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    Sindaco Sala, serve una legge sull'omogenitorialità

    (ANSA) – MILANO, 05 LUG – Sulla decisione del Comune di
    Milano di riconoscere i figli delle coppie omogenitoriali in
    Italia “ogni opinione è valida però – ha spiegato il sindaco
    Giuseppe Sala – l’ho fatto perché c’erano famiglie milanesi che
    andavano a registrarsi a Crema. Siamo sempre lì: sbagliamo noi
    sindaci? Che facciano una legge”.   
    “Se non fanno una legge noi sindaci andiamo avanti in ordine
    sparso. Ho ritenuto di farlo, non pretendo mai di essere sempre
    assolutamente nel giusto ma la mia politica prevede il fatto di
    affrontare le questioni volute dai cittadini – ha aggiunto -. Ne
    sto parlando anche un po’ con Anci. Io penso e spero che la
    Prefettura non abbia una reazione avversa, ovviamente per
    rispetto istituzionale ne era già al corrente”. (ANSA).   

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    Rinviato l'incontro tra Draghi e Conte, slitta il consiglio M5s

    L’incontro tra il premier Mario Draghi e il leader M5s Giuseppe Conte è stato rinviato dopo la tragedia della Marmolada che vede il presidente del Consiglio impegnato nel sopralluogo in Trentino. Stamane Conte aveva dato la disponibilità al rinvio del faccia a faccia quando ha saputo che il capo del governo si stava recando a Canazei. Di conseguenza, è statro rinviato anche il Consiglio nazionale del Movimento.
    Palazzo Chigi attende l’incontro per fare delle valutazioni e tirare eventualemente delle conclusioni. Nessuna previsione e nessuna indicazione sugli eventuali punti di caduta del presidente del Consiglio rispetto alle possibili richieste di Conte. Anche se la strada già tracciata ( e condivisa con i partiti) da qui a fine anno, a cominciare dall’applicazione del Pnrr e dal via libera alle riforme indispensabili, rappresenta comunque la stella polare per le mosse del governo.
    Dunque, ascolto ma nessun deragliamento dalla linea impostata. Con la conferma netta di non aver mai chiesto al Garante di far fuori l’ex premier dalla guida dei 5 stelle.
    Sullo sfondo c’è l’incognita dell’uscita dall’Esecutivo per un eventuale appoggio esterno, un epilogo verso il quale stanno spingendo molti ortodossi M5s. Un processo che comuqnue minerebbe alle fondamenta la tenuta del governo e della legislatutra stessa. E sul quale Il Colle, lo stesso Palazzo Chigi, ma anche il Pd e Luigi Di Maio non sembrano individuare alternative. Se il movimento farà il passo estremo di chiamarsi fuori, l’unica strada sarà quella della fine del governo e probabilmente dello scioglimento delle amere.
     Dal Pd, intanto, il monito di Franceschini: se il movimento sceglie l’appoggio esterno “porterà alla fine del governo e all’impossibilità di andare insieme alle elezioni”.

    Agenzia ANSA

    Il ministro dem richiama i fuoriusciti: “È ora che Speranza e Bersani tornino nel Pd” (ANSA)

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    Migrantes, nuova Italia figlia dei giovani che la scelgono

    (ANSA) – ROMA, 04 LUG – “Una nuova Italia non potrà che
    essere figlia della mobilità: giovani che scelgono l’Europa non
    solo per il lavoro, ma per scrivere una nuova storia familiare,
    una nuova partecipazione alla vita delle città, una democrazia
    da costruire e sperimentare”: lo ha detto il Presidente della
    Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes,
    l’arcivescovo Gian Carlo Perego, concludendo i lavori del
    convegno “Italia, pensioni e mobilità: storie di partenze e di
    ritorni”, organizzato dall’ente della Cei con l’Inps.   
    “Il nostro paese vive un momento molto delicato e saranno
    decisivi i passi che saranno compiuti alla luce della dinamica
    demografica che ci sta condizionando sempre di più e della
    strutturalità della mobilità, in uscita e in entrata, che
    condiziona i nostri territori. Per questo diventa essenziale –
    ha sottolineato mons. Perego – l’analisi e la lettura di questo
    legame, rendendo ancora più marcata e ufficiale la
    collaborazione tra l’Inps e la Fondazione Migrantes attraverso
    una ricerca nazionale che viene annunciata oggi, aprendosi anche
    ad altre eventuali realtà nazionali ed estere. L’obiettivo è far
    emergere quanto il contributo dato, ieri come oggi, dalle
    lavoratrici e dai lavoratori italiani all’estero e dalle attuali
    pensionate e pensionati rientrati in Italia sia da sempre
    ricchezza fondamentale in alcune aree del nostro paese, a
    maggior ragione nel quadro socio-demografico di cui si è
    parlato. Così come ricchezza inestimabile è il lavoro oggi di
    cittadini di altre nazionalità che diventano o potrebbero
    diventare italiani in futuro, restando in Italia o ritornando
    nei loro luoghi di origine”.; (ANSA).   

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    Mattarella scrive a Biden per il 4 luglio: “Ineludibile il legame transatlantico”

    “Nelle drammatiche circostanze attuali, segnate dalla pandemia e dalla guerra nel cuore dell’Europa, il legame transatlantico ha riconfermato la sua ineludibile centralità, mostrando di essere la chiave per affrontare con efficacia le comuni sfide. In tale contesto, l’unità di intenti di fronte all’inaccettabile aggressione russa all’Ucraina va costantemente rafforzata, a sostegno del condiviso impegno a favore della pace, della libertà e della democrazia”. Lo dice il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al Presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, per il 4 luglio. 
    “Confido che Washington e Roma continueranno a rinsaldare il partenariato che anima i nostri sforzi congiunti, anche in tutti i consessi multilaterali e nel contesto dei rapporti tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Potremo così operare con sempre maggior efficacia a sostegno dell’affermazione dei comuni valori, oltre che di un percorso sostenibile e inclusivo di sviluppo economico e progresso sociale che, nell’attuale congiuntura, necessita di una particolare attenzione anche agli aspetti globali di sicurezza energetica e alimentare.

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    Brugnaro e Zaia il sindaco e il governatore più amati

    È Luigi Brugnaro (Venezia, 65%) il sindaco più amato d’Italia: supera Antonio De Caro (Bari, 62%) scivolato dal primo al terzo posto, con in mezzo la novità di Marco Fioravanti (Ascoli Piceno, 64%).
    Emerge dal Governance poll 2022 di Noto Sondaggi per il Sole 24 Ore sul consenso ai governatori e ai primi cittadini. I 26 comuni in cui il sindaco è stato eletto nel mese di giugno 2022 non rientrano nella classifica.
    Tra i governatori, Luca Zaia, presidente del Veneto, si conferma in testa alla classifica con il 70% dei consensi. Zaia però quest’anno è tallonato da un altro leghista, Massimo Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia, con il suo exploit arriva al 68% e supera Stefano Bonaccini (Emilia Romagna), che scende di una posizione, pur mantenendo un solido livello di gradimento con il suo 65%.
    Nella parte alta della classifica compaiono anche i primi cittadini delle grandi città mentre negli anni scorsi erano sempre penalizzati. Da segnalare il 4° posto di Giuseppe Sala (Milano) che arriva al 60%, così anche la 5° posizione di Gaetano Manfredi (Napoli), che totalizza il 59,5%,e che condivide in ex aequo con il sindaco di Bologna Matteo Lepore.
    I primi cittadini di Torino e Roma, Stefano Lorusso e Roberto Gualtieri, pur perdendo un po’ di consenso rispetto al risultato ottenuto nelle recenti elezioni dello scorso settembre, rimangono abbondantemente sopra la soglia del 50%, in particolare Lorusso si piazza in 15° posizione con il 57% mentre il sindaco della Capitale è a metà classifica con il 54%.
    E’ chiaro che molti sindaci neo eletti al primo mandato pagano lo scotto di dover dimostrare ai cittadini nell’immediato un completo cambio di passo rispetto al passato. E’ altresì interessante notare che ben 62 Sindaci sui 78 testati ricevono almeno il 50% dei consensi, indicatore questo di un forte legame sentimentale che si è creato con i cittadini.
    Tra i Presidenti di Regione, invece, oltre al trio di testa si segnalano le buone performance di molti governatori. Per esempio Giovanni Toti (Liguria), che è anche il leader nazionale di Italia al Centro, si piazza al 4° posto con il 61%, aumentando di 5 punti rispetto al giorno delle elezioni, così anche Roberto Occhiuto (Calabria), eletto nello scorso settembre, aumenta del 3,5% e con il 58% conquista la 5° posizione in comproprietà con Vincenzo De Luca (Campania).
    Interessante anche la settima posizione condivisa tra il Presidente della Lombardia Attilio Fontana e quello della Sicilia Nino Musumeci. Entrambi conquistano un 50% del consenso ed è da notare che in queste due regioni si voterà nei prossimi mesi, in Sicilia in autunno ed in Lombardia ad inizio 2023.
    Inoltre rispetto al giorno delle elezioni Bonaccini è il presidente che ha aumentato il maggior consenso (+13,6%) seguito da Fedriga (+10,9%) e Musumeci (+10,2%)

    *NOTA METODOLOGICA: Il Governance Poll 2022 ha preso in considerazione 78 comuni capoluoghi di provincia e 18 Regioni in cui vige la regola dell’elezione diretta. I 26 comuni in cui il sindaco è stato eletto nel mese di giugno 2022 ovviamente non rientrano nella classifica. Le interviste sono state effettuate da Marzo a Giugno 2022, la numerosità campionaria in ogni Regione è stata di 1.000 soggetti, in ogni comune di 600 elettori, disaggregati per sesso, età ed area di residenza.    (ANSA).   

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    Franceschini avverte il M5s: se rompe, niente alleanza nel 2023

    “Da qui alle elezioni, per andare insieme al M5s dobbiamo stare dalla stessa parte, se ci sarà una rottura o una distinzione, perché un appoggio esterno è una rottura, per noi porterà alla fine del governo e all’impossibilità di andare insieme alle elezioni. E si brucerà chiaramente ogni residuo possibilità di andare al proporzionale”. Lo ha detto Dario Franceschini chiudendo l’incontro nazionale di AreaDem, a Cortona (Arezzo). A proposito delle tensioni tra il premier e il presidente dei 5s Franceschi ha suggerito che “Draghi e Conte” domani mettano sul tavolo “elasticità, hanno in mano il destino della prossima legislatura, servono generosità ed elasticità”. E comunque “Le alleanze saranno per una legislatura, non per sempre, non un’alleanza che punta a diventare partito. Questo ci aiuta con i cinque stelle, un’alleanza che punta a un programma, ma che si ferma a un’alleanza”.
    “Io penso che il tema del proporzionale e maggioritario non è solo di convenienze, ma di prospettive. Il maggioritario spinge a creare le barriere, blocca i processi evolutivi, mentre il proporzionale fa chiarezza, alleanze meno omogenee ma che possono costruire programmi. Sarà difficile cambiare la legge elettorale ma dobbiamo provarci fino in fondo”, ha detto Franceschini, sottolineando che sul proporzionale “dovremo andare in Parlamento e costringere tutti a schierarsi, anche quelle forze che sono per il proporzionale, ma che non lo fanno per paura, come Fi, devono dirlo chiaramente di fronte al Paese”.   
    Franceschini ha poi invitato i fuoriusciti dal Pd a rientrare. “È ora che Speranza e Bersani tornino nel Pd, serve un percorso di ricomposizione, l’allargamento passa anche attraverso un perscorso di ricomposizione”. Per poi aggiungere che “Se le correnti sono i luoghi in cui si pensa e discute, ci si aggrega intorno alle idee alle leadership, allora sono il bene del partito e mi dispiace che un segretario nazionale se ne sia andato denunciando il mal delle correnti, ma capita di sbagliare”.
    E comunque sottolinea che “Dobbiamo lavorare partendo da un nucleo, 5 stelle, Leu e Pd, che prova ad allargarsi a chi può condividere un programma e accettare le regole di convivenza di una coalizione. L’alleanza si consolida o si smonta in questi mesi, non venti giorni prima scegliendo i colleghi. Dobbiamo sapere che noi e i 5 stelle abbiamo rapporti diversi, anche con il governo Draghi, abbiamo elettorati diversi, dobbiamo accettarsi”.
    Per quanto riguarda lo ius scholae Franceschini “è irrinunciabile, non ci può essere richiamo a niente, è una battaglia di civiltà che aspetta da troppo tempo, andremo in Parlamento a vedere chi si prende la responsabilità”.

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    Caos in Libia. Premier, 'dimettiamoci tutti e votiamo'

     Dimissioni collettive di tutte le istituzioni politiche e cittadini subito al voto. E’ un vero e proprio grido di dolore quello lanciato dal premier libico Abdel Hamid Dbeibah, sostenuto dalla comunità internazionale, all’indomani delle violenze che hanno scosso il Paese da est a ovest unendo paradossalmente nello scontento sociale e nella protesta contro il caro-vita e la corruzione le due anime della Libia perennemente in lotta tra di loro dall’uccisione di Muammar Gheddafi.
    “Aggiungo la mia voce ai manifestanti in tutto il Paese: tutti gli organi politici devono dimettersi, compreso il governo, e non c’è modo per farlo se non attraverso le elezioni”, ha scritto Dbeibah su Twitter, mentre il Consiglio di presidenza ha annunciato di essere in seduta permanente “per realizzare la volontà dei libici (che vogliono) il cambiamento e la produzione di un’autorità eletta”.    Una situazione di tensione che cova da mesi, culminata nell’assalto di venerdì al parlamento di Tobruk, che ha allarmato anche l’Onu. “E’ assolutamente fondamentale mantenere la calma, che la leadership libica si dimostri responsabile, e esercitare moderazione da parte di tutti”, ha scritto a sua volta su Twitter Stephanie Williams, consigliere speciale in Libia del segretario generale dell’Onu, ammonendo che “il diritto del popolo a protestare pacificamente dovrebbe essere rispettato e protetto, ma sono del tutto inaccettabili rivolte e atti vandalici come l’assalto alla sede della Camera dei Rappresentanti ieri a Tobruk”.
    Le immagini del parlamento sventrato da un bulldozer e saccheggiato, con dense colonne di fumo, hanno fatto il giro del mondo. Ma il venerdì nero ha investito le strade di tutto il Paese passando da Tobruk ad al-Baida e Bengasi, culla della rivolta del 2011, e poi a Sebha, nel sud, fin nell’ovest, a Misurata e a Tripoli. “Vogliamo avere la luce” scandivano i manifestanti riferendosi alle interruzione di energia per molte ore al giorno, aggravate dal blocco di diverse installazioni petrolifere, provocato tra le tensioni tra le fazioni rivali.
    L’oggetto della rabbia della gente è la classe politica, giudicata incapace di dare risposte concrete ai problemi quotidiani, e che non è stata nemmeno in grado di convocare nuove elezioni, dopo l’annullamento di quelle previste lo scorso dicembre. La piazza ha chiesto un voto presidenziale e legislativo entro l’anno, appello raccolto oggi dal premier Dbeibah, pressato anche dal visto il fallimento dei negoziati di giovedì a Ginevra sotto l’egida dell’Onu che non sono riusciti a mettere d’accordo il governo di Tripoli con quello rivale dell’altro premier Fathi Bashaga, sostenuto dal generale Khalifa Haftar, su un data per quell’appuntamento elettorale che tutti dicono di volere.