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    No del Senato alla parità di genere nel linguaggio ufficiale

    L’Aula del Senato ha respinto l’emendamento della senatrice Maiorino che chiedeva la possibilità di adottare la differenza di genere nella comunicazione istituzionale scritta. La proposta ha ottienuto 152 voti favorevoli, non sufficienti a raggiungere la maggioranza assoluta necessaria per quasta votazione.
    Molte le contestazioni procedurali in Aula, soprattutto da parte del M5s, ma la presidente Casellati ha tagliato corto e le definisce proteste “pretestuose e inaccettabili”, i senatori, ha precisato, “dovrebbero conoscere le regole”.
    Esponenti del Pd, M5s e Italia viva hanno definito “gravissimo”, un “passo indietro” la bocciatura dell’emendamento.
    La proposta Maiorino (M5s) puntava a introdurre nel Regolamento “l’utilizzo di un linguaggio inclusivo” è stata votata a scrutinio segreto e ha ottenuto nell’aula di Palazzo Madama 152 voti favorevoli, 60 contrari e 16 astenuti. L’emendamento prevedeva che il “Consiglio di presidenza stabilisce i criteri generali affinché nella comunicazione istituzionale e nell’attività dell’amministrazione sia assicurato il rispetto della distinzione di genere nel linguaggio attraverso l’adozione di formule e terminologie che prevedano la presenza di ambedue i generi attraverso le relative distinzioni morfologiche, ovvero evitando l’utilizzo di un unico genere nell’identificazione di funzioni e ruoli, nel rispetto del principio della parità tra uomini e donne”. Inoltre le proposte di adeguamento del testo sarebbero passate al vaglio della Giunta per il regolamento.
    Cirinnà (Pd): “Negata parità genere nel linguaggio ufficiale” “Respinto ora, 27luglio, con voto segreto l’emendamento per introdurre nel Regolamento del Senato la parità di genere nel linguaggio ufficiale. Se questo è l’anticipo del nuovo Parlamento, abbiamo un motivo in più per lottare con forza. La nostra Italia crede nell’eguaglianza”. Lo scrive in un tweet la sen. Monica Cirnnà, responsabile Diritti del Pd.
    Valente (Pd): “Gravissimo il voto sul linguaggio di genere””Ciò che è avvenuto oggi al Senato è gravissimo. Fratelli d’Italia con la complicità di tutta la destra ha manifestato cosa pensa del ruolo delle donne nella società, chiedendo il voto segreto sull’emendamento che avrebbe consentito di utilizzare la differenza di genere nel linguaggio ufficiale di un’istituzione importante come Palazzo Madama. I nodi vengono al pettine. Il linguaggio è un fattore fondamentale di parità. Verbalizzare la differenza vuol dire riconoscerla, negarla vuol dire chiedere l’omologazione. Il ruolo non è neutro, è maschile. Impedire alle donne di essere riconosciute nel ruolo che svolgono significa dare per scontato che quel ruolo sia appannaggio maschile. Il tema non si è mai posto per maestra o infermiera, chiediamoci perché si pone per parlamentare o presidente. Negare questo passo di civiltà e di progresso a una delle più importanti istituzioni del Paede racconta molto dei rischi che una cultura reazionaria può innescare”. Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della commissione Femminicidio.
    Malpezzi (Pd): “La destra affossa parità genere nel Regolamento””La destra chiede il voto segreto per affossare l’emendamento per introdurre nel Regolamento del Senato la parità di genere nel linguaggio ufficiale. Questa è la destra reazionaria che vuole guidare il Paese: per loro le donne non esistono neanche nel linguaggio”. Così su Twitter la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi.
    Perilli (M5s): “Un passo indietro gigantesco nelle politiche di genere””E’ stato un passo indietro gigantesco nelle politiche di genere aver bocciato l’emendamento 5 Stelle, a prima firma Maiorino, sull’adeguamento del linguaggio nella comunicazione istituzionale e nei lavori dell’Amministrazione. Ancora una volta si predica bene e si razzola malissimo”. Lo ha detto il senatore M5S Gianluca Perilli intervenendo sulla riforma del regolamento del Senato.
    Conzatti (Iv): “La parità di linguaggio serve, grave lo stop””Il linguaggio è identità. Quello che puoi pensare e chiamare diventa prima possibile e poi reale. Per questo chiamare il ruolo delle donne fa sì che le donne possano immaginarsi in quel ruolo. Il linguaggio di genere deve entrare anche nelle Istituzioni ed è grave che oggi in parlamento sia stata stoppata la parità di genere nel linguaggio, è un’occasione persa”. Così in una nota la senatrice Donatella Conzatti (Iv), segretaria della commissione Femminicidio.
    Malan (FdI): “No a ideologismi sul linguaggio” “Fratelli d’Italia è l’unico grande partito della storia d’Italia ad essere guidato da una donna, e oltre a lei annovera molte donne in ruoli di spicco. Così si dimostra attenzione all’apporto femminile nel mondo delle istituzioni. Non con norme-manifesto ideologiche da campagna elettorale. Ci siamo astenuti sull’emendamento Maiorino sul cosiddetto ‘linguaggio di genere’ perché riteniamo che l’evoluzione del linguaggio non si faccia per legge o per regolamento, ma attraverso l’evoluzione del modo di pensare e parlare dei popoli. Imporre che in tutti i documenti del Senato si debba scrivere, ad esempio, non più ‘i senatori presenti’ ma ‘i senatori e le senatrici presenti’, non più ‘i componenti della Commissione’ ma ‘le componenti ed i componenti’, ha davvero poco senso. Nessuno, infatti, né oggi né all’epoca della Costituente, ha mai pensato che quando la Costituzione dice che ‘I senatori sono eletti a suffragio universale’ si intende che le senatrici sono elette in un altro modo. Le donne si difendono con il criterio del merito, con adeguati sostegni a chi le assume, con città sicure dove possono uscire da sole, con attenzione a donne e uomini che si occupano della famiglia. È curioso notare, infine, che quasi tutti i sostenitori del linguaggio ‘di genere’ hanno sostenuto il Ddl Zan, per il quale il ‘genere’ è opinabile, auto-attribuita e mutevole”. Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, componente della Giunta del Regolamento del Senato.

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    ++ No Senato a parità genere in linguaggio ufficiale ++

    L’Aula del Senato respinge l’emendamento della senatrice Maiorino che chiedeva la possibilità di adottare la differenza di genere nella comunicazione istituzionale scritta. La proposta ottiene 152 voti favorevoli non sufficienti a raggiungere la maggioranza assoluta necessaria per quasta votazione.
    Molte le contestazioni procedurali in Aula, soprattutto da parte del M5s, ma la presidente Casellati ha tagliato corto e le definisce proteste “pretestuose e inaccettabili”, i senatori, ha precisato, “dovrebbero conoscere le regole”. (ANSA).   

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    Letta: 'Dopo il voto sole o luna'. Sala: 'Campo largo o si perde'

    Letta: ‘Dopo il volo o sole o luna. Noi giochiamo la partita fino in fondo’. “La sinistra è il Pd, a tutti quelli che discutono su dov’è la sinistra dico: la nostra ambizione è di essere il più grande partito ambientalista in Europa e in grado di dare delle risposte forti a chi vuole un futuro di progresso”. Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, alla presentazione del libro di Gianni Cuperlo, Rinascimento europeo. “La nostra ambizione è di essere il grande partito della sinistra italiana in grado di ridare casa a una forte progettualità di progresso”.
    “Questa legge elettorale una maggioranza la darà e un governo ci sarà, ma può essere di un tipo o dell’altro: sole o luna. Non ci sarà una terza strada che consentirà di fare chissà cosa, o vincono gli uni o gli altri”. Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, alla presentazione del libro di Gianni Cuperlo, Rinascimento europeo, in corso alla Camera.
    “Il nostro programma sarà Italia 2027, per raccontare quale sarà l’Italia del 2027 con progetti su società, diritti, ambiente”, ha detto Letta. “Abbiamo dovuto anticipare i tempi – ha aggiunto parlando della campagna elettorale – ma la partita la giochiamo e la giochiamo fino in fondo”.
    Sala: ‘Niente veti, senza campo largo si perde”. Spero che nessuno ponga veti perché questo non è il momento dei veti”. Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, parlando della necessità di creare un campo largo del centrosinistra in vista delle elezioni, alla luce dell’incontro che ha avuto ieri a Roma con Luigi Di Maio ed Enrico Letta. “L’unica cosa che ho chiesto a Letta è di lavorare in questo momento affinché si azzerino i veti”, ha aggiunto.
    “Di Maio ha manifestato a Letta la disponibilità a far parte del centrosinistra. Se qualcuno giudica negativo il fatto di allargare un campo che parte sfavorito lo dica, ma se non si prova ad allargare il campo si perde”, ribadisce il sindaco. “Quando sento dire da Pizzul che in Lombardia dovremmo andare con i 5stelle la mia risposta è ‘not in my name’ io non ci sto” aggiunge Sala commentando l’apertura del capogruppo del Pd in Regione Lombardia, Fabio Pizzul, ad un’alleanza con il Movimento 5 stelle per le regionali in Lombardia. “Lo dico in buona fede e sono stato uno di quelli che per primo anni fa diceva ‘guardiamo ai 5 stelle, al loro elettorato e alle loro idee’ – ha concluso – però dopo tutto quello che è successo e soprattutto col posizionamento che stanno avendo non credo”.

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    Decreto Aiuti, incontro Draghi-sindacati 'Non 200 euro ma decontribuzione'

    “Confermo la volontà del Governo di non abbandonare i lavoratori, i pensionati, le imprese”. Così il presidente del Consiglio Mario Draghi ai segretari di Cgil, Cisl e Uil nel corso dell’incontro che si è tenuto a Palazzo Chigi, a cui hanno partecipato i ministri Franco, Giorgetti, Patuanelli, Orlando e Brunetta e il sottosegretario Garofoli.Non una replica del bonus 200 euro ma un intervento di “decontribuzione”: lo ha annunciato il governo per il prossimo decreto aiuti secondo quanto riferiscono i segretari di Cisl Luigi Sbarra e Uil Pierpaolo Bombardieri al termine dell’incontro a Palazzo Chigi. “Ci hanno detto che interviene sulla decontribuzione dei lavoratori dipendenti quindi si aumenta il netto in busta paga” ha detto Bombardieri. spiegando che ancora non si hanno però i dettagli della misura. “E’ la base di partenza del confronto” con le parti sociali, ha confermato anche il ministro Andrea Orlando lasciando la sede del governo.”L’incontro ha prodotto alcune prime risposte nella direzione da noi richiesta. Credo che la strada sia giusta. Valuteremo l’entità” delle misure del decreto Aiuti bis. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi.
    Anticipo dell’indicizzazione per la rivalutazione delle pensioni prevista per gennaio 2023, per il secondo semestre del 2022. E’ una delle misure indicata dal governo ai sindacati su cui si sta lavorando. Lo ha spiegato il leader della Cisl, Luigi Sbarra al termine dell’incontro con il premier Mario Draghi.”La valutazione è positiva. Il governo si è impegnato con noi a fare interventi strutturali sulla decontribuzione per aumentare il netto in busta paga dei lavoratori dipendenti e ad anticipare la rivalutazione delle pensioni prevista per gennaio. Era quello che avevamo chiesto. Stop ai bonus ma interventi strutturali”. Così il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi. Per quanto riguarda il bonus 200 euro “il governo si è impegnato a recuperare i lavoratori rimasti fuori, come quelli dell’agricoltura”, ha aggiunto.Il presidente Carlo Bonomi ha convocato per domani – apprende l’ANSA – una riunione straordinaria del Consiglio Generale di Confindustria per un confronto interno su crisi di Governo e congiuntura economica. Potrebbe essere anche l’occasione per rompere un silenzio che non è passato inosservato: ancora nessun commento infatti è arrivato dai vertici degli industriali dal giorno della crisi di Governo. In Consiglio Generale, organo di indirizzo politico e di raccordo tra vertice e base associativa, sono rappresentate tutte le diverse articolazioni del sistema Confindustria: territori, settori, Piccola Industria, Giovani Imprenditori.
    Intanto i sindacati proclamano lo sciopero generale l’8 il 9 ottobre. “Dichiariamo adesso che qualsiasi governo ci sarà, noi l’8 e il 9 ottobre saremo in piazza a sostenere le nostre proposte, in modo che non ci siano elementi di ambiguità, con qualsiasi governo abbiamo intenzione di portare avanti le nostre proposte”. Lo ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini, alla presentazione del libro di Gianni Cuperlo, Rinascimento europeo, in corso alla Camera. Landini ha ricordato che il 9 ottobre è l’anniversario dell’assalto della sede della Cgil a Roma. “Non fu l’attacco alla camera del lavoro, ma è un disegno più in generale di mettere in discussione” certi soggetti attori della democrazia.

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    Fisco: delega riparte in Senato, accordo per non modificarla

    In bilico dopo la crisi di governo, la delega fiscale riparte in Senato. La conferenza dei capigruppo, chiariscono fonti parlamentari, l’ha qualificata come materia su cui si può deliberare in commissione nonostante non sia tra gli obiettivi del Pnrr. È stata messa in calendario domani alle 8.30 in commissione Finanze, con relatrice la senatrice di FI Roberta Toffanin. A quanto si apprende, i partiti che sostenevano il governo Draghi si sono accordati per non modificare il testo approvato dalla Camera, dove l’iter è stato complesso, in particolare sulla riforma del catasto. Ci sono solo pochi emendamenti di FdI.

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    Sindaco Decaro non si candida, 'non tradisco Bari'

    (ANSA) – BARI, 27 LUG – Con un post su Facebook il sindaco di
    Bari e presidente Anci Antonio Decaro, lascia intendere la sua
    decisione di non candidarsi alle prossime elezioni Politiche del
    25 settembre. Nel post Decaro ammette di averci “pensato” dopo
    che anche “il partito” gli ha chiesto di “andare a dare una mano
    a Roma”. Ma, precisa, “Bari è la mia città e non posso
    tradirla”. Il suo secondo mandato da primo cittadino del
    capoluogo pugliese scadrà nel 2024.   
    A pochi minuti dalla sua pubblicazione, il post ha ricevuto
    migliaia di ‘mi piace’. In tanti, scrive Decaro su Fb, “mi hanno
    detto in questi giorni ‘Dovresti andare a dare una mano a Roma’.   
    Cittadini, amici, il partito. Lo ammetto, ci ho pensato. Perché
    credo che chi fa politica debba impegnarsi in prima persona.   
    Sempre”. “Ma Bari – precisa – è la mia città. La città dove sono
    nato. La città che ho promesso di amministrare. La città che
    otto anni fa mi ha messo una fascia tricolore sulle spalle. E
    non posso tradirla”. “Perché – conclude – con questa città ho un
    patto da onorare. E perché qui a Bari, come in nessun altro
    posto nel mondo, io sono felice”. (ANSA).   

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    Papa, la Chiesa guarisca, non si difenda dalla verità

     Sulle rive erbose del Lago Sant’Anna, a circa 72 km a ovest di Edmonton, meta ogni anno di un pellegrinaggio cattolico dalla fine del XIX secolo proprio nell’odierna festa della santa, Papa Francesco lancia un molteplice appello ad ascoltare il “battito materno” della terra, a una fraternità basata sull’unione “dei distanti”, a una Chiesa che non si trinceri nella difesa dell’istituzione a dispetto della “ricerca della verità”. E ai “fratelli indigeni” dice: “Siete preziosi per me e per la Chiesa”.    Ci sono tanti appartenenti alle comunità autoctone, infatti, tra i circa diecimila che partecipano a questo tradizionale “Lac Ste. Anne Pilgrimage”, e, in un’atmosfera da sagra ‘country’, si uniscono ai pellegrini provenienti soprattutto dal Canada e dagli Stati Uniti nord-occidentali, che giungono presso questo lago per bagnarsi nelle sue acque ritenute sante e pregare. E’ un luogo da millenni sacro anche ai nativi: chiamato Wakamne, “Lago di Dio”, dai Nakota Sioux e “Lago dello Spirito” dal popolo Cree, noto agli indigeni come posto di guarigione.    Il Papa, accompagnato dai suoni tradizionali del tamburo, vi celebra la Liturgia della Parola, preceduta da un’inedita “benedizione del lago”. “Qui, immersi nel creato, c’è un altro battito che possiamo ascoltare, quello materno della terra – dice nell’omelia in spagnolo – e così come il battito dei bimbi, fin dal grembo, è in armonia con quello delle madri, così per crescere da esseri umani abbiamo bisogno di cadenzare i ritmi della vita a quelli della creazione che ci dà vita”.    Ricordando poi il Lago di Galilea dove predicò Gesù, Francesco sottolinea che “proprio quel lago, ‘meticciato di diversità’, divenne la sede di un inaudito annuncio di fraternità; di una rivoluzione senza morti e feriti, quella dell’amore”. E qui, “sulle rive di questo lago, il suono dei tamburi che attraversa i secoli e unisce genti diverse, ci riporta ad allora. Ci ricorda che la fraternità è vera se unisce i distanti, che il messaggio di unità che il Cielo invia in terra non teme le differenze e ci invita alla comunione, a ripartire insieme, perché tutti siamo pellegrini in cammino”.    Il Pontefice tocca anche il tema della “guarigione” dai tanti traumi del passato, in particolare dell’opera colonizzatrice. Ma avverte che “ora tutti noi, come Chiesa, abbiamo bisogno di guarigione: di essere risanati dalla tentazione di chiuderci in noi stessi, di scegliere la difesa dell’istituzione anziché la ricerca della verità, di preferire il potere mondano al servizio evangelico”. “Aiutiamoci, cari fratelli e sorelle, a dare il nostro contributo per edificare con l’aiuto di Dio una Chiesa madre come a Lui piace – esorta – capace di abbracciare ogni figlio e figlia; aperta a tutti e che parli a ciascuno; che non vada contro qualcuno, ma incontro a chiunque”.    Inoltre, “se vogliamo prenderci cura e risanare la vita delle nostre comunità, non possiamo che partire dai poveri, dai più emarginati”. Occorre “guardare di più alle periferie e porsi in ascolto del grido degli ultimi; saper ascoltare il dolore di quanti, spesso in silenzio, nelle nostre città affollate e spersonalizzate, gridano: ‘Non lasciateci soli!'”.    È il grido “di anziani che rischiano di morire da soli in casa o abbandonati presso una struttura, o di malati scomodi ai quali, al posto dell’affetto, viene somministrata la morte”. È il grido “soffocato di ragazzi e ragazze più interrogati che ascoltati, i quali delegano la loro libertà a un telefonino, mentre nelle stesse strade altri loro coetanei vagano persi, anestetizzati da qualche divertimento, in preda a dipendenze che li rendono tristi e insofferenti”. “Non lasciateci soli – lamenta il Papa – è il grido di chi vorrebbe un mondo migliore, ma non sa da dove iniziare”.    E rivolgendosi infine ai “cari fratelli e sorelle indigeni” – al centro in questi giorni in Canada delle sue richieste di perdono per le politiche di assimilazione dei nativi e per i soprusi nelle scuole residenziali cattoliche – Francesco dice di essere “venuto pellegrino anche per dirvi quanto siete preziosi per me e per la Chiesa”. “Desidero che la Chiesa sia intrecciata a voi, come stretti e uniti sono i fili delle fasce colorate che tanti di voi indossano – conclude – il Signore ci aiuti ad andare avanti nel processo di guarigione, verso un avvenire sempre più risanato e rinnovato”.    

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    Calenda, alleati Pd? Solo con chi non ha fatto cadere Draghi

        Azione ha contatti con il Pd? “Ci sono contatti con tutti quelli che non hanno fatto cadere Draghi, ci sono contatti aperti” anche “con personalità di Forza Italia che escono o sono uscite”. Lo ha detto il leader di Azione Carlo Calenda intervenendo a Radio Anch’io spiegando che ci sono due obiettivi principali: “Primo è non far vincere la destra peggiore dell’universo; secondo avere una forte identità che parli al mondo liberale” e facendo capire che quello con i Dem sarà un accordo tecnico, altrimenti non ha paura ad andare da solo.    A chi gli ha chiesto se però, alla fine, il risultato elettorale sia scontato, Calenda replica: “Ricordo che a Roma io sono partito dal 6% e alla fine ho chiuso al 20%. Oggi, con gli italiani al mare, delusi dalla politica, quando possiamo dire che avranno valore i sondaggi? Io credo tra fine agosto e inizi settembre” ed è quindi “difficile oggi dire come andrà. Posso però dire che io farò una cosa seria e responsabile” per il bene del paese.  “Il Pd – prosegue – deve decidere dove stare e al mio amico Enrico Letta dico che nessuno è costretto a nulla: decidi secondo coscienza che cosa vuoi fare. Gli interventi nella Direzione Pd erano tutti nell’ottica ‘siamo stati bravissimi, rivendichiamo l’alleanza con i 5S’. Sostanzialmente si diceva che erano meglio i Cinquestelle di Calenda. Se questo è quello che pensa, se stanno preparando una alleanza forte ed elettorale con i 5 Stelle, noi non ci possiamo stare perché noi con loro non ci siamo mai stati” ricorda il segretario di Azione, Carlo Calenda.