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    Manovra: intesa bipartisan, emendamento condiviso sul sud

    Prima intesa politica bipartisan su un emendamento della manovra che riguarda il capitolo Mezzogiorno. Tre proposte presentate dal Pd, una del M5s, una di Forza Italia e una di Italia viva, a quanto si apprende, sono infatti confluite in un emendamento – che a breve sarà depositato in commissione Bilancio alla Camera – dei relatori, sottoscritto dai gruppi di maggioranza e da quelli di opposizione coinvolti, che ricalca l’emendamento presentato ieri dal governo per la proroga di un anno di Investimenti Sud fino alla fine del 2023, con l’aggiunta della previsione dell’accordo con la Conferenza delle Regioni.
    “Dovrebbe arrivare stasera alle 19.30 il terzo pacchetto di emendamenti del governo e alle 21.30 il ministro Giorgetti interverrà in commissione”. Lo ha detto la capogruppo del Pd alla Camera, Debora Serracchiani, dopo l’ufficio di presidenza della commissione Bilancio che sta esaminando la manovra. In mattinata le opposizioni avevano chiesto che l’intervento di Giorgetti fosse anticipato al pomeriggio. 
    “La manovra non ha mai una approvazione facile: stiamo facendo tutti il nostro lavoro, però penso che abbiamo fatto del nostro meglio, nelle condizioni e nei tempi che avevano, per dare al parlamento la possibilità di avere i tempi di valutarla. Ricordo che il governo che non nasceva nei mesi di ottobre ma a febbraio presentò la manovra il 20 novembre. Noi siamo stati molto disponibili anche a valutare nel merito le singole proposte che arrivavano. E se ne arrivano di buone nessun problema ad approfondirle. Se invece l’approccio è pregiudiziale il governo deve fare il governo e l’opposizione l’opposizione”. Così Giorgia Meloni.
    Resta obbligo del Pos? “Quello è un obiettivo del Pnrr e quindi lo stiamo trattando con la Commissione. Se non ci sono i margini ci inventeremo un altro modo per non fare pagare agli esercenti le commissioni bancarie sui piccoli pagamenti”. Lo afferma la premier Giorgia Meloni lasciando Palazzo Madama dopo il concerto di Natale. Secondo fonti di maggioranza però  si parla  di annullare la norma inserita in manovra o abbassare da 60 a 30 euro la soglia oltre la quale scattano le multe per i commercianti che non accettano i pagamenti elettronici: queste le due soluzioni su cui il governo starebbe ragionando sulla questione del Pos. Intanto, spiegano le stesse fonti, è in corso un dialogo fra maggioranza e opposizione su alcuni temi, come Opzione donna: in caso di accordo la soluzione potrebbe finire in un emendamento dei relatori sottoscritto da tutti, o quasi tutti, i gruppi.
    Spuntano intanto le prime vere novità, dal bonus per l’acquisto di case ‘green’ alle nuove modifiche sugli extraprofitti, fino all’intesa sulle pensioni minime a 600 euro per gli over 75, su cui ha spinto soprattutto Forza Italia.
    Intanto, viene data per fatta e si valuta un’ulteriore stretta al Reddito di cittadinanza, riducendo da 8 a 7 i mesi di sussidio e risparmiando circa 200 milioni. Ma il lavoro in commissione agita le opposizioni, che stigmatizzano l’atteggiamento del governo e ottengono l l’arrivo del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per chiarire la situazione.
    I tanto attesi emendamenti del governo, promessi inizialmente per la mattinata, iniziano ad arrivare solo in serata. Ma riguardano solo due temi, fisco ed enti locali. La parte più “corposa” è rimandata a domenica. Per favorire la ripresa del mercato immobiliare, arriva la detrazione del 50% dell’importo corrisposto per l’Iva per gli acquisti di case ad alta efficienza energetica (in classe A e B) effettuati entro il 31 dicembre 2023.
    Cambia poi la norma sugli extraprofitti. Si riduce la platea, nonostante la tassa finora non abbia dato i risultati sperati: colpirà solo chi ha almeno “il 75% dei ricavi” dalle attività di produzione e vendita di energia elettrica, gas e prodotti petroliferi. Una mossa con cui “il governo si sta mettendo nei guai da solo tagliando di altri 50 milioni”, avverte il capogruppo in commissione di Avs Marco Grimaldi.
    Piccola retromarcia dell’esecutivo anche sullo ‘stralcio’ delle cartelle fino a 1.000 euro, finito nel mirino dell’Ue: slitta di due mesi, dal 31 gennaio al 31 marzo 2023 e potrebbero essere escluse le multe, consentendo ai Comuni di non applicare la norma. “Forse l’Ue non conosce i dati”, per queste cartelle “i costi di riscossione sono più alti di quello che si vuole incamerare”, spiega il viceministro Maurizio Leo, che difende l’intero impianto della tregua fiscale: “nessun condono”, ma c’è da intervenire perché le sanzioni sono a “livello di esproprio”, spiega.
    In manovra entreranno anche due misure stralciate dal dl Aiuti quater: la proroga al 31 dicembre 2022 della Cilas per il superbonus al 110% e la norma ‘salva-sport’, che consente la rateizzazione in 60 rate dei versamenti sospesi per il Covid, a società sportive, federazioni e enti di promozione. Si stringe intanto sul pos, per cui si valuta una riduzione della soglia da cui scattano le multe da 60 a 30-40 euro: “Nelle prossime ore troveremo una soluzione”, assicura il ministro per gli affari europei Raffaele Fitto.
    Mentre una parte della maggioranza spinge per le sette mensilità di Reddito di cittadinanza, la ministra del lavoro Calderone è cauta: “Non vogliamo intervenire con l’accetta”, ma garantire agli occupabili percorsi per il lavoro. Si profila la proroga di un anno, fino al 31 dicembre 2023, per Investimenti Sud, il credito d’imposta sugli investimenti nelle regioni del Mezzogiorno. L’arrivo degli emendamenti delude però le opposizioni. Sono parziali, limitati ai temi del fisco e degli enti locali, e non sono nemmeno bollinati, attaccano dal Pd al Terzo polo, passando per M5s e Avs, irritati dalla presentazione degli emendamenti sotto forma di “appunti”.
    “La maggioranza sta bloccando i lavori, non produce i pareri, il Governo è al palo. Così si rischia davvero l’esercizio provvisorio”, insorgono dal Terzo Polo. “Nessun rischio”, assicura uno dei relatori, il forzista Roberto Pella, “già abbiamo pagato dazio per quello che è successo a Francoforte…”. “L’opposizione fa ostruzionismo ma un po’ anche noi ci stiamo complicando la vita – allarga le braccia un ministro -. Comunque la manovra la chiudiamo in tempo, dovessimo lavorare a Natale e alla vigilia”.

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    La Russa, il concerto di Natale in Senato dedicato a chi soffre

    (ANSA) – ROMA, 18 DIC – E’ andato in scena nell’Aula di
    Palazzo Madama tradizionale concerto di Natale. “Grazie di
    essere qui, soprattutto al premier Giorgia Meloni. Non è con
    noi, ma lo saluto per primo, Sergio Matterella, a cui va il
    nostro saluto, il nostro affetto, il nostro orgoglio di averlo
    come Presidente della Repubblica”, ha affermato il presidente
    del Senato, Ignazio La Russa, sottolineando che il concerto “è
    un omaggio alle famiglie e lo estendiamo a tutti quelli che
    soffrono, dall’Iran all’Ucraina. Che sia un santo Natale, che
    porti pace e concordia”.   
    L’Orchestra Haydn di Trento e Bolzano, diretta dal Maestro
    Beatrice Venezi, ha eseguito musiche di Giuseppe Verdi, Giuseppe
    Martucci, Giacomo Puccini e Pietro Mascagni. C’è stato anche
    l’Omaggio a Mogol del compositore Salvatore Frega, eseguito per
    la prima volta. “Vorrei salutare Mogol, un mio amico, un poeta.   
    Felice che sia qui”, ha detto La Russa, affidando proprio al
    notissimo autore di testi di canzoni l’onore di suonare una
    campanella per dare il via al concerto. Mogol, nome d’arte di
    Giulio Rapetti, ha accolto l’invito visibilmente emozionato.   
    (ANSA).   

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    Procede a singhiozzo l'esame della manovra in commissione

    (ANSA) – ROMA, 18 DIC – Si profila una seduta notturna domani
    in commissione Bilancio alla Camera per chiudere l’esame della
    manovra. Come spiegano fonti di maggioranza, regge ancora
    l’intesa per votare il mandato al relatore entro la mezzanotte
    di domani.   
    Intanto la seduta di oggi, iniziata alle 10, prosegue a
    singhiozzo, con due interruzioni per riunire l’ufficio di
    presidenza. Le opposizioni hanno invano chiesto all’unisono di
    anticipare al pomeriggio l’intervento, confermato alle 21.30,
    del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, chiamato a
    illustrare alla commissione il terzo pacchetto di emendamenti
    del governo, atteso in serata.   
    Per i sub-emendamenti a queste proposte di modifica, il
    termine potrebbe essere fissato attorno a mezzogiorno di domani.   
    In mattinata potrebbero però cominciare le votazioni sul resto
    degli emendamenti del governo, già depositati ieri. (ANSA).   

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    Meloni, sul Pos stiamo ancora trattando con la Ue

    (ANSA) – ROMA, 18 DIC – E’ in bilico la misura prevista dalla
    manovra che alza a 60 euro la soglia oltre la quale i
    commercianti sono tenuti ad accettare i pagamenti elettronici.   
    “Resta l’obbligo del Pos? Quello è un obiettivo del Pnrr e
    quindi lo stiamo trattando con la Commissione Ue – ha risposto
    la premier Giorgia Meloni, lasciando Palazzo Madama dopo il
    concerto di Natale -. Se non ci sono i margini ci inventeremo un
    altro modo per non fare pagare agli esercenti le commissioni
    bancarie sui piccoli pagamenti”.   
    “La manovra non ha mai una approvazione facile – ha osservato
    ancora la presidente del Consiglio – stiamo facendo tutti il
    nostro lavoro, però penso che abbiamo fatto del nostro meglio,
    nelle condizioni e nei tempi che avevano, per dare al parlamento
    la possibilità di avere i tempi di valutarla. Ricordo che un
    governo che non nasceva nel mese di ottobre ma a febbraio,
    presentò la manovra il 20 novembre. Noi siamo stati molto
    disponibili anche a valutare nel merito le singole proposte che
    arrivavano. E se ne arrivano di buone nessun problema ad
    approfondirle. Se invece l’approccio è pregiudiziale il governo
    deve fare il governo e l’opposizione l’opposizione”. (ANSA).   

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    Fonti di maggioranza, sul Pos soglia eliminata o a 30 euro

    (ANSA) – ROMA, 18 DIC – Annullare la norma inserita in
    manovra o abbassare da 60 a 30 euro la soglia oltre la quale
    scattano le multe per i commercianti che non accettano i
    pagamenti elettronici: queste, secondo fonti di maggioranza, le
    due soluzioni su cui il governo starebbe ragionando sulla
    questione del Pos.   
    Come, spiegano le stesse fonti, è in corso un dialogo fra
    maggioranza e opposizione su alcuni temi, come Opzione donna: in
    caso di accordo la soluzione potrebbe finire in un emendamento
    dei relatori sottoscritto da tutti, o quasi tutti, i gruppi.   
    Intanto “il governo, dopo la forte richiesta del Pd e altri
    partiti, è tornato sui suoi passi sull’emendamento sugli enti
    locali e il Sud”, ha annunciato durante la seduta della
    commissione Bilancio la capogruppo dem alla Camera, Debora
    Serracchiani. “Il governo – ha spiegato – toglierà dal pacchetto
    di emendamenti presentati ieri quelli su Investimenti Sud, sulle
    Zes e sulla modifica della quota premiale del servizio sanitario
    nazionale, che erano uguali a emendamenti del Pd e altri. Sono
    testi che diventeranno emendamenti parlamentari”. (ANSA).   

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    Il concerto di Natale al Senato, presente Giorgia Meloni

     Al via la XXV edizione del Concerto di Natale nell’Aula di Palazzo Madama. L’Orchestra Haydn di Trento e Bolzano, diretta dal Maestro Beatrice Venezi, eseguirà musiche di Giuseppe Verdi, Giuseppe Martucci, Giacomo Puccini e Pietro Mascagni. In programma anche l’Omaggio a Mogol del compositore Salvatore Frega, eseguito per la prima volta.
    Dopo l’inno nazionale e l’inno europeo, il Presidente del Senato Ignazio La Russa prenderà la parola per un breve indirizzo di saluto, alla presenza della premier, Giorgia Meloni.A condurre la diretta dell’evento su Rai1, Milly Carlucci. Come è tradizione, l’intero incasso dei biglietti sarà devoluto in beneficenza. 
    “Grazie di essere qui, soprattutto al premier Giorgia Meloni. Non è con noi ma lo saluto per primo Sergio Matterella a cui va il nostro saluto, il nostro affetto, il nostro orgoglio di averlo come Presidente della Repubblica”. Lo afferma il presidente del Senato, Ignazio La Russa prima del tradizionale Concerto nell’aula del Senato, alla presenza della premier, Giorgia Meloni. “E’ un omaggio alle famiglie e – aggiunge La Russa – lo estendiamo a tutti quelli che soffrono, dall’Iran all’Ucraina, che sia un Santo Natale, che porti pace e concordia”.

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    Curava manifestanti in Iran, 'dottoressa torturata a morte'

    È il corpo martoriato di Aida Rostami, una dottoressa di 36 anni che nelle ultime settimane ha curato a Teheran i manifestanti feriti, a parlare e a raccontare la sua verità. Un corpo dilaniato che porta i segni delle torture inflitte, in uno stato che smentisce senza alcun dubbio l’ipotesi dell’incidente stradale accreditata invece dalle autorità iraniane, come già accaduto per altri casi simili. Si inorridisce a leggere i racconti degli attivisti – pubblicati dal sito IranWire – che parlano di un corpo offeso, con le mani fratturate, la metà destra del viso schiacciata e l’occhio sinistro con diversi punti di sutura, il tutto per un impatto “con un oggetto duro”.
    La notizia della morte della donna, scomparsa a inizio settimana e poi restituita senza vita alla famiglia, sta destando sconcerto e shock, mentre sullo sfondo dilagano le proteste, innescate dalla morte tre mesi fa di Mahsa Amini nelle mani della polizia morale. In un Iran scosso e diviso dalle manifestazioni di piazza, non si placa neanche l’ondata di arresti, migliaia da quando sono iniziate le rivolte, e sale ad almeno 469 morti il bilancio delle vittime secondo l’ong con sede in Norvegia Iran Human Rights. Undici i manifestanti condannati a morte, due quelli già giustiziati.
    Ultimo in ordine di tempo è l’arresto dell’avvocato delle giornaliste Nilufar Hamedi e Elaheh Mohammadi a loro volta agli arresti, con l’accusa, tra l’altro, di propaganda contro il sistema dopo la pubblicazione di reportage e foto sulla morte di Mahsa. Mohammadali Kamfiruzi, questo il nome del legale, prima del fermo, aveva denunciato il fatto che non aveva potuto incontrare le sue assistite né avere accesso ai loro dossier giudiziari, puntando così il dito contro un approccio giudiziario che ha definito illegale e in violazione dei diritti basici delle due donne. In manette anche la nota attrice Taraneh Alidousti che aveva pubblicato delle immagini che la ritraevano senza il velo hijab e nei suoi post sui social media aveva sostenuto le proteste.
    Ma non è solo per le strade della grandi città o negli atenei che si respira un clima di forte tensione. Nel penitenziario di Karaj, nella provincia di Alborz a ovest di Teheran, sono stati segnalati disordini e scontri, in particolare nelle celle 2, 3 e 4 dove i prigionieri hanno protestato contro la possibile esecuzione di un gruppo di detenuti e hanno gridato slogan come “Abbasso Khamenei”. Resoconti pubblicati sui social media hanno riferito poi del trasferimento in celle di isolamento di un gruppo di manifestanti incarcerati nella sezione politica della prigione di Rajaishahr, innescando i timori che possano essere impiccati. Tra loro un attivista di nome Saeed Eghbali che oggi ha iniziato lo sciopero della fame.
    Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è tornato a condannare “fermamente la repressione indegna in Iran e la pena di morte per giovani che si limitano a manifestare”, ribadendo che “appena si sarà accreditato, convocherà il nuovo ambasciatore dell’Iran” per manifestargli “l’indignazione per quello che sta accadendo”.    

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    È ancora scontro tra Nordio e le toghe. L'Anm: 'Attacco a freddo'

    Per il Guardasigilli sono uno strumento e non una prova, come dimostra l’inchiesta di Bruxelles, e saranno oggetto di una spending review. Per l’Anm proprio il cosiddetto Qatargate smentisce l’ordine delle priorità sulla giustizia. È ancora scontro a distanza tra il ministro Carlo Nordio e le toghe sulle intercettazioni, ma anche sulle riforme a più lungo termine. “Non c’è nulla di liberale nelle riforme costituzionali che il ministro Nordio sta annunciando”, punge il presidente dell’Associazione magistrati Giuseppe Santalucia, e quello sulle intercettazioni è un “attacco a freddo”.
    Mentre a Roma è riunito il Comitato direttivo centrale, il parlamentino che rappresenta tutte le anime all’interno dell’Anm, il ministro è a Venezia, dove ha incontrato gli avvocati del Nord Est, ed è tornato a prefigurare un nuovo intervento sulle intercettazioni. Nordio cita una delle sue ultime inchieste da procuratore aggiunto proprio nel capoluogo veneto: “Bruxelles sta dimostrando quello che avevamo fatto con il Mose, che è l’ultima inchiesta che ho coordinato. Le intercettazioni devono essere solo uno strumento per la ricerca della prova e non la prova in sé”, invece “purtroppo in Italia se ne è fatto un uso strumentale, come evidenza in sé, e un processo penale basato solo su intercettazioni, è un processo destinato a fallire”.
    Come ha già assicurato illustrando in parlamento le sue linee programmatiche, “per quanto riguarda i reati di terrorismo e mafia sulle intercettazioni non si tocca nulla”, mentre “per gli altri va fatta una spending review”. Un ragionamento che l’Anm rovescia, ritenendo dimostrato che si tratta di uno strumento imprescindibile. E ponendo a Nordio una questione di metodo. I magistrati tornano a chiedere, prima di avanzare qualunque ipotesi, un bilancio delle due riforme, quelle dei ministri Orlando e Bonafede, per verificare se effettivamente ci siano distorsioni.
    “Non credo che ci siano stati casi che segnano una lacuna nella normativa”, ha detto il leader dell’Anm, ma nonostante questo il ministro Nordio ha “ripreso un vecchio tema”. “Credo che la cronaca di oggi – e penso a quello che sta succedendo in Belgio, con un’indagine che si è giovata fortemente delle intercettazioni – si sia incaricata di smentire l’ordine delle priorità del ministro”. Dall’inchiesta in Belgio per corruzione che coinvolge parlamentari europei ed ex, secondo Santalucia arriva una “lezione di stile”: “Nessun appello all’immunità, una forte collaborazione istituzionale” che “vorremmo potesse segnare nel quotidiano anche in Italia”.