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    Dl aiuti bis: per la siccità arriva un commissario straordinario

    La nomina di un commissario straordinario per accelerare gli interventi necessari per il contrasto e la prevenzione della siccità. Lo prevede un emendamento condiviso al dl aiuti bis su cui c’è accordo politico.
    Il commissario, in carica fino al 31 dicembre 2023, può avvalersi di subcommissari nominati, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, tra i Presidenti delle Regioni. Tra le funzioni del commissario c’è anche la possibilità, per esercitare i propri compiti, di adottare ordinanze, in deroga a ogni disposizione di legge diversa da quella penale.
    La proposta sarà all’esame domani delle Commissioni al Senato.

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    Elezioni: scintille Letta-Calenda.”Aiutate la destra”. “Sei un disco rotto”

     L’avversario è a destra, ma anche di fianco. Giornata di scontri fra l’ accoppiata Azione-Iv e il Partito democratico con + Europa, sulla diretticre Palermo-Milano.    Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno escluso la volontà di fare alleanze politiche con il Nazareno dopo il voto. Per la verità, anche Enrico Letta non ne ha mai parlato, però ne ha approfittato, da Palermo, per attaccare i centristi: “Mi sembra che sia chiaro ormai: il Terzo polo guarda a destra”. La replica del segretario Pd ha preso spunto dalle parole del leader di Azione che, nel tracciare lo scenario a cui sta lavorando, aveva spiegato: “L’alleanza con Pd non la farò: sennò l’avrei fatta prima. Un governo di larga coalizione, questo voglio fare. Serve un governo di Alleanza comune, mi auguro anche con la Meloni”.    Per mettere un freno ai commenti in arrivo a raffica dagli esponenti del Pd, in giornata il leader di Azione ha chiarito il senso delle sue parole sulla Meloni: l’obiettivo è “un governo di unità nazionale possibilmente guidato da Mario Draghi”, ma “non c’è spazio per un governo politico con sovranisti e populisti”. Quella parola “politico” fa la differenza: per Calenda, se mai ci sarà, l’alleanza non sarà per affinità elettive, ma per necessità e con Draghi premier. Per Letta, però, quella frase sulla Meloni nasconde il vero intento di Calenda: “Chi vuole battere la destra – ha detto il segretario Pd – ha un solo voto utile, quello per il centrosinistra. Tutti gli altri sono voti che in un modo o nell’altro aiutano le destre”. Calenda ha provato a chiuderla con una battuta: “Enrico Letta⁩ sei una specie di disco rotto”. Ma le scintille non sono finite lì. Anche perché le stoccate di Letta erano partite già da prima, per interposto bersaglio. In Sicilia il segretario Pd se l’era presa con il M5s, che ha fatto dietrofront sulla candidatura di Caterina Chinnici alla presidenza della Regione: “Per me la parola data, la stretta di mano e l’impegno preso davanti agli elettori sono le cose più importanti”. Le stesse parole usate nei confronti di Calenda, quando in diretta Tv stracciò l’accordo firmato col Pd qualche giorno prima.    Archiviato da tempo lo strappo dai dem, per il leader di Azione l’agenda rimane sempre quella, visto che “io e Renzi – ha rivendicato – siamo gli unici a sostenerla”. Anche per l’ex compagno di viaggio, il segretario di +Europa Benedetto Della Vedova, inervenuto a Milano,”se la coalizione vince non si cambiano le politiche del premier e non si cambia nemmeno Draghi”, o quanto meno “il suo modo di governare”. Però, ha precisato, “un governo con Meloni non lo capisco e non ha senso. Io la voglio battere alle urne”. E comunque, e qui è arrivata la stoccata, “chi ha avuto ossessione per Fratoianni dovrebbe averla decuplicata per Meloni e Salvini”. Come a dire: con Letta no ma con Meloni sì? Della Vedova ha attaccato il Terzo Polo convinto che “nei collegi uninominali vinceranno solo le due coalizioni” più grandi e quindi chi “si mette in mezzo” come Calenda e Renzi “fa un favore alla destra”. E chi li vota a Milano, per esempio, finisce che “elegge Giulio Tremonti”, ha aggiunto Della Vedova, che si gioca uno scranno alla Camera con l’ex ministro e l’azionista Giulia Pastorella nell’uninominale di Milano centro. E mentre Emma Bonino ha puntato il dito sulla politica “impantanata in diatribe tutte all’interno del raccordo anulare”, l’esponente Pd Francesco Boccia si è detto d’accordo con Della Vedova: “Era evidente che Calenda e Renzi non c’entravano nulla con la storia del centrosinistra. Non hanno possibilità di incidere nel quadro politico: votarli è come votare per Meloni”. Ma tanto “non staremo di nuovo con il Pd che ha perso l’anima – ha risposto Renzi – dopo aver cambiato idea su reddito di cittadinanza e jobs act possono cambiare il nome in M5s”.    

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    Salvini, 'uno scudo al posto delle sanzioni'

    “Al posto delle sanzioni, che dovevano danneggiare i russi, sarebbe meglio proteggere gli italiani ed europei con uno scudo, un paracadute”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini in campagna elettorale a Bolzano. “L’unica emergenza in questo momento si chiama bolletta luce e gas. E’ grave che una parte della politica non lo capisca. Si tratta di un problema continentale e nazionale”, ha aggiunto. 
    “Sarebbe incredibile – ha proseguito Salvini – se l’Europa non muovesse un dito, visto che rischiamo di lasciare al buio e al freddo milioni di italiani. Se non si muove l’Europa, deve farlo il governo nazionale. Il debito? Se serve sì, subito. Lo hanno fatto tedeschi, francesi e spagnoli. Meglio 30 miliardi oggi per salvare un milione di posti di lavoro, invece di 100 per un milione di casse integrazioni”. “Servono soldi da Bruxelles, che ha chiesto le sanzioni evidentemente sbagliando i conti”, ha spiegato il leader della Lega.
    “Qui non ci sono filorussi, noi siamo filoitaliani e conto che in Europa si sveglino e accendano la luce. Come noi, i sindacati e le categorie indicano che l’emergenza è aiutare a pagare le bollette, non perché lo chiede Mosca, ma Bolzano, Milano, Roma”.
    Salvini ha chiesto “soldi veri subito per aiutare a pagare bollette e luce del gas. Non perché ce lo chiede Putin. Chi se ne frega. Noi rispondiamo agli italiani. Secondo Salvini, “l’Europa ha dovere di proteggere i lavoratori italiani”.

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    Dl aiuti bis: cybersecurity rafforzata, più obblighi di notifica

    Si rafforza la cybersicurezza dopo l’aumento degli attacchi a reti, sistemi e servizi informatici di attori pubblici e privati nazionali verificatisi con lo scoppio del conflitto in Ucraina.
    Un emendamento dei relatori al dl aiuti bis, che sarà votato domani mattina in Commissione al Senato, prevede l’obbligo di notifica di tutti gli eventi ai danni dei soggetti facenti parte del già esistente Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, anche se non riguardano direttamente beni specificamente inseriti nello stesso Perimetro. L’obiettivo è avere un quadro “puntuale e aggiornato” su tutti gli eventi in corso nello stesso momento.-

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    Mattarella accenderà la lampada di San Francesco

    (ANSA) – PERUGIA, 05 SET – Le celebrazioni per la festa di
    San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, avranno quest’anno un
    carattere inedito: per l’offerta dell’olio presso la Tomba di
    San Francesco non è stata coinvolta una singola Regione ma la
    Conferenza Episcopale Italiana “al fine di promuovere una
    partecipazione che si faccia gesto di gratitudine per quanti si
    sono prodigati nel far fronte alla pandemia”, spiegano gli
    organizzatori. Sarà anche l’occasione, in particolare durante la
    Messa del 4 ottobre, per una preghiera speciale per l’Italia e
    per la pace. Sarà il Presidente della Repubblica Sergio
    Mattarella ad accendere la “Lampada Votiva dei Comuni d’Italia”
    a nome di tutto il popolo italiano e successivamente rivolgerà
    un messaggio al Paese dalla Loggia del Sacro Convento.   
    “Vogliamo, con questo nostro gesto, divenire un segno per
    l’Italia e vogliamo altresì pregare per l’Italia, perché essa
    progredisca sempre più nella sua vocazione di popolo ponte fra
    le nazioni, popolo solido e solidale capace di trarre dalla
    propria radice cristiana spunti e suggerimenti per tracciare vie
    nuove, fondate sul dialogo e sulla collaborazione con tutti”, ha
    sottolineato il card. Matteo Zuppi, presidente Cei. (ANSA).   

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    Crack dell'Unità: Soru rinviato a giudizio a Roma

     Il gup di Roma ha rinviato a giudizio l’imprenditore Renato Soru, ex governatore della Sardegna, ed altri nell’ambito del procedimento relativo al fallimento del quotidiano l’Unità. Il processo è stato fissato al prossimo 13 febbraio. Nei confronti di Soru ed altri l’accusa è di bancarotta per distrazione e per dissipazione.    Soru, difeso dall’avvocato Fabio Pili, compare nel procedimento per il suo ruolo di socio svolto dal 2008 al 2015 in relazione alla gestione del quotidiano.    

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    A inizio 2023 al via i lavori per il rigassificatore di Ravenna

    A fine ottobre si concluderà la conferenza dei servizi (ovvero il tavolo che riunisce tutti i soggetti in qualche modo coinvolti) e all’inizio del 2023 cominceranno i lavori per il rigassificatore, che sarà ormeggiato al largo del porto di Ravenna.
    La Regione Emilia-Romagna, con il presidente Stefano Bonaccini che è stato nominato commissario per la realizzazione del progetto, conferma il cronoprogramma per la realizzazione della piattaforma galleggiante che nelle previsioni servirà per aumentare l’autonomia energetica dell’Italia.  
    Dopo la presentazione del progetto da parte di Snam, c’era tempo fino al 30 agosto per presentare richieste di integrazioni (ne sono arrivate una ventina) e osservazioni, che sono invece circa 10, comprese quelle molto critiche di Legambiente e Italia Nostra. Snam, adesso, avrà venti giorni di tempo per rispondere, quindi, ai primi di ottobre, sarà convocata una nuova seduta della Conferenza dei servizi per discuterne. Poi ci saranno altri venti giorni per pareri e autorizzazioni, quindi, a fine ottobre, la conferenza terminerà i propri lavori, secondo tempi molto più stretti rispetto a quelli solitamente utilizzati per un’opera di questo tipo. Se tutto filerà liscio, nel primo quadrimestre del 2023 partiranno i lavori.
    Le osservazioni e le richieste di integrazione riguardano vari aspetti del progetto: il posizionamento dell’impianto a terra di filtraggio e regolazione, opere di mitigazione e compensazione, i dragaggi per consentire l’accesso delle navi, i materiali utilizzati, la prevenzione degli incendi e la questione dell’abbassamento della temperatura dell’acqua del mare che verrà usata nel processo di rigassificazione.

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    Meloni: “Sanzioni? non ci sfiliamo”. Salvini: “I danni li paghi l'Ue”

    Complice il clima di campagna elettorale, crescono i dissapori tra Fratelli d’Italia e la Lega su come affrontare e risolvere nell’immediato l’emergenza energetica: un tema, quello del caro bollette, che inevitabilmente coinvolge la ‘vexata questio’ delle sanzioni contro Mosca e la tenuta dei conti pubblici.
    Sul primo punto la Lega ha un approccio più problematico: “abbiamo sempre votato le sanzioni e le manteniamo ma chiediamoci se stanno funzionando- afferma Matteo Salvini – e soprattutto proteggiamo l’Italia. L’Europa – osserva da Cernobbio – copra le spese per imprese e famiglie”.
    Nettamente contrari invece gli alleati, sia Fratelli d’Italia, sia Forza Italia. Per Giorgia Meloni, se ci sfiliamo dai nostri alleati, “per l’Ucraina non cambia niente ma per l’Italia sì”, perchè sarebbe a rischio la nostra “credibilità” al livello internazionale. Altrettanto chiaro Antonio Tajani: “Quella di Salvini é un’opinione e se ne può discutere. Io credo che le sanzioni siano inevitabili e che dobbiamo continuare a infliggerle. Qualsiasi scelta di modifica della posizione – ha chiarito il coordinatore nazionale azzurro – non può che essere presa a livello europeo e di Nato”.
    Visioni diverse anche circa l’ipotesi di uno scostamento di bilancio per fornire aiuti immediati e concreti a famiglie e imprese, strumento bocciato senza mezzi termini dall’ex ministro della Gioventù e definito invece “indispensabile” dal segretario leghista. Tuttavia sembra che i due tutto sommato stiano interpretando dei ruoli ben precisi, previsti da un copione che vede la coalizione di centrodestra cercare di dar risposte a sensibilità diverse presenti nel Paese: da un lato Giorgia Meloni, svolge la parte del ‘poliziotto buono’, punta sul senso di responsabilità, rassicura l’Europa sul fatto che ove mai andasse a Palazzo Chigi darà ampie garanzie sulla tenuta dei conti (e degli impegni internazionali). Su un fronte diverso c’è il segretario della Lega che cerca di fare il pieno dei voti tra i più arrabbiati e preoccupati dalla crisi, dai piccoli e grandi esercenti, dagli imprenditori, che stanno già pagando aumenti enormi nella loro bolletta della luce e vorrebbero risposte certe nel brevissimo termine. Proprio secondo questo schema, fedele al detto “marciare divisi colpire uniti”, lo scontro tutto sommato non deflagra mai.
    Queste differenze, Giorgia Meloni le derubrica a “sfumature”, Matteo Salvini addirittura le nega, riparandosi dietro l’intervento del Colle a favore dell’intervento dell’Unione europea. “Non so a cosa ci si riferisca quando si dice che c’è un duello tra di noi: Io, Giorgia e Tajani – spiega su Rai 3 – abbiamo detto la stessa cosa. Per fermare la guerra abbiamo approvato le sanzioni, ora però, a 7 mesi di distanza, tanti, non solo Salvini ma ad esempio l’Economist, si stanno chiedendo se le sanzioni stanno funzionando. Poi – è la sua conclusione – tutti noi chiediamo uniti quello che ha chiesto Mattarella: uno scudo europeo. L’Europa deve aprire il suo paracadute sull’energia”. Poi però, a chi lo incalza su cosa fare nel caso in cui Bruxelles dovesse rispondere picche, Salvini conferma che servirebbe un’azione nazionale: “E’ preferibile – si chiede provocatoriamente – avere i conti a posto e milioni di disoccupati? L’ Europa è intervenuta durante il Covid, e deve fare lo stesso ora con la crisi energetica. Mi rifiuto di pensare che Bruxelles dica di no, dica arrangiatevi…Confido che l’appello di Mattarella e nostro venga ascoltato. Altrimenti – tira dritto – agirebbe l’Italia: io gli italiani non li lascio al freddo. Se non ci fosse l’Europa ci penserà l’Italia”.