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    In Ue 3.5 milioni di rifugiati, ok a 80mila ricollocamenti

    “Stiamo lavorando alla dichiarazione di solidarietà tra gli stati membri: per ora abbiamo 13 Paesi che si dicono pronti subito ai ricollocamenti, con oltre 80mila ricollocamenti già concordati e altri pronti ad aiuti finanziari. Per me si tratta di un buon risultato”. Lo ha detto Ylva Johansson, commissaria europea per gli Affari interni alla riunione dei ministri dell’Interno europei a Praga, spiegando che i primi ricollocamenti avverranno già questo mese.
    “Per anni non siamo riusciti a compiere passi avanti e ora, con la peggior crisi sui rifugiati dalla fine della seconda guerra mondiale, siamo arrivati a questo”, ha aggiunto. “L’idea è di vedere come procede la fase volontaria per poi arrivare al nuovo regolamento sull’immigrazione”.
    Il numero dei rifugiati ucraini presenti all’interno dell’Unione Europea oscilla “tra i 3,2 e i 3,7 milioni”, ha affermato Johansson. L’incertezza è dovuta alle sovrapposizioni dei calcoli tra chi ha varcato la frontiera con l’Ue ma non ha richiesto la protezione temporanea e chi invece l’ha richiesta ma poi è rientrato in Ucraina. Se si guarda al numero dei rifugiati pro capite la Repubblica Ceca è in testa, seguita da Polonia e Lituania.
     Johansson ha messo in guardia sul traffico d’armi: “Abbiamo alcune indicazioni che il traffico di armi è in corso ma, soprattutto, sappiamo per esperienza che il contrabbando avviene durante o dopo una guerra: ci sono molte armi in Ucraina e non tutte sono sempre nelle mani giuste”, ha sottolineato. “L’Onu ci ha avvertito che ci possono essere anche nuove rotte d’ingresso per il traffico di droga”. “Lanceremo un ‘security hub’ a Chisinau”, ha aggiunto.

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    Coletto, via vincolo esclusività per infermieri

    (ANSA) – PERUGIA, 11 LUG – “Via il vincolo di esclusività per
    gli infermieri e le altre professioni sanitarie dipendenti delle
    strutture pubbliche”: è la proposta che arriva da Luca Coletto,
    assessore alla Salute della Regione Umbria e responsabile del
    dipartimento Sanità della Lega. “Questo risolverebbe parte dei
    problemi che si presentano sul territorio e sarebbe importante
    anche per alleggerire la situazione in Umbria” aggiunge parlando
    con l’ANSA.   
    “In Italia – ha ricordato Coletto – ci sono 930 mila famiglie
    con a carico un disabile o un malato cronico presso le loro
    abitazioni, mentre altre 250 mila hanno a casa bambini alle
    prese con problemi per i quali, dopo l’intervento del medico, è
    necessario vengano seguiti da un infermiere, ad esempio per
    flebo o per fare iniezioni. E’ quindi giusto dare a tutte le
    professioni sanitarie la possibilità di accedere alla libera
    professione anche perché attualmente nel Paese mancano circa 70
    mila infermieri. Non serve sottolineare che l’assistenza
    domiciliare per chi ne ha diritto e per i casi previsti nei Lea,
    è comunque dovuta ed erogata a titolo gratuito”.   
    Coletto guarda anche al futuro, agli ospedali di comunità e
    alle case della salute che verranno realizzate anche grazie ai
    fondi del Pnrr. “Sarà necessario formare – ha proseguito –
    infermieri, tecnici radiologi e di laboratorio, riabilitatori e
    altre figure per farli funzionare al meglio, oltre a trovare le
    coperture finanziarie, da parte del Governo, per poterli
    assumere”.   
    “Oggi – ha spiegato ancora il responsabile sanità della Lega e
    assessore umbro – gli infermieri mancano anche nelle Rsa dove
    per questo si ricovera meno. Finisce quindi che i pazienti
    vengono inviati dai pronto soccorso ai reparti occupando posti
    letto per acuti che di fatto sono ricoveri inappropriati”.   
    (ANSA).   

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    Il genocidio di Srebrenica, una macchia nella storia europea

    Ventisette anni fa in questi giorni l’Europa visse una delle pagine più nere della sua storia recente. Fra l’11 e il 18 luglio 1995 venne infatti perpetrato il genocidio di Srebrenica, una delle atrocità più sconvolgenti della guerra in Bosnia Erzegovina (1992-1995), che costò la vita a 8.300 persone secondo le cifre ufficiali, mentre secondo altre fonti locali gli scomparsi sarebbero più di diecimila.

    Alcune madri, mogli, figlie e sorelle ripercorrono quei drammatici giorni.

    In quei giorni le truppe serbo-bosniache agli ordini del generale Ratko Mladic entrarono nella città di Srebrenica e massacrarono la popolazione musulmana. Quando i serbo-bosniaci irruppero in città, oltre 40.000 abitanti fuggirono verso la base dell’Onu di Potocari, a nord del centro urbano. Circa 7.000 persone riuscirono a entrare nell’area della base, presidiata da un centinaio di caschi blu olandesi che avrebbero dovuto difendere la città, dichiarata dall’Onu zona protetta. Gli altri si accamparono fuori. All’arrivo dei serbo-bosniaci i caschi blu non intervennero, mentre Mladic fece separare gli uomini da donne e bambini, che furono deportati.
    Gli uomini – secondo le testimonianze di sopravvissuti e secondo l’atto di accusa del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia (Tpi) che con una sentenza dell’aprile 2004 ha stabilito per primo che fu genocidio – furono passati per le armi. I corpi degli uccisi nelle esecuzioni di massa vennero sotterrati in fosse comuni.
    A migliaia fuggirono nelle campagne circostanti e le milizie serbo-bosniache aprirono una gigantesca caccia all’uomo catturandone moltissimi: in gruppi di 200-300 furono messi in fila e fucilati. “In quattro ore il 16 luglio ne abbiamo uccisi 1.200”, racconterà anni dopo davanti al Tpi Drazen Erdemovic, uno dei comandanti delle truppe serbo-bosniache, il primo a essere condannato nel 1996 a cinque anni di carcere. “Ho visto decine di uomini sgozzati in un campo di grano – ha raccontato Abid Efendic – ho visto teste mozzate, ragazze violentate da decine di soldati”.

    La commemorazione per 27esimo anniversario del genocidio

    Ratko Mladic e Radovan Karadzic, rispettivamente capo militare e leader politico di serbi di Bosnia, entrambi già condannati definitivamente all’ergastolo, dopo il massacro cantarono vittoria: con Srebrenica i serbi avevano conquistato oltre il 60% della Bosnia, ma quella strage convincerà l’allora presidente americano Bill Clinton ad intervenire dopo che per oltre tre anni l’Europa aveva guardato distaccata e divisa la mattanza alle porte di casa. In pochi mesi Washington riuscì a portare al tavolo di Dayton (Usa) musulmani, croati e serbi, ma il risultato si limitò a sancire la divisione etnica creando un Paese diviso in due entità, la Repubblica Srpska, a maggioranza serba e che comprende anche Srebrenica, e la Federazione croato-musulmana.
    La tragedia ha pesato a lungo e continua a pesare sulla coscienza della comunità internazionale. Per Srebrenica, nell’aprile 2002 il governo olandese di Wim Kok decise di dimettersi dopo che l’Istituto per la documentazione di guerra riconobbe la responsabilità dei politici e dei caschi blu olandesi nel non aver saputo impedire il massacro. Il comando olandese dirà poi d’aver chiesto l’intervento degli aerei Nato a difesa della città. Nell’ottobre del 1999 l’allora segretario generale dell’Onu Kofi Annan ammise le responsabilità: “La tragedia di Srebrenica peserà per sempre sulla nostra storia”.

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    Cannabis: sindaco Bologna, Santori? La legge va rispettata

    (ANSA) – BOLOGNA, 11 LUG – “Sono perché la legge sia
    rispettata anche quando la si vuole cambiare”. Così il sindaco
    di Bologna Matteo Lepore, Pd, rompe il silenzio sulle
    dichiarazioni di Mattia Santori, consigliere comunale con delega
    al Turismo e alle Politiche giovanili, sempre quota dem, sulla
    sua coltivazione ‘casalinga’ di cannabis. “Mattia finora ha
    lavorato bene – dice Lepore – Spero che non voglia sprecare
    tutto”. Su un’eventuale sfiducia a Santori, per ora Lepore
    frena: “È un consigliere comunale con delega, quindi sta
    esercitando il suo diritto di esprimere le sue opinioni”.   
    “Stiamo facendo un percorso nella nostra città che coinvolge
    esperti sui temi delle sostanze e delle dipendenze – aggiunge il
    sindaco – C’è poi una proposta di legge in discussione alla
    Camera che introduce elementi di novità rispetto alla
    coltivazione della cannabis in casa. Credo che dobbiamo
    attenerci a questo percorso, senza strappi”. “È importante
    continuare sul percorso che ci siamo dati, questo non è il
    Parlamento – dice ancora Lepore – ma il consiglio comunale”.   
    (ANSA).   

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    Inps: 'Una pensione sotto i mille euro al mese per il 32% dei pensionati'

    Presso la Sala della Regima di Montecitorio si è tenuta la presentazione del XXI Rapporto annuale Inps. Ha illustrato il Rapporto il presidente dell’ente previdenziale, Pasquale Tridico. Sono intervenuti il ministro del Lavoro, Andrea Orlando e il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato. Ha partecipato anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
    AL 32% DEI PENSIONATI MENO DI MILLE EURO AL MESE
    Nel 2021 i pensionati con redditi da pensione inferiori a 1.000 euro al mese erano il 32% del totale, pari a circa 5 milioni 120mila persone. Ѐ quanto emerge dal Rapporto Inps che precisa che il dato considera gli importi lordi maggiorati delle integrazioni al minimo associate alle prestazioni, delle varie forme di Indennità di accompagnamento, della quattordicesima mensilità e delle maggiorazioni sociali associati alle prestazioni.
    L’Inps evidenzia che la percentuale di pensionati con reddito inferiore a 12.000 euro è però pari a 40% se si considerano solo gli importi delle prestazioni al lordo dell’imposta personale sul reddito.
    Secondo il rapporto Inps, inoltre, con 30 anni di contributi versati e un salario di 9 euro lordi l’ora, un lavoratore potrebbe avere una pensione a 65 anni di circa 750 euro.
    Nel rapporto l’Inps ha anche ipotizzato il futuro previdenziale della generazione X (i nati tra il 1965 e il 1980) sottolineando che i più giovani dovranno lavorare in media tre anni in più rispetto ai più anziani. “Se il soggetto percepisse 9 euro l’ora per tutta la vita attiva, si stima che l’importo di pensione – si legge – si aggiri sui 750 euro mensili (a prezzi correnti), un valore superiore al trattamento minimo, pari a 524 euro al mese per il 2022.
    LE DONNE PERCEPISCONO SOLO IL 44% DEI REDDITI PENSIONISTICI
    I pensionati a fine dicembre 2021 erano 16 milioni per un importo lordo complessivo di quasi 312 miliardi (+1,55% sul 2020). Lo si legge sempre nel Rapporto annuale dell’Inps nel quale si sottolinea che, sebbene le donne siano il 52% del totale (8,3 milioni a fronte di 7,7 milioni di uomini), percepiscono solo il 44% dei redditi pensionistici ovvero 137 miliardi di euro contro i 175 miliardi dei maschi. L’importo medio mensile dei redditi percepiti dagli uomini – si legge “è superiore a quello delle donne del 37%”. Se in media i pensionati percepiscono 1.620 euro al mese le donne hanno 1.374 euro, oltre 500 in meno degli uomini (1.884).
    L’INFLAZIONE POTREBBE PESARE SULLA SPESA PER LE PENSIONI 
    L’aumento dell’inflazione nel 2022 con una crescita dei prezzi che a fine anno potrebbe assestarsi sull’8% potrebbe pesare sulla spesa per pensioni dell’Inps nel 2023 per 24 miliardi. Lo hanno spiegato i tecnici dell’Istituto presentando Il Rapporto annuale. L’Inps ha aggiunto inoltre che sulla base dei dati al primo gennaio 2020 (quindi senza calcolare lo shock della pandemia e della guerra) il disavanzo patrimoniale dell’Istituto potrebbe arrivare a 92 miliardi nel 2029.
    “Non esiste un problema di sostenibilità – hanno spiegato – ma c’è un warning. Ci vuole crescita economica e produttività per un sistema in equilibrio”.
    Le misure intraprese dal Governo per il sostegno dei redditi a fronte dell’aumento dell’inflazione “sembrano andare nella giusta direzione di non innescare una spirale inflazionistica, intervenendo a sostegno dei redditi, soprattutto quelli medio-bassi”. Lo ha affermato il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. “In questo contesto, dice, si esplica nuovamente l’impegno dell’Istituto, in relazione ai bonus sociali e all’indennità di 200 euro erogata con il Decreto Aiuti, facendosi tramite verso ben 31 milioni di utenti tra lavoratori, pensionati, disoccupati. La maggioranza delle indennità è erogata d’ufficio dall’Istituto”. Il dato tiene conto anche di quelle anticipate dalle aziende e compensate con l’Inps.
    REDDITO DI CITTADINANZA, NEI PRIMI 36 MESI SPESI 23 MILIARDI
    Nei primi 36 mesi di applicazione del Reddito di cittadinanza (aprile 2019-aprile 2022) la misura ha raggiunto 2,2 milioni di nuclei familiari per 4,8 milioni di persone, per un’erogazione totale di quasi 23 miliardi di euro. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico nella sua Relazione annuale. L’importo medio mensile risulta per il mese di marzo 2022 pari a 548 euro per nucleo familiare, molto differenziato tra RdC (577 euro) e PdC (248 euro).
    ORLANDO, ‘RINNOVARE OPZIONE DONNA E APE SOCIALE’
    “Sulle pensioni è partita una fase di confronto con le parti sociali. A fine anno, con la scadenza di misure come Opzione donna e l’Ape sociale, si renderà necessario procedere al loro rinnovo perché hanno ottenuto buoni risultati”. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando intervenendo alla presentazione del Rapporto annuale Inps spiegando che il Governo dovrà “anche ampliare e dare criteri di strutturalità alla platea dei lavori gravosi, per l’accesso a meccanismi di anticipo rispetto all’attuale quadro normativo. Rimane aperto il cantiere per il superamento delle misure temporanee di flessibilità in uscita”.
    Secondo il ministro, poi, nel cantiere aperto della riforma delle pensioni e della flessibilità in uscita andrà affrontato anche il tema della riduzione dell’orario come possibile modalità di uscita dal mercato del lavoro. “Rimane aperto il cantiere – ha detto – per il superamento delle misure temporanee di flessibilità in uscita (le varie quote 100, 102, ecc.) e per la definizione di una misura generalizzata e strutturale di flessibilità “a regime. Quest’ultimo fronte interseca anche il tema della riduzione dell’orario di lavoro e della possibilità di un accompagnamento all’uscita dal mercato del lavoro che, senza anticipare l’età della quiescenza, possa operare invece sul versante della diminuzione delle ore come strumento di flessibilità e anche di ricambio generazionale”.
    ROSATO, ‘MANTENERE IN EQUILIBRIO LA SPESA PENSIONISTICA’ 
    “Governo e Parlamento hanno dimostrato che il tema della natalità è decisivo per il futuro del nostro Paese scegliendo di investire imponenti risorse per le politiche per le famiglie: 21 miliardi di euro. Mai erano state impiegate prima di adesso così tante risorse per contrastare la crisi demografica e il calo della natalità, un problema che incide sulla dinamica pensionistica e la sostenibilità del sistema previdenziale”. Lo dice il vicepresidente della Camera e presidente di Italia Viva Ettore Rosato partecipando alla Camera alla relazione annuale Inps.
    “Importante mantenere in equilibrio la spesa soprattutto in considerazione delle prestazioni che dovranno essere erogate alle prossime generazioni, per assicurare ai nostri figli e nipoti, che oggi contribuiscono al sistema, di ricevere un domani adeguate prestazioni previdenziali in considerazione dei contributi che stanno versando”, conclude.

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    I numeri del governo in Parlamento senza M5s

    Se M5s dovesse uscire dal governo, l’esecutivo Draghi avrebbe comunque i numeri, tanto alla Camera quanto al Senato, anche se ovviamente sul piano politico l’uscita di un partito cambierebbe profondamente il profilo dell’esecutivo Draghi.
    A Montecitorio se venissero meno i 105 voti dell’intero gruppo di M5s, la maggioranza Draghi disporrebbe comunque di 449 deputati (Fi 83, Ipf 51, Iv 31, Lega 131, Leu 9, Pd 97, Coraggio Italia 10, Azione 7, Cd 5, Maie 5, Minoranze linguistiche 4, NcI 1, Italia al Centro 11) sui complessivi 630. Le opposizioni contano 61 voti, mentre 15 deputati del gruppo misto non iscritti a nessuna componente talvolta appoggiano le iniziative dell’esecutivo e talvolta no.
    Analoga la situazione a Palazzo Madama dove il Governo, quand’anche i 62 senatori di M5s si tirassero indietro, potrebbe contare sul consenso di altri 203 voti (su 321), escludendo i 6 senatori a vita non sempre presenti (Fi 51, Ipf 10, Iv 10, Lega 61, Pd 39, Autonomie 6, Misto 21, dove confluiscono i parlamentari di Leu, Azione/+Europa, Italia al Centro, NcI, Noi di Centro).    

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    Scandalo Spd, droga dello stupro alla festa del partito. C'era anche Olaf Scholz

     Uno scandalo scuote la Spd del cancelliere tedesco Olaf Scholz. Almeno nove donne che partecipavano alla tradizionale festa dell’estate riservata ai membri del partito sono state vittime della cosiddetta “droga dello stupro”. Durissima la condanna dai vertici dei socialdemocratici, che hanno parlato di “atto mostruoso” e hanno chiarito di aver denunciato subito l’accaduto alla polizia.    Il caso, di cui ha dato notizia il quotidiano berlinese Tagesspiegel, risale a mercoledì scorso. Alla festa, organizzata in cancelleria prima della pausa parlamentare, avevano preso parte circa un migliaio di persone, incluso Scholz, insieme con molti deputati e i loro collaboratori. Il giorno dopo, le forze dell’ordine hanno comunicato di aver ricevuto una denuncia da una giovane di 21 anni, che non ricordava nulla. La ragazza ha riferito soltanto di aver consumato cibo e bevande analcoliche, e di essersi sentita male, con nausea e vertigini. A quel punto è stata aperta un’indagine contro ignoti per gravi lesioni personali e nel frattempo sono arrivate segnalazioni di almeno altri 8 casi, ha riferito l’Spd.    Secondo i media tedeschi, le vittime hanno ingerito le cosiddette ‘gocce KO’, una droga liquida insapore facilmente mescolabile alle bevande che dà una serie di effetti nocivi, dalla perdita di memoria a breve termine allo svenimento.    Vengono utilizzate dagli aggressori soprattutto per commettere abusi sessuali, ma anche per furti.    Per i vertici dell’Spd è stato “uno shock”. “Mi fa arrabbiare che una cosa del genere possa accadere in un evento organizzato” dal partito, ha sottolineato il co-leader (insieme a Scholz) Lars Klingbeil, auspicando che i responsabili siano arrestati e perseguiti quanto prima. Un portavoce ha confermato che la festa era riservata ai membri del partito e si poteva partecipare solo su invito. Aggiungendo poco altro, salvo che “ci sono ancora poche certezze” e che “la polizia sta indagando”.    Secondo il Berliner Zeitung, l’anno scorso nella capitale tedesca sono stati registrati dalla polizia 22 casi di aggressione con droghe da stupro. Il loro numero effettivo, tuttavia, potrebbe essere essere più alto, perché molte vittime hanno pochissima memoria dell’aggressione subita o si vergognano di sporgere denuncia. Proprio per questo una funzionaria del gruppo parlamentare dell’Spd, Katja Mast, ha invitato chi ha partecipato al party a farsi avanti. Non escludendo che le vittime alla festa in cancelleria possano essere molte di più.       

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    Tensione nei 5s in vista della fiducia

    Continuano le fibrillazioni nel M5s e cresce la fronda contro quelli che vorrebbero staccare la spina. Il Pd tende una mano ai pentastellati. Basta con i politicismi, è il messaggio dei dem, che indicano una via concreta per uscire dall’impasse: lavorare sui temi, “dando risposte sui salari e sul welfare”. Prima giornata della convention di Italia al centro di Giovanni Toti, che guarda a un’area “potenziale di elettori che va dal 14 al 18%”. Il governatore ligure punge Berlusconi: “Oggi c’è chi dice ‘il centro è nostro’ ma io dico che il centro è di tutti o diventa un centrino”.