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    Dall'incarico alla manovra, il timing

    Il conferimento dell’incarico di formare un governo a Giorgia Meloni, che ha accettato senza riserve, rappresenta una accelerazione nel timing fino al voto di fiducia in entrambi i rami del Parlamento. Ecco un possibile elenco delle scadenze principali, da qui alla fine dell’anno, per il nuovo governo e per il Parlamento.
    – 22 OTTOBRE. Alle 10 nel Salone delle Feste del Quirinale si terrà il giuramento del governo Meloni. A quel punto il governo entrerà nella pienezza dei poteri. A Palazzo Chigi si svolgerà quindi, immediatamente a seguire, salvo decisioni dell’ultimo istante, il passaggio delle consegne con Mario Draghi. il cosiddetto ‘passaggio della Campanella’. E si terrà il primo Consiglio dei ministri.
    – 25 OTTOBRE. Il governo si presenta in Parlamento per la fiducia. Si comincia al mattino alla Camera; lì Meloni pronuncerà le sue dichiarazioni programmatiche. Al termine del discorso si sposterà al Senato per consegnare il testo appena svolto a Montecitorio. Non è ancora chiaro se la fiducia in entrambi i rami del Parlamento arriverà nella stessa giornata o si articolerà in due giorni, con il voto al Senato il 26 ottobre.
    – 26 OTTOBRE. La commissione speciale costituita per l’esame del decreto legge Aiuti Ter alla Camera inizia l’esame del testo, che approderà in Aula il 7 novembre.
    – DAL 27 OTTOBRE. Delineati con il primo voto di fiducia in entrambe le Camere i perimetri della maggioranza parlamentare, si costituiscono le commissioni permanenti. Nella settimana che parte il 7 novembre i presidenti di Camera e Senato potrebbero convocarle perchè eleggano i rispettivi presidenti. In questa stessa settimana si aprirà anche la partita delle commissioni permanenti di Camera e Senato.
    – LA MANOVRA. È scontato che dopo l’emanazione del decreto Aiuti Ter il governo debba varare una Nota di Variazione del Def (Nadef). A quel punto dovrà essere presentata la legge di Bilancio, che va approvata definitivamente dal Parlamento entro il 31 dicembre.

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    Chi è Musumeci, ex presidente Sicilia al Sud e al Mare

    Presidente della Regione siciliana nella legislatura appena conclusa, Nello Musumeci, 67 anni, bancario e giornalista pubblicista, è uno dei volti storici della destra in Sicilia degli ultimi trent’anni. Col governo Meloni sarà ministro del Sud e del Mare.    Giovane presidente della Provincia di Catania eletto con il Msi nel 1994, resta alla guida dell’ente per due mandati. Pochi mesi dopo diventa anche europarlamentare ed è rieletto nelle due successive tornate Europee del 1999 e del 2004. È stato anche coordinatore regionale di Alleanza Nazionale, partito che lascia nel 2005 in polemica con Gianfranco Fini, fondando il movimento regionale Alleanza Siciliana. Alla guida di questo nel 2006 si candida a Palazzo d’Orleans contro Totò Cuffaro e il centrodestra, ma non viene eletto.    Sottosegretario di Stato alle Politiche del Lavoro nel quarto governo Berlusconi nel 2011.    Nel 2012 ritenta l’avventura alla presidenza della Regione e viene sconfitto da Rosario Crocetta, candidato del centrosinistra. Nella stessa legislatura a Sala d’Ercole viene eletto presidente della commissione regionale Antimafia.    Negli stessi anni lancia il movimento siciliano #Diventerabellissima dalla citazione di una frase di Paolo Borsellino.    Nel 2017 è eletto governatore della Sicilia, incarico per il quale decide di non ricandidarsi a settembre scorso per favorire l’unità del centrodestra siciliano, quindi viene eletto senatore della Repubblica alle politiche del 25 settembre.    

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    Chi è Urso, dal Copasir allo Sviluppo Economico

    Torna ad occuparsi di temi economici, dopo la parentesi al Copasir, Adolfo Urso. Il nuovo ministro dello Sviluppo economico e del Made in Italy ha alle spalle una lunga storia di destra.    Nato a Padova 65 anni fa da genitori di Acireale (Catania), si laurea in Sociologia alla Sapienza di Roma, inizia l’attività politica nel Movimento sociale italiano e diventa giornalista.    Nel 1983 è tra gli autori del libro: ‘Atleti in camicia nera. Lo sport nell’Italia di Mussolini’. Nel 1986 diventa direttore responsabile di ‘Proposta’, bimestrale d’area. Nel 1988 è uno dei reggenti del Fronte della Gioventù; l’anno dopo entra nella segretaria politica dell’Msi-Dn, dove dirigerà il Dipartimento informazione. Tra i promotori di Alleanza Nazionale, entra in Parlamento nel 1994. Quella attuale è la sua settima legislatura, le ultime due da senatore. Con i Governi Berlusconi II e III è stato viceministro con delega al Commercio estero dal 2001 al 2006 e tra il 2009 ed il 2010. Nel 2013 non viene candidato dal Pdl. Forte dell’esperienza e dei contatti maturati nell’esecutivo di centrodestra fonda la società Italy World Services, che fornisce consulenza e assistenza per le imprese italiane all’estero. Nel 2015 aderisce a Fratelli d’Italia e nel 2018 torna alla politica attiva candidandosi al Senato. Eletto, ottiene la vicepresidenza del Copasir. La sua attività con la Iws gli viene contestata quando con il Governo Draghi gli si apre la strada verso la presidenza del Comitato di controllo sull’intelligence in quanto unico esponente dell’opposizione.    Lui spiega di aver passato al figlio la guida della società.    Viene quindi eletto presidente dell’organismo.    Il senatore è anche presidente della fondazione Farefuturo che, si legge sul sito, “promuove la cultura e i valori della Nazione, rifuggendo dal dilagante ‘presentismo’, nella convinzione che occorra il massimo impegno per disegnare il futuro dell’Italia nel contesto di una Europa delle Patrie”.    Padre di tre figli, è sposato con Olga, ucraina di Lugansk, città dell’Ucraina, autoproclamata Repubblica filorussa. “Mia moglie e nostro figlio dialogano in russo”, ha recentemente raccontato il senatore.    

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    Chi è Schillaci, alla Salute rettore Tor Vergata

    Torna un tecnico al ministero della salute. Orazio Schillaci è ;da novembre 2019 Rettore dell’Università di Roma “Tor Vergata”. 56 anni, romano, è stato dal 2013 preside della Facoltà di Medicine e Chirurgia, e dal 2007 è Professore Ordinario di Medicina Nucleare sia nel corso di laurea in Medicina e Chirurgia che nel corso di laurea in TRM (Tecniche di radiologia medica). Dal 2001 è poi direttore della UOC di Medicina Nucleare del Policlinico Tor Vergata; è anche presidente dell’Associazione Italiana Medici di Medicina Nucleare. Schillaci è stato membro del Comitato Scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità, nominato dal ministro uscente, Roberto Speranza, lavorando a fianco del presidente dell’Istituto Silvio Brusaferro. Ha conseguito nel 1990 la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università ‘La Sapienza’, dove nel 1994 si è specializzato in Medicina Nucleare.    Sempre presso l’Università “La Sapienza” di Roma, nel 2000, ha conseguito il titolo di Dottorato in “Imaging funzionale radioisotopico” e nel 2009 si è specializzato in Radiodiagnostica presso l’Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’. E’ stato poi componente di Commissioni Sanitarie per la Regione Lazio e per il Ministero della Salute, oltre che responsabile di progetti di ricerca nazionali ed internazionali, ammessi al finanziamento sulla base di bandi competitivi, tra i quali Horizon 2020 della Unione Europea. Il rettore di Tor Vergata fa poi parte dell’Editorial Board delle 2 riviste internazionali più prestigiose nel settore della Medicina Nucleare, l’European Journal of Nuclear Medicine and Molecular Imaging e il Journal of Nuclear Medicine. E’ stato revisore per numerose riviste internazionali e autore di 354 pubblicazioni edite a stampa. E’ stato esperto del Consiglio Superiore di Sanità per il triennio 2006-2009.    

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    Chi è Guido Crosetto, il fondatore di Fdi alla Difesa

     É il gigante gentile della destra, mediatore per vocazione. Guido Crosetto, 59 anni,è uno dei fondatori di Fratelli d’Italia insieme a Ignazio La Russa e Giorgia Meloni. Resta celebre la foto in cui lo “Shrek azzurro”, come lo chiamano i suoi, prende in braccio la leader romana: è il dicembre del 2012, qualche giorno prima della creazione del “partito con la fiamma”. Da allora è il consigliere fidato di Meloni, schietto, ma pacato, sempre pronto a smussare gli angoli.    Crosetto, la politica, la sceglie per passione. Fin dalla sua giovinezza piemontese. Non vanta alcun trascorso in formazioni post-fasciste, ma un esordio nella Democrazia cristiana. Figlio di una famiglia di importanti industriali nel settore metalmeccanico, lascia l’università di economia per militare nelle giovanili dello scudo crociato. Poi una lunga carriera da indipendente: in primis, alla guida del suo comune. É sindaco di Marene, in provincia di Cuneo, per 14 anni, dal 1990 in poi. Nel 2000, però, arriva l’iscrizione a Forza Italia, in cui ricopre subito l’incarico di coordinatore regionale.    Presto comincia a frequentare la Capitale: entra a Montecitorio alle elezioni politiche del 2001 e ci resta per più di dieci anni. Nel governo Berlusconi IV è anche sottosegretario alla Difesa. Tutto cambia con il divorzio politico dal Cavaliere. Fonda così FdI, di cui è coordinatore nazionale fino al 2014. Sono i primi anni, quelli dei disastri elettorali. Poi giunge il momento della pausa dalla politica: Crosetto torna al suo mestiere di dirigente d’azienda.    Formatosi come manager nell’impresa di famiglia, arriva a presiedere l’Aiad, federazione che rappresenta la aziende italiane nei settori aerospazio, difesa e sicurezza. Nel 2018 si riaccende la fiamma: ritorna a Montecitorio e al coordinamento di Fdi, ma nel 2019 lascia entrambe le cariche. Questa volta, però, la chiamata della politica arriva direttamente da Giorgia Meloni per un posto da ministro. Crosetto dovrà così abbandonare i suoi oltre 200 mila follower su Twitter per rimettersi al lavoro sui dossier della Farnesina.    

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    Sindaco Città della Pieve, ora Draghi venga qui a riposarsi

    (ANSA) – CITTA’ DELLA PIEVE (PERUGIA), 21 OTT – “È stato un
    onore e motivo di grande orgoglio avere il ‘nostro’ Mario Draghi
    alla guida del governo italiano, adesso che il suo incarico è
    terminato lo attendiamo a Città della Pieve, ormai una sua
    dimora abituale”: a dirlo all’ANSA è il sindaco della cittadina
    umbra, Fausto Risini, nei minuti successivi al momento in cui
    Giorgia Meloni ha accettato l’incarico di presidente del
    Consiglio che le è stato conferito dal capo dello Stato, Sergio
    Mattarella. “Il presidente Draghi – ha aggiunto – ha svolto un
    grande lavoro per il Paese, sia nella gestione della pandemia
    che nel riportare l’Italia ai vertici della credibilità
    internazionale”.   
    “Di certo il presidente può ricoprire qualsiasi ruolo
    istituzionale – ha detto ancora Risini riferendosi a possibili
    altri incarichi per Draghi -, oltre che professionale, ma forse
    adesso si riposerà di magari lo farà proprio a Città della
    Pieve. Draghi sa benissimo che qui può trovare tranquillità e
    affetto da parte dei pievesi”.   
    “A Giorgia Meloni – ha concluso Risini – non posso che
    augurare un proficuo lavoro, ad attenderla ci sono questioni
    estremamente difficili e la speranza di tutti noi è che possano
    essere affrontate e risolte in tempi rapidi”. (ANSA).   

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    Chi è Tajani, una vita tra Forza Italia e l'Europa

     “Venticinque anni di profondo impegno con l’Unione Europea e i suoi cittadini”. Antonio Tajani, 68 anni, vicepresidente e co-fondatore di Forza Italia, riassume così, nel suo profilo Linkedin, la sua storia politica e professionale. Iniziata come ufficiale di complemento dell’aereonautica, tiene a ricordare nel suo curriculum, e proseguita nel giornalismo – dai microfoni dei Gr Rai alla guida della sede romana de ‘il Giornale’ – prima di approdare alla politica.    Tra i fondatori di Forza Italia a fine 2013 con Silvio Berlusconi, Tajani assume l’incarico di portavoce del primo governo del Cavaliere. L’anno dopo diventa europarlamentare nel Ppe e vola in Europa per una lunga carriera che lo vede arrivare ai vertici delle istituzioni, prima con la vicepresidenza della Commissione e poi con la presidenza dell’Eurocamera nel 2017 dopo essere stato Commissario per i Trasporti (2008-2010) e all’Industria, Imprenditoria e Turismo (2010-2014).    Nel 2002 diventa uno dei vicepresidenti del Partito popolare europeo e nel 2004 ottiene il terzo mandato a Strasburgo, dove lavora alla Costituzione europea, mai decollata per le bocciature dei referendum in Francia e Olanda. All’inizio del 2021, rimasto fuori dalla rosa dei ministri forzisti, viene nominato da Berlusconi nella carica di coordinatore unico nazionale di FI. Eletto alle ultime elezioni politiche del 25 settembre alla Camera, Tajani, che da ragazzo militò nel Fronte Monarchico Giovanile, è laureato in Giurisprudenza, parla inglese, francese e spagnolo ed è sposato con due figli. Molto riservato sulla sua vita privata, è impegnato nel sociale con il sostegno ai tossicodipendenti di una comunità del frusinate, nel Lazio, di cui era originaria la mamma. E a cui – ha annunciato qualche anno fa – devolve la sua pensione da ex vice presidente della Commissione Ue.    

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    Chi è Giorgetti, il mediatore della Lega al Tesoro

    Da quando è iniziato a circolare il suo nome per la casella di ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti ha incassato solo giudizi positivi. L’ultimo del ministro uscente Daniele Franco che, nella sua ultima intervista, lo ha definito “adattissimo”, chiosando: “farà sicuramente bene”. Lui, dopo una prima risata e una battuta scherzosa (“Ho un’offerta della Juventus”), ha risposto con spirito di ‘civil servant:’ “Se la Lega vuole, ci vado”. E così è stato: alla fine il suo nome non è andato bruciato e ora al Tesoro arriva un leghista che da politico accorto, spesso ha fatto sintesi e mediatore tra diverse posizioni, senza rinunciare mai a dire la propria. Con una certezza: essendo un ministro di peso del governo Draghi, l’approccio alla strategica scrivania di Quintino Sella, non potrà che essere nel segno della continuità. Come del resto testimonia il giudizio dato dal suo predecessore.    Nato in un piccolo paesino della provincia di Varese (Cazzago Brabbia), dove risiede ed è stato anche sindaco (dal 1995 al 2004), Giorgetti è un uomo riservatissimo. Classe 1966, di lui si sa che ha una moglie e una figlia, cattolico praticante, ma non ha mai messo in piazza la sua vita privata. Ha due grandi passioni. La prima è il lago, il lago di Varese, che per lui che viene da una famiglia di pescatori è il luogo dell’anima, dove ha casa e radici. Nel maggio 2019 a chi gli chiedeva se ci sarebbe stato fino alla fine della legislatura, rispondeva: “Penso di no, ho il sogno di andare su un lago a fare il pescatore”. L’altra passione è il Southampton, squadra di calcio inglese della Premier League che Giorgetti tifa da quando era bambino e che, quando può, segue anche da vivo.    Laureato in economia aziendale alla Bocconi, è un veterano della politica, con la casacca della Lega, di cui è vicesegretario federale (dal 2015): è a Montecitorio come deputato ininterrottamente da 26 anni, ora inizia la sua settima legislatura. E’ stato due volte presidente della commissione Bilancio (2001-2006 e 2008-2013). Nel governo giallo-verde ha ricoperto il delicato ruolo di sottosegretario alla presidenza del consiglio (2018-19), con l’esecutivo Draghi è stato ministro dello sviluppo economico. A Palazzo Piacentini si è trovato a gestire numerose crisi da Whirlpool all’automotive, da Corneliani, con cui ha inaugurato un metodo di successo per salvare le aziende, all’Alitalia che ha portato alla liquidazione completa, ha alzato la voce con Dazn e ha provato a mettere in piedi il polo nazionale dei vaccini. Da sottosegretario è finito nel mirino per il suo inglese durante una visita negli Usa: ma l’ambasciata italiana a Washington è intervenuta per chiarire che si è espresso in tutti gli incontri “in un inglese corretto e fluente”. Giorgetti parla anche francese e un po’ di tedesco.    Considerato un mediatore, ha sempre smentito voci di dissidi con Salvini. Ricorrendo alla metafora del calcio, spesso dice: “Senza attaccanti non fai gol, io ho sempre detto che mi consideravo un po’ il Pirlo della situazione, che è uno che magari si vedeva poco ma era importante”. Al Tesoro lo aspetta una sfida non facile. Lui lo sa e infatti, racconta chi gli è vicino, affronta l’incarico con la giusta umiltà. Sa che il momento è molto complesso e che il percorso non sarà facile: bisognerà dire tanti no, perché tutte le risorse vanno concentrate sulla necessità di sterilizzare il caro energia per frenare l’inflazione. Al momento non c’è spazio per altro. Sono tutti avvisati.