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    Palamara: 'Mi candido, interlocutori di centrodestra ma non solo

    “Mi candido alle elezioni del 25 settembre. Chi saranno i nostri interlocutori politici? Io penso che questo sia un tema che storicamente ha interessato il mondo del centrodestra. Ma non solo. Penso che il tema della giustizia abbia diviso il Paese in due tra garantisti e giustizialisti, ed è stata la vera sconfitti. Il Paese è di tutti”. Lo ha detto Luca Palamara, annunciando la sua discesa in campo alle politiche del 25 settembre, all’Hotel Baglioni in via Veneto a Roma, e lanciando la sua associazione, “Oltre il sistema”.
    “Quindi è molto semplice: no all’uso politico della giustizia. La mia battaglia di verità continua”, ha aggiunto.  

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    Regioni: Molise, Consiglio ministri impugna due leggi

    (ANSA) – CAMPOBASSO, 23 LUG – Il Consiglio dei ministri, su
    proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie,
    Mariastella Gelmini, ha impugnato la legge 7/2022 della Regione
    Molise ‘Disposizioni collegate alla manovra di bilancio
    2022-2024 in materia di entrate e di spese. Modificazioni e
    integrazioni di leggi regionali’. L’impugnativa, “in quanto
    talune disposizioni in materia di beni culturali e paesaggio e
    di ordinamento civile, ponendosi in contrasto con la normativa
    statale, violano gli articoli 3, 9, e 97, 117, primo e secondo
    comma della Costituzione, l’articolo 81, terzo comma,
    relativamente alla copertura finanziaria, nonché i principi di
    leale collaborazione, di uguaglianza, buon andamento e
    imparzialità dell’amministrazione. Il Consiglio dei ministri ha
    impugnato anche la ‘Legge di stabilità regionale anno 2022’, in
    quanto talune disposizioni, ponendosi in contrasto con la
    normativa statale in materia di beni culturali e paesaggio,
    concorsi pubblici e coordinamento della finanza pubblica,
    violano gli articoli 3, 97, 117, secondo e terzo comma e 119
    della Costituzione, nonché l’articolo 81, terzo comma,
    relativamente alla copertura finanziaria”. (ANSA).   

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    Renzi: 'Alle prossime elezioni serve un polo del buonsenso'

    In vista delle prossime elezioni serve “un Polo del buonsenso”, secondo il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che è critico sulla scelta del segretario del Partito democratico Enrico Letta di chiudere sul ‘campo largo’.
    “Hanno già deciso di perdere e si attrezzano per fare opposizione – afferma l’ex premier in un’intervista alla Stampa -. Se questo è il disegno, Letta rischia di essere il segretario di un partito che lascia per la prima volta la maggioranza assoluta alla più estrema destra del panorama europeo”.
    “Non capisco la scelta dem”, aggiunge Renzi. “Magari prendono il 25%, ma lasciano alla Meloni e a Salvini la possibilità di cambiare la Costituzione da soli. Se davvero fosse così, auguri”. Il polo definito da Renzi, invece, “contribuirebbe a portare ad una coalizione più vasta”, precisa.+
    Far cadere il presidente del Consiglio Mario Draghi è stato “un autogol”, afferma l’ex premier. “Stavamo giocando una partita decisiva, da campioni d’Europa in carica”. E “Draghi non è un brand”, dice a chi lo tira per la giacchetta. “Draghi è un premier che ha sostituito il populista grillino solo grazie al coraggio lungimirante e forse un po’ folle di Italia Viva”, aggiunge Renzi.   

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    Regioni:Consiglio Calabria, presidente Mancuso rinvia nomine

    (ANSA) – REGGIO CALABRIA, 23 LUG – “Dinanzi ad una campagna
    elettorale da cui i cittadini si attendono dalla politica
    posizionamenti chiari e proposte puntuali per affrontare i tanti
    problemi del Paese, a ognuno di noi è richiesta la massima
    responsabilità nell’esercizio delle funzioni pubbliche”. Così il
    presidente del Consiglio regionale della Calabria, Filippo
    Mancuso, della Lega, ha motivato, durante la Conferenza dei
    capigruppo, la decisione di non dare corso alle nomine di sua
    competenza per le quali è stato delegato dall’Assemblea
    legislativa.   
    “E questo – ha affermato il presidente Mancuso – per evitare
    sospetti di interferenze anomale attraverso gli strumenti di cui
    la Regione dispone e prevenire i rischi di eventuali distorsioni
    in quella che auspichiamo debba essere una libera e corretta
    consultazione elettorale”.   
    La sospensione delle nomine, “pur essendo stati regolarmente
    pubblicati – ha detto ancora Mancuso – gli elenchi definitivi
    dei candidati e benché il Consiglio regionale abbia delegato il
    suo vertice istituzionale e amministrativo ad effettuare le
    circa 70 designazioni di sua competenza, si protrarrà per tutto
    il periodo della campagna elettorale per le consultazioni
    politiche fissate per il 25 settembre”. (ANSA).   

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    Meloni: 'governa chi vince alle urne, e noi siamo pronti'

    Chi prende più voti andrà a Palazzo Chigi, lei è pronta e lo è anche Fdi. Intervistata in apertura della Stampa, Giorgia Meloni spiega che da tempo si lavora al programma.
    Il centrodestra può vincere le elezioni, ogni partito ne ha uno di partenza, ma in quello comune ci si dovrà concentrare su quello che si può fare. Intanto nessun totonomi, ma se si andasse al governo si dovrebbe prendere tutto il meglio.
    Nessun rischio dal voto, e sulle riforme Fdi garantirà disponibilità perché si arrivi alle scadenze in tempo utile. Sul rapporto con gli alleati, via i tatticismi, bisogna compattarsi e battere l’avversario: il Pd.La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
    “Da tempo lavoriamo alla costruzione di un programma – spiega la leader di Fratelli d’Italia – . A differenza della sinistra, non ci dobbiamo inventare un’identità. Le nostre proposte si conoscono, si tratta di ribadirle”.
    Guardando alla campagna elettorale, “il centrodestra può vincere le elezioni, ma governerà in una fase complessa”. E dunque “nel programma comune – spiega – dovremmo concentrarci sulle cose che si possono fare. Meglio mettere una cosa in meno, che una in più che non si può realizzare”. Ed è presto per parlare di nomi. “Dovremmo prendere tutto il meglio che c’è. Senza pregiudizi”, afferma. Quanto alla scelta del premier, in caso di vittoria, “chi vince governa”, la chiude Meloni, “questa regola ha sempre funzionato”, “non abbiamo nemmeno il tempo di cambiarla”. E sempre sui rapporti con gli alleati, la leader di Fdi confida “che si mettano da parte i tatticismi”. Bisogna “compattarsi per battere l’avversario. L’avversario è il Pd”, puntualizza.
    Sulle riforme da fare in vista della nuova tranche del Pnrr “garantiremo la nostra disponibilità affinché si arrivi alle scadenze in tempo utile”, assicura Meloni. “Se non otteniamo dei soldi è perché il governo non ha lavorato bene”, aggiunge.
    Nessun dubbio sull’Ucraina. Sostenerla “è stata una delle decisioni più facili della mia vita”, dichiara. Sull’invio di armi dice che “bisogna essere lucidi: non possiamo pensare di essere neutrali senza conseguenze”. E chiarisce che la politica estera di un governo a guida Fratelli d’Italia resterà quella di oggi: “per me è una condizione. E non credo che gli altri vogliano metterla in discussione”.
    Dal suo blog, intanto, Beppe Grillo parla dei due mandati e osserva che “sono la luce nella tenebra, sono l’interpretazione della politica in un nuovo modo, come un servizio civile. Sia io che Casaleggio quando abbiamo fatto queste regole non l’abbiamo fatto per ‘l’esperienza’, per andare avanti, ma perché ci vuole una interpretazione della politica in un nuovo modo”. E aggiunge: “Noi siamo questi e la legge dei due mandati deve diventare una legge di Stato. L’Italia si merita una legge sui due mandati e sui cambi di casacca”.
    “Ci vuole una nuova interpretazione della politica e vi dico la verità – aggiunge il garante del M5s -: tutti questi sconvolgimenti, queste defezioni nel nostro Movimento, queste sparizioni sono provocate da questa legge (dei due mandati, ndr) che è innaturale, che è contro l’animo umano. C’è gente che fa questo lavoro, entra in politica per diventare poi una ‘cartelletta’. Gigino ‘a cartelletta’ ora è di là che aspetta il momento di archiviarsi in qualche ministero della Nato. Ed ha chiamato decine e decine di cartellette che aspettano come lui di essere archiviate a loro volta in qualche ministero”.

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    Il concerto di Piovani in piazza del Quirinale

    “C’è ancora tanto, tanto bisogno di ragione affinché le Erinni cessino di spargere veleno e morte nelle nostre città”. Nell’introdurre il concerto ‘Il sangue e la parola”, ispirato alle Eumenidi di Eschilo, il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato fa ricorso al mito greco per affermare il primato dello stato di diritto sulla vendetta. “Quando l’iniziativa fu concepita – ha detto – sapevamo che le Erinni non erano scomparse, ma pensavamo che fosse saldo nel mondo, soprattutto nella nostra parte di mondo, il primato del logos, della parola al posto del sangue. Poi è venuto il sangue ucraino e il senso delle Eumenidi è divenuto ancora più tragicamente attuale”. Il concerto in piazza del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – con sullo sfondo le due istituzioni simbolo dei valori costituzionali, la presidenza della Repubblica e il Palazzo della Consulta – è nato da un’idea di Nicola Piovani, ed è stato promosso dalla Corte e organizzato in collaborazione con la Rai e il Teatro dell’Opera di Roma. Il testo è liberamente tratto dalle Eumenidi di Eschilo, dalla Costituzione italiana e dai lavori preparatori dell’Assemblea costituente.
    “Le Eumenidi – ha spiegato Amato – narrano la celebrazione, 2.500 anni fa, del primo processo fondato non sulla vendetta, ma sulla ragione, non sulla maledizione, ma sulla giustizia, non sul sangue che chiama sangue, ma sul logos, che convince e placa. Le Erinni, orribili portatrici del vecchio, saranno sconfitte dal giudizio dell’Areopago; non solo, esse stesse accetteranno il nuovo mondo e diverranno benedicenti, eumenidi. Nasceva così lo stato di diritto”. Quei principi saranno poi riaffermati nell’Italia del dopoguerra dalle nostre madri e dai nostri padri costituenti, e diventeranno il cuore della Costituzione italiana. La Consulta ha voluto e promosso questo concerto nel solco delle iniziative intraprese in questi anni, dai Viaggi in Italia, nelle scuole e nelle carceri, alla libreria dei podcast, per promuovere la cultura costituzionale, farsi conoscere e conoscere, e rafforzare il legame con la società civile. Ad assistere, in piazza del Quirinale più di mille persone: giovani, professionisti, intellettuali ma anche alcuni ragazzi di Nisida, dove Amato è tornato quest’anno dopo il viaggio nelle carceri, ex detenuti, poliziotti penitenziari, direttori e parenti di vittime di reati.

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    Rebus alleanze, Pd frena su Renzi e Calenda va da sé

    Nell’immediato dopo-Draghi, il Pd cerca la strada delle alleanze. Il progetto l’ha illustrato Enrico Letta all’indomani della fine del governo: “Faremo una proposta basata sulle nostre idee, per vincere le elezioni” e sarà rivolta a tutti, tranne a chi non ha votato la fiducia.Quindi, il M5s è fuori. Per la verità, di paletti ce ne sono altri. Per esempio, Matteo Renzi non pare ospite gradito: alcuni ambienti del Nazareno ritengono che i “pro” di un patto con lui siano meno dei “contro”. Ma è il momento dello choc dopo il terremoto, dei continui riposizionamenti, delle grandi manovre, dei giri di telefonate. Per esempio: fra gli gli alleati del Pd c’è chi non ha intenzione di chiudere definitivamente la porta al M5s: non lo ha fatto il leader di Articolo Uno Roberto Speranza né quello di Sinistra italiana Nicola Fratoianni.Mentre Carlo Calenda ha continuato a rispondere picche a un’alleanza di centrosinistra: “Non abbiamo alcuna intenzione di entrare in cartelli elettorali che vanno dai Verdi a Di Maio”. I tempi sono stretti: le elezioni fissate al 25 settembre impongono il deposito dei simboli entro la metà di agosto. Per definire le candidature c’è una settimana in più. I giochi, quindi, si faranno nei prossimi giorni. Martedì Letta riunirà la direzione. Sarà lì che si definiranno le scelte del Pd. E sarà lì che potranno essere messe sul piatto le posizioni delle truppe, che non sono affatto monolitiche: la rottura col M5s non piace a tutti a sinistra anche solo per un calcolo sulle possibilità di vittoria nei collegi uninominali al sud. Il Pd è invece compatto sulla linea del no.Per il momento, il clima è di attesa, di studio delle mosse. Se ci sono malumori, restano sottotraccia. Per esempio, il retroscena di Repubblica del “No” del Pd all’alleanza con Renzi non provoca la ridda di comunicati e tweet che ci sarebbe stata in altri momenti. Anche le proteste di Italia viva potevano essere più rumorose. La prima è del presidente del partito, Ettore Rosato: “Oggi Letta dice: con Di Maio sì, con Renzi no.  Auguri! Noi stiamo con l’Area Draghi”..Nel Pd si ricordano le posizioni diverse sulla riforma della Giustizia e si rimarca: Non se ne fanno questioni personali o di veti. Ma a quanto pare resta anche il trauma” lasciato dalla vicenda del Ddl Zan. E poi – si ragiona -quanti vota porta Renzi e quanti ne toglie? Per il ministro Andrea Orlando, “il punto fondamentale è ripartire dal Pd. Il Pd non deve caratterizzarsi in funzione delle alleanze che fa ma della proposta politica che vuole mettere in campo, del programma con cui si candida a cambiare il paese”. Il progetto di Letta è vicino a quello di Luigi Di Maio, che intanto continua a tessere col sindaco di Milano, Giuseppe Sala: “Si sta delineando un’area di unità nazionale che si contrappone sicuramente a Conte e a Salvini – ha detto il ministro degli Esteri – ma anche a una destra che ha scommesso per far cadere questo Governo”. Ma i nodi dell’alleanza restano: “Credo che il M5s abbia commesso un errore grave in Senato, ma l’avversario resta la destra”, ha spiegato Speranza (Articolo Uno), lasciando la porta aperta al Movimento. Che però, pare ormai su altri lidi: “In queste ore – ha detto Giuseppe Conte – leggo diverse dichiarazioni arroganti da parte del Pd. Non accettiamo la politica dei due forni”. Alle manovre nel centrosinistra si sommano quelle al centro. Anche alla luce delle perplessità del Nazareno, Iv rilancia il progetto del rassemblement di centro : “Noi con Calenda diciamo le stesse cose al 95% – ha detto Rosato – Penso che la campagna elettorale consentirà a questa area di nascere e si incuneerà fra populismi di destra e di sinistra”. Eppure, il patto con Calenda ancora non c’è e neppure pare scontato.   

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    Salvini: “Il premier lo sceglie chi prende un voto in più”

    “ll prossimo premier? Finalmente lo sceglieranno gli Italiani: chi prenderà un voto in più avrà l’onore e l’onere di indicare il nome”. Lo scrive su Twitter il leader della Lega Matteo Salvini.
    Sullo strappo che ha determinato la crisi di governo “non c’è stato nessun concorso del centro-destra. Noi siamo stati sempre i più leali sostenitori del governo Draghi. Era un governo di unità nazionale che noi per primi avevamo proposto per far fronte alle emergenze del Paese. Sono stati i Cinque Stelle a mettere in crisi il governo, ancora una volta, rifiutando di votare un provvedimento davvero essenziale per gli italiani”. Lo ha detto il leader di Fi, Silvio Berlusconi, al Tg5.
    Secondo l’ex premier, “a fronte di questo, il Presidente Draghi una settimana fa si era recato dal Capo dello Stato e aveva presentato le sue dimissioni perché riteneva che così non si potesse continuare. Noi abbiamo detto e scritto in tutti i modi che eravamo pronti a sostenere anche un altro governo Draghi fino alla fine naturale della legislatura. Questo naturalmente sarebbe stato possibile solo ripartendo senza i Cinque Stelle, senza i loro ministri e i loro sottosegretari, visto che loro stessi si erano posti fuori dalla maggioranza, dopo aver paralizzato per mesi l’azione di governo con i loro veti”.
    Sul rifiuto di Mario Draghi di presiedere un governo senza il M5s, Silvio Berlusconi, si dice “più che sorpreso, amareggiato”. Purtroppo, afferma il leader azzurro, “è prevalsa la volontà del Pd di strumentalizzare Draghi a fini elettorali. Ma noi abbiamo la coscienza a posto. Del resto – aggiunge – non abbiamo mai votato contro Draghi, non gli abbiamo mai negato la fiducia, semplicemente i nostri senatori non hanno partecipato ad una votazione senza senso, su un documento, quello presentato dal sen. Casini, che non diceva nulla e che lasciava tutto com’era”
    Quanto alle elezioni fra due mesi, il leader azzurro osserva che “ogni allarmismo è davvero strumentale e andare alle elezioni a settembre non è una tragedia. Forse questo non è il momento più opportuno per farle, ma le elezioni non sono una patologia, sono l’essenza del sistema democratico, della democrazia. E dopo molti anni gli italiani potranno finalmente scegliere da chi vogliono essere governati. Perché l’ultimo governo eletto dagli italiani è stato il mio governo eletto nel 2008”.
    “Nel nostro programma c’è l’aumento delle pensioni, tutte le nostre pensioni, ad almeno mille euro al mese per 13 mensilità” e poi “c’è l’impegno a mettere a dimora, a piantare ogni anno almeno un milione di alberi su tutto il territorio Nazionale”, spiega Berlusconi. 
    “Il nostro è un programma semplice – sottolinea il leader forzista -, sono 8 punti fondamentali per far ripartire l’Italia e per alleviare le difficoltà e le sofferenze degli italiani. Ve li leggo: meno tasse, meno burocrazia, meno processi, più sicurezza, per i giovani, per gli anziani, per l’ambiente e poi la nostra politica estera”. 
    Il presidente di Forza Itali aha poi incontrato a Roma la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Lo riferiscono fonti dei due partiti, aggiungendo che “i due leader hanno convenuto sulla necessità di lavorare, anche d’accordo con il leader della Lega, Matteo Salvini, alla convocazione nei primi giorni della prossima settimana un vertice del centrodestra, per affrontare i nodi politici dopo lo scioglimento delle camere e in vista delle elezioni politiche”.