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    Referendum: firme digitali per proposte, firmato il decreto

    Arriva la piattaforma per la raccolta in modalità elettronica delle sottoscrizioni per i referendum. E’ stato firmato il decreto attuativo relativo al funzionamento della piattaforma di raccolta elettronica delle sottoscrizioni per i referendum e i progetti di legge di iniziativa popolare. Lo fa sapere il Ministero dell’Innovazione, spiegando che il decreto ha recepito sia le osservazioni del Garante della Privacy che quelle del Ministero della Giustizia: una volta registrato sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale dando il via alla messa in esercizio della piattaforma, che garantirà la piena digitalizzazione del processo.

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    Francia: rinvio a giudizio per Guardasigilli Dupond-Moretti

     La Corte di giustizia della Repubblica (il tribunale dei ministri, in Francia) ha dato il suo via libera alla celebrazione di un processo contro il Guardasigilli, Eric Dupond-Moretti, accusato di aver approfittato della sua carica per un regolamento di conti con alcuni magistrati con i quali era in corso una disputa ai tempi in cui l’attuale ministro era avvocato. Lo hanno annunciato oggi i suoi legali.    “Come purtroppo ci aspettavamo – hanno detto gli avvocati Christophe Ingrain e Rémi Lorrain – la commissione istruttoria della Corte ha emesso una sentenza di rinvio a giudizio. Abbiamo immediatamente preparato un ricorso in Cassazione contro questa decisione. Quindi questa decisione non esiste più”.

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    Priorità energia, Meloni punta a chiudere entro il 20

    Giorgia Meloni continua a tessere la tela del governo che verrà e punta a chiudere la partita possibilmente entro il 20 ottobre. Tra 18 giorni si riunirà il Consiglio europeo. E, una volta ricevuto l’incarico dal Quirinale e se avrà la squadra pronta, la presidente di Fratelli d’Italia potrebbe forse giurare in tempo utile per portare il dossier energia personalmente a Bruxelles, partecipando al vertice da premier accanto agli altri leader internazionali. E’ quella l’emergenza più sentita e che la preoccupa maggiormente (“La priorità è fermare la speculazione sul gas”, ribadisce).    In questo quadro, proseguono i contatti con Mario Draghi, e non si esclude che ci siano stati pure nel fine settimana. Un filo diretto che consente a Palazzo Chigi di tenere informato il prossimo capo del governo su tutti i dossier aperti. E allo stesso tempo un’opportunità, per Meloni, per valutare insieme all’esecutivo uscente tutte le strade possibili in vista del quarto probabile decreto Aiuti. Pensato per sostenere famiglie e imprese contro la stangata d’autunno, tra boom bollette e inflazione, sarà esclusiva del successore di Draghi. Ma è tutto da costruire, a cominciare dalle coperture da trovare. Tra le ipotesi circolate in ambienti parlamentari ci sarebbe l’aumento della base Isee per i bonus o le aliquote del credito di imposta, che però assottiglierebbero non poco il ‘tesoretto’ di 10 miliardi a disposizione per i nuovi sostegni.    Un lavorio costante che si sposa – anche nello stile – con la cautela e sobrietà mostrata dalla leader di destra dopo il trionfo elettorale di sette giorni fa. Oltre al silenzio, imposto ai big del partito che l’affiancano in riunioni e trattative. Riprenderanno in settimana, non solo con i fedelissimi ma anche con gli alleati di centrodestra (all’appello manca Maurizio Lupi che guida i moderati della coalizione).
        Il presidente del Consiglio uscente si starebbe limitando a impostare le linee guida della situazione. E prima di lasciare il Palazzo, non è escluso che possa tornare in Parlamento e presentare la relazione sul Piano nazionale. In sostanza, la fotografia dello stato dell’arte dell’Italia, anche per sancire il passaggio di consegne sul lavoro fatto, in assoluta trasparenza. Il governo Draghi starebbe, quindi, definendo tutti i dossier ancora aperti e quelli in chiusura, così da garantire una transizione ordinata e lineare a chi verrà dopo. Da qui l’attenzione suggerita su alcune strategie che il prossimo governo potrebbe adottare. Per reperire altri fondi, oltre al ‘tesoretto’, si ipotizza – sempre in ambienti parlamentari – un nuovo scostamento di bilancio. Una possibilità che potrebbe mandare in fibrillazione i mercati. Un aspetto considerato delicato da tutti gli interlocutori, alla luce anche della recessione in atto in Germania (che ha già messo sul piatto 200 miliardi), nel Regno unito e della recessione tecnica degli Stati Uniti. Di conseguenza in questo difficilissimo quadro internazionale un extra deficit italiano potrebbe rappresentare più una complicazione che un aiuto, si ragiona. Sta di fatto che qualsiasi decisione potrà essere presa solo ed esclusivamente dall’esecutivo entrante, a prescindere da qualsiasi suggestione o considerazione di opportunità politica. Su un altro tavolo, FdI e il centrodestra stanno giocando la partita dei ministri. In queste ore accantonata rispetto alle priorità evidenziate dalla premier in pectore. E anche per più di una criticità da sbloccare. Nei giorni scorsi Meloni ha raccolto i desiderata di Lega e Forza Italia ma non ha sciolto il rebus sui ministeri chiave: Economia, Esteri e Interno. In ballo ci sarebbero i sì attesi da esperti non legati ai partiti come Fabio Panetta, ora nel comitato esecutivo della Bce e che Meloni vorrebbe alla guida del Tesoro. Un nodo delicato anche perché, a prescindere dalle volontà dei singoli, il passaggio di Panetta al governo lascerebbe scoperta la strategica casella europea, che poi anderebbe sostituita con un nome dello stesso livello. Una scelta, quella del ministro dell’Economia, che insieme a un eventuale prefetto al Viminale (in alternativa a Matteo Salvini), mette in allerta FI. Non a caso Antonio Tajani avverte: “Può accadere che ci siano personaggi con un’esperienza tale da essere nel governo, pur non essendo parlamentari, ma siano dei casi, non la regola”. 

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    Lula si riprende la scena ma il Brasile è diviso

    “I bolsonaristi più fanatici dovranno adeguarsi alla maggioranza della società”. Luis Ignacio Lula da Silva ‘voltou’, è tornato. L’icona pop della sinistra sudamericana – grande favorito nei sondaggi – si è ripreso la scena, deciso a pacificare il Paese diviso, dopo i quattro anni di mandato del presidente di destra Jair Bolsonaro, pronto – almeno a parole – a combattere con tutti i mezzi pur di restare in sella. Una “svolta epica” l’ha definita il New York Times nei suoi pronostici sul Brasile al voto, per la fenice risorta dalle sue ceneri a 76 anni, dopo essere stata travolta dall’inchiesta Lava Jato, la mani pulite brasiliana guidata dal giudice Sergio Moro, poi diventato ministro della Giustizia (in seguito dimissionario) del governo dell’ex parà appoggiato dalla chiesa evangelica e dalla polizia militare. Un capitolo buio e mai chiarito fino in fondo (le condanne vennero annullate e tutto finì in prescrizione), costato 18 mesi di carcere all’uomo simbolo del Partito dei lavoratori, che ora chiede di essere “risarcito”, adombrando forse – come alcuni osservatori sostengono – un certo desiderio di regolamento di conti, una volta che avrà ben strette in pugno le redini della decima economia del mondo. Nonostante la campagna più polarizzata nella storia del colosso verde-oro, che nei 46 giorni di comizi e scambi di accuse ha contato persino tre morti, l’ex sindacalista è convinto che sarà “facile ristabilire pace e democrazia nel Paese”.
    La sua ricetta per il “Brasile della speranza” come ha raccontato, senza risparmiarsi, nelle piazze dei 27 stati del gigante sudamericano, spesso vestito con i colori della sua squadra del cuore, il Corinthians. L’alternativa al progetto basato su “Dio, patria e famiglia” di Bolsonaro, mai entrato in sintonia con donne, giovani, e le fasce più povere della popolazione. “Ci saranno sempre dei fanatici che non vogliono adattarsi, come ci sono in tutti i partiti. Ma la maggior parte della società brasiliana vuole pace, tranquillità, armonia e vuole lavorare, produrre e vivere bene “, ha spiegato Lula riemergendo dalla cabina elettorale della scuola Joao Firmino, nel quartiere Assuncao di San Bernardo do Campo, sua roccaforte elettorale, a sud dello stato di San Paolo, dove è arrivato con Janja, la moglie Rosangela da Silva, e Geraldo Alckmin (Ptb), suo vice nel futuro governo. Per “quelli che non rispettano la legge, è un problema loro” si è limitato a dire Lula riferendosi alla grande incognita che pesa sul voto: il timore di un mancato riconoscimento del risultato dei bolsonaristi e del suo leader, che potrebbe incendiare il Brasile.
    Per questo nei giorni scorsi da organizzazioni internazionali e da mezzo mondo sono arrivati appelli al rispetto delle procedure democratiche guidate dal Tribunale superiore elettorale, che il presidente di destra negli ultimi mesi ha attaccato a più riprese, adombrando il pericolo di brogli e manipolazioni, ed esigendo la presenza dell’esercito a sorvegliare il funzionamento di scrutini a campione. Del resto anche nella sua uscita pubblica a Rio de Janeiro, dove ha votato alla scuola municipale Rosa de Fonseca, nel quartiere di Vila Militar, centro di caserme e di abitazioni di militari, Bolsonaro è stato sibillino. “Con elezioni pulite, vinca il migliore”, ha affermato, senza tuttavia rispondere ai numerosi cronisti che chiedevano se avrebbe accettato il verdetto elettorale. Sull’avenida Paulista, arteria centrale di San Paolo, già prima della chiusura dei seggi i supporter del leader del Partito dei lavoratori erano pronti a sventolare una volta ancora le loro bandiere vermiglio.

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    Pd: Bonaccini, rinnovare classe dirigente nella sostanza

    “Il problema del Pd non sta nel nome o nel simbolo, ma nella capacità di rappresentare le persone e costruire un progetto coerente e credibile per gli obiettivi per cui è nato – dice Stefano Bonaccini -: dare diritti a chi ne ha di meno, realizzare una transizione ecologica che tenga insieme le ragioni dell’ambiente con quelle del lavoro, costruire un’Italia più moderna, più forte e più giusta”. “Anche la classe dirigente va rinnovata nella sostanza, non per slogan: abbiamo donne e uomini nel partito dei territori, amministratrici e amministratori che hanno dimostrato sul campo di saper vincere”.”Smettiamola di tenerli in panchina”. 
    “Nel dibattito surreale su cosa debba fare la sinistra per rappresentare i più deboli si dimenticano le basi – scrive su Facebook il segretario di Azione, Carlo Calenda -: la ricostruzione del welfare, a partire da istruzione e sanità. Non coprire più le fragilità dello Stato con i bonus ma riformarlo. Non dare sussidi ma istruzione”. “Invece tutto si riduce a Conte vs Calenda. Il programma 5S non protegge perché non emancipa. Non è equo perché distribuisce soldi anche a chi non ne ha bisogno (110%). E inseguirlo sui bonus ai diciottenni non convince neppure i diciottenni. Parlate di programmi, non semplificate. Le etichette celano grandi fregature. Vi ricordate l’acqua pubblica? 2.300 società, 83% pubbliche, incapaci di fare investimenti, trasformate in poltronifici e la peggiore rete idrica del mondo. Occorre un dibattito serio su come si correggono le ingiustizie sociali, non slogan”.
    “Domani mi incontrerò con Renzi e parleremo anche delle regionali definendo una linea per il Lazio e la Lombardia”, ha detto poi all’ANSA Calenda, interpellato in merito alle prossime elezioni regionali. Calenda ha poi sottolineato: “Il sistema elettorale è quello che, non prevede ballottaggio e ne terremo conto per le eventuali alleanze”.   

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    L'appello del Papa, 'Putin fermi la violenza e Zelensky apra a proposte pace'

    Appello del papa nel corso dell’Angelus per un cessate il fuoco immediato in Ucraina. Francesco chiede al presidente russo Putin di fermare la spirale di violenza e morte, e a quello ucraino Zelensky di essere aperto a serie proposte di pace. 
    “Il mio appello si rivolge innanzitutto al presidente della Federazione Russa – afferma il papa – , supplicandolo di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte. D’altra parte, addolorato per l’immane sofferenza della popolazione ucraina a seguito dell’aggressione subita, dirigo un altrettanto fiducioso appello al presidente dell’Ucraina ad essere aperto a serie proposte di pace”.
    “Rinnovo il mio appello – ha spiegato Francesco – affinché si giunga subito al cessate il fuoco: tacciano le armi e si cerchino le condizioni per arrivare a negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza ma concordate, giuste, stabili, e tali saranno se fondate sul rispetto del sacrosanto valore della vita nonché della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Paese, come pure dei diritti delle minoranze e delle legittime preoccupazioni”.
    “Deploro vivamente la grave situazione creatasi negli ultimi giorni, con ulteriori azioni contrarie ai principi di diritto internazionale. Essa infatti aumenta il rischio di un’escalation nucleare, fino a fare temere conseguenze incontrollabili e catastrofiche  a livello mondiale”, ha sottolineato il papa.

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    Meloni posta la foto con sua nonna, 'nonni colonne portanti della società'

    “Avrei tanto voluto averti ancora qui al mio fianco con i tuoi insegnamenti, la tua saggezza, le tue battute. Ma so che in qualche modo sarai sempre con me, a vegliare da lassù. I nonni. Colonne portanti della nostra società, custodi della memoria, fondamento di ogni famiglia. Conosciamo i sacrifici che fate e le difficoltà di tanti di voi, non ci volteremo dall’altra parte. Auguri a tutti e un pensiero a chi purtroppo non è più tra noi. Grazie di tutto”. E’ il messaggio della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni su Facebook postando anche una foto con sua nonna, in occasione della festa dei nonni. 
    “Buona festa a tutti i nonni d’Italia – scrive su Twitter Antonio Tajani, Coordinatore nazionale di Forza Italia -. Per me è la prima, non vi nascondo di essere molto emozionato. Spero di insegnare a mio nipote i valori della vita e il rispetto per tutti. Gli stessi valori che ho imparato a vivere dai miei nonni”. 
    “Auguri a tutti i nonni e alle nonne. A cominciare dalle mie nonne qui in una foto di qualche anno fa. Oggi Maria viaggia verso i 102 e Anna Maria verso i 92. I nonni Achille e Adone le guardano da lassù”, ha scritto sui social il leader di Iv, Matteo Renzi.

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    Esperto, potrebbero cambiare ancora nomi eletti Camera

    (ANSA) – PERUGIA, 02 OTT – Potrebbero cambiare di nuovo i
    nomi degli eletti in Umbria per il plurinominale: ad avanzare
    l’ipotesi è Michele Guaitini, segretario dei Radicali di Perugia
    ed esperto di sistemi elettorali. Che – in attesa della
    proclamazione ufficiale – ipotizza il ritorno in gioco, per la
    Camera, di Marco Squarta, Fratelli d’Italia, ma anche di Giacomo
    Leonelli, Azione, con un cosiddetto flipper che coinvolgerebbe
    più regioni. Una posizione che riportano oggi Nazione e
    Messaggero.   
    “I dati di Eligendo (il portale del Ministero dell’Interno coi
    risultati elettorali – ndr) – spiega Guaitini -, sono frutto dei
    numeri dettati al telefono dai presidenti di seggio durante la
    notte dello spoglio al proprio Comune che poi li trasmette al
    Ministero. Una modalità che si presta a possibili errori nella
    trascrizione”.   
    Tecnicamente affinché Squarta rientri – in base all’analisi –
    è sufficiente che Azione recuperi 600 voti in Toscana o 800 nel
    Lazio.   
    Secondo Guaitini “gli errori più frequenti nella dettatura
    sono stati scambi di voti tra FdI e FI, forse per la sigla e il
    nome simili”. “Verosimilmente – aggiunge – la sorpresa potrebbe
    scattare in otto situazioni, alcune molto difficili da
    verificarsi, altre tutt’altro che impossibili. E quasi tutte
    provocano effetti sull’Umbria”.   
    In particolare in Toscana “l’ultimo seggio assegnato con i
    resti è andato al Pd ma con il Terzo polo a 799 voti di
    differenza”. Nel caso in cui dai conti della Cassazione dovesse
    avvenire il sorpasso di Azione sul centrosinistra secondo
    Guaitini “si innescherebbe un triplo flipper con FdI che non
    dovrebbe più restituire il proprio seggio in Umbria a FI per cui
    Squarta entrerebbe in Parlamento a scapito di Catia Polidori”.   
    Scenario simile nel Lazio. “Anche qui – sostiene ancora
    l’esperto – l’ultimo seggio assegnato con i resti è andato al Pd
    ma il terzo polo è vicinissimo, solo 606 voti di differenza. Nel
    caso il Terzo polo riuscisse a ottenere questo seggio – conclude
    Guaitini – oltre agli effetti nel Lazio, ci sarebbe un altro
    triplo flipper con Squarta dentro e Polidori e Marchetti fuori”.   
    (ANSA).