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    Senato: De Poli, da Segre intervento alto profilo

    (ANSA) – ROMA, 13 OTT – “La presidente Segre ha fatto un
    intervento di alto profilo e ha dato un messaggio importante
    alle famiglie e alle imprese rispetto ai problemi veri che
    abbiamo difronte. Ha sottolineato la centralità del Parlamento
    che deve dare le risposte necessarie per uscire da questo
    momento di crisi economica e sociale”. Così Antonio De Poli
    commenta l’intervento in Aula di Liliana Segre. (ANSA).   

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    La Russa, colonnello di FdI sullo scranno del Senato

     Il siciliano Ignazio Benito Maria La Russa classe ’47, nato a Paternò, è il nuovo presidente del Senato per la XIX legislatura dopo che, fino a ieri, sempre a palazzo Madama, ha vestito i panni di vicepresidente.    In quanto alla politica è figlio d’arte: il padre Antonio, nel dopoguerra fu senatore del Movimento Sociale Italiano. Si racconta che il primo palco Ignazio lo abbia calcato a dieci anni, proprio accanto al papà. L’impegno in prima persona arriva nei lontani anni ’70 quando milita nel Fronte della gioventù.    L’avvocato La Russa si laurea all’università di Pavia e precedentemente studia in un collegio a San Gallo, in Svizzera.    Uno dei suoi incarichi più importanti è stato quello di difensore civile nel processo per l’omicidio di Sergio Ramelli, militante del fronte della gioventù ucciso a Milano nel 1975. Ha due fratelli: Romano , ex europarlamentare, e Vincenzo, avvocato e parlamentare ed una sorella Emilia.    Arriva in parlamento con il Movimento sociale nel ’92 e vi rimane ininterrottamente per 9 legislature. Durante la svolta di Fiuggi nel 1995, è in prima linea nella fondazione di Alleanza Nazionale, guidata da Gianfranco Fini. E’ poi ministro della Difesa nel governo Berlusconi IV dall’8 maggio 2008 al 16 novembre 2011. Un anno dopo, il 17 dicembre 2012, annuncia la sua uscita dal Popolo della Libertà e fonda il partito Fratelli d’Italia insieme a Giorgia Meloni e Guido Crosetto. Nel 2013 entra a Montecitorio con FdI. Dopo 26 anni trascorsi ininterrottamente alla Camera dei deputati (dal 1992 al 2018), alle elezioni politiche del 2018 viene candidato al Senato della Repubblica, nel collegio uninominale Lombardia per la coalizione di centro-destra in quota Fratelli d’Italia, e viene eletto senatore con il 44,52% delle preferenze. Il 28 marzo 2018 viene eletto vicepresidente del Senato della Repubblica con 119 voti.    Personaggio poliedrico, caratterizzato dalll’immancabile pizzetto e dal marcato accento siciliano. Appassionato di calcio, sempre fedele al suo grande amore per l’Inter. Famoso per avere la battuta facile, non rinuncia mai alla frase ironica e scherzosa neanche quando siede sullo scranno dell’Aula del Senato come vice presidente. Ha fatto da doppiatore nel cartone animato I Simpson nell’episodio intitolato “Dolce e amara Marge”.    Ignazio la Russa è sposato con Laura De Cicco da più di trent’anni. Dalla loro unione sono nati tre figli: Antonino Geronimo, Leonardo Apache e Lorenzo Cochis. (ANSA).   

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    Soumahoro arriva alla Camera con gli stivali da lavoro

    ”Porto questi stivali – simbolo delle sofferenze e speranza del Paese Reale che entra con me alla Camera per legiferare – in memoria di chi è morto di lavoro, chi è discriminato e chi ha fame. Coi piedi nel fango della realtà e lo spirito nel cielo della speranza”, lo scrive  sul suo profilo twitter Aboubakar Soumahoro. 
    Sindacalista italo-ivoriano impegnato nella difesa degli ‘invisibili’, i migranti e i braccianti sfruttati nei campi e costretti in ghetti senza servizi e senza diritti, Soumahoro è stato eletto alla Camera dei Deputati nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra

    Porto questi stivali – simbolo delle sofferenze e speranza del Paese Reale che entra con me alla Camera per legiferare – in memoria di chi è morto di lavoro, chi è discriminato e chi ha fame. Coi piedi nel fango della realtà e lo spirito nel cielo della speranza.#noiora pic.twitter.com/If6rG4zoaH
    — Aboubakar Soumahoro (@aboubakar_soum) October 13, 2022

     
    Nato nel 1980 in Costa d’Avorio, è arrivato in Italia a 19 anni e si è laureato in Sociologia all’Universita’ ‘Federico II’ di Napoli col massimo dei voti con una tesi sulla condizione dei lavoratori migranti in Italia. In prima linea contro lo sfruttamento dei braccianti e il caporalato prima con l’Usb e poi con la Lega Braccianti di cui è cofondatore è molto presente in Puglia in particolare nei ‘ghetti’ del foggiano dove trovano rifugio in condizioni precarie migliaia di braccianti stagionali impegnati nella raccolta nei campi.
    Soumahoro è stato promotore di numerose manifestazioni a partire da quando nell’agosto del 2018 morirono nel Foggiano in due distinti incidenti stradali 16 migranti stipati in alcuni furgoni mentre tornavano dai campi. Nel luglio 2019, dopo un ennesimo atto di violenza contro alcuni migranti che stavano andando a lavorare, alla guida di una sessantina di braccianti occupo’ simbolicamente a Bari la Basilica di San Nicola per chiedere “condizioni di lavoro e di vita dignitose, una casa, rispetto delle norme contrattuali, rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno in tempi certi”. La protesta cesso’ dopo un incontro con il vescovo che assicuro’ il proprio impegno a sostegno delle loro istanze.
    Ma sono state numerose le attività sindacali di Soumahoro. Quando in Calabria nel giugno 2018 fu ucciso un bracciante, chiese e ottenne dal governo Conte la creazione del Tavolo operativo di contrasto al caporalato e allo sfruttamento in agricoltura. Tra l’altro, si e’ incatenato vicino a Montecitorio per chiedere un incontro col presidente del Consiglio, ha organizzato e promosso nel 2020 in piazza San Giovanni, a Roma, gli Stati Popolari degli Invisibili.
    A Borgo Mezzanone, nel Foggiano, in occasione della nascita della Lega Braccianti, ha fondato la prima “Casa dei diritti e della dignita’ Giuseppe Di Vittorio”. Ha anche scritto un libro, ‘Umanita’ in rivolta. La nostra lotta per il lavoro e il diritto alla felicita’ ‘, edito da Feltrinelli.

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    Putin, sistema finanziario globale va rivisto

    (ANSA) – ASTANA, 13 OTT – I principi del sistema finanziario
    globale devono essere rivisti poiché quelli attuali hanno
    permesso alle élite del pianeta di vivere a spese altrui: lo ha
    detto oggi il presidente russo Vladimir Putin alla Conferenza
    sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in
    Asia (Cica) in corso ad Astana. Lo riporta la Tass.   
    “Come molti dei nostri partner in Asia, crediamo che sia
    necessario rivedere i principi del sistema finanziario globale,
    che per decenni ha permesso all’autoproclamato cosiddetto
    ‘miliardo d’oro’, che ha chiuso tutti i flussi di capitale e
    tecnologia, di vivere in gran parte a spese altrui”, ha
    affermato Putin riferendosi alla teoria del complotto (‘golden
    billion’) secondo la quale un’indefinita élite tira i fili per
    accumulare ricchezze e distruggere la vita delle persone
    normali.   
    Come primo passo da compiere, Mosca auspica un uso più attivo
    delle valute nazionali nelle transazioni internazionali, che
    contribuirebbe “senza dubbio a rafforzare la sovranità
    finanziaria dei nostri Stati, a sviluppare i mercati dei
    capitali interni e rafforzare l’integrazione economica
    regionale”, ha spiegato Putin. (ANSA).   

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    Al via la XIX legislatura, le Camere votano i presidenti

    L’elezione dei presidenti delle Camere rappresenta il primo passo della nuova legislatura che si apre oggi a Montecitorio e a Palazzo Madama ed è propedeutica per i passaggi successivi della formazione del nuovo governo. A partire dall’avvio delle consultazioni del presidente della Repubblica.
    Ecco come avviene, e che cosa succederà in Parlamento nei prossimi giorni. Iniziamo dall’elezione dei presidenti delle Camere, passaggio fondamentale che guiderà tutta l’attività parlamentare fino alla fine della legislatura.
    Le votazioni avranno inizio – nella loro prima seduta – alle 10 alla Camera ed alle 10.30 al Senato. Storicamente la ‘fumata bianca’ arriva prima al Senato e poi alla Camera, spesso il giorno dopo. La votazione è segreta e per schede, e verranno usati i classici “catafalchi” per garantirne la riservatezza. Lo spoglio è pubblico ed avviene in Aula. A Montecitorio la prima seduta sarà presieduta da Ettore Rosato di Italia Viva, vice presidente anziano nella scorsa legislatura. Verrà coadiuvato da quattro deputati segretari provvisori, cui competerà tenere il conto dello spoglio.
    L’elezione del presidente scatta nei primi tre scrutini solo se si raggiunge la maggioranza dei 2/3 (pari a 267 voti). Nella seconda e nella terza votazione il quorum scende a 2/3 dei presenti. A partire dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta, pari a 201 voti. C’è da ricordare che questa è la prima volta che si vota dopo la riforma costituzionale che drasticamente ridotto il numero dei parlamentari. Molto diversa la procedura del Senato dove presiedere la prima seduta toccherebbe al senatore a vita ed ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il più anziano tra i componenti di Palazzo Madama (è nato nel 1925). Tuttavia Napolitano non ci sarà a causa delle sue condizioni di salute.
    Lo scranno di presidente provvisorio andrà, dunque, ad un’altra senatrice a vita, Liliana Segre, nata nel 1930.

    Agenzia ANSA

    “Discorso pronto, non mi faccio certo cogliere impreparata”, ma queste ore “le sto vivendo molto tranquillamente” (ANSA)

    Nei primi due scrutini (previsti per la prima seduta) per eleggere il presidente serve la maggioranza assoluta dei voti dei componenti dell’Assemblea. Ove non si raggiunga tale maggioranza (104 voti su 206), si procede ad una terza votazione in cui basta la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando anche le schede bianche. Qualora nella terza votazione nessuno abbia riportato questa maggioranza, il Senato procede al ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti e viene proclamato eletto quello che ne prende di più. A parità di voti sarà eletto il candidato più anziano di età. Dopo il discorso del presidente provvisorio, la seduta è sospesa perchè la Giunta per le Elezioni provvisoria deve dichiarare le opzioni dei parlamentari.
    Alla Camera sono cinque, relative agli Europarlamentari eletti a Montecitorio; al Senato le opzioni da accertare sono ben 26. Ma non basta: entro due giorni dalla prima seduta i parlamentari devono dichiarare a che gruppo aderiscono e questo termine scade domenica. A quel punto i gruppi parlamentari sono convocati per eleggere i rispettivi presidenti. Una volta eletti i capigruppo, si terrà la prima riunione dei presidenti di gruppo: dovrà decidere quando si terrà la seduta in cui eleggere i vicepresidenti, i questori ed i segretari. Alla fine di questa laboriosa procedura e quindi con l’elezione dei presidenti di entrambe le Camere il presidente del Consiglio uscente può salire al Quirinale per dimettersi: resterà comunque in carica per il disbrigo degli affari correnti fino alla nomina ed al giuramento del nuovo governo.

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    Governo, si tratta su camere e governo. Meloni e Salvini ottimisti

    Giorgia Meloni si attende un voto compatto della maggioranza al Senato sul nome di Ignazio La Russa, consapevole che altrimenti il centrodestra, inizierà con il piede decisamente sbagliato l’avventura di governo. L’accordo non ancora stato definito, si lavora per chiuderlo prima delle 10, quando comincerà la seduta a Palazzo Madama, e dovrà includere anche la presidenza della Camera, destinata probabilmente alla Lega (l’elezione è venerdì), nonché le caselle dei ministeri. Dopo una giornata di forti tensioni le posizioni di FdI, Lega e Forza Italia non sono ancora allineate.
    E forti fibrillazioni si registrano ancora fra gli azzurri che potrebbero marcare il disappunto diffuso per la probabile esclusione di Licia Ronzulli dall’esecutivo. Tanto da far temere il rischio di franchi tiratori. Per scongiurare questa ipotesi, in una vigilia piena di tensioni, la leader di FdI ha aperto una trattativa serrata e praticamente a oltranza con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, che non rinunciano alle loro mire su diversi dicasteri di peso. Con la Lega che rilancia sul Viminale e anche sulla presidenza di Palazzo Madama. E Forza Italia che rivendica la Giustizia.
    Nonostante l’ottimismo dichiarato da tutti i protagonisti (“Ottimista e tranquilla” la premier in pectore e “determinata a trovare un accordo all’altezza delle sfide che attendono l’Italia”, la Lega), resta la situazione di impasse. In ambienti della maggioranza non si esclude un vertice nella notte, quel vertice dei tre leader annunciato ma rimasto per ora in stand-by dopo una giornata di incontri e contatti. Cominciati con un colloquio la mattina tra la leader di Fdi e l’ex ministro dell’Interno che era accompagnato da Roberto Calderoli. E continuati con il bilaterale con il Cavaliere a Villa Grande. Un incontro al quale ha partecipato anche Ignazio La Russa. Tutto questo mentre al Consiglio federale, convocato alla Camera, la Lega è tornata ad alzare la posta, puntando sul Viminale e sul nome di Calderoli per il vertice di Palazzo Madama. In assenza di un accordo complessivo, la coalizione al Senato potrebbe decidere di votare scheda bianca al primo scrutinio, per non bruciare La Russa. Il suo nome, con quello Riccardo Molinari per la presidenza di Montecitorio, era inserito nell’intesa di massima per la seconda e la terza carica dello Stato che in mattinata pareva definita. “Non ci sono problemi, un accordo c’è”, spiegava Giovanbattista Fazzolari, uno dei colonnelli di FdI che da giorni lavorano al fianco di Meloni per fare in modo di chiudere rapidamente dopo l’incarico e arrivare al 24 ottobre con una squadra di governo pronta a partire.
    Poi nel corso della giornata ha preso corpo nella Lega anche la candidatura di Nicola Molteni per Montecitorio. Per gli alleati prima di accettare qualsiasi soluzione serve un patto sulle caselle dei ministeri. Non a caso, Matteo Salvini (in mattinata sarebbe stato anche lui da Berlusconi, secondo voci smentite) a stretto giro ha convocato il Federale della Lega. Così il braccio di ferro è ripreso, ed è stato rimesso in discussione anche il ticket per le Camere. Lo schema proposto da Meloni non è stato ben accolto da Berlusconi: tra i due non ci sarebbe feeling, è la tesi diffusa nella maggioranza, lui mal sopporta l’atteggiamento di lei, che a sua volta fatica a fare i conti con i diktat dei soci di minoranza. Berlusconi è anche alle prese con un partito in agitazione e non poche tensioni in famiglia, a quanto si apprende, per come è stato gestito il caso di Licia Ronzulli. La leader di FdI non intende accontentare il Cavaliere con un ministero di peso per la sua fedelissima. Ma su Ronzulli “andiamo avanti”, chiariscono fonti azzurre esprimendo una certa irritazione E per la premier in pectore il rebus si fa sempre più intricato, con sempre meno tempo a disposizione per completare un puzzle in cui manca anche la cruciale casella dell’Economia. Fazzolari – si racconta in ambienti parlamentari della maggioranza – avrebbe avuto una telefonata con Biagio Mazzotta proponendogli la guida del Mef. Il Ragioniere generale dello Stato si sarebbe preso tempo per valutare. Restano sul tavolo poche altre soluzioni tecniche, incluso Domenico Siniscalco, e una politica: il leghista Giancarlo Giorgetti.

    Agenzia ANSA

    A Palazzo Madama per la registrazione, domani, informa Forza Italia, sarà presente alla prima seduta dell’Aula (ANSA)

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    Governo, Lega: 'Nessun veto, disponibili a responsabilità'. Meloni e La Russa lasciano Villa Grande

    “Il segretario della Lega, Matteo Salvini è in contatto costante con gli alleati: c’è crescente ottimismo. Da parte della Lega nessun veto e nessuna impuntatura: è confermata la determinazione per trovare un accordo complessivo e all’altezza delle sfide che attendono l’Italia”. È quanto riferiscono in serata fonti della Lega.
    “Ottimista e tranquilla, aspetta il voto di domani in Senato”. Così viene descritta la premier in pectore Giorgia Meloni da fonti di Fratelli d’Italia. Stessa visione anche da Ignazio La Russa: “Al Senato domani votiamo, sono molto ottimista sulla tenuta della coalizione”.
    Il vertice dei leader di centrodestra è saltato perché la situazione si è incartata? “C’è ancora stasera, c’è ancora tempo ma non troppo”, era stata poco prima la risposta del vicesegretario della Lega Giancarlo Giorgetti, lasciando gli uffici del Gruppo alla Camera dopo un incontro con il leader Matteo Salvini.
    “Dal consiglio federale della Lega nessun veto, preclusione o impuntatura. C’è massima disponibilità a confrontarsi e ad assumersi tutte le responsabilità richieste da un momento così difficile per il Paese”, sottolineano fonti della Lega dopo la riunione convocata alla Camera in vista dell’avvio della legislatura. Si è concluso, dopo un’ora, il consiglio federale della Lega convocato alla Camera. “Il partito di Matteo Salvini – come filtra dal partito – non vede l’ora di cominciare a occuparsi dei dossier di governo. Il segretario ha spiegato che se verrà chiesto alla Lega di occuparsi di temi fondamentali come economia, sicurezza, opere pubbliche e autonomia “sappiamo come farlo e con chi farlo”. Per Salvini “sarà un onore”.
    “C’è una trattativa in corso, a breve vedremo i risultati”. Così il leghista Claudio Durigon rispondendo ai cronisti che gli chiedevano se è vero che la Lega intenda rilanciare l’opzione di Roberto Calderoli alla presidenza del Senato, oltre alla ‘richiesta’ del Viminale. Durigon l’ha detto uscendo dalla riunione del Consiglio federale del suo partito. Sull’ipotesi di Giancarlo Giorgetti ministro dell’Economia, si è limitato a rispondere: “E’ il nostro vicesegretario e il nostro ministro uscente”, negando che Salvini non sia d’accordo (“Questo non è assolutamente vero”) e tanto meno che verrebbe considerato ‘non in quota Lega’.”. Così il leghista Claudio Durigon rispondendo ai cronisti che gli chiedevano se è vero che la Lega intenda rilanciare l’opzione di Roberto Calderoli alla presidenza del Senato, oltre alla richiesta del Viminale. Durigon l’ha detto uscendo dalla riunione del Consiglio federale del suo partito. Sull’ipotesi di Giancarlo Giorgetti ministro dell’Economia, si è limitato a rispondere: “E’ il nostro vicesegretario e il nostro ministro uscente”, negando che Salvini non sia d’accordo (“Questo non è assolutamente vero”) e tanto meno che verrebbe considerato ‘non in quota Lega’.
    “Come presidente del Senato il nome di Roberto Calderoli mi sembra autorevole. Per Matteo Salvini ministro degli Interni parlano chiaro i numeri, una persona che ha ridotto del 90% gli sbarchi. Piantedosi? Matteo Salvini è il punto di partenza, poi vedremo come vanno le trattative. È lui il ministro migliore che la Lega può esprimere”. Lo ha dichiarato il deputato della Lega Andrea Crippa al termine del consiglio federale.
    La leader di FdI Giorgia Meloni e Ignazio La Russa hanno lasciato Villa Grande dopo le 18. La riunione con Silvio Berlusconi è durata circa un’ora e mezza. In serata alla villa di Berlusconi sull’Appia Antica è arrivato Gianni Letta.
    Leader della maggioranza al lavoro per chiudere il primo degli step che dovrebbe portare alla formazione del governo a guida Giorgia Meloni. Domani con la convocazione delle aule di Camera e Senato partirà ufficialmente la XIX legislatura ed il primo appuntamento è proprio l’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento.
    A palazzo Madama in pole resta Ignazio La Russa che avrebbe la meglio su Roberto Caderoli. Con palazzo Madama a guida Fratelli d’Italia, alla Camera sullo scranno più alto siederà un esponente della Lega. Il nome su cui punta Matteo Salvini è quello di Riccardo Molinari, attuale capogruppo del partito, candidatura in ascesa rispetto all’ipotesi Giancarlo Giorgetti. L’accordo definitivo arriverà con ogni probabilità nella riunione tra Meloni, Salvini e Berlusconi attesa in giornata.
    Il Pd voterà scheda bianca per le elezioni dei presidenti di Camera e Senato “come primo approccio”. Lo ha detto il segretario Enrico Letta nell’incontro con gli eletti, in corso alla Camera.
    “Sulle presidenze di Camera e Senato non ci sono problemi, un accordo c’è”, aveva assicurato in mattinata il senatore di Fdi Giovanbattista Fazzolari arrivando negli uffici di Fdi alla Camera. Fazzolari è tranquillo anche sulla formazione della squadra di governo: “non ci sono criticità”, spiega. “Non ci sono mai state particolari criticità” con Lega e Forza Italia”, ha proseguito il senatore di Fdi a chi gli domandava se nella notte si fosse sbloccata la situazione con gli alleati sulla squadra dei ministri. Superato quindi anche lo scoglio Ronzulli? “Ripeto, veramente non ci sono mai state particolari criticità”, ha risposto Fazzolari.

    Agenzia ANSA

    A Palazzo Madama per la registrazione, domani, informa Forza Italia, sarà presente alla prima seduta dell’Aula (ANSA)