Ma i 5 Stelle, e pure Leu, chiedono di fare un passo in più, un ulteriore coinvolgimento che vada oltre quanto fatto finora. La richiesta è quindi di “coinvolgere il Parlamento, ferme restando” le procedure già previste fin qui. Attorno a questa formulazione si incaglia il dibattito – nei toni sempre pacato, riferisce più di un partecipante. I dem Alfieri e De Luca tentano mediazioni che vengono bocciate.

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    Tregua armata nel M5s, il vertice contro Di Maio

    Tensione sempre più elevata all’interno del Movimento 5 Stelle dopo la riunione del consiglio nazionale sulle parole di Luigi Di Maio sulla questione delle armi per l’Ucraina. Congelata l’espulsione del ministro degli Esteri ma non le polemiche. Il presidente della Camera, Roberto Fico, scende in campo accanto a Giuseppe Conte descrivendo un movimento ‘deluso e arrabbiato’ con Di Maio. Dura la replica del ministro attraverso il suo portavoce. Di Maio si è detto ‘stupito’ degli attacchi subiti. Intanto esce la nota del Consiglio nazionale tenutosi in nottata.
    Le “recenti dichiarazioni del ministro Luigi Di Maio” sulla linea di politica estera M5s sono “esternazioni” che “distorcono le chiare posizioni” assunte a maggio e “oggi integralmente ribadite, sempre all’unanimità”. E’ quanto scritto nel comunicato del Consiglio Nazionale del M5s. Sono parole “inveritiere e irrispettose della linea di politica estera assunta” dal Movimento, che mai ha posto in discussione la collocazione del nostro Paese nell’ambito” dell’Alleanza atlantica e dell’Unione europea. Dichiarazioni che “sono suscettibili di gettare grave discredito sull’intera comunità politica del M5S, senza fondamento alcuno”. “Un più pieno e costante coinvolgimento del Parlamento – si chiede ancora nella nota – con riguardo alle linee di indirizzo politico che verranno perseguite dal Governo italiano nei più rilevanti consessi europei e internazionali, inclusa l’eventuale decisione di inviare a livello bilaterale nuove forniture militari, funzionale a rafforzare il mandato del Presidente del Consiglio in tali consessi”. Questi sono i punti su cui “auspica che l’intero Parlamento o, quantomeno, i Gruppi parlamentari che sostengono il Governo possano convenire”.

    Agenzia ANSA

    L’ATTACCO DI FICO”Siamo arrabbiati e delusi. Non riesco a comprendere che il ministro degli esteri Di Maio attacchi su delle posizioni rispetto alla Nato e all’Europa che nel Movimento non ci sono e non se ne dibatteva prima”. Lo ha detto il presidente della Camera Roberto Fico, commentando a Napoli le frizioni all’Interno del M5S. “Non capisco – ha detto ancora Fico – perché nel Movimento ci sono questi attacchi su Ue e Nato in questo momento. Subiamo una cosa che secondo me è mistificatrice, non aderente alla realtà del M5S rimasto sempre legato a Ue e Nato”. “Non c’è nessun Conte-Di Maio, state sbagliando prospettiva”, ha detto in un altro passaggio. “L’unica cosa che c’è è, al massimo, Movimento-Di Maio – ha aggiunto – perché attaccare il M5s su posizioni che non sono in discussione dispiace a tutta la comunità del Movimento. È questo il punto”. “Di Maio sarà espulso? Di questo non voglio parlare. Il mio punto di vista è solo chiedermi perché si deve attaccare il Movimento e metterlo in fibrillazione in un momento in cui queste cose nel M5S non sono in discussione”.”Quello che Luigi fa nella costruzione di altro io non ho idea, perché non ne ho contezza. Poi se si sta costruendo qualcos’altro lo vedremo solo vivendo”. “A me quello che interessa – ha aggiunto – è lavorare in modo tranquillo e costruttivo nel Movimento 5 Stelle e oggi ci sono tanti gruppi di lavoro, c’è un consiglio nazionale, abbiamo i comitati, gli organi funzionanti, stiamo completando l’operatività totale dello statuto che oggi è al 100% operativo perché il Tribunale di Napoli ha rigettato la causa degli ex M5S”.

    Agenzia ANSA

    L’accordo di maggioranza sulla risoluzione sull’Ucraina, in parte, sarebbe già definito: nessun riferimento allo stop alle armi, ma l’impegno ad un maggiore sforzo diplomatico nell’approccio alla guerra

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    M5s: ecco la nota del consiglio nazionale

    Il Consiglio Nazionale del MoVimento 5 Stelle si è riunito in data odierna per un aggiornamento sulla situazione politica internazionale, con particolare riguardo al conflitto ucraino. Dopo avere discusso e valutato l’evoluzione del conflitto in corso e gli accadimenti europei e internazionali più recenti, il Consiglio Nazionale ribadisce la linea politica già puntualmente definita all’esito della riunione del 16-17 maggio 2022 del Consiglio Nazionale stesso, che qui di seguito si riporta in estratto:
    “Il Consiglio Nazionale, riunitosi in data odierna, ha deliberato all’unanimità:
    • la conferma della risoluta condanna dell’aggressione militare condotta dalla Russia contro l’Ucraina, perché contraria ai più elementari principi di diritto internazionale, non provocata e non giustificabile in nessun modo;
    • la profonda riprovazione per i ripetuti attacchi arrecati dalle forze militari russe alla popolazione e alle infrastrutture civili che contrastano con il diritto internazionale umanitario e configurano crimini di guerra;
    • di considerare necessario mantenere un incisivo piano di sanzioni per dissuadere la Russia dal proseguire nell’invasione e, se del caso, di incrementare il livello sanzionatorio con misure ancora più severe;
    • di considerare necessario perseverare negli aiuti umanitari per alleviare le sofferenze della popolazione ucraina e accogliere i profughi che abbandonano la loro terra per cercare salvezza dagli orrori della guerra;
    • di ritenere necessario che l’Italia si faccia interprete e sia protagonista di una nuova fase degli sforzi diplomatici in tutte le sedi internazionali affinché sia scongiurato il rischio di una escalation militare e siano invece promosse serie e credibili negoziazioni diplomatiche, che valgano a evitare che il confitto attuale deflagri in uno scontro militare di proporzioni sempre più vaste e incontrollabili;
    • di ritenere assolutamente opportuno che l’Italia, dopo avere già inviato varie forniture comprensive anche di armamenti per consentire all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa di cui all’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite, concentri adesso i suoi sforzi sul piano diplomatico, promuovendo, in particolare, un’azione sinergica anche con altri Paesi europei per giungere a una soluzione equilibrata, equa e sostenibile;
    • di ritenere necessario – dopo quasi tre mesi di confitto nel cuore dell’Europa, con uno scenario in continua evoluzione – un confronto in Parlamento tra le varie forze politiche, con la possibilità di pervenire a un atto di indirizzo del Parlamento che possa contribuire a rafforzare l’azione politica del Governo in tutti i consessi internazionali e a perseguire un indirizzo ampiamente condiviso dal Governo e dal Parlamento; • di considerare non sufficiente, in base ai principi del nostro ordinamento democratico, il vaglio parlamentare che è stato effettuato in corrispondenza del c.d. “decreto Ucraina”, che risale ai giorni immediatamente successivi all’aggressione militare russa, e che non tiene conto dei mutamenti nel frattempo intercorsi e delle strategie che si stanno delineando anche a livello internazionale;
    • di sostenere un ruolo dell’Italia, in prima linea, in direzione del rafforzamento del pilastro europeo della difesa comune, che adeguatamente posto a supporto di una politica estera europea, può garantire maggiore sicurezza all’Unione europea e consentire una razionalizzazione delle spese e degli investimenti militari, in modo da dotarsi di uno strumento militare europeo più moderno ed efficiente, oltreché più economico per i singoli Stati membri;
    • di considerare imprescindibile che, nel quadro delle iniziative europee, venga adottata una strategia comune di sostegno energetico (Energy Recovery Fund), che possa renderci, nel più breve tempo possibile, indipendenti dall’approvvigionamento energetico russo, attraverso piani di acquisto e di stoccaggio comuni, un tetto massimo al prezzo del gas da azionare in tutte le situazioni più critiche di mercato e un massiccio investimento nelle fonti rinnovabili anche attraverso il ricorso del debito comune europeo; • di promuovere immediatamente un’azione coordinata di accoglienza comune europea per affrontare l’ondata migratoria, proveniente dal continente africano, dovuta alla drammatica crisi alimentare provocata dal mancato approvvigionamento per molti paesi dell’Africa del grano ucraino;
    • di ritenere necessario che il Governo intervenga immediatamente e incisivamente, senza attendere il peggioramento delle già difficili condizioni delle famiglie e delle imprese: a) per azzerare o, comunque, abbassare l’Iva per i beni di largo consumo a favore delle famiglie con redditi più bassi, anche attraverso interventi selettivi attuati per il tramite del cashback fiscale; b) per detassare gli aumenti degli stipendi e dei rinnovi contrattuali, in modo da rendere più pesanti le buste paga dei lavoratori; c) per incentivare e semplificare gli investimenti nel settore delle rinnovabili; d) per riformare il mercato dell’energia al fine di limitare la formazione degli extraprofitti e sostenere la transizione alle energie rinnovabili. Il Movimento, per quanto sopra, si impegnerà nelle varie sedi istituzionali, attraverso i suoi rappresentanti, affinché tutte le iniziative e gli atti che verranno posti in essere dal nostro Paese siano costantemente orientati a sostenere l’Ucraina in linea con i principi della Carta delle Nazioni Unite, con particolare riguardo ai limiti di cui all’art. 51 della suddetta Carta e affinché l’agenda politica governativa riponga massima attenzione alle priorità sociali ed economiche delle famiglie e delle imprese, quali indicate in premessa. Il Movimento chiederà che il Presidente del Consiglio dei Ministri venga in Parlamento a riferire sulle iniziative sin qui attuate e su quelle programmate in modo che ci sia piena condivisione dell’indirizzo politico a tutti i livelli istituzionali – Roma, 16-17 maggio 2022”.
    Queste considerazioni vengono qui riprese e ribadite dal Consiglio Nazionale, il quale aggiunge che le preoccupazioni già allora espresse con riguardo alle difficoltà economiche di famiglie e imprese hanno trovato piena conferma rispetto all’attuale andamento della situazione economica e sociale e al chiaro rischio di una spirale recessiva che si sta materializzando in modo sempre più evidente. Il combinato disposto del caro bollette, della bolla inflazionistica, di un costo del denaro crescente, di una maggiore onerosità dello Stato italiano, rispetto al passato, di finanziarsi sui mercati internazionali, sono fattori destinati ad aggravare la condizione delle imprese italiane e di sempre più ampie fasce della popolazione, che richiede interventi ampi e organici da parte del Governo che vorremmo discutere urgentemente. Occorre intervenire con urgenza per assicurare un salario minimo a una platea molto ampia di lavoratori che hanno paghe molto modeste e una più ampia politica salariale che possa garantire buste paga più pesanti ai lavoratori, anche del c.d. ceto medio. Il Consiglio Nazionale apprezza il lavoro che i Gruppi parlamentari del Movimento stanno svolgendo in vista della risoluzione che sarà approvata dai due rami del Parlamento in occasione delle Comunicazioni che il Presidente del Consiglio renderà il 21 giugno p.v. prima del prossimo Consiglio Europeo. In particolare, il Consiglio Nazionale auspica che l’intero Parlamento o, quantomeno, i Gruppi parlamentari che sostengono il Governo possano convenire sulla necessità di: a) una descalation militare in favore di una escalation diplomatica che porti al più presto a un cessate il fuoco e, in prospettiva, a una definizione pacifica del conflitto in atto; b) di un più pieno e costante coinvolgimento del Parlamento con riguardo alle linee di indirizzo politico che verranno perseguite dal Governo italiano nei più rilevanti consessi europei e internazionali, inclusa l’eventuale decisione di inviare a livello bilaterale nuove forniture militari, funzionale a rafforzare il mandato del Presidente del Consiglio in tali consessi.
    Quanto alle recenti dichiarazioni del ministro Luigi Di Maio riguardanti la linea di politica estera del Movimento 5 Stelle, rileva il Consiglio Nazionale che queste esternazioni distorcono le chiare posizioni assunte in questa sede il 16-17 maggio (e prima ancora dello scorso 26 aprile), e oggi integralmente ribadita, sempre all’unanimità. In particolare, le dichiarazioni circa una presunta volontà del M5S di operare un “disallineamento” dell’Italia rispetto all’Alleanza euro-atlantica e rispetto all’Unione Europea sono inveritiere e irrispettose della linea di politica estera assunta da questo Consiglio Nazionale e dal Movimento, che mai ha posto in discussione la collocazione del nostro Paese nell’ambito di queste tradizionali alleanze.
    Queste dichiarazioni, unitamente a quelle che evocano un clima di incertezza e di allarme in materia di “sicurezza nazionale” e quindi di instabilità del nostro Paese, sono suscettibili di gettare grave discredito sull’intera comunità politica del M5S, senza fondamento alcuno. La nostra posizione – ribadita in ogni occasione – è invece saldamente ancorata alla Carta delle Nazioni Unite, all’appartenenza euro-atlantica dell’Italia e costantemente orientata a rafforzare il processo di integrazione dell’Unione Europea, e auspica fortemente un deciso protagonismo del nostro Paese, nel quadro di queste tradizionali alleanze, al fine di favorire un’escalation diplomatica che, unitamente alla rigida applicazione delle sanzioni contro il regime russo, contribuisca alla soluzione diplomatica e politica del conflitto ucraino. Il Consiglio Nazionale, pertanto, confida che cessino queste esternazioni lesive dell’immagine e della credibilità dell’azione politica del Movimento 5 Stelle. Tutto quanto sopra deliberato all’unanimità.

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    Ergastolo ostativo: Garante, il testo della Camera peggiora le norme

    Il testo licenziato dalla Camera sull’ergastolo ostativo “è in tensione”, con le indicazioni date dalla Corte costituzionale e introduce “disposizioni decisamente peggiorative rispetto alla disciplina su cui essa è intervenuta”. La critica alla riforma, che dovà essere licenziata dal Senato, prima dell’8 novembre – in base al nuovo termine che la Consulta ha dato alle Camere – arriva dal Garante delle persone private della libertà Mauro Palma. Ed è contenuta nella relazione al Parlamento che sarà presentata stamattina al Senato alla presenza del capo dello Stato. 
    L’ergastolo ostativo, il carcere anche per pene molto brevi, la malattia psichica: sono i tre “punti di crisi” su cui il Parlamento “può e, in parte, deve” intervenire in questo scorcio di legislatura. Lo chiede l’ufficio del Garante Nazionale dei diritti delle persone privata dalla libertà personale”. Al 31 marzo sono 1.822 le persone condannate all’ergastolo, di cui 1.280 all’ergastolo ostativo. “I numeri – sottolinea Emilia Rossi, vice dell’autorità garante – dicono che nel nostro Paese l’ergastolo è essenzialmente ostativo: una pena diversa, quasi di specie diversa, rispetto a quelle previste dal codice penale, perché non definitiva bensì sostanziata dal tempo”. “Il Parlamento sa e può trovare una sintesi, come ha fatto in altre occasioni”, esorta. Il secondo punto di “crisi del sistema”, sottolinea è rappresentato dall’esecuzione in carcere di pene così brevi da non consentire nemmeno l’avvio di un percorso di risocializzazione: al 7 giugno, sono 1.317 le persone presenti in carcere per scontare una condanna inferiore a 1 anno, 2.467 per una condanna compresa tra 1 e 2 anni, numeri che sollecitano la ricerca di soluzioni diverse dalla detenzione in carcere. Infine, l’ultima criticità è la malattina psichica in carcere: al 22 marzo erano 381 le persone detenute cui è stata accertata una patologia di natura psichica che ne comporta l’inquadramento negli istituti, giuridici e penitenziari, predisposti per affrontarla, “ma la soluzione non è e non può essere solo sanitaria e tantomeno di sola sicurezza: va cercata nel coinvolgimento attivo di figure professionali ulteriori e nuove”.
    “Il sovraffollamento, insieme ad una grave carenza di strutture, risorse e personale,- rappresenta uno dei principali ostacoli alla salvaguardia di diritti fondamentali della persona, come quello all’istruzione, al lavoro o alla sfera degli affetti. Diritti che non sono solo guarentigie di una dignità umana che il carcere non può sopprimere, ma anche strumenti irrinunciabili per trasformare la pena in un’occasione di riscatto, recupero e rinascita sociale, come prescrive la Costituzione”. Così la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati sulla Relazione del Garante per la tutela delle persone private della libertà.

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    Salvini a Draghi, in settimana i decreti benzina e siccità

    “Questa settimana mi aspetto dal governo il decreto benzina e siccità. L’emergenza per le famiglie è rinnovare lo sconto benzina e quello di luce-gas, e poi un decreto siccità perché ci sono agricoltori che non ce la fanno più. Lo chiedo formalmente al premier Mario Draghi”: lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini a margine di un comizio a Magenta, nel milanese.
    Queste misure, ha aggiunto Salvini, “non servono alla Lega, ma agli italiani. Spero che il governo non perda altri giorni”.
    Per la risoluzione sulle armi all’Ucraina “lavoriamo per unire e parlare di pace”. E il governo non rischia quantomeno “per la Lega. Sarebbe un problema se passasse giugno senza il decreto benzina e il decreto siccità”. “Non commento i ‘se’ né i litigi dei 5Stelle”, ha aggiunto Salvini smarcandosi poi dalla riunione sul tema convocata per oggi pomeriggio: “Ho delegato i capigruppo – ha concluso – mi piace delegare la risoluzione dei problemi ad altri”.

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    Mattarella, l'azione a favore dei rifugiati va rafforzata

    “L’Italia contribuisce con responsabilità al dovere morale e giuridico di solidarietà, assistenza e accoglienza dei rifugiati, assicurando pieno sostegno all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite e promuovendo nelle sedi europee un impegno incisivo e solidale in materia di migrazioni e asilo. L’azione a favore dei rifugiati va rafforzata ora, nei momenti di accentuata crisi, secondo quell’approccio multilaterale, del quale l’Italia è storica e convinta sostenitrice”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una dichiarazione in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.
    “La cronaca internazionale ci presenta – prosegue il Capo dello Stato – costantemente la drammatica attualità della condizione dei rifugiati. Il diritto internazionale e la nostra Costituzione prevedono forme specifiche di protezione per quei milioni di donne, uomini e bambini costretti da conflitti armati, discriminazioni, violazioni e abusi dei loro diritti e libertà fondamentali, a fuggire dal proprio paese alla ricerca di un presente e di un futuro migliori”.
    “Desidero manifestare – ha detto Mattarella in un’altro passaggio – la riconoscenza della Repubblica a quanti – personale delle Pubbliche Amministrazioni e operatori della protezione internazionale e dell’accoglienza – si adoperano per alleviare le sofferenze e garantire l’accesso dei profughi ai servizi di base. Un attestato di riconoscenza che va anche ai moltissimi concittadini che con grande umanità e dedizione hanno fornito, soprattutto nelle settimane successive all’aggressione russa all’Ucraina, un contributo fondamentale nell’assistenza e accoglienza dei rifugiati. Nel loro operato si rispecchiano i valori della nostra Costituzione”.

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    Comunali: Vescovo a preti, no a chi sostiene idee gender

    Dovere dei sacerdoti in occasione delle tornate elettorali nelle città è far coscienza a se stessi “e ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender, al tema dell’aborto e dell’eutanasia”. E’ un passaggio della lettera inviata ai confratelli della diocesi dal vescovo di Verona mons. Giuseppe Zeni, datata 18 giugno, nel pieno della campagna elettorale per il nuovo sindaco della città. Compito degli ordinati, spiega Zenti, “non è schirarsi per partiti o persone, ,ma segnalare presenze o carenze di valori civili con radice cristiana”.
    Nella lettera il vescovo indica altri valori sulla cui presenza i fedeli dovrebbero far attenzione nel considerare i programmi dei candidati: “il tema della disoccupazione, l’attenzione alle povertà, alle disabilità, all’accoglienza dello straniero, ai giovani, alla scuola cattolica, a cominciare dalle materne”. Queste, sottolinea mons. Zenti, scrivendo ai presbiteri e diaconi della diocesi di San Zeno, “sono frontiere prioritarie che fanno da filtro per la coscienza nei confronti della scelta politica o amministrativa”. Mons. Giuseppe Zenti ha 75 anni, ed è prossimo al congedo dal suo incarico.

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    M5s: conclusa la riunione del consiglio nazionale

    (ANSA) – ROMA, 20 GIU – Si è conclusa dopo oltre quattro ore
    di discussione la riunione del consiglio nazionale del Movimento
    Cinque Stelle convocato per esprimersi sulle dichiarazioni di
    Luigi Di Maio e sulla risoluzione della maggioranza in vista
    delle comunicazione di Draghi sul consiglio Ue. (ANSA).