More stories

  • in

    Renzi, stop veto Pd? Forse hanno fatto due conti

    È caduto il veto del Pd su Iv? “E’ un tema che affascina gli addetti ai lavori. Nell’ultima settimana tutti i giorni il Pd ha detto ‘Renzi ci fa perde i voti e non lo vogliamo’. Forse hanno fatto due conti e la pensano diversamente”. Lo ha detto il leader di Iv, Matteo Renzi, ad Agorà, su Rai Tre.
    “Sala è un bravo sindaco, sono orgoglioso di averlo indicato, mai dimenticherò lo sforzo comune che abbiamo fatto per l’Expo. Di Maio ha lasciato i 5 stelle, ma è quanto di più lontano da me. Sui gilet gialli la pensa come allora? Sulla tap, sul giustizialismo, sulle olimpiadi, sul lavoro'”.
    “Io spero di no”, che Giorgia Meloni non sia presidente del Consiglio, “lavorerò perché non lo sia. Ma se sarà Giorgia Meloni rispetterò il voto del Parlamento. Non si vince mettendosi contro qualcuno, ma facendo proposte diverse”. Lo ha detto il leader di Iv, Matteo Renzi, ad Agorà, su Rai Tre. “Io vorrei sconfiggere la Meloni non con i fantasmi ma con i contenuti”.
    “Sono rimasto colpito perché al tavolo del consiglio europeo vanno i primi ministri e con alcuni ci scriviamo. Quando arrivò Draghi un premier mi disse: ‘Quando parla Draghi noi prendiamo appunti, quando parlava Conte andavamo a prendere il caffè’. Ecco, io vorrei ripartire da Draghi”.   

  • in

    Berlusconi: 'Meloni ha le carte per guidare il governo'

    Silvio Berlusconi è soddisfatto di quanto emerso nel vertice del centrodestra perché dalla riunione “esce unito, non sui posti ma sulle idee, sul programma, sui progetti per l’Italia e anche sui criteri per indicare il candidato premier”. Il leader di FI coglie l’occasione di un’intervista a Qn per chiarire che non ci sono veti sulla Meloni premier: “Giorgia Meloni, come Matteo Salvini, come tanti esponenti di Forza Italia e degli altri partiti della coalizione, ha tutte le carte in regola e l’autorevolezza per guidare un governo di alto profilo, credibile nel mondo, saldamente legato all’Europa e all’Occidente”.
    “Le tre grandi forze politiche del centrodestra sono tutte necessarie numericamente per vincere e politicamente per governare – sottolinea Berlusconi -. Quindi non ha senso valutarle sulla base di sondaggi. Esiste la parte proporzionale perché siano gli elettori a misurare il peso dei singoli partiti”. Parlando delle fuoriuscite da FI poi, si dice “amareggiato, sia per la scelta che per il metodo che hanno voluto seguire”. Con riferimento a Brunetta, Gelmini e Carfagna, “ho continuato ad illudermi fino all’ultimo che prevalessero le ragioni della coerenza ed anche della convenienza. Hanno rinnegato non me, ma i loro elettori, la loro storia, la loro vita”, afferma Berlusconi, e aggiunge: “L’idea di un centro disancorato dal centro-destra porta ovviamente a creare un finto centro, alleato alla sinistra. Il contrario di quello che accade in Europa, di quello che chiede il Ppe. L’idea di una coalizione che vada da Calenda e dalla Bonino all’estrema sinistra di Speranza certamente mi preoccupa ma al tempo stesso mi fa sorridere”.
    Secondo Berlusconi “il futuro governo di centro-destra avrebbe bisogno di un’opposizione seria e qualificata, non di un confuso agglomerato di sigle e di leader senza seguito. Il fatto che Enrico Letta sia pronto a seguire questa strada non mi stupisce ma mi preoccupa. Quello che mi lascia esterrefatto è che persone con la nostra storia e i nostri valori pensino di poter stare in quel progetto, in quel Campo Largo sempre più simile ad un Campo Santo”.    

  • in

    Un traghetto per svuotare hotspot, in mille su navi Ong

    Non si fermano gli sbarchi a Lampedusa, senza sosta da iorni: nell’hotspot di contrada Imbriacola, nonostante i trasferimenti disposti dal Viminale con le navi di Marina, Guardia Costiera e Guardia di Finanza, ci sono ancora oltre duemila migranti ammassati in condizioni igienico-sanitarie pessime, a fronte di una capienza di 350 posti. E proprio per evitare che l’emergenza si prolunghi per settimane, il ministero ha noleggiato un traghetto che farà la spola, 3 volte a settimana, per trasferire i migranti.”Continueremo a mettere in campo il massimo sforzo” dice il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese dopo aver incontrato al Viminale il sindaco Filippo Mannino, che ha ringraziato assieme ai lampedusani “per l’impegno e lo spirito di solidarietà dimostrati anche in questa fase”. Il Viminale ha anche stanziato 450mila euro per lo smaltimento dei rifiuti straordinari dell’hotspot.
    Saranno complessivamente 900 i migranti che lasceranno l’isola, 600 dei quali a bordo di nave ‘Diciotti’ della Guardia Costiera. Trasferimenti che arrivano al termine di una giornata in cui va registrata anche la presa di posizione del Pd che non ha votato il rifinanziamento degli aiuti alla Guardia Costiera Libica. “Una battaglia giusta di pochi – dice Matteo Orfini – che finalmente diventa di tutto il partito”.
    Tra martedì e mercoledì ci sono stati quattro gli sbarchi. Cittadini siriani, egiziani e sudanesi, sono riusciti ad arrivare a terra dopo essere partiti da Zuara in Libia a bordo di un’imbarcazione di 9 metri. Li hanno intercettati, mentre erano per le strada dell’isola, militari della Guardia di Finanza. Poco prima delle 3, a undici miglia dall’isolotto di Lampione, una motovedetta della Guardia costiera ha invece bloccato un’imbarcazione di 5 metri, salpata da Zarzis in Tunisia, con 17 cittadini tunisini e marocchini. Nel gruppo, anche due donne. Tutti sono stati portati all’hotspot. Il flusso è proseguito anche in giornata: 22 persone, tra cui 9 donne e 1 minore, in fuga da Costa d’Avorio, Guinea, Burkina Faso, Mali e Sierra Leone, sono state intercettate da un mezzo di Frontex e da una motovedetta della Gdf mentre si trovavano a sei miglia dal porto. Infine, 16 cittadini tunisini sono stati bloccati, a 21 miglia da Lampedusa, da una motovedetta della Guardia costiera. Il barchino, partito da Sfax, sul quale viaggiavano era alla deriva. Anche questo gruppo è stato portato nella struttura d’accoglienza finito da alcune settimane al centro di una indagine della Procura di Agrigento al momento aperta come modello 45, ossia senza indagati o ipotesi di reato.
    E se la situazione sull’isola resta critica, anche a bordo delle navi delle Ong il quadro è preoccupante. Al momento sono circa 1.200, tra cui molti bambini i migranti presenti sulle imbarcazioni di Sos Mediteranee, Sea Watch e Medici senza frontiere. Proprio Msf è intervenuta oggi per mettere in salvo 100 persone. Si tratta dell’ottavo soccorso in mare nelle ultime 48 ore. “A bordo di SeaWatch3, ci sono 128 minori, di cui 116 non accompagnati- si legge invece in un tweet pubblicato dalla Ong tedesca -. La loro presenza è stata segnalata al Tribunale dei minori. Le condizioni di uno di loro hanno richiesto l’evacuazione medica. È disumano. Fateli sbarcare”.
    Con l’emergenza di queste ore, e la campagna elettorale in corso, torna ad alzarsi il tono del dibattito politico. “L’hotspot al collasso: quasi 2 mila immigrati presenti su 300 posti disponibili! E gli sbarchi proseguono… Dal 1° gennaio al 26 luglio del 2019, con il lavoro mio e della Lega al ministero dell’interno, sbarcarono in 3.589”, scrive su twitter il segretario della Lega, Matteo Salvini che il 4 agosto sarà sull’isola. Gli risponde Laura Boldrini, deputata Pd, secondo la quale “Lega, in competizione con FdI, ritorna all’immigrazione, gallina dalle uova d’oro”. Dal canto suo la presidente dei sentori di Forza Italia, Anna Maria Bernini, afferma che “l’inerzia di governo ed Europa stanno aggravando un’emergenza” ed è necessaria “un’iniziativa immediata da parte dell’esecutivo”. Polemiche che riprendono vigore proprio mentre a Roma, grazie ai corridoi umanitari, arrivano in aereo 217 rifugiati afghani con un volo speciale dal Pakistan. Insieme ad altri arrivi dall’Iran, lo scorso lunedì, e a quelli che arriveranno nelle prossime ore, sono 300 i rifugiati afghani che in questi giorni verranno accolti nel nostro Paese. Segno che un’altra immigrazione è possibile, se c’è la volontà. 

  • in

    De Magistris a Conte, lavoriamo insieme al terzo polo

    Non nega che ci siano interlocuzioni in corso con il Movimento 5 Stelle ed è pronto a creare un polo alternativo con Unione Popolare: “Caro Giuseppe, vuoi un reale cambiamento? Bene, lavoriamo a un programma radicale e sociale che parta dal no all’invio di armi, dal salario minimo, dalle misure per le piccole e medie imprese, dal reddito di cittadinanza. Lavoriamo insieme al terzo polo che può arrivare al 15-20%”. Così, nelle interviste a Qn e Il Fatto Quotidiano, l’ex sindaco di Napoli, Luigi de Magistris.
    “Conte deve sapere che questa sarebbe una svolta radicale, che per loro sarebbe anche un ritorno alle origini, e che rappresenterebbe l’unica novità politica sulla scheda elettorale. Noi siamo pronti”, afferma de Magistris e aggiunge: “certo non eravamo pronti a votare a settembre, ma stiamo già facendo la raccolta delle firme e io mi candiderò sicuramente”.Conferma che si candiderà a Napoli, ma anche a Roma e Cosenza. E parlando delle forze a cui vorrebbe fare appello aggiunge: “È un campo aperto fatto da associazioni, movimenti, reti civiche, amministratori, intellettuali, studenti, operai – sottolinea – .Intendo parlare a quel mondo che non è rappresentato dai partiti tradizionali. Poi con me ci sono anche movimenti politici, che hanno un ruolo fondamentale in questa fase di raccolta di firme e mobilitazione, come Potere al Popolo e Rifondazione comunista.    Il simbolo sarà Unione Popolare che sottende alla costruzione di un cantiere”.    

  • in

    Salvini, linea Meloni su premiership? No, è democrazia

    “E’ passata la linea del buon senso, in tre ore abbiamo trovato un accordo su tutto il programma. Non è la linea di Meloni, Salvini o Berlusconi non è di uno, ma chi prende un voto in più ha l’onere e l’onore di indicare il premier. Si chiama democrazia, buon senso, matematica. Mentre a sinistra non si è ancora capito nulla noi siamo alla fase programma”. Così il segretario della Lega, Matteo Salvini rispondendo alla domanda se “è passata la linea” della leader di Fratelli d’Italia sulla premiership, nel vertice del centrodestra di ieri. Salvini l’ha detto a Radio 24.    

  • in

    Centrodestra: trovata l'intesa sul premier e sui 221 collegi uninominali A FdI 98 seggi, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia

    “I leader del centrodestra hanno raggiunto pieno accordo e avviato il lavoro con l’obiettivo di vincere le prossime elezioni e costruire un governo stabile e coeso, con un programma condiviso e innovativo. La coalizione proporrà quale premier l’esponente indicato da chi avrà preso più voti”. È quanto si legge nella nota congiunta del centrodestra.”È stata trovata intesa per correre insieme nei 221 collegi uninominali selezionando i candidati più competitivi in base al consenso attribuito ai partiti. Si presenterà una lista unica nelle circoscrizioni estere e ha istituito il tavolo del programma che si insedierà nelle prossime ore”.
    La spartizione dei collegi elettorali definita nel vertice di centrodestra prevede, a quanto si apprende, 98 seggi a FdI, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia, compreso l’Udc, e 11 a Noi con l’Italia più Coraggio Italia

    Il vertice di centrodestra

    MELONI LA SPUNTA, CHI HA PIU’ VOTI INDICHERA’ IL PREMIERLa regola del 2018 è salva: il partito che prenderà più voti nel centrodestra il 25 settembre, avrà la ‘prelazione’ sul nome del prossimo premier. Ed è salva la linea di Giorgia Meloni che incassa l’ok degli alleati riuniti per oltre tre ore a Montecitorio. Le regole non si cambiano in corsa, martella da mesi la leader romana e oggi nel primo vertice pre-elettorale con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, ne strappa la conferma. E’ lei, dunque, a segnare il primo punto sulla premiership. E l’ok spiana la strada al suo partito, visto il buon vento che arriva dai sondaggi. E si chiude anche la partita dei 221 collegi uninominali. L’intesa sul criterio della loro distribuzione si baserà sulla selezione dei candidati più competitivi in base al consenso attribuito ai partiti. In sostanza: 98 seggi a Fdi, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia, compreso l’Udc, e 11 a Noi con l’Italia più Coraggio Italia. 
    Elezioni, Lupi: ‘Vogliamo essere il pilastro del Centrodestra’

    Per la Lega i sentimenti prevalenti sono “soddisfazione e ottimismo”, fanno sapere a fine incontro. Così a due mesi dal voto, vissuto come l’occasione d’oro per tornare a Palazzo Chigi, il centrodestra apparentemente si ricompatta proprio sul nodo della leadership. O almeno nessuno alza le barricate contro la rivale più temuta. Anzi, è Salvini che annuncia l’accordo a riunione ancora in corso: “Decidono gli italiani: chi prende un voto in più, indica chi governerà l’Italia nei prossimi cinque anni”, rimarca intervistato dal Tg5. E rivendica sorridente: “La squadra è compatta”. Eppure qualcuno non si fida del tutto: il clima “ottimo” che si respira alla Camera nasconde il tentativo di prender tempo, è la versione più maliziosa

    Agenzia ANSA

    In una intervista a ‘La Repubblica’ la ministra spiega le ragioni che l’hanno spinta a lasciare FI (ANSA)

    A un piano di distanza dal Pd di Enrico Letta che accorre numeroso a Montecitorio per la presentazione del libro di Cuperlo, la ‘triplice alleanza’ si vede nella sala Salvadori della Lega. E per la prima volta fuori dalle ville del Cavaliere (e in versione allargata anche a Udc, Noi con l’Italia e Coraggio Italia), prova a superare le ruggini del voto sul Quirinale. Lo fa Berlusconi che torna nel Palazzo con aria concentrata e molto seria. Mano nella mano con la compagna Marta Fascina, ‘scortato’ dal vice Antonio Tajani e dalla fedelissima, la senatrice Licia Ronzulli, saluta i commessi ed entra nella sala. L’ultima volta era il 9 febbraio di un anno fa per le consultazioni di Mario Draghi e fu un mezzo show. Sia a favore di flash e telecamere che l’aspettavano fuori, sia per l’applauso di una trentina di azzurri, fra cui Stefania Prestigiacomo. Altri tempi soprattutto per il suo partito, che perde un’altra parlamentare. Con la deputata Rossella Sessa, le uscite salgono a 6 . Aria distesa per Salvini che arriva in versione casual – scarpe da tennis e jeans – parlando al telefono. Per la Lega ci sono anche il ministro Giorgetti, mentre FdI conta solo il colonnello Ignazio La Russa, accanto alla presidente. Si attendono i ritardatari e nel frattempo parte un giro di caffè. Si discute ma non c’è aria bellicosa. Si ribadisce in tutto la regola che fu applicata per le politiche del 2018: ogni lista della coalizione correrà da sola con il proprio simbolo e al migliore, per numero di consensi, l’onore di indicare il successore di Draghi, se così sarà. Gli alleati prendono anche l’impegno di aprire un tavolo sul programma elettorale e per presentarsi con una lista unica per le circoscrizioni all’estero. Sul tavolo non si affronta il tema delle amministrative nel Lazio e soprattutto in Sicilia (per il bis di Nello Musumeci, su cui insiste Meloni) e in Lombardia dove ormai è quasi scontro aperto tra Attilio Fontana e Letizia Moratti).

    Agenzia ANSA

    “Io ho dato la mia disponibilità al centrodestra e la riconfermo. Ovviamente mi aspetto un chiarimento col centrodestra. Credo sia doveroso e urgente. Aspetto un chiarimento – ha evidenziato Moratti – dopodiché mi riterrò libera e indipendente di fare le mie scelte” (ANSA)

  • in

    Carfagna lascia il gruppo di Forza Italia, passa al Misto

    Mara Carfagna lascia il gruppo di Forza Italia alla Camera e passa al Misto: lo ha comunicato all’Assemblea di Montecitorio il presidente Roberto Fico.
    Stesso percorso è stato seguito in giornata dalla deputata forzista Rossella Sessa: “Lascio con rammarico politico e sofferenza personale il gruppo di Fi: da oggi sarò nel gruppo Misto. E’ una decisione meditata, necessaria dopo la decisione di interrompere il sostegno al governo Draghi. Sarò sempre riconoscente a Berlusconi per le opportunità che mi ha dato, ma resto convinta che la crisi determinata dalle scelte del partito, e soprattutto dei suoi alleati, vada contro gli interessi del mondo moderato, delle imprese, dei cittadini del Mezzogiorno dove rischiano di interrompersi investimenti mai visti negli ultimi vent’anni”.

  • in

    Conte: 'Nessuna telefonata con Grillo, nessun aut aut mandati'

    “Tra me e Beppe Grillo non c’è stata nessuna telefonata ieri sera e quindi nessun aut aut. Smentisco categoricamente tutte le indiscrezioni in merito. Abbiamo di fronte una grande battaglia da combattere tutti insieme per il Paese, guardiamo uniti nella stessa direzione”. Lo dice il leader del M5s Giuseppe Conte in una nota, smentendo ricostruzioni secondo cui il garante avrebbe minacciato di lasciare il Movimento se nelle candidature per le elezioni fossero concesse delle deroghe al limite dei due mandati. L’aut aut è stato smentito anche da fonti vicine a Grillo, che lo definiscono “una fake news”