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    Locatelli a Pompei, inclusione qui molto importante

    (ANSA) – POMPEI (NAPOLI), 29 NOV – Il concetto di inclusione
    e’ “assolutamente importante in un luogo della cultura quale il
    Parco archeologico di Pompei”. Lo ha detto la ministra per le
    Disabilità Alessandra Locatelli in visita al Parco archeologico
    di Pompei incontrando i ragazzi di Plinio, bambini e adolescenti
    con autismo e disabilità cognitiva del Centro riabilitativo di
    Pompei.   
    “Ciò che mi ha stupito positivamente” ha spiegato la ministra
    “è la centralità dell’inclusione e dello spazio dato ai ragazzi
    e alle associazioni, alla rete delle cooperative con le
    università rispetto poi a quello che è’ il contesto storico e
    archeologico molto importante ma che ha messo al centro la
    persona. E’ una cosa bellissima che spero venga replicata anche
    in tanti altri posti”.   
    Locatelli si è intrattenuta con i ragazzi che, nell’ambito di
    una convenzione promossa dal Parco archeologico con la
    Cooperativa sociale Il Tulipano, stanno seguendo un percorso
    formativo di agricoltura sociale finalizzato all’inserimento
    lavorativo e che prevede la raccolta della frutta nei giardini
    delle domus, nel vivaio e nei frutteti dell’area archeologica.   
    Ad accogliere la ministra il direttore generale del Parco
    Archeologico Gabriel Zuchtriegel e il sindaco di Pompei Carmine
    Lo Sapio. (ANSA).   

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    Manovra: Calenda, da Meloni apertura su molte cose

    “È stato un incontro molto positivo, siamo entrati nel merito del provvedimento e abbiamo scorso le nostre proposte: ci sono cose su cui noi assolutamente non siamo d’accordo. Ma abbiamo discusso di un’estensione di impresa 4.0, un tetto al costo del gas al posto dei crediti di imposta, nel dettaglio abbiamo parlato di un aumento degli stipendi dei sanitari, abbiamo detto che va ripristinata Italia sicura, abbiamo fatto un’analisi della situazione del Pnrr, e chiesto di riproporre il Reddito di cittadinanza come Rei. Su molte di queste cose abbiamo trovato un’apertura”. Lo ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, lasciando Palazzo Chigi assieme alla delegazione del Terzo polo, dopo un incontro sulla manovra con la premier, Giorgia Meloni, durato circa un’ora e mezza.”Se noi facessimo per una volta nella vita una roba normale, se i partiti di governo, leggi Forza Italia, invece di sabotare Meloni, contribuissero a fare la manovra, e l’opposizione invece di andare in piazza presentasse provvedimenti migliorativi, forse sarebbe un Paese normale. Invece continuiamo a essere un Paese machiavellico di cui non ci capisce niente”. Lo ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, lasciando Palazzo Chigi assieme alla delegazione del Terzo polo, dopo l’incontro sulla manovra con la premier, Giorgia Meloni.”Sapevo che sarebbe stato un compito arduo guidare una Nazione come l’Italia in uno dei momenti più complessi della sua storia. Non mi sono mai illusa, anche se rispetto a Draghi posso contare su una maggioranza chiara, un programma comune e un mandato popolare. Perché nel nostro ordinamento una persona sola non può fare la differenza: serve la squadra”. La premier Giorgia Meloni, in un’intervista al direttore del Corriere della Sera si dice convinta che il suo governo “durerà a lungo, anche perché l’Italia ha pagato per troppo tempo l’assenza di stabilità”.
    Meloni definisce la sua una “destra moderna e conservatrice” e “il racconto irreale e disastroso che la sinistra ha fatto in campagna elettorale sull’ipotesi di un governo Meloni è stato ampiamente smentito”, “lo spread è ai minimi rispetto agli ultimi mesi e a livello internazionale c’è grande attenzione nei confronti dell’Italia”.
    Dalla manovra, afferma, “emergono priorità e una visione: crescita economica e attenzione al lavoro, a partire dalla messa in sicurezza del sistema produttivo a fronte del caro energia”.
    “Alcuni – osserva – sono rimasti spiazzati dalle scelte di un governo che, si diceva, avrebbe favorito i ricchi: noi abbiamo scelto invece di sostenere i più fragili e rafforzare la classe media”. A chi l’accusa sul Reddito di Cittadinanza, la premier risponde che “vedere il Pd, che votò contro l’istituzione del reddito, oggi scendere in piazza per difenderlo dimostra la strumentalità di certe posizioni” e “al M5s vorrei chiedere se quando lo hanno istituito lo immaginavano come una sorta di vitalizio da percepire dai 18 anni fino alla pensione. Se la risposta è sì, io non sono d’accordo”.
    Al presidente di Confindustria Bonomi, Meloni ricorda che “più della metà delle risorse che abbiamo messo in campo è destinata alle aziende”. E al segretario della Cgil Landini l’indicizzazione delle pensioni e il taglio del cuneo fiscale.
    La premier esclude che la manovra verrà stravolta: “Possono arrivare certamente norme migliorative, non solo dalla maggioranza ma anche dall’opposizione”.
    Partendo dalla tragedia di Ischia, Meloni sottolinea che “c’è tantissimo lavoro da fare ma serve anche un approccio culturale diverso. Perché ogni euro investito sulla cura del territorio è un euro investito per dare ai nostri figli un’Italia più sicura e protetta”.
    “Non sono io, ma l’agenzia europea Frontex – afferma la premier al direttore del Corriere della Sera sulla questione migranti – a dire che alcune Ong rappresentano un fattore di spinta dei flussi di migranti illegali, con conseguenze sia sugli arrivi che sui morti in mare. Penso che uno Stato serio non possa tollerare questi fenomeni di illegalità”. E aggiunge che “l’approccio di alcune Ong, che svolgono una attività prevalentemente ideologica che ha poco a che fare con le norme del diritto internazionale in tema di salvataggio in mare, trova una naturale convergenza con gli interessi degli scafisti”. La premier fa anche sapere che non ritirerà la querela contro Saviano, dicendosi certa che i magistrati saranno imparziali.

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    Musumeci: 'Ipotesi commissario contro rischio idrogeologico'

     “E’ una delle ipotesi che abbiamo avanzato proprio nei giorni scorsi in sede di consiglio dei ministri. Quando il Comune, la provincia o la Regione non sono nelle condizioni di mantenere il rispetto di una scadenza, serve nominare un commissario con poteri sostitutivi. Insomma che sia il gatto rosso, che sia il gatto nero a noi non interessa. L’importante è che l’uno o l’altro prendano il topo”. Così il ministro per la Protezione Civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, a Radio 24 sulla necessità sbloccare gli interventi contro il rischio sismico e idrogeologico finanziati ma non operativi perché i fondi non si spendono. “Quando il Comune, la provincia o la Regione non sono nelle condizioni di mantenere il rispetto di una scadenza, serve nominare un commissario con poteri sostitutivi. Insomma che sia il gatto rosso, che sia il gatto nero a noi non interessa. L’importante è che l’uno o l’altro prendano il topo. E’ una delle ipotesi che abbiamo avanzato proprio nei giorni scorsi in sede di consiglio dei ministri”, spiega.
    Il ministro spiega inoltre la necessità di una legge speciale, senza nulla cedere all’abusivismo delinquenziale: “C’è la necessità di verificare se alcuni casi di abusivismo leggeri – l’esempio della finestra credo sia calzante, che non compromette la sicurezza della casa o il contesto del paesaggi – se non sia il caso di recuperarli: tutto questo consente anche l’attivazione di una attività edilizia di riqualificazione senza consumo di nuovo suolo, perché questo è l’obiettivo del governo e quindi sarebbe anche una ricaduta economica”.
    Da parte sua, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, a Omnibus su La7, riflette che ” il Paese deve darsi delle regole per non andare sempre in deroga, perché si possano avere percorsi certi. Non è neppure una questione di fondi, perché i fondi ci sono. E’ una questione di procedure. Anche i condoni nascono dal blocco del sistema, da una illegalità amministrativa che va avanti. Distinguiamo fra alcune situazioni di condono ed essere su luoghi dove c’è il rischio della vita. Bisogna avere il coraggio di fare una valutazione caso per caso”.
    “Non posso avercela coi sindaci”, spiega inoltre il ministro all’indomani delle polemiche su una sua frase. “Sono sul fronte degli 8.000 sindaci, che devono rispondere a volte oltre le loro competenze. La mia dichiarazione di ieri è stata un po’ forte quando ho detto che bisognerebbe arrestare. Ma nasceva dal fatto che leggevo i report, vedevo che a Ischia c’era lo stanziamento dei fondi al 12 novembre 2010, e c’era scritto ‘in fase di progettazione'”.
    “Quando uno vede queste cose, dice ‘come mai?’ – ha aggiunto il ministro -. Poi non entro nel merito specifico, non mi riferivo al merito specifico. La mia valutazione è ‘andiamo a veder caso per caso'”.

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    Varata nella notte nuova Giunta Solinas-bis, via 3 assessori

    (ANSA) – CAGLIARI, 29 NOV – Tre giorni e qualche ora di
    travagliati colloqui e bilancini. Tanto è servito al presidente
    della Regione Sardegna, Christian Solinas, per arrivare al varo
    della nuova giunta, dopo una verifica annunciata per la prima
    volta nel marzo scorso. Alla fine delle trattative serrate il
    nuovo esecutivo regionale è stato annunciato a tarda notte ed è
    atteso alle 10.30 nell’Aula dl Consiglio regionale per il
    giuramento.   
    Due sono gli assessorati a testa per Lega, Forza Italia e
    Psd’Az, partito del presidente che però tiene in capo a sé anche
    due assessori tecnici. Uno ciascuno per Fratelli d’Italia, Udc,
    Riformatori e Sardegna 20Venti. Fuori tre assessori Mario
    Nieddu, Gabriella Murgia e Quirico Sanna. Quest’ultimo resterà
    però come capo di gabinetto del presidente con delega alle
    gestioni commissariali.   
    I nomi: alla Lega, che perde un assessorato, i Lavori pubblici
    con Pierluigi Saiu e l’Agricoltura dove si sposta Valeria Satta
    che lascia gli Affari generali. Al suo posto entra Andreina
    Farris, già assessora e dg, in quota Solinas. Forza Italia, con
    cui le trattative sono state serrate, conserva il Bilancio con
    Giuseppe Fasolino e il Lavoro con Ada Lai. I Riformatori passano
    dai Lavori pubblici all’Urbanistica ed Enti locali sempre con
    Aldo Salaris. La Sanità è stata affidata a Carlo Doria,
    fedelissimo del presidente, al posto di Mario Nieddu che ieri ha
    salutato tutto lo staff dell’assessorato.   
    All’Ambiente resta Fdi con il sostituto dell’eletto Gianni
    Lampis, Marco Porcu. Per i Trasporti, a sorpresa, Solinas ha
    scelto Antonio Moro, giornalista e presidente del suo partito ma
    di una corrente opposta. Turismo, Cultura e Industria alla fine
    non sono stati sfiorarti dal rimaneggiamento: per il primo resta
    in carica Gianni Chessa (Psd’Az), all’Istruzione rimane Andrea
    Biancareddu (Udc) e l’Industria è ancora guidata da Anita Pili
    (Sardegna 20Venti). Oggi la giunta dovrà essere in Aula, per
    alcuni è il primo giorno di scuola, come anche per Annalisa
    Manca e Gianni Tatti, i due consiglieri che sostituiranno i
    colleghi dimissionari eletti in Parlamento, Dario Giagoni e
    Francesco Mura. (ANSA).   

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    Meloni: 'Il governo durerà a lungo, con la manovra mantenuti gli impegni'

    “Sapevo che sarebbe stato un compito arduo guidare una Nazione come l’Italia in uno dei momenti più complessi della sua storia. Non mi sono mai illusa, anche se rispetto a Draghi posso contare su una maggioranza chiara, un programma comune e un mandato popolare. Perché nel nostro ordinamento una persona sola non può fare la differenza: serve la squadra”. La premier Giorgia Meloni, in un’intervista al direttore del Corriere della Sera si dice convinta che il suo governo “durerà a lungo, anche perché l’Italia ha pagato per troppo tempo l’assenza di stabilità”.
    Meloni definisce la sua una “destra moderna e conservatrice” e “il racconto irreale e disastroso che la sinistra ha fatto in campagna elettorale sull’ipotesi di un governo Meloni è stato ampiamente smentito”, “lo spread è ai minimi rispetto agli ultimi mesi e a livello internazionale c’è grande attenzione nei confronti dell’Italia”.
    Dalla manovra, afferma, “emergono priorità e una visione: crescita economica e attenzione al lavoro, a partire dalla messa in sicurezza del sistema produttivo a fronte del caro energia”.
    “Alcuni – osserva – sono rimasti spiazzati dalle scelte di un governo che, si diceva, avrebbe favorito i ricchi: noi abbiamo scelto invece di sostenere i più fragili e rafforzare la classe media”. A chi l’accusa sul Reddito di Cittadinanza, la premier risponde che “vedere il Pd, che votò contro l’istituzione del reddito, oggi scendere in piazza per difenderlo dimostra la strumentalità di certe posizioni” e “al M5s vorrei chiedere se quando lo hanno istituito lo immaginavano come una sorta di vitalizio da percepire dai 18 anni fino alla pensione. Se la risposta è sì, io non sono d’accordo”.
    Al presidente di Confindustria Bonomi, Meloni ricorda che “più della metà delle risorse che abbiamo messo in campo è destinata alle aziende”. E al segretario della Cgil Landini l’indicizzazione delle pensioni e il taglio del cuneo fiscale.
    La premier esclude che la manovra verrà stravolta: “Possono arrivare certamente norme migliorative, non solo dalla maggioranza ma anche dall’opposizione”.
    Partendo dalla tragedia di Ischia, Meloni sottolinea che “c’è tantissimo lavoro da fare ma serve anche un approccio culturale diverso. Perché ogni euro investito sulla cura del territorio è un euro investito per dare ai nostri figli un’Italia più sicura e protetta”.
    “Non sono io, ma l’agenzia europea Frontex – afferma la premier al direttore del Corriere della Sera sulla questione migranti – a dire che alcune Ong rappresentano un fattore di spinta dei flussi di migranti illegali, con conseguenze sia sugli arrivi che sui morti in mare. Penso che uno Stato serio non possa tollerare questi fenomeni di illegalità”. E aggiunge che “l’approccio di alcune Ong, che svolgono una attività prevalentemente ideologica che ha poco a che fare con le norme del diritto internazionale in tema di salvataggio in mare, trova una naturale convergenza con gli interessi degli scafisti”. La premier fa anche sapere che non ritirerà la querela contro Saviano, dicendosi certa che i magistrati saranno imparziali.

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    Stretta Opzione donna, non sarà più per tutte

    Opzione donna viene prorogata di un anno, ma non sarà più per tutte: anzi, sarà solo per poche lavoratrici. La forte stretta arriva con l’ultima bozza della manovra che restringe la misura a quelle più svantaggiate, con un’innalzamento dell’età a 60 anni, che può essere ridotta in base al numero di figli. E mentre la legge di bilancio è ancora attesa in Parlamento, comincia a delinearsi lo spaccato delle coperture, con le risorse più consistenti in arrivo dal restyling degli extraprofitti, ma anche da risparmi sulle pensioni. E proprio sulle coperture sollevano dubbi le opposizioni, che paventano nuovi tagli e aumenti delle tasse.    L’ultima bozza della manovra, 156 articoli suddivisi in 16 capitoli, molto più ricca delle precedenti (con relazioni illustrativa e tecnica), ma ancora non definitiva, contiene la discussa norma su Opzione donna. Dopo l’iniziale modifica, che legava l’età al numero dei figli e la successiva frenata con l’ipotesi di tornare alla versione originale, ora compare in una versione molto riduttiva rispetto al sistema attuale (pensione anticipata con almeno 35 anni di contributi a a 58 anni per le dipendenti e 59 per le autonome). L’anticipo pensionistico resta ma selezionando le beneficiarie a tre categorie di donne: caregiver, cioè che assistono coniuge o parente con handicap; con invalidità civile superiore o uguale al 74%; licenziate o dipendenti di imprese con aperto un tavolo di crisi. A questo si aggiunge l’innalzamento dell’età d’uscita a 60 anni, che viene legata al numero dei figli: può essere ridotta di un anno per ogni figlio, fino al massimo di due (solo per le licenziate o dipendenti da aziende in crisi la riduzione a 58 anni è a prescindere dai figli). Un doppio paletto che limita così la platea a 2.900 uscite nel 2023 per una spesa di 20,8 milioni (contro i 110 dell’attuale versione).    Arriva con l’ultima bozza anche l’attesa norma sugli extraprofitti: la tassa, che cambia nome in “contributo di solidarietà”, sale al 50% per 7mila aziende, con un incasso stimato di 2,56 miliardi. Confermato poi l’innalzamento della soglia della flat tax da 65.000 euro a 85.000 euro, ma per l’incremento – si precisa – manca ancora l’ok dell’Ue (la richiesta di deroga, presentata il 4 novembre “è attualmente al vaglio delle competenti autorità europee”). Spunta – quanto mai attuale – un Fondo per il contrasto al consumo di suolo, finanziato con 160 milioni in 5 anni. Cambiano poi gli oneri di sistema che pesano sulla bolletta della luce, da cui escono le spese per lo smantellamento del nucleare, in linea con gli obiettivi del Pnrr. Previsto, inoltre, un miliardo per il comparto pubblico da destinare, in attesa del rinnovo del contratto, ad una una tantum per i dipendenti statali nel 2023.    E se da una parte il governo Meloni dismette InvestItalia, la cabina di regia a Palazzo Chigi sugli investimenti pubblici e privati creata dal governo Conte I, dall’altra avvia una mini-spending su intercettazioni e carceri: dal 2023, le spese di giustizia per le intercettazioni e comunicazioni sono ridotte di 1,57 milioni l’anno. Tagli contro cui si scaglia la senatrice Ilaria Cucchi (Verdi-Sinistra) che ricorda le cronache quotidiane dei suicidi nelle carceri.    Dai dettagli sulle coperture emergono inoltre cospicui risparmi dai tagli sulle rivalutazioni delle pensioni. Il meccanismo per ‘fasce’ garantirà nel 2023 2,1 miliardi di risparmi al netto degli effetti fiscali. Un taglio molto ampio, rispetto a quella che è in realtà la spesa (poco meno di un miliardo) per le misure previdenziali previste in manovra: tra incremento delle pensioni minime (210 milioni), Quota 103 (571 milioni), proroga dell’Ape social (134 milioni), ‘bonus Maroni’ (13,8 milioni) e Opzione donne. Sulle coperture restano comunque ancora dei dubbi. “Leggendo il testo definitivo della legge di bilancio temo avremo delle brutte sorprese sulle coperture, che attualmente sono ancora un grande punto di domanda”, osserva Ettore Rosato di Iv, evidenziando il rischio di “nuovi tagli in alcuni settori sensibili ed ulteriori aumenti delle tasse”.   

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    Emendamento maggioranza proroga a 2023 invio armi in Ucraina

    Un emendamento al decreto sulla partecipazione alle missioni Nato e sulle misure per il servizio sanitario in Calabria, ora all’esame del Senato, prevede la “proroga fino al 31 dicembre 2023” dell’invio di armi e “mezzi militari” in Ucraina. A presentarlo sono stati i relatori di maggioranza al provvedimento Roberto Menia di FdI e Clotilde Minasi della Lega. L’Alleanza Verdi-Sinistra insorge: “Un colpo di mano”.

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    Dl Rave, FI: è reato se ci sono 'musica' e 'spaccio'

    Si configura il reato di ‘Rave-Party’ solo se si tratta di una manifestazione con musica e spaccio, alla quale partecipano più di 100 persone (non 50). Queste alcune delle modifiche suggerite da FI nei 14 emendamenti presentati al decreto anti-Rave, ora all’esame della Commissione Giustizia del Senato.
    In caso di sentenza di assoluzione il Pubblico ministero non potrà più presentare ricorso. E’ quanto prevede un emendamento presentato da Forza Italia al decreto che contiene la norma ‘anti-Rave’. La proposta di modifica porta la firma del capogruppo in Commissione Pier Antonio Zanettin. 
    Tra le altre proposte, firmate da Zanettin, ci sono quella di destinare il 50% delle sanzioni ai Comuni per il ripristino del territorio e l’esclusione del reato dal codice antimafia. “Vogliamo evitare che rientrino nella norma anche scuole occupate o manifestazioni sindacali”, spiega Zanettin. 
    Uno dei 14 emendamenti presentati da Forza Italia al decreto contro i ‘Rave Party’ prevede sostanzialmente il depotenziamento della legge cosiddetta ‘Spazzacorrotti’ introdotta dal Governo Conte nel 2019. Con la proposta di modifica che porta la firma del capogruppo in Commissione Giustizia del Senato, Pierantonio Zanettin, si punta, infatti, a escludere i reati contro la P.A. dall’elenco di quelli per i quali si vieta la concessione dei benefici, a meno che il condannato non collabori con la giustizia.