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    Sale a 20 numero morti attacco russo nella regione di Odessa

    (ANSA) – ROMA, 01 LUG – E’ salito a 20 il numero delle
    persone uccise a seguito di un attacco missilistico russo nel
    villaggio di Sergiyivka, nella regione di Odessa. Lo afferma il
    servizio di emergenza statale dell’Ucraina come riporta
    Ukrinform.   
    “Alle 13:30, 20 persone sono rimaste uccise, 38 sono rimaste
    ferite”, si legge nel messaggio. Secondo il servizio di
    emergenza statale, i feriti sono stati ricoverate in ospedale.   
    Otto persone sono state salvate, tre delle quali bambini.   
    (ANSA).   

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    Dl aiuti: nella notte ok Commissione, lunedì va in Aula

    Via libera nella notte della Commissione Bilancio della Camera al decreto aiuti. I deputati hanno votato fino a poco prima dell’alba e hanno quindi conferito mandato ai relatori per far approdare il provvedimento in Aula lunedì. Il decreto dovrà passare poi all’esame del Senato per essere approvato entro metà luglio. Nel dl è conferito stanotte anche il nuovo decreto bollette. 

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    Papa: l'Onu è impotente di fronte alla guerra

     “Dopo la Seconda Guerra Mondiale c’era molta speranza nelle Nazioni Unite – dice papa Francesco nell’intervista all’agenzia argentina Telam -. Non voglio offendere, so che ci sono ottime persone che lavorano, ma a su questo punto non hanno il potere di imporsi”. “Contribuiscono sì a evitare guerre, e penso a Cipro, dove ci sono truppe argentine – aggiunge -. Ma per fermare una guerra, per risolvere una situazione di conflitto come quella che stiamo vivendo oggi in Europa, o come quelle vissute in altre parti del mondo, non hanno alcun potere. Senza offesa. È solo che la costituzione di cui dispongono non dà loro potere”.  Rispondendo alla domanda se sono cambiati i poteri nel mondo e il peso di alcune istituzioni, il Papa sottolinea che “ci sono alcune istituzioni benemerite che sono in crisi o, peggio ancora, che sono in conflitto”. “Quelle in crisi mi fanno sperare in un possibile progresso – osserva -. Ma quelle in conflitto sono impegnate a risolvere questioni interne”. “In questo momento servono coraggio e creatività – avverte Francesco -. Senza questi due elementi, non avremo istituzioni internazionali che possano aiutarci a superare questi conflitti così gravi, queste situazioni di morte”. 
    “Una guerra, purtroppo, è una crudeltà al giorno. In guerra non si balla il minuetto, si uccide. E c’è un’intera struttura di vendita di armi che la favorisce”. Lo afferma papa Francesco in un’intervista all’agenzia argentina Telam. “Qualcuno esperto di statistiche mi ha detto, non ricordo i numeri, che se non si fabbricassero armi per un anno, non ci sarebbe più fame nel mondo – sottolinea -. Credo sia giunto il momento di ripensare il concetto di ‘guerra giusta’. Ci può essere una guerra giusta, c’è il diritto di difendersi, ma il modo in cui il concetto viene usato oggi deve essere ripensato”.  
    “In Europa hanno un’esperienza molto triste del populismo. È appena uscito un libro, ‘Sindrome 1933’, che mostra come si è generato il populismo di Hitler. Per questo mi piace dire: non confondiamo il populismo con il popolarismo”. Lo dice papa Francesco nell’intervista all’agenzia argentina Telam. “Il popolarismo – spiega – è quando il popolo porta avanti le proprie cose, esprime il suo pensiero nel dialogo ed è sovrano. Il populismo è un’ideologia che unisce il popolo, che cerca di raggrupparlo in un’unica direzione. E qui, quando parli loro di fascismo e di nazismo, capiscono cos’è il populismo”. 
    Su Putin i media hanno manipolato le mie parole Soffermandosi, nell’intervista all’agenzia argentina Telam, sulle manipolazioni dei media, papa Francesco afferma che “prendono una frase fuori dal contesto e ti fanno dire ciò che non intendevi dire. In altre parole, bisogna fare molta attenzione”. “Per esempio, con la guerra – prosegue -, c’è stata un’intera controversia per una mia dichiarazione su una rivista dei gesuiti: ho detto che ‘qui non ci sono né buoni né cattivi’ e ho spiegato perché. Ma hanno preso questa dichiarazione da sola e hanno detto: ‘Il Papa non condanna Putin!'”. “La realtà – spiega il Pontefice – è che lo stato di guerra è qualcosa di molto più universale, più serio, e non ci sono buoni e cattivi. Siamo tutti coinvolti e questo è ciò che dobbiamo imparare”.
     Nell’intervista all’agenzia argentina Telam, papa Francesco ricorda di aver usato fin dal 2014 l’espressione “guerra mondiale a pezzi”. “Quello che accade in Ucraina lo viviamo da vicino e per questo ci preoccupiamo – osserva -, ma pensiamo al Ruanda 25 anni fa, alla Siria 10 anni fa, al Libano con le sue lotte interne o al Myanmar oggi. Quello che stiamo vedendo sta accadendo da molto tempo”. “Ho affermato che l’uso e il possesso di armi nucleari è immorale – prosegue il Pontefice -. Risolvere le cose con una guerra significa dire no alla capacità di dialogo, di essere costruttivi, che gli uomini hanno. Questa capacità di dialogo è molto importante. Esco dalla guerra e passo al comportamento comune. Si pensi a quando si sta parlando con delle persone e, prima che finisci, ti interrompono e ti rispondono. Non sappiamo ascoltarci. Non permettiamo all’altro di dire la sua. Bisogna ascoltare. Ascoltare quello che dice, ricevere, dichiariamo guerra prima, cioè interrompiamo il dialogo. Perché la guerra è essenzialmente una mancanza di dialogo”. “Quando sono andato a Redipuglia nel 2014, per il centenario della guerra del 1914, ho visto l’età dei morti nel cimitero e ho pianto – ricorda Bergoglio -. Quel giorno ho pianto. Il 2 novembre, qualche anno dopo, sono andato al cimitero di Anzio e quando ho visto l’età di quei ragazzi morti, ho di nuovo pianto. Non mi vergogno di dirlo. Che crudeltà! E quando è stato commemorato l’anniversario dello sbarco in Normandia, ho pensato ai 30.000 ragazzi rimasti senza vita sulla spiaggia. Aprivano le barche e ordinavano loro: ‘Scendere, scendere’, mentre i nazisti li aspettavano. È giustificabile, questo? Visitare i cimiteri militari in Europa aiuta a rendersene conto”.

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    Conte al bivio, eletti M5s premono per appoggio esterno

    Ora Giuseppe Conte è davanti a un bivio. È crescente il pressing dei parlamentari M5s per l’appoggio esterno al governo, sull’onda delle tensioni nei confronti di Mario Draghi. E si attende di capire quale sarà la prossima mossa del leader, di fronte al messaggio chiaro del premier, secondo cui non esiste altro esecutivo senza il Movimento. Quasi come fosse una partita di poker, Conte viene sfidato a mostrare le carte, nonché i “riscontri oggettivi”, inesistenti secondo Draghi, delle richieste a Beppe Grillo di estromettere il presidente del Movimento. Per ora non filtrano reazioni alla conferenza stampa di Draghi, né dall’entourage di Conte né da altri esponenti del partito. Un silenzio dietro il quale molto probabilmente si stanno effettuando riflessioni sulla gestione di quello che nelle scorse ore è stato definito “un problema politico”. La partita è delicata. Dopo la tesa telefonata di ieri, in una giornata di forti fibrillazioni, si annuncia indispensabile un incontro fra l’avvocato pugliese e l’ex governatore della Bce, i cui rapporti personali non sono comunque mai stati idilliaci. L’appuntamento non è ancora in agenda e, fino al pomeriggio, non era proprio all’orizzonte, stando ai ragionamenti in ambienti del Movimento. Se il fine settimana aiuterà a stemperare il clima, lunedì potrebbe essere il giorno giusto. Fino a quel momento, resta sotto osservazione l’atteggiamento verso il governo da parte del Movimento: non dei suoi tre ministri, ma della gran parte di deputati, senatori e dei vicepresidenti. Lo stesso Conte, secondo fonti del Quirinale, avrebbe escluso lo scenario dell’appoggio esterno ieri sera nel suo colloquio con Sergio Mattarella.
    “Quello visto in questi giorni è uno spettacolo indecoroso. Un teatrino che stanno facendo due forze politiche in un momento storico delicato, mentre si stanno decidendo cose importanti anche per l’Italia. Con Insieme per il Futuro abbiamo fatto una scelta di maturità rispetto ad atteggiamenti che non sono più condivisibili e sostenibili”. Così il ministro Luigi Di Maio, fondatore dei gruppi parlamentari di ‘Insieme per il futuro’, durante l’assemblea congiunta. “La nostra azione sarà duplice: in parlamento per stabilizzare il governo così da sterilizzare i colpi di testa di alcune forze politiche e sul territorio, dove continueremo ad aggregare con programmazione e visione a lungo termine. Questo serve e dobbiamo essere umili, guardiamo anche all’esterno. Umiltà, responsabilità e professionalità. Così affronteremo le sfide che ci attendono”. Così il ministro Di Maio, fondatore dei gruppi parlamentari di ‘Insieme per il futuro’, durante l’assemblea congiunta. 

    Agenzia ANSA

    Il premier torna a Roma in anticipo, il leader 5s da Mattarella. Telefonata tesa tra il Draghi e Conte che si era detto sconcertato sulle voci di una sua richiesta a Grillo di rimuoverlo: “Grave che si intrometta”. Palazzo Chigi: ‘Questa richiesta non è mai stata fatta’. (ANSA)

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    Sullo Ius scholae il muro della Lega, è scontro Letta-Salvini

    La “tenaglia” di Lega ed M5s si fa sentire in Parlamento dove alcune leggi, dalla legalizzazione della cannabis allo ius scholae, passando per l’eutanasia ed il ddl Zan, rischiano di finire “imballate”.    Ma è sulla legge sulla cittadinanza che si consuma uno scontro durissimo tra la Lega e Enrico Letta. Il partito di Matteo Salvini ha presentato 1500 emendamenti, pur di bloccare il provvedimento. Ma il Nazareno non ci sta: Enrico Letta, parlando alla Direzione, dichiara che il Pd “non arretra di un millimetro” su un testo che, sottolinea, non assicura solo “diritti”, ma corrisponde a un “interesse nazionale”, per un Paese che vive una crisi demografica drammatica. “Siamo noi i veri patrioti, non Meloni e Salvini”, aggiunge. Quindi attacca la Lega, dicendo che sarebbe “inaccettabile”, far cadere il governo su un testo che non fa parte del programma di governo.    La replica di Via Bellerio è per le rime: “Spiace che il PD, che una volta rappresentava i lavoratori adesso abbia come priorità droga e immigrati. Le minacce di Letta? Non spaventano nessuno, Enrico stia sereno”. Infine i due capigruppo Romeo e Molinari che provocatoriamente chiedono a Pd e M5s se “vogliono lavorare per il Paese insieme alla Lega o se preferiscono una crisi di governo”.    Mario Draghi si chiama fuori: “sono proposte di iniziativa parlamentare e quindi il governo non prende posizione né io le commento”, dice in conferenza stampa. 

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    Draghi, foto al Prado? Ero un po' stanco e ho fatto telefonate

    “Io fin dall’inizio di questo viaggio ho detto ai miei collaboratori che non sarei potuto rimanere fuori con tutte le cose che avevamo da fare. La serata era una cena conclusiva, si parlava di quadri, insomma c’era un’attività sociale e in quel momento io mi sono seduto ed ero in po’ stanco, ho fatto delle telefonate purtroppo sono stato sorpreso. D’altronde mi sarebbe stato impossibile telefonare con tutti davanti” Lo afferma il premier Mario Draghi nel corso di una conferenza stampa. spiegando il senso della foto che ha fatto il giro del web che lo ritrae al telefono seduto su una panchina dentro il museo Prado di Madrid.

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    Governo: conferenza stampa di Draghi dopo il Cdm

    (ANSA) – ROMA, 30 GIU – Il Presidente del Consiglio, Mario
    Draghi, al termine del Cdm previsto oggi pomeriggio (di cui
    seguirà la convocazione) terrà una conferenza stampa. L’incontro
    avrà luogo presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del
    Consiglio.   
    Sarà possibile procedere con gli accrediti stampa collegandosi
    al portale AMEI (Accreditamento Media Eventi Istituzionali)
    tramite l’indirizzo https://amei.palazzochigi.it, entro le ore
    14.00.   
    Le immagini saranno messe a disposizione sui canali della
    Presidenza del Consiglio.   
    L’accesso sarà consentito mediante l’ingresso da via Santa
    Maria in Via 37b.   
    Si raccomanda l’utilizzo dei dispositivi di protezione
    individuale. (ANSA).   

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    Fiorita proclamato sindaco Catanzaro, politica come servizio

    (ANSA) – CATANZARO, 30 GIU – “Credo che sia non un interesse
    ma un dovere da parte di tutti lavorare per dare le risposte
    che Catanzaro ha chiesto con grande forza con il voto al
    ballottaggio di domenica scorsa che ha portato alla mia elezione
    E’ un dovere intendere la politica come servizio verso la
    comunità e verso il bene collettivo. So che la strada non sarà
    semplice e che ci saranno ostacoli da superare. Ma so anche che
    se ci muoveremo lungo questo binario potremo fare molto per la
    nostra città, che poi è l’unica cosa che serve e che ci
    interessa”. Lo ha detto il nuovo sindaco di Catanzaro, Nicola
    Fiorita, intervenendo nel corso della cerimonia per la sua
    proclamazione, presente il primo cittadino uscente, Sergio
    Abramo, che gli ha consegnato la fascia tricolore.   
    “Oggi – ha aggiunto Fiorita – è un giorno speciale e voglio
    parlare anche di me stesso. E in questo senso voglio ricordare
    mio padre Franco, che fu anche lui sindaco. Arrivo qui
    ispirandomi ad alcuni valori come l’onestà, la lealtà, la
    correttezza che lui mi ha trasmesso ed a cui prometto di
    informare il mio mandato. Abbiamo parlato moltissimo in questi
    ultimi mesi, e cercheremo di parlare in futuro, di cambiamento,
    rinnovamento e discontinuità con le amministrazioni precedenti.   
    Questo però non significa non riconoscere al sindaco che mi ha
    preceduto, Sergio Abramo, un ruolo che nessuno avrà mai nella
    storia della nostra città. Sergio é stato sindaco per quattro
    volte ed ha segnato la vita di Catanzaro. Noi vogliamo portare
    grande rinnovamento nella gestione del Comune, con le nostre
    idee ed i nostri progetti, ma questo non significa che vogliamo
    distruggere quello è stato fatto in passato e che c’è già. Ho
    chiesto, a tale proposito, un incontro al sindaco uscente per
    avere contezza di alcune cose. Ho trovato la sua totale
    disponibilità e questo incontro lo faremo subito. Perché noi
    dobbiamo valorizzare quello che esiste, portando anche cose
    nuove, ma con spirito di collaborazione. Quello stesso spirito
    che deve riguardare tutti gli attori della scena politica
    catanzarese”. (ANSA).