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    Arcore-villa Certosa,il cuore della politica che fu

    Dalla storica villa ad Arcore fino a quella in Sardegna, ritrovo fisso di cene e vertici estivi, passando per la Capitale dove è tornato di recente: sono tanti i luoghi ‘nati’ come dimore personali di Silvio Berlusconi e diventati simbolo della politica del centrodestra negli ultimi 30 anni.    Via dell’Anima, l’attico alle spalle di piazza Navona dove il Cavaliere abita negli anni ’90, per alcuni mesi è stata il luogo dei vertici del Cav prima che si trasferisse a via del Plebiscito. Una casa che fu del pittore Franco Gentilini e probabilmente scelta per la posizione: strategica, rispetto ai palazzi della politica e casualmente a 100 metri dall’hotel Raphael, pied a terre romano di Bettino Craxi. La via diventa così meta di appostamenti e attese di cronisti e fotografi durante i vertici politici in cui – si racconta – per motivi di spazio, i leader si incrociavano spesso con lo chef Michele o lo storico maggiordomo Alfredo.    Un anno dopo la discesa in campo del ’94, via del Plebiscito. A due passi da piazza Venezia, Berlusconi prende in affitto il secondo piano di Palazzo Grazioli (si narra per 40 mila euro al mese) e lo trasforma nel quartier generale della politica sua e del governo di centrodestra fino al 2020 quando si trasferisce armi e bagagli a Villa Grande.    Altri due luoghi immutati della sua politica sono Villa San Martino ad Arcore e Villa Certosa in Gallura. La prima è di sua proprietà dal 1974 quando era ‘solo’ un imprenditore edile. Per anni accoglie incontri a sorpresa e vertici annunciati, oltre che confronti con i suoi fedelissimi (da Gianni Letta allo stato maggiore di Forza Italia). A marzo è lì che si celebra il suo ‘quasi matrimonio’ con la compagna Marta Fascina. D’estate invece ‘spopola’ Villa Certosa: la magione, che conta 68 vani, è set di cene memorabili e incontri politici diventati iconici.    Come quello del ’94 con Umberto Bossi, immortalato in canottiera dal Cavaliere. Oppure la visita di Vladimir Putin e Tony Blair negli anni 2000. Berlusconi, dominus del centrodestra con Forza Italia che sfiora il 30 per cento dei consensi, diventa il rispettato padrone di casa di tutti i principali vertici del centrodestra e non solo. Anche se in più di una occasione è diventato anche ospite. La casa e lo studio romani del suo amico e avvocato di fiducia Cesare Previti, soprattutto negli anni 90, sono diventati il cuore di molti incontri al vertice sull’asse Piazza Farnese – via Cicerone. E proprio nello studio dell’avvocato, poi diventato nel 1994 ministro della Giustizia del Berlusconi 1, il Cav tentò di convincere Antonio Di Pietro ad entrare nel suo governo. Una appendice di casa Previti, più di una volta utilizzata per vertici “segreti” , è stato l’ormai famoso veliero d’epoca dell’avvocato romano, il Barbarossa, avvistato, negli anni d’oro della politica berlusconiana, tra la Sardegna del Nord e l’Argentario.    A casa del braccio destro storico del Cav , Gianni Letta, alla Camilluccia, fu invece siglato quello che allora le cronache giornalistiche definirono il “patto della crostata” ( quella fatta e offerta dalla moglie di Letta agli ospiti) con Massimo D’Alema in tema di riforme. Di recente il ritorno a Roma. Dopo il Plebiscito, la scelta cade su Villa Grande, sull’Appia antica ma l’ex premier non si trasferisce subito. La offre in comodato d’uso a Franco Zeffirelli. Dopo la brutta esperienza del Covid, però, è lì che accoglie amici e politici, soprattutto a pranzo. Compresi Matteo Salvini e Giorgia Meloni che varcano più volte il cancello.    L’ultima volta è successo alla vigilia dell’elezione del presidente del Senato.    

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    Via della Scrofa, da Almirante a laboratorio di governo

     Via della Scrofa al centro della politica nazionale. La sede di Fratelli d’Italia, dove ora ha il suo ufficio la leader di Fdi Giorgia Meloni, è una location storica per la destra italiana. E’ stata il quartier generale del Msi di Giorgio Almirante dal 1983. Come lo furono Piazza del Gesù ai tempi della Dc, via del Corso durante il craxismo, Botteghe Oscure quando c’era il Pci.    I locali della sede di via della Scrofa, inaugurata da Almirante, furono benedetti dal parroco di Sant’Agostino e hanno visto passare la storia del Movimento sociale: 22 stanze e 530 metri quadri al secondo piano di palazzo Buoncompagni-Ludovisi.    Gianfranco Fini, dopo la svolta di Fiuggi e la nascita di Alleanza Nazionale dalle ceneri del Movimento sociale, mantenne questa sede per poco tempo: forse, si racconta, troppo sottodimensionata per le ambizioni del nuovo partito che traslocò al nuovo quartier generale in via Nazionale, civico 82, di fronte al palazzo delle Esposizioni. A via della Scrofa rimase solo la sede della fondazione e del giornale storico della destra, Il Secolo d’Italia, oggi solo in formato on line.    Poi il ritorno con Fratelli d’Italia. La stanza di Meloni è al secondo piano, dove aveva i suoi uffici, raccontano i decani del giornalismo politico nazionale, proprio Almirante. 

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    La velocista Dosso denuncia, 'mi hanno detto sporca negra'

    ‘Mi hanno detto puttana straniera, sporca negra. Torna al tuo Paese. Nessuno mi ha difeso. Questa storia mi ha stravolto, ho il cuore spezzato, mi sento violata’.    Zaynab Dosso – velocista azzurra, bronzo con la 4×100 agli Europei di Monaco di Baviera, italiana, genitori della Costa d’Avorio – racconta sui social e poi in un’intervista a La Stampa il trauma subito qualche giorno fa in un locale di Roma Nord, mentre festeggiava con la sorella e le amiche l’ingresso in una nuova casa. Gli insulti da una donna che prima le aveva chiesto dei soldi. Una denuncia che arriva dopo lo sfogo di Paola Egonu per gli insulti razzisti sui social dopo la semifinale dei Mondiali di pallavolo in Olanda.    ‘Siamo state aggredite, violenza verbale e senza motivo.    Siamo state gentili, non avevamo monete e basta – spiega l’atleta azzurra – Si è messa a bisbigliare crudeltà. Le ho detto ‘ripeti’ e lei lo ha fatto, a voce alta, in mezzo ai tavoli. Era un locale affollato, tutti hanno sentito e nessuno ha reagito. Una mia amica si è messa a piangere e qualcuno ha pure buttato lì “non è successo niente”. Era tutto molto evidente e la gente zitta. Anzi, certi sfottevano pure. Quella signora si è fermata lì, a chiedere soldi e a ridere di noi’.    Zaynab ha scritto la storia su Instagram e poi ha lasciato il social: ‘Non me la sento ancora di guardarci – afferma -Ho bisogno di tempo. Volevo denunciare e scrivere era l’unico modo.    Se avessi riportato l’episodio ufficialmente, avrebbero aperto una segnalazione e basta. Non è nemmeno la prima brutta storia che capita da quando ci siamo trasferite: durante il trasloco, ci hanno tirato un sasso da un balcone. Non per prenderci, ma per spaventarci: non ho voluto credere che fosse mirato’.    Il punto non è andare a vivere altrove. ‘Il mondo è tutto uguale – dice Dosso – Bisogna trovare antidoti a certe reazioni indegne, fermare questi attacchi. Mi aspetto che la politica lo faccia. Sarebbe bello che chi ha vinto le elezioni desse un segnale forte contro il razzismo. Se i beceri si sentono più forti, si credono liberi di alzare la voce e restare impuniti.    Serve che chi starà al governo dica forte e chiaro che non è così. Mi aspetto delle risposte dalla politica. Non posso essere insultata e maltrattata nel mio nuovo quartiere tra gli sberleffi di chi guarda. Così fa schifo’.    

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    Renzi: da Mattarella se Pd-5s ci escludono da ruoli in Aula

    “Quelli che si stanno accordando con la maggioranza sono gli stessi che accusano noi di volere le poltrone. Io dico solo che gli accordi istituzionali devono garantire tutte le minoranze. Se Pd e Cinque Stelle ci tenessero fuori sarebbe un atto di gravità inaudita, atto che dovremmo immediatamente porre alla attenzione del Presidente della Repubblica”. Lo scrive il leader di Iv Matteo Renzi nella enews. “Sulle commissioni, io spero solo che la commissione parlamentare sul Covid si faccia. E a quel punto ne vedremo delle… brutte”, chiosa.

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    Meloni e Berlusconi, oggi l'incontro per la tregua

    Oggi pomeriggio Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi si incontreranno per siglare una tregua. La sinistra dunque “si metta l’anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione”, dice la leader Fdi dopo aver passato la domenica a rintuzzare gli “attacchi scomposti della sinistra”. E dopo una serie di contatti telefonici con il Cav, pone le premesse per una tregua, dopo le tensioni che hanno reso turbolenta la partenza della nuova maggioranza. Ci sarà un faccia a faccia, intorno alle 16, negli uffici di FdI, a via della Scrofa. Con l’auspicio di entrambe le parti di un epilogo ben diverso rispetto all’incontro di giovedì scorso alla Camera. Intanto si è stemperato il clima, grazie al lavoro “di fioretto” dei pontieri, lungo l’asse fra Gianni Letta (che ieri è andato ad Arcore) e il nuovo presidente del Senato Ignazio La Russa. Un punto di caduta potrebbe alla fine trovarsi sulla Giustizia. Meloni per quel posto pensa da tempo all’ex magistrato Carlo Nordio. Ma, secondo varie ricostruzioni, ci sarebbero margini di trattativa. In alternativa Berlusconi è pronto a rivendicare il Viminale (con una figura di alto profilo, di garanzia), o il Mise, che è però uno dei dicasteri chiave per la premier in pectore. Altrimenti, in ultima istanza, Fi chiederebbe un ministero in più di quelli della Lega.
    IL POST su Facebook

    Finora sono quattro quelli attribuibili a Forza Italia, fra cui gli Esteri per Antonio Tajani. Ad ogni modo, l’esito della trattativa dovrà incastrarsi con i desiderata della Lega, che non sembra incline a rinunciare al Viminale, e si è già assicurata il Mef con Giancarlo Giorgetti (a meno che si riapra l’opzione di Fabio Panetta). Su un aspetto Meloni non arretra, si sottolinea in ambienti del suo partito: la volontà di avere ministri di alto profilo e chiudere senza perdere tempo, entro il 25 ottobre.”Si mettano l’anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione. Sarà un percorso pieno di ostacoli, ma daremo il massimo. Senza mai arrenderci”, ha scritto Meloni criticando gli “attacchi scomposti della sinistra, un vero e proprio insulto ai cittadini che hanno scelto da chi essere rappresentati”. L’ultimo affondo del Pd è arrivato pochi minuti dopo. “Nella trattativa per la formazione del governo entrano in campo i figli di Berlusconi, cioè i proprietari di Mediaset – ha notato Enrico Borghi -. Di cosa parlano con Meloni? Del futuro dell’azienda? Cose inconcepibili in qualunque altro paese occidentale”. Di certo, le tensioni dopo lo strappo di FI in Senato e lo scontro sul caso degli appunti di Berlusconi su Meloni, hanno prodotto un’incertezza tale da generare preoccupazione anche nella famiglia del Cavaliere. Non solo per gli scenari legati al governo, ma anche per il subbuglio che attraversa il suo partito. Dopo l’esclusione dal governo per il veto di Meloni, Licia Ronzulli mira alla guida del gruppo al Senato, e un azzurro a lei vicino, Giorgio Mulè è l’alternativa a Barelli per Montecitorio. Dopo la formazione dei gruppi e l’elezione dei vicepresidenti delle Camere, se si arriverà a una tregua, si completerà il soduku dei ministeri. Salvini, che a vedere i suoi social ha trascorso parte della domenica a raccogliere castagne, è destinato alle Infrastrutture. FdI intende tenersi stretti Difesa (Adolfo Urso), appunto il Mise (si parla dell’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato), poi anche Transizione ecologica, Famiglia e Cultura. Potrebbe rientrare nella partita anche Letizia Moratti. Per il Lavoro è concreta l’ipotesi di Marina Calderone, presidente dell’Ordine dei consulenti del Lavoro. Avrebbe anche il compito di riformare le pensioni, anche estendendo agli uomini ‘Opzione donna’ per superare la Legge Fornero: via dal lavoro già a 58-59 anni e con 35 anni di contributi, ma perdendo fino al 30% della pensione.

    Agenzia ANSA

    Nel 79/mo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma. La Russa: ‘Tra le pagine più buie della storia’. Fontana: ‘Le Istituzioni siano portatrici di memoria’. Salvini: ‘Non si ripetano orrori’. Letta: ‘Sopravvissero solo in 16’. Conte: ‘Una ferita lacerante’. La presidente della Comunità ebraica di Roma Dureghello: ‘Oggi più che mai anniversario significativo’ (ANSA)

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    Meloni: 'Gli attacchi della sinistra un insulto agli elettori'. Lunedì l'incontro con Berlusconi

    “Gli attacchi scomposti della sinistra negli ultimi giorni rappresentano un vero e proprio insulto ai cittadini che hanno scelto da chi essere rappresentati”. Così la leader di FdI, Giorgia Meloni, in un post su Facebook.
    “Capisco – aggiunge – che per questi esponenti possa sembrare quantomeno anomalo vedere dei partiti che hanno la possibilità di governare con l’appoggio degli italiani, (non ci sono abituati) ma che piaccia loro o meno, questa è la democrazia”.  “Si mettano l’anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione. Sarà un percorso pieno di ostacoli, ma daremo il massimo. Senza mai arrenderci”, scrive ancora la leader di FdI nel post in cui critica gli “attacchi scomposti della sinistra”.
    E’ stato fissato, intanto, per lunedì l’incontro con Silvio Berlusconi. I due leader si vedranno di persona a via della Scrofa, come riferiscono fonti di FdI e FI. Oggi ci sono stati contatti telefonici. 

    IL POST su Facebook

    In mattinata Meloni ha condannato il rastrellamento del Ghetto di Roma, 79 anni fa: ‘Vile e disumana deportazione di ebrei romani per mano della furia nazifascista. Un orrore che deve essere da monito perché certe tragedie non accadano più. Una memoria che sappiamo essere di tutti gli italiani, che serve a costruire anticorpi contro l’indifferenza e l’odio, per continuare a combattere l’antisemitismo in ogni sua forma’. 

    Agenzia ANSA

    Nel 79/mo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma. La Russa: ‘Tra le pagine più buie della storia’. Fontana: ‘Le Istituzioni siano portatrici di memoria’. Salvini: ‘Non si ripetano orrori’. Letta: ‘Sopravvissero solo in 16’. Conte: ‘Una ferita lacerante’. La presidente della Comunità ebraica di Roma Dureghello: ‘Oggi più che mai anniversario significativo’ (ANSA)

    In un’intervista a QN, Guido Crosetto, co-fondatore di FdI, circoscrive lo scontro: “Nessuno vuol fare un governo senza FI o che non sia di centrodestra. Abbiamo visto, per anni, governi tra Lega e M5s, M5s e Pd, Lega-Pd-M5s. Vuole che ora non ne nasca uno di centrodestra? Vorrebbe dire farsi molto male. Non succederà. E neppure che FI vada da sola alle consultazioni”.  “C’è stato un atto di rottura forte, simbolico, al Senato, ma alla Camera tutto il centrodestra ha votato, compattamente, per Fontana. Dopo la lite, ci sarà la ricomposizione. Meloni non è una che porta rancore. È una donna forte e pragmatica. Il Paese ha tanti problemi. Non si può aspettare”. 
    “Anche oggi Matteo Salvini è stato in contatto con gli alleati: la Lega guarda con estremo ottimismo all’annunciato incontro di domani tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. L’obiettivo comune di tutto il centrodestra dev’essere quello di rispondere alle aspettative degli italiani, con buonsenso, responsabilità e serietà”. Così una nota della Lega.

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    Shoah: Meloni, furia nazifascista memoria di tutti italiani

    “La vile e disumana deportazione di ebrei romani per mano della furia nazifascista: donne, uomini e bambini furono strappati dalla vita, casa per casa”. La leader di FdI, Giorgia Meloni, ricorda il rastrellamento del ghetto di Roma, avvenuto 79 anni fa. “Un orrore – aggiunge in una nota – che deve essere da monito perché certe tragedie non accadano più. Una memoria che sappiamo essere di tutti gli italiani, una memoria che serve a costruire gli anticorpi contro l’indifferenza e l’odio. Una memoria per continuare a combattere, in ogni sua forma, l’antisemitismo”.”Il 16 ottobre 1943 è per Roma e per l’Italia una giornata tragica, buia e insanabile”, è il testo della nota di Meloni. “Quella mattina, pochi minuti dopo le 5.00, la vile e disumana deportazione di ebrei romani per mano della furia nazifascista: donne, uomini e bambini furono strappati dalla vita, casa per casa. Più di mille persone furono deportate e di loro solo quindici uomini e una donna fecero ritorno. Nessuno dei bambini. Un orrore che deve essere da monito perché certe tragedie non accadano più. Una memoria che sappiamo essere di tutti gli italiani, una memoria che serve a costruire gli anticorpi contro l’indifferenza e l’odio. Una memoria per continuare a combattere, in ogni sua forma, l’antisemitismo”, si conclude il testo.Meloni e la presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Duregehello – si apprende – si sono sentite telefonicamente questa mattina. Nel corso della chiamata la leader di Fdi ha espresso vicinanza e sostegno nel giorno in cui ricorre l’anniversario del rastrellamento del ghetto della Capitale del 1943.”Il rastrellamento del ghetto di Roma rappresenta una delle pagine più buie della nostra storia. Quel giorno, oltre mille persone tra donne, uomini e bambini furono strappate ai loro affetti e deportate al campo di sterminio di Auschwitz. Solo 16 di loro fecero ritorno”. Lo afferma il presidente del Senato, Ignazio La Russa. “È compito di tutti, a cominciare dalle più alte istituzioni, tramandarne il ricordo affinché in futuro non si ripetano mai più simili tragedie. Alla comunità ebraica, oggi come sempre, la mia sincera vicinanza”, conclude.”Quel che accadde all’alba del 16 ottobre del 1943 rappresenta una delle pagine più buie, tristi e raccapriccianti della storia del nostro Paese. Più di mille ebrei, con oltre 200 bambini, furono vittime della ferocia nazista che strappò via vite facendo irruzione casa per casa. Il sabato nero del ghetto di Roma deve rappresentare una memoria indelebile affinché simili orrori non si ripetano mai più. E’ dovere delle Istituzioni mantenere sempre vivo il ricordo per contrastare qualsiasi forma di razzismo e antisemitismo”. Lo afferma il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.”Il rastrellamento del ghetto di Roma sarà sempre una pagina buia e incancellabile della nostra storia. Oltre al nostro ricordo e alla nostra solidarietà alla Comunità Ebraica, dobbiamo garantire l’impegno affinché certi orrori non si ripetano. L’antisemitismo non dev’essere mai sottovalutato o – peggio – tollerato”. Così il leader della Lega Matteo Salvini in una nota, ricordando il rastrellamento del ghetto di Roma il 16 ottobre 1943.”Sopravvissero in 16. Il 16 ottobre 1943 il rastrellamento a Roma al Ghetto e la deportazione ad Auschwitz”. Lo scrive su Twitter il segretario del Pd, Enrico Letta.”Il 16 ottobre del 1943 le truppe nazifasciste rastrellarono e deportarono al campo di concentramento di Auschwitz oltre mille tra uomini, donne e bambini che abitavano nel Ghetto di Roma. Una ferita lacerante per la città e per l’intero Paese, una pagina nera della nostra storia che mai potrà essere cancellata”. Lo scrive il leader del M5s, Giuseppe Conte, su Facebook, nell’anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma. “Questo anniversario non ci sfida a un mero esercizio di ricordo. È semmai monito – aggiunge Conte – affinché nelle Istituzioni e nelle nostre piazze e nelle nostre strade non sia mai abbassata la guardia contro un revanscismo culturale che ammicca a vecchie nostalgie. Affinché i valori antifascisti del nostro ordinamento costituzionale non siano mai più minacciati dalla demagogia eversiva. È un impegno che dobbiamo assolvere tutti insieme. Abbiamo il dovere morale, come cittadini e come comunità nazionale, di raccoglierlo, custodirlo e lasciarlo in dote a chi verrà dopo di noi”.Dureghello, oggi più che mai anniversario significativo – “Oggi più che mai questo anniversario diventa significativo e importante, come è stata significativa la presenza delle istituzioni anche quest’anno al nostro fianco”. Lo ha detto Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, alla cerimonia al Tempio Maggiore, in occasione del 79esimo anniversario della razzia del Ghetto e della deportazione dei cittadini romani di religione ebraica. “Un anniversario importante quello del rastrellamento degli ebrei dalla città di Roma, perché fu proprio in tutta la città che li andarono a prendere strappandoli alle loro case e ai loro affetti – ha sottolineato Dureghello -. A distanza di tanti anni ancora più significativo è ricordare non soltanto la memoria, ma l’efferatezza e la tragicità di quella razzia che fu compiuta dalle truppe naziste accompagnate dai fascisti che vollero privare quelle persone della dignità e della vita dopo averle oppresse e sacrificate con le leggi razziste”.”Il 16 ottobre 1943 è la data in cui ricordiamo la prima deportazione nazifascista degli ebrei romani. Uomini, donne e bambini strappati dalle loro case e mandati a morire. Mantenere vivo il ricordo è un imperativo morale che serve a spegnere le sirene dell’odio e del fanatismo”, scrive su twitter Dureghello.