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    Conte: “Il salario minimo è una proposta del M5s, vedremo chi converge”

    “Sul salario minimo io è dal primo giorno che ho presentato una proposta: quindi in Parlamento se si uniscono altre forze è un bene. Lo vedremo” . Così il leader M5s, Giuseppe Conte, in Transatlantico, dopo l’apertura del leader di Azione Carlo Calenda a lavorare insieme a Pd e Cinquestelle sul salario minimo.
    Parlando della legge di bilancio, “è un bene se se uniscono le forze in piazza contro la manovra? Assolutamente sì!”, ha detto Conte senza rispondere alla domanda se il M5s si unirà alla manifestazione indetta dal Pd per il 17 dicembre.
    In merito all’abolizione del reddito di cittadinanza, “quando Meloni si confronterà a settembre con persone che non trovano lavoro, perché se il lavoro non c’è non lo inventa Meloni e queste persone non potranno sfamare le famiglie, Meloni si renderà conto del disastro sociale che sta costruendo in questi giorni”, ha aggiunto Conte, ospite a Controcorrente in onda questa sera su Retequattro.

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    Timing da incubo sulla Manovra, in Senato dopo Natale

    Timing da incubo per l’approvazione della legge di bilancio a Camera e Senato con i senatori che, conti alla mano, saranno con tutta probabilità chiamati a lavorare anche tra Natale e Capodanno.    Governo e maggioranza stanno studiando il calendario ma, al momento, si ragiona solo su ipotesi in attesa che il testo arrivi in Parlamento. Cosa che, viene sottolineato da più parti, non avverrà prima di venerdì prossimo, 25 novembre, o, più probabilmente, dell’inizio della prossima settimana. Intanto in una riunione dell’ufficio di presidenza della commissione Bilancio di Montecitorio, è stata stilata una lista di ipotetiche audizioni (dalle istituzioni ai sindacati al mondo industriale) alle quali – secondo quanto viene riferito – maggioranza e opposizione potranno aggiungere due ulteriori indicazioni a testa. Alle audizioni, secondo l’indicazione emersa, dovrebbero essere dedicati solo 2 giorni. L’ufficio di presidenza della Bilancio verrà riconvocato, anche eventualmente online, appena la manovra approderà in Parlamento, per stilare immediatamente un timing di massima.    Calendario alla mano si arriva, quindi, almeno al 30 novembre.    Una data nella quale, tra l’altro, i capigruppo della Camera sono convocati per stabilire il calendario d’Aula di dicembre e dunque i tempi di esame della legge di bilancio. In commissione, intanto, dopo le audizioni verranno fissati i termini per la presentazione degli emendamenti da parte dei gruppi, verosimilmente entro la settimana o tutt’al più all’inizio di quella successiva e dunque tra il 4 e il 6 dicembre.    L’indicazione emersa da una riunione dei capigruppo di maggioranza è quella ai gruppi di non eccedere nel numero delle proposte di modifica anche in considerazione del fatto che il numero dei parlamentari è stato ridotto, dunque di non arrivare a oltre 400 emendamenti del centrodestra considerando il fatto che questo è l’attuale numero di deputati. Qualche spazio dovrebbe esserci anche per l’opposizione.    In ogni caso vanno messi in conto almeno una decina di giorni per l’esame degli emendamenti e si arriva, così, calendario alla mano, intorno al 15 dicembre. A quel punto la manovra dovrà approdare in Aula e, secondo quanto viene riferito, almeno per il momento, non ci sarebbe la volontà da parte del governo blindare il testo con la fiducia. Si arriva così al 21-22 dicembre per il via libera di Montecitorio. Nella settimana successiva il testo arriverebbe in Senato con l’approdo in Aula e l’approvazione – dunque – tra Natale e Capodanno.    

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    Mattarella: 'Su Autonomia garantire diritti a nord e a sud”

    “Il mio augurio è che la “voce del Paese” possa sempre esprimersi in modo compiuto e trovare ascolto. A conferire autorevolezza sarà la capacità di tenere fede ai decisivi impegni assunti in questi tempi difficili. Punti fermi sono la garanzia dei diritti dei cittadini, che al Nord come nel Mezzogiorno, nelle città come nei paesi, nelle metropoli come nelle aree interne, devono poter vivere la piena validità dei principi costituzionali”. Sergio Mattarella parla all’Anci, l’associazione che riunisce i circa 9000 comuni italiani, e parla di Autonomia, pur senza mai citarla. Alla presenza dei sindaci, chiamati a raccolta a Bergamo per l’Assemblea nazionale dell’Anci, il presidente della Repubblica elenca più volte la “coesione nazionale”, richiama alla responsabilità e ricorda il “principio di uguaglianza” sancito dalla Costituzione, che vale, sottolinea, sia “per i cittadini che per i Comuni”. E lo fa di fronte al ministro per gli Affari regionali, quel Roberto Calderoli che si sta battendo per il progetto di Autonomia differenziata. Dall’Assemblea dell’Anci piovono applausi sin dall’inizio quando il capo dello Stato sembra subito prendere di petto l’argomento:
    “i Comuni sono l’Italia. Sono la Repubblica, come recita l’art.114 della Costituzione. I quasi 9000 Comuni adempiono, con identica dignità e impegno, alla responsabilità di sostenere le nostre comunità, offrendo servizi di carattere universale. La Costituzione – ricorda – sancisce il principio di uguaglianza per i cittadini e, naturalmente, vale per i Comuni, che devono essere messi tutti in condizione di adempiere ai compiti loro affidati, per poter concorrere a realizzare il principio costituzionale della pari dignità dei cittadini”. Pari dignità da nord a sud, è il cuore del ragionamento del presidente che in mattinata si era soffermato sulla necessità di una forte coesione istituzionale del Paese anche in una materia più ampia come quella del welfare: che, per Mattarella, “è una colonna portante del nostro modello di convivenza e una misura della concreta attuazione dei principi della nostra Costituzione”. Bisogna quindi “riflettere sui modi in cui, nel contesto dei mutamenti indotti dall’evolvere dei processi produttivi e dall’evoluzione della struttura demografica del Paese, gli obiettivi di coesione possano essere resi sempre più raggiungibili, è opera preziosa”. L’atmosfera tra i sindaci è rilassata ma sul tema da giorni crescono le fibrillazioni con diversi governatori del sud pronti a fare le barricate per contrastare un progetto che potrebbe far aumentare il divario tra Nord e Mezzogiorno.
    E il presidente cuce con attenzione ma mette alcuni paletti con un intervento tutto teso a rilanciare l’unità nazionale, la collaborazione tra sindaci, e quella tra i diversi livelli di governo. Una trama che per il presidente ha resistito benissimo alla pandemia e che nessuno deve oggi stracciare. Forse per questo Mattarella motiva i sindaci a lavorare insieme per il bene del Paese tenendosi lontani da fughe in solitaria: “E’ nella missione dei Sindaci essere portatori degli interessi generali del Paese. Occorre rifuggire la tentazione della chiusura nel ristretto orizzonte del proprio “particulare”. Non si farebbe neppure il bene della propria comunità immaginarlo contrapposto a quello delle comunità vicine o, addirittura, a quello della più ampia comunità nazionale”. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente dell’Anci Antonio Decaro il quale, ricordando come “l tema del regionalismo differenziato in queste settimane sia tornato a infuocare il dibattito politico”, chiede che l’obiettivo rimanga “il miglioramento del livello e della qualità dei servizi pubblici per tutti i cittadini italiani, nel tentativo di ridurre le distanze che ancora esistono fra varie zone del Paese”. Il capo dello Stato chiude quindi con una preoccupazione che diventa sempre più pressante nei suoi discorsi: l’attuazione del Pnrr, che “l’Italia non può eludere per colmare ritardi strutturali”.

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    Meloni firma la manovra: 'Coraggiosa e con scelte politiche'

    Approvata dal Cdm la Manovra economica da 35 miliardi per il 2023. “Sono molto soddisfatta del lavoro fatto con questa manovra perché non si limita a un lavoro ragionieristico ma fa scelte politiche e la presenta un governo che in appena un mese ha scritto e presentato una manovra che ricalca e racconta di una visione politica”, ha detto la premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa dopo l’approvazione della manovra.
    “Sono contenta che l’approccio che abbiamo avuto, per come lo vedo, è quello di un bilancio familiare, quando ti occupi di bilancio familiare se mancano risorse non stai a preoccuparti del consenso ma di cosa sia giusto fare per far crescere la famiglia nel migliore dei modi”.
    “Questa è una manovra figlia di scelte politiche, come è giusto e normale che sia per un governo politico, abbiamo scelto e concentrato le risorse, è una manovra coraggiosa, coerente con gli impegni che abbiamo preso con il popolo italiano e che scommette sul futuro”. 
    “Alla base delle norma che conta complessivamente 35 miliardi di euro ci sono due grandi priorità: la crescita, cioè mettere in sicurezza il tessuto produttivo” e, dall’altra parte “la giustizia sociale, vale a dire l’attenzione alle famiglie e ai redditi più bassi”, ha aggiunto la premier.
    Meloni: ’35 miliardi a crescita e giustizia sociale’

    “Un’altra scelta riguarda le famiglie. Lo Stato interviene per calmierare le bollette per le famiglie, prima con un Isee massimo di 12.000 euro e noi lo portiamo a 15 mila euro. La platea per le famiglie si allarga ma chiaramente la misura è per quelle più bisognose e vale 9 miliardi di euro”.
    Nella manovra ci sono “tre tasse piatte”, tra cui quella “sui redditi incrementali alle partite Iva che hanno una tassa piatta del 15% sul maggiore utile conseguito rispetto al triennio precedente con soglia massima 40 mila euro, il che dimostra che si tratta di una misura rivolta al ceto medio, che non favorisce i ricchi e riconosce i sacrifici di chi lavora”, ha spiegato Giorgia Meloni. La premier ricorda l’aumento della flat tax a 85mila euro e “l’intorduzione della tassa piatta al 5% sui premi di produttività fino a 3mila euro contro il 10% previsto attualmente e fa il paio con estensione fringe benefit”.
    “Sul congedo parentale: io ho sempre pensato che molte madri non se lo potessero permettere con il 30% della retribuzione. Noi abbiamo aggiunto un mese di congedo facoltativo retribuito all’80% e utilizzabile fino al sesto anno di vita. Una sorta di salvadanaio del tempo senza ritrovarsi in condizione economiche difficili”.
    “Rinviamo l’entrata in vigore della plastic tax e sugar tax” di un anno. Così la premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa dopo l’approvazione della manovra. E ha aggiunto: “Introduciamo i buoni per lavori in agricoltura e nel settore della cura della persona in particolare per lavori domestici fino a 10 mila euro. E’ una misura per regolarizzare il lavoro stagionale e occasionale che si deve accompagnare a controlli molto rigidi per evitare storture”.
    “I provvedimenti per la famiglia e natalità valgono un miliardo e mezzo di euro, una scelta che non ha molti precedenti. L’assegno unico viene aumentato del 50% a tutti per il primo anno di vita del bambino, del 50% per tre anni per le famiglie numerose. L’Iva su tutti i prodotti della prima infanzia sarà al 5% e anche per quello che riguarda i dispositivi igienici femminili non compostabili, vengono confermate le misure per acquisto della prima casa sulle giovani coppie”. 
    “Come promesso, la voce maggiore di spesa della manovra riguarda il tema del caro bollette: su una manovra di 35 miliardi, i provvedimenti per l’energia sono di circa 21 miliardi, ovviamente le due scelte fondamentali riguardano i crediti di imposta per le aziende, per cui è previsto un credito che si applica su parte dell’aumento che le imprese hanno fatto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Quindi noi confermiamo e aumentiamo i crediti dal 40 al 45% per le aziende energetivore e fino al 35% per le non energivore”. 
    “Rivaluteremo le pensioni” con le “minime al 120%” ma con un meccanismo di aumento fino a 2000 euro ma poi “mano a mano l’aumento diminuisce fino alle pensioni oltre 10 volte la minima, cioè sopra i 5mila per le quali l’indicizzazione la finiamo al 35%”, ha spiegato Meloni. La manovra in materia pensionistica interviene “sullo scalone pensionistico che sarebbe scattato dal 1 gennaio, senza un intervento dal 1 gennaio sarebbe scattata la pensione a 67 anni”: si potra’ andare in pensione “a 62 anni con 41 di contributi, ma con dei paletti di buon senso. Chi decide di entrare in questa finestra, fino a maturazione dei requisiti non potrà prendere una pensione superiore a 5 volte la minima, quindi tra i 62 e i 67 anni”. 
    Sul reddito di cittadinanza, “siamo fedeli ai nostri principi, si continua a tutelare chi non può lavorare, aggiungiamo anche le donne in gravidanza, ma per chi può lavorare si abolirà alla fine del prossimo anno e non potrà essere percepito per più di 8 mesi e decade alla prima offerta di lavoro”. “Vedo forze politiche che chiamano la piazza, va bene tutto però vorrei sapere se chi lo ha pensato lo ha immaginato come uno strumento dello Stato per occuparsi delle persone dai 18 ai 60 anni. C’è gente che lo prende da tre anni, evidentemente non ha funzionato o per alcuni italiani deve andare all’infinito, io credo che lo Stato debba occuparsi di loro a trovare un posto di lavoro”. 
    “Non abbiamo fatto quella scelta perché non potendo distinguere il reddito di chi acquista quei beni, la misura sarebbe andata anche a chi non ne aveva bisogno”, ha spiegato Giorgia Meloni dicendo perché non è stata introdotta la cancellazione dell’Iva su beni primari come pane e latte. “Abbiamo pensato di selezionare alcuni alimenti – ha aggiunto – e usare 500 milioni per abbassare il prezzo su quei beni usando la rete dei Comuni e abbiamo in mente di fare un appello ai produttori e distributori per aiutarci. Diremo chi aderirà, calmierando il prezzo, e quindi diremo quali hanno aderito alla nostra iniziativa e dove si possono spendere quelle risorse”.
    Nell’ambito della discussione sulla manovra in maggioranza “non ho visto egoismi ma voglia di lavorare nella linea decisa” per questo “ringrazio i partiti della maggioranza”. Ora “speriamo che nell’iter parlamentare possa essere migliorata” con i contributi “anche dell’opposizione e speriamo in un atteggiamento serio e responsabile come quello avuto da noi”.
    “Lo spirito da cui muoviamo è un rapporto diverso tra Stato e contribuente: lo Stato non è più aggressivo e punitivo ma giusto e comprensivo verso chi è in difficoltà”: dice la premier Giorgia Meloni in conferenza stampa parlando della “tregua fiscale” inserita in manovra e assicurando che “non esiste alcun condono ma solo operazioni vantaggiose per lo Stato”. Vengono “annullate – spiega – le cartelle inferiori a 1000 euro e antecedenti al 2015. Per tutti gli altri si paga il dovuto con una maggiorazione unica del 3% e la rateizzazione”.
    Nella manovra finanziaria ci sarà “una norma di contrasto alla concorrenza sleale a esercizi ‘apri e chiudi’ cioè quelli che aprono, non versano un euro alle casse dello Stato, chiudono prima dei controlli, spariscono e ricominciano da capo. Ora quando l’Agenzia delle entrate ha avvisaglie, convoca (quegli imprenditori, ndr) e se non ha le rassicurazioni necessarie, può cancellare l’Iva o chiede una fideiussione sul pagamento delle tasse”. Meloni ha concluso: “E’ una misura di buon senso, perché i commercianti devono essere difesi”.
    “C’è la proroga dell’Iva fino a marzo sul gas, una parte delle risorse è per la ridefinizione della norma degli extraprofitti che supera alcuni elementi di contestazione. Recuperiamo circa 2,5 miliardi e alziamo aliquota da 25% a 35%”, ha aggiunto Meloni. “Credo che abbiamo fatto passi in avanti dopo di che per il futuro il tema di un tetto europeo” al prezzo del gas è fondamentale”, ha spiegato Meloni replicando a una domanda sul price cap. “C’è chi chiede lo scostamento, quel che va fatto si farà ma dare 30 miliardi alla speculazione non mi fa felice: sono risorse che vorrei spendere altrimenti, è un pozzo senza fondo se non c’è una soluzione europea”. “Ci sarà il consiglio a dicembre, speriamo in una soluzione per cui dopo marzo abbiamo un’altra situazione”. “Noi ragioniamo o di avere altri strumenti, come Sure, altrimenti maggiore flessibilità sui fondi già esistenti”.
    “C’è il taglio del cuneo: non solo confermiamo quello del 2% sui redditi fino a 35mila euro interamente lato lavoratore ma aggiungiamo un ulteriore punto per i redditi fino a 20mila euro”. “E’ la misura più costosa di tutta la legge di bilancio: costa 4 miliardi di euro e questo indica che l’altra priorità del governo è per aumentare” lo stipendio a “coloro che hanno redditi più bassi”. “Noi abbiamo fatto una scelta diversa: al netto delle bollette, la misura più costosa (della manovra, ndr) è il taglio del cuneo fiscale, quindi siamo perfettamente coerenti con gli impegni presi”.
    LA CONFERENZA STAMPA 
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    Presentando la Nadef avevamo indicato una linea “prudente, responsabile e sostenibile: credo che l’abbiamo dimostrato”, con l’aggiunta di un approccio “coraggioso e giusto. Quando si ha il coraggio di prendere scelte anche impopolari è qualcosa di importante”, ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in conferenza stampa dopo il varo della manovra in Cdm. “La presentiamo in modo orgoglioso agli italiani e a tutti i risparmiatori che continuano ad aver fiducia, ricordo il successo del Btp Italia”. E’ con le lacrime agli occhi che il ministro dell’Economia ricorda Roberto Maroni chiamandolo amichevolmente ‘Bobo’. Il bonus rinnovato in manovra, che prevede una maggiorazione del 10% per chi resta al lavoro pur con i requisiti per la pensione, “è sua, non mia”.
    “Il nostro sistema sanzionatorio si attesta al 100-120% dell’imposta – ha detto il viceministro dell’economia Maurizio Leo in conferenza stampa sulla tregua fiscale in manovra -. Questo è il primo intervento su cui siamo intervenuti. Ci sono sanzioni che sono una sorta di esproprio per il contribuente. Noi abbiamo detto: il contribuente che ha presentato una dichiarazione fino al 2021 in modo diligente ma non aveva le risorse finanziarie, deve pagare tutte le imposte. Non è assolutamente un condono né ci sono sanatorie di tipo penale: si applica una sanzione più bassa e si concede uno spettro di pagamento temporale quinquennale”.
    Con le nuove regole sul Reddito di cittadinanza sono stati “messi in sicurezza coloro che hanno condizioni di difficoltà ulteriore, i nuclei con minori, disabili, anziani e donne in gravidanza”. Lo ha assicurato la ministra del Lavoro, Marina Calderone, in conferenza stampa sulla manovra. “C’è un collegamento con la formazione, c’è il passaggio dal sussidio all’attivazione, non come richiamo ma come percorso obbligatorio”, ha aggiunto, precisando anche altri elementi: il lavoro stagionale è reso compatibile entro 3.000 euro con il reddito; saranno intensificati i controlli e il beneficio decadrà dopo il rifiuto di un’offerta congrua. “Stiamo lavorando per rivedere tutto il sistema dei controlli. Il fatto che si utilizzi l’autocertificazione è dato dal fatto che i controlli venivano fatti ex post perché la tempistica di corresponsione (30 giorni) non consentiva un controllo puntuale. Stiamo parlando anche con l’Inps per cercare di mettere a sistema i controlli utilizzando al meglio le informazioni e le banche dati”. Inoltre, ha detto, “ci sarà un’attenzione specifica per verificare l’effettiva presenza sul territorio italiano dei percettori nel caso siano lavoratori stranieri e sarà fatto coinvolgendo l’Inps”.
    “Abbiamo già provveduto a notificare alla Commissione europea la prosecuzione di intevernti di decontribuzione al Sud che anche per il 2023 intendiamo portare avanti”, ha spiegato la ministra del Lavoro. Calderone ha quindi ribadito l’intervento in legge di bilancio per la decontribuzione a favore di donne, giovani under 36 e percettori di reddito. La decontribuzione “per scelta”, ha aggiunto, è destinata “a incrementae l’importo netto della retribuzione dei lavoratori”.

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    E' morto Roberto Maroni, ex ministro dell'Interno

    La sua famiglia lo ha definito “un inguaribile ottimista” e in effetti il barbaro sognante non ha mai smesso di guardare al futuro. Anche quando ha capito di dover fare un passo indietro e riunciare a diventare sindaco di Varese per colpa di una malattia che alla fine non è riuscito a sconfiggere: Roberto Maroni, 67 anni, è morto questa mattina dopo una vita passata nella Lega che fino all’ultimo ha cercato di riportare dov’era nata. E cioè tra il suo popolo del Nord, arrivato a Roma appunto per realizzare il sogno dei “barbari” di governare e non per essere cambiato, come invece è successo a suo dire alla Lega di Matteo Salvini.
    L’incontro con Umberto Bossi nel 1979 cambiò la sua vita e da simpatizzante di Democrazia Proletaria divenne “la mamma” di un nuovo movimento di cui il senatur era il padre. Deputato nel 1992 con altri 80 leghisti che per la prima volta arrivarono in Parlamento e poi tre volte ministro sempre con Silvio Berlusconi presidente del Consiglio, prima di tornare nella sua Lombardia per prendere il posto di governatore della Regione, dopo il lungo regno di Roberto Formigoni. Quasi 30 anni nelle istituzioni, quasi 40 nella Lega che ha fondato e poi anche guidato al termine del periodo più difficile con Umberto Bossi, circondato da un ‘cerchio magico’ che portò la Lega a rispondere in tribunale di tutte le accuse che la stessa Lega aveva rivolto agli altri partiti. A capo della rivolta dei militanti ci fu proprio Maroni, colpito dal divieto di rappresentare la Lega in qualsiasi manifestazione ufficiale, fino a quando lo stesso Bossi comprese che era davvero arrivato il momento di fare pulizia partecipando lui stesso alla celebre serata delle scope di Bergamo nel 2012, che segnò il passaggio di consegne tra i due.
    Non facili i rapporti anche con Matteo Salvini che oggi lo ha definito “grande segretario, super ministro, ottimo governatore, leghista sempre e per sempre”, perchè Maroni sapeva anche con i suoi toni pacati far sentire forte la sua voce. E così ha fatto dopo il risultato sotto il 10% alle ultime elezioni, spiegando che “un Zaia segretario farebbe un gran bene alla Lega” per riportare il partito tra la gente del Nord che invece non viene più ascoltata. E il presidente del Veneto lo ha definito oggi “una figura iconica della Lega, un amico e un compagno di viaggio”,
    “Politico per passione” si definiva nei suoi profili social, ma di passioni ne aveva anche molte altre, dal Milan, alla vela, alla musica, soprattutto il blues suonato con l’organo Hammond nella sua band, i Distretto 51, e il rock del suo idolo Bruce Springsteen. “Eri così Bobo, un inguaribile ottimista. Sei stato un grande marito, padre e amico”, ha scritto la famiglia a cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio di cordoglio.
    Con le lacrime agli occhi il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha annunciato il rinnovo nella manovra finanziaria del bonus che prevede una maggiorazione del 10% per chi resta al lavoro pur con i requisiti per la pensione: “E’ suo, non mio”, ha detto perchè Maroni lo introdusse da ministro del Welfare. Nella stessa conferenza stampa, lo ha ricordato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha fatto parte con lui dello stesso governo Berlusconi, definendolo “una delle persone più capaci che ho incontrato nella mia vita e un amico”. “Mancheranno la sua lucidità e la sua visione politica, il suo incommensurabile attaccamento alla Lombardia ed alle regioni del Nord produttivo”, ha detto Silvio Berlusconi. Ma anche dal centrosinistra sono arrivati tanti messaggi di cordoglio, come quello di Enrico Letta: “Tanti ricordi e tanti confronti. Sempre pieni di rispetto e di sostanza. Che tristezza. Ci mancherai”. I funerali saranno celebrati venerdì mattina alla Basilica di San Vittore a Varese e al pomeriggio, in forma privata, a Lozza, il piccolo paese dove risiedeva da sempre.

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    Ue, ammessa proposta cittadini Giornata 'whatever it takes'

    (ANSA) – STRASBURGO, 22 NOV – La Commissione europea ha
    deciso oggi di registrare un’iniziativa dei cittadini europei
    intitolata “Giornata europea whatever it takes”. L’iniziativa
    chiede l’istituzionalizzazione della Giornata europea “Whatever
    it takes” come “atto simbolico di paneuropeismo”, facendo
    riferimento alla dichiarazione fatta il 26 luglio 2012 da Mario
    Draghi, allora Presidente della Banca Centrale Europea. E’
    quanto rende noto l’esecutivo europeo. Gli organizzatori
    intendono segnare un capitolo di grande resilienza per l’Ue in
    un periodo di crisi multiple. L’Iniziativa dei cittadini europei
    soddisfa i requisiti formali e la Commissione la considera
    legalmente ammissibile. In questa fase, la Commissione non ha
    analizzato il contenuto della proposta. (ANSA).   

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    Guardia di Finanza: l'innalzamento del tetto al contante non preoccupa

    L’innalzamento del tetto del contante a 5mila euro “è un fatto che consideriamo ma che per ora non desta preoccupazioni particolari, vedremo come verrà realizzato”. Lo dice il comandante generale della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana a margine della presentazione del calendario del Corpo. “Ormai – aggiunge – abbiamo meccanismi operativi collaudati nel contrasto all’evasione fiscale e al riciclaggio”

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    Gentiloni: la manovra arriverà a Bruxelles tra domani e giovedì

    “Per quanto l’Italia il bilancio è stato approvato stanotte, quindi lo esamineremo quando arriverà, immagino tra mercoledì e giovedì sarà inviato a Bruxelles”. Lo ha detto il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni rispondendo ai cronisti a margine della conferenza stampa a Strasburgo. A chi gli chiedeva un primissimo giudizio dalle notizie finora giunte Gentiloni ha replicato: “per noi è molto difficile seguire una prima impressione, dobbiamo vedere il bilancio, i testi e valutarli. Penso sia anche un dovere di trattamento uguale nei confronti di tutti i Paesi”.