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    Lega: Salvini tiene in Lombardia ma il Comitato Nord lo pressa

    La linea di Matteo Salvini tiene quasi ovunque in Lombardia ma sale il pressing del Comitato Nord, la corrente fondata da Umberto Bossi che professa il ritorno alle origini del partito. Si è concluso un altro week-end di congressi provinciali per il Carroccio, con i militanti che hanno scelto i nuovi segretari di Varese, Como, Lodi, Cremona, Brescia e Pavia.
    La dicotomia tra salviniani e bossiani è ormai sempre più evidente. A Varese, dove il Senatùr fondò la Lega nel 1984, il nuovo segretario eletto è il sindaco di Gallarate Andrea Cassani. Considerato vicino a Salvini, Cassani ha vinto però sul filo del rasoio superando di soli 12 voti Giuseppe Longhin, appoggiato dal Comitato Nord. Il congresso si è tenuto a Busto Arsizio e ha votato anche il governatore lombardo Attilio Fontana mentre non si è visto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
    Una sfida nella sfida, visto che un’eventuale vittoria di un candidato bossiano si sarebbe sommata a quella di due settimane fa in un’altra roccaforte della Lega come Bergamo, quando fu eletto segretario provinciale il sindaco di Telgate, e rappresentante del Comitato Nord, Fabrizio Sala, critico con la linea di Salvini, desideroso di rimettere al centro i militanti e diffidente verso le candidature “calate dell’alto”.
    “La mia intenzione è quella di collaborare e tenere unita la Lega”, assicura a caldo Cassani. Salviniano è anche Simone Bossi, eletto segretario all’unanimità a Cremona dopo un lungo commissariamento affidato a Fabio Grassani. Così come salviniana è pure Laura Santin, moglie del coordinatore lombardo Fabrizio Cecchetti e commissaria uscente riconfermata a Como, dove hanno votato anche il ministro alla Disabilità Alessandra Locatelli, il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni e il presidente del Consiglio regionale lombardo Alessandro Fermi. Claudio Bariselli, invece, unico candidato nel lodigiano, è stato riconfermato quasi all’unanimità con sole tre astensioni.
    A Brescia il dualismo con i “nordisti” si risolve con il trionfo dei bossiani che eleggono come nuova segretaria la sindaca di Torbole Casaglia Roberta Sisti che ha sconfitto l’uscente Alberto Bertagna, fedelissimo del ‘Capitano’ e sostenuto dai parlamentari Stefano Borghesi e Paolo Formentini.
    Passa la linea Salvini invece a Pavia, feudo elettorale di Angelo Ciocca, referente del Comitato Nord che, non a caso, ha scelto proprio il pavese per la prima riunione di ieri alla presenza di Bossi e del sindaco della città Fabrizio Fracassi.
    Jacopo Vignati è stato confermato come segretario dopo averla spuntata sull’assessore al Turismo del Comune di Pavia Roberta Marcone, che godeva della benedizione dei bossiani.
    “Nella Lega sta andando tutto bene”, risponde intanto Salvini a chi chiede un commento sul ritorno in campo del Senatùr. Ma Paolo Grimoldi, scelto da Bossi come coordinatore del Comitato Nord insieme a Ciocca, fa notare parlando con l’ANSA che in Lombardia “c’è una Lega spaccata a metà. Chi vince lo fa per pochissimi voti. C’era bisogno di arrivare a questo?”.
    A buttare acqua sul fuoco ci pensa Cecchetti sottolineando invece “l’altissima percentuale di partecipazione” ai congressi, superiore al 70%. Nessuna spaccatura per il coordinatore regionale, semmai “la conferma di quanto il nostro movimento sia in salute in Lombardia, radicato nelle comunità, vivace e attivo”. Al termine della giornata di votazioni, Salvini si dice “orgoglioso del coinvolgimento dei militanti” e sui nuovi segretari dice: “sapranno fare squadra”.    

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    Pd: Schlein, parte da noi una storia nuova

    “Parte da noi una storia nuova che possa costruire l’alternativa che merita questo Paese. Il governo Meloni ha già dimostrato il suo volto” criticando anche la manovra, che “è contro i poveri”. “Siamo qua per far partire un percorso collettivo per un contributo alla ricostruzione di un nuovo Pd di cui abbiamo bisogno. Questo processo costituente è un’occasione. Portiamo le nostre proposte. Non siamo qua per fare una partita da resa dei conti identitaria, ma per fare il nuovo Pd, tenere insieme la comunità e salvaguardare il suo pluralismo, le sue diversità, ma senza rinunciare a una identità chiara, comprensibile e coerente. Non è una sfida da leggere nella divisione fra riformismo e radicalità, c’è un campo comune: come cambiare il modello di sviluppo neoliberista che si è rivelato insostenibile”, è uno dei passaggi dell’interventi di Elly Schlein all’incontro “Parte da noi” in corso a Roma dove ha anche sottolineato che  “Siamo qua non per fare una nuova corrente, siamo un’onda non una corrente nuova. Non ci saranno mai gli schleiniani”.
    “La visione del futuro che parte da noi parte da tre sfide cruciali: diseguaglianze, clima e precarietà. Le destre non ne parlano, è come se vivessero in un altro paese” ha aggiunto spiegando che “Il disegno di Calderoli sull’Autonomia differenziata affonda le radici nel progetto leghista di secessione, va rigettato”, ha detto. “Non tutte le leadership femminili sono femministe, non ce ne facciamo niente di una premier donna che non aiuta le altre donne, che non ne difende i diritti. Nella manovra si restringe opzione donna e si differenziano le donne sulla base dei figli”. Lo ha detto Elly Schlein a Roma, durante l’incontro ‘Parte da noi’. “Mi auguro che Meloni voglia ritirare la querela a Saviano, non si possono colpire gli scrittori e le scrittrici”.
    “A Renzi, che dice di averci portato in Parlamento, dico di non dimenticare che per quanto mi riguarda a portami in Parlamento furono 50 mila preferenze. Renzi ha il merito di aver spinto me e tanti altri fuori dal Pd con una gestione arrogante. Ha ridotto il Pd in macerie e poi se n’è andato”. “Io – ha aggiunto – mi rimetto in viaggio, per riascoltare la base, i circoli. La fase costituente non può finire con le primarie, anche dopo servirà il coraggio di cambiare. Serve una cosa nuova, perché quello che siamo stati fino a qua non basta. Non sprechiamo la Costituente, è una sfida, non la vince chi si candida ma una comunità, bisogna valorizzare una nuova classe dirigente, con amministratrici e amministratori”.
    “Se lo facciamo insieme io ci sono, non mi tiro indietro, costruiamo insieme questa candidatura per dimostrare che io posso diventare la segretaria del nuovo Pd. Insieme a voi voglio diventare la segretaria del nuovo Pd”.
    “Un abbraccio e un saluto a Bonaccini” con cui per le Regionali “facemmo una bella campagna, trovando una sintesi sulle differenze, componendo le nostre diversità, ma senza far mancare la compattezza quando è stato necessario governare in mezzo alla pandemia”.
      

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    Elly Schlein, da OccupyPd alla corsa per la leadership

    Dalla protesta di OccupyPd alla corsa per diventarne leader, sfidante nel derby emiliano con Stefano Bonaccini. Ma la parabola politica di Elly Schlein, che questa mattina ha annunciato a Roma la candidatura alla segreteria, è più complessa di così e passa attraverso anni di battaglie e esperienze che l’hanno vista avvicinarsi, allontanarsi e ancora avvicinarsi al partito, componendo via via la figura di giovane donna vocata a rinnovare la sinistra italiana.
    Internazionale la storia della sua famiglia: il nonno materno, Agostino Viviani, era un noto avvocato senese e antifascista, mentre il nonno paterno, Harry Schlein era emigrato negli Stati Uniti da una famiglia di origine ebraica, dell’Europa Orientale. Nata in Svizzera nel 1985, da madre italiana e padre americano, Elly ha scelto Bologna come città per laurearsi in giurisprudenza e vivere. Oltre a Susanna, la diplomatica dell’ambasciata greca vittima nei giorni scorsi di un attentato, ha anche un altro fratello che vive all’estero.
     Volontaria in gioventù nella campagna elettorale di Barack Obama, esperienza che raccontò anche in un blog, nel 2013 Schlein lanciò insieme ad altri OccupyPd, nata per protestare contro i 101 che affossarono l’elezione di Romano Prodi al Quirinale e proponendo 102 (una in più) idee per cambiare il centrosinistra.
    L’anno dopo fu candidata con le liste del Pd alle Europee e, un po’ a sorpresa, venne eletta. Ma poi uscì dal partito, insieme a Pippo Civati e in aperto contrasto con Matteo Renzi, per fondare Possibile, altra esperienza da cui si allontanò.
    Decise poi di non ricandidarsi alle elezioni Europee ed è tornata in campo per le Regionali di gennaio 2020, dando vita a un rassemblement ecologista-progressista, Emilia-Romagna Coraggiosa, con l’obiettivo di raccogliere tutte le forze di sinistra che sostenevano Bonaccini in quel momento fortemente minacciate dal centrodestra. I sondaggi ventilavano una disfatta in uno dei suoi storici fortini e Matteo Salvini era impegnato a battere il territorio quasi ogni giorno per sostenere la candidatura Lucia Borgonzoni. In una di queste occasioni, a San Giovanni in Persiceto, il leader leghista trovò proprio Schlein, con un gruppo di attivisti, ad attenderlo fuori da un comizio e incalzarlo sulle politiche migratorie dell’Unione europea e non solo.
    Bonaccini alla fine vinse e si riconfermò presidente e Emilia-Romagna Coraggiosa contribuì con il 3,8, ma Schlein fu primatista di preferenze con 22mila voti personali, raccolti in tre collegi. A Bologna, da sola, ne prese più dei big del Pd.
    “Non vogliamo fare la sinistra della ztl, perché la sinistra può e deve tornare a parlare a quei territori che si sono sentiti un po’ abbandonati”, commentò.
    Di diritto entrò in giunta e Bonaccini le diede l’incarico di vicepresidente con la delega al Welfare, ruolo che ha rivestito per gli ultimi tre anni, attraversando tutto il periodo Covid, arrivato tra capo e collo appena il nuovo esecutivo regionale si era insediato. E da vicepresidente si è candidata alle Politiche, capolista, ottenendo un seggio alla Camera, pur rimanendo ancora non iscritta al Pd. Dopo un tempo di riflessione, con poche e mirate uscite pubbliche e due settimane dopo la discesa in campo di Stefano Bonaccini, ha annunciato la sua scelta: correrà.   

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    Meloni, dei 55 obiettivi da centrare per il Pnrr, ce ne sono stati lasciati 30

     “E’ un dato incontrovertibile che dei 55 obiettivi (del Pnrr, ndr) da centrare entro fine anno a noi ne sono stati lasciati trenta”. Lo spiega, in un colloquio con il quotidiano La Repubblica la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che aggiunge: “Sono fiduciosa che recupereremo, Raffaele Fitto (ministro per gli Affari europei, ndr) sta portando avanti un ottimo lavoro e bene ha fatto a suonare la sveglia a tutti i centri di spesa. Detto questo, se qualcosa mancasse all’appello non sarebbe colpa nostra. Sarà inevitabile piuttosto nel 2023 cambiare qualcosa per rendere più celere e più fluida la capacità di utilizzo dei fondi”.
    La premier sottolinea che il governo, è pronto al lavorare anche nei giorni di festa per approvare la legge di bilancio, “non ci trascineremo certo fino all’esercizio provvisorio – spiega -. Non era scontato mettere su una manovra complessa come questa in poche settimane, sono orgogliosa del risultato raggiunto, la gran parte delle risorse disponibili saranno destinate ad alleviare i contribuenti italiani alle prese col caro bollette”. Fra i temi del colloquio anche il reddito di cittadinanza, “è una questione di principio: non si può dire ‘se la Meloni ci toglie il reddito ci manda a rubare’, perché tra le due opzioni c’è il lavoro ed è la mia opzione. Cosa diversa sono le persone che abili al lavoro invece non sono e tutte le categorie fragili che continueremo a tutelare”.
     Rispetto al nodo migranti, “l’Europa come andiamo dicendo da tempo, deve farsi carico del problema perché l’Italia non può più accettare che la selezione la facciano gli scafisti – sottolinea -. Bisogna fermare questo mercato. L’Italia non può essere il solo Paese costretto a pagare il costo delle ondate di migrazione dall’Africa”.    

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    Renzi, federazione con Azione ma io non lascio il campo

     “Proporrò di votare un mandato a fare l’accordo di federazione con Azione e Carlo Calenda”. Così Matteo Renzi aprendo l’assemblea nazionale di Italia Viva a Milano. “Vi chiederò di fare una federazione e non un partito da subito e questo porterà Iv a cambiare un po’ fisionomia”, ha aggiunto sottolineando che “avremo bisogno di fare un tesseramento per il 2023 e poi – ha concluso – proporrò, una volta fatta la federazione, di fare modifiche con un impegno: che io non lascio il campo”. 
    A proposito dei rapporti con il governo il leader di IV ha chiesto “Noi la ruota di scorta del governo? Conoscendo la modestia che unisce me, Carlo Calenda e tanti di noi… come fa la gente come noi ad accettare di essere una ruota di scorta?”. “Noi abbiamo l’umile consapevolezza di essere il motore, il volante e l’acceleratore”, ha aggiunto Renzi rivolgendosi poi agli “amici” del Pd: “Siete voi che viaggiate con il freno a mano tirato da mesi”.
    Alla legge di bilancio “continuiamo a votare no” ma se alcune singole proposte “vengono accolte noi siamo entusiasti. Questo, e lo dico ai commentatori, vuol dire fare la stampella? O dare una mano a riscrivere una legge di bilancio scritta male?”.  “Questa legge di bilancio – ha aggiunto – si può sintetizzare con due parole: benzina e sigarette. Ed è subito prima Repubblica. Finita la Repubblica delle banane e la pacchia – ha concluso Renzi parafrasando il premier Giorgia Meloni – adesso la benzina si paga anche di più”. Sulla Sanità Renzi ha aggiunto che “I 37 miliardi di euro del Mes o li prendi ora o non li prendi più. La situazione dei mercati rende conveniente prendere quei denari”.
    “Se domani mattina un rinsavimento complessivo porta Pierfrancesco Majorino ad accettare di fare il vice di Letizia Moratti, a febbraio in Lombardia si vince dopo 30 anni e la Regione cambia colore. Io non credo che con questo appello si fermerà il Pd, ma ci spero fino all’ultimo” detto Renzi all’assemblea nazionale di Italia Viva a Milano.
    “In Lombardia si potrebbe persino vincere – ha aggiunto – ma l’allergia alla vittoria che ha caratterizzato l’azione del Pd alle politiche si è trasmessa per contagio anche al Pd lombardo”. Secondo Renzi “è evidente che Moratti non viene dalla cultura politica di sinistra, ci eravamo arrivati anche noi a questo”. Ma dopo il reintegro dei medici no-vax “ha scelto di dare un segnale e lo sanno anche gli amici del Pd lombardo”. E comunque “lo dico anche al sindaco di Milano Giuseppe Sala di cui apprezzo la capacità amministrativa, un po’ meno la visione politica – ha proseguito – se vogliamo vincere in Lombardia la possibilità di fare un ticket Moratti-Majorino ci farebbe andare in vantaggio”. Ma “se vi fa schifo vincere e vi fa piacere perdere – ha concluso Renzi – allora tenete Majorino e l’importante sarà partecipare”.
    Partito unico con Azione non subito ma nel 2024 “Mi auguro che nel 2024 il partito unico sia la casa definitiva dei nostri progetti politici, europei ed italiani, lo faremo con Italia Viva e con l’obiettivo della Scelta”, acronimo di Salute, Cultura, Europa, Territorio e Avvenire. “E lo faremo soprattutto sapendo che sì, di tempo ne abbiamo un po’ meno, di entusiasmo così così, ma chi è stato oggetto di tutte le aggressioni di cui siamo stati oggetto noi dà del tu alla libertà e ha tanta voglia di futuro”. Così Matteo Renzi durante l’assemblea nazionale di Italia Viva a Milano. “Da qui al 2024 dobbiamo continuare il percorso di federazione con Azione – ha aggiunto – chiederò a Teresa Bellanova e a Ettore Rosato di essere nel comitato della federazione per evitare di fare cose strampalate e sono sicuro che non si faranno”. Secondo Renzi, “fare subito un partito unico ha degli aspetti positivi ma anche degli aspetti negativi”, perché “non prendi subito le potenzialità di questo progetto” con il rischio di lasciar fuori “associazioni, movimenti e anche altri partiti. Se facciamo un percorso di federazione – ha proseguito – questo vuol dire che la federazione avrà il compito di rappresentare il nostro disegno europeista, con i gruppi parlamentari in Italia e in Europa, e come Italia viva possiamo creare occasioni di crescita”. E comunque “so che in alcune parti del territorio ci sono alcuni fra noi e Azione che pensano di fare una gara di tesseramento, non è questa la gara”. Perché “se ti metti nella logica di prendere una tessera in più, non hai capito niente – ha concluso Renzi – va trovato un criterio diverso, cioè legare il tesseramento a un grande progetto politico e culturale basato sui contenuti”.

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    Mattarella ai Vigili del fuoco, 'La comunità vi è grata'

    “In occasione della Festa della Patrona, Santa Barbara, desidero rivolgere un grato pensiero a tutti i Vigili del Fuoco, interpretando i sentimenti di stima e di riconoscenza dell’intera collettività”. Lo afferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al Capo del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, Prefetto Laura Lega, in cui sottolinea che i Vigili del fuoco “costituiscono un patrimonio a vantaggio del Paese”. 
    “Nei delicati scenari emergenziali e negli interventi di soccorso pubblico – scrive Mattarella – le donne e gli uomini del Corpo rappresentano da sempre un solido presidio a tutela dell’incolumità delle persone e dell’integrità dei beni, dando concreta attuazione ai principi di solidarietà che ispirano la Carta Costituzionale, come evidenzia anche l’impegno in occasione dei recenti eventi calamitosi ad Ischia”.
    “Lo spirito di servizio che connota la vocazione del Corpo Nazionale, costituendone un tratto distintivo – prosegue il messaggio – è stato testimoniato anche dal significativo apporto offerto dal Corpo durante il periodo pandemico, per il quale è stata conferita alla Bandiera la Medaglia d’Oro al Valor Civile”.
    “Le doti di umanità e abnegazione dei Vigili del Fuoco, permanenti e volontari, nonché l’accurata professionalità – – scrive ancora il Capo del Stato – costituiscono un patrimonio a vantaggio del Paese. Ne costituisce preziosa conferma l’attività delle componenti specialistiche, tra cui quella dei nuclei di sommozzatori, di cui quest’anno si celebra il settantesimo anniversario dall’istituzione”.
    “L’azione del Corpo, oltre che nell’emergenza – – aggiunge Mattarella -, si caratterizza positivamente anche con la diffusione della cultura della sicurezza e della prevenzione dei rischi sui luoghi di lavoro, nonché per la tutela del patrimonio storico-artistico e per il concorso nel contrasto agli incendi boschivi, insieme alle altre componenti del sistema di Protezione Civile”.
    “Nel ricordare in questa circostanza quanti hanno perso la vita nell’adempimento del proprio dovere, indirizzo un saluto cordiale a tutti gli appartenenti al Corpo Nazionale, ai gruppi di volontari, ai loro familiari, con gli auguri di buona festa”, conclude il Presidente della Repubblica.