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    Centrodestra: trovata l'intesa sul premier e sui 221 collegi uninominali A FdI 98 seggi, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia

    “I leader del centrodestra hanno raggiunto pieno accordo e avviato il lavoro con l’obiettivo di vincere le prossime elezioni e costruire un governo stabile e coeso, con un programma condiviso e innovativo. La coalizione proporrà quale premier l’esponente indicato da chi avrà preso più voti”. È quanto si legge nella nota congiunta del centrodestra.”È stata trovata intesa per correre insieme nei 221 collegi uninominali selezionando i candidati più competitivi in base al consenso attribuito ai partiti. Si presenterà una lista unica nelle circoscrizioni estere e ha istituito il tavolo del programma che si insedierà nelle prossime ore”.
    La spartizione dei collegi elettorali definita nel vertice di centrodestra prevede, a quanto si apprende, 98 seggi a FdI, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia, compreso l’Udc, e 11 a Noi con l’Italia più Coraggio Italia

    Il vertice di centrodestra

    MELONI LA SPUNTA, CHI HA PIU’ VOTI INDICHERA’ IL PREMIERLa regola del 2018 è salva: il partito che prenderà più voti nel centrodestra il 25 settembre, avrà la ‘prelazione’ sul nome del prossimo premier. Ed è salva la linea di Giorgia Meloni che incassa l’ok degli alleati riuniti per oltre tre ore a Montecitorio. Le regole non si cambiano in corsa, martella da mesi la leader romana e oggi nel primo vertice pre-elettorale con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, ne strappa la conferma. E’ lei, dunque, a segnare il primo punto sulla premiership. E l’ok spiana la strada al suo partito, visto il buon vento che arriva dai sondaggi. E si chiude anche la partita dei 221 collegi uninominali. L’intesa sul criterio della loro distribuzione si baserà sulla selezione dei candidati più competitivi in base al consenso attribuito ai partiti. In sostanza: 98 seggi a Fdi, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia, compreso l’Udc, e 11 a Noi con l’Italia più Coraggio Italia. 
    Elezioni, Lupi: ‘Vogliamo essere il pilastro del Centrodestra’

    Per la Lega i sentimenti prevalenti sono “soddisfazione e ottimismo”, fanno sapere a fine incontro. Così a due mesi dal voto, vissuto come l’occasione d’oro per tornare a Palazzo Chigi, il centrodestra apparentemente si ricompatta proprio sul nodo della leadership. O almeno nessuno alza le barricate contro la rivale più temuta. Anzi, è Salvini che annuncia l’accordo a riunione ancora in corso: “Decidono gli italiani: chi prende un voto in più, indica chi governerà l’Italia nei prossimi cinque anni”, rimarca intervistato dal Tg5. E rivendica sorridente: “La squadra è compatta”. Eppure qualcuno non si fida del tutto: il clima “ottimo” che si respira alla Camera nasconde il tentativo di prender tempo, è la versione più maliziosa

    Agenzia ANSA

    In una intervista a ‘La Repubblica’ la ministra spiega le ragioni che l’hanno spinta a lasciare FI (ANSA)

    A un piano di distanza dal Pd di Enrico Letta che accorre numeroso a Montecitorio per la presentazione del libro di Cuperlo, la ‘triplice alleanza’ si vede nella sala Salvadori della Lega. E per la prima volta fuori dalle ville del Cavaliere (e in versione allargata anche a Udc, Noi con l’Italia e Coraggio Italia), prova a superare le ruggini del voto sul Quirinale. Lo fa Berlusconi che torna nel Palazzo con aria concentrata e molto seria. Mano nella mano con la compagna Marta Fascina, ‘scortato’ dal vice Antonio Tajani e dalla fedelissima, la senatrice Licia Ronzulli, saluta i commessi ed entra nella sala. L’ultima volta era il 9 febbraio di un anno fa per le consultazioni di Mario Draghi e fu un mezzo show. Sia a favore di flash e telecamere che l’aspettavano fuori, sia per l’applauso di una trentina di azzurri, fra cui Stefania Prestigiacomo. Altri tempi soprattutto per il suo partito, che perde un’altra parlamentare. Con la deputata Rossella Sessa, le uscite salgono a 6 . Aria distesa per Salvini che arriva in versione casual – scarpe da tennis e jeans – parlando al telefono. Per la Lega ci sono anche il ministro Giorgetti, mentre FdI conta solo il colonnello Ignazio La Russa, accanto alla presidente. Si attendono i ritardatari e nel frattempo parte un giro di caffè. Si discute ma non c’è aria bellicosa. Si ribadisce in tutto la regola che fu applicata per le politiche del 2018: ogni lista della coalizione correrà da sola con il proprio simbolo e al migliore, per numero di consensi, l’onore di indicare il successore di Draghi, se così sarà. Gli alleati prendono anche l’impegno di aprire un tavolo sul programma elettorale e per presentarsi con una lista unica per le circoscrizioni all’estero. Sul tavolo non si affronta il tema delle amministrative nel Lazio e soprattutto in Sicilia (per il bis di Nello Musumeci, su cui insiste Meloni) e in Lombardia dove ormai è quasi scontro aperto tra Attilio Fontana e Letizia Moratti).

    Agenzia ANSA

    “Io ho dato la mia disponibilità al centrodestra e la riconfermo. Ovviamente mi aspetto un chiarimento col centrodestra. Credo sia doveroso e urgente. Aspetto un chiarimento – ha evidenziato Moratti – dopodiché mi riterrò libera e indipendente di fare le mie scelte” (ANSA)

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    Carfagna lascia il gruppo di Forza Italia, passa al Misto

    Mara Carfagna lascia il gruppo di Forza Italia alla Camera e passa al Misto: lo ha comunicato all’Assemblea di Montecitorio il presidente Roberto Fico.
    Stesso percorso è stato seguito in giornata dalla deputata forzista Rossella Sessa: “Lascio con rammarico politico e sofferenza personale il gruppo di Fi: da oggi sarò nel gruppo Misto. E’ una decisione meditata, necessaria dopo la decisione di interrompere il sostegno al governo Draghi. Sarò sempre riconoscente a Berlusconi per le opportunità che mi ha dato, ma resto convinta che la crisi determinata dalle scelte del partito, e soprattutto dei suoi alleati, vada contro gli interessi del mondo moderato, delle imprese, dei cittadini del Mezzogiorno dove rischiano di interrompersi investimenti mai visti negli ultimi vent’anni”.

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    Conte: 'Nessuna telefonata con Grillo, nessun aut aut mandati'

    “Tra me e Beppe Grillo non c’è stata nessuna telefonata ieri sera e quindi nessun aut aut. Smentisco categoricamente tutte le indiscrezioni in merito. Abbiamo di fronte una grande battaglia da combattere tutti insieme per il Paese, guardiamo uniti nella stessa direzione”. Lo dice il leader del M5s Giuseppe Conte in una nota, smentendo ricostruzioni secondo cui il garante avrebbe minacciato di lasciare il Movimento se nelle candidature per le elezioni fossero concesse delle deroghe al limite dei due mandati. L’aut aut è stato smentito anche da fonti vicine a Grillo, che lo definiscono “una fake news”

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    No del Senato alla parità di genere nel linguaggio ufficiale

    L’Aula del Senato ha respinto l’emendamento della senatrice Maiorino che chiedeva la possibilità di adottare la differenza di genere nella comunicazione istituzionale scritta. La proposta ha ottienuto 152 voti favorevoli, non sufficienti a raggiungere la maggioranza assoluta necessaria per quasta votazione.
    Molte le contestazioni procedurali in Aula, soprattutto da parte del M5s, ma la presidente Casellati ha tagliato corto e le definisce proteste “pretestuose e inaccettabili”, i senatori, ha precisato, “dovrebbero conoscere le regole”.
    Esponenti del Pd, M5s e Italia viva hanno definito “gravissimo”, un “passo indietro” la bocciatura dell’emendamento.
    La proposta Maiorino (M5s) puntava a introdurre nel Regolamento “l’utilizzo di un linguaggio inclusivo” è stata votata a scrutinio segreto e ha ottenuto nell’aula di Palazzo Madama 152 voti favorevoli, 60 contrari e 16 astenuti. L’emendamento prevedeva che il “Consiglio di presidenza stabilisce i criteri generali affinché nella comunicazione istituzionale e nell’attività dell’amministrazione sia assicurato il rispetto della distinzione di genere nel linguaggio attraverso l’adozione di formule e terminologie che prevedano la presenza di ambedue i generi attraverso le relative distinzioni morfologiche, ovvero evitando l’utilizzo di un unico genere nell’identificazione di funzioni e ruoli, nel rispetto del principio della parità tra uomini e donne”. Inoltre le proposte di adeguamento del testo sarebbero passate al vaglio della Giunta per il regolamento.
    Cirinnà (Pd): “Negata parità genere nel linguaggio ufficiale” “Respinto ora, 27luglio, con voto segreto l’emendamento per introdurre nel Regolamento del Senato la parità di genere nel linguaggio ufficiale. Se questo è l’anticipo del nuovo Parlamento, abbiamo un motivo in più per lottare con forza. La nostra Italia crede nell’eguaglianza”. Lo scrive in un tweet la sen. Monica Cirnnà, responsabile Diritti del Pd.
    Valente (Pd): “Gravissimo il voto sul linguaggio di genere””Ciò che è avvenuto oggi al Senato è gravissimo. Fratelli d’Italia con la complicità di tutta la destra ha manifestato cosa pensa del ruolo delle donne nella società, chiedendo il voto segreto sull’emendamento che avrebbe consentito di utilizzare la differenza di genere nel linguaggio ufficiale di un’istituzione importante come Palazzo Madama. I nodi vengono al pettine. Il linguaggio è un fattore fondamentale di parità. Verbalizzare la differenza vuol dire riconoscerla, negarla vuol dire chiedere l’omologazione. Il ruolo non è neutro, è maschile. Impedire alle donne di essere riconosciute nel ruolo che svolgono significa dare per scontato che quel ruolo sia appannaggio maschile. Il tema non si è mai posto per maestra o infermiera, chiediamoci perché si pone per parlamentare o presidente. Negare questo passo di civiltà e di progresso a una delle più importanti istituzioni del Paede racconta molto dei rischi che una cultura reazionaria può innescare”. Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della commissione Femminicidio.
    Malpezzi (Pd): “La destra affossa parità genere nel Regolamento””La destra chiede il voto segreto per affossare l’emendamento per introdurre nel Regolamento del Senato la parità di genere nel linguaggio ufficiale. Questa è la destra reazionaria che vuole guidare il Paese: per loro le donne non esistono neanche nel linguaggio”. Così su Twitter la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi.
    Perilli (M5s): “Un passo indietro gigantesco nelle politiche di genere””E’ stato un passo indietro gigantesco nelle politiche di genere aver bocciato l’emendamento 5 Stelle, a prima firma Maiorino, sull’adeguamento del linguaggio nella comunicazione istituzionale e nei lavori dell’Amministrazione. Ancora una volta si predica bene e si razzola malissimo”. Lo ha detto il senatore M5S Gianluca Perilli intervenendo sulla riforma del regolamento del Senato.
    Conzatti (Iv): “La parità di linguaggio serve, grave lo stop””Il linguaggio è identità. Quello che puoi pensare e chiamare diventa prima possibile e poi reale. Per questo chiamare il ruolo delle donne fa sì che le donne possano immaginarsi in quel ruolo. Il linguaggio di genere deve entrare anche nelle Istituzioni ed è grave che oggi in parlamento sia stata stoppata la parità di genere nel linguaggio, è un’occasione persa”. Così in una nota la senatrice Donatella Conzatti (Iv), segretaria della commissione Femminicidio.
    Malan (FdI): “No a ideologismi sul linguaggio” “Fratelli d’Italia è l’unico grande partito della storia d’Italia ad essere guidato da una donna, e oltre a lei annovera molte donne in ruoli di spicco. Così si dimostra attenzione all’apporto femminile nel mondo delle istituzioni. Non con norme-manifesto ideologiche da campagna elettorale. Ci siamo astenuti sull’emendamento Maiorino sul cosiddetto ‘linguaggio di genere’ perché riteniamo che l’evoluzione del linguaggio non si faccia per legge o per regolamento, ma attraverso l’evoluzione del modo di pensare e parlare dei popoli. Imporre che in tutti i documenti del Senato si debba scrivere, ad esempio, non più ‘i senatori presenti’ ma ‘i senatori e le senatrici presenti’, non più ‘i componenti della Commissione’ ma ‘le componenti ed i componenti’, ha davvero poco senso. Nessuno, infatti, né oggi né all’epoca della Costituente, ha mai pensato che quando la Costituzione dice che ‘I senatori sono eletti a suffragio universale’ si intende che le senatrici sono elette in un altro modo. Le donne si difendono con il criterio del merito, con adeguati sostegni a chi le assume, con città sicure dove possono uscire da sole, con attenzione a donne e uomini che si occupano della famiglia. È curioso notare, infine, che quasi tutti i sostenitori del linguaggio ‘di genere’ hanno sostenuto il Ddl Zan, per il quale il ‘genere’ è opinabile, auto-attribuita e mutevole”. Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, componente della Giunta del Regolamento del Senato.

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    ++ No Senato a parità genere in linguaggio ufficiale ++

    L’Aula del Senato respinge l’emendamento della senatrice Maiorino che chiedeva la possibilità di adottare la differenza di genere nella comunicazione istituzionale scritta. La proposta ottiene 152 voti favorevoli non sufficienti a raggiungere la maggioranza assoluta necessaria per quasta votazione.
    Molte le contestazioni procedurali in Aula, soprattutto da parte del M5s, ma la presidente Casellati ha tagliato corto e le definisce proteste “pretestuose e inaccettabili”, i senatori, ha precisato, “dovrebbero conoscere le regole”. (ANSA).   

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    Letta: 'Dopo il voto sole o luna'. Sala: 'Campo largo o si perde'

    Letta: ‘Dopo il volo o sole o luna. Noi giochiamo la partita fino in fondo’. “La sinistra è il Pd, a tutti quelli che discutono su dov’è la sinistra dico: la nostra ambizione è di essere il più grande partito ambientalista in Europa e in grado di dare delle risposte forti a chi vuole un futuro di progresso”. Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, alla presentazione del libro di Gianni Cuperlo, Rinascimento europeo. “La nostra ambizione è di essere il grande partito della sinistra italiana in grado di ridare casa a una forte progettualità di progresso”.
    “Questa legge elettorale una maggioranza la darà e un governo ci sarà, ma può essere di un tipo o dell’altro: sole o luna. Non ci sarà una terza strada che consentirà di fare chissà cosa, o vincono gli uni o gli altri”. Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, alla presentazione del libro di Gianni Cuperlo, Rinascimento europeo, in corso alla Camera.
    “Il nostro programma sarà Italia 2027, per raccontare quale sarà l’Italia del 2027 con progetti su società, diritti, ambiente”, ha detto Letta. “Abbiamo dovuto anticipare i tempi – ha aggiunto parlando della campagna elettorale – ma la partita la giochiamo e la giochiamo fino in fondo”.
    Sala: ‘Niente veti, senza campo largo si perde”. Spero che nessuno ponga veti perché questo non è il momento dei veti”. Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, parlando della necessità di creare un campo largo del centrosinistra in vista delle elezioni, alla luce dell’incontro che ha avuto ieri a Roma con Luigi Di Maio ed Enrico Letta. “L’unica cosa che ho chiesto a Letta è di lavorare in questo momento affinché si azzerino i veti”, ha aggiunto.
    “Di Maio ha manifestato a Letta la disponibilità a far parte del centrosinistra. Se qualcuno giudica negativo il fatto di allargare un campo che parte sfavorito lo dica, ma se non si prova ad allargare il campo si perde”, ribadisce il sindaco. “Quando sento dire da Pizzul che in Lombardia dovremmo andare con i 5stelle la mia risposta è ‘not in my name’ io non ci sto” aggiunge Sala commentando l’apertura del capogruppo del Pd in Regione Lombardia, Fabio Pizzul, ad un’alleanza con il Movimento 5 stelle per le regionali in Lombardia. “Lo dico in buona fede e sono stato uno di quelli che per primo anni fa diceva ‘guardiamo ai 5 stelle, al loro elettorato e alle loro idee’ – ha concluso – però dopo tutto quello che è successo e soprattutto col posizionamento che stanno avendo non credo”.

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    Decreto Aiuti, incontro Draghi-sindacati 'Non 200 euro ma decontribuzione'

    “Confermo la volontà del Governo di non abbandonare i lavoratori, i pensionati, le imprese”. Così il presidente del Consiglio Mario Draghi ai segretari di Cgil, Cisl e Uil nel corso dell’incontro che si è tenuto a Palazzo Chigi, a cui hanno partecipato i ministri Franco, Giorgetti, Patuanelli, Orlando e Brunetta e il sottosegretario Garofoli.Non una replica del bonus 200 euro ma un intervento di “decontribuzione”: lo ha annunciato il governo per il prossimo decreto aiuti secondo quanto riferiscono i segretari di Cisl Luigi Sbarra e Uil Pierpaolo Bombardieri al termine dell’incontro a Palazzo Chigi. “Ci hanno detto che interviene sulla decontribuzione dei lavoratori dipendenti quindi si aumenta il netto in busta paga” ha detto Bombardieri. spiegando che ancora non si hanno però i dettagli della misura. “E’ la base di partenza del confronto” con le parti sociali, ha confermato anche il ministro Andrea Orlando lasciando la sede del governo.”L’incontro ha prodotto alcune prime risposte nella direzione da noi richiesta. Credo che la strada sia giusta. Valuteremo l’entità” delle misure del decreto Aiuti bis. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi.
    Anticipo dell’indicizzazione per la rivalutazione delle pensioni prevista per gennaio 2023, per il secondo semestre del 2022. E’ una delle misure indicata dal governo ai sindacati su cui si sta lavorando. Lo ha spiegato il leader della Cisl, Luigi Sbarra al termine dell’incontro con il premier Mario Draghi.”La valutazione è positiva. Il governo si è impegnato con noi a fare interventi strutturali sulla decontribuzione per aumentare il netto in busta paga dei lavoratori dipendenti e ad anticipare la rivalutazione delle pensioni prevista per gennaio. Era quello che avevamo chiesto. Stop ai bonus ma interventi strutturali”. Così il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi. Per quanto riguarda il bonus 200 euro “il governo si è impegnato a recuperare i lavoratori rimasti fuori, come quelli dell’agricoltura”, ha aggiunto.Il presidente Carlo Bonomi ha convocato per domani – apprende l’ANSA – una riunione straordinaria del Consiglio Generale di Confindustria per un confronto interno su crisi di Governo e congiuntura economica. Potrebbe essere anche l’occasione per rompere un silenzio che non è passato inosservato: ancora nessun commento infatti è arrivato dai vertici degli industriali dal giorno della crisi di Governo. In Consiglio Generale, organo di indirizzo politico e di raccordo tra vertice e base associativa, sono rappresentate tutte le diverse articolazioni del sistema Confindustria: territori, settori, Piccola Industria, Giovani Imprenditori.
    Intanto i sindacati proclamano lo sciopero generale l’8 il 9 ottobre. “Dichiariamo adesso che qualsiasi governo ci sarà, noi l’8 e il 9 ottobre saremo in piazza a sostenere le nostre proposte, in modo che non ci siano elementi di ambiguità, con qualsiasi governo abbiamo intenzione di portare avanti le nostre proposte”. Lo ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini, alla presentazione del libro di Gianni Cuperlo, Rinascimento europeo, in corso alla Camera. Landini ha ricordato che il 9 ottobre è l’anniversario dell’assalto della sede della Cgil a Roma. “Non fu l’attacco alla camera del lavoro, ma è un disegno più in generale di mettere in discussione” certi soggetti attori della democrazia.

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    Fisco: delega riparte in Senato, accordo per non modificarla

    In bilico dopo la crisi di governo, la delega fiscale riparte in Senato. La conferenza dei capigruppo, chiariscono fonti parlamentari, l’ha qualificata come materia su cui si può deliberare in commissione nonostante non sia tra gli obiettivi del Pnrr. È stata messa in calendario domani alle 8.30 in commissione Finanze, con relatrice la senatrice di FI Roberta Toffanin. A quanto si apprende, i partiti che sostenevano il governo Draghi si sono accordati per non modificare il testo approvato dalla Camera, dove l’iter è stato complesso, in particolare sulla riforma del catasto. Ci sono solo pochi emendamenti di FdI.