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    Fdi: prudenza sull'autonomia. Calderoli: è nel programma, si fa

    Avanti sull’autonomia ma anche, allo stesso tempo, sul presidenzialismo e su Roma Capitale. E’ un messaggio di metodo, quello emerso dalla riunione alla Camera con Giorgia Meloni, i vicepremier Salvini e Tajani e i ministri Calderoli, Lollobrigida e Fitto (in collegamento da Bruxelles) dopo l’accelerata della Lega sul dossier federalista che tanto mal di pancia ha provocato nei governatori del Sud, di opposizione e non. Insomma, si spiega da fonti di FdI, avanti con giudizio: l’autonomia si farà ma salvaguardando l’unità nazionale e tenendo conto che si tratta certamente di un tema molto caro al Nord ma che non è appannaggio semplicemente del Carroccio visto che, anche in quelle aree, quello della premier è ormai il primo partito. Niente fughe in avanti, insomma, si prosegue ma in parallelo andranno anche le altre riforme previste dal programma del centrodestra. “Abbiamo condiviso – dice lo stesso Calderoli al termine dell’incontro – la strada e il percorso sia sull’autonomia, sia sul presidenzialismo sia su Roma capitale”. Pacchetto completo delle riforme, dunque, non solo l’Autonomia. Ma su quel punto il ministro non arretra. “Questo è il governo del fare e prima facciamo e meglio è. E’ nel programma di governo e intendiamo realizzarla”, mette in chiaro replicando a chi gli chiede se la premier concordi su tempistica e contenuti. Ma, d’altra parte, non chiude a modifiche. “Sulla proposta – mette in chiaro – stiamo lavorando, dobbiamo ancora scriverla. Dobbiamo ancora sentire sei governatori giovedì, accolgo le richieste di tutti e poi produco”. Certo, osserva, “quando le richieste sono legittime verranno accolte, quelle strumentali no”. “Ci muoveremo nell’ambito della Carta”, rassicura anche Fitto. Intanto, a fronte del pressing della Lega, che vede in campo anche i governatori del Nord (“Ottime notizie dall’incontro di oggi”, non manca di commentare Luca Zaia), Fratelli d’Italia e Forza Italia mettono sul piatto le altre due riforme ‘bandiera’ del centrodestra. “In perfetta coerenza rispetto al programma proposto dal Presidente Giorgia Meloni – dice il ministro Francesco Lollobrigida – oggi abbiamo avviato una proficua fase d’interlocuzione tra alleati”. “Abbiamo condiviso e pianificato – ha sottolineato – il percorso da attuare sulle riforme necessarie al rafforzamento e all’ammodernamento dell’assetto istituzionale dello Stato, dal presidenzialismo a Roma Capitale e all’autonomia differenziata”. I tempi, fa sapere Lollobrigida, andranno poi “verificati anche con il ministro Casellati che è centrale in questa vicenda”. In capo al ministero delle Riforme, infatti, c’è il nodo del presidenzialismo, una riforma che la premier Meloni ha ribadito come “fondamentale” anche nel suo discorso sulla fiducia alle Camere. Una modifica costituzionale, ha detto in più occasioni, sulla quale provare a coinvolgere anche le opposizioni ma necessaria e dunque da fare anche da soli. Opposizione che, per il momento, quantomeno sull’autonomia marcia divisa. Il progetto al quale sta lavorando Calderoli, “è un micidiale attacco al sud”, attacca il Movimento Cinque stelle. Più aperturista il Terzo Polo. “Possiamo discuterne ma non è una priorità”, dicono da Italia Viva. Mentre il Pd sta a vedere chiedendo in primis che “sia coerente con le prescrizioni del Titolo V”.
    C’è chi pensa a una maggiore autonomia solo su alcune materie, come la Toscana e la Liguria, chi vuole regionalizzare tutte le competenze e decidere su scuola, trasporti, commercio con l’estero e perfino giudici di pace, puntando a fare meglio dello Stato centrale, come il Veneto e la Lombardia, dove cinque anni fa si sono anche tenuti i referendum per avviare il percorso dell’autonomia differenziata. Si tratta dell’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione – modificato nel 2001 – che prevede che alle Regioni a statuto ordinario possono essere attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia su un elenco molto ampio di materie, previste sempre dalla Costituzione, all’articolo 117. Si tratta di quelle con “potestà legislativa concorrente” tra Stato e Regioni (tra cui la scuola, la ricerca, il commercio con l’estero), più 3 materie di competenza statale che possono essere devolute, tra cui la giustizia di pace: in tutto sono 23. Lombardia, Veneto e Piemonte hanno già fatto sapere di essere interessate a tutte, la Liguria di Giovanni Toti pensa alla potestà sui porti, il governatore Toscano Eugenio Giani punta su beni culturali e geotermia. Per evitare che i cittadini della Calabria o della Campania abbiano diritti diversi e un veneto a un lombardo, la Costituzione prevede anche lo Stato fissi dei livelli essenziali di prestazioni, ovvero i Lep, acronimo ricorrente nel dibattito pubblico degli ultimi giorni. I Lep non sono stati mai fissati e la bozza del ministro degli Affari Regionali Roberto Calderoli – portata al tavolo con le Regioni come semplici “appunti di lavoro” – prevede che se entro un anno non verranno definiti, le Regioni potranno comunque chiedere maggior competenze, avvalendosi di trasferimenti corrispondenti alla spesa storica. Ai governatori del Sud, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano in testa, è questo che non sta bene, perché temono si ampli la forbice con il Nord. Calderoli professa però sicurezza: “Sono convinto che dopo 21 anni in cui c’è la previsione che lo Stato definisca i livelli essenziali delle prestazioni, questo governo arriverà alla definizione di tutti i livelli”. E alla critiche risponde che “quando le richieste sono legittime verranno accolte, quelle strumentali no”. Il governatore campano rilancia la battaglia: “Immaginano – ha detto De Luca – di avviare un percorso di nuova autonomia differenziata nelle Regioni in modo da danneggiare ulteriormente il Sud”. La posizione della Lega, rilanciata dal governatore Zaia, è che “l’autonomia è la Costituzione, chi è contro di essa è contro la carta costituzionale”.

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    Manovra: più aiuti alle famiglie, iva zero per latte e pane

    Riduzione o azzeramento dell’Iva su pane, latte, pasta e prodotti per l’infanzia. Ma anche taglio del cuneo di tre punti, anzichè due, e quota 103 per le pensioni. Sono queste le nuove misure che potrebbero entrare nella manovra secondo quanto emerso nel corso del vertice di governo. Si allontana l’ipotesi di un scudo fiscale per il rientro dei capitali dall’estero mentre viene confermato un intervento sulle cartelle fino al 2015: il pacchetto va ancora definito ma resta la possibilità che per gli importi sotto i mille euro si arrivi ad uno stralcio; in alternativa potrebbe esserci un pagamento ridotto. Per gli importi superiori si va invece verso una riduzione di sanzioni e interessi al 5%. L’energia resta il capitolo che drena il grosso delle risorse, impegnando oltre 21 miliardi su un totale che dovrebbe aggirarsi intorno ai 30. Con un mantra che si rivela determinante nella scelta di cosa aggiungere e cosa togliere: “prudenza” in vista di una legge di bilancio che però la premier Giorgia Meloni vuole orientata anche a sostenere le famiglie, con misure per un miliardo, e a dare sollievo alle fasce deboli.  L’approccio della manovra è “prudente” ribadisce anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che si appella alle forze politiche: “confido nel fatto che con responsabilità sosterranno questo approccio”. La priorità è sostenere le fasce deboli e le imprese, assicura il ministro annunciando anche un taglio del cuneo più ampio di quanto finora previsto (tre punti percentuali) e l’aumento delle soglie del credito di imposta dal 30 al 35%. Il governo vuole fare presto e si è impegnato a portare la manovra in consiglio dei ministri lunedì (ma non è escluso che si vada a martedì). Per tirare le fila la premier ha riunito in serata i capigruppo di maggioranza, i vicepremier e il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti (che già in mattinata si era confrontato sul dossier con Salvini). Un vertice arrivato al termine di un tourbillon di incontri per la premier, che ha trascorso la giornata alla Camera impegnata su temi altrettanto caldi, dai migranti all’autonomia. Intanto in serata il capo dello Stato ha firmato il dl aiuti quater, che può quindi essere pubblicato in Gazzetta a distanza di oltre una settimana dal varo in cdm. Il confronto sulla manovra avrebbe fatto emergere il nodo dello scudo fiscale per il rientro dei capitali all’estero: misura che va verso lo stop e su cui si sarebbe profilata l’intenzione di avviare in un secondo momento una riflessione sugli strumenti per far emergere i capitali non dichiarati. Un altro scoglio riguarda le pensioni, con Forza Italia in pressing per le minime: i soldi (sarebbero 2 miliardi), “si trovano”, assicura il capogruppo a Montecitorio Cattaneo. Ricco anche il pacchetto di misure destinate alle famiglie. A partire dalla riduzione o azzeramento dell’Iva su pane, pasta e latte (al momento solo per un anno); l’imposta scenderà invece al 5% sui prodotti per l’infanzia e gli assorbenti. Si prevedono poi assegni familiari più corposi per chi ha più di 4 figli o gemelli. Sul fronte pensioni per il superamento della Fornero l’obiettivo è ‘quota 103’ (41 anni di contributi e 62 di età), oltre alla proroga dell’Ape sociale e di Opzione donna. La flat tax sarà estesa (la soglia sale da 65 a 85mila euro e arriva la tassa ‘incrementale’ sui redditi del triennio precedente), ma solo per gli autonomi, mentre per i dipendenti si va verso una riduzione della tassazione sui premi di produttività. Arriva anche l’ipotesi di una tassa sulle consegne a domicilio per favorire il commercio di prossimità. E se la revisione del Reddito di cittadinanza (con una stretta per limitarlo ai residenti in Italia) garantirà coperture sul dossier pensioni, altre risorse sono attese dal restyling degli extraprofitti, con un calcolo basato sugli utili e una tassa alzata almeno al 33%.

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    Manovra da circa 30 mld, oltre 21 mld contro caro bollette

    Della manovra di 30 miliardi circa 21 miliardi dovranno andare alla lotta al caro bollette. E’ quanto sarebbe emerso dal vertice tuttora in corso a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni, i due vice premier, il ministro per l’Economia, Giancarlo Giorgetti, e i capigruppo della maggioranza. 

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    Primarie Pd il 19 febbraio. Candidature entro fino gennaio

    Primarie il 19 febbraio, candidature entro il 27 gennaio: potrà candidarsi alla guida del Pd chi si iscrive al nuovo partito entro l’inizio del voto nei circoli, al termine della fase costituente. In base a quanto si apprende, è la bozza della proposta che verrà portata in assemblea del Pd sui tempi del congresso. La data delle primarie potrà variare nel caso in cui vadano a impattare su quella delle regionali. In ogni caso, i tempi sono più stretti (inizialmente erano previste per il 12 marzo) anche grazie a una compressione a tre settimane del voto nei circoli, che stabilirà chi sono i due candidati che si sfideranno alle primarie.

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    Manovra: verso lo stop allo scudo dei capitali. C'è il pacchetto famiglia

    Palazzo Chigi va in scena l’incontro tra il premier Giorgia Meloni e gli esponenti della maggioranza sulla manovra economica. Si va verso lo stop allo scudo fiscale per il rientro dei capitali dall’estero. Confermato l taglio di due punti del cuneo fiscale per un costo di circa 3,5 miliardi. Il ministero della Famiglia propone il raddoppio da 100 a 200 euro della maggiorazione forfettaria dell’assegno unico universale per i nuclei familiari con quattro o più figli, e 100 euro in più per i nuclei familiari con figli gemelli, fino al compimento del terzo anno di età. Allo studio anche il rifinanziamento di bonus tv e decoder. E spunta un fondo per aiutare i minori a conoscere il web.

    Manovra:ipotesi 100 euro in più per gemelli e nuclei numerosiRaddoppio da 100 a 200 euro della maggiorazione forfettaria dell’assegno unico universale per i nuclei familiari con quattro o più figli e 100 euro in più per i nuclei familiari con figli gemelli, fino al compimento del terzo anno di età. Sono alcune delle proposte che il ministero della Famiglia, guidato da Eugenia Roccella, avanza in vista della messa a punto della prossima legge di bilancio. La maggiorazione avverrebbe a decorrere dal 2023.

    Agenzia ANSA

    Un milione di euro nel 2023 per rafforzare gli aiuti ai piccoli birrifici che producono birra artigianale. (ANSA)

    Manovra:si lavora a più fondi a centri estivi e antiviolenza Dall’istituzione di un Fondo da 68 milioni dedicato, a decorrere dall’anno 2023, ai centri estivi a favore dei ragazzi, in modo che il sostegno delle opportunità socio-educative a favore dei minori diventi strutturale, all’incremento della dotazione del Fondo per le misure anti-tratta (2 milioni in più per il 2023 e 7 milioni in più per il 2024). Sono alcune delle proposte che il ministero della Famiglia ha avanzato in vista della definizione della legge di bilancio. Tra le norme papabili di entrare nell’articolato anche la riassegnazione di risorse non spese per la certificazione del parità di genere e il rifinanziamento di Centri anti-violenza e case rifugio con 10 milioni in più dal 2023.

    Manovra: ipotesi rifinanziamento nuova Sabatini Oltre mezzo miliardo in due anni per rifinanziare la ‘Nuova Sabatini’, diventata uno strumento strutturale di sostegno al sistema delle Pmi per l’acquisto o acquisizione in leasing di beni strumentali. E’ una proposta per la legge di bilancio avanzata dal ministero delle Imprese e del made in Italy, che stima uno stanziamento aggiuntivo di 255 milioni per il 2023 e 250 per il 2024. La misura mira anche ad accelerare i pagamenti in favore delle Pmi per venire incontro alle esigenze di liquidità per la crisi energetica in corso, nonché a prorogare il meccanismo di semplificazione estendendo anche alle domande presentate dal primo gennaio 2022, nei limiti delle risorse disponibili, la possibilità di beneficiare dell’erogazione delle quote successive in un’unica soluzione. Si prevede anche la proroga del termine per la realizzazione degli investimenti da parte delle imprese beneficiarie. Tra le proposte c’è anche il rifinanziamento dei contratti di sviluppo: in particolare, la norma prevede di destinare 3,2 miliardi di euro al finanziamento dei programmi di sviluppo industriale e per la tutela ambientale e 0,8 miliardi di euro ai programmi di sviluppo di attività turistiche. Diverse le proposte sui crediti d’imposta: si propone la proroga per il 2023 del credito d’imposta per investimenti in attività di formazione 4.0; il potenziamento dei crediti d’imposta per investimenti in beni strumentali; per il credito d’imposta per investimenti in ricerca, sviluppo, innovazione, design e innovazione estetica si modificano le aliquote agevolative previste per il periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2023, ripristinando una differenziazione dei benefici spettanti tra le diverse attività agevolate in funzione del rischio tecnico e finanziario delle diverse tipologie di innovazione.

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    Ipotesi di rifinanziamento del bonus tv e decoder

    Rifinanziare per un altro anno il bonus tv e decoder. E’ la proposta per la legge di bilancio avanzata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che prevede uno stanziamento di 100 milioni di per il 2023. Il rifinanziamento è per due contributi già esistenti: per l’acquisto di tv, previa rottamazione di un apparecchio non conforme, con l’erogazione di un solo contributo per nucleo familiare, pari al 20% della spesa nel limite di 100 euro; per l’acquisto di apparecchi televisivi senza rottamazione o di decoder, con un contributo per i nuclei familiari con Isee fino a 20mila euro, 30 euro o il prezzo di vendita se inferiore.