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    Manovra alle 14 in Senato, il via libera atteso entro il 29

    Alla Camera la manovra ha concluso l’atterraggio nonostante le turbolenze, per usare la metafora del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Entro giovedì mattina Giorgia Meloni conta che il Senato approvi il via libera definitivo sul testo blindato. Poi nella conferenza stampa di fine anno tirerà un primo bilancio, consapevole che l’inizio del 2023 non si annuncia più semplice degli ultimi mesi. E dentro la maggioranza ripartirà in fretta il pressing dei partiti per migliorare alcune misure incluse nella legge di bilancio da 35 miliardi, e ripescare quelle rimaste fuori da una coperta troppo corta.
    Anche per questo, la prudenza ha consigliato all’esecutivo di mettere da parte un paio di miliardi di euro, alla fine non stanziati durante l’esame alla Camera fra ritocchi e retromarce. Saranno utili in vista di un nuovo decreto aiuti.
    Al di là delle misure contro il caro energia, nella manovra secondo la maggioranza ci sono una serie di novità che danno un segnale della visione dell’esecutivo, dalla flat tax per gli autonomi allo stop alla legge Fornero con l’introduzione di Quota 103, dalla stretta al Reddito di cittadinanza alla tregua fiscale.

    Agenzia ANSA

    Via libera alla Camera alla legge di bilancio, dal 27 dicembre al Senato. Ecco i provvedimenti: contro il caro energia in primis, cuneo fiscale, giustizia e autonomia oltre a 10 modalità di regolarizzazione nella tregua fiscale (ANSA)

    Qualche capitolo è saltato strada facendo, come la soglia di 60 euro per l’obbligo del Pos. O è stato depotenziato, come per le modifiche a Opzione donna: tanto che un ordine del giorno di FdI, approvato assieme alla manovra, impegna il governo ad ampliare la platea e anche la Lega ritiene che si potesse fare di più. È uno dei numerosi aspetti contestati dalle opposizioni, che hanno giudicato la legge di bilancio iniqua e piena di condoni e in questi giorni alla Camera potrebbero mettersi di traverso per ostacolare l’approvazione del dl rave entro il termine di venerdì, quando scadrà il primo decreto varato dal Consiglio dei ministri.

    Agenzia ANSA

    Il decreto anti-Rave arriva alle battute finali. Dopo essere stato approvato, tra mille polemiche, il 13 dicembre al Senato, la Camera ne conclude l’esame in Commissione Giustizia dando il mandato al relatore 10 giorni dopo: il 23 dicembre. (ANSA)

    In attesa di verificare gli effetti positivi del tetto al prezzo del gas definito dall’Ue, la crisi energetica resta, assieme alla congiuntura economica e al conflitto in Ucraina, fra i principali fattori di incertezza per lo scenario futuro. E fra le variabili da tenere sotto osservazione ai piani alti del governo ci sono anche i rapporti nella coalizione, soprattutto con Forza Italia.
    La premier e Silvio Berlusconi, raccontano nella maggioranza, si sono sentiti nei giorni prima di Natale per un “rapido” scambio di auguri. Il clima fra i due da qualche tempo non è esattamente disteso. “Tutto è bene quel che finisce bene”, la sintesi degli azzurri, che nella manovra rivendicano l’aumento delle pensioni minime a 600 euro (mirando a raggiungere i mille euro nell’arco della legislatura) e la decontribuzione fino a 8mila euro per chi assume a tempo indeterminato dipendenti under 35. Resta il fatto che in FI ci si aspettava maggior coinvolgimento sin dall’inizio delle operazioni per costruire la prima legge di bilancio del governo. Senza contare che, nel clima caotico dell’esame a Montecitorio, si è anche sfiorato l’incidente interno alla maggioranza sullo scudo penale per i reati finanziari, fino all’ultimo dato per sicuro negli emendamenti dei relatori e poi saltato.
    Il prossimo banco di prova rischia di essere il Mes. Nel partito di Berlusconi si registra una certa apertura alla valutazione dello strumento del Meccanismo europeo di stabilità.
    La premier, invece, ha chiarito che l’Italia non vi ricorrerà, se anche alla fine il Parlamento dovesse decidere la ratifica.
    Fra gli appuntamenti in cui periodicamente emergono spinte non sempre coordinate, ci sono anche le nomine delle società partecipate: fra gennaio e giugno il governo dovrà indicare i vertici di una sessantina di queste, incluse Eni, Enel, Ferrovie, Leonardo e Poste.
     Intanto Meloni, dopo un rapido Consiglio dei ministri per deliberare i funerali di Stato di Franco Frattini – in programma poi alle 11.30 a Roma – alle 15 dovrebbe presiedere il Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile.   

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    Nel 2022 doppio dei giornalisti minacciati rispetto al 2021

    Nel 2022 in Italia sono stati minacciati il doppio di giornalisti rispetto all’anno precedente. Contestualmente sono diminuite le denunce presentate alle forze dell’ordine dai minacciati ed è cresciuta la quota di querele e cause per diffamazione a mezzo stampa temerarie e strumentali. Lo rende noto Ossigeno per l’Informazione, presentando gli ultimi dati del suo osservatorio sulle minacce ai giornalisti e sulle notizie oscurate con la violenza.    Nei primi nove mesi del 2022 sono stati minacciati 564 giornalisti, il 100 per cento più dei 288 dello stesso periodo del 2021. È aumentata in particolare la parte di intimidazioni e minacce realizzata attraverso querele e cause per diffamazione a mezzo stampa pretestuose o infondate, frutto di una legislazione anacronistica e ingiusta, che mostrano il lato italiano di quell’ “uso scorretto del sistema giudiziario” che limita la libertà di espressione denunciato dell’UNESCO in uno studio appena pubblicato.    Queste intimidazioni e minacce sono aumentate in proporzione alle altre, cioè a quelle che si sono manifestate con aggressioni, avvertimenti, e altri metodi violenti. Quest’ultimo aspetto rende il quadro italiano ancor più preoccupante. Questo andamento trova conferma nei dati pubblicati dal Centro di Osservazione del Ministero dell’Interno.    “Ossigeno – dice il presidente Alberto Spampinato – si augura che l’allarme venga raccolto, che ciò spinga a capire meglio l’andamento del fenomeno e a intensificare le attività per sensibilizzare il mondo del giornalismo, le forze politiche, il Parlamento, il Governo ad adottare opportune contromisure, ognuno per la propria parte. E’ triste – prosegue – chiudere il 2022 osservando che anche quest’anno è trascorso senza che si sia fatto alcun passo avanti. Le intimidazioni e le minacce ai giornalisti sono innegabilmente una malattia che indebolisce la libertà di informazione e danneggia la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Le malattie trascurate, non curate possono degenerare e produrre danni peggiori all’organismo. Ed è forse ciò che sta accadendo”.    Il Centro di Osservazione del Ministero dell’Interno tiene sotto osservazione la parte violenta delle intimidazioni, quella di cui vengono a conoscenza le forze dell’ordine. Quest’anno il Centro ha registrato meno episodi dell’anno precedente “ma questi dati del Viminale – osserva Ossigeno – non dicono che ci sono state meno minacce ai giornalisti. Dicono letteralmente che quest’anno meno giornalisti hanno denunciato le minacce a loro danno. Ciò significa che i giornalisti italiani denunciano le minacce meno spesso di prima. Perché? Hanno meno fiducia negli interventi delle autorità, o sono più rassegnati o semplicemente hanno più paura di prima e perciò subiscono più spesso senza reagire? Questo aspetto sarà oggetto di approfondimento.    Certamente però si può dire che la diminuzione delle minacce registrate dal Viminale non è una buona notizia, non è un segnale rassicurante. È anzi un ulteriore segnale di allarme”.

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    Manovra al Senato blindata, riparte il pressing dei partiti

    Alla Camera la manovra ha concluso l’atterraggio nonostante le turbolenze, per usare la metafora del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Entro giovedì mattina Giorgia Meloni conta che il Senato approvi il via libera definitivo sul testo blindato. Poi nella conferenza stampa di fine anno tirerà un primo bilancio, consapevole che l’inizio del 2023 non si annuncia più semplice degli ultimi mesi. E dentro la maggioranza ripartirà in fretta il pressing dei partiti per migliorare alcune misure incluse nella legge di bilancio da 35 miliardi, e ripescare quelle rimaste fuori da una coperta troppo corta.
    Anche per questo, la prudenza ha consigliato all’esecutivo di mettere da parte un paio di miliardi di euro, alla fine non stanziati durante l’esame alla Camera fra ritocchi e retromarce. Saranno utili in vista di un nuovo decreto aiuti.
    Al di là delle misure contro il caro energia, nella manovra secondo la maggioranza ci sono una serie di novità che danno un segnale della visione dell’esecutivo, dalla flat tax per gli autonomi allo stop alla legge Fornero con l’introduzione di Quota 103, dalla stretta al Reddito di cittadinanza alla tregua fiscale.

    Agenzia ANSA

    Via libera alla Camera alla legge di bilancio, dal 27 dicembre al Senato. Ecco i provvedimenti: contro il caro energia in primis, cuneo fiscale, giustizia e autonomia oltre a 10 modalità di regolarizzazione nella tregua fiscale (ANSA)

    Qualche capitolo è saltato strada facendo, come la soglia di 60 euro per l’obbligo del Pos. O è stato depotenziato, come per le modifiche a Opzione donna: tanto che un ordine del giorno di FdI, approvato assieme alla manovra, impegna il governo ad ampliare la platea e anche la Lega ritiene che si potesse fare di più. È uno dei numerosi aspetti contestati dalle opposizioni, che hanno giudicato la legge di bilancio iniqua e piena di condoni e in questi giorni alla Camera potrebbero mettersi di traverso per ostacolare l’approvazione del dl rave entro il termine di venerdì, quando scadrà il primo decreto varato dal Consiglio dei ministri.

    Agenzia ANSA

    Il decreto anti-Rave arriva alle battute finali. Dopo essere stato approvato, tra mille polemiche, il 13 dicembre al Senato, la Camera ne conclude l’esame in Commissione Giustizia dando il mandato al relatore 10 giorni dopo: il 23 dicembre. (ANSA)

    In attesa di verificare gli effetti positivi del tetto al prezzo del gas definito dall’Ue, la crisi energetica resta, assieme alla congiuntura economica e al conflitto in Ucraina, fra i principali fattori di incertezza per lo scenario futuro. E fra le variabili da tenere sotto osservazione ai piani alti del governo ci sono anche i rapporti nella coalizione, soprattutto con Forza Italia.
    La premier e Silvio Berlusconi, raccontano nella maggioranza, si sono sentiti nei giorni prima di Natale per un “rapido” scambio di auguri. Il clima fra i due da qualche tempo non è esattamente disteso. “Tutto è bene quel che finisce bene”, la sintesi degli azzurri, che nella manovra rivendicano l’aumento delle pensioni minime a 600 euro (mirando a raggiungere i mille euro nell’arco della legislatura) e la decontribuzione fino a 8mila euro per chi assume a tempo indeterminato dipendenti under 35. Resta il fatto che in FI ci si aspettava maggior coinvolgimento sin dall’inizio delle operazioni per costruire la prima legge di bilancio del governo. Senza contare che, nel clima caotico dell’esame a Montecitorio, si è anche sfiorato l’incidente interno alla maggioranza sullo scudo penale per i reati finanziari, fino all’ultimo dato per sicuro negli emendamenti dei relatori e poi saltato.
    Il prossimo banco di prova rischia di essere il Mes. Nel partito di Berlusconi si registra una certa apertura alla valutazione dello strumento del Meccanismo europeo di stabilità.
    La premier, invece, ha chiarito che l’Italia non vi ricorrerà, se anche alla fine il Parlamento dovesse decidere la ratifica.
    Fra gli appuntamenti in cui periodicamente emergono spinte non sempre coordinate, ci sono anche le nomine delle società partecipate: fra gennaio e giugno il governo dovrà indicare i vertici di una sessantina di queste, incluse Eni, Enel, Ferrovie, Leonardo e Poste.
     Intanto Meloni, dopo un rapido Consiglio dei ministri per deliberare i funerali di Stato di Franco Frattini – in programma poi alle 11.30 a Roma – alle 15 dovrebbe presiedere il Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile.   

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    Dall'Imu ai bus inquinanti, nel Milleproroghe slittano fondi e divieti

    Più tempo agli enti non commerciali per presentare la dichiarazione Imu, proroga del divieto di circolazione ai mezzi pubblici più inquinanti, estensione del contributo ai proprietari di case occupate abusivamente. Sono alcune delle novità contenute nel decreto Milleproroghe che, varato mercoledì scorso in consiglio dei ministri, attende ora la pubblicazione in Gazzetta per poi iniziare l’iter di conversione in Parlamento.
    Dall’economia alla salute, dalla cultura allo sport, sono molti gli interventi del tradizionale provvedimento di fine anno che allunga i tempi per l’applicazione di norme, versamenti e discipline di ogni genere.
    Sul fronte fiscale vengono prorogati di altri 6 mesi i termini per gli enti non commerciali, sia pubblici che privati, per presentare la dichiarazione Imu 2021, già differiti per la pandemia. Viene poi prorogato per il 2023 l’esenzione dall’obbligo di fatturazione elettronica delle prestazioni sanitarie.
    E’ inoltre confermata anche per il 2023 l’erogazione di un contributo ai proprietari di case non utilizzabili perché occupate abusivamente.
    E se sul fronte sanitario spicca la proroga di un altro anno (fino al 31 dicembre 2023) della ricetta elettronica, il capitolo lavoro è ricco di interventi, dallo slittamento al 2025 del contratto di espansione alla proroga al 31 marzo 2023, entro un limite di spesa, del termine per le domande di cigs per le aziende del trasporto aereo e del sistema aeroportuale.
    Sul fronte trasporti, poi, slitta di un anno il divieto di circolazione per i mezzi del trasporto pubblico locale Euro 2: scatterà dal primo gennaio 2024, come quello per i mezzi Euro 3. Nel capitolo sicurezza energetica c’è la proroga di un anno (al 30 giugno 2024) per la riqualificazione e riconversione del Polo industriale di Piombino.
    Misure anche per l’Alitalia (proroga al 31 dicembre 2023 dell’amministrazione straordinaria) e la Rai (differito al 31 luglio 2023 il termine del contratto di servizio). Più tempo (fino a fine 2023) anche al commissario straordinario per il risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche e per l’applicazione delle norme per il riordino degli enti sportivi professionistici e dilettantistici (differita al primo luglio 2023). Alla voce editoria arriva la proroga al 31 dicembre 2023 dei contratti tra la Presidenza del Consiglio e le agenzie di stampa. Infine in materia di cooperazione internazionale sono estese fino a fine 2023 le misure speciali di sostegno per le imprese che esportano o hanno filiali in Ucraina, Russia o Bielorussia

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    Dl Rave alle battute finali, le opposizioni tentano la spallata

    Il decreto anti-Rave arriva alle battute finali. Dopo essere stato approvato, tra mille polemiche, il 13 dicembre al Senato, la Camera ne conclude l’esame in Commissione Giustizia dando il mandato al relatore 10 giorni dopo: il 23 dicembre. E nell’Aula di Montecitorio è atteso per il 27.
    L’opposizione spera che alla fine il decreto, che dovrebbe essere convertito in legge entro il 30 dicembre, possa decadere con il prolungarsi dei tempi del suo esame in Aula. Il timing dei lavori parlamentari nella settimana tra Natale e Capodanno è molto serrato e anche la Manovra dovrebbe vedere la luce entro il 30 per evitare l’esercizio provvisorio. Così è corsa contro il tempo per un provvedimento profondamente inviso alle opposizioni e non solo per l’introduzione nell’ordinamento del reato di ‘Rave party’, ma anche per la cancellazione dei reati contro la P.A. dall’elenco di quelli ostativi e per il reintegro anticipato nel posto di lavoro dei medici ‘No-Vax’.
    “Per colpa” della cancellazione dei reati di corruzione dalla lista di quelli per i quali sono negati i benefici penitenziari, dichiara l’ex Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho, ora deputato M5S, le “mafie ne trarranno benefici” visto che “mettono le mani su appalti e soldi pubblici proprio attraverso la commissione dei reati contro la P.A”.
    Ma contro il provvedimento anche la società civile è scesa in piazza. Associazioni, studenti e giovani hanno dato vita alle “Street Parade” invadendo le vie delle principali città italiane, per dire no alla norma ‘anti-Rave’ parlando di “repressione”. Manifestazioni contro le quali il premier Giorgia Meloni ha reagito dicendo che “è finita l’Italia che si accanisce sulle persone perbene. Qui le regole devono valere per tutti”.
    Il decreto, criticato da molti magistrati tra cui Roberto Scarpinato, ora senatore M5S, e il consigliere togato del Csm, Giuseppe Cascini, viene definito “incostituzionale” dall’ex Pm Luigi De Magistris.

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    Timing legge di bilancio, si punta a chiudere il 28-29

    L’ultimo breve sprint della manovra in Senato, senza sorprese all’orizzonte, e l’approvazione al fotofinish del dl rave alla Camera: vivrà su questi due fronti l’ultima settimana parlamentare del 2022. A Palazzo Madama approda la legge di bilancio, blindata dopo il via libera in prima lettura a Montecitorio all’alba della vigilia di Natale. L’obiettivo di maggioranza e governo è approvarla definitivamente mercoledì sera, con un paio di giorni d’anticipo rispetto alle leggi di bilancio degli ultimi due anni, chiuse il 30 dicembre. Il 29, poi, occhi puntati sulla conferenza stampa di fine anno della premier Giorgia Meloni (inizialmente prevista il 28 e poi slittata di un giorno), e nella serata di sabato sul tradizionale discorso di fine anno del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
    La calendarizzazione della manovra sarà definita dalla conferenza dei capigruppo, convocata alle 13, un’ora prima dell’Assemblea di Palazzo Madama. Sarà incardinata in commissione Bilancio – con Nicola Calandrini come relatore – dove verranno indicati i termini per emendamenti e ordini del giorno, anche se il testo non verrà modificato. “Il Senato – osserva Calandrini – visti i tempi non potrà che ratificare la legge di bilancio approvata dalla Camera, garantendo comunque gli spazi di intervento politico che saranno stabiliti dalla conferenza dei capigruppo”. La commissione conta di concludere in due giorni: è già convocata per martedì e mercoledì, mattino e pomeriggio. Secondo fonti di maggioranza, si punta a completare l’esame a Palazzo Madama mercoledì sera con la votazione di fiducia in Aula, o al massimo giovedì mattina.
    In parallelo, alla Camera sono serrati anche i tempi per convertire in legge entro venerdì il decreto anti-rave, che contiene anche le misure sull’ergastolo ostativo, sulle norme attuative della riforma Cartabia e sugli obblighi vaccinali. Al Senato è stato approvato il 13 dicembre, ma in Aula a Montecitorio approda solo il 27, dalle ore 10 con votazioni non prima delle 14. Sforare oltre il 30 dicembre significa farlo decadere, per questo nella maggioranza si teme qualche forma di ostruzionismo da parte delle opposizioni.

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    Oggi la camera ardente di Frattini, domani i funerali di Stato

    E’ stata allestita presso Palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato di cui era presidente, la camera ardente di Franco Frattini, scomparso il 24 dicembre all’età di 65 anni.
    A rendere omaggio all’ex ministro degli Esteri si sono presentati tanti esponenti del mondo politico, a partire dal ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso: “Un autentico servitore dello Stato, un modello per tutti”.”E’ stato un vero uomo di Stato”, ha detto Maurizio Gasparri. Presente anche Massimo D’Alema: “Un uomo con grande senso dello Stato”.
    “Il suo senso del dovere dovrebbe essere un esempio per chi si impegna nel pubblico”, ha commentato Gianni Letta. Infine le parole di Lamberto Dini: “Abbiamo perso un grande personaggio”.
    I funerali – secondo quando si apprende – si terranno domani, alle 11.30, nella Basilica dei Santi Apostoli, in piazza Santi Apostoli a Roma. Sarano celebrati dal cardinale Giovanni Battista Re.

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    Ucraina: Papa, Dio illumini chi può far tacere le armi

    Il Papa, nella benedizione ‘Urbi et Orbi’, ha rivolto il primo pensiero all’Ucraina: “Il nostro sguardo si riempia dei volti dei fratelli e delle sorelle ucraini, che vivono questo Natale al buio, al freddo o lontano dalle proprie case, a causa della distruzione causata da dieci mesi di guerra. Il Signore ci renda pronti a gesti concreti di solidarietà per aiutare quanti stanno soffrendo, e illumini le menti di chi ha il potere di far tacere le armi e porre fine subito a questa guerra insensata! Purtroppo, si preferisce ascoltare altre ragioni, dettate dalle logiche del mondo. Ma la voce del Bambino, chi l’ascolta?”.

    Natale, Papa: ‘Penso ai bambini divorati dalle guerre’

    Parlando della guerra in Ucraina, il Papa, nell’Urbi et Orbi, ha fatto riferimento anche alla crisi del grano. “Pensiamo alle persone che patiscono la fame, soprattutto bambini, mentre ogni giorno grandi quantità di alimenti vengono sprecate e si spendono risorse per le armi. La guerra in Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione, lasciando intere popolazioni a rischio di carestia, specialmente in Afghanistan e nei Paesi del Corno d’Africa. Ogni guerra, lo sappiamo, provoca fame e sfrutta il cibo stesso come arma, impedendone la distribuzione a popolazioni già sofferenti”. Il Papa ha allora lanciato un appello: “In questo giorno, imparando dal Principe della pace, impegniamoci tutti, per primi quanti hanno responsabilità politiche, perché il cibo sia solo strumento di pace. Mentre gustiamo la gioia di ritrovarci con i nostri cari, pensiamo alle famiglie che sono più ferite dalla vita, e a quelle che, in questo tempo di crisi economica, fanno fatica a causa della disoccupazione e mancano del necessario per vivere”.
    Non c’è solo la guerra in Ucraina perché “il nostro tempo sta vivendo una grave carestia di pace anche in altre regioni, in altri teatri di questa terza guerra mondiale”. Lo ha detto il Papa nell’ Urbi et Orbi. Il Pontefice ha citato la Siria, “ancora martoriata da un conflitto che è passato in secondo piano ma non è finito”. Poi il Libano “perché possa finalmente risollevarsi, con il sostegno della comunità internazionale”. Preoccupazione è stata espressa anche per il Sahel, lo Yemen e per “le tensioni politiche e sociali” nel continente americano, “penso in particolare alla popolazione haitiana che sta soffrendo da tanto tempo”. Il Papa ha parlato di “un mondo malato di indifferenza, brutta malattia” che non accoglie Gesù, “anzi lo respinge, come accade a molti stranieri, o lo ignora, come troppo spesso facciamo noi con i poveri. Non dimentichiamoci oggi dei tanti profughi e rifugiati che bussano alle nostre porte in cerca di conforto, calore e cibo. Non dimentichiamoci degli emarginati, delle persone sole, degli orfani e degli anziani, saggezza di un popolo, che rischiano di finire scartati, dei carcerati che guardiamo solo per i loro errori e non come esseri umani”, ha concluso il Papa.
    Il Papa invita a spogliarsi di tutte quelle “zavorre” che impediscono di trovare una via per la pace: “l’attaccamento al potere e al denaro, la superbia, l’ipocrisia, la menzogna. Questi pesi – ha detto Papa Francesco nella tradizionale benedizione ‘Urbi et Orbi’ – impediscono di andare a Betlemme, escludono dalla grazia del Natale e chiudono l’accesso alla via della pace. E in effetti, dobbiamo constatare con dolore che, mentre ci viene donato il Principe della pace, venti di guerra continuano a soffiare gelidi sull’umanità”.
    Il Papa, nella benedizione Urbi et Orbi, fa un cenno anche alle tensioni che investono l’Iran e il Myanmar. Auspica per questi due Paesi “la riconciliazione” perché “cessi ogni spargimento di sangue”.