More stories

  • in

    Pronti ad andare con Di Maio 60 deputati e 11 senatori

    Oltre 60 parlamentari hanno lasciato il M5S e si sono iscritti al nuovo gruppo di Di Maio. Lo riferiscono deputati e senatori coinvolti nell’operazione.
    “È stata l’accelerazione di un processo iniziato mesi fa, da quando la linea del M5s sul Quirinale ha cominciato a creare disagi a molti”, spiega uno degli undici senatori pronti a dimettersi dal M5s, chiarendo che oggi c’è stata la svolta in un momento delicato per la risoluzione sull’Ucraina “proprio per chiarire che era grave discordare con il governo sulla politica estera”.
    Altro obiettivo, si ragiona fra i parlamentari vicini a Di Maio, era evitare che la mossa fosse letta come pretestuosa se ravvicinata nei tempi ad altre decisioni che attendono il M5s, come quella sul doppio mandato. Su 227 parlamentari 5s (155 alla Camera e 72 al Senato), oltre un quarto sono pronti quindi a mettersi alle spalle il Movimento, considerando anche il senatore Emiliano Fenu, che avrebbe deciso di lasciare il suo gruppo ma non per seguire Di Maio. Fra i quarantanove deputati che hanno finora sottoscritto per la creazione di un nuovo gruppo (un cinquantesimo ha dato la parola, ma deve ancora firmare), ci sono anche il viceministro dell’Economia Laura Castelli, il questore della Camera D’Uva, Vincenzo Spadafora, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano. Fra i senatori ci sono Primo Di Nicola, Vincenzo Presutto, Trentacoste, Campagna, Donno, Vaccaro e Simona Nocerino.

  • in

    La replica di Mario Draghi

    Devo ringraziare il Senato per il sostegno ad aiutare l’Ucraina a difendere la libertà e la democrazia; a continuare con le sanzioni contro il paese invasore; a sostenere il potere d’acquisto degli italiani; a preparare con tutti gli altri la ricostruzione dell’Ucraina; a sostenere lo stato di candidato dell’Ucraina all’Unione Europea; a ricercare una pace duratura che rispetti i diritti, la volontà, la libertà dell’Ucraina; a cercare di far di tutto per evitare la tragedia della crisi alimentare nei Paesi più poveri del mondo; a continuare insomma sulla strada disegnata dal DL 14 del 2022. Ringrazio perché il sostegno è stato unito e l’unità, come molti di voi hanno osservato, è essenziale specialmente in questi momenti.
    Ringrazio, infine, anche per un altro motivo, quasi personale: in questi momenti, quando il Paese è sia pure indirettamente coinvolto in una guerra, le decisioni che si devono prendere sono molto complesse, sono decisioni profonde, che hanno risvolti anche morali. Per cui avere il sostegno del Senato nel prendere queste decisioni è molto, molto importante per me. Grazie

  • in

    Premio Einaudi 2022 a Elsa Fornero

    La Fondazione Luigi Einaudi è lieta di annunciare la consegna del premio alla professoressa Elsa Fornero, che si terrà il 22 giugno 2022, alle ore 18.00, presso la Fondazione Luigi Einaudi
    Nell’occasione la Professoressa terrà una lectio magistralis dal titolo “Libertà economica e Welfare State: una riconciliazione possibile”.

  • in

    Il testo della risoluzione di maggioranza

    “Continuare a garantire secondo quanto previsto dal decreto legge 14/2022 il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere, con le modalità ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari”. E’ questo il passaggio su cui le forze di maggioranza hanno trovato l’accordo nel testo della risoluzione sulle comunicazioni del premier Draghi. Nel testo si impegna, tra l’altro, il governo a “esigere, insieme ai partner europei, dalle autorità russe l’immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino, con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, aumentando in parallelo gli sforzi diplomatici intesi a trovare una soluzione pacifica basata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina e dei principi del diritto internazionale”.
    Altri impegni chiesti al governo – nel testo della risoluzione unitaria – sono quello di “esigere, insieme ai partner europei, dalle autorità russe l’immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino, con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, aumentando in parallelo gli sforzi diplomatici intesi a trovare una soluzione pacifica basata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina e dei principi del diritto internazionale”.
    Nel secondo punto si ricorda “il recente viaggio a Kiev dei presidenti Draghi, Macron e Scholz”, per cui si chiede di “rafforzare il ruolo dell’Europa nel quadro multilaterale, proseguendo l’impegno a porsi come attore-chiave per una mediazione tra le parti, in sinergia con altri Paesi già attivi su questo fronte e attraverso ogni azione diplomatica internazionale e bilaterale utile al raggiungimento di un cessate il fuoco e alla conclusione positiva di un percorso negoziale”. La maggioranza rimarca la necessità di “garantire sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, legittimati dall’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite – che sancisce il diritto all’autodifesa individuale e collettiva – confermando il ruolo dell’Italia nel quadro dell’azione multilaterale, a partire dall’Unione europea e dall’Alleanza Atlantica”. Non manca un passaggio sulla “sicurezza alimentare a livello globale, attraverso corridoi sicuri e lo sminamento dei porti”, il supporto alle “domande di adesione all’Ue di Ucraina, Repubblica Moldova e Georgia”. Sul piano economico, si sollecita l’esecutivo per “compensare gli squilibri per gli Stati dovuti alle conseguenze economiche della guerra in Ucraina e alle sanzioni alla Russia e rafforzare politiche a favore di famiglie e imprese in difficoltà per gli effetti del conflitto”. Inoltre, “finalizzare le iniziative di RePowerEU che realizzino la diversificazione delle fonti energetiche in Europa e contrastino l’incremento dei prezzi dell’energia” e tra l’altro si cita “l’introduzione di un tetto ai prezzi del gas e dal disaccoppiamento del prezzo dell’energia tra rinnovabili e fonti fossili tradizionali”. 

  • in

    Cannabis: ok della Commissione, depenalizzata la coltivazione domestica

     Via libera della Commissione Giustizia della Camera alla proposta di legge che depenalizza la coltivazione domestica di quattro piantine.
    “Bene, sono soddisfatto del lavoro e del dialogo intercorso tra i gruppi e che ha portato al via libera alla pdl che depenalizza la coltivazione domestica di quattro piantine di cannabis: un modo per sostenere chi ne fa un uso terapeutico e per togliere terreno allo spaccio”. Lo annuncia con una nota Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera, deputato M5S e relatore del provvedimento.
     “Tra le altre novità che rafforzano l’impianto del progetto iniziale – prosegue Perantoni – segnalo: le pene detentive per lo spaccio di lieve entità di cannabis scendono dagli attuali 4 anni a due anni e due mesi; il consolidamento di un principio già contenuto nel testo base, cioè non potrà essere mai considerato ‘fatto di lieve entità’ la cessione di sostanze stupefacenti a minori da parte di persone di maggiore eta’; l’istituzione di una giornata nazionale sui danni derivanti dall’alcolismo, dal tabagismo, dall’uso delle sostanze stupefacenti o psicotrope da tenere ogni inizio di anno scolastico negli istituti di primo e secondo grado. Grazie al contributo costruttivo di tutti i colleghi abbiamo scritto un testo molto equilibrato e concreto che va incontro alle istanze di larghissima parte della societa’ senza compromettere l’esigenza di rigore nel contrasto alla diffusione delle sostanze stupefacenti”.    

  • in

    Draghi: il testo integrale dell'intervento in Parlamento

    Presidente Casellati,Onorevoli Senatrici e senatori
    Il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno affronterà i seguenti temi: –    gli sviluppi della guerra in Ucraina e il sostegno europeo a Kiev;-    le ricadute umanitarie, alimentari, energetiche e securitarie del conflitto;-    gli aiuti a famiglie e imprese colpite dalla crisi;-    le prospettive di allargamento dell’Ue;-    i seguiti della Conferenza sul futuro dell’Europa.
    Ci avviciniamo al quarto mese dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio. Mosca continua ad aggredire militarmente città ucraine nel tentativo di espandere il controllo sul territorio e rafforzare la propria posizione. I combattimenti a Severodoneck, nella regione di Luhansk, sono particolarmente feroci. Il bombardamento russo di Kharkiv, la seconda città più popolosa dell’Ucraina, aggrava il già terribile bilancio di morti e feriti.  Al 20 giugno sono 4.569 civili morti, 5.691 quelli feriti secondo le nazioni unite. Ma il numero reale probabilmente è molto, molto più alto. Continuano a emergere nuove atrocità commesse ai danni dei civili da parte dell’esercito russo. Le responsabilità saranno accertate e i crimini di guerra saranno puniti. Anche il numero delle persone in fuga dal conflitto continua ad aumentare. Soltanto in Italia sono oltre 135 mila i cittadini ucraini arrivati dall’inizio dell’invasione. Voglio esprimere ancora una volta la mia gratitudine alle italiane e agli italiani che li hanno accolti. La strategia dell’Italia in accordo con l’Ue e con gli Alleati del G7 si muove su due fronti: sosteniamo l’Ucraina e imponiamo sanzioni alla Russia perché Mosca cessi le ostilità e accetti di sedersi davvero al tavolo dei negoziati. Durante la mia recente visita a Kiev insieme al Cancelliere tedesco Scholz, al Presidente francese Macron e al Presidente rumeno Iohannis, ho visto da vicino le devastazioni della guerra e constatato la determinazione degli ucraini nel difendere il loro Paese.
    Siamo andati a Kiev per testimoniare di persona che i nostri Paesi e l’Unione sono determinati ad aiutare un popolo europeo nella sua lotta a difesa della sua democrazia e della sua libertà.Durante la visita il Presidente Zelensky ci ha chiesto di continuare a sostenere l’Ucraina per poter raggiungere una pace che rispetti i loro diritti e la loro volontà. Solo una pace concordata e non subita può essere davvero duratura. La sottomissione violenta e la repressione di un popolo per mano di un esercito, non portano alla pace ma al prolungamento del conflitto, forse con altre modalità, certo con altre distruzioni. Il Governo italiano, insieme ai partner dell’Ue e del G7, intende continuare a sostenere l’Ucraina così come questo Parlamento ci ha dato mandato di fare.Il nostro sostegno a favore di Kiev è anche un impegno alla ricostruzione del Paese. Il Consiglio europeo straordinario del 30 e 31 maggio ha discusso di questo, e le conclusioni del prossimo Consiglio riaffermeranno questo impegno. 
    Non è un’impresa che possono affrontare i singoli Stati. Lo sforzo deve essere collettivo e coinvolgere anche gli Organismi internazionali e le Banche di sviluppo, la Banca mondiale e il Fondo monetario primi tra tutti. Vogliamo ricostruire per ridare una casa alle famiglie che l’hanno persa, per riportare i bambini nelle scuole, per aiutare la ripresa della vita economica e sociale in Ucraina. Oggi spetta a tuti noi aiutare l’Ucraina a rinascere.  A Kiev ho ribadito che l’Italia vuole l’Ucraina nell’Ue e vuole che abbia lo status di candidato. Il Governo italiano è stato tra i primi a sostenere questa posizione con chiarezza e convinzione, in Europa e in Occidente. Se non sbaglio la prima volta che ho affermato questo punto è stato proprio in questo Parlamento. Continueremo a farlo in ogni consesso internazionale, a partire dal prossimo Consiglio europeo. Sono consapevole che non tutti gli Stati membri oggi condividono questa posizione.  Ma la raccomandazione della Commissione è un segnale incoraggiante e confido che il Consiglio europeo possa raggiungere una posizione consensuale in merito.Gran parte dei Paesi vicini alla Russia, grandi e piccoli, guardano ora all’Unione Europea per la sicurezza, per la pace, per la stabilità. Il percorso da Paese candidato a Stato membro è lungo per via delle impegnative riforme strutturali richieste. Ma il segnale europeo deve essere chiaro e coraggioso da subito. Oggi i Paesi, tra l’altro, sono in grado di portare avanti queste riforme strutturali più velocemente rispetto al passato. Il 3 giugno il Consiglio europeo ha adottato il sesto pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia. E’ stato introdotto l’embargo su tutto il petrolio e sui prodotti petroliferi importati in Europa via mare, rispettivamente a partire dalla fine del 2022 e dall’inizio del 2023. Gli operatori europei non potranno più assicurare e finanziare il trasporto di petrolio a Paesi terzi. Sono state escluse dal sistema Swift altre tre banche russe, tra cui la più grande del Paese, Sberbank, e una banca bielorussa. E’ stato ampliato l’elenco di beni soggetti al blocco delle esportazioni, compresi prodotti chimici che possono essere usati per finalità belliche. Vengono sanzionate altre 18 entità russe e 65 persone, tra cui quello che è considerato il responsabile degli orrori di Bucha. Sono state sospese in Europa le trasmissioni di altre tre organi statali di informazione russa che diffondono propaganda.
    Le sanzioni funzionano. Il Fondo Monetario Internazionale prevede che quest’anno il costo inflitto all’economia russa sarà pari a 8,5 punti del Prodotto interno lordo. Il tempo ha rivelato e sta rivelando che queste misure sono sempre più efficaci. Ma lo voglio sottolineare ancora una volta: i nostri canali di dialogo rimangono aperti. Non smetteremo di sostenere la diplomazia e cercare la pace, una pace nei termini che sceglierà l’Ucraina. Anche dei miei colloqui col presidente Putin, ho più volte ribadito la necessità di porre fine all’aggressione e parlare di pace, di definirne concretamente i termini e i tempi. Durante il Consiglio Europeo si discuterà anche dell’allargamento dell’Unione ai Balcani occidentali. Il governo italiano è favorevole a far partire i negoziati di adesione con l’Albania e la Macedonia del Nord. Nella discussione, che inizierà a questo Consiglio Europeo, inoltre il presidente Macron presenterà il suo impegno per una Comunità politica europea. Come ha già chiarito il Presidente francese questo progetto non sarà un canale sostitutivo allo status di Paese candidato.
    Il consiglio di fine mese rappresenta un’occasione per cominciare a guardare al futuro assetto dell’Unione, i suoi confini, la sua sicurezza, il suo sviluppo economico.Il parere positivo della Commissione europea sull’adozione dell’Euro da parte della Croazia a partire dal 2023 è un ottimo segnale, che naturalmente l’Italia accoglie con favore.Negli ultimi decenni l’allargamento dell’Unione Europea ha dato pace e stabilità a Paesi segnati dalla guerra. L’allargamento ha trasformato l’Unione Europea nel più grande mercato unico del mondo, che rappresenta tra il 5 e 6 per cento della popolazione e circa un sesto del prodotto globale. Ha creato nuove opportunità di cooperazione tra Paesi in aree di fondamentale importanza: campo energetico, nei trasporti, nella sicurezza alimentare, nella salute, nello studio, nel lavoro. Ha stimolato negli Stati membri lo sviluppo di un’economia di mercato funzionante e favorito un processo di riforme sin dalla domanda di adesione. Ha esteso diritti e tutele, diritti e tutele sul lavoro assenti ancora oggi in altre parti del mondo. Ha fornito un potente incentivo allo sviluppo della vita democratica, al rispetto della dignità umana e dello stato di diritto. Come scritto nel Trattato sull’Unione Europea, ogni Stato europeo che rispetti questi valori e che si impegni a promuoverli può domandare di diventare membro dell’Unione. L’adesione a questi principi non è una considerazione secondaria, è alla base del progetto europeo.  L’allargamento dell’Unione Europea però comporterà certamente anche una riflessione profonda sulle regole che disciplinano il suo funzionamento, in politica estera, di sicurezza, in politica economica, in politica sociale. E’ opportuno convocare al più presto una conferenza intergovernativa per discutere di come affrontare questa sfida. Uno stimolo il cambiamento è arrivato anche dalla Conferenza sul futuro dell’Europa che si è conclusa a maggio. Le proposte dei cittadini europei, soprattutto giovani, presentate in quell’occasione riguardano temi di grande importanza per il futuro dell’Unione, dal cambiamento climatico allo stato di diritto, e meritano di essere valutate con attenzione.
    Il conflitto in atto rischia di creare una crisi umanitaria di dimensioni straordinarie. Le forniture di grano sono a rischio nei paesi più poveri del mondo. Già adesso il blocco dei porti tiene vincolati milioni di tonnellate di cereali del raccolto precedente che rischiano di marcire. Le devastazioni della guerra peggioreranno la situazione nei prossimi mesi. Recenti bombardamenti russi hanno distrutto il magazzino di uno dei più grandi terminali agricoli dell’Ucraina, nel porto di Mykolaiv, che secondo le autorità ucraine conteneva tra 250 e 300 mila tonnellate di cereali. Le proiezioni fornite dall’Ucraina indicano che la produzione di cereali potrebbe calare tra il 40 e il 50% rispetto all’anno scorso. Dobbiamo liberare le scorte che sono in magazzino in modo da sbloccare le forniture per i Paesi destinatari e fare spazio al nuovo raccolto che arriverà a settembre. Nell’immediato è necessario realizzare lo sminamento dei porti e garantire l’uscita delle navi in sicurezza. Dopo vari tentativi falliti, non vedo alternativa a una risoluzione delle Nazioni Unite che definisca i tempi di questa operazione e dove l’ONU garantisca sotto la propria egida la sua esecuzione.L’Europa, sia sul piano G7 che bilaterale, ha messo in atto uno sforzo di cooperazione su larga scala per aiutare i Paesi più vulnerabili. Negli ultimi giorni la Russia ha ridotto le forniture di gas all’Europa, compresa l’Italia. Dall’inizio della guerra, il nostro governo – questo governo – si è mosso con rapidità per trovare fonti di approvvigionamento alternative al gas russo. Abbiamo stretto accordi importanti con vari Paesi fornitori, dall’Algeria all’Azerbaijan, e promosso nuovi investimenti, anche nelle rinnovabili.Grazie a queste misure potremmo ridurre in modo significativo la nostra dipendenza dal gas russo già dall’anno prossimo.
    In Europa l’andamento del prezzo dell’energia è alla base dell’impennata dei tassi di inflazione degli ultimi mesi. A maggio in Italia l’inflazione ha raggiunto il 7,3%, ma l’inflazione di fondo – che esclude i beni energetici e alimentari – è meno della metà. Per frenare l’aumento generale dei prezzi e tutelare il potere d’acquisto dei cittadini, è essenziale agire anche – e sottolineo ‘anche’, perché i campi di intervento sono vari e non si limitano a questo – sulla fonte del problema e contenere i rincari di gas ed energia. I governi hanno gli strumenti per farlo. La soluzione che proponiamo da diversi mesi è l’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo che consentirebbe anche di ridurre i flussi finanziari verso Mosca. Il Consiglio europeo ha dato alla Commissione il mandato di verificare la possibilità di introdurre un controllo, un tetto al prezzo. Questa misura è diventata ancora più urgente alla luce della riduzione delle forniture da parte di Mosca. Le forniture sono ridotte, il prezzo aumenta, l’incasso da parte di Mosca resta lo stesso, le difficoltà per l’Europa aumentano vertiginosamente.
    L’Europa deve muoversi con rapidità e decisione per tutelare i propri cittadini dalle ricadute della crisi innescate dalla guerra. Dall’anno scorso l’Italia ha stanziato circa 30 miliardi di euro in aiuti a famiglie e imprese. Parte di questi interventi sono stati finanziati con un contributo straordinario delle grandi aziende energetiche, che hanno maturato profitti enormi grazie all’aumento dei prezzi. Con questa misura abbiamo dunque chiamato le imprese che hanno beneficiato di rincari eccezionali a compartecipare a costi che tutta la società sta sopportando. È stata una scelta dettata da un principio di solidarietà e di responsabilità.L’Italia continuerà a lavorare con l’Unione europea e i nostri partner del G7 per sostenere l’Ucraina, ricercare la pace, superare questa crisi.Questo è il mandato che il governo ha ricevuto dal Parlamento, da voi. Questa è la guida per la nostra azione.Grazie

  • in

    Mattarella, sanzioni sono strumento contro chi minaccia pace

    “Il contesto nel quale vi trovate ad agire, fortemente interdipendente, esalta la cooperazione tra Stati contro la criminalità finanziaria ed economica e per l’affermazione dei principi propri alla comunità’ internazionale. Si inserisce in questo ambito l’azione espressa nella esecuzione dei provvedimenti sanzionatori verso i soggetti che minacciano la pace e la sicurezza, come intervenuto in occasione dell’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio inviato al Comandante Generale della Guardia di Finanza, Generale di Corpo d’Armata Giuseppe Zafarana.

  • in

    Sala, senza stagione di riforme il Paese rimarrà bloccato

    (ANSA) – MILANO, 21 GIU – “Noi ce la possiamo fare, abbiamo
    tutto ma sia chiaro che senza una stagione di riforme, una
    stagione davvero riformista, noi rimarremo bloccati”. Lo ha
    sottolineato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, in
    collegamento con l’evento ‘Tech Emotion’, dedicato ai temi
    dell’innovazione, organizzato da Corriere della Sera con Emotion
    Network.   
    “La politica adesso deve sentire che è anche una speranza per
    la gente e deve sapere coniugare il breve periodo con una
    visione di lungo termine. Perché Milano funziona? Perché
    raccoglie le sfide, abbiamo fatto Expo e abbiamo vinto anche se
    avevo paura inizialmente – ha spiegato -. Abbiamo provato a
    portare a casa Ema e abbiamo perso per un sorteggio, poi però
    abbiamo portato a casa le Olimpiadi invernali e io spero di
    portare a Milano il Tribunale dei brevetti. Questo modello è
    unico per Milano? Non penso”. (ANSA).