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    Elisabetta II, la regina che conobbe cinque Papi

    L’ultima stretta di mano tra un Papa e la regina Elisabetta II è avvenuta il 3 aprile 2014, quando papa Francesco l’ha ricevuta in Vaticano, insieme al principe Filippo, per una conversazione privata nello studio della Sala Nervi durata una ventina di minuti. E l’ultimo dono della regina a un Pontefice è stato una grande cesta con prodotti commestibili provenienti da varie parti del Regno Unito. Con il suo caratteristico humor britannico, Elisabetta II disse a Francesco che quei prodotti erano solo per lui e non doveva darli a nessun altro.    Papa Bergoglio è stato il quarto Pontefice incontrato dalla regina Elisabetta II: il quinto se si considera anche l’udienza con Pio XII nel 1951 a Roma quando la sovrana non era ancora sul trono. Nelle tre precedenti visite a Roma in veste di regina, Elisabetta II, che era anche capo della Chiesa d’Inghilterra (capo istituzionale, non spirituale), aveva sempre incontrato il Papa: Giovanni XXIII nel 1961, Giovanni Paolo II nel 1980 e nel 2000. Con Benedetto XVI, invece, c’era stato l’incontro a Edimburgo il 16 settembre 2010 durante il viaggio del Pontefice nel Regno Unito.    La prima volta, era il 1961, sul Soglio di Pietro c’era papa Giovanni, che non parlava benissimo inglese, ma colpì la giovane regina chiedendole i nomi dei figli: “li so – aggiunse – ma il nome di un figlio pronunciato dalla madre ha tutto un altro suono”, ed a quello di Charles, “Carlo – tradusse – come san Carlo Borromeo, che mi è tanto caro”. Clima rigorosamente protocollare, invece, il 17 ottobre del 1980, per il primo incontro con Giovanni Paolo II. La regina con indosso l’abito nero (di velluto) e il velo dello stesso colore richiesti dal protocollo vaticano (solo ad alcune regine cattoliche è concesso l’abito bianco) e il principe Filippo in divisa.    Allora, e anche nell’ottobre 2000 nella seconda udienza con Wojtyla (nel frattempo incontrato anche a Buckingham Palace), si mise in luce più il ruolo di capo di Stato di Sua maestà britannica, che quello di capo della Chiesa di Inghilterra, figlia dello scisma di un re che pure aveva personalmente avuto da papa Leone X il titolo di Defensor fidei. Era il 1521 ed Enrico VIII scriveva al Papa di voler combattere i luterani “con le armi e con l’apologetica”, della quale dava anche prova. Il documento è ancora negli archivi vaticani.    Non c’è solo quel documento a ricordare il passato dei rapporti dei re d’Inghilterra con il papato. Nell’Archivio segreto che raccoglie documenti a partire dall’VIII secolo, c’è anche la pergamena dello stesso Enrico VIII al papa Clemente VII. Il re chiedeva l’annullamento del matrimonio con Caterina di Aragona; per rendere più pressante la richiesta, sotto alla domanda c’erano anche gli 85 sigilli di altrettanti nobili inglesi. Il Papa rifiutò, ma Enrico VIII sposò lo stesso Anna Bolena e fondò la Chiesa Anglicana nel 1533, dichiarandosene il capo.    Chissà come, ci sono anche alcune lettere del re alla Bolena.    “Se vi piacesse – si legge in una di queste – compiere il dovere di una amante o di una amica sincera e leale, dandovi a me corpo e anima, vi prometto di prendervi come mia unica amante, cacciando dalla mente e dal cuore tutte le altre…”. Ma Anna Bolena volle essere moglie e regina: ne nacque uno scisma e lei, poco dopo, ci rimise la testa. Ma non basta, c’è anche la scomunica comminata alla figlia di Enrico VIII, Elisabetta, che aveva fatto decapitare la cattolica Maria Stuarda, della quale pure c’è una lettera.    Di sangue, da allora, tra cattolici ed anglicani ne è corso tanto, basta ricordare l’Irlanda e il dispregiativo ‘papista’ col quale si chiamavano i cattolici. Sono passati i secoli: nessuno pensa più che il Papa voglia far muovere una Invincibile armada a riconquistare al cattolicesimo l’isola ribelle. Anche se una qualche insofferenza anglicana verso Roma non è mai veramente finita. E anche la costituzione apostolica “Anglicanorum coetibus” di Benedetto XVI, del 2009, e la conseguente istituzione di ordinariati per riaccogliere nel cattolicesimo gli anglicani in fuga per le eccessive modernizzazioni (tra gli ultimi il sì ai vescovi gay) non deve aver facilitato le cose.    Comunque, nell’incontro tra Elisabetta II e papa Ratzinger del settembre 2010 a Holyrood Palace, la residenza reale di Edimburgo, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi parlò di un clima non solo “amichevole, gioioso, cordiale”, ma anche “familiare”. Aperto da una calorosa stretta di mano e dal rituale scambio di doni, fu anche un incontro carico di simboli: simboli di antiche differenze ma anche di tentativi di convergenza al di là delle polemiche sul fronte del rapporto cattolici-anglicani. Il tutto nel castello medievale che fu proprio della cattolica Maria Stuarda prima di venir decapitata dalla cugina Elisabetta I. (ANSA).   

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    Draghi ai ministri,preparare ordinato passaggio consegne

    (ANSA) – ROMA, 08 SET – Nel corso del Consiglio dei Ministri,
    secondo quanto si apprende, il presidente Mario Draghi ha
    rivolto l’invito ai ministri a preparare un ordinato passaggio
    di consegne volto a fornire al nuovo governo un quadro organico
    delle attività in corso, degli adempimenti e delle scadenze
    ravvicinate, con l’obiettivo di trasmettere tutte le
    informazioni utili al pronto esercizio delle proprie funzioni. A
    tal fine i ministri coordineranno tale attività con il
    sottosegretario Roberto Garofoli. (ANSA).   

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    Ministra Lamorgese ha acceso a Loreto Lampada per la Pace

    (ANSA) – LORETO, 08 SET – La Lampada per la Pace nel
    mondo del Santuario della Santa Casa di Loreto (Ancona) è stata
    accesa dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. La
    cerimonia dell’accensione della Lampada, simbolo di speranza,
    avviene sin dal 1998: tra le personalità cui è stata affidata,
    nel 2002, l’on. Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della
    Repubblica, e nel 2020 il Capo dello Stato Sergio Mattarella.   
    Dopo l’accensione, durante la cerimonia officiata
    dall’arcivescovo di Loreto e delegato pontificio per la città
    mariana, mons. Fabio Dal Cin, la ministra ha firmato il registro
    nel Santuario. Poi la Lampada accesa è stata posta all’interno
    della Santa Casa sopra l’altare davanti all’effigie della Beata
    Vergine. (ANSA).   

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    Mons. Delpini, su Papa Francesco non sono stato capito

    (ANSA) – MILANO, 08 SET – “Volendo essere un po’ spiritoso
    nel salutare un caro amico, non sono stato capito nelle mie
    reali intenzioni”: è quanto ha detto l’arcivescovo di Milano
    Mario Delpini al termine della messa pontificale in Duomo
    tornando sulle sue parole pronunciate dopo la scelta di Papa
    Francesco di nominare cardinale il vescovo di Como Oscar
    Cantoni.   
    “Sono anzitutto contento per la nomina di Oscar; ho molta stima
    di lui, lo conosco da tempo e penso possa dare buoni consigli al
    Papa. In secondo luogo, vorrei dire che io non desidero
    diventare cardinale, non mi sentirei proprio a mio agio”, ha
    aggiunto.   
    “La Chiesa di Milano, però, non deve sentirsi diminuita nel
    suo prestigio e nella sua bellezza se il vescovo, o almeno
    questo vescovo, non è cardinale”, ha aggiunto Delpini. “L’ultima
    cosa che voglio dire – ha concluso – è che io sono del tutto
    d’accordo con il Papa che non procede per inerzia nella scelta
    dei cardinali, ma prende decisioni con criteri che lui ritiene
    opportuni”. (ANSA).   

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    Pnrr: Decaro,se ci toccano le risorse faremo la rivoluzione

    (ANSA) – BARI, 07 SET – “I soldi del Pnrr per i Comuni non si
    toccano. Se qualcuno pensa di toglierci quelle risorse noi
    sindaci faremo la rivoluzione”. Lo ha detto il sindaco di Bari e
    presidente Anci Antonio Decaro, nell’incontro sul Mezzogiorno
    organizzato a Bari dalla Cgil. “Quando sento dichiarazioni
    rispetto alle modifiche del Pnrr non so a che cosa si
    riferiscano – ha detto Decaro – i 40 miliardi che riguardano
    gli enti locali e il resto delle attività dei Comuni sono stati
    tutti assegnati, non sono soltanto impegni nei confronti dei
    nostri concittadini ma anche vincolanti dal punto di vista
    giuridico”. (ANSA).   

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    Papa: stiamo vivendo una guerra mondiale, fermiamoci

    “Oggi stiamo vivendo una guerra mondiale, fermiamoci per favore”. Lo ha detto il Papa all’udienza generale.”Non dimentico la martoriata Ucraina. Di fronte a tutti gli scenari di guerra del nostro tempo, chiedo a ciascuno di essere costruttore di pace e di pregare perché nel mondo si diffondano pensieri e progetti di concordia e di riconciliazione”. Lo ha detto il Papa alla fine dell’udienza generale. “Alla Vergine Maria affidiamo le vittime di ogni guerra, ogni guerra – ha ripetuto -, in modo speciale la cara popolazione ucraina”, ha aggiunto Papa Francesco.

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    Letta: 'Meloni ha ragione, fu Renzi a imporre il Rosatellum'

    “Ha ragione Meloni”, quando dice che il Rosatellum lo impose il Pd, dice il segretario del Pd Enrico Letta a Rtl.102.5. E aggiunge: “fu Renzi che lo impose, pensando a se stesso, pensando di prendersi il 70% del Parlamento, poi è andata come è andata”. Secondo il leader dem, “questa non è una legge proporzionale, è molto maggioritaria, quindi nei collegi uninominali, che è dove si decide, chi vota Terzo polo e 5Stelle sostanzialmente favorisce la destra, perché là il Terzo polo e 5Stelle non possono vincere, se togliessero 3 o 5 punti percentuali al Pd porterebbero a quel risultato”.
    “Noi non siamo a favore del presidenzialismo, ma contro. Per un Paese come il nostro, l’idea che tutto si risolva dando in mano a uno o a una tutto il potere io la trovo profondamente superficiale e sbagliata. Noi ci opporremmo in tutti i modi”. Osserva il segretario dem. Quanto alla Bicamerale di cui parla Giorgia Meloni, spiega che i democratici sono aperti a discutere, “ma io lo dico con franchezza – aggiunge -: la linea che ho posto è che, a differenza di quanto capitato in altre occasioni, se vinciamo andiamo al governo, se no andiamo all’opposizione e ci stiamo per tutta la legislatura”.  
    A parere del leader democratico, “la democrazia non è a rischio se vince la destra, il nostro sistema regge e reggerà, sono gli italiani che scelgono. Ma se il resto del campo è diviso e come centrosinistra veniamo privati di voti e diminuiti nella nostra forza, il sistema elettorale che ha voluto Renzi alcuni anni fa può consentire alla destra italiana, con un risultato sotto il 55% dei consensi, di vincere con il 70% della rappresentanza parlamentare”.
    E il Pd farà di tutto, aggiunge perché l’esperienza, il ruolo e la competenza di Draghi non vadano in pensione. “Noi siamo stati quelli più lineari nei confronti di Draghi e del suo governo, anche il terzo polo in Parlamento ha spesso votato contro”.
    Sempre in chiave di legge elettorale, fonti del Nazareno fanno presente che il segretario del Pd Enrico Letta ‘non è mai stato contrario alla riduzione dei parlamentari in sé, anzi. Piuttosto era e resta contrarissimo al taglio non  accompagnato da una riforma seria del Rosatellum, la peggiore legge elettorale di sempre’. 
    ‘Come è noto, il Pd – precisano le fonti – da anni e fino all’ultimo minuto possibile, prima con Zingaretti e poi con Letta stesso – ha provato a cambiare la legge elettorale attraverso interlocuzioni, a tutti i livelli, con la gran parte delle forze parlamentari. Non aver corretto il Rosatellum una volta fatta la riduzione è stato un errore grave del sistema politico che ha portato a questa folle torsione ipermaggioritaria’.

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    Meloni sfida le grandi piazze e rilancia la Bicamerale

    Un minitour elettorale della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni nei prossimi giorni toccherà le grandi piazze italiane. Domani L’Aquila, poi Firenze, nella storica Piazza Santa Croce, che spesso ospita le manifestazioni dei sindacati. Quindi Trento, Bolzano, Mestre. E domenica la sfida più impegnativa, quella di Piazza Duomo, al centro di Milano, la città che ad aprile ospitò la conferenza programmatica del partito. Fino all’exploit della chiusura unitaria con Berlusconi e Salvini, il 22, nella stessa piazza del Popolo dove il giorno dopo chiuderà la campagna elettorale il leader dem Enrico Letta.    “Dobbiamo centrare due obiettivi: vincere come coalizione e essere primo partito”, è il piano della Meloni, pronta a contestare che “la posta in gioco sia tra un governo di centrosinistra o di destra, ma tra uno con una maggioranza solida e uno con una maggioranza arcobaleno”. E intanto, dal salotto di “Porta a Porta”., la leader di Fdi rilancia sulle riforme. “Possiamo ripartire da sistema francese, qualcuno propone il premierato, il sindaco d’Italia, importante è che si parli di questa che è la madre di tutte le riforme. La Bicamerale è una delle soluzioni su cui sono d’accordo, sono per aprire un dibattito. Io vorrei fare le riforme con tutti ma non mi faccio impantanare dalla sinistra”, spunta le armi di Letta che grida all’allarme democratico con la vittoria del centrodestra. Le riforme, lascia intendere la Meloni, le faremo a larga maggioranza e con l’accordo di tutti.    All’alleato Matteo Salvini la leader Fdi ribadisce ferma la sua posizione su energia (“per rifondere i sovraccosti da qui a marzo servono 3 o 4 miliardi di euro dai fondi europei: non serve lo scostamento di bilancio”) e sanzioni alla Russia ( “Non mi torna che non stiano funzionando, qualcosa invece stanno facendo. Mosca ci metterà 10 a anni a recuperare il Pil prima della guerra”). E ammette che con il leader della Lega “ci sono battibecchi, ma montarli ad arte no.. “. Per esempio spiega: nella famosa foto di Cernobbio “avevo le mani ai capelli, ma Salvini non stava parlando: stava parlando Letta”. Giorgia Meloni squaderma sondaggi che danno Fdi ancora in crescita. E intanto torna a rintuzzare le parole del segretario dem, contro l’attuale legge elettorale: “Enrico Letta – attacca Meloni – definisce il Rosatellum “‘la peggiore legge elettorale che ha visto il nostro Paese’. E ha ragione. Non a caso è stata scritta e imposta dal PD, con il voto contrario di Fratelli d’ Italia. Ma quanto fa ridere la sinistra italiana?”. “Nel Nel programma del Pd c’è scritto Meloni: se smetto di fare politica che fanno? Pensano sempre al mostro”, ironizza. E poi: “E’ gravissimo che Letta parli di una Europa di serie B con Ungheria e Polonia. Loro immaginano la Ue come un club. Letta chieda scusa alla Polonia, la nazione più esposta con la Russia, perchè fa avere a Putin il messaggio che a noi della Polonia non ce ne frega nulla”, affonda a “Porta a Porta”..    Da registrare oggi anche la ribadita contrarietà all’adozione per i single e per le coppie gay, anche se viene accettato l’invito a cena dall’assessore al Welfare di Napoli, Luca Trapanese, papà single che ha felicemente adottato una bimba con una grave disabilità, di nome Alba e ha chiesto alla Meloni di confrontarsi. “Per un bambino essere cresciuto e amato da un papà e una mamma è meglio che esserlo da uno solo dei 2” è la chiosa della leader Fdi, che non si sposta dalle sue posizioni.