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    Ucraina: 'oggi nessuna nave con grano in partenza da Mar Nero'

    Nessun movimenti di merci per il trasporto di grano ucraino nel Mar Nero è stato autorizzato per oggi, ha annunciato il Centro di coordinamento congiunto (Jcc) responsabile della supervisione dell’accordo internazionale firmato la scorsa estate.
    “Il 30 ottobre non è stato raggiunto un accordo congiunto sui movimenti di uscita e di entrata delle navi da carico”, ha dichiarato il Centro in un comunicato diffuso nella notte, dopo che Mosca ha sospeso la sua partecipazione all’accordo firmato il 22 luglio a Istanbul, citando un attacco di droni alle sue navi. Il Centro, che riunisce a Istanbul i delegati di Russia, Ucraina, Turchia e Onu, ha dichiarato di essere stato informato dalla Russia delle sue “preoccupazioni per la sicurezza dei carichi” e di averle trasmesse alle delegazioni turca e ucraina.   

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    Difesa: nessun conflitto per Crosetto. L'opposizione attacca

    Nessun conflitto di interessi o incompatibilità per il ministro della Difesa, Guido Crosetto. A sostenerlo è lo stesso ministero, citando a supporto la legge 215 del 2004 (la cosiddetta Frattini), il decreto legislativo 165 del 2001 e due articoli del Codice dell’ordinamento militare. “Nessuno status di incompatibilità o di conflitto di interessi – per Palazzo Baracchini – è giuridicamente ipotizzabile nel momento in cui il Ministro non ha più cariche, proprietà aziendali o patrimoni personali che in qualsiasi modo possano entrare in rapporto con le attività di Ministero della difesa”.
    Per niente convinto il deputato Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa verde, che definisce “di una gravità inaudita” la nota della Difesa. Le contestazioni a Crosetto partono fin da quando il suo nome viene letto dalla premier Giorgia Meloni nella lista dei ministri presentata al Quirinale.
    L’ex parlamentare FdI sente il bisogno di precisare su twitter: “mi sono già dimesso da amministratore di ogni società privata (non ne ricopro di pubbliche) che (legittimamente) occupavo. Liquiderò ogni mia società (tutte legittime). Rinuncio al 90% del mio attuale reddito. Di fronte ad una chiamata ad un ruolo importante, in un momento molto difficile, ho messo da parte tutti i miei interessi e quelli dalla mia famiglia. Rinunciando a cose costruite in decenni”. In seguito, sempre con un tweet, ha informato di aver messo in moto i suoi legali: “sono certo che le condanne in sede civile e penale siano l’unico metodo che direttori, editori e giornalisti possano intendere, di fronte alla diffamazione”.
    Non si fermano, però, articoli di stampa e critiche da politici.Oltre a presiedere l’Aiad, la federazione delle Aziende Italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza, il ministro era anche presidente di Orizzonte sistemi navali spa, joint venture di Fincantieri e Leonardo (sul sito della società, peraltro, risulta tuttora in carica). Nella dichiarazione del 2018 alla Camera sulle cariche ricoperte, risultava anche senior advisor del ceo di Leonardo e advisor di Flt spa. Nel marzo 2019 si è dimesso da deputato per dedicarsi alla sua attività di imprenditore. Diventato ministro, ha mollato tutto, come spiega il ministero, evidenziando che “anche eventuali situazioni di conflitto antecedenti all’assunzione della carica non assumono alcun rilievo in quanto cessate all’atto dell’assunzione della carica stessa”. Peraltro, aggiunge, il ministro “non partecipa in alcun caso all’adozione di atti idonei ad incidere sul suo patrimonio o su quello del coniuge o dei parenti, in quanto del tutto privo di poteri e funzioni negoziali. Nel settore del procurement degli armamenti”, infatti, la competenza è del capo di Stato maggiore della Difesa e del Segretario generale della Difesa. Come presidente dell’Aiad, inoltre, “l’attuale Ministro ha perseguito obiettivi del tutto convergenti con quelli pubblici, rafforzando le capacità delle imprese e la conseguente competitività internazionale mediante la promozione dell’industria italiana della Difesa all’estero”, sottolinea il ministero, che trasmetterà la dichiarazione “sull’insussistenza di situazioni di conflitto previste dall’articolo 5 della legge 215”.
    Non ci sta il verde Bonelli. “Che il ministero della difesa – osserva il deputato – mandi una nota con la quale esalta quanto nelle sue attività lavorative private Crosetto abbia perseguito gli interessi pubblici e rafforzato le imprese produttrici di armi, conferma la sconvenienza della nomina a ministro dello stesso. Sappiamo – prosegue – che a norma di legge non esiste un conflitto d’interessi ed è per questa ragione che abbiamo presentato un emendamento per modificare la legge Frattini. Chi ha fatto il lobbista per le industrie delle armi e guadagnando in questo modo milioni di euro non può fare ministro della Difesa”. Difende invece il ministro Salvatore Deidda, responsabile Difesa FdI: “Guido Crosetto è apprezzato e voluto da militari e non solo. Il fatto che lavorasse e guadagnasse legalmente e che abbia deciso di lasciare tutto per servire l’Italia, gli rende merito e gli fa onore”. 

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    Meloni: 'Ora discontinuità', 48 ore per chiudere la squadra

    Cambiare passo sulla gestione del Covid. E prendere tempo sulla riforma giustizia, “raccogliendo le criticità” avanzate anche dal mondo del diritto, ferma restando l’intenzione di rispettare la scadenza di fine anno dettata dal Pnrr. Giorgia Meloni fa la sua prima uscita pubblica all’Altare della Patria – “onorare il passato” per “trasmetterlo” alle nuove generazioni, dice – e si chiude per tutto il pomeriggio a Palazzo Chigi dove passa in rassegna con diversi ministri, da Antonio Tajani a Matteo Piantedosi fino a Gennaro Sangiugliano sentito in call, le cose da fare. Il fine settimana servirà a chiudere sulla squadra di governo, che la premier vorrebbe completare entro lunedì, quando il Consiglio dei ministri, convocato a mezzogiorno, adotterà intanto il suo primo decreto legge, che metterà un punto anche sull’ergastolo ostativo.

    Agenzia ANSA

    Al suo arrivo applausi e un coro “Giorgia” da un gruppo di sostenitori (ANSA)

        Sulla pandemia, su cui ha un confronto con il ministro Orazio Schillaci, l’intenzione è esplicita: si tratterà di un primo “atto di discontinuità” che anticiperà al primo novembre lo stop all’obbligo vaccinale per medici e sanitari che spazzerà via anche le sanzioni, mentre in contemporanea il Mef annuncia il “congelamento” delle multe per gli over 50 che non si sono immunizzati. Ha bisogno di smarcarsi anche da Mario Draghi, la premier, che ha già annunciato pure l’aumento delle soglie per il contante e che potrebbe trovarsi a breve, su pressione degli alleati ma anche per inevitabile necessità, a dare il via libera a un primo, seppur contenuto, scostamento di bilancio per la manovra. Extradeficit sì ma “finalizzato”, assicurano i suoi, a dare ossigeno a cittadini e imprese per le maxi-bollette e per l’inflazione che continua a correre. Una questione che sarà al centro, probabilmente, anche del primo viaggio internazionale della neopremier, che giovedì sarà a Bruxelles per incontrare la presidente della commissione Ursula von der Leyen oltre alla presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Guerra in Ucraina ed energia saranno sul tavolo, insieme al Pnrr che Meloni anche in Parlamento ha annunciato di volere rivedere. Intanto il centrodestra, va all’attacco il Pd, inizia a “demolirlo” partendo dal rinvio della riforma Cartabia (la riforma penale entrerà in vigore entro fine anno anziché dal primo novembre). E ai dem non bastano le rassicurazioni che, invece, si farà di tutto per rispettare i tempi.
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        I dossier economici, però, entreranno nel vivo solo attorno alla metà del mese: prima vanno definiti sottosegretari e viceministri – che potrebbero giurare il 4 novembre – e, a seguire, vanno fatti i presidenti delle commissioni parlamentari. “Tempestività” è l’imperativo. Ma a essere ancora ballerini sono i nomi di Forza Italia, cui dovrebbero andare in tutto 8 caselle: troppe poche donne (un tema anche in casa Fdi) e soprattutto, questione cara agli azzurri, il Sud.
        L’indicazione iniziale era quella di Giuseppe Mangialavori, destinato alle Infrastrutture, ma si starebbe valutando invece Matilde Siracusano, che potrebbe andare ai Rapporti con il Parlamento. Per Fi al momento sarebbero sicuri i due viceministri (Francesco Paolo Sisto alla Giustizia e Valentino Valentini al Mise) così come la delega all’editoria per Alberto Barachini, mentre Francesco Battistoni dovrebbe essere confermato all’Agricoltura. Alla Lega dovrebbero spettare 10 tra viceministri e sottosegretari, 19-20 a Fdi mentre 1 o 2 posti dovrebbero andare ai centristi (che però non sono d’accordo tra loro sui nomi da indicare). Per la Lega, che vuole anche il Dipe (il dipartimento per la programmazione economica) dovrebbe essere riconfermata Vannia Gava al Mite mentre Edoardo Rixi dovrebbe tornare alle Infrastrutture e Claudio Durigon al Lavoro. Al Mef la squadra vede uno o due vice (di sicuro Maurizio Leo, l’altro potrebbe essere Federico Freni, altrimenti confermato come sottosegretario) e due sottosegretari, Ugo Cappellacci per Fi e Alessandro Colucci di Noi Moderati. Per Fdi dovrebbero entrare Giulio Terzi di Sant’Agata agli Esteri, Marcello Gemmato alla Salute, Wanda Ferro al Viminale, Andrea Delmastro alla Giustizia (o alle Infrastrutture), Alessio Butti sottosegretario all’Innovazione digitale, Galeazzo Bignami al Mise, Paola Frassinetti all’Istruzione, Salvatore Deidda alla Difesa, e hanno chance anche Edmondo Cirielli e Augusta Montaruli. La delega ai servizi dovrebbe invece essere affidata al sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano. 

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    Opposizione Pd, Letta avverte “sarà traversata deserto”

    di Giampaolo Grassi

    Il Pd ha davanti a sé una “traversata nel deserto”. Quando il segretario Enrico Letta lo ha detto, al congresso del Partito Socialista Svizzero, aveva in mente il lavoro in Parlamento da opposizione al governo Meloni. Un percorso che, almeno all’inizio, si intreccerà a quello del congresso, al via ufficialmente il 7 novembre. Anche se un primo assaggio c’è stato a Roma con la riunione di “Coraggio Pd” con militanti, dirigenti, attivisti e amministratori soprattutto under 40. Che non hanno risparmiato critiche: “Abbiamo bisogno di un cambiamento della prima fila del nostro partito, non solo del segretario, sennò il congresso è una farsa – ha detto il capodelegazione del Pd al Parlamento Europeo, Brando Benifei – Per una parte degli italiani, il Pd ha una classe dirigente screditata”. E poi, fra le righe, la prospettiva di una presenza netta dell’area per la corsa alla leadership: “Presenteremo una candidatura, ragioneremo su chi si presenterà, non possiamo escludere niente. Ma serve un processo politico”. In platea, da ospite-osservatore, anche il coordinatore della segreteria Pd, Marco Meloni, che ha definito l’incontro “una prima positiva prova del fatto che il percorso costituente del nuovo Pd potrà fruire della partecipazione attiva di una comunità viva e orgogliosa”.
    A Basilea, Letta ha tracciato il percorso che aspetta il Pd. “Ci troviamo in uno spazio di minoranza, e comincia una traversata nel deserto, che io spero sia la più corta possibile”. Per il segretario Pd, il lavoro delle forze progressiste in Italia rispecchierà quello da fare a più ampio raggio. “La nostra battaglia è per una Europa più forte – ha detto – E’ una battaglia per questi valori, rispetto e solidarietà, autodeterminazione dei popoli. Per la democrazia e i valori dello Stato di diritto non è il momento più positivo, a livello mondiale, ci sono molte discussioni anche nell’Europa, molte forze populiste che dicono: E’ meglio se si prendono decisioni in modo più rapido, più efficace. O si sente dire: Putin è duro ma veloce nel prendere le sue decisioni”. Non lo ha citato, ma il riferimento è alla riforma presidenzialista annunciata dalla premier Giorgia Meloni, che vedrà il Pd sulle barricate. L’ultima tappa del congresso Pd saranno le primarie, il 12 marzo. Il timing è stato approvato dalla direzione, ma non sono mancati i mugugni, come quelli del governatore dell’Emilia Romagna e papabile candidato alla segreteria Pd Stefano Bonaccini, che avrebbe preferito fare più in fretta, o di Andrea Orlando, che invece teme un congresso che porti a un semplice restyling.
    “Un po’ erano messe in conto – viene spiegato ai piani alti del Pd – si sono contemperate esigenze anche molto distanti, è evidente che la soluzione trovata è un punto di caduta”. Anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che sta valutando se candidarsi, ha smorzato: “Il tempo non è tanto o poco, la cosa che a me preme è che sia speso bene, è ridicola questa discussione. Dobbiamo guardare ai contenuti, alle idee e alle cose da fare”. All’interno del partito, cominciano a farsi più nitide le voci critiche. Il coordinamento della Conferenza delle democratiche ha approvato la relazione con cui la portavoce Cecilia D’Elia ha messo “insieme il risultato del Pd e la diminuzione della rappresentanza delle donne”, leggendoli “come spia della difficoltà del partito a dare rappresentanza al protagonismo delle donne e alle domanda di giustizia di fronte alle disuguaglianze di genere”. 

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    Governo, pomeriggio di incontri per Meloni. In Cdm giustizia e stop a obbligo vaccinale per i sanitari

    Pomeriggio di incontri per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Dopo la cerimonia all’Altare della Patria, la premier ha infatti ricevuto a Palazzo Chigi alcuni ministri: tra questi il titolare del dicastero della Salute Orazio Schillaci e poi il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

    Agenzia ANSA

    Al suo arrivo applausi e un coro “Giorgia” da un gruppo di sostenitori (ANSA)

    Un dl per mantenere il cosiddetto Ergastolo ostativo, il rinvio al 30 dicembre dell’entrata in vigore di alcune disposizioni della ‘Riforma Cartabia’, raccogliendo le criticità già emerse nel dibattito parlamentare e l’anticipo al 1 novembre 2022 della scadenza dell’obbligo vaccinale per chi esercita la professione sanitaria e la conseguente abrogazione delle sanzioni per l’inosservanza dell’obbligo.
    Sono questi, riferiscono fonti di Palazzzo Chigi, i tre temi principali che verranno affrontati al Consiglio dei ministri previsto per lunedì prossimo 31 ottobre convocato per le 12.

    Agenzia ANSA

    Pressing dei sindacati sul governo per affrontare quanto prima l’emergenza economico-sociale. Prima che peggiori e diventi ancor più drammatica. Sbarra: “serve un patto sui redditi”. Landini chiede di colpire gli extraprofitti (ANSA)

     

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    Presidio antifascista, spuntano striscioni filorussi

    Un “presidio antifascista” per il centenario della Marcia su Roma. Il sit in è in corso a piazza Madonna di Loreto, all’angolo con piazza Venezia. “Per noi è una data che rivendichiamo come 100 anni di lotta antifascista”, dicono i militanti dal microfono. Gli organizzatori ribadiscono anche che è stato gravissimo autorizzare “il raduno-parata nazionale degli “ufficiali in congedo”.Dal palco le voci degli attivisti si susseguono, ricordando i “martiri del fascismo” e attaccando l’attuale esecutivo: “Siamo qui per ricordare le vittime del fascismo ma anche per condannare la logica della guerra permanente”. Per i militanti una manifestazione importante e fondamentale a maggior ragione oggi che “si è insediato un governo di una esponente post fascista – ripetono – La destra più reazionaria che guarda alla Polonia”. 
    Spuntano striscioni filo russi – ‘Nazisti ucraini massacravano cittadini Odessa’ Striscioni filorussi e anti Ucraina e bandiere del Donbass al presidio antifascista organizzato nella Capitale contro la marcia su Roma di cui in questi giorni ricorre il centenario. I manifestanti, alcune decine di persone, si sono ritrovati in piazza Madonna di Loreto, a due passi da piazza Venezia. “Odessa 2 maggio 2014. I nazisti con la bandiera dell’Ucraina in mano, cantando l’inno ucraino, massacravano gli abitanti di Odessa”, è scritto in uno striscione del collettivo ‘La comune di Ravenna’. “La Russia la liberatrice dell’Ucraina dal terrore ucro-nazista da 8 anni!” è scritto su un altro stendardo. Al presidio sono presenti, tra gli altri, i compagni di Walter Rossi, associazione Cortocircuito, Città Futura, Rivista Internazionale Companis, Interstampa e Radio Onda Rossa, Comitato di solidarietà della Bielorussa.

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    Meloni all'Altare della Patria, omaggio al milite ignoto

       La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è recata all’Altare della patria per rendere omaggio al milite ignoto, in occasione dell’assunzione dell’incarico.Meloni è stata accolta dal Generale di corpo d’armata Rosario Castellano, comandante del comando militare della Capitale, e dal Consigliere militare di Palazzo Chigi generale di corpo d’armata Luigi Francesco De Leverano.    Al suo arrivo applausi e un coro “Giorgia” da un gruppo di sostenitori. La deposizione della corona di alloro è stata accompagnata dalle note della canzone del ‘Piave’ suonata dalla banda dell’esercito, che poi ha suonato il silenzio.Presente il picchetto interforze formato da esercito marina aeronautica carabinieri e guardia di finanza che ha reso gli onori militari. 

    Agenzia ANSA

    La foto della comunicazione a tutti i dicasteri rimbalza sui social. Poi il post di Meloni: ‘Mi occupo di bollette e tasse, potete chiamarmi come volete’ (ANSA)

       
    Lasciando l’Altare della Patria, la presidente del consiglio, Giorgia Meloni ha indirizzato saluti e baci in direzione di alcuni sostenitori che l’hanno applaudita e chiamata ‘Giorgia, Giorgia’ e curiosi che attendevano attorno a piazza Venezia per assistere alla cerimonia della deposizione di una corona di fiori al monumento del milite ignoto.

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    Calderoli: Autonomia nel 2023 e faremo rinascere le Province

    “Bisogna correre per avere entro l’anno una prima bozza. Perché sono passati tre ministri prima di me e non hanno mai portato nulla in consiglio dei ministri”. Così il ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, torna a parlare dell’Autonomia in un’intervista a ‘Bresciaoggi’ nella quale annuncia anche l’intenzione di rimettere mano alle Province. “La mia assoluta volontà è di concorrere con il ministero dell’Interno, che ha responsabilità, per la revisione del testo unico degli Enti Locali – spiega -. Il capitolo Provincia è la cosa più urgente. Con Delrio abbiamo stabilito un sistema transitorio che prevedeva che fino all’entrata in vigore della legge costituzionale che abrogava l’ente, le stesse avrebbero dovuto esistere con l’elezione indiretta e la partecipazione dei sindaci. Per questo intendo riproporre l’elezione diretta di presidente e Consiglio provinciale”. “Alla Provincia – continua Calderoli – saranno ri-attribuite competenze locali dirette. Questa è la mia idea di Stato delle auronomie”. 

    Bozza entro Natale poi i decreti attuativi “Realisticamente, conto nell’approvazione della bozza in consiglio dei ministri entro Natale e nel via libera ai decreti attuativi, quelli che traducono in intese concrete su competenze e risorse nell’arco della legislatura”. Lo annuncia il ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, in un’intervista all’Arena di Verona e al Giornale di Vicenza. “Occorrono pazienza e spirito di confronto, senza pregiudizi”, aggiunge il senatore leghista spiegando di aver avuto da Salvini l’incarico di “portare a casa l’autonomia”. “Io sono abituato ad assolvere i compiti che mi affidano – sottolinea -. L’ho fatto in passato con il federalismo fiscale, con la semplificazione legislativa. Nonvoglio fallire ora”.