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    Il Papa è in volo verso il Kazakistan

    Il Papa è in volo per il Kazakistan. L’Airbus A330 di ITA Airways, intitolato a Marco Pantani, è decollato alle 7.36 dall’aeroporto di Fiumicino. L’arrivo all’aeroporto internazionale di Nursultan Nazarbayev, è previsto per le 17.45 ora locale. Concluso il viaggio di tre giorni in Kazakistan, Francesco rientrerà quindi a Roma (aeroporto di Fiumicino) giovedì sera poco dopo le 20. 
    “Nel momento in cui mi accingo a lasciare il suolo d’Italia per compiere un viaggio apostolico in Kazakhstan per prendere parte al Congresso dei Leader delle religioni mondiali e incontrare la popolazione e la comunità cattolica, desidero rivolgere a Lei signor Presidente e a tutti gli italiani il mio cordiale saluto, che accompagno con auspici di serenità e di concordia, unito alla preghiera a Dio per il bene e il progresso di tutta la Nazione”. Lo afferma papa Francesco nel telegramma di saluto inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella al momento della partenza per il Kazakhstan.

       

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    Papa:Francesco a Fiumicino in partenza per il Kazakistan

     Papa Francesco è arrivato all’aeroporto di Fiumicino. A breve la partenza per il viaggio apostolico di tre giorni in Kazakistan, il 38/esimo dall’inizio del suo pontificato, che raggiungerà con un Airbus A330 di ITA Airways con la nuova livrea azzurra. A salutare sottobordo il Santo Padre, l’a.d di ITA Airways, Fabio Maria Lazzerini con il Chief Commercial Officer Emiliana Limosani; autorità civili aeroportuali e di Polizia e due carabinieri schierati in alta uniforme.    Ad accompagnare Francesco nel suo viaggio apostolico in Kazakistan, un equipaggio di 12; persone composto da; 3; piloti e; 9 assistenti di volo. Supervisore delle attività di bordo, il comandante; Massimiliano Marselli; con; 18.000; ore di volo di esperienza. Presente a bordo anche il team ITA Airways dedicato ai voli speciali.    Giunto in auto al Leonardo da Vinci poco prima delle 7 scortato dalla sicurezza vaticana e dalla Polizia, il Papa, dopo aver salutato i presenti, con l’ausilio di un elevatore elettrico messo a disposizione da Adr, ha quindi raggiunto in sedia a rotelle il portellone di ingresso dell’aereo, dove ad attenderlo c’era il personale di bordo, per poi imbarcarsi.

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    Elezioni, confronto Letta-Meloni: scintille su Pnrr e Ue

    Su Corriere tv il confronto tra la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e il segretario dem, Enrico Letta. 
    “Le sanzioni contro la Russia “funzionano” per cui occorre andare avanti con esse, anche se hanno “un costo per le imprese e le famiglie” italiane che quindi “vanno aiutate e protette” soprattutto sui costi dell’energia, ha detto Letta.
    “La posizione di FdI è sempre la stessa: l’Italia ancorata all’Occidente, all’alleanza atlantica, con l’Europa, a difesa dei valori occidentali. Sin dall’inizio alcuna titubanza a schierarci contro la Russia, abbiamo sostenuto il governo seppur dall’opposizione. E le cose rimarrebbero così con un governo di centrodestra”, ha spiegato Meloni. “Le sanzioni sono efficaci, ma onori e oneri. Serve un fondo di compensazione. Noi abbiamo un programma di coalizione. Invece sinistra italiana chiede di non inviare armi”. “Le parole di Berlusconi e di Salvini sulle sanzioni? Ma nel programma del centrodestra ci sono parole chiare e quelle contano. Letta ci dica perché non ha posto il tema ai suoi alleati circa lo stop dell’invio delle armi. Nel nostro programma non c’è nulla contro le sanzioni”. “L’ Ungheria non è il Paese che conta di più: da sinistra nemmeno una parola contro la Germania che blocca il tetto al gas”.
    “Per anni chi faceva critiche costruttive veniva chiamato sovranista: poi sono arrivati degli shock come la pandemia e si è visto che noi chiedevamo un Europa capace di agire: non si può dire che abbia fatto tutte le cose che andavano fatte. Manca una politica estera –  ha aggiunto Meloni -. La posizione dei conservatori è quella del principio di sussidiarietà: non faccia Bruxelles quello che può fare Roma. L’interesse nazionale si difende agendo: la Germania non vuole il price cap perché paga il gas un terzo di quello che paghiamo noi”.
    “Per noi non è difficile scegliere le alleanze internazionali, da sempre si basano su due cardini, europeo e atlantico e sarà sempre così”, ha detto Letta nel confronto con la leader di Fdi. “Noi vogliamo una Italia che conta in Europa, non che protesta. Come Draghi, che è andato a Kiev con Macron e Scholz: quella è la fotografia. Un’Italia che conta non che pone il veto con Polonia e Ungheria, anche perché noi abbiamo l’Euro”, ha aggiunto il segretario del Pd.
    “La posizione di Fdi sul Pnrr è sempre stata la stessa – ha poi detto Giorgia Meloni -. Non abbiamo mai votato contro, ci siamo astenuti in un passaggio in Europa, e in Italia perché il documento è arrivato all’ultimo momento, noi abbiamo chiesto di leggerlo”. Secondo Enrcio Letta, il Pnrr “non va rinegoziato” perché se lo si chiedesse “daremo a chi ci presta quei soldi un messaggio, che l’Italia è inaffidabile”. Letta ha aggiunto che “dentro il Pnrr ci sono già i meccanismi per rimodularlo sulle necessità dovute alla crisi energetica”.
    “Non ci sono condoni nel nostro programma – ha affermato Giorgia Meloni -, semmai serve fare funzionare quelli che sono stati fatti in passato: la vera evasione è nel lavoro nero, nelle big company, nelle iniziative dei migranti che aprono e chiudono prima dei controlli, per cui abbiamo chiesto una fideiussione”.
    “Salario minimo, nella logica contrattata, per evitare che piu di 3 milioni di lavoratori guadagnino meno di 9 euro, che è uno scandalo”: così Enrico Letta durante il confronto con Giorgia Meloni su Corriere.it. Va inoltre mantenuto il reddito di cittadinanza perché “ha aiutato a contrastare la povertà”. “Secondo noi dovrà continuare per questo ma sulle politiche attive deve cambiare perché non ha funzionato”.
    “Letta e Meloni non parlano da leader di coalizioni”, ha detto il leader del Terzo polo, Carlo Calenda, in una diretta su Facebook nel suo “contro dibattito” al confronto tra Enrico Letta e Giorgia Meloni, sul “Corriere.it”. Sono due leader di partito che non possono garantire per il resto delle coalizioni”, ha osservato: “Sulla politica estera non ci sara’ mai una linea comune”. “Rinegoziare il Pnrr è una follia, non sta né in cielo né in terra. Sono considerazioni stravaganti, discussioni surreali tipiche dell’Italia, dove i politici non hanno mai lavorato un giorno fuori dalla politica. Basta con le stupidaggini, cerchiamo di implementare il Pnrr che già sarà molto difficile, ha detto Calenda, nel suo ‘Controdibattito 2+1’. “Un dibattito fra Sandra e Raimondo senza alcun senso. Non è vero quello che dice Meloni, sono stati contro il Pnrr come contro il Mes”, ha detto ancora Calenda, sottolineando che Draghi ha dovuto modificare il piano del Pnrr italiano e “fare le cose velocissimamente per non perdere i soldi”.
    “La preoccupazione degli italiani in questo momento sono le bollette – ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, intervenendo all’iniziativa ‘Credo nella scuola’ a Firenze -. Si devono mettere sul tavolo 30 miliardi di euro per aiutare gli italiani a pagare le bollette. Subito. Chi dice no a un intervento non conosce il proprio paese. Con Giorgia vinceremo le elezioni ma non capisco perché su questo Meloni tentenni. Servoni soldi oggi, subito. Come si fa a non capire? Occorre mettere ora 30 miliardi a debito, come abbiamo fatto con il Covid, in attesa che l’Europa intervenga nei prossimi mesi”.

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    Energia: Bianchi, governo mai parlato settimana corta a scuola

    La settimana corta a scuola? “Il governo non ne ha mai parlato perchè siamo convinti che tutti dobbiamo affrontare le problematiche del caro energia, ma la scuola sia l’ultima, abbiamo già dato al Paese”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi intervistato da Unomattina.”E’ la scuola della ripartenza. Tutto il Paese ha bisogno di ripartenza, di guardarsi negli occhi. Il governo ha ritenuto che la fase di emergenza fosse conclusa.Abbiamo perso molto. Ma siamo pronti per ogni evenienza. Teniamo monitorata la situazione in ogni parte del Paese”. Lo ha detto Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione, intervisto da UnoMattina parlando dell’avvio del nuovo anno scolastico e dell’emergenza Covid. “Ragazzi, la scuola è il momento in cui si cresce insieme. Nella vita diventerete grandi ma vi ricorderete sempre il vostro compagno, la prof e quella volta che siamo andati in gita e ci eravamo persi. Fate tesoro di ogni momento che è un pezzo non solo della vita di adesso ma anche della vita che avrete, fatelo con gioia. Nel momento difficile che siamo vivendo , teniamoci tutti per mano”. E’ l’augurio di buon inizio di anno scolastico con il quale il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, si è rivolto agli studenti dai microfoni di Unomattina.Terminate le vacanze estive, anche se il meteo annuncia l’arrivo di nuove torride giornate di caldo, inizia quasi in tutta Italia – i calendari sono decisi dalle Regioni – il nuovo anno scolastico, che partirà lunedì in 7 territori: Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e nella Provincia di Trento; ha già preso l’avvio, il 5 settembre, nella sola Provincia di Bolzano e vedrà il 13 settembre tornare sui banchi bambini e ragazzi della Campania. Poi, a seguire, il 14 settembre le lezioni prenderanno il via in Calabria, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Umbria. Il 15 inizieranno, invece, in Emilia-Romagna, Lazio e Toscana. In coda, il 19 settembre, Sicilia e Valle d’Aosta.    La novità di quest’anno è che si torna tutti in classe senza distanziamento, senza personale aggiuntivo Covid, senza mascherine, senza Dad. Per l’aerazione delle classi è indicato aprire le finestre e cambiare l’aria con frequenza. Via libera anche alle gite. Ma se il quadro sanitario dovesse peggiorare le scuole devono essere «preparate e pronte» a rimettere in piedi le misure assunte negli ultimi tre anni.    Gli studenti però sono già molto critici sul rientro in classe che definiscono “complicato e caotico”. “Dal ministero – dicono – arriva poca chiarezza circa le misure Covid per l’ennesimo anno, all’interno di un sistema scolastico e universitario in cui non si è investito”. E lamentano il fatto che “In questa campagna elettorale si parla poco e male di scuola, di università e di giovani, e ancora una volta senza chiederci cosa ne pensiamo”. Per questo Rete degli Studenti Medi e Unione degli Universitari hanno scritto un manifesto con 100 proposte lanciato con un flash mob al ministero dell’Istruzione e davanti a più di 50 scuole in occasione del rientro scolastico.

    Da domani oltre 7 milioni di studenti di nuovo a scuola

        A entrare in classe saranno 7.286.151 studentesse e studenti per un totale di 366.310 classi nelle scuole statali. L’anno scorso c’erano e 7.407.000 studenti (277.840 con disabilità) e 368.656 classi. L’anno scolastico 2020/21 era iniziato con 7.507.000 studenti (268.700 con disabilità) e 369mila classi. In due anni si sono persi quindi più di 220mila studenti e 3mila classi, mentre gli alunni con disabilità sono cresciuti di quasi 22mila unità, facendo quindi registrare un aumento dell’8%. Le cosiddette classi pollaio ‘resistono’ solo alle superiori: negli ordini inferiori il calo demografico e quindi della frequenza scolastica è impressionante. Il sindacato Anief calcola che in 15 anni sono stati persi 800 mila alunni.    Complice il caro-energia, l’anno scolastico che parte domani sarà anche all’insegna dei rincari. Il Codacons ha stimato che per quaderni, diari, astucci, diari, e tutto il materiale legato alla scuola gli incrementi medi dei listini sono del +7% per i costi di produzione in capo alle imprese del settore determinati dal caro-energia e la crisi delle materie. Anche per l’Unione nazionale dei consumatori i rincari sono del 7,3%. Il ministro Patrizio Bianchi, i sindacati e i partiti assicurano però che il caro energia non avrà comunque ripercussioni sull’andamento dell’anno scolastico, che dovrà essere in presenza e senza giornate in Dad per risparmiare sui termosifoni. Sul punto sono tutti concordi.   

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    I programmi a confronto

     Il filo atlantismo è un imperativo categorico del programma del centrodestra, un progetto che si interseca con le posizioni del Pd e dei sostenitori della cosiddetta “Agenda Draghi” .    Al netto del Ponte sullo Stretto, che non trova molti proseliti al di là di Fi-Lega e Fdi, più complessa è la partita sul fronte delle riforme, con il presidenzialismo e le autonomie, su cui puntano Giorgia Meloni, (per il primo), e Matteo Salvini (per le seconde), che diventa un vero proprio spartiacque rispetto al centrosinistra e ai propositi dei moderati di centro.

    I programmi dei tre blocchi elettorali

        E alla richiesta di meno tasse, con una flat tax al 15% anche per i lavoratori dipendenti rilanciata da Matteo Salvini (per Berlusconi potrebbe bastare al 23), il Pd risponde con la rimodulazione dell’Irpef , la parità salariale, e la dote di 10 mila euro per i diciottenni da ricavare da una sorta di patrimoniale. Ma i dem e la sinistra rilanciano anche sui diritti civili, lo ius scholae e la tutela dell’ambiente. E, andando contro uno dei cardini dei 5 stelle, Enrico Letta vorrebbe la modifica del reddito di cittadinanza e del superbonus 110. Elemento divisivo tra centrodestra, Pd e sinistra è sicuramente la modalità con cui si declinano i canoni su sicurezza e migranti (più orientati verso l’accoglienza nel Pd e nella sinistra e più sul concetto del respingimento da parte di Fratelli d’Italia e Lega) con una ulteriore differenziazione tra Giorgia Meloni , Matteo Salvini e Silvio Berlusconi per quanto riguarda l’ipotesi di “blocco navale” per evitare gli arrivi dalla Libia.    I 5 stelle puntano sugli aiuti alle imprese e alle famiglie, un tema su cui convergono sostanzialmente tutte le forze politiche, sia pure con diverse declinazioni sull’argomento. E tengono il punto su salario minimo e il no alle trivelle (idea che li accomuna alla sinistra ecologista). Il rilancio contro la precarietà del lavoro sembra essere un denominatore comune.    Su salute e nuove fonti energetiche si concentra uno dei 15 punti del centrodestra che però non direbbe no al nucleare pulito dell’ultima generazione: un passo decisamente forte per la sinistra ecologista, i 5 stelle (contrari anche ai termovalorizzatori), e il Pd.    L’inclusione sociale è un altro cavallo di battaglia del centrodestra, mentre il cashback fiscale rappresenta un punto di riferimento per il partito di Conte. L’agenda Draghi campeggia nel programma di Carlo Calenda e Matteo Renzi, viatico forse non secondario per un eventuale accordo in salsa centrista tra Azione e Italia Viva. Per trovare i punti in comune nei programmi dei due leader non c’è quindi che l’imbarazzo della scelta: dall’atlantismo all’europeismo, al sostegno all’Ucraina. E ancora, il Pnrr con il raggiungimento di tutti i 55 obiettivi. Un Pnrr sul quale invece i partiti del centrodestra chiedono alcune revisioni.    In questo quadro, un capitolo di convergenza tra Calenda e Renzi è quello delle riforme, proprio a cominciare da quelle avviate dal governo uscente, dalla concorrenza alla giustizia (a partire dalla riforma del Csm), dal fisco, con la riforma dell’Irpef ,all’agenda sociale. Attenzione anche per la politica energetica e ambientale, con una forte spinta per le rinnovabili, l’installazione dei rigassificatori che invece vede la contrarietà della sinistra.    

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    Singapore, amb.Vattani firma registro condoglianze Elisabetta II

    SINGAPORE – L’Ambasciatore d’Italia a Singapore, Mario Vattani, si e’ recato presso la sede del rappresentante britannico nella Città Stato (parte del Commonwealth), Eden House, dove e’ stato accolto dall’ High Commissioner britannico Kara Owen, per firmare il libro delle condoglianze dedicato alla Regina Elisabetta II.    Nell’esprimere, in veste di rappresentante italiano a Singapore, la partecipazione al lutto della famiglia reale britannica, l’Ambasciatore Vattani ha ricordato la figura della Regina Elisabetta come sovrana rispettata nel mondo, amata dal suo popolo, e capace sempre di incarnare la tradizione con grande dignità e profondo spirito di servizio, anche in una società moderna e in costante evoluzione. (ANSA).   

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    Papa: 'Imprenditori creino lavoro, specie per i giovani'

    “Questo tempo non è un tempo facile, per voi e per tutti. Anche il mondo dell’impresa sta soffrendo molto. La pandemia ha messo a dura prova tante attività produttive, tutto il sistema economico è stato ferito. E ora si è aggiunta la guerra in Ucraina con la crisi energetica che ne sta derivando”. Lo ha detto papa Francesco ricevendo in udienza nell’Aula Paolo VI i partecipanti all’Assemblea pubblica di Confindustria, guidati dal presidente Carlo Bonomi. “In queste crisi soffre anche il buon imprenditore – ha sottolineato il Pontefice -, che ha la responsabilità della sua azienda, dei posti di lavoro, che sente su di sé le incertezze e i rischi”. Secondo Francesco, “nel mercato ci sono imprenditori ‘mercenari’ e imprenditori simili al buon pastore (cfr Gv 10,11-18), che soffrono le stesse sofferenze dei loro lavoratori, che non fuggono davanti ai molti lupi che girano attorno”. “La gente sa riconoscere i buoni imprenditori – ha aggiunto -. Lo abbiamo visto anche recentemente, alla morte di Alberto Balocco: tutta la comunità aziendale e civile era addolorata e ha manifestato stima e riconoscenza”.”Creare lavoro poi genera una certa uguaglianza nelle vostre imprese e nella società. È vero che nelle imprese esiste la gerarchia, è vero che esistono funzioni e salari diversi, ma i salari non devono essere troppo diversi. Oggi la quota di valore che va al lavoro è troppo piccola, soprattutto se la confrontiamo con quella che va alle rendite finanziarie e agli stipendi dei top manager. Se la forbice tra gli stipendi più alti e quelli più bassi diventa troppo larga, si ammala la comunità aziendale, e presto si ammala la società”. Così il Papa all’Assemblea di Confindustria. “Su questo aspetto della natalità – ha detto papa Francesco parlando ‘a braccio’ -, alle volte una donna che è impiegata qui o lavora là ha paura a rimanere incinta. Perché c’è una realtà, non dico fra voi, ma c’è una realtà: appena incomincia a vedere la pancia la cacciano via. ‘No, no, tu non puoi rimanere incinta’. Per favore, questo è un problema delle donne lavoratrici. Studiatelo, vedete come fare che una donna incinta possa andare avanti, sia col figlio che aspetta e sia col lavoro”.Siamo in “un Paese smarrito, diviso, ingiusto con troppi dei suoi figli e con lo sguardo schiacciato sui bisogni del presente”, c’è bisogno di “parole alte, di valori e di una visione che sappia guardare, insieme, lontano ed in profondità””. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, si è rivolto così al Santo Padre all’ingresso di Papa Francesco nell’Aula Nervi. Nel suo primo intervento il leader degli industriali si era invece rivolto solo alla platea di imprenditori e delle loro famiglie, prima dell’ingresso del Pontefice nell’Aula delle udienze.

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    Riapre la scuola, via le mascherine ma ora la sfida è il risparmio

    Terminate le vacanze estive, anche se il meteo annuncia l’arrivo di nuove torride giornate di caldo, inizia quasi in tutta Italia – i calendari sono decisi dalle Regioni – il nuovo anno scolastico, che partirà lunedì in 7 territori: Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e nella Provincia di Trento; ha già preso l’avvio, il 5 settembre, nella sola Provincia di Bolzano e vedrà il 13 settembre tornare sui banchi bambini e ragazzi della Campania. Poi, a seguire, il 14 settembre le lezioni prenderanno il via in Calabria, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Umbria. Il 15 inizieranno, invece, in Emilia-Romagna, Lazio e Toscana. In coda, il 19 settembre, Sicilia e Valle d’Aosta.    La novità di quest’anno è che si torna tutti in classe senza distanziamento, senza personale aggiuntivo Covid, senza mascherine, senza Dad. Per l’aerazione delle classi è indicato aprire le finestre e cambiare l’aria con frequenza. Via libera anche alle gite. Ma se il quadro sanitario dovesse peggiorare le scuole devono essere «preparate e pronte» a rimettere in piedi le misure assunte negli ultimi tre anni.    Gli studenti però sono già molto critici sul rientro in classe che definiscono “complicato e caotico”. “Dal ministero – dicono – arriva poca chiarezza circa le misure Covid per l’ennesimo anno, all’interno di un sistema scolastico e universitario in cui non si è investito”. E lamentano il fatto che “In questa campagna elettorale si parla poco e male di scuola, di università e di giovani, e ancora una volta senza chiederci cosa ne pensiamo”. Per questo Rete degli Studenti Medi e Unione degli Universitari hanno scritto un manifesto con 100 proposte lanciato con un flash mob al ministero dell’Istruzione e davanti a più di 50 scuole in occasione del rientro scolastico.

    Da domani oltre 7 milioni di studenti di nuovo a scuola

        A entrare in classe saranno 7.286.151 studentesse e studenti per un totale di 366.310 classi nelle scuole statali. L’anno scorso c’erano e 7.407.000 studenti (277.840 con disabilità) e 368.656 classi. L’anno scolastico 2020/21 era iniziato con 7.507.000 studenti (268.700 con disabilità) e 369mila classi. In due anni si sono persi quindi più di 220mila studenti e 3mila classi, mentre gli alunni con disabilità sono cresciuti di quasi 22mila unità, facendo quindi registrare un aumento dell’8%. Le cosiddette classi pollaio ‘resistono’ solo alle superiori: negli ordini inferiori il calo demografico e quindi della frequenza scolastica è impressionante. Il sindacato Anief calcola che in 15 anni sono stati persi 800 mila alunni.    Complice il caro-energia, l’anno scolastico che parte domani sarà anche all’insegna dei rincari. Il Codacons ha stimato che per quaderni, diari, astucci, diari, e tutto il materiale legato alla scuola gli incrementi medi dei listini sono del +7% per i costi di produzione in capo alle imprese del settore determinati dal caro-energia e la crisi delle materie. Anche per l’Unione nazionale dei consumatori i rincari sono del 7,3%. Il ministro Patrizio Bianchi, i sindacati e i partiti assicurano però che il caro energia non avrà comunque ripercussioni sull’andamento dell’anno scolastico, che dovrà essere in presenza e senza giornate in Dad per risparmiare sui termosifoni. Sul punto sono tutti concordi.