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    Morgan scrive i discorsi di Giorgia Meloni? Lei smentisce

     “Morgan mi consiglia le parole da usare? No, non è vero”. Risponde così la leader di FdI Giorgia Meloni a Rtl 102.5. “Ogni tanto ci scriviamo – aggiunge – L’altro giorno mi ha scritto di essere attenti al linguaggio nel programma, da lì è diventato che scrive il programma di Fratelli d’Italia. Approfitto per spiegare a quelli che stanno raccontando presunti programmi di Fratelli d’Italia che il programma non è ancora stato pubblicato”.  “Alcuni – spiega Meloni – commentano quello di cinque anni fa, ho letto cose totalmente folli. Il M5S è andato a riprendere una frase di un documento che era di contributi esterni. Mi corre l’obbligo di segnalare che c’è stato un caso solo in Italia in cui il governo ha schedato la gente per consentigli di lavorare e si chiama Green pass, io non l’ho votato e l’ha voluto Giuseppe Conte”.   

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    Marcinelle: Mattarella, 'onore a memoria di caduti sul lavoro'

     IL RICORDO DI MATTARELLA –    “Rivolgo un commosso pensiero ai minatori che l’8 agosto 1956 perirono a Marcinelle. Quella tragedia costò la vita, tra gli altri, a 136 connazionali. Dal 2001 la ricorrenza è stata proclamata ‘Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo’ affinché, nel ricordo di quanto accaduto al Bois du Cazier, possa essere onorata la memoria di tutti gli italiani caduti sul lavoro all’estero. L’emigrazione dei nostri connazionali e il sacrificio che questa ha comportato hanno segnato l’identità dell’Italia e anche lo stesso processo d’integrazione europea”. Questo il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 66°anniversario della tragedia di Marcinelle. “Le dolorose esperienze dei lavoratori migranti, maturate nei decenni precedenti il Trattato di Maastricht, hanno sollecitato la promozione dei diritti dei lavoratori al livello europeo, contribuendo alla creazione di un’Europa coesa, solidale, fondata anche su un pilastro sociale. In questo spirito – prosegue Mattarella – rinnovo ai familiari delle vittime di quella tragedia e di tutti gli altri episodi che hanno tristemente coinvolto i nostri connazionali in altri contesti, i sentimenti di solidale partecipazione al loro dolore e, a tutti gli italiani che lavorano all’estero, le espressioni della riconoscenza della comunità nazionale”.
    LA COMMEMORAZIONE A MARCINELLE CON LETTA  – E’ in corso, infatti, al Bois du Cazier di Marcinelle, la commemorazione del 66esimo anniversario della tragedia che, l’8 agosto del 1956, costò la vita a 262 minatori, dei quali 136 italiani. La commemorazione si svolge negli spazi della miniera di carbone, oggi patrimonio dell’Unesco. A dare il via alle cerimonia, la lettura dei nomi delle vittime e i 262 rintocchi di campana che scandiscono i minuti durante i quali, 66 anni fa, si consumò la tragedia. Alla cerimonia partecipano, il segretario del Pd Enrico Letta e l’ambasciatore italiano in Belgio Francesco Genuardi, i familiari delle vittime di Marcinelle, una delegazione di lavoratori venuti dall’Italia e impegnati in altre miniere del Belgio, una delegazione degli Alpini e, per la prima volta dopo diversi anni, un gruppo di studenti del liceo romano Francesco Vivona.  
    LA LETTERA DI GIORGIA MELONI –  Ma su Marcinelle interviene anche la leader di FdI Giorgia Meloni, con una lettera al ‘Corriere della Sera’ scrive che “utilizzare la tragica ricorrenza di Marcinelle per comparazioni forzate e strumentali non sia un modo corretto né di ricordare gli italiani di ieri, né di affrontare il tema degli stranieri di oggi. Di fronte alla tragedia di Marcinelle e di tutti gli italiani che oggi ricordiamo, caduti sul lavoro lontano dalla patria, chiniamo il capo rispettosamente impegnandoci a preservarne la memoria da una certa, interessata, retorica di parte”. “Ieri Enrico Letta – aggiunge – ha annunciato da queste colonne la sua partecipazione alla commemorazione istituzionale che si svolge come ogni anno nella cittadina belga. Un gesto che apprezzo, sinceramente e che a Marcinelle ha portato anche me in anni passati, perché quella tragedia è un tassello della nostra vicenda nazionale e di una necessaria memoria storica condivisa”. Ma, sottolinea, “non credo sia difficile notare come il quadro” allora “fosse radicalmente diverso da quello dell’attuale situazione dell’immigrazione verso l’Italia. Qui e oggi, accanto all’immigrazione regolare, fatta di milioni di stranieri che si sono integrati positivamente nella nostra società e che meritano il nostro apprezzamento, da anni conosciamo ingenti flussi di immigrati irregolari che i governi di sinistra (o ai quali la sinistra ha partecipato) non hanno mai saputo né voluto arginare”. “Una parte consistente di questi irregolari diventa manodopera per la criminalità organizzata, altri, certo, per caporali e pseudo-imprenditori senza scrupoli, che li utilizzano per rivedere al ribasso le condizioni sociali e salariali dei lavoratori italiani”, scrive Meloni. “Di fronte a questo dramma quotidiano, è doveroso ristabilire il principio elementare che in Italia si può accedere e permanere soltanto rispettando le nostre leggi”, aggiunge.
    LA REPLICA DEL PD – Alla lettera di Meloni ribatte Letta: “Ho trovato la lettera di Giorgia Meloni grave e incomprensibile. Chi si candida a presidente del Consiglio deve sapere che bisogna unire e non dividere il Paese. Io sono fiero di essere a Marcinelle nel rispetto dei nostri connazionali morti qui, per onorare la loro memoria e per parlare di futuro, un futuro in cui l’immigrazione e l’emigrazione non possono avere l’esito che si ebbe 66 anni fa. La cosa grave è dividere morti di serie A e di serie B, questa è una cosa che non faremo mai. Per noi sono tutte persone, che meritano rispetto”. “Fare polemiche su Marcinelle da parte della Meloni è incomprensibile e sbagliato”. Marcinelle “riguarda tutti. Chi si candida a fare il presidente del Consiglio – ribadisce – dovrebbe imparare che la prima cosa da fare è unire e non dividere e io mi sento in questo momento non soltanto al mio posto, ma che ho fatto bene a esserci, a venire, a dire delle parole di unità rispetto alla nostra comunità nazionale e rispetto ad uno dei più grandi drammi del nostro tempo che non può essere strumentalizzato”. Al Bois du Cazier il segretario del Pd, al termine della cerimonia – che si è conclusa con la deposizione dei fiori donati da ogni parte dell’Europa – incontra una delegazione di minatori italiani. E sempre alla lettera della leader di FdI risponde il vicesegretario del Pd Peppe Provenzano: “Una tragedia dell’emigrazione? Non parliamo di migranti! @giorgiameloni ha problemi con la storia, si sa. Ma da giorni minaccia blocchi navali, parla di emergenza immigrazione (la vera emergenza anche oggi è l’emigrazione). Parole vuote, una politica che offende la nostra memoria”.
    IL COMMENTO DELLA PRESIDENTE DEL SENATO – “Le storie di questi lavoratori sono l’espressione della volontà di riscatto, del coraggio e della tenacia di intere famiglie che, nel secondo dopoguerra, lasciarono il loro paese d’origine per cercare un futuro migliore. Il loro sacrificio e la loro determinazione hanno dato un contributo fondamentale alla costruzione dell’Italia di oggi e al rafforzamento delle radici della stessa Unione Europea. Guardiamo dunque a quel passato doloroso – scrive la presidente del Senato Elisabetta Casellati – con la consapevolezza che i vincoli di solidarietà tra persone e popoli, e un rinnovato sentimento di condivisione e reciproca fiducia, ci consentiranno di affrontare le sfide così complesse del nostro presente”.
    ZAIA RICORDA LE VITTIME DEL VENETO – “Quando parliamo di Marcinelle non possiamo dimenticare che i minatori in Belgio erano manodopera inviata in cambio di quintali di carbone per l’Italia: praticamente uomini barattati con materie prime, sulla base di precisi accordi. Quel giorno del 1956 il Veneto pagò quello scambio con cinque caduti. Li ricordiamo con affetto e riconoscenza perché sono il simbolo di un Veneto che, contrariamente a quello che qualcuno vuole far credere con scopi politici, ha conosciuto la povertà e il sacrificio e non è insensibile alle difficoltà altrui”.  Nell’anniversario della tragedia mineraria, il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ricorda i corregionali che persero la vita: Giuseppe Corso da Montorio Veronese, Dino Dalla Vecchia da Sedico, Giuseppe Polese da Cimadolmo, Mario Piccin da Codognè, Guerrino Casanova da Montebelluna. “Erano lavoratori seri ed impegnati – aggiunge – che affrontarono l’impossibile per garantire dignità alle loro famiglie. Come altre migliaia di Veneti, si fecero conoscere e rispettare perché nei paesi dove giunsero non andarono a bighellonare o riempire le carceri. Lavorarono duramente, portando benessere e sviluppo nel paese che li ospitava e in quello dove avevano lasciato affetti e radici”. “Marcinelle è un simbolo che ci impone di tenere viva la memoria su questa tragedia – conclude Zaia – un monito a non dimenticare tutta la storia della nostra emigrazione e, sulla strada di quello che è già un nostro preciso impegno, a garantire sempre maggior sicurezza nei luoghi di lavoro affinché nessuno debba più rischiare la vita nell’assicurare una vita dignitosa alla sua famiglia”.
    CALDEROLI, ‘PREVENIRE LE MORTI SUL LAVORO’ – “Come ogni anno ricordiamo con una preghiera i 136 minatori italiani morti in quel disastro e insieme a loro tutte le complessive 262 vittime di quella tragedia. Ma come ogni anno – dichiara il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli – mi ripeto e mi dispiace doverlo fare, in questa giornata di ricordo e riflessione, sul lavoro e i suoi martiri, vorrei dedicare un pensiero anche alle troppe vittime del lavoro in Italia, praticamente ogni anno abbiamo una Marcinelle trimestrale. Il miglior modo per ricordare i nostri ‘martiri’ del lavoro è fare di più per aumentare la prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro e abbassare queste tragiche cifre sulle morti bianche e questa sarà una delle priorità della Lega nella prossima legislatura ormai alle porte”, assicura. “L’Europa è stata ricostruita nel Dopoguerra grazie anche il sacrificio di tanti lavoratori italiani emigrati all’estero. Questo sacrificio, questo lavoro dei nostri emigranti continua anche oggi, con molti giovani e famiglie costretti a lavorare all’estero. L’unica Italia che cresce è l’Italia all’estero. Anche oggi non sempre il lavoro italiano nel mondo, come quello degli immigrati in Italia, viene riconosciuto nei diritti fondamentali: precarietà, lavoro nero, sfruttamento avvengono anche in altri Paesi nei confronti dei nostri lavoratori. Questa Giornata ricorda i tanti lavoratori di ieri, ma non può dimenticare questi tanti lavoratori italiani di oggi che vivono all’estero”, sottolinea il presidente della fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego.

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    Calenda strappa col Pd, Letta: 'Noi andiamo avanti'

    Carlo Calenda rompe l’intesa con Enrico Letta e scatena l’ira dei dem. Il fronte progressista messo pazientemente insieme dal segretario Pd per sfidare FdI, Lega e Fi ha perso un pezzo, quello di centro, che era stato il più corteggiato, il più difficile da convincere. A pochi giorni dal patto firmato, il leader di Azione ha fatto retromarcia. “E’ una delle decisioni più sofferte – ha detto – ma non intendo andare avanti con questa alleanza”. A fargli cambiare idea, ha spiegato, è stata l’aggiunta dei “pezzi stonati”, cioè gli accordi che Letta ha stretto sia con Sinistra Italiana e Verdi sia con Luigi Di Maio e Bruno Tabacci. Una giustificazione che ha fatto infuriare il Pd: “Onore è rispettare la parola data. Il resto è populismo d’élite”. Perché – ricordano i dem – quando è stato siglato quell’accordo con Azione, era inteso che ci sarebbero stati patti anche con le altre forze. Per Calenda, però, la coalizione del Pd “è fatta per perdere. C’era l’opportunità di farne una per vincere. La scelta è stata del Pd, sono deluso”.

    Elezioni, Calenda: ‘Decisione sofferta, coalizione fatta per perdere male’

    La risposta di Letta è stata lapidaria: “Da tutto quel che ha detto, mi pare che l’unico alleato possibile per Calenda sia Calenda. Se lo accetta. Noi andiamo avanti nell’interesse dell’Italia”. L’annuncio di Calenda è arrivato in Tv, a in Mezz’Ora, dopo ore di un insolito silenzio social, che ha lasciato in sospeso i potenziali alleati, reduci dagli accordi firmati il giorno precedente. Letta ha lavorato per mesi a un fronte che fosse il più largo possibile, con l’obiettivo di giocare la difficile partita del 25 settembre, di contrastare un centrodestra dato come favorito nei sondaggi e che si presenterà unito, con una legge elettorale che premia le alleanze. Il quadro delle coalizioni al centro e a sinistra è stato stravolto.

    Ho ascoltato @CarloCalenda. Mi pare da tutto quel che ha detto che l’unico alleato possibile per Calenda sia #Calenda. Noi andiamo avanti nell’interesse dell’Italia.
    — Enrico Letta (@EnricoLetta) August 7, 2022

    LE REAZIONI DEL CENTROSINISTRA – Fra stasera e domani Più Europa riunirà la direzione per valutare lo scenario dopo l’addio di Calenda al patto col Pd. E’ quanto fanno sapere fonti di +Europa.”C’è grande sorpresa per la decisione unilaterale presa da Calenda. Noi continuiamo a dare una valutazione positiva al patto col Pd”. Lo dice il deputato e presidente di +Europa, Riccardo Magi. “Nel patto siglato col Pd era evidente che ci sarebbero state altre liste ed era evidente che ci sarebbe stato un rapporto politico privilegiato con noi, basato sulla continuità dell’azione del governo Draghi, rispetto al patto elettorale con le altre liste. Ieri Letta lo ha ribadito”. Poi, rispetto ad Azione, “per noi la priorità era mantenere l’unità della federazione, prendere decisioni insieme e poi mantenerle. Serietà è anche questo”. Nei giorni scorsi, Azione aveva firmato il patto con il Pd insieme a Più Europa che, stamani aveva ribadito l’apprezzamento per l’accordo.Enrico Letta inoltre ha escluso qualsiasi tentazione di riapertura al M5S di Conte. Se dovessero emergere nuovi elementi di valutazione sul patto, la Direzione di +Europa si riunirà per discuterne e assumere decisioni.La nota è stata subito accolta positivamente dai dem. “Il Partito Democratico esprime forte apprezzamento per la nota diramata poco fa dalla Segreteria di +Europa, che ribadisce il proprio sostegno al Patto sottoscritto martedì scorso tra lo stesso Pd e la Federazione +Europa/Azione”, fanno sapere fonti del Nazareno.
    Nel dibattito interviene con un tweet Renzi: “Tra tante difficoltà, internazionali e domestiche, ora è il momento della Politica con la P maiuscola. Abbiamo una opportunità straordinaria #TerzoPolo”. Lo scrive su twitter Matteo Renzi.”Ci si candida con un progetto chiaro, comprensibile per gli italiani. Italia Viva e il terzo polo lo fanno al centro, alternativi alle confusione di destra e sinistra, sull’agenda Draghi, su quel progetto che ha rilanciato il nostro Paese e che ha bisogno di continuità.” Lo afferma il Presidente di Italia Viva Ettore Rosato parlando al Tg1 

    Tra tante difficoltà, internazionali e domestiche, ora è il momento della Politica con la P maiuscola. Abbiamo una opportunità straordinaria #TerzoPolo
    — Matteo Renzi (@matteorenzi) August 7, 2022

    Di nuovo e in poche ore. Calenda correrà da solo, a meno che non trovi un’intesa con Matteo Renzi, al lavoro sul Terzo Polo con le liste civiche dell’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Il Pd andrà avanti con Verdi-Si e Impegno civico di Di Maio e Tabacci. Probabilmente anche con Più Europa, che è federata con Azione ma non sembra condividere l’addio di Calenda al Pd e darà nelle prossime ore una probabile conferma dell’accordo con il Partito democratico. “C’è grande sorpresa per la decisione unilaterale presa da Calenda – ha detto il deputato e presidente di +Europa, Riccardo Magi – Noi continuiamo a dare una valutazione positiva al patto col Pd”. Nonostante le spinte di Sinistra italiana, sembra escluso un ritorno di fiamma fra Pd e M5s. “E’ stato Conte a far cadere il governo Draghi – ha detto Letta – E’ stata un’enorme responsabilità e per noi, questo è un fatto conclusivo”. Anche il presidente Cinque stelle sembra aver chiuso la porta: “A Enrico rivolgo un consiglio non richiesto: offri pure i collegi che si sono liberati a Di Maio, Tabacci e agli altri alleati. Questo disastro politico mi sembra lontano anni luce dal progetto riformistico realizzato durante il Conte II”. Fra gli ex corre il veleno. E gli ex sono ogni giorno di più. “Oggi mi trovo a fianco a persone che hanno votato 54 volte la sfiducia a Draghi – ha detto Calenda riferendosi a Si e Verdi- Mi sono un po’ perso”. Il leader di Azione ha anche rivelato di aver offerto a Letta un patto a due, senza altre liste: “Gli ho proposto di fare un’alleanza netta e che rinunciavo ai collegi, avrei accettato anche solo il 10%” dei seggi, invece del 30% stabilito nel patto col Pd, ora carta straccia. Per dirla con il vicesegretario, Peppe Provenzano, per il Pd: “Non c’è spazio per terzi poli”. E quindi Letta mette una pietra su Calenda: “Che promesse può fare agli italiani se sanno che già con gli alleati ha rotto la parola data? Con questa legge elettorale gli italiani dovranno scegliere se essere governati da Meloni, dalle destre o da noi, questa scelta è netta e Calenda ha deciso di aiutare la destra, facendo quello che ha fatto”.
    IL MOVIMENTO CINQUE STELLE – Anche Giuseppe Conte spara ad alzo zero contro Enrico Letta bocciando qualsiasi ipotesi di un ritorno di fiamma di una alleanza con i Dem. “A Enrico rivolgo un consiglio non richiesto: offri pure i collegi che si sono liberati a Di Maio, Tabacci e agli altri alleati”. Lo scrive su Fb aggiungendo: “Posso solo dire che questo disastro politico mi sembra lontano anni luce dal progetto riformistico realizzato durante il Conte II”. Noi non siamo professionisti della politica. Il balletto di questi giorni, tra giochi di potere e spartizioni di seggi, ci ha lasciati stupefatti. Noi condividiamo con i comuni cittadini una visione della politica diversa”. I 5 stelle correranno quindi da soli alle prossime elezioni anche se lo spiraglio per un possibile accordo con il Pd. a dispetto della posizione netta e senza appello di Conte, viene ancora auspicato da diversi esponenti del Movimento. E qualche speranza in più chi guarda a sinistra sembra averla in queste ore dopo lo strappo di Carlo Calenda.

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    Da Astensionismo a Zombie, ecco l'alfabeto della campagna

     Da Astensionismo a Zombie. La prima estate elettorale della storia repubblicana sta producendo un dibattito ricco di parole chiave nuove e inedite, in vista dell’apertura delle urne, il prossimo 25 settembre.    – A come ASTENSIONISMO. È la “bestia nera” delle elezioni: tutti i partiti non nascondono il loro timore che tanti italiani decidano di non recarsi alle urne, sostenendo ciascuno che chi non vota avvantaggi l’avversario. Ma anche come AGENDA Draghi, rivendicata con sfumature diverse da Renzi, Calenda e Letta.    – B come BLOCK NOTES, quello su cui i plenipotenziari del centrodestra hanno siglato l’accordo sulla ripartizione dei seggi dell’uninominale.    – C come COLLEGI, croce e delizia per estensione nella prima competizione elettorale dopo il taglio dei parlamentari. Ma anche come CASACCA, quella che centinaia di parlamentari di tutti gli schieramenti hanno cambiato in questa legislatura.    – D come DIRITTO DI TRIBUNA: così alcuni grandi partiti ‘ospitano’ esponenti di liste minori in modo da garantire che possano avere almeno un rappresentante in Parlamento.    – E come ELETTORALE (legge). È ancora il rosatellum, il mix di maggioritario e proporzionale sopravvissuto malgrado a più riprese si sia pensato di cambiarlo.    – F come FIRME: quelle che i partiti non rappresentati in Parlamento hanno dovuto raccogliere sotto l’ombrellone per presentare le liste.    – G come GIOVANI: ne parlano tutti i partiti nei loro programmi elettorali, ma alla fine rappresentano la più grossa incognita per l’astensionismo. Eppure questa volta i diciottenni potranno votare per la prima volta non solo per la Camera ma anche per il Senato: fino ad ora per ricevere la scheda elettorale per Palazzo Madama di anni bisognava averne 25.    – F come FASCISMO: è l’accusa che regolarmente viene rivolta, con annesse polemiche, dalla sinistra a Fratelli d’Italia. – I come INFLUENZE: quelle che in tanti temono da parte della Russia su una campagna elettorale in cui come non mai sono cruciali la politica estera e le garanzie di atlantismo ed europeismo.    – L come LAVORO. Un altro tema su cui si sprecano ricette e polemiche, con il Reddito di cittadinanza diventato ormai argomento fra i più divisivi. – M come MIGRANTI: è forse l’argomento su cui centrodestra e centrosinistra sono più lontani.    – N come NANO. La compagna di Silvio Berlusconi, Marta Fascina, ha dedicato a Renato Brunetta dopo il suo addio a FI una celebre canzone di Fabrizio De André che narra la vicenda di un nano che scala i gradini di una funzione pubblica, la magistratura.    – O come OPPOSIZIONE. Limitata a pochi parlamentari di FdI e Alternativa in Parlamento con il governo Draghi, con la nuova legislatura darà battaglia, da chiunque sarà composta.    – P come PAR CONDICIO, che in tanti vorrebbero si estesa anche ai social oltre che ai media tradizionali. Ma anche come PRESIDENZIALISMO, un cavallo di battaglia storico di FdI che è causa di frazioni con la Lega, cui non piace.    – Q come QUOTA 41: il minimo per l’accesso alla pensione con l’abolizione della legge Fornero è un cavallo di battaglia di Matteo Salvini.    – R come RESPONSABILITÀ. Quella sulla caduta del governo Draghi se la rimpallano M5s e centrodestra, che accusa anche il Pd per aver insistito sullo Ius scholae nella parte finale della legislatura.    – S come SUPERBONUS: la misura per l’incremento dell’edilizia, cavallo di battaglia del M5s, che accusa Draghi di averla frenata con ritocchi sempre più stringenti.    – T come TERMOVALORIZZATORE, previsto nel dl Aiuti: ha dato la stura alla verifica chiesta dal M5s che ha portato alla crisi di governo.    – U come UCRAINA: anche quando non è in prima pagina, la guerra tra Mosca e Kiev incombe sulla campagna elettorale.    – V come VERONA. La città di Romeo e Giulietta è l’incubo del centrodestra, che nella corsa al sindaco vinta da Damiano Tommasi ha perso per le sue divisioni.    – Z come ZOMBIE: così Beppe Grillo ha definito tutti quelli che han voltato le spalle al Movimento Cinque Stelle, a partire da Luigi Di Maio, raccogliendone le foto in una specie di album delle figurine. (ANSA).   

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    Elezioni, necessarie almeno 36mila firme per le liste. C'è tempo fino al 20 agosto

    Almeno 36mila firme. E’ la soglia che consente di poter presentare le liste dei candidati e partecipare alle elezioni politiche; un numero che non vale però per tutti. A stabilirlo sono le norme che regolano le procedure elettorali e che sono state riviste alla luce della modifica costituzionale che ha ridotto il numero dei Parlamentari, portandolo a 600 e costringendo ad una revisione dei collegi elettorali.    Prima del deposito delle liste ci sarà però quello dei contrassegni elettoriali, che avverrà  dal 12 al 14 agosto al Viminale.

    Elezioni, le regole per il deposito dei simboli al Viminale

    La finestra per la presentazione delle liste con le candidature si aprirà tra le 8 del 20 agosto e le 20 del 21 agosto, presso le cancellerie delle Corti di appello. La legge – il Decreto del presidente della Repubblica 361 del 20 marzo 1957 – stabilisce però che prima di arrivare alla consegna dell’elenco dei candidati, i partiti devono raccogliere le firme da presentare insieme ai documenti per le liste. Una corsa contro il tempo, alla luce del fatto che tutto deve esser completato in pochi giorni. E il “quantum” delle firme è legato al numero di collegi plurinominali definiti nella legge elettorale e diminuiti dopo i tagli del numero dei parlamentari.    Prima del 2020 servivano, sia ad un partito che ad una coalizione, per i 63 collegi plurinominali alla Camera e per i 33 del Senato “almeno 1500 e non più di 2000″ sottoscrizioni da parte di elettori iscritti nelle liste elettorali di comuni compresi nel medesimo collegio plurinominale o, in caso di collegio plurinominale compreso in un unico comune, iscritti nelle sezioni elettorali di tale collegio plurinominale”. Dopo il voto referendario i collegi plurinominali per la Camera sono scesi a 49 e quelli per il Senato a 26.    Per potersi presentare su tutto il territorio nazionale servirebbero, quindi, circa 73.500 firme. La legge dice però che “in caso di scioglimento della Camera dei deputati che ne anticipi la scadenza di oltre centoventi giorni, il numero delle sottoscrizioni è ridotto alla metà”, dunque 750 firme per ogni collegio plurinominale. E’ necessario dunque raccogliere complessivamente 56.250 firme (36.750 per la Camera e 19.500 per il Senato); ma visto che chi firma per la Camera firma anche per il Senato, la soglia è di 36.750 persone che firmino le liste.    Sottoscrizioni che devono essere autenticate da funzionari pubblici o notai e avvocati.    Nel decreto Elezioni, varato dal Governo il 5 maggio scorso, sono previste delle esenzioni: l’articolo 6 bis del provvedimento stabilisce che possono presentare le liste senza raccogliere le firme “i partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 31 dicembre 2021”, dunque Pd, Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, M5s, Liberi e Uguali, Italia Viva e Coraggio Italia.
    Un esonero che riguarda anche chi ha “presentato candidature con proprio contrassegno alle ultime elezioni della Camera dei deputati o alle ultime elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia in almeno due terzi delle circoscrizioni e abbiano ottenuto almeno un seggio assegnato in ragione proporzionale o abbiano concorso alla determinazione della cifra elettorale nazionale di coalizione avendo conseguito, sul piano nazionale, un numero di voti validi superiore all’1 per cento del totale”. E’ il caso, ad esempio, di +Europa.    

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    Elezioni: Salvini, a sinistra caos e tutti contro tutti

    “A sinistra caos e tutti contro tutti! Avanti compatti, Lega e Centrodestra, con il bene dell’Italia come unico obiettivo. Il 25 settembre si cambia!”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini dopo le ultime parole di Carlo Calenda. Sopra la foto di Enrico Letta e Carlo Calenda di qualche giorno fa, mentre firmano il patto. E sotto le facce sorridenti di Stanlio e Olio. E’ la foto postata su twitter dal leader della Lega, Matteo Salvini.

    Elezioni: Salvini, a sinistra caos e tutti contro tutti

    “Nuovo colpo di scena nella telenovela del centrosinistra. Calenda ci ha ripensato e non si sposa più con Letta, forse scappa con Renzi. Letta mollato sull’altare pensa ora al suo vecchio amore, mai dimenticato, Conte. Il gran finale di stagione tra 7 giorni, quando scadrà il termine per la presentazione delle alleanze. Nel frattempo, nel mondo reale famiglie e imprese lottano contro crisi economica e caro vita”. Lo scrive su Fb, Giorgia Meloni.
      “Sembra di stare a Scherzi a parte. L’alleanza di sinistra va ancora una volta in frantumi. Litigano su tutto e non sono in grado di fare una proposta agli italiani. Unica cosa certa: vogliono aumentare le tasse”. Lo scrive su Twitter il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani.

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    Appendino: “Mi metto a disposizione del M5s candidandomi”

    “Sono qui per dirvi che ho deciso di mettermi a disposizione della comunità del Movimento 5 Stelle e del progetto di Giuseppe Conte, candidandomi alle prossime elezioni politiche”. Così Chiara Appendino, ex sindaca di Torino, in un post sui social.
    “Il Movimento – aggiunge – è la mia casa politica e sono orgogliosa di farne parte. E quando sei parte di qualcosa devi avere il coraggio di metterti in gioco, anche nei momenti più difficili. Giustizia sociale, crisi economica e ambientale, diritti e donne, lavoro, giovani e precariato – prosegue – sono i temi principali per i quali continuerò a battermi insieme al Movimento. Con la forza dell’unico schieramento politico libero di portare avanti queste battaglie senza compromessi al ribasso”.

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    Migranti. Meloni: “Fermare i barconi è l'unica strada”

    “Fermare le partenze dei barconi, in accordo con le autorità nordafricane, è l’unica strada per ripristinare il rispetto delle regole e fermare le morti in mare. Siamo pronti a difendere i confini dell’Italia e dell’Europa”. Lo afferma la leader di Fdi, Giorgia Meloni su Twitter.
    Di migranti oggi parla anche, nella Lega, il governatore del Veneto Luca Zaia. “Si deve partire dai decreti sicurezza, poi Lampedusa è la porta d’Europa:l’Italia non si può far carico da sola di un problema europeo”, dice Zaia a “Mezz’ora in più”, su Rai 3.
    Il governatore sottolinea poi “il tema della regolarizzazione dei migranti, penso al lavoro. In Veneto i migranti si sono completamente integrati, poi serve il rigore del rispetto della legge, in modo da dividere la parte buona da chi si comporta male. Dobbiamo uscire dallo schema ideologico”.
    Sulla premiership, “Meloni la conosco, siamo stati colleghi ministri. Lei segue il suo partito, anzi lo ha fondato, e noi siamo la Lega, siamo un’altra cosa. Per noi l’autonomia non è un di cui. Dobbiamo vincere le elezioni e poi capiremo chi farà il premier”, sottolinea Zaia.