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    Calenda: 'Non entro in maggioranza'

     E’ scontro aperto nel centrosinistra, tra Enrico Letta da una parte e Carlo Calenda dall’altra. Dopo il faccia a faccia tra il leader del Terzo Polo e la premier Giorgia Meloni sulla manovra, con le proposte del primo al vaglio di Palazzo Chigi, Letta parte all’attacco: “Si sono già proposti per sostituire Forza Italia, loro che sono stati votati per stare all’opposizione e che invece sono già pronti a passare in maggioranza”. La replica di Calenda, nel rimarcare che la sua forza politica non sosterrà questo esecutivo, è durissima: quelle del segretario del Pd sono “fesserie di un uomo che non è più neanche capace di elaborare una strategia politica. L’opposizione, come si richiede in un grande paese europeo, si fa proponendo e non solo inseguendo i 5s e urlando no a tutto”. Le scintille tra i due fanno seguito ad un diverso approccio alla manovra maturato da giorni. Il Pd, in polemica contro un documento definito “iniquo”, “un inno all’evasione fiscale”, ha annunciato prontamente la piazza per il 17 di dicembre. Il Terzo Polo, invece, ha prima presentato la sua contromanovra e poi ottenuto un incontro con Meloni.
    “Prima di prendere appuntamento con Meloni – racconta Calenda -, ho detto al Pd ‘vogliamo cercare di andare insieme con una proposta comune’?. Letta non ha neanche risposto”. Il leader dem guarda avanti, al futuro dell’esecutivo e alla rifondazione del suo partito come “sinistra più forte e radicata”: “Questo – sostiene – è un Governo che naviga a vista e che già sta lavorando per sostituire i suoi alleati, basti vedere l’incontro tra Giorgia Meloni e il Terzo Polo. Noi stiamo progettando un Partito Democratico europeista che sia in grado di fare opposizione dopo otto anni al governo”. Tra le misure proposte da Azione-Iv maggiormente gradite a Palazzo Chigi ci sarebbe Industria 4.0 – che nell’ottica di Calenda si potrebbe finanziare con il Pnrr – e il pacchetto famiglia. Secondo il terzo polo un pezzo rilevante di Industria 4.0 si dovrebbe inserire nel capitolo della transizione ecologica e digitale del piano di ripresa e resilienza. “E’ l’unico vero spazio di manovra sul Pnrr, in quanto non si tratta di una rinegoziazione delle misure o del cambio di un progetto, bensì della finalizzazione di una voce”, spiega un esponente del terzo polo. Se il suggerimento sarà accolto da Meloni – preoccupata di perdere i fondi del piano se non spesi – è, però, ancora tutto da vedere. Comunque vada, la posizione di Calenda sta creando qualche malumore nella maggioranza. In primis dentro Forza Italia, dove i sospetti che il Terzo polo possa trasformarsi in una stampella per l’esecutivo in chiave anti-azzurri sono vivissimi. E le sferzate del leader di Azione non fanno che rinfocolare i mal di pancia: “Ci sono amministratori di Fi che stanno arrivando – annuncia da Bruno Vespa -…Se sono validi li prendiamo”. “E’ un provocatore nato, ma da parte nostra incassa solo quel che merita: indifferenza”, afferma l’azzurro Giorgio Mulè. Intanto, al Nazareno proseguono le consultazioni parallele sul documento di bilancio. Letta, dopo aver incontrato le associazioni del commercio e del terzo settore, vede il numero uno di Confindustria e i segretari di Cgil, Cisl e Uil. Gli ‘scontenti’ della finanziaria, pronti al confronto ma anche a scendere in piazza se non avranno risposte soddisfacenti dal governo, trovano nel segretario dem un interlocutore attentissimo: “Abbiamo fatto una concertazione per affinare la nostra controproposta – afferma – più che una legge di bilancio per il 2023 è sostanzialmente un decreto aiuti quinquies”. Secondo Maurizio Landini “c’è bisogno di non stare fermi, di scendere anche in piazza e di chiedere a tutto il Parlamento di cambiare una manovra sbagliata”. Ma tra i confederali non tutti sono sulla stessa linea: se Cgil e Uil pensano a mobilitazioni e scioperi territoriali (tra 12 e 16 dicembre), la Cisl punta tutto sul confronto per migliorare la manovra.

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    Il Cdm vara il decreto Ischia, arrivano altri 10 milioni

    Il Cdm vara il decreto Ischia, arrivano altri 10 milioniA poco meno di una settimana dalla tragedia che ha colpito Ischia, il consiglio dei ministri vara un nuovo decreto con il quale stanzia ulteriori misure – che vanno ad aggiungersi ai 2 miliardi messi in campo subito dopo l’alluvione – per far fronte all’emergenza che ha messo in ginocchio l’isola. Palazzo Chigi stanzia ulteriori 10 milioni e blocca per i cittadini di Casamicciola e Lacco Ameno i versamenti tributari, le cartelle esattoriali e i contributi e termini per gli adempimenti fino a giugno 2023. Sospesi fino alla fine dell’anno anche i termini processuali, rinviate a dopo il 31 dicembre le udienze dei procedimenti civili e penali pendenti. Posticipato alla fine del prossimo anno, infine, il termine per lo smantellamento dei tribunali distaccati. Ad oggi sull’isola si contano oltre un migliaio di edifici interessati dalle frane, con una cinquantina di stabili inagibili e altrettanti a rischio. Una situazione al limite che è stata analizzata questa mattina dallo stesso ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, nella sua informativa urgente al Parlamento. Nel suo intervento, l’ex governatore siciliano non ha potuto fare a meno di toccare anche la questione dell’abusivismo edilizio, “un tema – ha detto – che non può più essere eluso”. E proprio su questo il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, è tornato ad accusare il Movimento 5 Stelle per aver introdotto un presunto condono nel decreto Genova del 2018. “Era una legge che rimetteva in piedi una città in ginocchio”, la replica dell’allora ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, che – sul blog di Grillo – definisce “fantomatico” il condono inserito nel provvedimento. Polemiche a parte, a tenere banco in questi giorni è l’impegno del governo per arginare l’emergenza ad Ischia. Oltre al provvedimento firmato stasera, Palazzo Chigi ha istituito una cabina di regia interministeriale – che fa capo proprio a Musumeci – e ha indicato anche un nuovo commissario per l’emergenza, Giovanni Legnini, che ricopre già lo stesso incarico per il terremoto che ha colpito Ischia nel 2017. Davanti alle Camere, il ministro Musumeci ha tracciato un bilancio di quanto accaduto, snocciolando i numeri della tragedia, dagli edifici interessati alle trecento persone sfollate. Ma ha parlato anche del tema che più di ogni altro è al centro del suo programma da ministro, quello della prevenzione. “Lo strumento di previsione che dice quale è il territorio più vulnerabile e quale rischio potrebbe determinarsi si chiama piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico – le sue parole -. E’ stato avviato nel 2016 presso il ministero dell’Ambiente ma da allora la commissione per l’autorizzazione non ha dato il proprio parere definitivo. Il paradosso è che quando il piano sarà varato di fatto sarà già superato”. Il ministro ha chiesto una “semplificazione normativa”, ma anche una “sede centrale unica di conoscenza per il coordinamento e il monitoraggio degli interventi”. Sul tema dell’abusivismo, dietro al quale – come ha ricordato lo stesso Musumeci – si nasconde spesso la criminalità organizzata, l’idea del governo sarebbe quella di affidare ai prefetti, o al genio militare, l’abbattimento dei manufatti abusivi, ‘sollevando’ così i sindaci da tale responsabilità. A chiedere un “totale cambio di marcia” è l’Alleanza Verdi-Sinistra che ha chiesto una “assunzione di responsabilità” della politica per scelte “di saccheggio del territorio” in un “Paese come il nostro che poggia su piedi di argilla”.Ok sulle armi a Kiev anche nel 2023, verso il sesto invio Mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari saranno forniti all’Ucraina, per combattere l’invasione russa, anche in tutto il 2023. Dopo il via libera della Camera, il Consiglio dei ministri ha approvato il cosiddetto decreto Nato, per prorogare “fino al 31 dicembre 2023” e “previo atto di indirizzo delle Camere”, il provvedimento già introdotto dopo l’inizio della guerra dal governo Draghi (e che era in scadenza a fine 2022). Dunque, sugli invii, la linea è di continuità rispetto a quanto disposto dal precedente Esecutivo. Proprio tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo potrebbe arrivare sul tavolo del governo il sesto decreto aiuti all’Ucraina: stavolta la necessità manifestata da Kiev, con l’arrivo dell’inverno e l’intensificazione dei bombardamenti ai punti strategici, è quella di avvalersi di sistemi missilistici di difesa aerea per proteggere le infrastrutture del paese dagli attacchi russi che arrivano dal cielo. Per questo l’ipotesi più accreditata è quella dei sistemi ‘Aspide’, che in queste ore prevale sulla possibilità di fornire il sistema ‘Samp/T,’ molto più avanzato ma anche più raro e per questo difficile da reperire. Comincia quindi a prendere forma il sesto pacchetto di aiuti, che sarà contenuto in un nuovo decreto comunque non ancora sul tavolo. Il provvedimento, come ha più volte ribadito il ministro della Difesa, Guido Crosetto, passerebbe in ogni caso per il Parlamento. Mosca intanto stigmatizza, attraverso il ministro degli Esteri russo, l’addestramento di soldati ucraini da parte dell’Alleanza atlantica, che secondo Lavrov avverrebbe nel “Regno Unito, Germania, Italia e altri Paesi della Nato”. La Difesa italiana ha però smentito precisando di “non aver compiuto alcun addestramento in Italia” in favore dei militari ucraini sul territorio nazionale e di aver inviato ad oggi “solo quattro membri delle Forze armate in Germania nell’ambito del gruppo europeo addestramento, che, in questo momento, stanno pianificando i possibili cicli addestrativi da svolgersi in futuro”. Solo due settimane fa infatti il Consiglio Ue aveva lanciato la missione di assistenza militare dell’Unione, ‘Eumam’, per sostenere e fornire addestramento a un massimo di 15mila membri delle forze armate ucraine.Aldilà della propaganda russa, ciò che però invece riguarda nel concreto il nostro Paese sono le ipotesi sull’invio di armi.Con la fornitura dello Skyguard-Aspide, l’Italia garantirebbe un’arma dall’elevata mobilità tattica, anche se di vecchia generazione: si tratta di un sistema missilistico terra-aria a corta portata contro la minaccia aerea condotta alle basse e bassissime quote. I missili sono depositati negli hangar di Rivolto (Udine), dove a questo punto potrebbero essere aggiornati i propulsori per renderli utilizzabili. Potrebbe invece essere soltanto rinviata la fornitura a Kiev del sistema ‘Samp/T’, un’ipotesi che era stata presa in considerazione e che, almeno per ora, sembra allontanarsi a causa di problemi tecnici nel comune programma di difesa missilistica portato avanti assieme alla Francia. Il ‘Samp/T’ è un sistema missilistico a media portata adatto ad operare in condizioni in cui ci sono ridotti tempi di reazione contro la minaccia aerea, ha elevata mobilità e possibilità di adeguare il dispositivo ai tempi dell’eventuale manovra. L’attuale versione ha capacità di avanguardia nel contrasto delle minacce aeree e dei missili balistici tattici a corto raggio. Le nostre forze armate – a quanto emerge dalle fonti pubbliche ufficiali dell’Esercito – ne hanno in dotazione cinque batterie presso il quarto reggimento artiglieria controaerei in Mantova che, dall’entrata in servizio del sistema nel 2013, sono state impiegate in molteplici attività operative ed addestrative. Fra il 2015 ed il 2016 un’unità Samp/T è stata anche schierata a Roma per la sorveglianza dei cieli della Capitale in occasione del Giubileo straordinario.L’Italia dà il suo supporto all’Ucraina non solo con le armi.Gli aiuti alla resistenza arriverebbero – secondo quanto riportato dal Corriere della Sera – anche da un bunker vicino a Roma, dove con un sistema satellitare si individuano le aree di conflitto delle minacce russe. L’affondo sull’aiuto militare a Kiev arriva però in queste ore dal ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, che annovera anche l’Italia tra i Paesi in cui avviene l’addestramento militare degli ucraini, accusando Nato e Usa di partecipare direttamente al conflitto. Per Lavrov, le esercitazioni vengono effettuate sul territorio di “Regno Unito, Germania, Italia e altri Paesi della Nato. Oltre all’addestramento sul loro territorio centinaia di istruttori occidentali lavorano direttamente sul terreno, mostrando agli ucraini come sparare con le armi fornite”. Ma le esercitazioni avverrebbero invece nelle zone Nato in Europa, nei territori di confine con l’Ucraina.Il Governo salva la raffineria Lukoil, ‘strategica’Amministrazione fiduciaria temporanea al fine di assicurare la continuità produttiva e la sicurezza degli approvvigionamenti. E’ questa la soluzione uscita dal Consiglio dei ministri per salvare la raffineria siciliana Isab-Lukoil di Priolo, ritenuta strategica e indispensabile per garantire all’Italia le forniture necessarie. La strategia per mettere in sicurezza il complesso di Priolo e scongiurarne la chiusura è stata messa definitivamente a punto nelle ultime ore ed è confluita nel decreto “Misure urgenti a tutela dell’interesse nazionale nei settori produttivi strategici”, approvato dal governo. E, secondo quanto si apprende, con la richiesta di amministrazione temporanea arriverà anche la nomina di un commissario che potrà essere incaricato per 12 mesi, prorogabili per altri 12. Ad esprimere soddisfazione è la premier Giorgia Meloni. “Una norma – si legge in una nota di Palazzo Chigi – con la quale il Governo interviene, tra l’altro, per garantire la continuità del lavoro nella raffineria che impiega con l’indotto circa 10mila persone”. “Scopo dell’intervento d’urgenza – si aggiunge – è tutelare al tempo stesso un nodo energetico strategico nazionale e i livelli occupazionali così significativi per la Sicilia e l’intera Nazione”. Tra le altre ipotesi circolate nei giorni scorsi c’era anche una possibile deroga temporanea sulle sanzioni al petrolio russo come hanno già ottenuto Bulgaria e Croazia. Intanto il Financial Times rilancia le voci sul fondo Usa di investitori privati Crossbridge Energy Partners che avrebbe da tempoha messo gli occhi sulla raffineria. La soluzione dell”amministrazione fiduciaria sotto l’egida dello Stato arriva sulla scia di quanto fatto dalla Germania lo scorso settembre per salvare la raffineria di Schwedt nell’Est della Germania e le altre filiali tedesche del colosso russo Rosfnet. Il governo federale ha così assunto il controllo delle attività del gruppo petrolifero. Durante l’amministrazione fiduciaria il ciclo produttivo dovrebbe essere assestato per raffinare altri tipi di greggio. Priolo, infatti, è stato concepito per raffinare essenzialmente il petrolio russo. Per dare un’idea di cosa sia per l’Italia il blocco di Priolo, basta fare i paragoni con Berlino. Le filiali tedesche della Rosfnet producono il 12% dei prodotti derivati dal petrolio usati in Germania. La raffineria siciliana, da sola, produce il 22% dei prodotti derivati dalla raffinazione (carburanti, gasolio, benzina) usati in Italia ma, secondo le stime di Confindustria, la percentuale sarebbe del 30%. Senza parlare dei 3.000 posti di lavoro diretti, e indiretti e di tutta l’economia dell’indotto che rappresenta il 53% del Pil della provincia di Siracusa. La proposta di mettere Isab-Lukoil sotto un’amministrazione fiduciaria era già sul tavolo del governo Draghi a settembre, portata avanti dal senatore siciliano del Pd Antonio Nicita. Col nuovo governo il senatore ha presentato un emendamento al Dl Aiuti ter e ne ha fatto parte con il ministro delle Imprese Adolfo Urso. “Con la gestione fiduciaria – spiega Nicita – possono ora essere firmati contratti di approvvigionamento di petrolio non russo, validare gli stessi con il sistema sanzionatorio statunitense, far ripartire le linee di credito, permettere cambi proprietari, applicando la normativa sul Golden Power per garanzie occupazionali e di investimento”.

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    Casamicciola: bozza dl, 10 milioni e versamenti sospesi

    E’ cominciato a Palazzo Chigi il Consiglio dei ministri. All’ordine del giorno, fra l’altro, il decreto legge per la proroga dell’autorizzazione all’invio di aiuti militari all’Ucraina, il decreto legge Ischia con aiuti alle aree colpite dalla frana, e un decreto legge che dovrebbe, tra l’altro, consentire di intervenire per salvaguardare la raffineria siciliana Isab-Lukoil. La riunione è iniziata circa un’ora dopo l’orario previsto, al termine dell’incontro fra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e il presidente della Repubblica Islamica di Mauritania, Mohamed Ould Cheikh El Ghazouani.
    CASAMICCIOLA: BOZZA DL, 10 MILIONI E VERSAMENTI SOSPESIAltri 10 milioni per gli interventi di Protezione civile nelle aree colpite dalla frana a Ischia e stop ai versamenti tributari, delle cartelle esattoriali, dei contributi e dei termini per gli adempimenti fino a giugno 2023. Sono alcuni degli interventi per Casamicciola e Lacco Ameno contenute nella bozza del decreto legge che sarà esaminato in serata dal Consiglio dei ministri. Sospesi fino alla fine dell’anno anche i termini processuali, sospese le udienze dei procedimenti civili e penali pendenti e rinviate a dopo il 31 dicembre 2022. Posticipato alla fine del 2023 il termine per lo smantellamento dei tribunali distaccati.  I versamenti sospesi saranno effettuati, senza sanzioni e interessi, in unica soluzione entro il 16 settembre 2023, o fino a sessanta rate mensili a partire da quella data. Come si legge nella bozza, sono rinviate d’ufficio a data successiva al 31 dicembre 2022 le udienze civili e penali pendenti presso la sezione distaccata di Ischia del tribunale di Napoli e presso l’ufficio del giudice di pace di Ischia, nonché – su istanza di parte – quelle in tutti gli altri uffici giudiziari in cui almeno una delle parti o i suoi avvocati (se la nomina è anteriore al 26 novembre) abbiano residenza o sede nei comuni di Casamicciola Terme o Lacco Ameno. Fino a fine anno, inoltre, sono sospesi i termini per gli atti. Queste disposizioni non si applicano per una serie di cause, fra cui quelle su diritti dei minori, assegno di mantenimento, Tso, protezione contro gli abusi familiari e convalida di espulsione. Per la proroga di un anno, fino al 31 dicembre 2023, della sezione distaccata di Ischia del tribunale di Napoli, sono stanziati 54mila euro.

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    Vaticano, le chat della Chaouqui scuotono il processo sui fondi

    Il Tribunale vaticano ha respinto la richiesta di sospendere e rinviare a data da destinarsi il processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, presentata da alcune difese alla luce delle chat e dei messaggi depositati ieri dal promotore di giustizia Alessandro Diddi, in parte da corrispondenze intercorse tra Francesca Immacolata Chaouqui e Genoveffa Ciferri, amica del testimone mons. Alberto Perlasca. Sulla base dei nuovi documenti, Diddi ha aperto un nuovo fascicolo d’indagine. La Chaouqui e la Ciferri saranno sentite in un’udienza all’inizio del 2023 e, se necessario, sottoposte a confronto.    A chiedere di rinviare il dibattimento a data da destinarsi, oggi nella 40/a udienza, è stato l’avv. Cataldo Intrieri, difensore di Fabrizio Tirabassi, “onde consentire gli accertamenti sui fatti illustrati dal Pg Diddi”. Intrieri ha chiesto anche di rinviare gli atti alla Procura della Repubblica di Roma, per possibili “fatti criminosi” commessi sul territorio italiano. Sulla base di quanto portato ieri a conoscenza da Diddi, il legale ha chiesto: “si tratta di depistaggio? Frode? Minacce? Qualche incidenza sui fatti oggetto di questo processo c’è. Esprimo a Diddi, da avvocato, la mia solidarietà per i sospetti e le insinuazioni”. Solidarietà a cui si sono associate tutte le difese e anche il Tribunale. Durante l’udienza è stata letta parte di un lungo messaggio inviato il 26 novembre da Genoveffa Ciferri a Diddi, nel quale, a proposito degli scambi da lei intrattenuti con Francesca Chaouqui, dice al promotore di giustizia che “millantava una stretta collaborazione con Lei riguardo alle indagini, col promotore Milano, con la Gendarmeria e il Santo Padre stesso, i riscontri che forniva e le informazioni su di Lei e gli altri, erano così puntuali e dettagliate che non facevo fatica a crederle”.    E ancora: ” mi informava in tempo reale perfino dei Suoi spostamenti e di tutto ciò che diceva, riguardo le indagini in corso, e anche dei movimenti dello stesso Pontefice”. Il legale, alle cui richieste si sono associate altre difese, ha osservato che affermazioni come queste e altre “meritino accertamenti profondi, sono motivo di turbamento. Occorre un chiarimento, prima di procedere oltre”. Altre difese hanno invece chiesto che si tolgano gli omissis dalle chat e che gli accertamenti, necessari, avvengano a procedimento in corso. Il Pg Diddi, oltre a ringraziare per la solidarietà, ha spiegato invece che “altri accertamenti non servirebbero”, che la prima necessità era di riscontrare da dove proveniva il “memoriale” di mons. Perlasca del 31 agosto 2020 e che il ‘suggeritore’ di certi temi era appunto la Chaouqui tramite la Ciferri, che diceva a Perlasca che le indicazioni venivano invece da un “anziano magistrato”.    Ciò è stato riscontrato, ha proseguito Diddi, e anche l’ipotesi di falsa testimonianza per Perlasca ricade nella non punibilità avendo lui chiarito la precedente versione. Diddi ha inoltre aggiunto di non essere stato lui a suggerire i temi alla Chaouqui. “Sentiamola in dibattimento – ha proposto -. Le due donne occorre sentirle insieme, per evitare reciproci condizionamenti. Occorre trovare una data, e su ciò che non è convergente si faccia un confronto. Ma in dibattimento”.    Con un’ordinanza dopo un’ora e 20 di camera di consiglio, il presidente Giuseppe Pignatone ha respinto le richieste di sospensione e rinvio del processo, annunciando poi che l’interrogatorio di Ciferri, inizialmente previsto per domani, slitta al nuovo anno e avverrà insieme alla Chaouqui.    Sui contenuti delle chat è stato sentito oggi mons. Perlasca, che ha tra l’altro riferito di aver ricevuto una quindicina di pesanti messaggi, alcuni “minatori”, dalla Chaouqui, da lui definiti “farneticanti”, alcuni letti in aula, dei quali informò il cardinale Angelo Becciu, che gli consigliò: “ormai è fuori da tutti i giri, anche dalla stampa, per cui è innocua. Lascia perdere”.    Tra i testimoni d’accusa, è stato ascoltato oggi in aula il vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, a proposito dell’ipotesi di “subornazione di testimone” da parte del card.    Angelo Becciu nei confronti di Perlasca. Cantoni, rispondendo alle domande del pg Diddi e del presidente Pignatone, ha riferito che Becciu gli chiese di parlare con Perlasca per dirgli che lui “lo avrebbe perdonato, a patto che ritrattasse le sue dichiarazioni, altrimenti lo avrebbe denunciato”.

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    Giorgetti: 'Manovra coraggiosa, prende da previdenza, dà a figli'

    Sulla manovra abbiamo avuto un “approccio di prudenza”, che guarda sia all’emergenza energetica che al debito alto, ma è anche una “manovra coraggiosissima, che in passato nessuno ha fatto”, perché “ha preso risorse dalla previdenza e le ha messe sulla famiglia, sui figli, perché senza figli non ci sarà riforma delle pensioni che sia sostenibile”: lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti all’evento ‘MoltoEconomia, la recessione che verrà’, organizzato dal Messaggero.
    Il Governo ha utilizzato “quel minimo di scostamento” previsto dalle regole di bilancio “per destinare tutte le risorse a famiglie e imprese – ha aggiunto Giorgetti -, e lo abbiamo fatto in modo più mirato rispetto a quello che ha fatto il Governo Draghi, cioè a favore delle famiglie più bisognose. Abbiamo fatto scelte coraggiose come togliere lo sconto su benzina e gasolio”.
    “Abbiamo svolto due giorni di incontri con le parti sociali, abbiamo fatto una concertazione che riteniamo molto importante, per affinare la nostra controproposta rispetto alla legge Bilancio, per ascoltare e coordinarci rispetto al lavoro parlamentare. Usciamo confermando il giudizio negativo: una manovra senza visione, più che una legge di Bilancio per il 2023 è sostanzialmente un decreto aiuti quinquies”. Così il segretario del Pd Enrico Letta, al termine degli incontri, parlando di una manovra “totalmente inadeguata” e anche “iniqua” e confermando la manifestazione del 17 dicembre a Roma.
    “C’è bisogno di non stare fermi, di scendere anche in piazza e di chiedere a tutto il Parlamento di cambiare una manovra sbagliata. Abbiamo proposto a Cisl e Uil di mettere in campo iniziative di mobilitazione. Siamo d’accordo con la proposta Uil che in questa fase possano essere sul territorio e regionali, si sta discutendo in queste ore regione per regione. Per quello che ci riguarda non è escluso che siano proclamati nei territori e nelle regioni anche iniziative di mobilitazione e di sciopero”, che potrebbero collocarsi nella settimana tra il 12 e 16 dicembre. Così il leader della Cgil, Maurizio Landini, dopo l’incontro al Pd.

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    Addio a Gerardo Bianco, gentiluomo della politica

    Gerardo Bianco, esponente storico della Democrazia cristiana, è morto stamani a Roma. Era nato a Guardia Lombardi, in provincia di Avellino, il 12 settembre 1931. Si laureò in lettere classiche dell’Università degli Studi di Parma, diventando poi docente universitario di storia della lingua latina e letteratura latina presso la facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Parma. In gioventù è stato attivo nella Federazione universitaria cattolica, la Fuci. Deputato dal 1968 al 2008 in 9 legislature, 7 delle quali dal 1968 al 1994 con la Democrazia Cristiana . Inizialmente vicino alla corrente della DC “Base”, composta prevalentemente da avellinesi e guidata da Fiorentino Sullo prima e Ciriaco De Mita dopo, se ne allontana nel 1978 per avvicinarsi a quella guidata da Carlo Donat-Cattin prima e Franco Marini dopo. Capogruppo a Montecitorio della DC nel corso della VIII legislatura, dal 1979 al 1983. Vicepresidente della Camera dal 1987 fino al 1990, quando divenne Ministro della pubblica istruzione (fino a marzo ’91) nel sesto governo Andreotti. Dal 1992 al 1994 ha presieduto nuovamente il gruppo della DC alla Camera.
    Personaggio di indiscussa moralità, è sempre stato considerato nell’ambiente parlamentare un uomo di cultura prestato alla politica. Nel 1994, in seguito alla fine della DC, e sostanzialmente di quella che è stata definita la prima repubblica, a seguito l’inchiesta di Mani pulite, aderisce al nuovo Partito Popolare (PPI) di Mino Martinazzoli e viene eletto Europarlamentare a Strasburgo. Nel 1995 si schiera contro la virata a destra di Rocco Buttiglione, divenuto nel frattempo segretario. Così Bianco raccoglie intorno a sé una parte del centro e tutta la sinistra del partito, ottenendo la bocciatura della decisione del segretario dall’assemblea nazionale. La frattura tra le due anime del partito, guidate da Buttiglione e Bianco, non si ricompose più, tanto che alle elezioni regionali esse parteciparono separatamente: l’ala del partito fedele alla linea conservatrice sociale d presentò le liste comuni con Forza Italia e CCD in tutte le 15 regioni chiamate al voto, con la denominazione di “Forza Italia – il Polo Popolare”, mentre quella cristiano sociale guidata da Bianco si presentò con proprie liste (in Toscana e nel Lazio assieme al Patto dei Democratici) alleate col centro-sinistra (tranne nelle Marche e in Campania dove sostenne propri candidati alla presidenza della Il 24 giugno 1995, a seguito di mesi e mesi di vertenze giudiziarie, venne finalmente raggiunta un’intesa tra le due componenti che facevano capo a Buttiglione e Bianco nel PPI: si sarebbero separati, dove quella di Bianco conserva il nome del partito (Partito Popolare Italiano) mentre quella di Buttiglione mantenne il simbolo storico (lo scudo crociato), con il quale a luglio diede vita ai Cristiani Democratici Uniti.
    Bianco ha guidato il partito per tre anni, contribuendo in maniera determinante alla nascita dell’Ulivo e all’arrivo del cattolico Romano Prodi a Palazzo Chigi. Dopo quelle elezioni politiche del 1996, a gennaio del ’97 lascia la segreteria del PPI e viene nominato presidente del partito, carica che ha ricoperto fino al 2 ottobre 1999. Alle elezioni politiche del 2001 si ricandida alla Camera, e viene rieletto deputato nella circoscrizione Campania 1. È stato direttore del quotidiano Il Popolo, organo ufficiale della Democrazia Cristiana prima e del Partito Popolare Italiano poi. Nel 2002 è uno dei principali rappresentanti della corrente contraria alla continuazione dell’attività politica all’interno de La Margherita di Francesco Rutelli. A novembre 2004 fonda, insieme ai parlamentari Alberto Monticone e Lino Duilio, il movimento Italia Popolare – Movimento per l’Europa, che, pur non essendo un partito, si propone di ridare una autonoma presenza organizzata ai cattolici democratici in Italia per non disperdere e mantenere viva l’anima ideologica che fu del PPI. Alle elezioni politiche del 2006 viene rieletto alla Camera nelle liste dell’Ulivo (La Margherita con i Democratici di Sinistra di Piero Fassino), per poi comunicare alle camere (il 15 febbraio 2008) di non aderire al PD e di passare al gruppo misto. Successivamente, con il suo movimento Italia Popolare, e insieme a Savino Pezzotta e Bruno Tabacci, dà vita al progetto centrista della Rosa per l’Italia, partito svincolato dai poli e di ispirazione cattolica. Da sempre grande studioso, latinista, considerato grande meridionalista, è stato anche condirettore della Enciclopedia oraziana presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana.
    “Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha appreso con stato d’animo di tristezza la notizia della scomparsa di Gerardo Bianco, leale servitore delle istituzioni, politico appassionato, ricco di cultura e umanità”. Così un comunicato del Quirinale.

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    Informativa Musumeci in Parlamento su frana a Casamicciola

    (ANSA) – ROMA, 01 DIC – Informativa del ministro del Sud
    Nello Musumeci in Parlamento sulla frana a Casamicciola, ad
    Ischia. Le parole di Musumeci sono state accolte dall’aula di
    palazzo Madama con un lungo applauso. Nel corso del dibattito le
    forze politiche hanno chiesto “più fondi” a favore della
    prevenzione e unità d’intenti per la salvaguardia del
    territorio. (ANSA).   

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    Meloni all'Agci, presidio contro l'uso distorto delle coop

    (ANSA) – ROMA, 01 DIC – “La cooperazione e la mutualità
    possono fare la differenza, realizzando quel tessuto comune
    capace di innervare e rinsaldare le nostre comunità. Così come è
    fondamentale il presidio di legalità, di vigilanza e di
    controllo esercitato da realtà come la vostra per contrastare un
    utilizzo distorto della forma cooperativa”. Lo afferma la
    presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un messaggio in
    occasione del sessantesimo anniversario dell’Agci,
    l’Associazione generale delle cooperative italiane.   
    La premier sottolinea che “le cooperative sono state, molto
    spesso, la chiave per rispondere a bisogni nuovi e per aiutare
    le nostre comunità locali a condividere opportunità e servizi” e
    “sono state capaci di superare la dicotomia ‘pubblico-privato’ e
    di incidere significativamente sul nostro welfare e sul nostro
    tessuto economico e produttivo”.   
    “Il movimento cooperativo – aggiunge Meloni – è un alleato
    importante delle Istituzioni ed è esattamente in questa
    direzione che il Governo intende muoversi. Penso, ad esempio,
    alla riforma delle politiche attive che questo Esecutivo sta
    portando avanti: la cooperazione può essere un alleato
    importante nel definire servizi e strumenti in grado di
    sostenere l’occupabilità e l’inserimento lavorativo di nostri
    ancora troppi disoccupati”. (ANSA).