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    G20: Meloni vola a Bali, oltre a Biden, vede anche Xi e Modi

    La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è in partenza con la delegazione italiana per Bali, dove martedì e mercoledì si terrà il G20 presieduto dall’Indonesia.    Dopo la prima uscita internazionale a Bruxelles per incontrare i vertici europei e la Cop27 di Sharm el-Sheikh, la missione sarà di nuovo l’occasione per la premier per “presentarsi” ai leader mondiali con cui ancora non ha avuto, nelle tre settimane da quando è in carica il governo di centrodestra, l’occasione di uno scambio dal vivo.    Il bilaterale più atteso a Bali sarà quello con il presidente americano Joe Biden: Ucraina e i rapporti con la Cina, ha fatto sapere la Casa Bianca, saranno al centro del primo colloquio tra i due.
    Per Meloni sarà l’occasione per confermare direttamente al presidente Usa che la postura italiana in politica internazionale non è cambiata e resta saldamente sull’asse eruroatlantico.
    La premier vedrà Biden martedì, a margine del vertice, e successivamente dovrebbe incontrare anche il presidente cinese Xi Jinping (e sarà da vedere se sarà confermata la posizione di Meloni su Taiwan) e l’indiano Narendra Modi.
    Non sarebbe in programma, invece, un faccia a faccia ufficiale con Emmanuel Macron: non era nei piani e l’agenda al momento non è cambiata, spiegano da Palazzo Chigi, ricordando che con il presidente francese ci sono già state due occasioni di scambio, a Roma e a Sharm el-Sheikh. Non è da escludere, comunque, che i due possano trovarsi qualche minuto a tu per tu a margine dei lavori del G20.    Per Meloni sono previsti due interventi ai tavoli ufficiali: alla sessione di apertura del vertice, dedicata a “food, energy, security”, e nella sessione sulla lotta a pandemia e malattie globale.   

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    Migranti: a Ventimiglia controlli francesi a tappeto

    (ANSA) – VENTIMIGLIA, 13 NOV – Al confine italo francese di
    Ventimiglia sono scattati i controlli a tappeto dei francesi per
    bloccare l’ingresso di migranti. Dopo due giorni di verifiche
    soft, successive all’annuncio del Governo Macron dell’invio di
    500 uomini ai punti di frontiera, stamani sei gendarmi (ieri
    erano 2) hanno controllato tutti i mezzi in transito. Si sono
    formate lunghe code verso la Francia (fino a 1 km). Molti gli
    automobilisti indignati. Sul caso è intervenuto anche il vescovo
    di Ventimiglia Antonio Suetta: “La reazione della Francia è
    spropositata, non umano e dal punto di vista della solidarietà
    europea poco leale”. (ANSA).   

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    Papa, non facciamoci incantare dalle sirene del populismo

    “Facciamo nostro l’invito forte e chiaro del Vangelo a ‘non lasciarci ingannare’. Non diamo ascolto ai profeti di sventura; non facciamoci incantare dalle sirene del populismo, che strumentalizza i bisogni del popolo proponendo soluzioni troppo facili e sbrigative. Non seguiamo i falsi ‘messia’ che, in nome del guadagno, proclamano ricette utili solo ad accrescere la ricchezza di pochi, condannando i poveri all’emarginazione”. Lo ha detto papa Francesco durante la messa nella Basilica di San Pietro per la VI Giornata Mondiale dei Poveri.
    “Anch’io faccio questa domanda oggi: che cosa ci sta dicendo il Signore davanti a questa terza guerra mondiale? Che cosa ci sta dicendo il Signore? Non fuggire, farsi la domanda: cosa mi dice il Signore e cosa posso fare io di bene?”. Così il Papa ‘a braccio’ nell’omelia. “Oggi ognuno di noi deve interrogarsi davanti a tante calamità, davanti a questa terza guerra mondiale così crudele, davanti alla fame di tanti bambini, di tante gente – ha aggiunto -: io posso sprecare, sprecare i soldi, sprecare la mia vita, sprecare il senso della mia vita senza prenderne coraggio e andare avanti?”.

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    Migranti, dichiarazione di Italia-Malta-Cipro-Grecia: delusione sui ricollocamenti

    Madrid “non può sostenere proposte che premierebbero i Paesi che non rispettano i loro obblighi in termini di diritto marittimo internazionale e che andrebbero a discapito di quelli che, come la Spagna, rispettano i loro obblighi internazionali e salvano vite con risorse pubbliche”: lo dice all’ANSA un portavoce del ministero dell’Interno spagnolo, commentando la dichiarazione congiunta di Italia, Grecia, Malta e Cipro sui migranti rivolta all’Unione europea. La Spagna, è la premessa, “condivide con i suoi partner mediterranei la necessità di istituire un meccanismo per un’equa distribuzione delle responsabilità tra i Paesi dell’Ue in materia di migrazioni, e lo ha sempre difeso sia all’interno della Med5 che nei Consigli dei ministri dell’Interno”. Ma “non può però sostenere proposte che premierebbero i Paesi che non rispettano i loro obblighi in termini di diritto marittimo internazionale e che andrebbero a discapito di quelli che, come la Spagna, rispettano i loro obblighi internazionali e salvano vite con risorse pubbliche”.
    In una dichiarazione congiunta Italia, Malta, Cipro e Grecia – i Paesi di primo ingresso in Europa nel Mediterraneo – definiscono “increscioso e deludente” il mancato rispetto degli accordi sulla ricollocazione dei migranti. “Purtroppo – si legge nella nota -, il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati membri partecipanti rappresenta solamente una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari”. Il meccanismo, aggiungono, si è dimostrato “lento” per alleviare la pressione sui Paesi “di prima linea”. 
    Italia, Malta, Cipro e Grecia invitano le ong a “rispettare” la “cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue”. “Ogni Stato – si legge nella nota – deve effettivamente esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera”. I quattro Paesi, inoltre, ritengono “urgente e necessaria” una discussione sul coordinamento delle Ong nel rispetto delle convenzioni internazionali”. “Tutti gli Stati di bandiera si assumano le loro responsabilità in conformità con i loro obblighi internazionali”, conclude la nota invitando l’Ue ad adottare le misure per avviare la discussione.
    “Visto che tutti si riempiono la bocca della parola solidarietà europea, vediamo di applicarla. Ormai l’hanno detto anche il Papa e Mattarella, l’Europa batta un colpo”. Lo ha detto il leader della Lega e ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini. “Se nel corso di quest’anno fra le decine di migliaia, ormai siamo quasi a 90 mila, di immigrati arrivati in Italia la famosa solidarietà europea ne ha collocati 117 negli altri paesi, dove sta? – ha concluso -. Non può essere tutto sulle spalle di Italia, Spagna, Grecia o di Malta e Cipro. L’Europa è tutta Europa”.
    La dichiarazione congiunta”L’Italia, la Grecia, Malta e Cipro, in quanto Paesi di primo ingresso in Europa, attraverso la rotta del Mediterraneo centrale ed orientale – si legge nella nota -, si trovano a sostenere l’onere più gravoso della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo, nel pieno rispetto di tutti gli obblighi internazionali e delle norme dell’Ue. Abbiamo sempre sostenuto con forza la necessità di sviluppare una nuova politica europea in materia di migrazione e di asilo, realmente ispirata ai principi di solidarietà e responsabilità, e che sia equamente condivisa tra tutti gli Stati membri”. “Il 10 giugno 2022 – continua la dichiarazione congiunta -, abbiamo approvato una Dichiarazione Politica che istituisce un meccanismo di relocation temporaneo e volontario, nonostante i Paesi MED 5 sostenessero uno schema di relocation obbligatoria. Purtroppo, il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati membri partecipanti rappresenta solamente una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari che abbiamo ricevuto finora nel corso di questo anno. Inoltre, a tutt’oggi il meccanismo si è dimostrato lento nel raggiungere il suo obiettivo dichiarato di alleviare quell’onere a cui tutti noi, come Stati membri di prima linea, siamo costantemente esposti, in quanto finora solo un esiguo numero di relocation è stato effettuato. Tutto ciò è increscioso e deludente, soprattutto in questo momento in cui i nostri Paesi devono affrontare sempre più frequentemente una pressione migratoria che sta mettendo a dura prova il nostro sistema di asilo e di accoglienza”. “Non possiamo sottoscrivere l’idea che i Paesi di primo ingresso siano gli unici punti di sbarco europei possibili per gli immigrati illegali – conclude la nota -, soprattutto quando ciò avviene in modo non coordinato sulla base di una scelta fatta da navi private, che agiscono in totale autonomia rispetto alle autorità statali competenti”.
       

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    Migranti, dichiarazione di Italia, Malta, Cipro e Grecia: delusione sui ricollocamenti

    In una dichiarazione congiunta, Italia, Malta, Cipro e Grecia – i Paesi di primo ingresso in Europa nel Mediterraneo – definiscono “increscioso e deludente” il mancato rispetto degli accordi sulla ricollocazione dei migranti. “Purtroppo – si legge nella nota -, il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati membri partecipanti rappresenta solamente una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari”. Il meccanismo, aggiungono, si è dimostrato “lento” per alleviare la pressione sui Paesi “di prima linea”. 
    Italia, Malta, Cipro e Grecia invitano le ong a “rispettare” la “cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue”. “Ogni Stato – si legge nella nota – deve effettivamente esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera”. I quattro Paesi, inoltre, ritengono “urgente e necessaria” una discussione sul coordinamento delle Ong nel rispetto delle convenzioni internazionali”. “Tutti gli Stati di bandiera si assumano le loro responsabilità in conformità con i loro obblighi internazionali”, conclude la nota invitando l’Ue ad adottare le misure per avviare la discussione.
    “Visto che tutti si riempiono la bocca della parola solidarietà europea, vediamo di applicarla. Ormai l’hanno detto anche il Papa e Mattarella, l’Europa batta un colpo”. Lo ha detto il leader della Lega e ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini. “Se nel corso di quest’anno fra le decine di migliaia, ormai siamo quasi a 90 mila, di immigrati arrivati in Italia la famosa solidarietà europea ne ha collocati 117 negli altri paesi, dove sta? – ha concluso -. Non può essere tutto sulle spalle di Italia, Spagna, Grecia o di Malta e Cipro. L’Europa è tutta Europa”.
    La dichiarazione congiunta”L’Italia, la Grecia, Malta e Cipro, in quanto Paesi di primo ingresso in Europa, attraverso la rotta del Mediterraneo centrale ed orientale – si legge nella nota -, si trovano a sostenere l’onere più gravoso della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo, nel pieno rispetto di tutti gli obblighi internazionali e delle norme dell’Ue. Abbiamo sempre sostenuto con forza la necessità di sviluppare una nuova politica europea in materia di migrazione e di asilo, realmente ispirata ai principi di solidarietà e responsabilità, e che sia equamente condivisa tra tutti gli Stati membri”. “Il 10 giugno 2022 – continua la dichiarazione congiunta -, abbiamo approvato una Dichiarazione Politica che istituisce un meccanismo di relocation temporaneo e volontario, nonostante i Paesi MED 5 sostenessero uno schema di relocation obbligatoria. Purtroppo, il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati membri partecipanti rappresenta solamente una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari che abbiamo ricevuto finora nel corso di questo anno. Inoltre, a tutt’oggi il meccanismo si è dimostrato lento nel raggiungere il suo obiettivo dichiarato di alleviare quell’onere a cui tutti noi, come Stati membri di prima linea, siamo costantemente esposti, in quanto finora solo un esiguo numero di relocation è stato effettuato. Tutto ciò è increscioso e deludente, soprattutto in questo momento in cui i nostri Paesi devono affrontare sempre più frequentemente una pressione migratoria che sta mettendo a dura prova il nostro sistema di asilo e di accoglienza”. “Non possiamo sottoscrivere l’idea che i Paesi di primo ingresso siano gli unici punti di sbarco europei possibili per gli immigrati illegali – conclude la nota -, soprattutto quando ciò avviene in modo non coordinato sulla base di una scelta fatta da navi private, che agiscono in totale autonomia rispetto alle autorità statali competenti”.
       

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    Stretta sulle ong, si lavora a sanzioni e sequestri

     Una stretta sulle ong, con la minaccia di multe e di sequestrare le imbarcazioni. I “nuovi provvedimenti” sull’immigrazione annunciati in conferenza stampa dalla premier Giorgia Meloni cominciano a prendere forma, anche se per il momento al Viminale non ci sono bozze o documenti già pronti sulla scrivania del ministro Matteo Piantedosi.    L’idea sulla quale sembra ci si stia muovendo, al momento, è quella di riprendere in mano i decreti firmati da Matteo Salvini quando, da ministro e vicepremier del primo governo Conte, lanciò la sua battaglia contro le imbarcazioni non governative che operano nel Mediterraneo. Con un obiettivo chiaro: avere a disposizione strumenti più pervicaci per bloccare le navi delle organizzazioni umanitarie. Lo stesso di quattro anni fa. Era il 2018, il governo gialloverde era appena nato – proprio come quello della prima premier donna – e l’esecutivo mandò un messaggio chiaro a quelli che lo stesso Salvini ha sempre etichettato come i “taxi del mare”. Gli ostacoli da superare, però, non sono pochi. Considerando soprattutto il fatto, non secondario, che i provvedimenti furono accompagnati dai rilievi dello stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella e smontati in buona parte delle sentenza della Consulta.    Quel che è certo è che il governo, in rotta con la Francia proprio sul tema della redistribuzione e l’accoglienza dei migranti, è pronto a mettere di nuovo mano al tema che ha accompagnato la ‘calda’ campagna elettorale estiva. Il primo passo è stato il decreto interministeriale – firmato dai ministri dell’Interno, della Difesa e delle Infrastrutture – per concedere lo sbarco sulle coste italiane solo a fragili, donne e bambini. Un provvedimento che, con ogni probabilità, potrebbe essere utilizzato proprio per arrivare al sequestro amministrativo delle imbarcazioni – disposto dai prefetti – nel caso queste non lo ottemperassero alla lettera. In ogni caso le nuove disposizioni dovrebbero finire all’interno di un decreto più ampio sulla sicurezza sul quale nei prossimi giorni cominceranno a lavorare gli uffici legislativi competenti.    Saranno inoltre rispolverate le maxisanzioni alle imbarcazioni delle Ong che, all’epoca del decreto sicurezza bis, potevano raggiungere anche il milione di euro. Una cifra che non sarà riproposta ma che è possibile invece si assesti tra i 10mila e i 50mila euro, come era inizialmente prevista anche nei decreti sicurezza di Salvini. Non solo. Il ministro Piantedosi potrebbe riportare in auge anche la norma che concede al Viminale la possibilità di limitare o vietare l’ingresso, il transito e la sosta alle navi per motivi di sicurezza. I porti, dunque, rischiano di tornare “chiusi”, come si compiaceva fossero l’allora ministro Salvini nel primo governo Conte.    L’intenzione resta quella di avere un maggior controllo degli sbarchi, invitando le Ong a rispettare le leggi internazionali, così come ribadito anche dallo stesso ministro Piantedosi in una dichiarazione congiunta con gli omologhi di Malta, Cipro e Grecia. “Tutti gli Stati di bandiera – è il pensiero dei Paesi del Mediterraneo di primo ingresso in Europa – si assumano le loro responsabilità in conformità con i loro obblighi internazionali”. “Noi non ci arrendiamo – le parole di Sos Mèditerranée Italia -. Sappiamo che sarà più complicato ma sappiamo anche che non stiamo compiendo nulla di sbagliato, secondo quello che prevedono le leggi internazionali”. “Non permetteremo l’escalation di atteggiamenti razzisti di questa destra disumana – le parole del co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra -. Saremo pronti a controllare qualsiasi atto discriminatorio, a denunciare a tutti i livelli per omissione di soccorso questo Governo se dovesse ripristinare l’epopea salviniana”.    Gli sbarchi, intanto, continuano a registrarsi ormai quotidianamente, in Sicilia come in Calabria. Sono un migliaio, ben oltre il limite della capienza, i migranti nell’hotspot di Lampedusa, dove volontari e assistenti organizzano di ora in ora i trasferimenti dei migranti. In 60 sono arrivati invece nella Locride, nel porto di Roccella Ionica, salvati dalla Guardia di Finanza mentre erano con il motore in avaria nel tentativo di raggiungere l’Italia su un barchino di legno.    

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    Giornata dei Poveri, si presenta Una gioia mai provata di padre Enzo Fortunato

     In occasione della Giornata Mondiale dei Poveri, domenica alle 17, nella Basilica di Sant’Anastasia al Palatino a Roma, viene presentato l’ultimo libro di padre Enzo Fortunato, “Una gioia mai provata”. All’incontro con l’autore parteciperanno lo scrittore Erri De Luca, monsignor Rino Fisichella, e il maestro Uto Ughi, che si esibirà con un omaggio musicale.
    L’evento, moderato dalla giornalista Rai Maria Rita Cavallo, sarà introdotto dal presidente dell’Associazione Giovane Europa, Angelo Chiorazzo.    “L’invenzione del presepe da parte di Francesco – ha dichiarato padre Enzo Fortunato – è la più grande protesta silenziosa che il Santo mette in atto nel suo cammino. Protesta verso una società e una Chiesa che utilizzavano la Croce di Cristo come vessillo per le Crociate, che avevano dimenticato il valore della tenerezza e dell’attenzione verso il prossimo, il più debole, il lebbroso. Proprio per questo è stato scelto di presentare il libro nella Giornata Mondiale dei Poveri, affinché aiuti tutti a riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà nel mondo”.   
      Nel libro, edito dalla San Paolo, l’autore ripercorre la storia e la spiritualità del presepe ad 800 anni da quel gesto rivoluzionario – San Francesco d’Assisi lo inventò nel 1223 – che ancora oggi interroga le coscienze: mettere Gesù Cristo al centro e seguirlo sulla via dell’umiltà e della povertà, che dalla mangiatoia conduce alla Croce.
    È lo stesso Papa Francesco che nella Lettera Apostolica Admirabile signum spiega perché il Presepe suscita tanto stupore e commuove ancora oggi: “Fin dall’origine francescana è un invito a ‘sentire’, a ‘toccare’ la povertà che il Figlio di Dio ha scelto per sé nella sua Incarnazione (…) È un appello a incontrarlo e servirlo con misericordia nei fratelli e nelle sorelle più bisognosi”.       

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    Mattarella, di fronte ai conflitti serve coesione Ue e Paese

    “Il proliferare di conflitti in tante aree coinvolge sempre più l’intera Comunità internazionale, affliggendo una molteplicità di popoli e regioni. Si tratta di una crisi che interpella anche l’Europa e che va governata attraverso la coesione dell’intera Unione e la piena condivisione nel Paese. Un impegno che dobbiamo mantenere con coerenza e continuità per sconfiggere la violenza e offrire un degno futuro all’umanità”. Così Sergio Mattarella, in un messaggio al ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel giorno del diciannovesimo anniversario della strage di Nassiriya.
    “Nella ricorrenza della Giornata dedicata al ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace rinnovo il mio deferente pensiero alla memoria di tutti gli italiani che hanno sacrificato la vita al servizio dell’Italia e della Comunità internazionale, per il raggiungimento di una pace stabile e condivisa. I tanti concittadini, che continuano a operare all’estero con generosità e altruismo per la stabilizzazione delle crisi e la soluzione dei conflitti, sono espressione autentica di un Paese coeso e pronto a offrire il proprio contributo nelle più travagliate regioni del mondo a salvaguardia della stabilità e del rispetto dei diritti umani, valori fondanti la nostra Costituzione. A loro la Repubblica guarda con affetto e profondo rispetto”. 
    “Ricordiamo chi ha perso la vita in nome della libertà e della democrazia. Chi ha tenuto alto il Tricolore in tutte le missioni internazionali per la pace. Oggi in particolare rendiamo onore ai caduti di Nassirya”, ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
    “L’Italia repubblicana svolge, dagli anni Cinquanta, missioni internazionali nei teatri operativi, anche quelli più complessi, nei quali le nostre Forze Armate, accanto al personale civile, rappresentano con la loro professionalità e umanità una garanzia di sviluppo democratico e di pace. A tutt’oggi sono in corso varie missioni che vedono impegnati in prima linea i nostri uomini e donne per garantire la pace, la sicurezza e il rispetto dei diritti umani in contesti difficili”: così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nell’anniversario della strage di Nassirya. “Il sacrificio dei nostri caduti è un patrimonio della comunità nazionale e internazionale e il loro ricordo è un impegno che tutti dobbiamo onorare, con deferenza e riconoscenza”, aggiunge.

    Agenzia ANSA