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    Singapore, amb.Vattani firma registro condoglianze Elisabetta II

    SINGAPORE – L’Ambasciatore d’Italia a Singapore, Mario Vattani, si e’ recato presso la sede del rappresentante britannico nella Città Stato (parte del Commonwealth), Eden House, dove e’ stato accolto dall’ High Commissioner britannico Kara Owen, per firmare il libro delle condoglianze dedicato alla Regina Elisabetta II.    Nell’esprimere, in veste di rappresentante italiano a Singapore, la partecipazione al lutto della famiglia reale britannica, l’Ambasciatore Vattani ha ricordato la figura della Regina Elisabetta come sovrana rispettata nel mondo, amata dal suo popolo, e capace sempre di incarnare la tradizione con grande dignità e profondo spirito di servizio, anche in una società moderna e in costante evoluzione. (ANSA).   

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    Papa: 'Imprenditori creino lavoro, specie per i giovani'

    “Questo tempo non è un tempo facile, per voi e per tutti. Anche il mondo dell’impresa sta soffrendo molto. La pandemia ha messo a dura prova tante attività produttive, tutto il sistema economico è stato ferito. E ora si è aggiunta la guerra in Ucraina con la crisi energetica che ne sta derivando”. Lo ha detto papa Francesco ricevendo in udienza nell’Aula Paolo VI i partecipanti all’Assemblea pubblica di Confindustria, guidati dal presidente Carlo Bonomi. “In queste crisi soffre anche il buon imprenditore – ha sottolineato il Pontefice -, che ha la responsabilità della sua azienda, dei posti di lavoro, che sente su di sé le incertezze e i rischi”. Secondo Francesco, “nel mercato ci sono imprenditori ‘mercenari’ e imprenditori simili al buon pastore (cfr Gv 10,11-18), che soffrono le stesse sofferenze dei loro lavoratori, che non fuggono davanti ai molti lupi che girano attorno”. “La gente sa riconoscere i buoni imprenditori – ha aggiunto -. Lo abbiamo visto anche recentemente, alla morte di Alberto Balocco: tutta la comunità aziendale e civile era addolorata e ha manifestato stima e riconoscenza”.”Creare lavoro poi genera una certa uguaglianza nelle vostre imprese e nella società. È vero che nelle imprese esiste la gerarchia, è vero che esistono funzioni e salari diversi, ma i salari non devono essere troppo diversi. Oggi la quota di valore che va al lavoro è troppo piccola, soprattutto se la confrontiamo con quella che va alle rendite finanziarie e agli stipendi dei top manager. Se la forbice tra gli stipendi più alti e quelli più bassi diventa troppo larga, si ammala la comunità aziendale, e presto si ammala la società”. Così il Papa all’Assemblea di Confindustria. “Su questo aspetto della natalità – ha detto papa Francesco parlando ‘a braccio’ -, alle volte una donna che è impiegata qui o lavora là ha paura a rimanere incinta. Perché c’è una realtà, non dico fra voi, ma c’è una realtà: appena incomincia a vedere la pancia la cacciano via. ‘No, no, tu non puoi rimanere incinta’. Per favore, questo è un problema delle donne lavoratrici. Studiatelo, vedete come fare che una donna incinta possa andare avanti, sia col figlio che aspetta e sia col lavoro”.Siamo in “un Paese smarrito, diviso, ingiusto con troppi dei suoi figli e con lo sguardo schiacciato sui bisogni del presente”, c’è bisogno di “parole alte, di valori e di una visione che sappia guardare, insieme, lontano ed in profondità””. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, si è rivolto così al Santo Padre all’ingresso di Papa Francesco nell’Aula Nervi. Nel suo primo intervento il leader degli industriali si era invece rivolto solo alla platea di imprenditori e delle loro famiglie, prima dell’ingresso del Pontefice nell’Aula delle udienze.

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    Riapre la scuola, via le mascherine ma ora la sfida è il risparmio

    Terminate le vacanze estive, anche se il meteo annuncia l’arrivo di nuove torride giornate di caldo, inizia quasi in tutta Italia – i calendari sono decisi dalle Regioni – il nuovo anno scolastico, che partirà lunedì in 7 territori: Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e nella Provincia di Trento; ha già preso l’avvio, il 5 settembre, nella sola Provincia di Bolzano e vedrà il 13 settembre tornare sui banchi bambini e ragazzi della Campania. Poi, a seguire, il 14 settembre le lezioni prenderanno il via in Calabria, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Umbria. Il 15 inizieranno, invece, in Emilia-Romagna, Lazio e Toscana. In coda, il 19 settembre, Sicilia e Valle d’Aosta.    La novità di quest’anno è che si torna tutti in classe senza distanziamento, senza personale aggiuntivo Covid, senza mascherine, senza Dad. Per l’aerazione delle classi è indicato aprire le finestre e cambiare l’aria con frequenza. Via libera anche alle gite. Ma se il quadro sanitario dovesse peggiorare le scuole devono essere «preparate e pronte» a rimettere in piedi le misure assunte negli ultimi tre anni.    Gli studenti però sono già molto critici sul rientro in classe che definiscono “complicato e caotico”. “Dal ministero – dicono – arriva poca chiarezza circa le misure Covid per l’ennesimo anno, all’interno di un sistema scolastico e universitario in cui non si è investito”. E lamentano il fatto che “In questa campagna elettorale si parla poco e male di scuola, di università e di giovani, e ancora una volta senza chiederci cosa ne pensiamo”. Per questo Rete degli Studenti Medi e Unione degli Universitari hanno scritto un manifesto con 100 proposte lanciato con un flash mob al ministero dell’Istruzione e davanti a più di 50 scuole in occasione del rientro scolastico.

    Da domani oltre 7 milioni di studenti di nuovo a scuola

        A entrare in classe saranno 7.286.151 studentesse e studenti per un totale di 366.310 classi nelle scuole statali. L’anno scorso c’erano e 7.407.000 studenti (277.840 con disabilità) e 368.656 classi. L’anno scolastico 2020/21 era iniziato con 7.507.000 studenti (268.700 con disabilità) e 369mila classi. In due anni si sono persi quindi più di 220mila studenti e 3mila classi, mentre gli alunni con disabilità sono cresciuti di quasi 22mila unità, facendo quindi registrare un aumento dell’8%. Le cosiddette classi pollaio ‘resistono’ solo alle superiori: negli ordini inferiori il calo demografico e quindi della frequenza scolastica è impressionante. Il sindacato Anief calcola che in 15 anni sono stati persi 800 mila alunni.    Complice il caro-energia, l’anno scolastico che parte domani sarà anche all’insegna dei rincari. Il Codacons ha stimato che per quaderni, diari, astucci, diari, e tutto il materiale legato alla scuola gli incrementi medi dei listini sono del +7% per i costi di produzione in capo alle imprese del settore determinati dal caro-energia e la crisi delle materie. Anche per l’Unione nazionale dei consumatori i rincari sono del 7,3%. Il ministro Patrizio Bianchi, i sindacati e i partiti assicurano però che il caro energia non avrà comunque ripercussioni sull’andamento dell’anno scolastico, che dovrà essere in presenza e senza giornate in Dad per risparmiare sui termosifoni. Sul punto sono tutti concordi.   

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    Elezioni; Meloni, una donna presidente è sfondare il tetto di cristallo

    “Se una una donna arrivasse per la prima volta alla guida del governo, sfido chiunque a dire che non significherebbe rompere un tetto di cristallo”. Lo ha detto all’ANSA Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ospite al Gp d’Italia a Monza.
    Diventare la prima donna presidente del Consiglio, per Giorgia Meloni significherebbe quindi rompere un tabù in Italia “che penalizza le donne, che produce il gender gap, che produce salari più bassi a parità di lavoro, che produce discriminazione per le donne in età fertile, una serie di problemi che stanno tutti scritti nel programma di Fratelli d’Italia”.
    Infine Meloni ha rimarcato come “la patente di femminilità non la dà la sinistra: io sono una donna, quindi il fatto di dire che ‘non sei una donna se non dici le cose che dico io’, a me francamente fa abbastanza ridere”.   

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    Elezioni, Berlusconi promette 1000 euro di stipendio al mese ai giovani

    “Oggi mi voglio rivolgere ai giovani. A loro dobbiamo restituire la speranza per il futuro. Dobbiamo aiutarli ad avere un lavoro dignitoso, a potersi comprare una casa, formare una famiglia, crescere dei figli. Per questo, toglieremo ogni tassa e ogni spesa contributiva, per i primi due anni, ai datori di lavoro che assumeranno un ragazzo o una ragazza a tempo indeterminato”. Lo dice Silvio Berlusconi nella sua pillola quotidiana. “Molti giovani però – aggiunge – oggi hanno solo contratti temporanei, di apprendistato, di praticantato. Quando saremo al governo interverremo affinchè il loro stipendio sia almeno di 1000 euro al mese. Non sarà un costo per le aziende, perché l’eventuale maggiore esborso sarà compensato dai tagli sulle tasse e sulle altre spese contributive”. 

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    Meloni, noi sull'immigrazione siamo più umani della sinistra

     “L’immigrazione va governata con il decreto flussi per far entrare le persone legalmente, come si fa in altri Paesi. Non alimentare un sistema illegale che fa l’interesse degli scafisti. Dicono che i migranti vogliono fare lavori che gli italiani non vogliono fare: non è vero, perché li fanno a condizioni che gli italiani non accettano. Per questo, cari compagni, l’immigrazione illegale fa gli interessi del grande capitale. Che brutta fine avete fatto. Se vuoi entrare in Italia, lo fai legalmente nel rispetto delle regole dello Stato italiano. La nostra visione è molto più umana della vostra”. Lo dice Giorgia Meloni,leader Fdi .

    Elezioni, Meloni: ‘Sull’immigrazione noi piu’ umani della Sinistra’

       

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    Elezioni: Da nucleare a Stretto, il programma del centrodestra

    Il programma del centrodestra è un documento diviso in 15 punti che spazia dalla conferma dell’atlantismo e l’impegno a un’Europa “piu’ politica e meno burocratica”, al nucleare, passando per l’ok al ponte sullo Stretto di Messina, i decreti sicurezza e la flat tax ma senza aliquote mirabolanti se non la promessa di estendere il tetto per le partite Iva. “E’ il programma di governo che la coalizione realizzera’ dopo le elezioni del 25 settembre quando, finalmente, l’Italia potra’ avere un governo coeso e capace di dare al Paese delle risposte concrete”, annunciano in serata all’unisono i big di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Il documento conferma l’ultima bozza circolata nei giorni scorsi ma cambia titolo: “Per l’Italia”, si legge sulla prima pagina in grassetto blu. Uno slogan netto ma asettico, diverso da quello iniziale che era “Italia domani” e ricalcava il nome scelto dal governo Draghi per il portale sul Pnrr. In cima, campeggiano i simboli dei tre principali partiti e quello dell’ultimo arrivato ossia “Noi moderati”, la lista che raggruppa i quattro ‘centristi’. Gli impegni vanno dalla politica estera – che e’ il primo punto, e descritto dai piu’ come un puntiglio di Giorgia Meloni – fino all’ultimo che riguarda “giovani, sport e sociale”. In politica estera, il faro della coalizione e’ “la tutela dell’interesse nazionale e la difesa della Patria”.
    Non manca il riferimento alla Nato, “anche in merito all’adeguamento degli stanziamenti per la difesa”. Nero su bianco e’ il ribadito “sostegno all’Ucraina di fronte all’invasione della Federazione russa e il sostegno a ogni iniziativa diplomatica volta alla soluzione del conflitto”. Un accenno pure alla “revisione delle regole del Patto di stabilita’ e della governance economica al fine di attuare politiche in grado di assicurare una crescita stabile e duratura e la piena occupazione”. Sul fronte energetico, l’obiettivo e’ l’autosufficienza da garantire con la transizione energetica sostenibile, il sostegno alle politiche di price-cap a livello europeo (su cui si e’ speso tanto il premier Mario Draghi) e il ricorso al nucleare. Qui, in realta’ , il riferimento e’ sfumato citando solo la “creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro”. Sulle infrastrutture, la promessa e’ racchiusa soprattutto nel “potenziamento della rete dell’alta velocita’ per collegare tutto il territorio nazionale dal Nord alla Sicilia, realizzando il ponte sullo Stretto”. Il terzo capitolo si concentra su riforme istituzionali e giustizia ed e’ stato riformulato di recente al tavolo dei partiti. Primo impegno citato e’ l’elezione diretta del presidente della Repubblica – provvedimento-bandiera per FdI – seguito dal riconoscimento delle autonomie, che e’ invece la storica battaglia della Lega e dei suoi governatori. Sulla giustizia si conferma la riforma del Csm e la separazione delle carriere su cui il partito di Salvini si e’ speso in prima persona lanciando un referendum. Sul fisco, la parola d’ordine e’ ‘meno tasse’ declinato per famiglie, imprese e lavoratori autonomi e condito dal no ferreo a “patrimoniali dichiarate e mascherate”, si legge nel documento. Sulla tassa piatta, che ancora divide i tre principali alleati su aliquote e tempi di realizzazione, il compromesso e’ stato raggiunto omettendo ogni percentuale. Si legge solo di un’estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100.000 euro di fatturato, flat tax su incremento di reddito rispetto alle annualita’ precedenti (quest’ultimo aspetto fortemente voluto da FdI, ndr), con la prospettiva di ulteriore ampliamento per famiglie e imprese”.
    Altre misure promesse riguardano gli aiuti a famiglia e natalita’ . Qui al primo punto si cita l’allineamento alla media europea della spesa pubblica per infanzia e famiglia”, che e’ un punto fermo dei neo Moderati di Lupi, Cesa, Toti e Brugnaro. Seguono asili nido gratuiti e aziendali. Nel programma non manca l’impegno per sicurezza e lotta all’immigrazione illegale: “passa” la linea della Lega che ottiene al primo punto la voce “decreti sicurezza”, gli stessi voluti dall’allora ministro degli Interni e che sogna il loro ripristino. Ribadita, inoltre, la difesa dei confini nazionali ed europei, ma non c’e’ il blocco navale che e’ il chiodo fisso del partito dei ‘patrioti’, ma solo un generico “controllo delle frontiere e blocco degli sbarchi per fermare, in accordo con le autorita’ del nord Africa, la tratta degli esseri umani”, oltre alla creazione di hot-spot nei territori extra-europei, gestiti dall’Unione Europea”. Non manca la lezione tratta dal Covid con l’impegno a interventi come “la ventilazione meccanica controllata e il potenziamento dei trasporti”, ma “senza compressione delle liberta’ individuali”. Sul lavoro, la promessa e’ il taglio del cuneo fiscale per imprese e lavoratori, insieme agli interventi per calmierare i prezzi dei beni di prima necessita’ . La lotta al reddito di cittadinanza viene affidata a una generica sostituzione con “misure piu’ efficaci di inclusione sociale e politiche attive di formazione e inserimento nel mondo del lavoro”. Un capitolo a parte e’ riservato all’ambiente, definito “una priorita’ ” ma un po’ asciugato rispetto alle ultime bozze. Il programma accenna genericamente al rispetto e aggiornamento degli impegni internazionali presi dall’Italia contro i cambiamenti climatici, cita la piantumazione di alberi, ma senza indicare il milione promesso da Berlusconi, e sull’educazione ambientale sparisce l’idea di farne una materia curricolare scolastica.

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    Elezioni: Sindaco d'Italia nel programma di Azione-Iv

    Nella battaglia sul presidenzialismo, tra paladini dell’attuale assetto istituzionale e chi invece invoca un cambiamento, si inserisce anche Matteo Renzi che rilancia con l’idea del “Sindaco d’Italia”. “Se sono d’accordo sul presidenzialismo? Preferirei – dice il leader di Italia Viva – l’elezione diretta del premier, perche’ secondo me e’ giusto che i cittadini scelgano. Sogno un meccanismo semplice come quello del sindaco d’Italia”. Una proposta che, a quanto anticipa l’ex premier, dovrebbe trovarsi anche nel programma di coalizione siglato assieme a Carlo Calenda. I meriti di una riforma di questo tipo? “Tutti coloro che ascoltano sanno che quando si vota per il sindaco e’ facile – spiega Renzi -, poi magari si perde. Questo meccanismo e’ democrazia, funziona”. Non sfugge che una proposta cosi’ congeniata potrebbe sembrare, se non una mano tesa, quanto meno un ammiccamento nei confronti dei desiderata della coalizione di centrodestra, che da giorni sta combattendo la sua personale guerra elettorale sul tema della struttura istituzionale e della governabilita’ del Paese.
    Il presidenzialismo, indicato nel programma di Meloni, Salvini e Berlusconi e’ diverso, riguarderebbe l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e non del primo Primo ministro, ma di certo quella di Renzi equivale a un’apertura sul tema delle riforme costituzionali. Il leader di Italia Viva per il momento resta possibilista e non si sbilancia sulla funzione del Capo dello Stato: “Se fai come in America e’ giusto che lo eleggano i cittadini. Se il capo dello Stato ha la funzione di arbitro istituzionale – aggiunge pero’ Renzi – di quello che nomina qualcuno alla Corte costituzionale, che presiede il CSM e’ piu’ giusto che sia una sorta di arbitro, non di capo del Governo”. D’altronde, su possibili cambiamenti dell’assetto dello Stato, Renzi non ha mai avuto posizioni pregiudiziali – basti ricordare il tentativo fallito dopo il referendum del 2016 – e anche nei confronti dello stesso presidenzialismo appena ieri aveva scritto nella sua E-news: “In molti gridano alla deriva antidemocratica perche’ la destra ha proposto il presidenzialismo. Follia. Il presidenzialismo e’ radicato in tante moderne democrazie occidentali. Io preferisco l’elezione diretta del Premier, non del Capo dello Stato, ma questo non significa che la proposta della destra sia un attentato alla liberta’ “. Quello con il leader di Italia Viva, sul tema delle riforme, potrebbe rivelarsi, un domani, un dialogo da non declinare con tanta leggerezza da parte del centrodestra. Al di la’ dei contenuti, tutti da definire in materia di presidenzialismo, l’alleanza Fdi, Lega e Forza Italia potrebbe guardare con favore a un’ulteriore appoggio in Parlamento all’indomani delle elezioni del prossimo 25 settembre.
    Se oggi, secondo le previsioni dei sondaggi, la coalizione si sta avviando verso una vittoria che le permetterebbe di governare con meno patemi, diverso e’ il discorso legato alla possibilita’ di portare a termine una ristrutturazione della Costituzione senza passare dalla consultazione referendaria. Secondo la Carta, se la legge venisse approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti, allora la riforma entrerebbe in vigore senza la necessita’ di un ulteriore passaggio, quello appunto del referendum. Nel caso di un vittoria importante del centrodestra e di un risultato importante del Terzo polo alle prossime elezioni, la soglia dei due terzi dei parlamentari potrebbe anche essere raggiunta e chissa’ se, fatte le dovute considerazioni e limate le rispettive asperita’ , non si riesca a trovare una convergenza che termini con una rivoluzione istituzionale.