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    La velocista Dosso denuncia, 'mi hanno detto sporca negra'

    ‘Mi hanno detto puttana straniera, sporca negra. Torna al tuo Paese. Nessuno mi ha difeso. Questa storia mi ha stravolto, ho il cuore spezzato, mi sento violata’.    Zaynab Dosso – velocista azzurra, bronzo con la 4×100 agli Europei di Monaco di Baviera, italiana, genitori della Costa d’Avorio – racconta sui social e poi in un’intervista a La Stampa il trauma subito qualche giorno fa in un locale di Roma Nord, mentre festeggiava con la sorella e le amiche l’ingresso in una nuova casa. Gli insulti da una donna che prima le aveva chiesto dei soldi. Una denuncia che arriva dopo lo sfogo di Paola Egonu per gli insulti razzisti sui social dopo la semifinale dei Mondiali di pallavolo in Olanda.    ‘Siamo state aggredite, violenza verbale e senza motivo.    Siamo state gentili, non avevamo monete e basta – spiega l’atleta azzurra – Si è messa a bisbigliare crudeltà. Le ho detto ‘ripeti’ e lei lo ha fatto, a voce alta, in mezzo ai tavoli. Era un locale affollato, tutti hanno sentito e nessuno ha reagito. Una mia amica si è messa a piangere e qualcuno ha pure buttato lì “non è successo niente”. Era tutto molto evidente e la gente zitta. Anzi, certi sfottevano pure. Quella signora si è fermata lì, a chiedere soldi e a ridere di noi’.    Zaynab ha scritto la storia su Instagram e poi ha lasciato il social: ‘Non me la sento ancora di guardarci – afferma -Ho bisogno di tempo. Volevo denunciare e scrivere era l’unico modo.    Se avessi riportato l’episodio ufficialmente, avrebbero aperto una segnalazione e basta. Non è nemmeno la prima brutta storia che capita da quando ci siamo trasferite: durante il trasloco, ci hanno tirato un sasso da un balcone. Non per prenderci, ma per spaventarci: non ho voluto credere che fosse mirato’.    Il punto non è andare a vivere altrove. ‘Il mondo è tutto uguale – dice Dosso – Bisogna trovare antidoti a certe reazioni indegne, fermare questi attacchi. Mi aspetto che la politica lo faccia. Sarebbe bello che chi ha vinto le elezioni desse un segnale forte contro il razzismo. Se i beceri si sentono più forti, si credono liberi di alzare la voce e restare impuniti.    Serve che chi starà al governo dica forte e chiaro che non è così. Mi aspetto delle risposte dalla politica. Non posso essere insultata e maltrattata nel mio nuovo quartiere tra gli sberleffi di chi guarda. Così fa schifo’.    

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    Renzi: da Mattarella se Pd-5s ci escludono da ruoli in Aula

    “Quelli che si stanno accordando con la maggioranza sono gli stessi che accusano noi di volere le poltrone. Io dico solo che gli accordi istituzionali devono garantire tutte le minoranze. Se Pd e Cinque Stelle ci tenessero fuori sarebbe un atto di gravità inaudita, atto che dovremmo immediatamente porre alla attenzione del Presidente della Repubblica”. Lo scrive il leader di Iv Matteo Renzi nella enews. “Sulle commissioni, io spero solo che la commissione parlamentare sul Covid si faccia. E a quel punto ne vedremo delle… brutte”, chiosa.

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    Meloni e Berlusconi, oggi l'incontro per la tregua

    Oggi pomeriggio Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi si incontreranno per siglare una tregua. La sinistra dunque “si metta l’anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione”, dice la leader Fdi dopo aver passato la domenica a rintuzzare gli “attacchi scomposti della sinistra”. E dopo una serie di contatti telefonici con il Cav, pone le premesse per una tregua, dopo le tensioni che hanno reso turbolenta la partenza della nuova maggioranza. Ci sarà un faccia a faccia, intorno alle 16, negli uffici di FdI, a via della Scrofa. Con l’auspicio di entrambe le parti di un epilogo ben diverso rispetto all’incontro di giovedì scorso alla Camera. Intanto si è stemperato il clima, grazie al lavoro “di fioretto” dei pontieri, lungo l’asse fra Gianni Letta (che ieri è andato ad Arcore) e il nuovo presidente del Senato Ignazio La Russa. Un punto di caduta potrebbe alla fine trovarsi sulla Giustizia. Meloni per quel posto pensa da tempo all’ex magistrato Carlo Nordio. Ma, secondo varie ricostruzioni, ci sarebbero margini di trattativa. In alternativa Berlusconi è pronto a rivendicare il Viminale (con una figura di alto profilo, di garanzia), o il Mise, che è però uno dei dicasteri chiave per la premier in pectore. Altrimenti, in ultima istanza, Fi chiederebbe un ministero in più di quelli della Lega.
    IL POST su Facebook

    Finora sono quattro quelli attribuibili a Forza Italia, fra cui gli Esteri per Antonio Tajani. Ad ogni modo, l’esito della trattativa dovrà incastrarsi con i desiderata della Lega, che non sembra incline a rinunciare al Viminale, e si è già assicurata il Mef con Giancarlo Giorgetti (a meno che si riapra l’opzione di Fabio Panetta). Su un aspetto Meloni non arretra, si sottolinea in ambienti del suo partito: la volontà di avere ministri di alto profilo e chiudere senza perdere tempo, entro il 25 ottobre.”Si mettano l’anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione. Sarà un percorso pieno di ostacoli, ma daremo il massimo. Senza mai arrenderci”, ha scritto Meloni criticando gli “attacchi scomposti della sinistra, un vero e proprio insulto ai cittadini che hanno scelto da chi essere rappresentati”. L’ultimo affondo del Pd è arrivato pochi minuti dopo. “Nella trattativa per la formazione del governo entrano in campo i figli di Berlusconi, cioè i proprietari di Mediaset – ha notato Enrico Borghi -. Di cosa parlano con Meloni? Del futuro dell’azienda? Cose inconcepibili in qualunque altro paese occidentale”. Di certo, le tensioni dopo lo strappo di FI in Senato e lo scontro sul caso degli appunti di Berlusconi su Meloni, hanno prodotto un’incertezza tale da generare preoccupazione anche nella famiglia del Cavaliere. Non solo per gli scenari legati al governo, ma anche per il subbuglio che attraversa il suo partito. Dopo l’esclusione dal governo per il veto di Meloni, Licia Ronzulli mira alla guida del gruppo al Senato, e un azzurro a lei vicino, Giorgio Mulè è l’alternativa a Barelli per Montecitorio. Dopo la formazione dei gruppi e l’elezione dei vicepresidenti delle Camere, se si arriverà a una tregua, si completerà il soduku dei ministeri. Salvini, che a vedere i suoi social ha trascorso parte della domenica a raccogliere castagne, è destinato alle Infrastrutture. FdI intende tenersi stretti Difesa (Adolfo Urso), appunto il Mise (si parla dell’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato), poi anche Transizione ecologica, Famiglia e Cultura. Potrebbe rientrare nella partita anche Letizia Moratti. Per il Lavoro è concreta l’ipotesi di Marina Calderone, presidente dell’Ordine dei consulenti del Lavoro. Avrebbe anche il compito di riformare le pensioni, anche estendendo agli uomini ‘Opzione donna’ per superare la Legge Fornero: via dal lavoro già a 58-59 anni e con 35 anni di contributi, ma perdendo fino al 30% della pensione.

    Agenzia ANSA

    Nel 79/mo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma. La Russa: ‘Tra le pagine più buie della storia’. Fontana: ‘Le Istituzioni siano portatrici di memoria’. Salvini: ‘Non si ripetano orrori’. Letta: ‘Sopravvissero solo in 16’. Conte: ‘Una ferita lacerante’. La presidente della Comunità ebraica di Roma Dureghello: ‘Oggi più che mai anniversario significativo’ (ANSA)

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    Meloni: 'Gli attacchi della sinistra un insulto agli elettori'. Lunedì l'incontro con Berlusconi

    “Gli attacchi scomposti della sinistra negli ultimi giorni rappresentano un vero e proprio insulto ai cittadini che hanno scelto da chi essere rappresentati”. Così la leader di FdI, Giorgia Meloni, in un post su Facebook.
    “Capisco – aggiunge – che per questi esponenti possa sembrare quantomeno anomalo vedere dei partiti che hanno la possibilità di governare con l’appoggio degli italiani, (non ci sono abituati) ma che piaccia loro o meno, questa è la democrazia”.  “Si mettano l’anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione. Sarà un percorso pieno di ostacoli, ma daremo il massimo. Senza mai arrenderci”, scrive ancora la leader di FdI nel post in cui critica gli “attacchi scomposti della sinistra”.
    E’ stato fissato, intanto, per lunedì l’incontro con Silvio Berlusconi. I due leader si vedranno di persona a via della Scrofa, come riferiscono fonti di FdI e FI. Oggi ci sono stati contatti telefonici. 

    IL POST su Facebook

    In mattinata Meloni ha condannato il rastrellamento del Ghetto di Roma, 79 anni fa: ‘Vile e disumana deportazione di ebrei romani per mano della furia nazifascista. Un orrore che deve essere da monito perché certe tragedie non accadano più. Una memoria che sappiamo essere di tutti gli italiani, che serve a costruire anticorpi contro l’indifferenza e l’odio, per continuare a combattere l’antisemitismo in ogni sua forma’. 

    Agenzia ANSA

    Nel 79/mo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma. La Russa: ‘Tra le pagine più buie della storia’. Fontana: ‘Le Istituzioni siano portatrici di memoria’. Salvini: ‘Non si ripetano orrori’. Letta: ‘Sopravvissero solo in 16’. Conte: ‘Una ferita lacerante’. La presidente della Comunità ebraica di Roma Dureghello: ‘Oggi più che mai anniversario significativo’ (ANSA)

    In un’intervista a QN, Guido Crosetto, co-fondatore di FdI, circoscrive lo scontro: “Nessuno vuol fare un governo senza FI o che non sia di centrodestra. Abbiamo visto, per anni, governi tra Lega e M5s, M5s e Pd, Lega-Pd-M5s. Vuole che ora non ne nasca uno di centrodestra? Vorrebbe dire farsi molto male. Non succederà. E neppure che FI vada da sola alle consultazioni”.  “C’è stato un atto di rottura forte, simbolico, al Senato, ma alla Camera tutto il centrodestra ha votato, compattamente, per Fontana. Dopo la lite, ci sarà la ricomposizione. Meloni non è una che porta rancore. È una donna forte e pragmatica. Il Paese ha tanti problemi. Non si può aspettare”. 
    “Anche oggi Matteo Salvini è stato in contatto con gli alleati: la Lega guarda con estremo ottimismo all’annunciato incontro di domani tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. L’obiettivo comune di tutto il centrodestra dev’essere quello di rispondere alle aspettative degli italiani, con buonsenso, responsabilità e serietà”. Così una nota della Lega.

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    Shoah: Meloni, furia nazifascista memoria di tutti italiani

    “La vile e disumana deportazione di ebrei romani per mano della furia nazifascista: donne, uomini e bambini furono strappati dalla vita, casa per casa”. La leader di FdI, Giorgia Meloni, ricorda il rastrellamento del ghetto di Roma, avvenuto 79 anni fa. “Un orrore – aggiunge in una nota – che deve essere da monito perché certe tragedie non accadano più. Una memoria che sappiamo essere di tutti gli italiani, una memoria che serve a costruire gli anticorpi contro l’indifferenza e l’odio. Una memoria per continuare a combattere, in ogni sua forma, l’antisemitismo”.”Il 16 ottobre 1943 è per Roma e per l’Italia una giornata tragica, buia e insanabile”, è il testo della nota di Meloni. “Quella mattina, pochi minuti dopo le 5.00, la vile e disumana deportazione di ebrei romani per mano della furia nazifascista: donne, uomini e bambini furono strappati dalla vita, casa per casa. Più di mille persone furono deportate e di loro solo quindici uomini e una donna fecero ritorno. Nessuno dei bambini. Un orrore che deve essere da monito perché certe tragedie non accadano più. Una memoria che sappiamo essere di tutti gli italiani, una memoria che serve a costruire gli anticorpi contro l’indifferenza e l’odio. Una memoria per continuare a combattere, in ogni sua forma, l’antisemitismo”, si conclude il testo.Meloni e la presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Duregehello – si apprende – si sono sentite telefonicamente questa mattina. Nel corso della chiamata la leader di Fdi ha espresso vicinanza e sostegno nel giorno in cui ricorre l’anniversario del rastrellamento del ghetto della Capitale del 1943.”Il rastrellamento del ghetto di Roma rappresenta una delle pagine più buie della nostra storia. Quel giorno, oltre mille persone tra donne, uomini e bambini furono strappate ai loro affetti e deportate al campo di sterminio di Auschwitz. Solo 16 di loro fecero ritorno”. Lo afferma il presidente del Senato, Ignazio La Russa. “È compito di tutti, a cominciare dalle più alte istituzioni, tramandarne il ricordo affinché in futuro non si ripetano mai più simili tragedie. Alla comunità ebraica, oggi come sempre, la mia sincera vicinanza”, conclude.”Quel che accadde all’alba del 16 ottobre del 1943 rappresenta una delle pagine più buie, tristi e raccapriccianti della storia del nostro Paese. Più di mille ebrei, con oltre 200 bambini, furono vittime della ferocia nazista che strappò via vite facendo irruzione casa per casa. Il sabato nero del ghetto di Roma deve rappresentare una memoria indelebile affinché simili orrori non si ripetano mai più. E’ dovere delle Istituzioni mantenere sempre vivo il ricordo per contrastare qualsiasi forma di razzismo e antisemitismo”. Lo afferma il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.”Il rastrellamento del ghetto di Roma sarà sempre una pagina buia e incancellabile della nostra storia. Oltre al nostro ricordo e alla nostra solidarietà alla Comunità Ebraica, dobbiamo garantire l’impegno affinché certi orrori non si ripetano. L’antisemitismo non dev’essere mai sottovalutato o – peggio – tollerato”. Così il leader della Lega Matteo Salvini in una nota, ricordando il rastrellamento del ghetto di Roma il 16 ottobre 1943.”Sopravvissero in 16. Il 16 ottobre 1943 il rastrellamento a Roma al Ghetto e la deportazione ad Auschwitz”. Lo scrive su Twitter il segretario del Pd, Enrico Letta.”Il 16 ottobre del 1943 le truppe nazifasciste rastrellarono e deportarono al campo di concentramento di Auschwitz oltre mille tra uomini, donne e bambini che abitavano nel Ghetto di Roma. Una ferita lacerante per la città e per l’intero Paese, una pagina nera della nostra storia che mai potrà essere cancellata”. Lo scrive il leader del M5s, Giuseppe Conte, su Facebook, nell’anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma. “Questo anniversario non ci sfida a un mero esercizio di ricordo. È semmai monito – aggiunge Conte – affinché nelle Istituzioni e nelle nostre piazze e nelle nostre strade non sia mai abbassata la guardia contro un revanscismo culturale che ammicca a vecchie nostalgie. Affinché i valori antifascisti del nostro ordinamento costituzionale non siano mai più minacciati dalla demagogia eversiva. È un impegno che dobbiamo assolvere tutti insieme. Abbiamo il dovere morale, come cittadini e come comunità nazionale, di raccoglierlo, custodirlo e lasciarlo in dote a chi verrà dopo di noi”.Dureghello, oggi più che mai anniversario significativo – “Oggi più che mai questo anniversario diventa significativo e importante, come è stata significativa la presenza delle istituzioni anche quest’anno al nostro fianco”. Lo ha detto Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, alla cerimonia al Tempio Maggiore, in occasione del 79esimo anniversario della razzia del Ghetto e della deportazione dei cittadini romani di religione ebraica. “Un anniversario importante quello del rastrellamento degli ebrei dalla città di Roma, perché fu proprio in tutta la città che li andarono a prendere strappandoli alle loro case e ai loro affetti – ha sottolineato Dureghello -. A distanza di tanti anni ancora più significativo è ricordare non soltanto la memoria, ma l’efferatezza e la tragicità di quella razzia che fu compiuta dalle truppe naziste accompagnate dai fascisti che vollero privare quelle persone della dignità e della vita dopo averle oppresse e sacrificate con le leggi razziste”.”Il 16 ottobre 1943 è la data in cui ricordiamo la prima deportazione nazifascista degli ebrei romani. Uomini, donne e bambini strappati dalle loro case e mandati a morire. Mantenere vivo il ricordo è un imperativo morale che serve a spegnere le sirene dell’odio e del fanatismo”, scrive su twitter Dureghello.

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    Gelo Meloni-Berlusconi, in campo i mediatori, ore decisive

    L’obiettivo è spegnere l’incendio per ripartire. Nel centrodestra è l’ora dei pontieri fra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni: lavorano sull’asse creato da Gianni Letta e il nuovo presidente del Senato Ignazio La Russa, impegnati in un’operazione diplomatica tutt’altro che semplice. Si punta innanzitutto a ricucire il rapporto umano fra i due leader, per poter riavviare il confronto politico necessario alla nascita del nuovo governo. In queste ore delicate gioca un ruolo non secondario Matteo Salvini – è a Roma, con Meloni si è sentito più volte in giornata – che, fra due fuochi, sembra uscire anche rinforzato: la Lega ha incassato la presidenza della Camera ed è destinata ad avere cinque o sei ministeri, fra cui potrebbe finire anche quello dell’Economia, con Giancarlo Giorgetti. Alcune fonti di maggioranza tuttavia non escludono un ritorno in auge della soluzione ‘tecnica’ con Fabio Panetta. Se alla fine dovesse sfilarsi il prefetto Matteo Piantedosi, la Lega potrebbe incassare anche il Viminale, con Nicola Molteni fra i papabili. Berlusconi è rientrato ad Arcore dopo la due giorni di fuoco a Roma, in cui è arrivato all’apice lo scontro con Meloni, per gli appunti sul suo banco al Senato catturati dai fotografi, pieni di aggettivi tutt’altro che graditi alla premier in pectore. Il Cavaliere viene descritto sempre più irritato dopo aver visto in televisione la replica della leader di FdI (“Mancava un punto, cioè ‘non ricattabile'”) e dopo aver letto le ricostruzioni dei giornali. Berlusconi, si ragiona in ambienti azzurri, resta convinto che si debba fare un governo insieme, sa che c’è ancora una settimana di tempo e ritiene che spetti a Meloni l’onere di una proposta, dopo quella di giovedì andata di traverso al presidente di Forza Italia. L’idea è fare decantare la situazione nel fine settimana, e creare subito dopo le condizioni per riprendere a dialogare. Una visione che al momento non pare allineata con quella dei vertici di Fratelli d’Italia. Dopo lo strappo di FI al Senato e l’incidente con Berlusconi, secondo quanto si racconta in ambienti di FdI Meloni – ancora molto contrariata – non sembra intenzionata a nuove concessioni, dopo aver proposto quattro ministeri agli azzurri, fra cui gli Esteri per Antonio Tajani, e la Pubblica amministrazione per Elisabetta Casellati. In una situazione di tale caos, c’è chi arriva a non escludere scenari drastici, come un governo senza Forza Italia. In quest’ottica, il lavoro di Noi moderati di costituire i gruppi alle Camere (serve una deroga mancando i numeri minimi necessari delle componenti) viene anche letto come un’operazione per fornire una quarta gamba stabile all’esecutivo se ce ne dovesse essere bisogno. I più, nella maggioranza, sono però convinti che alla fine prevarrà la realpolitik. Un leghista navigato confida nel “pressing dei governisti su Berlusconi. Anche perché non c’è altra scelta”.

    Agenzia ANSA

    Tensioni dopo il caso Ronzulli, si temono fughe verso il centro (ANSA)

    Nel centrodestra viene liquidata ogni suggestione di un approccio con il Terzo polo. “L’unico governo possibile è quello di una coalizione di centrodestra”, per dirla con Raffaele Fitto (probabile ministro per gli Affari europei in quota FdI). Non a caso, il forzista ed ex An Maurizio Gasparri, appellandosi al senso di responsabilità di tutti in una “coalizione con equilibri scolpiti dagli elettori”, ha sottolineato che la settimana prossima c’è l’elezione dei vicepresidenti delle Camere “e quindi bisogna parlarsi”. Se si riusciranno a evitare altri incidenti “di rodaggio”, come ha definito Fitto quello del Senato, potrebbe rientrare il rischio, prospettato da fonti di FI nei giorni scorsi, che il centrodestra non partecipi unito alle consultazioni. In un sabato di accesi scambi di accuse con le opposizioni sulla scelta di affidare le presidenze delle Camere a La Russa e Lorenzo Fontana, gli esponenti di FdI in pubblico hanno evitato ogni accenno polemico nei confronti di Berlusconi. “La squadra di governo – ha assicurato Fabio Rampelli – terrà conto della rappresentatività dei partiti alleati”. Si annuncia limitato il numero dei tecnici: fra questi, uno potrebbe essere scelto per la Salute (si parla di Francesco Rocca, presidente della Croce rossa italiana), mentre per il Lavoro l’ipotesi concreta è Marina Calderone, presidente dell’Ordine dei consulenti del Lavoro.

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    La geografia di FI, un partito sotto assedio

    C’è chi la definisce una tensione sana e chi una tensione e basta. Di certo i primi giorni della nuova legislatura hanno aumentato il livello di fibrillazione in Forza Italia. Come sempre, tutti all’interno del partito aspettano le prossime mosse di Silvio Berlusconi, chi auspicando che non arretri nella delicata trattativa con Giorgia Meloni, chi sperando che si possano trovare strategie più concilianti per far partire il nuovo governo. La situazione provoca preoccupazioni anche nella famiglia del Cavaliere, e non è casuale che in questo momento sia tornato in campo Gianni Letta. Per certi versi, può apparire semplicistico fare la distinzione fra due anime: una schierata con Licia Ronzulli, in cui predomina l’irritazione per i veti messi da FdI sul suo nome nell’esecutivo, ma non solo quelli; e una più governista guidata da Antonio Tajani, in predicato di diventare il prossimo ministro degli Esteri.    Secondo più parlamentari azzurri, tuttavia, questo confronto tra due visioni definisce lo stato delle cose, in un clima, nota qualcuno, da “si salvi chi può”, in cui circolano anche i timori su tentativi di prosciugare Forza Italia da più parti. Timori non solo legati alla notizia – emersa dopo un incontro fra Lorenzo Cesa, Antonio De Poli e Francesco Lollobrigida, uno dei fedelissimi di Giorgia Meloni – che i centristi di Noi moderati stanno lavorando per formare i gruppi alla Camera e al Senato, ottenendo le necessarie deroghe in mancanza dei numeri minimi. Una dinamica normale, assicurano i centristi, ma la tempistica lascia dentro FI il sospetto che sia stata pensata anche nell’ottica di una sorta di ‘operazione responsabili’.    Una prova degli equilibri interni al partito di Berlusconi si potrebbe avere all’inizio della prossima settimana quando dovranno essere indicati i capogruppo, tema al centro di riunioni dei gruppi che si terranno fra lunedì e martedì. Al Senato al momento si parla di tre possibili soluzioni per il ruolo ricoperto nell’ultima legislatura da Anna Maria Bernini, papabile per il ministero dell’Università. C’è Ronzulli. Poi Maurizio Gasparri, che altrimenti potrebbe entrare nella contesa per i vicepresidenti di Palazzo Madama. E infine Gianfranco Miccichè, considerato uno dei registi del mancato voto a Ignazio La Russa. Paolo Barelli, fra i deputati più vicini a Tajani, è in corsa per la riconferma come capogruppo della Camera, anche se si parla di due alternative come Giorgio Mulè e Alessandro Cattaneo, invece ritenuti filo-Ronzulli. Tutte partite interne, inevitabilmente intrecciate alla trattativa con Fratelli d’Italia.   

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    Letta: 'Fatte le scelte peggiori'. Meloni: 'Parole gravissime'

    “Sono gravissime le parole pronunciate dal segretario del Partito democratico Enrico Letta a margine del congresso dei Socialisti europei a Berlino. Affermare all’estero che l’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento italiano sia motivata da una sedicente ‘logica perversa’ e ‘incendiaria’ e che la scelta dei parlamentari italiani confermi ‘le peggiori preoccupazioni in giro per l’Europa’ è scandaloso e rappresenta un danno per l’Italia, le sue più alte istituzioni e la sua credibilità internazionale. Letta si scusi immediatamente”. Così la leader di FdI Giorgia Meloni in una nota.”Non è la maggioranza a dire all’opposizione cosa dire e come dirlo”. Lo scrive il segretario Pd, Enrico Letta, su Twitter, rispondendo a Giorgia Meloni.”Giorgia Meloni pretende le scuse da noi, primo partito d’opposizione. Si assuma la responsabilità di aver diviso il Paese con scelte estremiste ai vertici delle istituzioni. Pensi a formare un governo e dare risposte, se ne è capace. Non ha il potere di dirci come fare opposizione”. Lo scrive su Twitter il vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano.LETTA, LA LOGICA INCENDIARIA – “L’inizio di questa legislatura è il peggiore che potesse esserci. La legislatura comincia con una logica incendiaria da parte di chi ha vinto le elezioni. Chi ha vinto, invece di riappacificare il paese, lo sta dividendo. Ma chi semina vento non può che raccogliere tempesta. Invito a considerare che questo metodo è davvero sbagliato. Si rompe ogni possibilità anche di un rapporto fra maggioranza e opposizione, che è un rapporto nell’interesse del paese”. Lo ha detto il leader del Pd, Enrico Letta, a Berlino, a margine del congresso dei socialisti europei. “Sono scelte che fanno slittare ancora più a destra la maggioranza”.”La scelta che hanno fatto è quella peggiore per dare all’esterno messaggi rassicuranti. Danno un messaggio che conferma le peggiori preoccupazioni in giro per l’Europa. Io mi chiedo quale sia la logica perversa che c’è dietro queste nomine, che va contro l’interesse del paese. Noi non faremo sconti di alcun tipo”, ha aggiunto Letta.”Non mi sembra una maggioranza in grado di dare un governo solido al Paese. Sono solo in grado di dare al paese una guerra interna, un conflitto permanente”, ha affermato il leader del Pd. “Questo è l’opposto di quello di cui ha bisogno il Paese in questo momento. Siamo vicini a una recessione, c’è una guerra fra Russia e Ucraina, una crisi energetica. Abbiamo bisogno di un governo che governi, non di un esecutivo che passi il tempo a litigare”, ha affermato.

    Letta, Borrell, Scholz e i leader del Pse cantano ‘Bella ciao’